Reina comanda Ancora?
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Reina comanda Ancora?
Tg3 delle 19 parlando in libertà Reina auspica una fine di Don Giotti come avvenuta a Don Puglisi.
I cittadini Italiani onesti sarebbero grati se Reina bevesse un caffè particolare.Come avvenuto con Gaspare Pisciotta, e Sindona.Gli Italiani ne sarebbero grati.
Solo in Italia può succedere questo.Se fosse negli USA, non si parlerebbe neache piu di questo assassino.
Mi vergogno che un elemento simile sia ancora vivo.
Ciao
Paolo11
I cittadini Italiani onesti sarebbero grati se Reina bevesse un caffè particolare.Come avvenuto con Gaspare Pisciotta, e Sindona.Gli Italiani ne sarebbero grati.
Solo in Italia può succedere questo.Se fosse negli USA, non si parlerebbe neache piu di questo assassino.
Mi vergogno che un elemento simile sia ancora vivo.
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Paolo11
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Re: Reina comanda Ancora?
paolo11 ha scritto:Tg3 delle 19 parlando in libertà Reina auspica una fine di Don Giotti come avvenuta a Don Puglisi.
I cittadini Italiani onesti sarebbero grati se Reina bevesse un caffè particolare.Come avvenuto con Gaspare Pisciotta, e Sindona.Gli Italiani ne sarebbero grati.
Solo in Italia può succedere questo.Se fosse negli USA, non si parlerebbe neache piu di questo assassino.
Mi vergogno che un elemento simile sia ancora vivo.
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Paolo11
Evidentemente sì.
Ma allora bisogna scegliere.
Bisogna chiedere agli italiani la scelta che fece Ponzio Pilato: "Volete Barabba o volete Gesù?"
Ed anche noi dobbiamo scegliere: Vogliamo Don Ciotti o Don Totò Riina?
Personalmente non ho dubbi. Nessuno tocchi Don Luigi.
Ma mi piacerebbe porre la domanda al governo ed in modo particolare a Pittibimbo e
ad Angelino.
Secondo voi gli italiani da che parte stanno?
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Re: Reina comanda Ancora?
Neppure io ho dubbi.Il mio dubbio invece è che questa persona non dovrebbe vedere ne TV, e prendere aria da solo.E limitare pure le visite.Ogni tanto se ne esce con una nuova.
Ciao
Paolo11
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Paolo11
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Re: Reina comanda Ancora?
Riina comanda Ancora?
Finché ci si limita a rafforzare le scorte, ai vari don Ciotti ed altri,
e non si fa nulla per tagliare in modo risoluto i tentacoli che legano lo stato alle organizzazioni malavitose, e ad inciucciare con i poteri criminali,
Riina o chi per lui comanda ancora.
"Volete Barabba o volete Gesù?"
Al referendum posto alla piazza da Ponzio Pilato, sappiamo come la piazza rispose...
Vogliamo Don Ciotti o Don Totò Riina?
Sappiamo pure come ...finora (fosse solo finora), di fatto, si è risposto a questa domanda.
Finché ci si limita a rafforzare le scorte, ai vari don Ciotti ed altri,
e non si fa nulla per tagliare in modo risoluto i tentacoli che legano lo stato alle organizzazioni malavitose, e ad inciucciare con i poteri criminali,
Riina o chi per lui comanda ancora.
"Volete Barabba o volete Gesù?"
Al referendum posto alla piazza da Ponzio Pilato, sappiamo come la piazza rispose...
Vogliamo Don Ciotti o Don Totò Riina?
Sappiamo pure come ...finora (fosse solo finora), di fatto, si è risposto a questa domanda.
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Re: Reina comanda Ancora?
Avevamo avuto una possibilità per cambiare questa Nazione.Molti non hanno saputo, o voluto cogliere.M5S
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Paolo11
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Paolo11
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Re: Reina comanda Ancora?
paolo11 ha scritto:Avevamo avuto una possibilità per cambiare questa Nazione.Molti non hanno saputo, o voluto cogliere.M5S
Ciao
Paolo11
Caro Paolo, Claudio Magris, sul Corriere di oggi valuta così l'impresa dei 5S.
L’ultima fiammata di irruente accensione degli animi è stato il Movimento 5 Stelle, che tuttavia non solo sembra affievolirsi, ma che non pare essere stato, a differenza di altre formazioni pur tendenti all’estremismo, una componente organica del Paese.
Tu cosa gli contesti?
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Re: Reina comanda Ancora?
http://www.tzetze.it/redazione/2014/09/ ... a_del_m5s/
Dal MoVimento 5 Stelle:
M5SVeneto ha restituito 650mila€ in un anno
In un anno i parlamentari veneti del Movimento 5 Stelle hanno restituito allo Stato 650 mila euro: circa 50 mila euro a testa. Tutti questi dati sono trasparenti e verificabili in qualsiasi momento da chiunque.
(segue...)
LA DEPUTATA GRILLINA ESCE ALLO SCOPERTO...
Ciao
Paolo11
Dal MoVimento 5 Stelle:
M5SVeneto ha restituito 650mila€ in un anno
In un anno i parlamentari veneti del Movimento 5 Stelle hanno restituito allo Stato 650 mila euro: circa 50 mila euro a testa. Tutti questi dati sono trasparenti e verificabili in qualsiasi momento da chiunque.
(segue...)
LA DEPUTATA GRILLINA ESCE ALLO SCOPERTO...
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Paolo11
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Re: Reina comanda Ancora?
Corriere della Sera
La mafia e il passato che non passa. Perché Riina parla adesso di Andreotti
4 settembre 2014 - Nessun Commento »
Corrado Stajano
Sembra davvero una condanna il passato, un certo passato che non passa. Ancora Andreotti. Perché? Sono rimasti tanti buchi neri nella storia della mafia. Un’organizzazione criminale che opera, ben vitale, in un grande Paese non può durare un secolo e più se non è sorretta da un potere politico complice. Vuol dire che quel potere politico è degradato, che nonostante le lotte e i tentativi dell’Italia civile la mafia è diventata un vero e proprio soggetto della politica e seguita ad agire in quattro regioni italiane e altrove dove, nel nome dei propri interessi particolari, impedisce sviluppo e crescita della Nazione. (Il problema della mafia, così grave, non sembra neppure esistere nelle ipotetiche agende ministeriali).
I magistrati di Palermo hanno fatto, a costo delle loro vite perdute, non poche, quel che potevano, dagli anni Ottanta-Novanta del Novecento a oggi, ma spesso sono rimasti soli, aggrediti da ogni parte, ritenuti, soprattutto nel ventennio berlusconiano, carnefici di povere vittime innocenti.
La storia non si fa nei palazzi di giustizia è stato lo slogan di un’opinione pubblica insufflata da buona parte di un’informazione corriva. Il «divo Giulio» è stato sempre guardato con benevolenza, un simpatico figurante dei film di Alberto Sordi. Era l’uomo delle battute pungenti che uscivano ammiccanti dalle sue labbra sottili: per decenni hanno deliziato mezza Italia e son parse sinistre all’altra mezza Italia. Quando, nel settembre 1995, fu imputato per mafia dal Tribunale di Palermo, il senatore a vita seguì seriamente il processo senza intralciare la Corte e senza far approvare indecenti «leggi ad personam». Dopo ogni udienza ritornava in fretta a Roma e frequentava più del solito il Senato che doveva considerare la sua vera guardia del corpo. Appena entrava nell’aula di Palazzo Madama per andare a sedere sempre nello stesso banco, sulla sinistra del corridoietto d’ingresso, cominciava ogni volta una processione di senatori — dai comunisti di Rifondazione all’allora Pds a Forza Italia agli ex-post fascisti di Alleanza nazionale — che andavano in fila indiana a ossequiarlo e a congratularsi caldamente con lui. Chissà perché. L’Italia malata dell’ambiguità.
Ma come mai adesso riaffiora di nuovo questa non nobile memoria della Repubblica? E’ successo che il capomafia Totò Riina, ergastolano al 41 bis da 21 anni, abbia parlato di Andreotti nel cortile del carcere di Opera, vicino a Milano, con un detenuto pugliese. Il famoso bacio non ci fu, ha detto, ma lui, quel 20 settembre 1987, incontrò veramente Andreotti: non rivelò la verità sul bacio, Balduccio Di Maggio — «il Riina salutò con un bacio tutte e tre le persone, Andreotti, Lima e Salvo» — ma la riunione ci fu, eccome.
I giudici non credettero a quell’incontro che sarebbe avvenuto a Palermo in piazza Vittorio Veneto, «alla statua», come dicono i palermitani, in casa di Ignazio Salvo. Ma non ebbero dubbi sulla mafiosità del leader e sui suoi colloqui con Stefano Bontate, ai suoi tempi capo della mafia, oltre che con Frank Coppola detto «Tre dita», con Tino Badalamenti e con un altro mafioso in un albergo di Mazara del Vallo.
Andreotti fu assolto in primo grado, il 23 ottobre 1999, dall’infamante accusa di mafia «ai sensi dell’articolo 530 comma 2 del Codice di procedura penale», una specie di insufficienza di prove. Che non avrebbe dovuto essere una medaglia al valore per un politico sette volte presidente del Consiglio e infinite volte ministro. La sentenza fu confermata in Appello, resa definitiva, il 15 ottobre 2004, dalla Corte di Cassazione che ritenne Giulio Andreotti responsabile del reato di associazione a delinquere commesso fino alla primavera del 1980 e caduto in prescrizione. Andreotti fu beatificato allora dalle folle: un povero perseguitato, un martire. Un cardinale lo paragonò a Gesù Cristo.
L’incontro del 1987, con questa nuova testimonianza ritardata, avrebbe potuto interrompere la prescrizione. Ma Andreotti è morto il 6 maggio 2013, pace all’anima sua. Anche se basterebbe il caso Ambrosoli per dare un giudizio politico oltre che etico e civile sul personaggio: pesano la sua ossessiva protezione al bancarottiere mafioso e piduista Michele Sindona e quel che disse il 9 settembre 2010 in un’intervista della Rai — «La storia siamo noi» — al giornalista Alberto Puoti. Fu sincero, quella volta Andreotti nel suo naturale cinismo. L’avvocato Ambrosoli? «Certo è una persona che in termini romaneschi se l’andava cercando».
Totò Riina è un cavernicolo, ma la sua intelligenza è sottile. Si può quindi intuire che volesse far sapere — il colloquio è di un anno fa — quel che ha detto.
Non hanno molta importanza oggi, però, le sue invettive. È passato troppo tempo per ricattare qualche politico, preoccupanti piuttosto sono le minacce a don Ciotti. Parla ai suoi, Riina, vuol ribadire di essere sempre lui il capo, come ha detto (al Corriere ) Franco Roberti, il procuratore nazionale antimafia. Giancarlo Caselli ha ben spiegato (al Fatto Quotidiano ) come il bacio sia stato il ghiotto pretesto per delegittimare il processo. Al popolo italiano è stato fatto credere che Andreotti era stato assolto: «Non è bastata una sentenza della Cassazione».
http://www.libertaegiustizia.it/2014/09 ... andreotti/
La mafia e il passato che non passa. Perché Riina parla adesso di Andreotti
4 settembre 2014 - Nessun Commento »
Corrado Stajano
Sembra davvero una condanna il passato, un certo passato che non passa. Ancora Andreotti. Perché? Sono rimasti tanti buchi neri nella storia della mafia. Un’organizzazione criminale che opera, ben vitale, in un grande Paese non può durare un secolo e più se non è sorretta da un potere politico complice. Vuol dire che quel potere politico è degradato, che nonostante le lotte e i tentativi dell’Italia civile la mafia è diventata un vero e proprio soggetto della politica e seguita ad agire in quattro regioni italiane e altrove dove, nel nome dei propri interessi particolari, impedisce sviluppo e crescita della Nazione. (Il problema della mafia, così grave, non sembra neppure esistere nelle ipotetiche agende ministeriali).
I magistrati di Palermo hanno fatto, a costo delle loro vite perdute, non poche, quel che potevano, dagli anni Ottanta-Novanta del Novecento a oggi, ma spesso sono rimasti soli, aggrediti da ogni parte, ritenuti, soprattutto nel ventennio berlusconiano, carnefici di povere vittime innocenti.
La storia non si fa nei palazzi di giustizia è stato lo slogan di un’opinione pubblica insufflata da buona parte di un’informazione corriva. Il «divo Giulio» è stato sempre guardato con benevolenza, un simpatico figurante dei film di Alberto Sordi. Era l’uomo delle battute pungenti che uscivano ammiccanti dalle sue labbra sottili: per decenni hanno deliziato mezza Italia e son parse sinistre all’altra mezza Italia. Quando, nel settembre 1995, fu imputato per mafia dal Tribunale di Palermo, il senatore a vita seguì seriamente il processo senza intralciare la Corte e senza far approvare indecenti «leggi ad personam». Dopo ogni udienza ritornava in fretta a Roma e frequentava più del solito il Senato che doveva considerare la sua vera guardia del corpo. Appena entrava nell’aula di Palazzo Madama per andare a sedere sempre nello stesso banco, sulla sinistra del corridoietto d’ingresso, cominciava ogni volta una processione di senatori — dai comunisti di Rifondazione all’allora Pds a Forza Italia agli ex-post fascisti di Alleanza nazionale — che andavano in fila indiana a ossequiarlo e a congratularsi caldamente con lui. Chissà perché. L’Italia malata dell’ambiguità.
Ma come mai adesso riaffiora di nuovo questa non nobile memoria della Repubblica? E’ successo che il capomafia Totò Riina, ergastolano al 41 bis da 21 anni, abbia parlato di Andreotti nel cortile del carcere di Opera, vicino a Milano, con un detenuto pugliese. Il famoso bacio non ci fu, ha detto, ma lui, quel 20 settembre 1987, incontrò veramente Andreotti: non rivelò la verità sul bacio, Balduccio Di Maggio — «il Riina salutò con un bacio tutte e tre le persone, Andreotti, Lima e Salvo» — ma la riunione ci fu, eccome.
I giudici non credettero a quell’incontro che sarebbe avvenuto a Palermo in piazza Vittorio Veneto, «alla statua», come dicono i palermitani, in casa di Ignazio Salvo. Ma non ebbero dubbi sulla mafiosità del leader e sui suoi colloqui con Stefano Bontate, ai suoi tempi capo della mafia, oltre che con Frank Coppola detto «Tre dita», con Tino Badalamenti e con un altro mafioso in un albergo di Mazara del Vallo.
Andreotti fu assolto in primo grado, il 23 ottobre 1999, dall’infamante accusa di mafia «ai sensi dell’articolo 530 comma 2 del Codice di procedura penale», una specie di insufficienza di prove. Che non avrebbe dovuto essere una medaglia al valore per un politico sette volte presidente del Consiglio e infinite volte ministro. La sentenza fu confermata in Appello, resa definitiva, il 15 ottobre 2004, dalla Corte di Cassazione che ritenne Giulio Andreotti responsabile del reato di associazione a delinquere commesso fino alla primavera del 1980 e caduto in prescrizione. Andreotti fu beatificato allora dalle folle: un povero perseguitato, un martire. Un cardinale lo paragonò a Gesù Cristo.
L’incontro del 1987, con questa nuova testimonianza ritardata, avrebbe potuto interrompere la prescrizione. Ma Andreotti è morto il 6 maggio 2013, pace all’anima sua. Anche se basterebbe il caso Ambrosoli per dare un giudizio politico oltre che etico e civile sul personaggio: pesano la sua ossessiva protezione al bancarottiere mafioso e piduista Michele Sindona e quel che disse il 9 settembre 2010 in un’intervista della Rai — «La storia siamo noi» — al giornalista Alberto Puoti. Fu sincero, quella volta Andreotti nel suo naturale cinismo. L’avvocato Ambrosoli? «Certo è una persona che in termini romaneschi se l’andava cercando».
Totò Riina è un cavernicolo, ma la sua intelligenza è sottile. Si può quindi intuire che volesse far sapere — il colloquio è di un anno fa — quel che ha detto.
Non hanno molta importanza oggi, però, le sue invettive. È passato troppo tempo per ricattare qualche politico, preoccupanti piuttosto sono le minacce a don Ciotti. Parla ai suoi, Riina, vuol ribadire di essere sempre lui il capo, come ha detto (al Corriere ) Franco Roberti, il procuratore nazionale antimafia. Giancarlo Caselli ha ben spiegato (al Fatto Quotidiano ) come il bacio sia stato il ghiotto pretesto per delegittimare il processo. Al popolo italiano è stato fatto credere che Andreotti era stato assolto: «Non è bastata una sentenza della Cassazione».
http://www.libertaegiustizia.it/2014/09 ... andreotti/
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Re: Reina comanda Ancora?
Il Generale dalla chiesa ne è stata una prova.E' atat la ricorrenza della sua uccisione con moglie e uno della scorta.
Lui chiedeva gli stessi mezzi che aveva avuto contro le brigate Rosse.Non gli sono stati dati quei mezzi.
Ora bisognerebbe risalire achi non ha voluto dare quei mezzi.
Ciao
Paolo11
Lui chiedeva gli stessi mezzi che aveva avuto contro le brigate Rosse.Non gli sono stati dati quei mezzi.
Ora bisognerebbe risalire achi non ha voluto dare quei mezzi.
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Paolo11
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