La Terza Guerra Mondiale
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Ripeto la WWIII è cominciata ancor prima che finisse la WWII oggi sta solo attraversando uno step più elevato del solito che potrebbe innescare il deflagrare di un conflitto "caldo" anziché "freddo" anche per quegli Stati che finora da 70 anni sono stati in relativa pace... Tutto per portare sempre l'acqua al mulino di quella elite finanziaria che governa il Mondo da almeno due secoli... sempre più assetata di ricchezze e risorse (vedasi Siberia)...
Il problema è che le masse instupidite stanno lì a farsi manipolare e massacrare...
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Re: La Terza Guerra Mondiale
E noi come al solito ci troviamo impreparati.Pieni di debiti fatti dai ladri che ci hanno covernato dal dopoguerra a oggi.Siamo i piu tartassati quelli che pagano piu tasse di tutti bollo auto compreso altre nazioni non lo fanno pagare, benzina, autostrade insomma noi Italini paghiamo tutto.Almeno fateci respirare aria pulita.Neache quella.
Ho visto piazza pilita, cosa volete che vi dica.La causa l'ho scritta diverse volte qui nel forum.Gli USA sono la causa.
Ciao
Paolo11
Ho visto piazza pilita, cosa volete che vi dica.La causa l'ho scritta diverse volte qui nel forum.Gli USA sono la causa.
Ciao
Paolo11
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Re: La Terza Guerra Mondiale
“L’Isis vende petrolio anche agli europei”
Secondo l’ambasciatrice Ue in Iraq alcuni paesi dell’Unione avrebbero comprato greggio contrabbandato. Dal traffico il Califfato guadagna oltre 3 milioni di dollari al giorno
16/09/2014
CLAUDIO GALLO
Mentre con straordinaria consapevolezza cinematica la coalizione di trenta paesi comincia a bombardare l’Is (Islamic State, come loro si chiamano, Isis come si chiamavano prima e come li chiama ancora chi non vuole riconoscere il loro pseudo stato, Daish come lo chiamano i nemici con un improvvisato acronimo arabo, il Califfato come s’intitolerebbe se fosse un serial tv...) si dice “pronta a tutto per fermarli”. Viene da chiedersi se è proprio così. All’inizio di settembre un alto funzionario europeo ha ammesso che alcuni (non specificati) paesi europei hanno comprato petrolio dall’Is.
Nel prequel della storia, l’allora Isis era armato e aiutato da molti paesi occidentali, dalla Turchia e dai paesi del Golfo. Paul Pillar ha appena spiegato su nationalinterst.org una verità che è stata a lungo davanti agli occhi di chi voleva vedere: che i soldi e le armi inviati a quella fantomatica ed elusiva entità nota come “I ribelli siriani moderati”, finivano immancabilmente nelle mani degli estremisti. Pillar, veterano della Cia e membro della Brooking Institution, ha scritto con grande realismo riguardo all’atteggiamento dell’amministrazione americana: “Non c’è modo di quadrare il cerchio sconfiggendo l’Isis senza aiutare di fatto quello stesso regime siriano che vorremmo abbattere”.
Così ieri è partita la distruzione dell’Is, ma per davvero? Difficilmente i bombardamenti da soli riusciranno a cancellare il regno islamico del Califfo. Servirebbero le truppe di terra ma quelle nessuno vuole mandarle: troppi soldi da sborsare in tempi di crisi cronica, troppe bare da accogliere in tempi di governi impopolari. E poi il ventre molle del “mostro” Is non è la forza militare, è il suo tesoro. Secondo uno studio dell’Iraq Energy Institute il Califfo vende il petrolio dei pozzi confiscati in Siria e in Iraq per 40 dollari al barile al mercato nero. Con 30 mila barili di petrolio al giorno in Iraq e 50 mila in Siria, guadagna 1,2 milioni di dollari al giorno nel primo caso e 2 nel secondo. Fa 97 milioni al mese a cui si devono aggiungere i proventi delle tasse e del pizzo prelevato dalle attività produttive all’interno del Califfato e il grande fiume di dollari che arriva dai finanziatori privati nei paesi del Golfo e probabilmente dalla Turchia.
Colpire il tesoro dell’Is, (“follow the money”) sarebbe probabilmente meno spettacolare dei bombardamenti ma più efficace nell’indebolire gli estremisti, che appartengono alla stessa scuola teologica islamica dell’Arabia Saudita. Gli americani su queste cose li immaginiamo fulminei ed efficienti come in un romanzo di Tom Clancy, e invece vanno al rallentatore. Il New York Times qualche giorno fa raccontava le difficoltà dei funzionari dell’amministrazione Obama nel convincere la Turchia, partner Nato, a smantellare il network del contrabbando di greggio.
Ma dall’Europa sulla testa dell’Is non arrivano soltanto bombe, piovono anche soldi. La signora Jana Hybášková, ceka, ambasciatrice europea in Iraq, ha detto all’inizio di settembre durante un briefing della Commissione Affari Esteri del parlamento europeo che “alcuni paesi europei hanno comprato petrolio dall’Isis”.
L’ambasciatrice non ha voluto precisare a quali paesi si riferisse. Dietro al traffico rispunta il nome della Turchia che ospiterebbe la principale rete di contrabbando ma anche quelli della Giordania e del Kurdistan iracheno, peraltro molto legato ad Ankara.
http://www.lastampa.it/2014/09/16/ester ... agina.html
Secondo l’ambasciatrice Ue in Iraq alcuni paesi dell’Unione avrebbero comprato greggio contrabbandato. Dal traffico il Califfato guadagna oltre 3 milioni di dollari al giorno
16/09/2014
CLAUDIO GALLO
Mentre con straordinaria consapevolezza cinematica la coalizione di trenta paesi comincia a bombardare l’Is (Islamic State, come loro si chiamano, Isis come si chiamavano prima e come li chiama ancora chi non vuole riconoscere il loro pseudo stato, Daish come lo chiamano i nemici con un improvvisato acronimo arabo, il Califfato come s’intitolerebbe se fosse un serial tv...) si dice “pronta a tutto per fermarli”. Viene da chiedersi se è proprio così. All’inizio di settembre un alto funzionario europeo ha ammesso che alcuni (non specificati) paesi europei hanno comprato petrolio dall’Is.
Nel prequel della storia, l’allora Isis era armato e aiutato da molti paesi occidentali, dalla Turchia e dai paesi del Golfo. Paul Pillar ha appena spiegato su nationalinterst.org una verità che è stata a lungo davanti agli occhi di chi voleva vedere: che i soldi e le armi inviati a quella fantomatica ed elusiva entità nota come “I ribelli siriani moderati”, finivano immancabilmente nelle mani degli estremisti. Pillar, veterano della Cia e membro della Brooking Institution, ha scritto con grande realismo riguardo all’atteggiamento dell’amministrazione americana: “Non c’è modo di quadrare il cerchio sconfiggendo l’Isis senza aiutare di fatto quello stesso regime siriano che vorremmo abbattere”.
Così ieri è partita la distruzione dell’Is, ma per davvero? Difficilmente i bombardamenti da soli riusciranno a cancellare il regno islamico del Califfo. Servirebbero le truppe di terra ma quelle nessuno vuole mandarle: troppi soldi da sborsare in tempi di crisi cronica, troppe bare da accogliere in tempi di governi impopolari. E poi il ventre molle del “mostro” Is non è la forza militare, è il suo tesoro. Secondo uno studio dell’Iraq Energy Institute il Califfo vende il petrolio dei pozzi confiscati in Siria e in Iraq per 40 dollari al barile al mercato nero. Con 30 mila barili di petrolio al giorno in Iraq e 50 mila in Siria, guadagna 1,2 milioni di dollari al giorno nel primo caso e 2 nel secondo. Fa 97 milioni al mese a cui si devono aggiungere i proventi delle tasse e del pizzo prelevato dalle attività produttive all’interno del Califfato e il grande fiume di dollari che arriva dai finanziatori privati nei paesi del Golfo e probabilmente dalla Turchia.
Colpire il tesoro dell’Is, (“follow the money”) sarebbe probabilmente meno spettacolare dei bombardamenti ma più efficace nell’indebolire gli estremisti, che appartengono alla stessa scuola teologica islamica dell’Arabia Saudita. Gli americani su queste cose li immaginiamo fulminei ed efficienti come in un romanzo di Tom Clancy, e invece vanno al rallentatore. Il New York Times qualche giorno fa raccontava le difficoltà dei funzionari dell’amministrazione Obama nel convincere la Turchia, partner Nato, a smantellare il network del contrabbando di greggio.
Ma dall’Europa sulla testa dell’Is non arrivano soltanto bombe, piovono anche soldi. La signora Jana Hybášková, ceka, ambasciatrice europea in Iraq, ha detto all’inizio di settembre durante un briefing della Commissione Affari Esteri del parlamento europeo che “alcuni paesi europei hanno comprato petrolio dall’Isis”.
L’ambasciatrice non ha voluto precisare a quali paesi si riferisse. Dietro al traffico rispunta il nome della Turchia che ospiterebbe la principale rete di contrabbando ma anche quelli della Giordania e del Kurdistan iracheno, peraltro molto legato ad Ankara.
http://www.lastampa.it/2014/09/16/ester ... agina.html
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Cronaca di guerra - 17
Fronte - 2 - Iraq - 1
NUOVO PROCLAMA DEI JIHADISTI
Isis minaccia attacchi con Ebola «Francia pronta a raid aerei su Iraq»
L’allarme viene lanciato in Rete dall’autorevole Site, il sito di monitoraggio dell’integralismo islamico sul web. Hollande: «Non manderemo truppe di terra»
di Redazione Online
Affiliati dello Stato islamico discutono online sull’ipotesi, per i miliziani e i «lupi solitari», di diffondere il virus ebola in Usa e nelle altre nazioni coinvolte nella Coalizione anti-Isis. A riferire la notizia è Site, il sito di monitoraggio dell’integralismo islamico sul web.
Francia pronta ad intervenire
Dopo la diffusione dell’ultimo video in cui compare un altro ostaggio dell’Isis, il giornalista britannico John Cantlie (che «accusa»: «Usa e Gran Bretagna non trattano per noi»), anche la Francia è pronta a prendere parte ai raid aerei sull’Iraq ma non manderà truppe di terra.
«Ho deciso di rispondere alla richiesta delle autorità irachene di offrire un supporto aereo» ha dichiarato il presidente francese Francois Hollande.
«Ma non andremo oltre questo. Non ci saranno truppe di terra e gli interventi saranno solo in Iraq». «Gli estremisti islamici - ha detto ancora Hollande - hanno prosperato anche perché la comunità internazionale è rimasta inerte».
Per questo, stavolta la Francia ha deciso invece di «agire per proteggere la nostra sicurezza». Una mossa apprezzata dal presidente
Obama: «La Francia - dice alla casa Bianca - è uno dei nostri più antichi e stretti alleati, è un partner forte nei nostri sforzi contro il terrorismo e siamo lieti che americani e francesi lavoreranno ancora una volta insieme per la nostra sicurezza e i nostri valori». Intanto continuano i raid aerei statunitensi contro postazioni dello Stato islamico nel nord dell’Iraq, iniziati l’8 agosto. Secondo i calcoli del Pentagono le operazioni militari americane in Iraq costano 7,5 milioni di dollari al giorno.
La risoluzione di Strasburgo
La guerra in Iraq è arrivata anche in Aula al parlamento europeo. Approvata a larga maggioranza una risoluzione di ferma condanna delle esecuzioni dei giornalisti James Foley e Steven Sotloff e dell’operatore umanitario David Haines ed un chiaro invito agli Stati membri ed alla Ue ad utilizzare tutti i mezzi possibili per combattere l’Isis, includendo un’adeguata assistenza militare alle autorità irachene. Nel testo, firmato da popolari, S&D, verdi, liberali e conservatori, sulla situazione in Iraq e Siria e sull’offensiva dell’Isis, si riconosce la minaccia diretta portata alla sicurezza dei paesi europei dall’espansione del califfato e di altri gruppi estremisti in Medio Oriente. Per risolvere la situazione, chiarisce il Parlamento, è necessaria anche una soluzione politica in Siria. Sul fronte militare, Strasburgo approva la decisione di alcuni governi di fornire materiale militare alle autorità curde, l’impegno degli Usa volto a formare una coalizione internazionale ed il coinvolgimento in questo senso della Lega Araba. Su quello finanziario i deputati chiedono invece l’applicazione di sanzioni sul petrolio estratto dai pozzi in mano all’Isis e misure che impediscano al califfato di sfruttare i paradisi fiscali. Il Parlamento condanna le violenze contro i civili, considerate un crimine contro l’umanità, chiede che non venga assicurata alcuna impunità ai loro autori e pretende un ritorno in sicurezza di tutti i cittadini costretti a fuggire dalle loro case.
18 settembre 2014 | 21:26
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/esteri/14_settem ... 65fe.shtml
Fronte - 2 - Iraq - 1
NUOVO PROCLAMA DEI JIHADISTI
Isis minaccia attacchi con Ebola «Francia pronta a raid aerei su Iraq»
L’allarme viene lanciato in Rete dall’autorevole Site, il sito di monitoraggio dell’integralismo islamico sul web. Hollande: «Non manderemo truppe di terra»
di Redazione Online
Affiliati dello Stato islamico discutono online sull’ipotesi, per i miliziani e i «lupi solitari», di diffondere il virus ebola in Usa e nelle altre nazioni coinvolte nella Coalizione anti-Isis. A riferire la notizia è Site, il sito di monitoraggio dell’integralismo islamico sul web.
Francia pronta ad intervenire
Dopo la diffusione dell’ultimo video in cui compare un altro ostaggio dell’Isis, il giornalista britannico John Cantlie (che «accusa»: «Usa e Gran Bretagna non trattano per noi»), anche la Francia è pronta a prendere parte ai raid aerei sull’Iraq ma non manderà truppe di terra.
«Ho deciso di rispondere alla richiesta delle autorità irachene di offrire un supporto aereo» ha dichiarato il presidente francese Francois Hollande.
«Ma non andremo oltre questo. Non ci saranno truppe di terra e gli interventi saranno solo in Iraq». «Gli estremisti islamici - ha detto ancora Hollande - hanno prosperato anche perché la comunità internazionale è rimasta inerte».
Per questo, stavolta la Francia ha deciso invece di «agire per proteggere la nostra sicurezza». Una mossa apprezzata dal presidente
Obama: «La Francia - dice alla casa Bianca - è uno dei nostri più antichi e stretti alleati, è un partner forte nei nostri sforzi contro il terrorismo e siamo lieti che americani e francesi lavoreranno ancora una volta insieme per la nostra sicurezza e i nostri valori». Intanto continuano i raid aerei statunitensi contro postazioni dello Stato islamico nel nord dell’Iraq, iniziati l’8 agosto. Secondo i calcoli del Pentagono le operazioni militari americane in Iraq costano 7,5 milioni di dollari al giorno.
La risoluzione di Strasburgo
La guerra in Iraq è arrivata anche in Aula al parlamento europeo. Approvata a larga maggioranza una risoluzione di ferma condanna delle esecuzioni dei giornalisti James Foley e Steven Sotloff e dell’operatore umanitario David Haines ed un chiaro invito agli Stati membri ed alla Ue ad utilizzare tutti i mezzi possibili per combattere l’Isis, includendo un’adeguata assistenza militare alle autorità irachene. Nel testo, firmato da popolari, S&D, verdi, liberali e conservatori, sulla situazione in Iraq e Siria e sull’offensiva dell’Isis, si riconosce la minaccia diretta portata alla sicurezza dei paesi europei dall’espansione del califfato e di altri gruppi estremisti in Medio Oriente. Per risolvere la situazione, chiarisce il Parlamento, è necessaria anche una soluzione politica in Siria. Sul fronte militare, Strasburgo approva la decisione di alcuni governi di fornire materiale militare alle autorità curde, l’impegno degli Usa volto a formare una coalizione internazionale ed il coinvolgimento in questo senso della Lega Araba. Su quello finanziario i deputati chiedono invece l’applicazione di sanzioni sul petrolio estratto dai pozzi in mano all’Isis e misure che impediscano al califfato di sfruttare i paradisi fiscali. Il Parlamento condanna le violenze contro i civili, considerate un crimine contro l’umanità, chiede che non venga assicurata alcuna impunità ai loro autori e pretende un ritorno in sicurezza di tutti i cittadini costretti a fuggire dalle loro case.
18 settembre 2014 | 21:26
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Se l'Isis dovesse adottare questa strategia di attacco, l'intero Occidente verrebbe messo in ginocchio.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Cronaca di guerra - 18
Fronte - 6 - Italia - 1
Nel sommario del numero 9/2014 di Limes possiamo tranquillamente leggere che Lapo Pistelli, membro della III Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera dei deputati, è l’autore del capitolo:
“Nella ‘terza guerra mondiale’ noi italiani siamo in prima linea”.
Maronn'u'carmn. Gesù, Gesù. Ma perché certe cose le deve dire Francesco, oppure scrivere un membro della III Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera dei deputati, e solo su una rivista specializzata?
Oppure ancora venirlo sapere dalla prima puntata di PiazzaPulita di lunedì scorso che siamo in guerra?
Il produttore di hastag in quantità industriale sta in silenzio?
#italianistateserenighepensimì?
Fronte - 6 - Italia - 1
Nel sommario del numero 9/2014 di Limes possiamo tranquillamente leggere che Lapo Pistelli, membro della III Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera dei deputati, è l’autore del capitolo:
“Nella ‘terza guerra mondiale’ noi italiani siamo in prima linea”.
Maronn'u'carmn. Gesù, Gesù. Ma perché certe cose le deve dire Francesco, oppure scrivere un membro della III Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera dei deputati, e solo su una rivista specializzata?
Oppure ancora venirlo sapere dalla prima puntata di PiazzaPulita di lunedì scorso che siamo in guerra?
Il produttore di hastag in quantità industriale sta in silenzio?
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Cronaca di guerra - 19
Fronte - 2 - Iraq - 2
La puntata di PiazzaPulita della settimana scorsa in cui Formigli dimostra come siamo all'interno della Terza Guerra Mondiale.
Sangue nostrum
http://www.la7.it/piazzapulita/rivedila ... 014-136702
Fronte - 2 - Iraq - 2
La puntata di PiazzaPulita della settimana scorsa in cui Formigli dimostra come siamo all'interno della Terza Guerra Mondiale.
Sangue nostrum
http://www.la7.it/piazzapulita/rivedila ... 014-136702
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Cronaca di guerra - 20
Fronte - 6 - Italia - 8
La grande truffa dell’Iva in Italia
per finanziare i gruppi islamici
La Procura di Milano: 1.150 milioni di Iva rubati al Fisco. Gli 007: sono finiti ai fondamentalisti islamici per la jihad
di Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella
Cercavano Osama Bin Laden, trovarono solo un pugno di fatture. Ma per le forze alleate il blitz in un covo dei talebani al confine tra Afghanistan e Pakistan nel 2010 si è rivelato una miniera di informazioni che attraverso Europa, Medioriente e Hong Kong hanno portato sulle tracce di una colossale frode fiscale sui certificati ambientali servita a finanziare anche il terrorismo islamico. Le stesse orme seguite dalla Procura di Milano in un’indagine che, innescata dalla denuncia di una commercialista terrorizzata, con l’incriminazione di 38 indagati e il sequestro di 80 milioni di euro colpisce ora un’associazione criminale anglo-pakistana e una franco-israeliana che dal 2009 al 2012 hanno rubato all’Italia più di un miliardo di euro di Iva.
I documenti scoperti nel rifugio, non lontano dall’area dove il 2 maggio 2011 i Navy Seals americani hanno ucciso Bin Laden, conducevano ad Imran Yakub Ahmed, un pachistano di 40 anni con passaporto inglese residente a Preston (Gran Bretagna), amministratore della milanese “Sf Energy Trading spa”, sulla quale stavano indagando i pm Carlo Nocerino e Adriano Scudieri nel pool guidato dall’aggiunto Francesco Greco. I pm e la Guardia di Finanza si erano mossi dopo che a presentarsi in Procura era stata una commercialista di Milano spaventata dalla facilità con la quale guadagnava soldi a palate lavorando per alcune società intestate a prestanome cinesi e italiani, cartiere che facevano girare milioni di euro vendendo e acquistando migliaia di carbon credit .
Con l’accordo di Kyoto sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, infatti, ad ogni Stato è assegnata una quota massima di produzione di CO2. Le aziende che producono meno gas-serra del tetto assegnato possono vendere il rimanente della quota alle imprese meno virtuose emettendo appunto carbon credit , certificati ambientali che possono essere negoziati bilateralmente o in un mercato telematico, scambi sotto la supervisione di autorità pubbliche nazionali quali in Italia il «Gestore dei Mercati Energetici», una spa che fa capo al Ministero dell’Economia.
Le due organizzazioni criminali operavano sia singolarmente che insieme. Acquistavano i certificati in Gran Bretagna, Francia, Olanda e Germania attraverso società fittizie con sede in Italia, vere e proprie «cartiere» che producevano solo fatture e che erano intestate o a prestanome quasi sempre cinesi o a persone estranee ma vittime di furti d’identità. Dopo aver acquistato senza pagare l’Iva, esclusa in questo tipo di transazioni intracomunitarie, le «cartiere» aggiungevano l’Iva al 20 per cento e vendevano i certificati ad altre società, anche queste fittizie, che facevano da intermediari con gli ignari acquirenti finali. Una volta incassata l’Iva, invece di versarla allo Stato italiano la «cartiera» chiudeva i battenti e spariva nel nulla, mentre i soldi, milioni e milioni di euro, venivano dirottati su conti correnti a Cipro e Hong Kong per finire a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti. Lì le rogatorie avviate dai pm milanesi a caccia di Imran Yakum Ahmed sono cadute nel nulla, mentre i soldi sottratti all’Erario italiano sono stati riciclati in diamanti ed investimenti immobiliari. C’è stato anche qualcuno che non ha resistito e ha comprato due orologi da 50mila euro ciascuno in una prestigiosa gioielleria di Roma.
Ma l’aspetto più inquietante che emerge dalle carte dell’indagine milanese è che dietro le «imponenti operazioni di riciclaggio» legate alla frode fiscale potrebbe celarsi un canale di «finanziamento al terrorismo internazionale» di matrice islamica. A lanciare l’allarme sono stati i servizi segreti americani e inglesi che hanno esaminato la documentazione trovata tra le montagne tra Pakistan e Afghanistan e hanno segnalato tutto alla «Hm Revenue & Custom di Londra», una sorta di GdF inglese, il cui ufficio stampa, contattato dal Corriere della Sera , non ha fornito ulteriori dettagli perché non può «discutere di singoli casi per ragioni legali». Peraltro i pm milanesi non hanno prove dirette su questo profilo, né possono utilizzare le carte dell’intelligence . Questo meccanismo criminale è stato replicato per anni in centinaia di transazioni facendo impazzire le polizie di tutta Europa, fino a quando le due organizzazioni hanno trasferito gli affari in Italia dopo che altri Paesi dell’Ue erano corsi ai ripari con norme che avevano di fatto rotto il giocattolo.
Un ginepraio in cui si sono mossi anche gli investigatori della «Bundeskriminalamt» tedesca, della «Service National de Douane Judiciare» francese, ma anche di Belgio e Liechtenstein, tutti coordinati da Europol e Eurojust. La conclusione è che i mercati energetici europei sono «fortemente manipolati e comunque viziati da un numero impressionate di transazioni commerciali effettuate al precipuo scopo di realizzare rilevanti frodi agli Erari». La preoccupazione è alta, tanto che le indagini sono state estese a livello internazionale acquisendo i dati in possesso del «Citl», l’ente di Bruxelles che monitora a livello europeo gli scambi dei permessi di emissione di CO2.
Le indagini della Procura milanese, chiuse in questi giorni in vista della richiesta di processo, solo per il primo filone hanno scoperto una frode da 660 milioni, di cui 80 sequestrati. Trentotto gli indagati di cui 11 ricercati, e un centinaio le perquisizioni eseguite in società e abitazioni. Un’inchiesta parallela, ancora in corso, sta già disvelando un’altra frode del tutto analoga che ha sottratto ai contribuenti italiani altri 450 milioni.
24 settembre 2014 | 07:06
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http://www.corriere.it/cronache/14_sett ... 8a02.shtml
Fronte - 6 - Italia - 8
La grande truffa dell’Iva in Italia
per finanziare i gruppi islamici
La Procura di Milano: 1.150 milioni di Iva rubati al Fisco. Gli 007: sono finiti ai fondamentalisti islamici per la jihad
di Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella
Cercavano Osama Bin Laden, trovarono solo un pugno di fatture. Ma per le forze alleate il blitz in un covo dei talebani al confine tra Afghanistan e Pakistan nel 2010 si è rivelato una miniera di informazioni che attraverso Europa, Medioriente e Hong Kong hanno portato sulle tracce di una colossale frode fiscale sui certificati ambientali servita a finanziare anche il terrorismo islamico. Le stesse orme seguite dalla Procura di Milano in un’indagine che, innescata dalla denuncia di una commercialista terrorizzata, con l’incriminazione di 38 indagati e il sequestro di 80 milioni di euro colpisce ora un’associazione criminale anglo-pakistana e una franco-israeliana che dal 2009 al 2012 hanno rubato all’Italia più di un miliardo di euro di Iva.
I documenti scoperti nel rifugio, non lontano dall’area dove il 2 maggio 2011 i Navy Seals americani hanno ucciso Bin Laden, conducevano ad Imran Yakub Ahmed, un pachistano di 40 anni con passaporto inglese residente a Preston (Gran Bretagna), amministratore della milanese “Sf Energy Trading spa”, sulla quale stavano indagando i pm Carlo Nocerino e Adriano Scudieri nel pool guidato dall’aggiunto Francesco Greco. I pm e la Guardia di Finanza si erano mossi dopo che a presentarsi in Procura era stata una commercialista di Milano spaventata dalla facilità con la quale guadagnava soldi a palate lavorando per alcune società intestate a prestanome cinesi e italiani, cartiere che facevano girare milioni di euro vendendo e acquistando migliaia di carbon credit .
Con l’accordo di Kyoto sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, infatti, ad ogni Stato è assegnata una quota massima di produzione di CO2. Le aziende che producono meno gas-serra del tetto assegnato possono vendere il rimanente della quota alle imprese meno virtuose emettendo appunto carbon credit , certificati ambientali che possono essere negoziati bilateralmente o in un mercato telematico, scambi sotto la supervisione di autorità pubbliche nazionali quali in Italia il «Gestore dei Mercati Energetici», una spa che fa capo al Ministero dell’Economia.
Le due organizzazioni criminali operavano sia singolarmente che insieme. Acquistavano i certificati in Gran Bretagna, Francia, Olanda e Germania attraverso società fittizie con sede in Italia, vere e proprie «cartiere» che producevano solo fatture e che erano intestate o a prestanome quasi sempre cinesi o a persone estranee ma vittime di furti d’identità. Dopo aver acquistato senza pagare l’Iva, esclusa in questo tipo di transazioni intracomunitarie, le «cartiere» aggiungevano l’Iva al 20 per cento e vendevano i certificati ad altre società, anche queste fittizie, che facevano da intermediari con gli ignari acquirenti finali. Una volta incassata l’Iva, invece di versarla allo Stato italiano la «cartiera» chiudeva i battenti e spariva nel nulla, mentre i soldi, milioni e milioni di euro, venivano dirottati su conti correnti a Cipro e Hong Kong per finire a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti. Lì le rogatorie avviate dai pm milanesi a caccia di Imran Yakum Ahmed sono cadute nel nulla, mentre i soldi sottratti all’Erario italiano sono stati riciclati in diamanti ed investimenti immobiliari. C’è stato anche qualcuno che non ha resistito e ha comprato due orologi da 50mila euro ciascuno in una prestigiosa gioielleria di Roma.
Ma l’aspetto più inquietante che emerge dalle carte dell’indagine milanese è che dietro le «imponenti operazioni di riciclaggio» legate alla frode fiscale potrebbe celarsi un canale di «finanziamento al terrorismo internazionale» di matrice islamica. A lanciare l’allarme sono stati i servizi segreti americani e inglesi che hanno esaminato la documentazione trovata tra le montagne tra Pakistan e Afghanistan e hanno segnalato tutto alla «Hm Revenue & Custom di Londra», una sorta di GdF inglese, il cui ufficio stampa, contattato dal Corriere della Sera , non ha fornito ulteriori dettagli perché non può «discutere di singoli casi per ragioni legali». Peraltro i pm milanesi non hanno prove dirette su questo profilo, né possono utilizzare le carte dell’intelligence . Questo meccanismo criminale è stato replicato per anni in centinaia di transazioni facendo impazzire le polizie di tutta Europa, fino a quando le due organizzazioni hanno trasferito gli affari in Italia dopo che altri Paesi dell’Ue erano corsi ai ripari con norme che avevano di fatto rotto il giocattolo.
Un ginepraio in cui si sono mossi anche gli investigatori della «Bundeskriminalamt» tedesca, della «Service National de Douane Judiciare» francese, ma anche di Belgio e Liechtenstein, tutti coordinati da Europol e Eurojust. La conclusione è che i mercati energetici europei sono «fortemente manipolati e comunque viziati da un numero impressionate di transazioni commerciali effettuate al precipuo scopo di realizzare rilevanti frodi agli Erari». La preoccupazione è alta, tanto che le indagini sono state estese a livello internazionale acquisendo i dati in possesso del «Citl», l’ente di Bruxelles che monitora a livello europeo gli scambi dei permessi di emissione di CO2.
Le indagini della Procura milanese, chiuse in questi giorni in vista della richiesta di processo, solo per il primo filone hanno scoperto una frode da 660 milioni, di cui 80 sequestrati. Trentotto gli indagati di cui 11 ricercati, e un centinaio le perquisizioni eseguite in società e abitazioni. Un’inchiesta parallela, ancora in corso, sta già disvelando un’altra frode del tutto analoga che ha sottratto ai contribuenti italiani altri 450 milioni.
24 settembre 2014 | 07:06
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Ultima modifica di camillobenso il 26/09/2014, 10:55, modificato 1 volta in totale.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Cronaca di guerra - 21
Fronte - 8 - Algeria - 1
Hervé Gourdel, l’Isis decapita l’ostaggio in Algeria: “È un messaggio alla Francia”
Nel video diffuso dai jihadisti di Jund-al-Khilafa, gruppo legato ad Al Qaeda ma che appoggia l'autoproclamato califfato islamico, si vedono 4 uomini che, per 4 minuti, leggono un messaggio in arabo rivolto a Hollande, colpevole, a loro dire, di non aver fermato i raid francesi in Iraq. Alla fine del messaggio viene mostrata l'immagine dell'uomo decapitato
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 24 settembre 2014Commenti (29)
Video
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09 ... a/1132037/
Hervé Gourdel, il turista francese rapito lunedì in Algeria da un gruppo di sostenitori dell’autoproclamato califfato islamico, è stato decapitato. Il video che mostra l’esecuzione del 55 enne è stato diffuso su alcuni profili Twitter di simpatizzanti dell’Isis con il titolo “Messaggio di sangue per il governo francese”. Nel filmato, 4 jihadisti di Jund-al-Khilafa, movimento legato ad Al Qaeda nel Maghreb (Aqim) che ha manifestato la volontà di sostenere la lotta dello Stato Islamico, leggono un messaggio in arabo probabilmente rivolto al governo francese, colpevole di non aver ascoltato l’avvertimento lanciato in un altro video girato subito dopo il rapimento dell’uomo. Nella prima clip diffusa, i terroristi, per bocca dello stesso ostaggio, avevano ordinato al presidente della Francia, François Hollande, di fermare immediatamente i raid aerei in Iraq nell’ambito della missione condotta dalla coalizione anti-Isis. Secondo lo specialista del mondo arabo, Naoufel Brahimi, intervistato da France Info, il turista in gita nel paese nordafricano sarebbe stato individuato e catturato dai jihadisti a causa degli spostamenti che l’uomo aggiornava sul suo profilo Facebook.
Nel video, della durata di 4 minuti, i jihadisti leggono un comunicato in arabo in cui, probabilmente, elencano le motivazioni per cui hanno sequestrato e, successivamente, ucciso l’ostaggio. I terroristi avevano chiesto a Hollande di fermare le operazioni militari in Iraq ma , non accontentati, hanno deciso di decapitare l’ostaggio. Prende la parola anche lo stesso Gourdel che lancia un ultimo messaggio alla famiglia, chiamando i suoi parenti nome per nome, ma l’audio del video si interrompe. Prima di giustiziare il 55enne francese, i miliziani dicono che quella che stanno compiendo “è la vendetta per l’aggressione crociata francese al Califfato”.
Il governo francese aveva da subito dichiarato che non si sarebbe fatto impressionare: “Non ci faremo intimidire, non cederemo alle loro minacce. Continueremo a sostenere il governo iracheno”, aveva assicurato il ministro degli Esteri Laurent Fabius. Nei giorni scorsi i presidenti di Francia e Algeria si erano subito sentiti per iniziare le ricerche dell’uomo: “Le autorità algerine – ha dichiarato il presidente francese – stanno già collaborando con noi per liberare l’ostaggio”. Il governo algerino aveva mobilitato 1500 soldati in Cabilia, nel nord del paese, dove Gourdel è stato rapito.
Fronte - 8 - Algeria - 1
Hervé Gourdel, l’Isis decapita l’ostaggio in Algeria: “È un messaggio alla Francia”
Nel video diffuso dai jihadisti di Jund-al-Khilafa, gruppo legato ad Al Qaeda ma che appoggia l'autoproclamato califfato islamico, si vedono 4 uomini che, per 4 minuti, leggono un messaggio in arabo rivolto a Hollande, colpevole, a loro dire, di non aver fermato i raid francesi in Iraq. Alla fine del messaggio viene mostrata l'immagine dell'uomo decapitato
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 24 settembre 2014Commenti (29)
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Hervé Gourdel, il turista francese rapito lunedì in Algeria da un gruppo di sostenitori dell’autoproclamato califfato islamico, è stato decapitato. Il video che mostra l’esecuzione del 55 enne è stato diffuso su alcuni profili Twitter di simpatizzanti dell’Isis con il titolo “Messaggio di sangue per il governo francese”. Nel filmato, 4 jihadisti di Jund-al-Khilafa, movimento legato ad Al Qaeda nel Maghreb (Aqim) che ha manifestato la volontà di sostenere la lotta dello Stato Islamico, leggono un messaggio in arabo probabilmente rivolto al governo francese, colpevole di non aver ascoltato l’avvertimento lanciato in un altro video girato subito dopo il rapimento dell’uomo. Nella prima clip diffusa, i terroristi, per bocca dello stesso ostaggio, avevano ordinato al presidente della Francia, François Hollande, di fermare immediatamente i raid aerei in Iraq nell’ambito della missione condotta dalla coalizione anti-Isis. Secondo lo specialista del mondo arabo, Naoufel Brahimi, intervistato da France Info, il turista in gita nel paese nordafricano sarebbe stato individuato e catturato dai jihadisti a causa degli spostamenti che l’uomo aggiornava sul suo profilo Facebook.
Nel video, della durata di 4 minuti, i jihadisti leggono un comunicato in arabo in cui, probabilmente, elencano le motivazioni per cui hanno sequestrato e, successivamente, ucciso l’ostaggio. I terroristi avevano chiesto a Hollande di fermare le operazioni militari in Iraq ma , non accontentati, hanno deciso di decapitare l’ostaggio. Prende la parola anche lo stesso Gourdel che lancia un ultimo messaggio alla famiglia, chiamando i suoi parenti nome per nome, ma l’audio del video si interrompe. Prima di giustiziare il 55enne francese, i miliziani dicono che quella che stanno compiendo “è la vendetta per l’aggressione crociata francese al Califfato”.
Il governo francese aveva da subito dichiarato che non si sarebbe fatto impressionare: “Non ci faremo intimidire, non cederemo alle loro minacce. Continueremo a sostenere il governo iracheno”, aveva assicurato il ministro degli Esteri Laurent Fabius. Nei giorni scorsi i presidenti di Francia e Algeria si erano subito sentiti per iniziare le ricerche dell’uomo: “Le autorità algerine – ha dichiarato il presidente francese – stanno già collaborando con noi per liberare l’ostaggio”. Il governo algerino aveva mobilitato 1500 soldati in Cabilia, nel nord del paese, dove Gourdel è stato rapito.
Ultima modifica di camillobenso il 26/09/2014, 10:59, modificato 2 volte in totale.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
La caccia a questi criminali invasati, che hanno paura di non andare in paradiso se uccisi da una donna, non sarà facile.
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