Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!!!!!

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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camillobenso
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!

Messaggio da camillobenso »

cielo 70 ha scritto:Scalfari pensa che L'Europa promuoverà delle misure non deflazionistiche: ci credo poco. Sul fatto che invece di diminuire il cuneo fiscale dovesse diminuire l'Irap non condivido. Almeno non a pioggia, visto che la torta è piccola e che non tutti gli imprenditori si sono comportati come si deve.

Tieni presente che Alesina e De Rita hanno compreso solo un quinto dei problemi economici italiani.

Articoli che condivido almeno per il 90 %
camillobenso
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!

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La vox populi dell'articolo precedente:


Governo, Scalfari: “L’Italia in crisi anche con Renzi, dovrebbe sottoporsi alla Troika”

Il fondatore di Repubblica: "Sotto il profilo politico sarebbe uno scacco, ma a volte bisogna trascurare la vanagloria". Le riforme? "Un gioco tutto italiano, ci si accapiglia sul nulla". E per lui il premier assomiglia a Craxi


Oscar_nero • 10 minuti fa
la troika c'è stata già con monti e la COLPA della deflazione è colpa della troika che con l'austerity ha distrutto tutto e monti l'ha detto in america. Mai a dirlo in italia questi criminali
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Maty • 10 minuti fa
Massi' facciamo tutti come Scalfari ..".trascuriamo la vanagloria"...diciamo una cosa oggi e il contrario domani......inginocchiamoci al potente di turno e fottiamocene di tutto e di tutti....
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David Israel • 11 minuti fa
Diagnosi giusta ..... ricetta per la cura catastrofica !!!
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frantic • 11 minuti fa
Scalfari aveva licenziato Forattini negli anni 90 per le vignette su D'alema al Governo disegnato con la divisa militare.
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NITRO-150 • 12 minuti fa
Grazie Scalfari, scriva una letterina al papa adesso, con tutto quello che ci costa un miracoletto potrebbe farlo no??
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camillobenso
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!

Messaggio da camillobenso »

kicner • 23 minuti fa
Ci vuole un po' di rispetto, Craxi governava senza maggioranza e quindi dominava con la personalità. Renzi potrebbe avere una maggioranza bulgara per cui chi l'offende sta offendendo milioni di Italiani che non sono scemi. Poi il fondatore, che a voi (F.Q.) da tanto fastidio quanto me, ha l'età superata e guai a cambiargli qualcosa. Nelle sue lotte ha sempre fallito, non ne ha azzeccata una da quando è stato letteralmente cacciato a pedate dal PSI (proprio dall'emergente Craxi) con il quale era stato eletto per salvarsi dalla galera. Quest'uomo è un birbantone non bisogna andare dietro il fatto che sappia scrivere bene, ogni domenica trova un paio di vocaboli nuovi e ci costruisce su un articolo. L'ultima bugia è quella dell'incontro col Papa che a suo dire gli aveva fissato un appuntamento: è stato smentito dalla Curia. Ormai è morente e vuole avvicinarsi al suo nemico storico Gesù
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Guest • 25 minuti fa
I problemi dell'Italia sono sempre stati i patti e le sette "segreti" che hanno sempre agito facendo l'esatto opposto della democrazia vedi : Mafia, Massoneria, Clientelismo, Parentopoli, patto del....berluscrenzo, eccetera.
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gemello • 27 minuti fa
scalfari è un giornalaio criminale al soldo dei potenti, ha spacciato l'ebete di firenze come uno statista e denigrato il M5S.Ora come mai sono contento di averli votati, forza M5S!!!
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Tavaris • 27 minuti fa
Scalfari il Verbo.
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nababbo • 30 minuti fa
ah scalfari... ma i vari monti-letta-renzi a cosa son serviti?? io credo a far da ariete alla troi.ka.. poi se arriva son cazvoli veri... altro che bisogna sottoporsi a loro....
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Mascal • 31 minuti fa
Mi sembra tutti pensiate che De Benedetti è il manovratore. Siete indietro. E' solo il mezzo.
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tony • 33 minuti fa
ancora che al posto della troika non ha invocato il suo pupillo Monti.
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Mascal tony • 26 minuti fa
Guarda che è la stessa cosa.
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anna23 • 35 minuti fa
Toh, se n'è accorto anche il vecchio guru arteriosclerotico.
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nonniamati • 35 minuti fa
questa intervista si trova anche su repubblica?
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camillobenso
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!

Messaggio da camillobenso »

Fresca, fresca......


4 AGO 2014 16:55
EURO DELIRI – “NON C’È BISOGNO DI MANOVRA CORRETTIVA”, GIURA PITTIBIMBO, MA PER SUPERBONUS CI PREPARANO UNA PATRIMONIALE DA 40 MILIARDI – CINQUE CONSIGLI NON RICHIESTI A RENZIE PER SALVARCI LA PELLE
Renzie oggi nega, ma poi in autunno non reggerà alle richieste della Bce e di Merkel. Il rischio è che la Bce compri titoli soltanto dei Paesi che rientrano nei famosi parametri. Il premier dovrebbe cancellare il Fiscal compact e sostituire tutta la classe dirigente, Padoan compreso, con persone nuove e che pensano solo al bene pubblico…

Superbonus per Dagospia


E’ una grossa responsabilità collaborare all’unico sito che quest’anno ha azzeccato tutte le previsioni economiche, dal Pil alla manovra correttiva. Tuttavia non possiamo girarci dall’altra parte e ignorare l’intervista di Pittibimbo a Repubblica. Un’intervista che in alcuni passaggi dedicati alla finanza pubblica fa quasi tenerezza, perché si comprende che il premier non ha ancora capito che si sta stringendo intorno a lui il cappio dei mercati, della BCE e della Merkel.

“Non c’e’ bisogno di manovra correttiva” continua a dire lui, ma secondo i nostri calcoli (e della BCE) con un PIL che cresce solo dello 0,2% invece che dello 0,8% pronosticato dal governo, il rapporto deficit/pil è già intorno al 4,1%.

Non appena questo dato sarà ufficializzato, i tromboni di regime alla Scalfari inizieranno ad urlare che i conti pubblici sono fuori controllo (lo stanno già preannunciando), che occorrono manovre correttive lacrime e sangue, mentre la BCE annuncerà che comprerà i titoli di Stato solo dei paesi che rientrano nei parametri creando così un’asimmetria di mercato che condannerà i nostri BTP.

Pittibimbo, impreparato alla tempesta che gli sta per arrivare sulla testa, cederà, come hanno fatto Berlusconi e Tremonti, e ci imporrà un salasso da record, probabilmente con una patrimoniale da 40 miliardi, per poter tirare a campare fino al 2016. Il Sistema ha deciso che anche il giovane Renzi è sacrificabile sull’altare della Germania e del Super Marco europeo chiamato Euro.

A bordo campo si sta scaldando Mario Draghi come salvatore della Patria e futuro Presidente della Repubblica con poteri semi dittatoriali. Sì perché Draghi, affiancato dalla Troika (invocata da Scalfari), garantirebbe al mondo un ordinato declino del benessere degli Italiani in nome del bene supremo della moneta unica.

Renzi ha ancora poco tempo davanti a se per rovesciare il tavolo e dimostrare che e’ un vero leader e non un bullo di periferia. Se vuole salvarsi dovrebbe:

a) dimissionare Padoan e sostituirlo con un politico non influenzato da Bruxelles;
b) abolire il Fiscal compact;
c) fare chiarezza sui conti dello Stato e pubblicare i contratti derivati che ci hanno consentito di entrare nell’Euro (e impiccato per gli anni a seguire)
d) combattere frontalmente l’establishment bancario/politico/giornalistico che ha svenduto il Paese e che ora fa la morale;
e) sostituire tutta la classe dirigente con una nuova leva di persone competenti ed interessate solo al bene pubblico
.


Lo farà? Pensiamo di no. In realtà Renzi appare arrogante sulle cose che capisce o che pensa di capire, ma molto prudente con i poteri che veramente contano. E’ un Enrico Letta con un tono più alto, ma alla fine si piega a Napolitano, a Draghi e alla Merkel.
Assisteremo presto al declino di un altro leader schiacciato fra i mercati, la BCE e i vecchi soloni italiani e con la sua fine, purtroppo, assisteremo anche al commissariamento definitivo dell’Italia.
camillobenso
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!

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Spending Review: dopo le scintille con Matteo Renzi, Carlo Cottarelli porta a casa il punto
Le critiche del Commissario (ci stiamo mangiando i soldi che non abbiamo ancora risparmiato) hanno avuto effetto: il Governo fa marcia indietro sui quattromila pensionamenti nella scuola, appena annunciati dal ministro Marianna Madia
DI SUSANNA TURCO
04 agosto 2014



Spending Review: dopo le scintille con Matteo Renzi, Carlo Cottarelli porta a casa il punto.
“Uno a zero per Cottarelli”. I gufi di Palazzo, come li chiamerebbe il premier, sono già pronti a sintetizzare così la marcia indietro del governo, appena annunciata dal ministro Madia, sulla cosiddetta quota 96, che avrebbe dovuto sbloccare quattromila pensionamenti nella scuola. La titolare della Pa, conversando con i giornalisti a margine dei lavori della commissione Affari costituzionali del Senato, ha infatti spiegato che il governo presenterà emendamenti soppressivi su quattro punti del decreto Pa, approvato con la fiducia alla Camera alla fine della scorsa settimana.

Salta la cosiddetta quota 96, saltano i benefici previsti alle vittime di atti di terrorismo, mentre si rivedono i limiti di età previsti per il pensionamento d’ufficio, togliendo il tetto dei 68 anni per i professori universitari e i primari (invariati invece i 62 anni per i dipendenti pubblici e i 65 per i medici).

La marcia indietro arriva dopo le critiche lanciate la settimana scorsa dal commissario alla Spending Review: ci stiamo già mangiando i soldi che non abbiamo ancora risparmiato, e così sarà impossibile tagliare le tasse, aveva tuonato in sostanza Cottarelli dal suo blog.

Oggetto del contendere, occasione per un discorso in generale, erano proprio i quattromila pensionamenti della scuola: per sbloccare la posizione di insegnanti e altro personale scolastico costretto a restare al lavoro a pochi mesi dal raggiungimento della pensione a causa di una falla della legge Fornero, con l’emendamento del governo alla Camera s’era stabilito infatti di attingere le risorse dalla spending review.

Di qui l’allarme di Cottarelli: “Si sta diffondendo la pratica di autorizzare nuove spese indicando che la copertura sarà trovata attraverso future operazioni di revisione della spesa o, in assenza di queste, attraverso tagli lineari nelle spese ministeriali”.

Una situazione definita “paradossale” di “risorse spese prima di essere state risparmiate”, un conto che con i 460 milioni necessari in cinque anni per il pensionamento dei quattromila a “quota 96” raggiungerebbe già, spiegava il commissario, “1,6 miliardi di euro”.

Non a caso, alla Camera, l’emendamento salva insegnanti aveva avuto il via libera della commissione Bilancio, guidata dal pd Francesco Boccia, nonostante il parere contrario del ministero dell’economia, dovuto proprio a problemi di copertura.

Ma, se la settimana scorsa il governo aveva scelto di tirare dritto, facendo spallucce anche agli allarmi di Cottarelli con un sarcastico “la spending la facciamo anche senza di lui”, gli svaghi del fine settimana – o per meglio dire i rilievi della Ragioneria dello Stato - devono aver consigliato maggior cautela.


Forza Italia gongola: “Ennesimo flop di Renzi, il governo è in stato confusionale, e la sua retromarcia è un’ ulteriore prova dello stato comatoso dei conti pubblici”, dice il deputato Rocco Palese.


Ma, in realtà, in questa partita il ruolo del Parlamento e della politica arriva in seconda battuta: al centro dello scontro, esploso sulla cosiddetta quota novantasei, c’è il braccio di ferro tra Renzi e i burocrati dello Stato, che si sta giocando proprio sul decreto Pa nel suo complesso.

In scadenza il 23 agosto, prevede norme – come per esempio l’obbligo alla collocazione fuori ruolo per i magistrati e gli avvocati dello Stato che assumano incarichi pubblici – che fanno tremare le vene dei polsi a consiglieri e alti dirigenti.

Di qui le tensioni, i rinvii e le bordate che, complice anche una scarsa presa del renzismo nelle sottovie dei ministeri – dove il premier e le sue emanazioni vengono trattati alla stregua di marziano da stritolare - ha già portato a modifiche e attenuazione di alcune norme, rendendo via via il provvedimento meno ficcante di quanto fosse in partenza.

Le resistenze sono molte, e pluridirezionali: vedasi ad esempio la retromarcia sul tetto al pensionamento d’ufficio per i docenti universitari, che arriva dopo la dura presa di posizione del rettore della Sapienza di Roma, Luigi Frati. Sui quattromila insegnanti di “quota 96” si intravede invece una prima crepa nel rapporto sin qui da luna di miele tra il ministro Padoan e Renzi. E l’esame del decreto Pa al Senato ha appena avuto inizio.



http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... =HEF_RULLO
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!

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RITRATTI
Il modello per gli italiani? L'Homo Renzianus
Dalla politica alla tv, tutti lo copiano
: come in un grande reality, parole, tic, difetti e manie del premier hanno invaso la vita dei cittadini. Il low profile dilaga. Vespa 'renzizza' il suo talk show. Freccero: "Oggi sei un leader se sei un intrattenitore". D'Agostino: "Fa sognare... Ma come X Factor". Ecco la mappa del nuovo conformismo
DI TOMMASO CERNO E MARCO DAMILANO
04 agosto 2014


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Il modello per gli italiani? L'Homo Renzianus
Il prototipo è Matteo, altro che Telemaco, l’uomo vitruviano, la misura di tutte le cose, invisibili, come il patto del Nazareno, e soprattutto visibili, perché nella nuova era quello che prima veniva sussurrato ora va gridato dai tetti, o almeno rimbalzato su twitter. Dopo cinque mesi dell’anno primo dell’era renziana, con il Senato che resiste al Generale Agosto e i mille giorni di governo che verranno, Matteo Renzi si sente oltre: oltre la rottamazione, oltre gli 80 euro, la riforma della Costituzione, il 40,8 per cento alle Europee. Ambizioni da poco per uno come lui. Cambiare l’Italia, o almeno gli italiani: «Firenze ha fatto Dante, e Dante ha fatto l’Italia. O perlomeno l’italiano», scriveva da sindaco due anni fa. «Dante ha inventato l’italiano fondando un’appartenenza proprio dall’esilio: costretto a mangiare “lo pane altrui”».

Il suo italiano non è mai scorretto. Anche se efficace e disinvolto. La sua capacità di persuasione è riconosciuta. Da tutti. L’arco temporale è sempre presente. Ecco come parla il premier

Parlava del sommo poeta ma alludeva a sé. Suggestione: sostituire il Renzi a l’Alighieri a Dante e oplà, il gioco è fatto. Il renzismo è un anestetico di massa. Che per ora conta più della cura.

I cento giorni diventano mille, e forse domani diecimila, chissà. La crescita non c’è, ma che importa, «che la crescita sia 0,4 o 0,8 o 1,5 per cento non cambia niente», postula il premier.

Il Senato è la madre di tutte le battaglie, per mesi Renzi ha ripetuto che Angela Merkel non vedeva l’ora che arrivasse la riforma di Palazzo Madama, ma ora che l’aula si è trasformata in un Vietnam, tra sedute notturne, canguri e tagliole, da Palazzo Chigi arriva il contrordine: conta l’economia, mi occupo della Libia, non delle poltrone dei senatori.

E non sai se sia il Senato il Truman Show oppure il contrario, la trasformazione dell’Italia in un grande reality. In cui gesti, parole, manie, difetti e strabismi del premier diventano moda.

Inizio della Terza repubblica, o forse ultimo trastullo di un Paese arrivato allo stremo.

In attesa della crescita economica c’è la conquista dell’immaginario.

Ecce Homo Renzianus. Una specie di automa di Vaucanson. La nuova creatura che si aggira in Italia, specchio del grande capo che invade i salotti televisivi, dilaga in Rete, conquista le copertine pop, ipnotizza intellettuali, imprenditori e berlusconiani.


Anche in Europa, dove pure la nomina di Federica Mogherini alla commissione Ue è bloccata, il premier festeggia le imitazioni: dopo il francese Manuel Valls, lo spagnolo Pedro Sanchez, in camicia bianca e sorriso strafottente pari all’originale, che giura: «Renzi è il mio riferimento».


Il 'rottamatore' ha lottato coi vecchi prìncipi a viso aperto e ha stravinto, spiazzando tutti. Ma una cosa è conquistare, un'altra è rifondare uno Stato in difficoltà. Per farlo serve una vera squadra di governo, non un seguito di fedeli e nominati. E sono necessarie relazioni non subalterne con i cosiddetti poteri 'forti'

La creatura, in apparenza pacifica in realtà spietata, nasce con l’esilio (dorato) di Matteo a Palazzo Chigi. Dove “lo pane altrui”, segnalano gli scribi renziani, sono le pizze consumate nei cartoni sulle consoline Luigi XV. La bevanda ufficiale è la Coca Cola, che ha rispedito nelle cantine le grandi etichette di rosso. Il nuovo potere è il low profile: «Ciao, sono Matteo…».

Già, come papa Francesco, telefona a destra e a sinistra senza segreterie, schivando diciture ufficiali e inaugurando la stagione del “fast calling”. Ultima rivoluzione negli usi e nei costumi della Repubblica, dalla cravatta (out) al darsi del “lei” (preistoria).

Il renzismo non è un’ideologia, parolaccia desueta, non è l’accumulo di un Pantheon sentimentale, come postulava Walter Veltroni, e neanche l’identificazione con una biografia di successo, tra l’American way of life e Alberto Sordi, come succedeva con Silvio Berlusconi.

È uno stil novo: generazione Erasmus sì, ma nel senso de “L’appartamento spagnolo”, il film cult del 2002 in cui più che imparare le lingue si faceva CASINO. Il renziano è un po’ boy scout un po’ House of Cards. Entusiasta e cinico, incosciente e calcolatore, ossessivo come un giocatore di scacchi e superficiale come un hashtag.


Soprattutto innamorato di se stesso, perché nell’età del narcisismo ci siamo entrati e usciti da un pezzo.


E di noi non resterà che un Selfie. tristi frenatori Un selfie che si moltiplica per milioni di italiani. Il perfetto seguace di Matteo è un tipo pratico, pragmatico. In perenne, mitologica lotta contro i nemici «gufi e rosiconi».

Qualunque sia il suo lavoro, lo status sociale, il suo sogno nel cassetto, il renziano “fa” e se la prende con chi «vorrebbe che tutto andasse a rotoli».

«Noi siamo quelli che vogliamo cambiare», è il refrain nell’aula del Senato.

E chi non ci sta?

È uno fuori dalla storia, frenatore, professorone, seminatore di tristezza. Il nuovo bipolarismo: chi fa contro chi frena.

Sindacati, senatori, burocrati. Ma c’è chi, imitando il premier, estende le categorie a tutti, in particolare ai critici.


«Sono dispiaciuto per chi aspettava di dire: io l’avevo detto!», ha ironizzato il prefetto della protezione civile Franco Gabrielli, dopo l’attracco a Genova dei rottami della Concordia riemersa dalle acque del Giglio. E dire che finora Gabrielli era stato l’ombra di Enrico Letta, cortese e garbato, mimetico e lavoratore, senza proclami, senza strafare, lontano dal modello-Cavaliere di Guido Bertolaso. Ora eccolo renzizzato, all’attacco di chi vorrebbe l’Italia come la Concordia di Schettino e non quella di Sloane. Prendi Francesco Piccolo.

Lo storico liberale Giovanni Orsina si permette di obiettare garbatamente sul romanzo vincitore del premio Strega “Il desiderio di essere come tutti” e lo scrittore si indigna: «Orsina esprime una caratteristica italiana: il “mai abbastanza”. Non basta dire qualcosa, si doveva dirlo prima e di più. Che è poi, guarda caso, quel che in politica blocca ogni riforma». Che cosa c’entra? Niente, ma attribuisce a Piccolo l’aura renziana. Chi mi critica rosica.
La passione di Renzi per i selfie


PROFESSIONE FOLLOWER
Il Cavaliere nell’immaginario dei suoi fan rappresentava “il migliore”, inimitabile. Per il renziano, invece, il premier è “Matteo-uno-di-noi”, uno alla pari, soltanto con più amici e più followers, proprio come accade su twitter , il veicolo su cui far viaggiare rapidamente il Verbo
.

E così a Beppe Grillo che lo accusa di #colpodistato, in pochi minuti Matteo ribatte che il suo è #sidicesole, e l’Italia sotto l’ombrellone si divide in due. Perché se per Grillo il blog, come i social media, è il luogo della denuncia, la gogna dove esibire il nemico, la piattaforma libera dove svelare i complotti, per l’homo renzianus internet è simbolo di novità, di velocità e di cambiamento. E infatti il premier esibisce l’iPhone sempre in mano, l’iPad sui banchi del governo, parla per hashtag.
Quanto 'twitta' Matteo Renzi


«Ok, ok, ora levategli twitter, per favore #cosedilavoro», ha scritto sull’amato social Filippo Sensi, suo guru comunicativo ma anche tweet-star, celato si fa per dire dietro il nickname “nomfup”. Niente titolo di onorevole, come era per il portavoce di Berlusconi Paolo Bonaiuti, niente ruoli di governo, Filippo è l’ombra di Matteo e nei vertici ufficiali si mette dalla parte del pubblico, della gente normale, twitta le foto di Renzi come le vedrebbe un passante. L’effetto è quello della web community dove Renzi è “uno di noi”, mentre il circo mediatico continua a girare a vuoto. E così la moda è dilagata e fra ministri, onorevoli, politologi si moltiplica la corsa a ritwittare il premier, trasformando gli hashtag nei tormentoni di giornata. Chissà quanto l’avrebbe invidiato Vittorio Orefice, cronista-principe dei corridoi della Prima Repubblica: lui le veline di palazzo Chigi le ribatteva a macchina.

TRA FONZIE E BARACK
Il renziano non ha bisogno di essere milionario, né imprenditore, né troppo perfetto nel look. Anche se quanto a vanità fa impallidire il vecchio Silvio, con la sua disperata opera di costante restauro estetico, fra tacco, toupé e cerone. Fighettismo da compagni di classe o di branco, guardate qui, sembrava dire a Genova nell’ultimo fine settimana, ho le scarpe tricolori, voi ancora non ve le siete comprate... Matteo è il ritratto di Dorian Gray a rovescio. Si presentò nel 2012 alle primarie contro Bersani in splendida forma, fra fughe in bicicletta da palazzo Vecchio e palestra, ma poi - una volta entrato nel Palazzo - ha messo su qualche chilo.



Quasi una metafora per l’homo renzianus: la burocrazia, i papaveri, il potere corrompe e deforma. I suoi lo inseguono, dal chiodo di pelle alla Fonzie fino alle camicie bianche d’ordinanza con la manica tirata su, alla Obama.
La cravatta scompare dai giornalisti in conferenza stampa, dai conduttori tv. Perché dietro il bottone aperto, c’è la sintesi, la velocità, la fretta, la modernità del renzismo. E se Giorgio Armani si permette qualche perplessità («Renzi è adorabile, ma con quella camiciola bianca... »), un altro sarto si erge in sua difesa. È Ermanno Scervino, stilista fiorentino che veste (spesso) Renzi e (molto spesso) la first lady Agnese . Il look di Matteo non è un vezzo ma una «dimenticanza», spiega, perché l’homo renzianus ha altro a cui pensare che gli addobbi: «È così impegnato, si sta dannando l’anima per questo Paese».

TESTIMONIAL AVANTI A SINISTRA
Dopo i già variegati - per censo, età, professione - renziani della prima ora schierati sul palco della Leopolda con l’ex sindaco di Firenze e col suo modello di Pd, dopo Diego Della Valle e Oscar Farinetti, lo stilista Brunello Cucinelli, lo storico ad Fiat Paolo Fresco, o Pippo Baudo e Monica Guerritore, da quando Renzi è a Palazzo Chigi i fan son sempre di più. Frequentare il renzismo impegna meno, molto meno, che aderire alla sinistra o schierarsi con Berlusconi. È più “smart” come smart è il suo leader. Un mix di impegno civile e di una certa aria sbarazzina, quasi pop. Da Pif a Gene Gnocchi, da Edoardo Nesi (trafitto, per poco, sulla via di Mario Monti) a Alberto Nagel, ad di Mediobanca, passando per l’industriale Massimo Carraro e Carlin Petrini di Slow Food, il Renzi style trova sempre più testimonial.
Siamo tutti renziani

Tanto da contaminare i mondi più tradizionalisti d’Italia, dalla finanza alla grande industria. Fino a “renzizzare” città intere, come la verde Treviso, governata per due decenni dalla Lega dello sceriffo Gentilini con percentuali bulgare. Alle amministrative, puff, s’è convertita a Matteo, alle europee il Pd ha toccato quota 46 per cento, manco fosse la rossa Bologna. E così ai vertici delle categorie venete, il big diventa renzianus, con endorsement dagli artigiani e ammiccamenti da Confindustria. «Non certo perché siamo diventati di sinistra», spiega un imprenditore trevigiano, «ma perché il modello anti-burocrazia, il dinamismo sono la versione 2.0 dei miracoli promessi e non mantenuti da Silvio».

TG SECONDO MATTEO
È un virus che contagia anche, soprattutto la tv. Volti e conduzioni, ma anche le scalette dei tiggì. Il piccolo schermo è l’habitat naturale. Carlo Freccero studia da mesi il mutamento in atto: «Il potere oggi è altrove, è internazionale, sfuggente, il leader deve essere capace di intrattenere. E di costruire l’agenda di un potere simulato diventando protagonista dei notiziari che, sempre di più somigliano a quelli dell’Istituto Luce». Il premier occupa, plasma fatti e personaggi, fa sue polemiche e festeggiamenti, riforme e leggi.
Renzi indica le cose


Diventa un format: dalla banana mangiata con Cesare Prandelli, dopo gli insulti razzisti a Dani Alves, fino all’arrivo in Italia della giovane sudanese Meriam, passando per la Costa Concordia: «È la leadership della decoratività», spiega Freccero, «che funziona con i tempi, i ritmi, le pause della tv». D’altra parte, Renzi è nato in uno studio tv. «La prima Leopolda è stata “La ruota della fortuna” con Mike Bongiorno, e ha contagiato lui e le altre Leopolde. Se la riflessività di Letta creava angoscia, mostrava che c’erano problemi, la faccia di Renzi ha proprio l’effetto Mike, è tranquillizzante». I talk mutano pelle. “Porta a Porta” di Bruno Vespa effettua, secondo Freccero, un processo di renzizzazione. E, pur senza la scrivania del Cav, nei faccia a faccia chi conduce è ancora il premier. Il Tg1 di Mario Orfeo «si è invece de-berlusconizzato, ma conserva un certo distacco, sembra apolide, impermeabile al renzismo», continua Freccero. Poi ci sono programmi renziani per stile, velocità, più che per contenuto. «Enrico Mentana ha nel dna la praticità, schiva le ideologie, sposa il dinamismo». E così La7, se si esclude Giovanni Floris «che ama le statistiche, i grafici, alla Monti», è forse la rete che assomiglia di più al premier in fatto di stile. «Giulia Innocenzi, positiva, concreta è assieme a Mia Ceran su Raitre il primo prodotto finito dell’era renziana». Su Michele Santoro, spiega Freccero, va sospeso il giudizio, «perché una mutazione c’è stata ma non si può inserire fra gli interpreti del tempo nuovo». La rete più mutata nel dopo-Silvio, infine, è Sky. «La Fox, come in America è bushista, in Italia è renziana».

HOMO, DONNA E PURE OMO
In Parlamento l’homo renzianus non si comporta da politico, ma da antidoto all’antipolitica. E così non solo le parole d’ordine sono quelle del capo, ma anche i gesti e le espressioni del volto. Luca Lotti fa la faccia di Renzi-che-medita. Sguardo verso il vuoto, mano destra al mento. Dario Nardella quella del Renzi-stupito. Occhio dilatato e bocca stretta. Davide Faraone ritrae invece il Renzi sconsolato, che allarga le braccia. Ma i legami con Matteo sono anche simbolici. Il deputato Ernesto Carbone, celebre dopo avere accompagnato Renzi a palazzo Chigi con la sua Smart blu, è quasi trasformato nella metafora del “niente sprechi”.

Da Federica Mogherini a Bruxelles all'ipotesi di Roberta Pinotti per il Quirinale. E ancora: ambasciatrici ed eurodeputate. Così il premier pensa a nuove nomine al femminile. Per guadagnare consensi e liberare qualche poltrona
E se la donna berlusconiana, Mara Carfagna in testa, ha lottato per anni contro il luogo comune “bellezza uguale carriera facile”, costretta a look rigorosi, tailleur abbottonatissimi e colletti alti a mo’ di chador, la lady renziana #cambiaverso e sdogana un neo-femminismo. Non più accompagnata da B., ma da Renzi, che sembra il fratello maggiore, o l’amico del cuore, la donna può sedurre, può mostrarsi, come se fosse a passeggio con mamma. Basta osservare Maria Elena Boschi, che cambia look ogni giorno. Dagli abiti coloratissimi con cui prende le distanze dal grigiume del Palazzo, fino ai cappelli della donna-lavoratrice e alle magliette azzurre da tifosa. La giovane madre che lavora, altro must renziano, è incarnata da Marianna Madia che sembrava – pur giovanissima – in via di rottamazione per i suoi trascorsi veltronian-piddini. Ma Matteo l’ha convertita. E lei, mamma e ministro, compita produce il suo autodafè: «Ho sbagliato. Non mi ero accorta di quanto l’Italia avesse bisogno di lui». Perfino il gay si riforma. Addio alla all’intransigente lottatore alla Aurelio Mancuso, o alla verace schiettezza abruzzese di Paola Concia, che stracciavano la tessera in faccia a Rosy Bindi. L’omo renzianus, senza acca, sta lì per il curriculum, o perché parla le lingue. Media con tutti, teodem in primis, come fa Ivan Scalfarotto allergico allo scontro, aperto alle larghe intese perfino sull’omofobia. Sull’ultima uscita di Renzi, congelare il disegno di legge sulle unioni civili annunciando una proposta del governo, ha ribattuto anche lui sulla falsariga dei gufi: «Alzare i toni non aiuta a raggiungere gli obiettivi».

SOGNANDO CASTROCARO
Berlusconi aveva scritto l’inno di Forza Italia di suo pugno, il renzismo ce l’ha una sigla? «Certo», dice un osservatore non renzista, Roberto D’Agostino: «È X Factor, è Amici... è il sogno della provincia italiana, il sogno di andare a Castrocaro o a Sanremo, il sogno di stringere la mano a Maria De Filippi e dire: “Oddio ma esisti. Grazie di esistere!”». È questo, secondo D’Agostino, il senso profondo del fattore Amici: la sinistra di Renzi non sogna Woodstock, né un vero conflitto sociale o generazionale. La rottamazione sta nel fatto che «si può ascoltare Vasco Rossi, Ligabue o Jovanotti, ma li si ascolta come si ascolta Claudio Villa». Il rottamatore, dunque, non è in conflitto con chi rottama. Sta sereno, come l’hashtag più celebre del premier rivolto a Enrico Letta prima della defenestrazione, «non cerca nella musica l’idea di scontro sociale che c’era in Frank Zappa o in Bob Dylan. I testimonial musicali servono per definire un popolo, un’Italia a cui parlare». Stesso discorso per la filmologia renziana. Nanni Moretti addio, addio Caimano, addio pellegrinaggi da Pasolini in vespa e «anche in una società più decente di questa mi ritroverò in minoranza». Il regista di riferimento è Fausto Brizzi con la sua “Notte prima degli esami”, la paura e la voglia di diventare grandi, di sognare l’America in Italia: «Brizzi ha celebrato il suo matrimonio su una spiagga a Sabaudia, sotto un grande arco del trionfo di drappi che guardava l’orizzonte. Quel po’ di California che piace al renziano», racconta D’Agostino. Renziano è vincere. Prandelli era renziano prima dei mondiali, dopo che ha perso non lo è stato più. Vincenzo Nibali non era renziano prima del Tour de France, anzi, sembrava Letta, dopo lo è diventato, a causa della vittoria. Paolo Sorrentino si è trasfigurato renziano a Los Angeles, dopo aver conquistato l’Oscar con “La grande bellezza”, lo spirito di revanche verso i critici lo ha aiutato. Francesco Piccolo era renziano fin dal titolo del suo libro, essere come tutti, dopo aver vinto lo Strega lo è ancora di più. Anzi, si candida a essere l’intellettuale di riferimento del tempo nuovo, citato (da tutti), è stato di sinistra (come tutti) e ora spera che Renzi «faccia le riforme» (come tutti).


http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... =HEF_RULLO
camillobenso
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!

Messaggio da camillobenso »

Riforme, immunità per i senatori nominati. La maggioranza si approva lo scudo
CRONACA ORA PER ORA - Palazzo Madama mantiene lo scudo per i parlamentari della nuova camera dei nominati. Il Movimento 5 stelle e il Carroccio non partecipano al dibattito e il provvedimento passa dopo due ore di dibattito. La relatrice Pd e i capigruppo dem e Fi hanno difeso la decisione: "Istituto voluto dai padri costituenti"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 4 agosto 2014Commenti (305)


http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08 ... o/1081613/


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La vox populi:


Riccardo Revilant • alcuni secondi fa
Vai cosi', piano piano ogni tassello sta' andando al suo posto, e chi ha votato Renzi e' complice di questo schifo, come lo e' stato chi ha votato Berlusconi prima.
Siamo, no SIETE, voi che avete votato questi infami, complici dell'omicidio del paese, della democrazia e della costituzione.

Se solo potessi andarmene e gustarmi la scena di cio' che accadra' al sicuro, in un paese dove il popolo non si e' venduto per 80 euro e non si e' fatto prendere per i fondelli in modo cosi' plateale.
Invece no, affondero' col paese...maledicendovi tutti
.
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Qfwfq • 2 minuti fa
Nominano il consigliere Egisto Pampamazzi indagato per peculato (almeno 521 sotto inchiesta secondo l'Espresso) , dopo un mese la Procura di Cequita ne chiede l'arresto, il Parlamento vota no, Pampanazzi resta al suo posto sia nel Senato che nel consiglio regionale, perché l'immunità vale anche per l'attività svolta a livello locale.

L'estro italiano è unico al mondo. Vorrei poter dire che stiamo tornando indietro di centinaia di anni, ma nell'antica Roma, al massimo, ci fu Caligola che nominò senatore il suo cavallo. Vogliamo mettere.
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Cobra89 • 8 minuti fa
Così diceva Renzi il 22 febbraio 2011: “L'immunità parlamentare è una barzelletta, sono contrario”. Reintrodurla sarebbe un errore clamoroso”.
Renzi il solito pallonaro.
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pipaluce • 9 minuti fa
Fantastica F***
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Adelchi • 10 minuti fa
Ascoltando la discussione al Senato ci sarebbe da criticare quasi ogni parola di ogni intervento. Ci si riferisce ai padri costituenti solo quando conviene mantenere vantaggi e non quando si demolisce l'intera Costituzione. I senatori parlano come se fossero tutti lindi e puri ma sono lontanissimi dalla realtà. Dimenticano che l'Italia è di gran lunga il Paese più corrotto d'Europa e questo grazie alla complicità dei livelli più alti della politica. Nessuno si ricorda della norma più semplice e importante: l'ugualianza dei cittadini di fronte alla legge. Dimenticano anche un'altra semplicissima ma importantissima cosa che si chiama DEMOCRAZIA e cioè che loro dovrebbero rappresentare la volontà popolare, invece fanno tutto il contrario.
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moltodeluso • 10 minuti fa
Questa volta lo dico io a questi stregoni dell'ultima ora: quando citate i Costituenti (dei quali non faceva parte un certo napo orso capo), dovete prima lavarvi bene la bocca, e non solo. Dovete solo vergognarvi di esistere!
Sono vecchio abbastanza per ricordare che, l'Istituto della immunità, fu previsto solo e solamente per "reati" di opinione espressi, solamente, nell'esercizio delle Funzioni.
I reati di corruzione, evasione fiscale, precettazione, prostituzione e via dicendo non sono mai stati contemplati in quella immunità.
Falsi, vigliacchi e menzogneri è il minimo che vi si possa attribuire.

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Vittorio64 • 11 minuti fa
Purtroppo spesso mi tocca commentare con amarezza le continue porcate che questi pagliacci chiamati politici fanno.....del resto se sono pagliacci e fanno porcate la colpa è soprattutto degli italioti che continuano a votarli....Ogni popolo ha i politici che si merita e, come diceva Mussolini, (tra le pochissime cose condivisibili): Come si fa a non diventare padroni in un Paese di servitori? La maggior parte degli italiani purtroppo sono dei servi leccaculo...I politici italiani debbono ringraziarli perché non assomigliano affatto ai cugini d'oltralpe del XVIII secolo, altrimenti la ghigliottina non sarebbe un'espressione per sopprimere la voce delle opposizioni in Parlamento, stroncando la discussione in modo antidemocratico, ma qualcosa di reale....Però tranquilli, gli italiani non sono i francesi....tranquilli....neanche gli assomigliano lontanamente, nonostante la vicinanza.....
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Alien • 11 minuti fa
vorrei sapere a che serve l'immunità ai sindaci ed i consiglieri comunali?
vorrei sapere, se gli stessi sindaci e consiglieri hanno troppo pochi impegni delle loro funzioni, per disporre anche del ulteriore tempo, necessario a fare i senatori?
o forse il ruolo di senatori sarà talmente irrilevante, che lo potrà fare chiunque a tempo perso? ma in questo caso, perché non abolire semplicemente il senato?
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Don_Camillo • 13 minuti fa
Depenalizzazione reato del voto di scambio politico mafioso, legge elettorale incostituzionale, senato di nominati, immunità, scure sui magistrati, patto del nazareno con B., svuotacarceri e tutto in meno di 6 mesi.

Ma che vergogna... CHE VERGOGNA!!!!!!
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ItaliaCambiaVerso • 13 minuti fa
Ma quali nominati. Se non sbaglio qualcuno li ha eletti e guarda caso proprio i cittadini del territorio che vanno a rappresentare.
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Francesco Cassetti • 14 minuti fa
...con la piccola differenza che all'epoca dei padri costituenti, la mafia ancora non era collusa con la politica...
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http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08 ... o/1081613/

posizionando il cursore di destra oltre la fine dell'articolo
camillobenso
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!

Messaggio da camillobenso »

BESTIARIO
Pansa: "Renzi vuol governare a bastonate, ma così tira dritto verso il disastro"
03 agosto 2014

Pansa: "Renzi vuol governare a bastonate, ma così tira dritto verso il disastro"
I nostri maestri di vita dicevano: «Se vuoi fare il cattivo e picchiare la gente, prima devi garantirti di avere i muscoli adatti».

Il seguito dell’avvertimento era sottinteso: se non sei forte abbastanza, non metterti contro mezzo mondo. È già accaduto molte volte anche sul terreno delle strategie militari. Abbiamo visto regimi politici andare a gambe all’aria perché erano convinti di essere potenze imbattibili.

Poi hanno incontrato chi lo era per davvero e li ha rovinati.

Un esempio per tutti? L’Italia guidata da Benito Mussolini, scesa in guerra contro Paesi come la Gran Bretagna, l’Unione sovietica e gli Stati Uniti. E sappiamo come è finita l’avventura.


Non conosco se il nostro presidente del Consiglio sia un appassionato di storia.
Tuttavia Matteo Renzi dovrebbe far tesoro di certe esperienze toccate ad altri. Anzi, avrebbe dovuto tenerle in gran conto quando decise di prendere in mano l’Italia. Per farle «cambiare verso», come prometteva il suo slogan.

Purtroppo non l’ha fatto.

E ha messo su un governo che si sta rivelando troppo debole.

A cominciare dal primo atto: essere nato sull’inganno. Rimarranno nella storia della politica italiana le parole che Renzi disse a Enrico Letta, allora a Palazzo Chigi: «Enrico, stai sereno». Poi lo pugnalò alla schiena e prese il suo posto. Eppure Letta non era un avversario, bensì un fratello della stessa parrocchia: il Partito democratico.


Questo accadeva a metà del febbraio 2014. Da allora sono trascorsi appena cinque mesi e mezzo. Un tempo brevissimo nella vita di un Paese.

Ma sufficiente per rendersi conto dei disastri provocati dal modo di procedere di Renzi: l’uso costante del bastone, adoperato con lo stile del picchiatore verbale e non solo.

Ha cominciato mostrando un gran disprezzo per chi non era disposto a inchinarsi. Dal «Fassina chi?» è passato a definire gufi e rosiconi quanti mettevano in dubbio l’eccellenza del suo governo. Per arrivare al caso più recente: la liquidazione villana di Carlo Cottarelli, incaricato da Letta dell’impresa titanica di indicare gli indispensabili tagli alla spesa pubblica.


Il bastone renziano si è abbattuto anche sui vertici delle grandi aziende partecipate dallo Stato, a cominciare dall’Eni, dall’Enel, da Finmeccanica, da Terna e dalle Poste. Sono stati decapitati da un’ora all’altra, senza nessuna spiegazione. Facendo strame delle competenze, dei risultati raggiunti e del lavoro avviato. Quando verrà fuori tutta la verità su questa bestialità di Renzi, si scoprirà che serviva soltanto a dimostrare che il premier si considerava un Superman, in grado di permettersi qualsiasi mazzata.

Anche nella scelta dei ministri, Renzi si è rivelato un innovatore senza criterio. Ha messo insieme una squadra che in molti casi rivela un carattere pericoloso: l’incompetenza accoppiata all’arroganza. Volete un nome per tutti? Marianna Madia. Credete che questa giovane signora sia in grado di riformare la Pubblica amministrazione? La fragilità delle scelte renziane oggi si vede a occhio nudo. Il suo corteo di ministri non funziona e si espone di continuo a errori non rimediabili. A Palazzo Chigi regna un uomo solo, anche se l’Italia del 2014 non è una gara ciclistica dove è naturale vedere un campione solitario al comando.

Del resto, il premier non si fida di nessuno. O si fida unicamente di donne e uomini che gli ubbidiscono senza discutere. Se poi sono nati dalle sue parti, tanto meglio. È rinato così il Granducato di Toscana, analizzato nome per nome da Gian Antonio Stella, sul Corriere della sera di giovedì 31 luglio. Stanno trionfando personaggi come il sottosegretario Luca Lotti, un giovanotto scaraventato troppo in alto. Mentre tramonta la stella di Graziano Delrio, emiliano di Reggio. Il premier lo voleva addirittura al ministero dell’Economia, una candidatura bocciata da Giorgio Napolitano che ha imposto Pier Carlo Padoan. Anche Delrio verrà bruciato.

Il piacere di usare il bastone ha fatto dimenticare a Renzi che la politica, soprattutto per chi guida una nazione, ha bisogno di decisioni ferme, ma prevede pure la capacità di ricorrere a compromessi intelligenti. Serve essere duttili, per non incorrere nei passi falsi di chi procede a testa bassa. L’errore numero uno di Renzi deriva dalla voglia di rottamare chiunque gli sembri superato. Siamo di fronte al primo caso di un soprannome, il Rottamatore, che diventa regola di vita. Il premier non può soffrire chi è nato prima di lui e ha fatto strada senza di lui. Le competenze e il credito acquisito non contano più. È il caso di molti manager pubblici, che si è ripetuto in questi giorni per Cottarelli.

«Se non rottami, non esisti»: questa è la missione omicida di Renzi. Lo obbliga a disfarsi di gente esperta che non conosce. Accade con i tecnici dei ministeri chiave, come l’Economia. Il premier li considera in blocco dei sabotatori che vogliono soltanto mettere dei massi sui BINARI del suo treno rapido, un’altra immagine renzista. A Palazzo Chigi domina l’ossessione di essere circondati da complotti e complottatori. È una sindrome tipica dei regimi morenti e non dovrebbe valere per un governo nato da poco più di cinque mesi.

Tuttavia, anche le congiure inesistenti servono a spiegare le promesse mancate. Renzi ne ha fatte troppe e adesso è costretto a clamorose marce indietro. L’ultima è di ieri. Il premier ha dovuto ammettere che non potrà estendere il BONUS di 80 euro anche ai pensionati e alle partite Iva. Forse domani sosterrà che la colpa è di qualche complotto di superburocrati. Ecco un’altra declinazione negativa del tanto strombazzato «Cambiare verso». Quante ne vedremo ancora?

Qui siamo all’aspetto più controverso del politico Renzi. Ricorda una battuta immortale di un film dove il personaggio di Al Capone urlava al poliziotto che indagava sui suoi traffici: «Sei tutto chiacchiere e distintivo». Il premier corre il rischio di essere ritenuto soltanto chiacchiere e poltrona. Sta ricorrendo a un uso sfrenato della televisione. Il suo volto è diventato una presenza devastante in tutti i tigì. Molti si stanno stufando di questo giovane sempre più grasso, dei suoi nei, della sua parlata fiorentina. E soprattutto dell’ottimismo che ci scarica addosso in qualsiasi ora del giorno, a dispetto della realtà.

È vero che alle elezioni europee ha conquistato un bottino di voti inaspettato. Questo miracolo lo autorizza a porre di continuo degli aut aut ai parlamentari che non gli obbediscono. Il suo mantra è diventato: «Fate come vi ordino io, oppure si va alle urne». Ma è una minaccia a vuoto. Andare ai seggi, con la legge elettorale uscita dalla sentenza della Corte costituzionale, non gli conviene affatto. Forse il centrodestra, un insieme di clan che si combattono con la follia suicida dei perdenti, non riuscirebbe a vincere. Però quella di Renzi potrebbe essere una vittoria di Pirro che non gli consentirebbe di governare,

Qual è la morale della favola? È semplice e tetra. La situazione economica peggiora. La crisi italiana diventa sempre più pesante. Stiamo andando verso un autunno complicato. Ci troveremo alle prese con una congiuntura difficile da superare. Mentre il mondo s’infiamma, anche il nostro Paese vive sui carboni ardenti. Matteo Renzi è il premier giusto per un tempo di guerra, quando serve uno freddo, dialogante, capace di rincuorare gli italiani? Il Bestiario pensa di no.


di Giampaolo Pansa


http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... rnare.html
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!

Messaggio da camillobenso »

Riforme: #italianostaisereno, morirai renziano
di Pierfranco Pellizzetti | 5 agosto 2014Commenti (43)

Il ‘mentitore seriale’ dichiara:

“non ci sarà un autunno caldo e il rapporto deficit/PIL resterà sotto il 3%;
“la ripresa è debole ma non siamo messi male: non ci sarà nessuna manovra;
“l’impianto complessivo delle riforme possiamo costruirlo solo se c’è il passaggio preliminare delle riforme costituzionali”;
“nel patto del Nazareno non sono previsti scambi con Silvio Berlusconi e mai più leggi ad personam”.
L’hashtag renziano del giorno è #italianostaisereno. L’ennesimo tip-tap del premier per distrarre i compatrioti da problemi di cui non si è in grado di venire a capo. E – così – prendere tempo ancora una volta (variazione sul tema dei “mille giorni”).

Intanto – nell’assenza di un’idea pur minima di politica industriale (che non sia tratti dei fondi nel piatto di ribollita NeoLib: lasciar fare “ai parun dalle belle braghe bianche”) – la discesa nell’abisso del nostro sistema produttivo prosegue ininterrotta, mentre i timidi aumenti dei posti di lavoro sono facilmente spiegabili con la stagionalità legata al turismo balneare e – comunque – la disoccupazione giovanile supera ormai abbondantemente quota 40%.

Come ormai è stato ribadito fino alla nausea, a fronte della catastrofe economica e sociale in itinere, ci si perde nell’assurdo di una guerra di religione senza tregua contro il “bicameralismo perfetto”, diventato epicentro di ogni male della Nazione. Sicché diventa evidente l’intento di incassare una vittoria sui riottosi che vorrebbero opporsi alla trasformazione del dibattito politico in un interminabile spot di regime, celebrativo dell’uomo della provvidenza, rinverdire i recenti successi elettorali trasformandoli in un vero e proprio culto della personalità, mandare messaggi forti a quanti, in Europa e nel mondo, considerano affidabile ogni governo che impone la mordacchia all’effervescenza sociale (risale ai primi anni Settanta il rapporto della Trilateral in cui si sosteneva l’aureo principio secondo cui la democrazia sarebbe un lusso che ormai non ci si può più permettere). Magari blandire con il bel regalo dell’immunità un pezzo di ceto politico regionale, sotto minaccia delle indagini da parte di finanza e magistratura.

Grazie al nuovo corso, l’infausta presenza di Berlusconi, che ormai sembrava definitivamente marginalizzata nell’italico risiko del potere (almeno questo!), torna a riacquistare tutta la sua inquietane centralità. Con relativi effetti di inquinamento affaristico nel combinato politica/business e corruttivo dal punto di vista degli intenti personalistici di messa in sicurezza giudiziaria. Sebbene Renzi neghi, gli smargiassi alla corte dell’ex Cavaliere ci hanno fatto sapere come i due compari del Nazareno abbiano già ipotecato il dopo Napolitano, consumando le preventive e reciproche vendette sinergiche.

Stando così le cose non si vede per quale motivo l’italiano dovrebbe “stare sereno”; anche alla luce di precedenti ancora “freschi” nella memoria e non particolarmente encomiabili: l’analogo hashtag che, all’inizio dell’anno, venne indirizzato a tal Enrico; per poi incaprettarlo e farlo fuori. Appunto, “serenamente”.

Semmai all’italiano medio potrebbe venire l’uzzolo di praticare il rito del selfie: non volevamo morire democristiani e stiamo correndo il rischio di farlo da renziani. Ossia, una variazione sull’antico tema, altamente stantio, rimesso a nuovo con robuste dosi di arroganza verbale di stampo bullesco (“Fascina chi?”, “un Mineo qualunque”, “SEL tolga il disturbo”), per cui il becerume ascenderebbe al massimo dell’up-to-date, e forti iniezioni di novismo tecnologico conformista (“sorge il sole/ canta il cellular-alarm/ Matteo Renzi balza sull’I-pod-arm”); il tutto cucinato nel mito futurista – asceso a gingle nell’infausto Ventennio – della corsa a perdifiato (“amare le donne/ amare la velocità/ amare le donne in velocità”). Da questo punto di vista l’hashtag pertinente dovrebbe essere un altro: #italianostaincampana.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08 ... o/1082182/
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Re: Sveglia ragazzi!!!!!.....Stiamo per saltare!!!!!!!!!!!!!

Messaggio da camillobenso »

Alla Ipercoop di Viale Sarca è in vendita un mini libro a 5 euro che si occupa di autostima.
La domanda sorge spontanea:
Ma quanti ne avrà letti negli ultimi 30 anni Pittibimbo?????

A vagonate?????

^^^^^

Il cappello di Dagospia all'articolo di Libero di ieri, a firma Giampaolo Pansa, è questo:

4 AGO 2014 16:47
DOPO CHE RENZI HA ROTTAMATO PANSA FIGLIO IN FINMECCANICA, PANSA PADRE SI SCATENA (GIUSTAMENTE): “IL SUO BASTONE SI E’ ABBATTUTO SUI VERTICI DELLE PARTECIPATE SENZA SPIEGAZIONE. MOLTI SI STANNO STUFANDO DI QUESTO RAGAZZO SEMPRE PIU? GRASSO E DELLA SUA PARLATA FIORENTINA”
“I vertici delle grandi aziende partecipate dallo Stato sono stati decapitati senza nessuna spiegazione. Facendo strame delle competenze, dei risultati raggiunti e del lavoro avviato. Quando verra? fuori tutta la verita? su questa bestialita? di Renzi, si scoprirà? che serviva soltanto a dimostrare che il premier si considerava un Superman”…

https://www.youtube.com/watch?v=gvflllnNHV8&hd=1

Questi sono i primi effetti della generazione che è cresciuta davanti al televisore identificandosi con UFO ROBOT
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