Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
d'alema, come altri dimostra di non aver capito niente dopo le amministrative dell'anno scorso.
O, più esattamente, fa finta di non capire.
Problema:
NOI comuni mortali vogliamo che il pd ritiri IMMEDIATAMENTE l'appoggio agli affaristi al governo o no?
Questa è la domanda primaria.
Se la risposta è sì, si può per esempio tempestare di mail i siti di alcuni esponenti e del pd stesso per chiedere di andare a votare e di farla finita con le alleanze insensate.
O, più esattamente, fa finta di non capire.
Problema:
NOI comuni mortali vogliamo che il pd ritiri IMMEDIATAMENTE l'appoggio agli affaristi al governo o no?
Questa è la domanda primaria.
Se la risposta è sì, si può per esempio tempestare di mail i siti di alcuni esponenti e del pd stesso per chiedere di andare a votare e di farla finita con le alleanze insensate.
"Ma anche i furbi commettono un errore quando danno per scontato che tutti gli altri siano stupidi. E invece non tutti sono stupidi, impiegano solo un po' più di tempo a capire, tutto qui".
Robert Harris, "Archangel"
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Re: Come se ne viene fuori ?
Cosa già fatta da me...
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Re: Come se ne viene fuori ?
Maroni dichiara che sono cose dell'altro mondo. D'altra parte che dovrebbe dire ora che finalmente ha preso le redini del Carroccio e ne viene completamente travolto?
Questa tangente era già stata ventilata mesi fa quando è scoppiato il caso Finmeccanica.
Ma non c'era solo Lega, i Re Magi di Finmeccanica si sono recati per 14 volte nella grotta del bambin Casini, riscaldato dal bue e l'asinello.
Portarono solo oro,.......a Pier e compagni l'incenso e la mirra non serve.
Adesso che ritorna di nuovo il caso Finmeccanica vediamo se abbiamo a che fare con la "Giustizia" o con la "giustizia".
Vediamo se mentre Pierazzurro liquida l'Udc per dar vita al Partito della Nazione (ma dove cavolo vanno a prendere sti nomi!!!) rispunteranno fuori i viaggi dei Re Magi in casa Udc.
La Lega si e l'Udc no?
********
IL CASO
"Sugli elicotteri Finmeccanica all'India
tangente di 10 milioni per la Lega"
Perquisizioni in Svizzera dopo l'accusa dell'ex dirigente Borgogni: a un intermediario versati 51 milioni, parte dei quali sarebbero stati girati a politici. Una fetta sarebbe finita a un "referente" di Orsi, all'epoca al vertice della Agusta
di DARIO DEL PORTO e CONCHITA SANNINO
NAPOLI - Missione a Lugano. Le dichiarazioni dell'ex capo delle relazioni esterne di Finmeccanica Lorenzo Borgogni portano i magistrati napoletani fino in Svizzera. Si cercano i riscontri a un'altra ipotesi di riciclaggio e tangenti. Al centro di questo filone, un affare da 51 milioni di euro che fa tremare la Lega e allunga ombre sull'attuale amministratore delegato del colosso di Stato, Giuseppe Orsi.
L'abitazione e dieci società ritenute riconducibili a Guido Ralph Haschke, imprenditore con la doppia cittadinanza che si muove prevalentemente sul mercato indiano, sono state perquisite ieri a Lugano dalla Procura di Napoli. Sul decreto, ottenuto per rogatoria dalla Procura federale della città svizzera, torna l'ipotesi di corruzione internazionale. L'indagine parte dalla vendita di 12 elicotteri al governo indiano da parte di Agusta Westland, la società di cui è stato amministratore Giuseppe Orsi, oggi al vertice di Finmeccanica. Al rientro dalla Svizzera, gli inquirenti appaiono ottimisti. Tra le carte e i contratti sequestrati ad Haschke, avrebbero trovato prime, importanti conferme al quadro delle accuse. "Siamo molto soddisfatti, andiamo avanti", commentano gli investigatori.
È una storia complessa e ancora da sviluppare, quella raccontata da Borgogni, sentito più volte come teste dai pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, che con il procuratore aggiunto Francesco Greco, coordinano l'inchiesta sugli appalti Finmeccanica. "Riferisco in maniera trasparente quello che ho appreso durante le mie funzioni in Finmeccanica", ha premesso il testimone, sentito per l'ultima volta una settimana fa. E ha spiegato: nell'affare elicotteri in India sarebbe stata riconosciuta, a titolo di intermediazione, una somma che, da 41 milioni di euro iniziali, è lievitata fino alla cifra definitiva di 51 milioni. Un aumento di dieci milioni che si sarebbe reso necessario, è l'ipotesi prospettata dal testimone Borgogni, non solo per garantire il compenso pattuito con Haschke, ma soprattutto per soddisfare le richieste, stavolta di tangenti, di un altro intermediario che avrebbe "girato" a politici della Lega parte del suo maxi onorario. Forse proprio quei 10 milioni aggiunti in extremis.
Borgogni, scendendo nei dettagli, dice ai pm di Napoli: di quei 51 milioni, 20 sarebbero andati ad Haschke come compenso pattuito preventivamente per la sua riconosciuta attività professionale di intermediazione all'estero. Il resto, sempre secondo il racconto di Borgogni, sarebbe stato versato dal gruppo Finmeccanica a un altro professionista, un uomo che affiancava Haschke e indicato come "referente" di Giuseppe Orsi, il manager già al vertice di Agusta, in quel momento in procinto di diventare - con il decisivo sostegno della Lega Nord - amministratore delegato di Finmeccanica al posto di Piefrancesco Guarguaglini. Per Borgogni, l'intermediario ancora senza nome era il collettore delle tangenti dirottate verso le due anime della Lega, all'epoca non ancora irrimediabilmente spaccate tra i maroniani e i fedelissimi di Bossi. Le indagini dovranno ora approfondire la natura dei rapporti tra Haschke e Orsi. Il professionista italo svizzero ha avuto rapporti d'affari con Finmeccanica sin dagli anni Novanta, quando il direttore generale del colosso era Giorgio Zappa. Proprio quest'ultimo avrebbe presentato Haschke ad Orsi, che a quel tempo era "soltanto" l'amministratore della società più in vista, Agusta.
Una ricostruzione da verificare, che i magistrati hanno doverosamente deciso di approfondire. Così sono partiti i contatti con il procuratore federale di Lugano. Ed è stata avviata la rogatoria. Ieri, la svolta. I pm indagano per corruzione internazionale e riciclaggio. Nel corso delle perquisizioni è stata acquisita documentazione ritenuta estremamente utile allo sviluppo di un'inchiesta dagli sviluppi potenzialmente esplosivi. Haschke avrebbe fornito le prime risposte sempre alle autorità elvetiche, nelle prossime ore sarà interrogato come indagato alla presenza del suo avvocato. Anche il materiale sequestrato dovrà essere trasmesso ai magistrati italiani in base alle procedure internazionali. Sul caso si sono mosse anche le autorità di Nuova Delhi.
(24 aprile 2012)
La Repubblica
Questa tangente era già stata ventilata mesi fa quando è scoppiato il caso Finmeccanica.
Ma non c'era solo Lega, i Re Magi di Finmeccanica si sono recati per 14 volte nella grotta del bambin Casini, riscaldato dal bue e l'asinello.
Portarono solo oro,.......a Pier e compagni l'incenso e la mirra non serve.
Adesso che ritorna di nuovo il caso Finmeccanica vediamo se abbiamo a che fare con la "Giustizia" o con la "giustizia".
Vediamo se mentre Pierazzurro liquida l'Udc per dar vita al Partito della Nazione (ma dove cavolo vanno a prendere sti nomi!!!) rispunteranno fuori i viaggi dei Re Magi in casa Udc.
La Lega si e l'Udc no?
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IL CASO
"Sugli elicotteri Finmeccanica all'India
tangente di 10 milioni per la Lega"
Perquisizioni in Svizzera dopo l'accusa dell'ex dirigente Borgogni: a un intermediario versati 51 milioni, parte dei quali sarebbero stati girati a politici. Una fetta sarebbe finita a un "referente" di Orsi, all'epoca al vertice della Agusta
di DARIO DEL PORTO e CONCHITA SANNINO
NAPOLI - Missione a Lugano. Le dichiarazioni dell'ex capo delle relazioni esterne di Finmeccanica Lorenzo Borgogni portano i magistrati napoletani fino in Svizzera. Si cercano i riscontri a un'altra ipotesi di riciclaggio e tangenti. Al centro di questo filone, un affare da 51 milioni di euro che fa tremare la Lega e allunga ombre sull'attuale amministratore delegato del colosso di Stato, Giuseppe Orsi.
L'abitazione e dieci società ritenute riconducibili a Guido Ralph Haschke, imprenditore con la doppia cittadinanza che si muove prevalentemente sul mercato indiano, sono state perquisite ieri a Lugano dalla Procura di Napoli. Sul decreto, ottenuto per rogatoria dalla Procura federale della città svizzera, torna l'ipotesi di corruzione internazionale. L'indagine parte dalla vendita di 12 elicotteri al governo indiano da parte di Agusta Westland, la società di cui è stato amministratore Giuseppe Orsi, oggi al vertice di Finmeccanica. Al rientro dalla Svizzera, gli inquirenti appaiono ottimisti. Tra le carte e i contratti sequestrati ad Haschke, avrebbero trovato prime, importanti conferme al quadro delle accuse. "Siamo molto soddisfatti, andiamo avanti", commentano gli investigatori.
È una storia complessa e ancora da sviluppare, quella raccontata da Borgogni, sentito più volte come teste dai pm Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, che con il procuratore aggiunto Francesco Greco, coordinano l'inchiesta sugli appalti Finmeccanica. "Riferisco in maniera trasparente quello che ho appreso durante le mie funzioni in Finmeccanica", ha premesso il testimone, sentito per l'ultima volta una settimana fa. E ha spiegato: nell'affare elicotteri in India sarebbe stata riconosciuta, a titolo di intermediazione, una somma che, da 41 milioni di euro iniziali, è lievitata fino alla cifra definitiva di 51 milioni. Un aumento di dieci milioni che si sarebbe reso necessario, è l'ipotesi prospettata dal testimone Borgogni, non solo per garantire il compenso pattuito con Haschke, ma soprattutto per soddisfare le richieste, stavolta di tangenti, di un altro intermediario che avrebbe "girato" a politici della Lega parte del suo maxi onorario. Forse proprio quei 10 milioni aggiunti in extremis.
Borgogni, scendendo nei dettagli, dice ai pm di Napoli: di quei 51 milioni, 20 sarebbero andati ad Haschke come compenso pattuito preventivamente per la sua riconosciuta attività professionale di intermediazione all'estero. Il resto, sempre secondo il racconto di Borgogni, sarebbe stato versato dal gruppo Finmeccanica a un altro professionista, un uomo che affiancava Haschke e indicato come "referente" di Giuseppe Orsi, il manager già al vertice di Agusta, in quel momento in procinto di diventare - con il decisivo sostegno della Lega Nord - amministratore delegato di Finmeccanica al posto di Piefrancesco Guarguaglini. Per Borgogni, l'intermediario ancora senza nome era il collettore delle tangenti dirottate verso le due anime della Lega, all'epoca non ancora irrimediabilmente spaccate tra i maroniani e i fedelissimi di Bossi. Le indagini dovranno ora approfondire la natura dei rapporti tra Haschke e Orsi. Il professionista italo svizzero ha avuto rapporti d'affari con Finmeccanica sin dagli anni Novanta, quando il direttore generale del colosso era Giorgio Zappa. Proprio quest'ultimo avrebbe presentato Haschke ad Orsi, che a quel tempo era "soltanto" l'amministratore della società più in vista, Agusta.
Una ricostruzione da verificare, che i magistrati hanno doverosamente deciso di approfondire. Così sono partiti i contatti con il procuratore federale di Lugano. Ed è stata avviata la rogatoria. Ieri, la svolta. I pm indagano per corruzione internazionale e riciclaggio. Nel corso delle perquisizioni è stata acquisita documentazione ritenuta estremamente utile allo sviluppo di un'inchiesta dagli sviluppi potenzialmente esplosivi. Haschke avrebbe fornito le prime risposte sempre alle autorità elvetiche, nelle prossime ore sarà interrogato come indagato alla presenza del suo avvocato. Anche il materiale sequestrato dovrà essere trasmesso ai magistrati italiani in base alle procedure internazionali. Sul caso si sono mosse anche le autorità di Nuova Delhi.
(24 aprile 2012)
La Repubblica
Re: Come se ne viene fuori ?
Fitoussi: le Borse ballano perché l'Europa lo permette. Hollande? Non vada dalla Merkel
Le elezioni francesi c'entrano poco, «le Borse europee ballano perché l'Europa ha accettato, non esplicitamente, di mettersi sotto il controllo dei mercati finanziari e ha aperto spazio alla speculazione». Lo ha detto l'economista Jean Paul Fitoussi prima di entrare in audizione in commissione Bilancio della Camera, respingendo l'ipotesi che a far cadere le Borse ieri siano stati i risultati delle presidenziali francesi per il successo di Francois Hollande oppure per il boom del Front National di Marine de Pen.
«I mercati ballano - ha proseguito Fitoussi - perchè così guadagnano molto, dove c'è volatilità guadagna la speculazione, cercano quindi solo un'occasione per fare l'altalena: la settimana scorsa era la Spagna, questa settimana la Francia, la prossima settimana sarà l'Irlanda. Il problema è che è l'Europa a permetterlo e il fiscal compact non ha risolto il problema».
Secondo Fitoussi la speculazione ha mano libera nei confronti dei paesi dell'Eurozona perchè la Bce non può intervenire acquistando in asta titoli e non abbiamo gli eurobond. Fitoussi ha poi citato l'esempio del Giappone. «Tokyo - ha detto - si è visto abbassare il rating sotto il livello del Botsawa, ma l'effetto sugli interessi dei suoi titoli di Stato è stato nullo. Questo perchè - ha spiegato - la speculazione non attacca un paese che ha una banca centrale che può acquistare i titoli di Stato».
Il consiglio a Hollande
L'economista ha poi dispensato un consiglio a Francois Hollande, favorito alla presidenza della Francia. «Il mio consiglio ad Hollande è di non andare dalla Merkel (per discutere del fiscal ompact ndr), prima vada dagli altri paesi dell'Eurozona e faccia un un gruppo di pressione. Se Hollande andrà dalla Merkel - ha proseguito l'economista francese - sarà spacciato come lo è stato Jospin che alla fine ha dovuto firmare. Se poi - ha concluso provocatoriamente - la Germania non accetta, che vada fuori dall'euro». Applausi della commissione.
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza- ... d=AbZpszSF
Le elezioni francesi c'entrano poco, «le Borse europee ballano perché l'Europa ha accettato, non esplicitamente, di mettersi sotto il controllo dei mercati finanziari e ha aperto spazio alla speculazione». Lo ha detto l'economista Jean Paul Fitoussi prima di entrare in audizione in commissione Bilancio della Camera, respingendo l'ipotesi che a far cadere le Borse ieri siano stati i risultati delle presidenziali francesi per il successo di Francois Hollande oppure per il boom del Front National di Marine de Pen.
«I mercati ballano - ha proseguito Fitoussi - perchè così guadagnano molto, dove c'è volatilità guadagna la speculazione, cercano quindi solo un'occasione per fare l'altalena: la settimana scorsa era la Spagna, questa settimana la Francia, la prossima settimana sarà l'Irlanda. Il problema è che è l'Europa a permetterlo e il fiscal compact non ha risolto il problema».
Secondo Fitoussi la speculazione ha mano libera nei confronti dei paesi dell'Eurozona perchè la Bce non può intervenire acquistando in asta titoli e non abbiamo gli eurobond. Fitoussi ha poi citato l'esempio del Giappone. «Tokyo - ha detto - si è visto abbassare il rating sotto il livello del Botsawa, ma l'effetto sugli interessi dei suoi titoli di Stato è stato nullo. Questo perchè - ha spiegato - la speculazione non attacca un paese che ha una banca centrale che può acquistare i titoli di Stato».
Il consiglio a Hollande
L'economista ha poi dispensato un consiglio a Francois Hollande, favorito alla presidenza della Francia. «Il mio consiglio ad Hollande è di non andare dalla Merkel (per discutere del fiscal ompact ndr), prima vada dagli altri paesi dell'Eurozona e faccia un un gruppo di pressione. Se Hollande andrà dalla Merkel - ha proseguito l'economista francese - sarà spacciato come lo è stato Jospin che alla fine ha dovuto firmare. Se poi - ha concluso provocatoriamente - la Germania non accetta, che vada fuori dall'euro». Applausi della commissione.
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza- ... d=AbZpszSF
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il consiglio a Hollande
L'economista ha poi dispensato un consiglio a Francois Hollande, favorito alla presidenza della Francia. «Il mio consiglio ad Hollande è di non andare dalla Merkel (per discutere del fiscal ompact ndr), prima vada dagli altri paesi dell'Eurozona e faccia un un gruppo di pressione. Se Hollande andrà dalla Merkel - ha proseguito l'economista francese - sarà spacciato come lo è stato Jospin che alla fine ha dovuto firmare. Se poi - ha concluso provocatoriamente - la Germania non accetta, che vada fuori dall'euro». Applausi della commissione.
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Strategicamente...è un buon consiglio.....
L'economista ha poi dispensato un consiglio a Francois Hollande, favorito alla presidenza della Francia. «Il mio consiglio ad Hollande è di non andare dalla Merkel (per discutere del fiscal ompact ndr), prima vada dagli altri paesi dell'Eurozona e faccia un un gruppo di pressione. Se Hollande andrà dalla Merkel - ha proseguito l'economista francese - sarà spacciato come lo è stato Jospin che alla fine ha dovuto firmare. Se poi - ha concluso provocatoriamente - la Germania non accetta, che vada fuori dall'euro». Applausi della commissione.
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Strategicamente...è un buon consiglio.....
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Re: Come se ne viene fuori ?
Sono del tuo stesso parere.camillobenso ha scritto:Il consiglio a Hollande
L'economista ha poi dispensato un consiglio a Francois Hollande, favorito alla presidenza della Francia. «Il mio consiglio ad Hollande è di non andare dalla Merkel (per discutere del fiscal ompact ndr), prima vada dagli altri paesi dell'Eurozona e faccia un un gruppo di pressione. Se Hollande andrà dalla Merkel - ha proseguito l'economista francese - sarà spacciato come lo è stato Jospin che alla fine ha dovuto firmare. Se poi - ha concluso provocatoriamente - la Germania non accetta, che vada fuori dall'euro». Applausi della commissione.
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Strategicamente...è un buon consiglio.....
Holland vada in giro per tutti i paesi area euro, magari appoggiato da Monti, si mettano tutti insieme e vanno a chiedere gli Eurobond alla Merkel.
Se la Merkel non ci sta è lei e la Germania che escono dall'euro.
Augh
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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Re: Come se ne viene fuori ?
SPECIALE BAGAGLINO
LE GRANDI MANOVRE DEI PARTITI
Berlusconi: «Voto possibile a ottobre
Sinistra favorita, nuovo nome al Pdl»
Bersani rilancia: «Dimezzare da subito i rimborsi ai partiti»
Casini: «L'unità dei moderati si costruisce sui programmi»
MILANO - È possibile che si vada a votare a ottobre. Lo ha detto il leader del Pdl, Silvio Berlusconi, spiegando ai coordinatori regionali del partito che il centrosinistra potrebbe puntare al voto anticipato, convinta di poter vincere con l'attuale legge elettorale. Berlusconi, intervenendo martedì alla riunione del Pdl nell'auletta dei gruppi di Montecitorio, ha spiegato che se si andasse alle elezioni a ottobre la sinistra potrebbe vincere, visto che la Lega «masochisticamente» ha deciso di andare alle amministrative da sola e Fini è andato via.
IL NOME - Ma il cavaliere ha aggiunto anche che il Pdl può vincere le prossime elezioni «solo se i moderati restano uniti». «Noi speriamo che i moderati si possano presentare insieme alle prossime elezioni» ha precisato rispondendo a chi gli chiedeva se il suo partito sarà alternativo o alleato di Pier Ferdinando Casini. «I moderati dal 1948 a oggi sono la maggioranza del paese - ha detto l'ex premier - se si dividono consegnano la maggioranza alla sinistra». Sul Pdl l'ex premier è tornato a parlare del nome del partito: l'ipotesi è il cambio nel corso del prossimo congresso. «L'acronimo Pdl non suscita emozione, sottoporremo un altro nome per il nostro partito - ha commentato Berlusconi - che però resta lo stesso, composto dalle stesse persone che credono nelle stesse cose, nelle nostre idee». Rinnovata la stima nei confronti di Angelino Alfano: «Lo conosco bene - ha detto l'ex premier -lavoro con lui da oltre dieci anni, è dotato di una lealtà assoluta e di una capacità straordinaria e di quel quid in più che solo lui ha e di cui c'è bisogno». Sul lavoro in atto, Berlusconi non ha dubbi: « Stiamo lavorando ad un sistema elettorale che si avvicini a quello tedesco»
L'ANNIVERSARIO- Ed è sempre il segretario del Pdl ad annunciare «una grande iniziativa per i 18 anni dalla discesa in campo del presidente Berlusconi». Ma non in chiave «nostalgica, ma guardando al futuro». Infatti «nel 1994 sono nati tanti bambini che oggi hanno diciotto anni, che voteranno per le amministrative e che sono iscritti, come risulta dal nostro tesseramento, al Pdl. Ai coordinatori - ha aggiunto Alfano - arriveranno gli elenchi di questi bambini, oggi diciottenni. Saranno loro a essere coinvolti in prima linea per un bellissimo evento, ricordando quel giorno e guardando al tempo stesso al futuro».
IL PD - Le grandi manovre per le prossime elezioni sembrano iniziate. Anche nel fronte opposto: Pier Luigi Bersani ha annunciato che presenterà una proposta di riforma del finanziamento ai partiti con la richiesta del dimezzamento dei fondi pubblici. Sono due gli interventi previsti nella proposta predisposta dal Pd: il taglio del 50 per cento della prossima tranche dei rimborsi già previsti e l'introduzione per il futuro di un sistema che prevede la metà degli attuali fondi. Dopo la difesa del finanziamento ai partiti, insieme ad Alfano e Casini, Bersani torna dunque sull'argomento proponendo questa volta di scendere sotto la soglia dei 100milioni l'anno, quasi la metà dei 180mln che oggi percepiscono i partiti. E aggiunge: «Il Pd mantiene la parola data e per noi si vota nella primavera del 2013. Se Berlusconi ha problemi lui, lo dica ma mi consenta di lasciare a me la parola sul Pd».
LE REPLICHE- Per Renato Schifani il voto a ottobre «sarebbe un danno». Mentre il leader dell'Udc replica a Berlusconi sulle possibilità di un'alleanza: «L'unità dei moderati si costruisce su cose concrete, sui programmi, non su nominalismi»
Redazione Online
Corriereit
24 aprile 2012 | 20:14
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LE GRANDI MANOVRE DEI PARTITI
Berlusconi: «Voto possibile a ottobre
Sinistra favorita, nuovo nome al Pdl»
Bersani rilancia: «Dimezzare da subito i rimborsi ai partiti»
Casini: «L'unità dei moderati si costruisce sui programmi»
MILANO - È possibile che si vada a votare a ottobre. Lo ha detto il leader del Pdl, Silvio Berlusconi, spiegando ai coordinatori regionali del partito che il centrosinistra potrebbe puntare al voto anticipato, convinta di poter vincere con l'attuale legge elettorale. Berlusconi, intervenendo martedì alla riunione del Pdl nell'auletta dei gruppi di Montecitorio, ha spiegato che se si andasse alle elezioni a ottobre la sinistra potrebbe vincere, visto che la Lega «masochisticamente» ha deciso di andare alle amministrative da sola e Fini è andato via.
IL NOME - Ma il cavaliere ha aggiunto anche che il Pdl può vincere le prossime elezioni «solo se i moderati restano uniti». «Noi speriamo che i moderati si possano presentare insieme alle prossime elezioni» ha precisato rispondendo a chi gli chiedeva se il suo partito sarà alternativo o alleato di Pier Ferdinando Casini. «I moderati dal 1948 a oggi sono la maggioranza del paese - ha detto l'ex premier - se si dividono consegnano la maggioranza alla sinistra». Sul Pdl l'ex premier è tornato a parlare del nome del partito: l'ipotesi è il cambio nel corso del prossimo congresso. «L'acronimo Pdl non suscita emozione, sottoporremo un altro nome per il nostro partito - ha commentato Berlusconi - che però resta lo stesso, composto dalle stesse persone che credono nelle stesse cose, nelle nostre idee». Rinnovata la stima nei confronti di Angelino Alfano: «Lo conosco bene - ha detto l'ex premier -lavoro con lui da oltre dieci anni, è dotato di una lealtà assoluta e di una capacità straordinaria e di quel quid in più che solo lui ha e di cui c'è bisogno». Sul lavoro in atto, Berlusconi non ha dubbi: « Stiamo lavorando ad un sistema elettorale che si avvicini a quello tedesco»
L'ANNIVERSARIO- Ed è sempre il segretario del Pdl ad annunciare «una grande iniziativa per i 18 anni dalla discesa in campo del presidente Berlusconi». Ma non in chiave «nostalgica, ma guardando al futuro». Infatti «nel 1994 sono nati tanti bambini che oggi hanno diciotto anni, che voteranno per le amministrative e che sono iscritti, come risulta dal nostro tesseramento, al Pdl. Ai coordinatori - ha aggiunto Alfano - arriveranno gli elenchi di questi bambini, oggi diciottenni. Saranno loro a essere coinvolti in prima linea per un bellissimo evento, ricordando quel giorno e guardando al tempo stesso al futuro».
IL PD - Le grandi manovre per le prossime elezioni sembrano iniziate. Anche nel fronte opposto: Pier Luigi Bersani ha annunciato che presenterà una proposta di riforma del finanziamento ai partiti con la richiesta del dimezzamento dei fondi pubblici. Sono due gli interventi previsti nella proposta predisposta dal Pd: il taglio del 50 per cento della prossima tranche dei rimborsi già previsti e l'introduzione per il futuro di un sistema che prevede la metà degli attuali fondi. Dopo la difesa del finanziamento ai partiti, insieme ad Alfano e Casini, Bersani torna dunque sull'argomento proponendo questa volta di scendere sotto la soglia dei 100milioni l'anno, quasi la metà dei 180mln che oggi percepiscono i partiti. E aggiunge: «Il Pd mantiene la parola data e per noi si vota nella primavera del 2013. Se Berlusconi ha problemi lui, lo dica ma mi consenta di lasciare a me la parola sul Pd».
LE REPLICHE- Per Renato Schifani il voto a ottobre «sarebbe un danno». Mentre il leader dell'Udc replica a Berlusconi sulle possibilità di un'alleanza: «L'unità dei moderati si costruisce su cose concrete, sui programmi, non su nominalismi»
Redazione Online
Corriereit
24 aprile 2012 | 20:14
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Re: Come se ne viene fuori ?
Un impero invisibile
Potrebbe essere il titolo di questo video che trovo molto interessante per la sua semplicità.
http://www.youtube.com/watch?feature=pl ... DZhEme68vE#!
I termini del problema mi sembrano chiari.
Le soluzioni? Boh!
Potrebbe essere il titolo di questo video che trovo molto interessante per la sua semplicità.
http://www.youtube.com/watch?feature=pl ... DZhEme68vE#!
I termini del problema mi sembrano chiari.
Le soluzioni? Boh!
Re: Come se ne viene fuori ?
L’ultima tentazione di Casini
25 aprile 2012
Non è la prima volta che Silvio Berlusconi lascia filtrare le sue valutazioni circa le segrete intenzioni del Partito democratico, a suo giudizio deciso a ritirare il sostegno al governo Monti per andare al voto in ottobre. Va detto che il Berlusconi retroscenista è travestimento persino meno credibile del «presidente operaio» di un tempo: da un antico amante del burlesque come lui sarebbe lecito attendersi di meglio. Ma non si tratta nemmeno di una profezia pronunciata nella speranza che si autoavveri. Il Cavaliere sa troppo bene quale ricordo abbia lasciato negli italiani. Il tentativo di rilanciarsi cavalcando la campagna sul discredito dei partiti e contro i finanziamenti pubblici non basta a cancellare dalla memoria degli elettori i fasti del governo Berlusconi-Scilipoti. Tutti ricordano a quali livelli fosse arrivato il prestigio dell’esecutivo e del suo capo, in Italia e nel mondo. Tutti ricordano le risate di scherno dei capi di governo europei, il rifiuto di incontrarlo e persino di nominarlo nei discorsi ufficiali da parte dei leader occidentali, e ricordano altrettanto bene i giorni in cui l’Italia sembrava sull’orlo della bancarotta, non foss’altro perché di tutto questo stanno ancora pagando il conto. E se neanche questo bastasse a far tornare la memoria agli italiani, ci penserebbero le udienze del processo Ruby. I dettagli delle cene di Arcore fanno l’effetto di un brutto sogno riaffiorato improvvisamente alla mente nel bel mezzo di una dura giornata di lavoro: un’immagine al tempo stesso terrificante e lontana. Surreale e anacronistica.
Mentre Roberto Formigoni nella sua Lombardia e la Lega in tutto il nord affondano ogni giorno di più nella stessa palude di scandali e discredito, si capisce che il leader del Pdl su un punto almeno sia pienamente sincero: se si andasse alle elezioni in un momento simile per le forze dell’ex centrodestra sarebbe una catastrofe. Berlusconi ha dunque bisogno di tempo, ma sa anche che ogni giorno che passa gli italiani, invece di dimenticare, prendono maggiore coscienza degli effetti reali della sua lunga stagione di governo. Dunque non può andare alle elezioni, ma nemmeno può assistere impassibile alla progressiva consunzione del suo blocco di consenso. E così da un lato cerca sempre nuovi diversivi, dall’altra, come un pugile ormai incapace di proteggersi dai colpi dell’avversario, tenta di abbracciarlo, per tenerlo stretto a sé il più a lungo possibile. Anche oltre il 2013. Anche dopo una tornata elettorale che a questo punto Berlusconi, non potendola evitare, vorrebbe sterilizzare in partenza. Questa è la vera offerta che il Cavaliere avanza a Pier Ferdinando Casini: la prospettiva di un prolungamento della «tregua» ben oltre le prossime elezioni. In fondo, la sua strategia politica è molto simile alla sua strategia processuale: cosciente di non poter vincere la partita, punta a farne rinviare lo svolgimento il più a lungo possibile. A questo scopo ha bisogno delle campagne contro i partiti e contro la politica, non di riforme. Tanto meno di riforme che tolgano munizioni a quelle campagne. Perché la supplenza dei tecnici possa prolungarsi anche oltre il 2013, la politica, tutta la politica, deve restare debole, divisa e delegittimata.
È un’offerta che Casini non può non considerare seriamente, in tutti i suoi aspetti, compresa la rinuncia a quella stessa riforma della legge elettorale in direzione del modello tedesco che pure all’Udc è sempre stata a cuore. Ma Casini sa bene che in un sistema politico riformato e rilegittimato, se anche il sistema di voto fosse il proporzionale puro, lo spazio per il suo Terzo Polo (o comunque si chiamerà) sarebbe assai ridotto. Se nessuno dei due schieramenti ottenesse la maggioranza, sarebbero comunque i partiti maggiori a decidere l’eventuale convergenza, a stabilirne i termini e le condizioni. In un sistema politico rinnovato e rilegittimato sarebbero comunque i partiti maggiori a menare le danze. Per centristi, tecnici e aspiranti salvatori della patria rimarrebbe al più un ruolo da comprimari.
Ecco perché a lavorare per una relativa, felpata, non dichiarata destabilizzazione del governo Monti potrebbero essere proprio quelli che sui giornali e in televisione si presentano ogni giorno come i suoi più strenui sostenitori. Fortunatamente, però, una certa brezza proveniente d’Oltralpe ha già cominciato a soffiare anche da noi, mostrando a tutti quale sia la vera posta in gioco, oggi, in Europa. Dunque anche in Italia. E il conseguente magrissimo risultato dei centristi del MoDem di François Bayrou è un segnale che dovrebbe arrivare forte e chiaro anche ai centristi di casa nostra.
l'unità
25 aprile 2012
Non è la prima volta che Silvio Berlusconi lascia filtrare le sue valutazioni circa le segrete intenzioni del Partito democratico, a suo giudizio deciso a ritirare il sostegno al governo Monti per andare al voto in ottobre. Va detto che il Berlusconi retroscenista è travestimento persino meno credibile del «presidente operaio» di un tempo: da un antico amante del burlesque come lui sarebbe lecito attendersi di meglio. Ma non si tratta nemmeno di una profezia pronunciata nella speranza che si autoavveri. Il Cavaliere sa troppo bene quale ricordo abbia lasciato negli italiani. Il tentativo di rilanciarsi cavalcando la campagna sul discredito dei partiti e contro i finanziamenti pubblici non basta a cancellare dalla memoria degli elettori i fasti del governo Berlusconi-Scilipoti. Tutti ricordano a quali livelli fosse arrivato il prestigio dell’esecutivo e del suo capo, in Italia e nel mondo. Tutti ricordano le risate di scherno dei capi di governo europei, il rifiuto di incontrarlo e persino di nominarlo nei discorsi ufficiali da parte dei leader occidentali, e ricordano altrettanto bene i giorni in cui l’Italia sembrava sull’orlo della bancarotta, non foss’altro perché di tutto questo stanno ancora pagando il conto. E se neanche questo bastasse a far tornare la memoria agli italiani, ci penserebbero le udienze del processo Ruby. I dettagli delle cene di Arcore fanno l’effetto di un brutto sogno riaffiorato improvvisamente alla mente nel bel mezzo di una dura giornata di lavoro: un’immagine al tempo stesso terrificante e lontana. Surreale e anacronistica.
Mentre Roberto Formigoni nella sua Lombardia e la Lega in tutto il nord affondano ogni giorno di più nella stessa palude di scandali e discredito, si capisce che il leader del Pdl su un punto almeno sia pienamente sincero: se si andasse alle elezioni in un momento simile per le forze dell’ex centrodestra sarebbe una catastrofe. Berlusconi ha dunque bisogno di tempo, ma sa anche che ogni giorno che passa gli italiani, invece di dimenticare, prendono maggiore coscienza degli effetti reali della sua lunga stagione di governo. Dunque non può andare alle elezioni, ma nemmeno può assistere impassibile alla progressiva consunzione del suo blocco di consenso. E così da un lato cerca sempre nuovi diversivi, dall’altra, come un pugile ormai incapace di proteggersi dai colpi dell’avversario, tenta di abbracciarlo, per tenerlo stretto a sé il più a lungo possibile. Anche oltre il 2013. Anche dopo una tornata elettorale che a questo punto Berlusconi, non potendola evitare, vorrebbe sterilizzare in partenza. Questa è la vera offerta che il Cavaliere avanza a Pier Ferdinando Casini: la prospettiva di un prolungamento della «tregua» ben oltre le prossime elezioni. In fondo, la sua strategia politica è molto simile alla sua strategia processuale: cosciente di non poter vincere la partita, punta a farne rinviare lo svolgimento il più a lungo possibile. A questo scopo ha bisogno delle campagne contro i partiti e contro la politica, non di riforme. Tanto meno di riforme che tolgano munizioni a quelle campagne. Perché la supplenza dei tecnici possa prolungarsi anche oltre il 2013, la politica, tutta la politica, deve restare debole, divisa e delegittimata.
È un’offerta che Casini non può non considerare seriamente, in tutti i suoi aspetti, compresa la rinuncia a quella stessa riforma della legge elettorale in direzione del modello tedesco che pure all’Udc è sempre stata a cuore. Ma Casini sa bene che in un sistema politico riformato e rilegittimato, se anche il sistema di voto fosse il proporzionale puro, lo spazio per il suo Terzo Polo (o comunque si chiamerà) sarebbe assai ridotto. Se nessuno dei due schieramenti ottenesse la maggioranza, sarebbero comunque i partiti maggiori a decidere l’eventuale convergenza, a stabilirne i termini e le condizioni. In un sistema politico rinnovato e rilegittimato sarebbero comunque i partiti maggiori a menare le danze. Per centristi, tecnici e aspiranti salvatori della patria rimarrebbe al più un ruolo da comprimari.
Ecco perché a lavorare per una relativa, felpata, non dichiarata destabilizzazione del governo Monti potrebbero essere proprio quelli che sui giornali e in televisione si presentano ogni giorno come i suoi più strenui sostenitori. Fortunatamente, però, una certa brezza proveniente d’Oltralpe ha già cominciato a soffiare anche da noi, mostrando a tutti quale sia la vera posta in gioco, oggi, in Europa. Dunque anche in Italia. E il conseguente magrissimo risultato dei centristi del MoDem di François Bayrou è un segnale che dovrebbe arrivare forte e chiaro anche ai centristi di casa nostra.
l'unità
Re: Come se ne viene fuori ?
D’Alema: “Grillo farà la fine di Bossi”
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/04/ ... si/195639/
“Conoscere il passato aiuta a prevedere il futuro”. Così ad “Otto e mezzo”, su La 7, replica Massimo D’Alema (PD) a Beppe Grillo, che lo aveva accusato di vivere nel passato. “Siccome mi sono sottoposto all’esercizio di guardare un discorso di Beppe Grillo attraverso internet” – dichiara il presidente del Copasir – “ho visto che lui dice esattamente le cose che diceva Bossi venti anni fa. Le stesse frasi, contro i politicanti corrotti, contro gli immigrati, manca “Roma Ladrona” ma il concetto è lo stesso. E’ un mix di populismo di destra e di sinistra. E’ facile prevedere che finirà nello stesso modo di Bossi, perchè questi fenomeni di populismo, quando diventano un partito, prendono i voti e vanno in Parlamento, assumono rapidissimamente tutti i peggiori difetti della politica, senza mai raggiungerne la qualità”. E conclude: “Io riconosco il male. Non vorrei che i rimedi fossero peggiori del male. Questa è la mia preoccupazione quando ricordo che un certo populismo, nato per cambiare la politica, alla fine ha riprodotto nel modo peggiore i vizi peggiori della politica”.
24 aprile 2012
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2012/04/ ... si/195639/
“Conoscere il passato aiuta a prevedere il futuro”. Così ad “Otto e mezzo”, su La 7, replica Massimo D’Alema (PD) a Beppe Grillo, che lo aveva accusato di vivere nel passato. “Siccome mi sono sottoposto all’esercizio di guardare un discorso di Beppe Grillo attraverso internet” – dichiara il presidente del Copasir – “ho visto che lui dice esattamente le cose che diceva Bossi venti anni fa. Le stesse frasi, contro i politicanti corrotti, contro gli immigrati, manca “Roma Ladrona” ma il concetto è lo stesso. E’ un mix di populismo di destra e di sinistra. E’ facile prevedere che finirà nello stesso modo di Bossi, perchè questi fenomeni di populismo, quando diventano un partito, prendono i voti e vanno in Parlamento, assumono rapidissimamente tutti i peggiori difetti della politica, senza mai raggiungerne la qualità”. E conclude: “Io riconosco il male. Non vorrei che i rimedi fossero peggiori del male. Questa è la mia preoccupazione quando ricordo che un certo populismo, nato per cambiare la politica, alla fine ha riprodotto nel modo peggiore i vizi peggiori della politica”.
24 aprile 2012
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