IL 25 APRILE SIA FESTA PER TUTTI
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IL 25 APRILE SIA FESTA PER TUTTI
Apro questo 3d con una bel servizio su come Giuliano Pisapia intende celebrare il 25 aprile a Milano,città che è stata strappata da lui,dopo tanti anni,alla destra più becera.
nei prossimi giorni mi riservo di mettere qualche considerazione personale sull'argomento.
intanto...buona lettura.
------------------------------------------
Pisapia:
"non aprire i negozi Il 25 aprile sia festa per tutti."
Il sindaco di Milano non ha dubbi:
«Ci sono ricorrenze civili come la Liberazione e il Primo maggio che devono essere celebrate».
Anche con il diritto di non lavorare.
Di Oreste Pivetta
20 aprile 2012
Ci sono feste che tutti hanno il diritto di celebrare e oltre a quelle religiose, ci sono quelle civili, tra cui il 25 aprile e il Primo Maggio.
Devono essere celebrate con la partecipazione ad eventi e manifestazioni e questo contrasta con l'apertura dei negozi».
Sono parole del sindaco di Milano,
Giuliano Pisapia, pronunciate in un deposito dell’Atm, l’azienda milanese del trasporto pubblico, un luogo simbolo perché fu uno dei capisaldi delle lotte operaie nel 1943 e poi nel 1944, contro i salari di fame e contro i fascisti e i nazisti, fino alla Liberazione.
Molti di quei lavoratori, che in quei mesi incrociarono le braccia, finirono in galera e poi deportati, molti morirono.
Sono parole che un tempo si sarebbero giudicate ovvie.
Poi sono arrivati Albertini e Letizia Moratti,
sindaci in nome della destra di Berlusconi,
impegnati entrambi a minare il senso di quelle feste nazionali, di quel moto popolare.
Il sindaco Albertini cominciò, nel giorno in cui si ricordavano i caduti partigiani, deponendo il suo mazzo di fiori là dove sono sepolti, al campo 10 del Cimitero Monumentale, i morti della repubblica di Salò.
Tutti uguali, sotto terra:
questa fu sempre la banale spiegazione di Albertini, che nell’equiparazione dopo la morte finiva sempre però con il negare le fatali ( per tutti noi) differenze della vita.
La Moratti, succedendo ad Albertini, non si recò al campo 10.
Alla sua prima campagna elettorale, si concesse anche una rapida apparizione, insieme con il padre in carrozzella, il padre combattente partigiano nelle file dei liberali, al corteo del 25 Aprile.
Ci riprovò, non gli fecero mancare fischi.
Li si poteva immaginare.
Nella sua amministrazione molto pesava il vice sindaco Riccardo De Corato, ex Fronte della gioventù, missino, poi in Alleanza Nazionale, infine nel Pdl, e qualche segnale la sua amministrazione la diede.
In modo palese:
negando sale ad esempio dei consigli di zona alle celebrazioni del 25 Aprile e invece riconoscendo a organizzazioni di estrema destra il diritto di occupare sedi comunali, sfrattando l’Associazione nazionale partigiani dalla sua storica sede, allo stesso modo contro l’Associazione dei reduci dai campi di sterminio.
Con l’apertura dei negozi ci fu un salto di qualità, nel segno della presunta modernizzazione, intesa ovviamente alla maniera del consumismo, una bandiera però agitata persino contro una tradizione antifascista e sindacale.
Un paio di anni fa si cominciò a dire che i negozi si sarebbero dovuti mantenere aperti per favorire i consumi e dare fiato al commercio in un momento di crisi.
Con insistenza.
E via con le ordinanze.
E via con l’esaltazione delle compere.
Un assessore della giunta Moratti spiegò che il 25 aprile della Liberazione, nel 1945, quando sfilarono i cortei partigiani, i negozi erano aperti:
un buon motivo per riaprirli sessantacinque anni dopo.
La prima volta capitò nel 2010.
L’anno scorso andò male per una coincidenza:
s’era anche nel giorno di pasquetta e il sacro, si sa, deve essere rispettato.
Stessa storia con il Primo Maggio, malgrado la ferrea opposizione dei sindacati.
La stupidità comunque aveva fatto breccia, con l’indifferenza nei confronti della storia, con l’insofferenza nei confronti di uno stato che era nato libero proprio in quel giorno, il 25 Aprile, con il presunto spirito di modernità (e di innovazione) che aveva spinto ad attaccare quelle virtù e quei diritti che il Primo Maggio continua a rappresentare.
Giuliano Pisapia,
che si definì sindaco di un’altra liberazione (dalla Moratti, da un ventennio di governo cittadino della destra), sta cercando di interrompere quell’intollerabile tentativo di negare certe basi della nostra vicenda nazionale e di un cultura universale del lavoro.
Non sarà solo questione di negozi aperti.
Revisionismo, negazionismo, occultamento di palesi verità storiche, l’ambizione di smantellare le conquiste operaie continuano a manovrare.
Però Pisapia un segnale lo ha dato.
Una piccola inversione di rotta rispetto a una passato recente, un colpo agli ideologi di una storia senza storia e persino ai banali “economisti” che in un giorno in più di negozi aperti intravvedono chissà quale slancio alle fortune economiche del Paese, senza preoccuparsi del suo degrado morale e culturale, evidentemente per loro di nessuno rilievo “economico”.
http://www.unita.it/italia/il-25-aprile ... i-1.403354
nei prossimi giorni mi riservo di mettere qualche considerazione personale sull'argomento.
intanto...buona lettura.
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Pisapia:
"non aprire i negozi Il 25 aprile sia festa per tutti."
Il sindaco di Milano non ha dubbi:
«Ci sono ricorrenze civili come la Liberazione e il Primo maggio che devono essere celebrate».
Anche con il diritto di non lavorare.
Di Oreste Pivetta
20 aprile 2012
Ci sono feste che tutti hanno il diritto di celebrare e oltre a quelle religiose, ci sono quelle civili, tra cui il 25 aprile e il Primo Maggio.
Devono essere celebrate con la partecipazione ad eventi e manifestazioni e questo contrasta con l'apertura dei negozi».
Sono parole del sindaco di Milano,
Giuliano Pisapia, pronunciate in un deposito dell’Atm, l’azienda milanese del trasporto pubblico, un luogo simbolo perché fu uno dei capisaldi delle lotte operaie nel 1943 e poi nel 1944, contro i salari di fame e contro i fascisti e i nazisti, fino alla Liberazione.
Molti di quei lavoratori, che in quei mesi incrociarono le braccia, finirono in galera e poi deportati, molti morirono.
Sono parole che un tempo si sarebbero giudicate ovvie.
Poi sono arrivati Albertini e Letizia Moratti,
sindaci in nome della destra di Berlusconi,
impegnati entrambi a minare il senso di quelle feste nazionali, di quel moto popolare.
Il sindaco Albertini cominciò, nel giorno in cui si ricordavano i caduti partigiani, deponendo il suo mazzo di fiori là dove sono sepolti, al campo 10 del Cimitero Monumentale, i morti della repubblica di Salò.
Tutti uguali, sotto terra:
questa fu sempre la banale spiegazione di Albertini, che nell’equiparazione dopo la morte finiva sempre però con il negare le fatali ( per tutti noi) differenze della vita.
La Moratti, succedendo ad Albertini, non si recò al campo 10.
Alla sua prima campagna elettorale, si concesse anche una rapida apparizione, insieme con il padre in carrozzella, il padre combattente partigiano nelle file dei liberali, al corteo del 25 Aprile.
Ci riprovò, non gli fecero mancare fischi.
Li si poteva immaginare.
Nella sua amministrazione molto pesava il vice sindaco Riccardo De Corato, ex Fronte della gioventù, missino, poi in Alleanza Nazionale, infine nel Pdl, e qualche segnale la sua amministrazione la diede.
In modo palese:
negando sale ad esempio dei consigli di zona alle celebrazioni del 25 Aprile e invece riconoscendo a organizzazioni di estrema destra il diritto di occupare sedi comunali, sfrattando l’Associazione nazionale partigiani dalla sua storica sede, allo stesso modo contro l’Associazione dei reduci dai campi di sterminio.
Con l’apertura dei negozi ci fu un salto di qualità, nel segno della presunta modernizzazione, intesa ovviamente alla maniera del consumismo, una bandiera però agitata persino contro una tradizione antifascista e sindacale.
Un paio di anni fa si cominciò a dire che i negozi si sarebbero dovuti mantenere aperti per favorire i consumi e dare fiato al commercio in un momento di crisi.
Con insistenza.
E via con le ordinanze.
E via con l’esaltazione delle compere.
Un assessore della giunta Moratti spiegò che il 25 aprile della Liberazione, nel 1945, quando sfilarono i cortei partigiani, i negozi erano aperti:
un buon motivo per riaprirli sessantacinque anni dopo.
La prima volta capitò nel 2010.
L’anno scorso andò male per una coincidenza:
s’era anche nel giorno di pasquetta e il sacro, si sa, deve essere rispettato.
Stessa storia con il Primo Maggio, malgrado la ferrea opposizione dei sindacati.
La stupidità comunque aveva fatto breccia, con l’indifferenza nei confronti della storia, con l’insofferenza nei confronti di uno stato che era nato libero proprio in quel giorno, il 25 Aprile, con il presunto spirito di modernità (e di innovazione) che aveva spinto ad attaccare quelle virtù e quei diritti che il Primo Maggio continua a rappresentare.
Giuliano Pisapia,
che si definì sindaco di un’altra liberazione (dalla Moratti, da un ventennio di governo cittadino della destra), sta cercando di interrompere quell’intollerabile tentativo di negare certe basi della nostra vicenda nazionale e di un cultura universale del lavoro.
Non sarà solo questione di negozi aperti.
Revisionismo, negazionismo, occultamento di palesi verità storiche, l’ambizione di smantellare le conquiste operaie continuano a manovrare.
Però Pisapia un segnale lo ha dato.
Una piccola inversione di rotta rispetto a una passato recente, un colpo agli ideologi di una storia senza storia e persino ai banali “economisti” che in un giorno in più di negozi aperti intravvedono chissà quale slancio alle fortune economiche del Paese, senza preoccuparsi del suo degrado morale e culturale, evidentemente per loro di nessuno rilievo “economico”.
http://www.unita.it/italia/il-25-aprile ... i-1.403354
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Re: IL 25 APRILE SIA FESTA PER TUTTI
su Repubblica fanno anche un sondaggio su questa proposta di Pisapia,qui:
http://temi.repubblica.it/repubblicamil ... ef=HREC1-9
http://temi.repubblica.it/repubblicamil ... ef=HREC1-9
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Re: IL 25 APRILE SIA FESTA PER TUTTI
25 aprile, l'Anpi: "no" a Alemanno e Polverini.
A due giorni dalle celebrazioni per l'anniversario della Liberazione, a Roma è polemica.
Da una parte l'Anpi, l'associazione nazionale dei partigiani, dall'altra le istituzioni, o almeno una parte.
Secondo Mario Bottazzi, il partigiano contestato sabato durante un'assemblea in un liceo romano,
«il direttivo ha deciso di non invitare né il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, né la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini»
per evitare le contestazioni degli anni passati.
Immediata la precisazione dell'Anpi Roma che, per voce del suo vicepresidente Ernesto Nassi, sottolinea che
«non abbiamo invitato alcuna istituzione».
Notizia poi confermata in serata anche dall'entourage del presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti.
L'amministrazione provinciale, secondo quanto si è appreso, valuterà nei prossimi giorni l'eventuale partecipazione del presidente.
Dalla Regione Lazio, intanto, la Polverini «prende atto» della decisione dell' Anpi dicendosi «dispiaciuta».
Sulla sua partecipazione alla manifestazione di mercoledì prossimo precisa:
«A questo punto ci riflettiamo... io sono andata il primo anno nel quale ero presidente e mi sono presa anche la contestazione (fischi, urla e lancio di frutta, ndr). Lo scorso anno non andai proprio per evitare a loro momenti di tensione. Però il fatto di non mandare un invito è un'altra cosa».
E dal leader della Destra Francesco Storace arriva un consiglio ad Alemanno e Polverini:
«È inutile andare appresso a chi odia l'altro».
Intanto in città fervono i preparativi per le celebrazioni del 25 aprile.
Dopo due anni di manifestazione stanziale, torna il corteo che partirà alle 9:30 dall'Arco di Costantino e si concluderà a Porta San Paolo, dove da anni vengono ricordati i caduti della Resistenza.
Una dedica particolare sarà rivolta ai partigiani scomparsi recentemente, primo fra tutti Sasà Bentivegna.
Proprio l'assenza di Comune e Regione ai funerali di quest'ultimo ha fatto irritare l' Anpi.
«La Polverini non si è presentata, mentre un funzionario del Comune con la fascia giallorossa è arrivato solo a fine celebrazione - ricorda Nassi -.
È stato un comportamento discutibile.
Hanno perso una grande occasione».
Per le celebrazioni di quest'anno, sottolinea il vicepresidente dell' Anpi Roma,
«vogliamo vedere come risponderanno le istituzioni e la città stessa.
In un momento come questo, con le contestazioni e le minacce, c'è bisogno di una partecipazione di massa».
«A nostro avviso - conclude - è necessario fare di più per ricordare chi è morto per la democrazia, così come è stato fatto negli anni per le vittime della Shoah».
Intanto ieri mattina i Giovani Democratici si sono riuniti in via Rasella, luogo-simbolo della Resistenza romana, per
«ricordare quanto accaduto per le generazioni future, per riaffermare i valori dell'antifascismo».
E proprio sull'attentato organizzato dai partigiani dei Gap dove morirono 32 SS, è intervenuto ancora Storace, invitando il sindaco Alemanno ad un «gesto di destra»:
«Deporre un semplice mazzo di fiori in ricordo di un ragazzino tredicenne, Pietro Zuccheretti, assassinato nell'eccidio».
http://www.unita.it/italia/25-aprile-l- ... i-1.404183
A due giorni dalle celebrazioni per l'anniversario della Liberazione, a Roma è polemica.
Da una parte l'Anpi, l'associazione nazionale dei partigiani, dall'altra le istituzioni, o almeno una parte.
Secondo Mario Bottazzi, il partigiano contestato sabato durante un'assemblea in un liceo romano,
«il direttivo ha deciso di non invitare né il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, né la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini»
per evitare le contestazioni degli anni passati.
Immediata la precisazione dell'Anpi Roma che, per voce del suo vicepresidente Ernesto Nassi, sottolinea che
«non abbiamo invitato alcuna istituzione».
Notizia poi confermata in serata anche dall'entourage del presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti.
L'amministrazione provinciale, secondo quanto si è appreso, valuterà nei prossimi giorni l'eventuale partecipazione del presidente.
Dalla Regione Lazio, intanto, la Polverini «prende atto» della decisione dell' Anpi dicendosi «dispiaciuta».
Sulla sua partecipazione alla manifestazione di mercoledì prossimo precisa:
«A questo punto ci riflettiamo... io sono andata il primo anno nel quale ero presidente e mi sono presa anche la contestazione (fischi, urla e lancio di frutta, ndr). Lo scorso anno non andai proprio per evitare a loro momenti di tensione. Però il fatto di non mandare un invito è un'altra cosa».
E dal leader della Destra Francesco Storace arriva un consiglio ad Alemanno e Polverini:
«È inutile andare appresso a chi odia l'altro».
Intanto in città fervono i preparativi per le celebrazioni del 25 aprile.
Dopo due anni di manifestazione stanziale, torna il corteo che partirà alle 9:30 dall'Arco di Costantino e si concluderà a Porta San Paolo, dove da anni vengono ricordati i caduti della Resistenza.
Una dedica particolare sarà rivolta ai partigiani scomparsi recentemente, primo fra tutti Sasà Bentivegna.
Proprio l'assenza di Comune e Regione ai funerali di quest'ultimo ha fatto irritare l' Anpi.
«La Polverini non si è presentata, mentre un funzionario del Comune con la fascia giallorossa è arrivato solo a fine celebrazione - ricorda Nassi -.
È stato un comportamento discutibile.
Hanno perso una grande occasione».
Per le celebrazioni di quest'anno, sottolinea il vicepresidente dell' Anpi Roma,
«vogliamo vedere come risponderanno le istituzioni e la città stessa.
In un momento come questo, con le contestazioni e le minacce, c'è bisogno di una partecipazione di massa».
«A nostro avviso - conclude - è necessario fare di più per ricordare chi è morto per la democrazia, così come è stato fatto negli anni per le vittime della Shoah».
Intanto ieri mattina i Giovani Democratici si sono riuniti in via Rasella, luogo-simbolo della Resistenza romana, per
«ricordare quanto accaduto per le generazioni future, per riaffermare i valori dell'antifascismo».
E proprio sull'attentato organizzato dai partigiani dei Gap dove morirono 32 SS, è intervenuto ancora Storace, invitando il sindaco Alemanno ad un «gesto di destra»:
«Deporre un semplice mazzo di fiori in ricordo di un ragazzino tredicenne, Pietro Zuccheretti, assassinato nell'eccidio».
http://www.unita.it/italia/25-aprile-l- ... i-1.404183
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Re: IL 25 APRILE SIA FESTA PER TUTTI
25 Aprile-il dovere di ricordare.
Le ricorrenze come questa servono a tutti per tenere viva la memoria di un periodo doloroso, per il ricordo di tante vite perse,ma anche una memoria di gioia per la libertà ritrovata.
Ricordare oggi quel giorno serve a comprendere gli errori cercando di evitarne di simili e nuovi nel presente e nel futuro.
Oggi è tanto più importante ricordare,perché tutti noi stiamo perdendo,con il passare del tempo,la testimonianza diretta di chi,in quegli anni,ha vissuto sulla propria pelle le privazioni della libertà,la tragedia della guerra,della fame e dell’occupazione militare del nostro paese e una della più grandi vergogne della storia dell’umanità quale sono stati i campi di sterminio e l’annientamento di interi popoli.
Oggi qualcuno vorrebbe cancellare la nostra memoria per impedirci di riflettere su quanto è accaduto,così da cancellare la storia e,nel contempo,le conquiste di chi ha lottato e sacrificato la propria esistenza per la causa della libertà.
In questi anni abbiamo assistito a tanti tentativi in questo senso:
Basti pensare alle pretese di riscrivere la storia nei testi scolastici,ai tentativi di riabilitare il fascismo,di negare l’esistenza della shoah, fino all’ultimo tentativo di riconoscimento della qualifica di militari belligeranti a quanti prestarono servizio militare nell’esercito della Repubblica(presunta ovviamente) Sociale Italiana,confondendo in un unico calderone chi stava dalla parte dei giusti con chi stava dalla parte degli oppressori,chi combatteva per la libertà del nostro paese con chi combatteva per il suo asservimento ai responsabili delle leggi razziali,del genocidio e della guerra.
Io scelgo dunque di ricordare.
Ricordare i tanti italiani che sono morti per difendere i valori fondanti della Resistenza e poi della nostra Repubblica.
In questo giorno ci ritroviamo in una dimensione temporale che consente una valutazione sempre più compiuta di quello che è stato il significato della Resistenza nella storia italiana e insieme viviamo una stagione politica che impone di richiamare il valore di quella vicenda storica come estremamente attuale per le sorti del nostro sistema democratico.
Oggi è il momento in cui si ricordano gli avvenimenti di allora,ma è anche il momento in cui occorre riflettere sul senso generale che la Resistenza ha avuto e tuttora ha,nella storia della nostra Patria.
La Resistenza italiana ha avuto caratteri e complessità del tutto peculiari in quanto essa ha costituito non solo e non tanto,come negli altri paesi europei,la continuazione di una guerra provvisoriamente perduta,quanto perché essa è stata LA RIVOLTA di un paese contro il proprio passato più oscuro e negativo.
In sintesi la Resistenza italiana fu la lotta contro il nazi-fascismo di un paese che era stato profondamente fascista ed alleato del nazismo.
E’ da questo indiscutibile dato di fatto che nasce il carattere più marcatamente politico della Resistenza italiana,consistente non solo nel suo obiettivo di liberazione nazionale,ma di costruzione,in prospettiva,di una nuova identità istituzionale e politica.
Quindi,usciamo dalla retorica e dalle strettoie del celebrazionismo, in cui troppo spesso è stata relegata la Resistenza per restituire umanità a quella che fu soprattutto una lotta di giovani che si trovarono,nel momento più drammatico della nostra storia nazionale,a compiere le scelte più difficili.
Giovani e persone che scelsero la parte giusta:
Fecero una scelta al buio,non conoscendo certo cosa avrebbe riservato loro il futuro se non la certezza che quella scelta avrebbe potuto portarli alla morte quel giorno stesso.
E morire a 20 anni per scelta, per un ideale…pensateci:
è una cosa sublime e terribile nello stesso tempo.
Perché significa che l’intimo desiderio di libertà e giustizia è talmente forte da farti dimenticare che di vite ne esiste una sola e che quei valori, in quel momento ,vennero ritenuti più importanti della vita stessa !!!
Questo fa di loro degli eroi e non deve essere dimenticato mai.
Perché fu una scelta etica e morale prima ancora che politica.
Una Resistenza riconsegnata alla storia del nostro Paese e che faccia parte integrante di quella storia condivisa di cui abbiamo bisogno come cittadini,perché nessuno,NESSUNO,per misero calcolo politico o per desiderio di rivalsa,possa negare e ridiscutere un percorso storico che ha costruito la democrazia in Italia.
Questi sono i valori fondanti della nostra Carta Costituzionale,elaborata ed approvata con grande spirito unitario,figlio di una stagione di impegno comune,così lontano dalle diatribe e dagli interessi particolari che spesso contraddistinguono la vita politica.
Nel rapporto tra Resistenza e Costituzione è possibile cogliere il legame della lotta di liberazione con la legge fondamentale che definisce compiutamente l’assetto del nostro sistema democratico.
Esiste una continuità profonda tra le idee e i principi elaborati dagli esponenti del C.L.N. e le affermazioni via via contenute nella costituzione.
L’incontro e,a volte,lo scontro e la dialettica esistente durante la stesura,sono evidenti nei resoconti dei lavori delle 75 persone deputate alla stesura della costituente e poi nel dibattito seguito nelle sedute plenarie.
Ma più ancora che in questa origine,che condusse a compromessi sempre più di alto profilo,l’essenza della Costituzione deve essere colta nella tensione,nelle speranze,nella esperienza collettiva,permeata di forte valenza etica,che animò la lotta antifascista e di cui rappresenta l’eredità più persuasiva.
In particolare,la prima parte della Costituzione,quella formata dai 12 articoli dei principi fondamentali e dagli articoli dal 13 al 54 dei diritti e doveri dei cittadini,va letta sullo sfondo della grande tragedia che fu la seconda guerra mondiale,vale a dire dell’invasione dell’Europa continentale,della privazione delle libertà individuali e di interi popoli,di vagoni piombati pieni di disgraziati mandati a morte nei campi di sterminio,della deportazione politica e razziale,dell’annientamento di intere città sotto i bombardamenti.
Non può, NON PUO’,
in tal modo sfuggire, tutto il valore delle affermazioni contenute nella Costituzione sui diritti inviolabili della persona,dei doveri di solidarietà economica,politica e sociale,delle pari dignità senza distinzione di sesso,razza o religione e,infine,il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
A fronte di un conflitto che intendeva affermare la volontà di potenza e di dominio esclusivo di un popolo e di una razza superiore su tutti gli altri,ebrei,zingari,omosessuali,i diversi insomma,nella Costituzione si afferma il principio di limitazione della sovranità dello Stato nel quadro di un ordinamento che assicuri pace e giustizia fra i popoli.
Proiettando questi pensieri sulla realtà del presente non si può negare la loro estrema attualità:
un’esperienza recente di guerra,non ancora conclusa,che ha già causato un milione di morti tra il popolo Irakeno ed Afgano, o la repressione Cinese in Tibet,da unirsi alla memoria di un tragico passato,per indicare ancora una volta agli abitanti del pianeta che soltanto la via della pace, della giustizia ,dello sviluppo equo,solidale e sostenibile ,può salvarci dall’autodistruzione.
Aver tentato di ridurre a carta straccia la nostra Costituzione,
che ci siamo dovuti riprendere con un referendum,
è quindi stato anche un tentativo di cancellare i valori della Resistenza italiana,dopo la tragedia della guerra e l’esperienza del tutto negativa del fascismo.
E’ evidente quindi che sui concetti che sono espressi nella Costituzione non si possono fare concessioni di alcun genere,in quanto costituiscono le fondamenta e i pilastri portanti del vivere democratico.
Aloha
Le ricorrenze come questa servono a tutti per tenere viva la memoria di un periodo doloroso, per il ricordo di tante vite perse,ma anche una memoria di gioia per la libertà ritrovata.
Ricordare oggi quel giorno serve a comprendere gli errori cercando di evitarne di simili e nuovi nel presente e nel futuro.
Oggi è tanto più importante ricordare,perché tutti noi stiamo perdendo,con il passare del tempo,la testimonianza diretta di chi,in quegli anni,ha vissuto sulla propria pelle le privazioni della libertà,la tragedia della guerra,della fame e dell’occupazione militare del nostro paese e una della più grandi vergogne della storia dell’umanità quale sono stati i campi di sterminio e l’annientamento di interi popoli.
Oggi qualcuno vorrebbe cancellare la nostra memoria per impedirci di riflettere su quanto è accaduto,così da cancellare la storia e,nel contempo,le conquiste di chi ha lottato e sacrificato la propria esistenza per la causa della libertà.
In questi anni abbiamo assistito a tanti tentativi in questo senso:
Basti pensare alle pretese di riscrivere la storia nei testi scolastici,ai tentativi di riabilitare il fascismo,di negare l’esistenza della shoah, fino all’ultimo tentativo di riconoscimento della qualifica di militari belligeranti a quanti prestarono servizio militare nell’esercito della Repubblica(presunta ovviamente) Sociale Italiana,confondendo in un unico calderone chi stava dalla parte dei giusti con chi stava dalla parte degli oppressori,chi combatteva per la libertà del nostro paese con chi combatteva per il suo asservimento ai responsabili delle leggi razziali,del genocidio e della guerra.
Io scelgo dunque di ricordare.
Ricordare i tanti italiani che sono morti per difendere i valori fondanti della Resistenza e poi della nostra Repubblica.
In questo giorno ci ritroviamo in una dimensione temporale che consente una valutazione sempre più compiuta di quello che è stato il significato della Resistenza nella storia italiana e insieme viviamo una stagione politica che impone di richiamare il valore di quella vicenda storica come estremamente attuale per le sorti del nostro sistema democratico.
Oggi è il momento in cui si ricordano gli avvenimenti di allora,ma è anche il momento in cui occorre riflettere sul senso generale che la Resistenza ha avuto e tuttora ha,nella storia della nostra Patria.
La Resistenza italiana ha avuto caratteri e complessità del tutto peculiari in quanto essa ha costituito non solo e non tanto,come negli altri paesi europei,la continuazione di una guerra provvisoriamente perduta,quanto perché essa è stata LA RIVOLTA di un paese contro il proprio passato più oscuro e negativo.
In sintesi la Resistenza italiana fu la lotta contro il nazi-fascismo di un paese che era stato profondamente fascista ed alleato del nazismo.
E’ da questo indiscutibile dato di fatto che nasce il carattere più marcatamente politico della Resistenza italiana,consistente non solo nel suo obiettivo di liberazione nazionale,ma di costruzione,in prospettiva,di una nuova identità istituzionale e politica.
Quindi,usciamo dalla retorica e dalle strettoie del celebrazionismo, in cui troppo spesso è stata relegata la Resistenza per restituire umanità a quella che fu soprattutto una lotta di giovani che si trovarono,nel momento più drammatico della nostra storia nazionale,a compiere le scelte più difficili.
Giovani e persone che scelsero la parte giusta:
Fecero una scelta al buio,non conoscendo certo cosa avrebbe riservato loro il futuro se non la certezza che quella scelta avrebbe potuto portarli alla morte quel giorno stesso.
E morire a 20 anni per scelta, per un ideale…pensateci:
è una cosa sublime e terribile nello stesso tempo.
Perché significa che l’intimo desiderio di libertà e giustizia è talmente forte da farti dimenticare che di vite ne esiste una sola e che quei valori, in quel momento ,vennero ritenuti più importanti della vita stessa !!!
Questo fa di loro degli eroi e non deve essere dimenticato mai.
Perché fu una scelta etica e morale prima ancora che politica.
Una Resistenza riconsegnata alla storia del nostro Paese e che faccia parte integrante di quella storia condivisa di cui abbiamo bisogno come cittadini,perché nessuno,NESSUNO,per misero calcolo politico o per desiderio di rivalsa,possa negare e ridiscutere un percorso storico che ha costruito la democrazia in Italia.
Questi sono i valori fondanti della nostra Carta Costituzionale,elaborata ed approvata con grande spirito unitario,figlio di una stagione di impegno comune,così lontano dalle diatribe e dagli interessi particolari che spesso contraddistinguono la vita politica.
Nel rapporto tra Resistenza e Costituzione è possibile cogliere il legame della lotta di liberazione con la legge fondamentale che definisce compiutamente l’assetto del nostro sistema democratico.
Esiste una continuità profonda tra le idee e i principi elaborati dagli esponenti del C.L.N. e le affermazioni via via contenute nella costituzione.
L’incontro e,a volte,lo scontro e la dialettica esistente durante la stesura,sono evidenti nei resoconti dei lavori delle 75 persone deputate alla stesura della costituente e poi nel dibattito seguito nelle sedute plenarie.
Ma più ancora che in questa origine,che condusse a compromessi sempre più di alto profilo,l’essenza della Costituzione deve essere colta nella tensione,nelle speranze,nella esperienza collettiva,permeata di forte valenza etica,che animò la lotta antifascista e di cui rappresenta l’eredità più persuasiva.
In particolare,la prima parte della Costituzione,quella formata dai 12 articoli dei principi fondamentali e dagli articoli dal 13 al 54 dei diritti e doveri dei cittadini,va letta sullo sfondo della grande tragedia che fu la seconda guerra mondiale,vale a dire dell’invasione dell’Europa continentale,della privazione delle libertà individuali e di interi popoli,di vagoni piombati pieni di disgraziati mandati a morte nei campi di sterminio,della deportazione politica e razziale,dell’annientamento di intere città sotto i bombardamenti.
Non può, NON PUO’,
in tal modo sfuggire, tutto il valore delle affermazioni contenute nella Costituzione sui diritti inviolabili della persona,dei doveri di solidarietà economica,politica e sociale,delle pari dignità senza distinzione di sesso,razza o religione e,infine,il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
A fronte di un conflitto che intendeva affermare la volontà di potenza e di dominio esclusivo di un popolo e di una razza superiore su tutti gli altri,ebrei,zingari,omosessuali,i diversi insomma,nella Costituzione si afferma il principio di limitazione della sovranità dello Stato nel quadro di un ordinamento che assicuri pace e giustizia fra i popoli.
Proiettando questi pensieri sulla realtà del presente non si può negare la loro estrema attualità:
un’esperienza recente di guerra,non ancora conclusa,che ha già causato un milione di morti tra il popolo Irakeno ed Afgano, o la repressione Cinese in Tibet,da unirsi alla memoria di un tragico passato,per indicare ancora una volta agli abitanti del pianeta che soltanto la via della pace, della giustizia ,dello sviluppo equo,solidale e sostenibile ,può salvarci dall’autodistruzione.
Aver tentato di ridurre a carta straccia la nostra Costituzione,
che ci siamo dovuti riprendere con un referendum,
è quindi stato anche un tentativo di cancellare i valori della Resistenza italiana,dopo la tragedia della guerra e l’esperienza del tutto negativa del fascismo.
E’ evidente quindi che sui concetti che sono espressi nella Costituzione non si possono fare concessioni di alcun genere,in quanto costituiscono le fondamenta e i pilastri portanti del vivere democratico.
Aloha
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Re: IL 25 APRILE SIA FESTA PER TUTTI
da lettere di condannati a morte:
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3 aprile 1944
Gianna, figlia mia adorata,
è la prima ed ultima lettera che ti scrivo e scrivo a te per prima, in queste ultime ore, perché so che seguito a vivere in te.
Sarò fucilato all'alba per un ideale, per una fede che tu, mia figlia, un giorno capirai appieno.
Non piangere mai per la mia mancanza, come non ho mai pianto io:
il tuo Babbo non morrà mai.
Egli ti guarderà, ti proteggerà ugualmente:
ti vorrà sempre tutto l'infinito bene che ti vuole ora e che ti ha sempre voluto fin da quando ti sentì vivere nelle viscere di tua Madre.
So di non morire, anche perché la tua Mamma sarà per te anche il tuo Babbo:
quel tuo Babbo al quale vuoi tanto bene, quel tuo Babbo che vuoi tutto tuo, solo per te e del quale sei tanto gelosa.
Riversa su tua Madre tutto il bene che vuoi a lui:
ella ti vorrà anche tutto il mio bene, ti curerà anche per me, ti coprirà dei miei baci e delle mie tenerezze.
Sapessi quante cose vorrei dirti ma mentre scrivo il mio pensiero corre, galoppa nel tempo futuro che per te sarà, deve essere felice.
Ma non importa che io ti dica tutto ora, te lo dirò sempre, di volta in volta, colla bocca di tua Madre nel cui cuore entrerà la mia anima intera, quando lascierà il mio cuore.
Tua Madre resti sempre per te al di sopra di tutto.
Vai sempre a fronte alta per la morte di tuo Padre.
http://www.storiaxxisecolo.it/documenti/documenti7.html
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3 aprile 1944
Gianna, figlia mia adorata,
è la prima ed ultima lettera che ti scrivo e scrivo a te per prima, in queste ultime ore, perché so che seguito a vivere in te.
Sarò fucilato all'alba per un ideale, per una fede che tu, mia figlia, un giorno capirai appieno.
Non piangere mai per la mia mancanza, come non ho mai pianto io:
il tuo Babbo non morrà mai.
Egli ti guarderà, ti proteggerà ugualmente:
ti vorrà sempre tutto l'infinito bene che ti vuole ora e che ti ha sempre voluto fin da quando ti sentì vivere nelle viscere di tua Madre.
So di non morire, anche perché la tua Mamma sarà per te anche il tuo Babbo:
quel tuo Babbo al quale vuoi tanto bene, quel tuo Babbo che vuoi tutto tuo, solo per te e del quale sei tanto gelosa.
Riversa su tua Madre tutto il bene che vuoi a lui:
ella ti vorrà anche tutto il mio bene, ti curerà anche per me, ti coprirà dei miei baci e delle mie tenerezze.
Sapessi quante cose vorrei dirti ma mentre scrivo il mio pensiero corre, galoppa nel tempo futuro che per te sarà, deve essere felice.
Ma non importa che io ti dica tutto ora, te lo dirò sempre, di volta in volta, colla bocca di tua Madre nel cui cuore entrerà la mia anima intera, quando lascierà il mio cuore.
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Re: IL 25 APRILE SIA FESTA PER TUTTI
Morire per questo?
Gli studenti e la Liberazione: Salò in Basilicata e la Resistenza contro l’Austria
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 25 aprile 2012
Milano, Roma, Napoli: in giro per le scuole italiane sulle tracce della Resistenza e di ciò che ne rimane oggi, tra strafalcioni, tentativi azzardati di spiegazione e imbarazzo (poco). “La Liberazione? Mannaggia, questa la sapevo…”.
MILANO – ”Salò si trova in Basilicata”. “No, è vicino al lago di Como”
Il 25 aprile è l’anniversario della Liberazione, questo gli studenti del liceo classico Parini di Milano lo sanno. Ma da cosa ci si è liberati? “Mi sembra dagli austriaci. O dagli spagnoli”, risponde A., 15 anni. Lo corregge F., suo compagno in quinta ginnasio: “No, dall’occupazione nazista. Era la Seconda guerra mondiale”. Poi però va in crisi sulla Resistenza: “Chiedi troppo – ride seduto sul motorino –. Forse c’entrano i partigiani”. Lo interrompe A.: “I partigiani, quelli che venivano chiamati alle armi, ma si rifiutavano di andare a combattere perché erano contro il fascismo”. Ragazzi, la storia la studiate? “A scuola siamo ai Romani”. Proviamo con i repubblichini. Chi erano? “Penso che c’entrino con la Repubblica di Salò”. Non male, visto che poco dopo da un gruppetto di ragazze di quarta ginnasio esce solo un “mai sentiti”. Fai cenno a Salò e qualcosa torna in mente dai libri di terza media: “Mussolini ha instaurato lì una repubblica quando è stato cacciato dall’Italia”, spiega un po’ confusa C., 14 anni. Il mistero vero ora è dove sia Salò. C. lo colloca nell’Italia centrale, in Basilicata probabilmente. La sua compagna A. non è d’accordo: “Secondo me è al Nord”. Ma ci ripensa: “No, forse è vicino a Roma”. M. ha 17 anni e mette Salò su un lago. Quale? “Quello di Como”. Ahi. In seconda liceo, del resto, sono arrivati fino all’Unità d’Italia: il periodo della Resistenza è ancora lontano. Passa Carlo Arrigo Pedretti, il preside. Professore, senta che risposte. “Abbiamo una classe politica che non va”, si giustifica sotto la lapide che ricorda Giambattista Mancuso, il figlio del custode del Parini che morì a 22 anni mentre combatteva tra i partigiani. E la scuola? “Ne paga le conseguenze”.
ROMA – ”I repubblichini erano quelli che stavano in Africa”
“La Liberazione? Mannaggia, questa la sapevo, ci ho fatto pure la tesina di terza media…”. Sull’alto muro che circonda lo storico liceo classico Mamiani (classe 1885), il poster dedicato ai ragazzi di Salò è stato appiccicato a bella posta. Negli anni Settanta il movimento studentesco era forte lì dentro. Ieri il poster che inneggia ai repubblichini l’hanno strappato via, ne resta solo un angoletto. Una ragazza ci pensa su: “Ma quali sono quelli di Salò? Quelli che stavano in Africa, mi pare”. La compagna le dà una gomitata: “No, dai, sappiamo della Resistenza, Mussolini e tutto quanto. Solo che il fascismo vero ormai è morto, quelli di adesso sono solo ragazzini che cercano di darsi delle arie”. Un altro conferma: “Essere di destra va di moda, perché il comunista è uno sfigato, il fascio è un figo che va contro la legge. Capito?”. Ma ci sarete al corteo dell’Anpi? Li conoscete i partigiani? “Sì, una volta sono venuti qua. Raccoglievano le firme, volevano i numeri di telefono” dice uno. Intorno ridono: “Macché, quelli erano gli ambientalisti, che c’entra. È che di queste cose non parliamo, tranne un prof dichiaratamente nostalgico. Ci dice: col Duce si stava meglio”. “Mio nonno fu rinchiuso in un campo di concentramento – aggiunge un tipo alto, col sorriso –, perciò so che significa la Liberazione. Se gli altri dicono stupidaggini io mi giro e taccio. Però non so se ci andrò al corteo”. “Io vorrei – risponde una ragazza seduta sul gradino –. Ma dobbiamo studiare un sacco, non ce la faccio proprio”. S’avvicina un’amica, le mette fretta: andiamo, è tardi. E il 25 aprile? “So solo che non si va a scuola, il resto boh. Mi sa che è grave, vero?”.
NAPOLI – ”Cos’è la Resistenza? È l’associazione dei partigiani”
Almeno nel liceo intitolato a un eroe napoletano della Resistenza, per di più sito in piazza Quattro Giornate, che vanta tra i suoi diplomati il fior fiore di Napoli (anche il sindaco Luigi De Magistris), ti aspetti che gli studenti sappiano il significato del 25 aprile. Non è così. All’uscita dell’Adolfo Pansini, si raccolgono risposte inconsapevoli. Susy, 17 anni, interrogata a un tavolino del Caffè , sembra preparata: “Il 25 aprile è la festa della liberazione dal nazifascismo”. Brava. Peccato che collochi l’evento prima nel 1946, poi nel 1960. “La resistenza? L’associazione dei partigiani…”. E che differenza c’era tra i partigiani e i repubblichini? “Sinceramente non lo so”. La parola repubblichini fa spalancare gli occhi anche alle compagne di classe: “Non la sappiamo proprio”. Salò, questa sconosciuta. Federica, 17 anni, non sa definire la resistenza. “Ma il 25 aprile è una festa importante”. Sicuramente. Lorenzo, 15 anni, ha un concetto di 25 aprile tutto suo: “È la festa di liberazione degli ebrei dai nazisti”. Gli amici ridono, qualcuno inizia a cantare ‘Bella ciao’. Il coetaneo Luciano invece fa un figurone: in pochi secondi riassume la storia delle Quattro Giornate e sottolinea che “Napoli fu l’unica città a liberarsi da sola”. Alle 13.30 escono gli studenti dell’ultimo anno. La maturanda Annachiara, ci pensa un po’ poi spara: “Il 25 aprile è la festa di liberazione dai nazisti”? Col punto interrogativo. Ci sei arrivata per caso? “No, la stiamo studiando”. Ma alla domanda sul significato di “repubblichino” sorride e rimane muta. Il liceo all’ingresso espone questa targa: “‘Ad Adolfo Pansini’, giovane eroe delle Quattro Giornate di Napoli, caduto il 30 settembre 1943 – Per non dimenticare”.
di Franco, Paolin e Iurillo
da Il Fatto Quotidiano del 25 aprile 2012
Gli studenti e la Liberazione: Salò in Basilicata e la Resistenza contro l’Austria
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 25 aprile 2012
Milano, Roma, Napoli: in giro per le scuole italiane sulle tracce della Resistenza e di ciò che ne rimane oggi, tra strafalcioni, tentativi azzardati di spiegazione e imbarazzo (poco). “La Liberazione? Mannaggia, questa la sapevo…”.
MILANO – ”Salò si trova in Basilicata”. “No, è vicino al lago di Como”
Il 25 aprile è l’anniversario della Liberazione, questo gli studenti del liceo classico Parini di Milano lo sanno. Ma da cosa ci si è liberati? “Mi sembra dagli austriaci. O dagli spagnoli”, risponde A., 15 anni. Lo corregge F., suo compagno in quinta ginnasio: “No, dall’occupazione nazista. Era la Seconda guerra mondiale”. Poi però va in crisi sulla Resistenza: “Chiedi troppo – ride seduto sul motorino –. Forse c’entrano i partigiani”. Lo interrompe A.: “I partigiani, quelli che venivano chiamati alle armi, ma si rifiutavano di andare a combattere perché erano contro il fascismo”. Ragazzi, la storia la studiate? “A scuola siamo ai Romani”. Proviamo con i repubblichini. Chi erano? “Penso che c’entrino con la Repubblica di Salò”. Non male, visto che poco dopo da un gruppetto di ragazze di quarta ginnasio esce solo un “mai sentiti”. Fai cenno a Salò e qualcosa torna in mente dai libri di terza media: “Mussolini ha instaurato lì una repubblica quando è stato cacciato dall’Italia”, spiega un po’ confusa C., 14 anni. Il mistero vero ora è dove sia Salò. C. lo colloca nell’Italia centrale, in Basilicata probabilmente. La sua compagna A. non è d’accordo: “Secondo me è al Nord”. Ma ci ripensa: “No, forse è vicino a Roma”. M. ha 17 anni e mette Salò su un lago. Quale? “Quello di Como”. Ahi. In seconda liceo, del resto, sono arrivati fino all’Unità d’Italia: il periodo della Resistenza è ancora lontano. Passa Carlo Arrigo Pedretti, il preside. Professore, senta che risposte. “Abbiamo una classe politica che non va”, si giustifica sotto la lapide che ricorda Giambattista Mancuso, il figlio del custode del Parini che morì a 22 anni mentre combatteva tra i partigiani. E la scuola? “Ne paga le conseguenze”.
ROMA – ”I repubblichini erano quelli che stavano in Africa”
“La Liberazione? Mannaggia, questa la sapevo, ci ho fatto pure la tesina di terza media…”. Sull’alto muro che circonda lo storico liceo classico Mamiani (classe 1885), il poster dedicato ai ragazzi di Salò è stato appiccicato a bella posta. Negli anni Settanta il movimento studentesco era forte lì dentro. Ieri il poster che inneggia ai repubblichini l’hanno strappato via, ne resta solo un angoletto. Una ragazza ci pensa su: “Ma quali sono quelli di Salò? Quelli che stavano in Africa, mi pare”. La compagna le dà una gomitata: “No, dai, sappiamo della Resistenza, Mussolini e tutto quanto. Solo che il fascismo vero ormai è morto, quelli di adesso sono solo ragazzini che cercano di darsi delle arie”. Un altro conferma: “Essere di destra va di moda, perché il comunista è uno sfigato, il fascio è un figo che va contro la legge. Capito?”. Ma ci sarete al corteo dell’Anpi? Li conoscete i partigiani? “Sì, una volta sono venuti qua. Raccoglievano le firme, volevano i numeri di telefono” dice uno. Intorno ridono: “Macché, quelli erano gli ambientalisti, che c’entra. È che di queste cose non parliamo, tranne un prof dichiaratamente nostalgico. Ci dice: col Duce si stava meglio”. “Mio nonno fu rinchiuso in un campo di concentramento – aggiunge un tipo alto, col sorriso –, perciò so che significa la Liberazione. Se gli altri dicono stupidaggini io mi giro e taccio. Però non so se ci andrò al corteo”. “Io vorrei – risponde una ragazza seduta sul gradino –. Ma dobbiamo studiare un sacco, non ce la faccio proprio”. S’avvicina un’amica, le mette fretta: andiamo, è tardi. E il 25 aprile? “So solo che non si va a scuola, il resto boh. Mi sa che è grave, vero?”.
NAPOLI – ”Cos’è la Resistenza? È l’associazione dei partigiani”
Almeno nel liceo intitolato a un eroe napoletano della Resistenza, per di più sito in piazza Quattro Giornate, che vanta tra i suoi diplomati il fior fiore di Napoli (anche il sindaco Luigi De Magistris), ti aspetti che gli studenti sappiano il significato del 25 aprile. Non è così. All’uscita dell’Adolfo Pansini, si raccolgono risposte inconsapevoli. Susy, 17 anni, interrogata a un tavolino del Caffè , sembra preparata: “Il 25 aprile è la festa della liberazione dal nazifascismo”. Brava. Peccato che collochi l’evento prima nel 1946, poi nel 1960. “La resistenza? L’associazione dei partigiani…”. E che differenza c’era tra i partigiani e i repubblichini? “Sinceramente non lo so”. La parola repubblichini fa spalancare gli occhi anche alle compagne di classe: “Non la sappiamo proprio”. Salò, questa sconosciuta. Federica, 17 anni, non sa definire la resistenza. “Ma il 25 aprile è una festa importante”. Sicuramente. Lorenzo, 15 anni, ha un concetto di 25 aprile tutto suo: “È la festa di liberazione degli ebrei dai nazisti”. Gli amici ridono, qualcuno inizia a cantare ‘Bella ciao’. Il coetaneo Luciano invece fa un figurone: in pochi secondi riassume la storia delle Quattro Giornate e sottolinea che “Napoli fu l’unica città a liberarsi da sola”. Alle 13.30 escono gli studenti dell’ultimo anno. La maturanda Annachiara, ci pensa un po’ poi spara: “Il 25 aprile è la festa di liberazione dai nazisti”? Col punto interrogativo. Ci sei arrivata per caso? “No, la stiamo studiando”. Ma alla domanda sul significato di “repubblichino” sorride e rimane muta. Il liceo all’ingresso espone questa targa: “‘Ad Adolfo Pansini’, giovane eroe delle Quattro Giornate di Napoli, caduto il 30 settembre 1943 – Per non dimenticare”.
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da Il Fatto Quotidiano del 25 aprile 2012
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Re: IL 25 APRILE SIA FESTA PER TUTTI
Il loro 25 aprile
di Furio Colombo | 25 aprile 2012
Da ieri nelle strade e nelle piazze della Capitale italiana, si vedono grandi manifesti che celebrano la Repubblica di Salò. Avete capito bene. Celebrano la repubblica di Salò sotto la data del 25 aprile. La scritta è stampata in alto sopra la foto di un reparto di Brigate nere passate in rivista dall’ultimo segretario del Partito fascista, Pavolini. Non confondete.
Non erano soldati per combattere. Erano soldati da rastrellamento. Rastrellamento vuol dire (nel linguaggio della mia infanzia, quando ho visto ciò che accadeva con lo stesso orrore che provo oggi) catturare antifascisti e partigiani destinati a morire. Sono i “soldati” impegnati a tempo pieno a trovare e catturare cittadini italiani ebrei, bambini e malati inclusi, da consegnare ai camerati tedeschi per lo sterminio nei campi. Quei campi hanno continuato a uccidere fino all’ultimo giorno e all’ultimo fascista in condizione di “combattere” quella guerra ignobile e spaventosa.
Fa impressione che quei manifesti siano affissi negli spazi con la scritta “Comune di Roma”. Fa impressione e orrore che lo slogan del manifesto sia la scritta: “Tutti gli eroi sono giovani e belli”. Sono gli eroi che hanno mandato a morte ogni ebreo, ogni partigiano, ogni antifascista su cui sono riusciti a mettere le mani. Mani non di combattenti ma di carnefici. Sono gli eroi che hanno dato una mano alla razzia romana del 16 ottobre (tutte le famiglie trovate nel ghetto, mille persone con tutti i bambini, quasi nessuno è tornato). Sono i complici delle stragi compiute dai camerati tedeschi nei villaggi e paesi dove anche il parroco è stato ucciso, Sono coloro che pagavano lire 5. 000 a quelli che indicavano il nascondiglio di un italiano ebreo da mandare a morire. Sono i “ragazzi” che si sono preoccupati di far arrivare ad Auschwitz Primo Levi, catturato mentre combatteva da partigiano.
Il macabro manifesto reca in basso la scritta “ai ragazzi di Salò”. Nei giorni scorsi l’ambasciatrice svedese a Roma mi ha espresso il desiderio di celebrare insieme, a Roma, l’anniversario della nascita di Raul Wallenberg, il giovane diplomatico svedese che, assiemeall’italianoGiorgioPerlasca, ha salvato migliaia di ebrei ungheresi. Le ho detto sì. Non nella Roma di Alemanno. A Roma hanno fatto bene le associazioni della Resistenza a non invitare le istituzioni di questa città e di questo manifesto alla celebrazione del 25 aprile.
Il Fatto Quotidiano 24 Aprile 2012
di Furio Colombo | 25 aprile 2012
Da ieri nelle strade e nelle piazze della Capitale italiana, si vedono grandi manifesti che celebrano la Repubblica di Salò. Avete capito bene. Celebrano la repubblica di Salò sotto la data del 25 aprile. La scritta è stampata in alto sopra la foto di un reparto di Brigate nere passate in rivista dall’ultimo segretario del Partito fascista, Pavolini. Non confondete.
Non erano soldati per combattere. Erano soldati da rastrellamento. Rastrellamento vuol dire (nel linguaggio della mia infanzia, quando ho visto ciò che accadeva con lo stesso orrore che provo oggi) catturare antifascisti e partigiani destinati a morire. Sono i “soldati” impegnati a tempo pieno a trovare e catturare cittadini italiani ebrei, bambini e malati inclusi, da consegnare ai camerati tedeschi per lo sterminio nei campi. Quei campi hanno continuato a uccidere fino all’ultimo giorno e all’ultimo fascista in condizione di “combattere” quella guerra ignobile e spaventosa.
Fa impressione che quei manifesti siano affissi negli spazi con la scritta “Comune di Roma”. Fa impressione e orrore che lo slogan del manifesto sia la scritta: “Tutti gli eroi sono giovani e belli”. Sono gli eroi che hanno mandato a morte ogni ebreo, ogni partigiano, ogni antifascista su cui sono riusciti a mettere le mani. Mani non di combattenti ma di carnefici. Sono gli eroi che hanno dato una mano alla razzia romana del 16 ottobre (tutte le famiglie trovate nel ghetto, mille persone con tutti i bambini, quasi nessuno è tornato). Sono i complici delle stragi compiute dai camerati tedeschi nei villaggi e paesi dove anche il parroco è stato ucciso, Sono coloro che pagavano lire 5. 000 a quelli che indicavano il nascondiglio di un italiano ebreo da mandare a morire. Sono i “ragazzi” che si sono preoccupati di far arrivare ad Auschwitz Primo Levi, catturato mentre combatteva da partigiano.
Il macabro manifesto reca in basso la scritta “ai ragazzi di Salò”. Nei giorni scorsi l’ambasciatrice svedese a Roma mi ha espresso il desiderio di celebrare insieme, a Roma, l’anniversario della nascita di Raul Wallenberg, il giovane diplomatico svedese che, assiemeall’italianoGiorgioPerlasca, ha salvato migliaia di ebrei ungheresi. Le ho detto sì. Non nella Roma di Alemanno. A Roma hanno fatto bene le associazioni della Resistenza a non invitare le istituzioni di questa città e di questo manifesto alla celebrazione del 25 aprile.
Il Fatto Quotidiano 24 Aprile 2012
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Re: IL 25 APRILE SIA FESTA PER TUTTI
Non credo che il nostro PdR passerà alla storia quando finirà il suo mandato a metà del 2013.
Egli ha contribuito non poco allo sfascio di quest'ultima legislatura coprendo sempre una PdC impresentabile, un governo sfacciato e arrogante che ha messo fuori un sindacato importante come la CCGIL, un gov che ha dato ragione ad un AD di Fiat straniero che ha licenziato 2000 dipendenti dello stabilimento di Termini Imerese (PA) per aprirne uno nuovo in Serbia, senza battere ciglio.
L'attuale PdR ha mortificato il parlamento accettando pedissequamente un uso disinvolto della decretazione d'urgenza su leggi che poi lo stesso gov faceva approvare puntualmente con voti di fiducia, impedendo di fatto approfondimenti e correzioni in sede legislativa.
Egli ha accettato allegramente Finanziare Iper-bloccate fatte poi passare con emendamento di un solo articolo e con il voto di fiducia.
Egli ha consentito leggine "mille-proroghe" dove nel guazzabuglio c'erano nascoste delle norme contro i lavoratori e i sindacati, tutti leggine fatte passare con voto di fiducia.
Molti lecchini, da più parti, hanno chiesto il bis a N., ma per fortuna egli ha rifiutato.
Forse molti diranno che N. ha salvato l'Italia togliendo dimezzo B.
Vedremo come andrà a finire!
La storia esprimerà un suo giudizio inappellabile.
Augh
Egli ha contribuito non poco allo sfascio di quest'ultima legislatura coprendo sempre una PdC impresentabile, un governo sfacciato e arrogante che ha messo fuori un sindacato importante come la CCGIL, un gov che ha dato ragione ad un AD di Fiat straniero che ha licenziato 2000 dipendenti dello stabilimento di Termini Imerese (PA) per aprirne uno nuovo in Serbia, senza battere ciglio.
L'attuale PdR ha mortificato il parlamento accettando pedissequamente un uso disinvolto della decretazione d'urgenza su leggi che poi lo stesso gov faceva approvare puntualmente con voti di fiducia, impedendo di fatto approfondimenti e correzioni in sede legislativa.
Egli ha accettato allegramente Finanziare Iper-bloccate fatte poi passare con emendamento di un solo articolo e con il voto di fiducia.
Egli ha consentito leggine "mille-proroghe" dove nel guazzabuglio c'erano nascoste delle norme contro i lavoratori e i sindacati, tutti leggine fatte passare con voto di fiducia.
Molti lecchini, da più parti, hanno chiesto il bis a N., ma per fortuna egli ha rifiutato.
Forse molti diranno che N. ha salvato l'Italia togliendo dimezzo B.
Vedremo come andrà a finire!
La storia esprimerà un suo giudizio inappellabile.
Augh
Toro Seduto (Ta-Tanka I-Yo-Tanka)
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
‘‘Lo Stato perirà nel momento in cui il potere legislativo sarà più corrotto dell’esecutivo’’. C.L. Montesquieu
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Re: IL 25 APRILE SIA FESTA PER TUTTI
Caro conte io sono del 73 quando avevo l'età di quei ragazzi alla fine degli anni 80 la conoscenza della resistenza da parte degli studenti era praticamente identica!!! colpa della scuola? colpa delle famiglie? delle istituzioni? della gioventù? mah non lo so.... certo qualcosa si può fare.... oggi ho preso mio nipote che ha 13 anni e l'ho portato a visitare i luoghi in cui il popolo napoletano era insorto conto i nazisti nel settembre del 43.camillobenso ha scritto:Morire per questo?
Gli studenti e la Liberazione: Salò in Basilicata e la Resistenza contro l’Austria
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 25 aprile 2012
Milano, Roma, Napoli: in giro per le scuole italiane sulle tracce della Resistenza e di ciò che ne rimane oggi, tra strafalcioni, tentativi azzardati di spiegazione e imbarazzo (poco). “La Liberazione? Mannaggia, questa la sapevo…”.
MILANO – ”Salò si trova in Basilicata”. “No, è vicino al lago di Como”...
Fuori allo stadio collana usato dai nazisti come campo di rastrellamento c'erano un po' di ragazzini che giocavano giocosamente a pallone, abbiamo preso la metro e siamo andati a piazza Bovio che per i napoletani resterà per sempre piazza borsa, gli ho fatto vedere il luogo dove furono trucidati 2 marinai e 2 finanzieri dai nazisti che costrinsero la popolazione ad assistervi, gli ho parlato di gennaro capuozzo il ragazzo che più giovane di lui a 12 anni si immolò per la libertà.
Poi siamo andati a mangiare vicino al porto dove sorgevano tante trattorie ed ora c'è un disordinato e divertente melting pot in salsa partenopea , siamo andati in un ristorante filippino dove eravamo gli unici italiani ci accoglie una sorridente ragazza che parla solo inglese ci chiede di ordinare, prendiamo un paio di piatti di seppie ed un altro che francamente non capiamo esattamente cosa è ma molto buono e speziato, non so se l'ho annoiato se si ricorderà del piatto sconosciuto e non del 25 aprile ma intanto è un inizio....
un saluto a tutti
bask
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Re: IL 25 APRILE SIA FESTA PER TUTTI
..........................camillobenso ha scritto:Il loro 25 aprile
di Furio Colombo | 25 aprile 2012
Da ieri nelle strade e nelle piazze della Capitale italiana, si vedono grandi manifesti che celebrano la Repubblica di Salò. Avete capito bene. Celebrano la repubblica di Salò sotto la data del 25 aprile. La scritta è stampata in alto sopra la foto di un reparto di Brigate nere passate in rivista dall’ultimo segretario del Partito fascista, Pavolini. Non confondete.
Non erano soldati per combattere. Erano soldati da rastrellamento. Rastrellamento vuol dire (nel linguaggio della mia infanzia, quando ho visto ciò che accadeva con lo stesso orrore che provo oggi) catturare antifascisti e partigiani destinati a morire. Sono i “soldati” impegnati a tempo pieno a trovare e catturare cittadini italiani ebrei, bambini e malati inclusi, da consegnare ai camerati tedeschi per lo sterminio nei campi. Quei campi hanno continuato a uccidere fino all’ultimo giorno e all’ultimo fascista in condizione di “combattere” quella guerra ignobile e spaventosa.
Fa impressione che quei manifesti siano affissi negli spazi con la scritta “Comune di Roma”. Fa impressione e orrore che lo slogan del manifesto sia la scritta: “Tutti gli eroi sono giovani e belli”. Sono gli eroi che hanno mandato a morte ogni ebreo, ogni partigiano, ogni antifascista su cui sono riusciti a mettere le mani. Mani non di combattenti ma di carnefici. Sono gli eroi che hanno dato una mano alla razzia romana del 16 ottobre (tutte le famiglie trovate nel ghetto, mille persone con tutti i bambini, quasi nessuno è tornato). Sono i complici delle stragi compiute dai camerati tedeschi nei villaggi e paesi dove anche il parroco è stato ucciso, Sono coloro che pagavano lire 5. 000 a quelli che indicavano il nascondiglio di un italiano ebreo da mandare a morire. Sono i “ragazzi” che si sono preoccupati di far arrivare ad Auschwitz Primo Levi, catturato mentre combatteva da partigiano.
Il macabro manifesto reca in basso la scritta “ai ragazzi di Salò”. Nei giorni scorsi l’ambasciatrice svedese a Roma mi ha espresso il desiderio di celebrare insieme, a Roma, l’anniversario della nascita di Raul Wallenberg, il giovane diplomatico svedese che, assiemeall’italianoGiorgioPerlasca, ha salvato migliaia di ebrei ungheresi. Le ho detto sì. Non nella Roma di Alemanno. A Roma hanno fatto bene le associazioni della Resistenza a non invitare le istituzioni di questa città e di questo manifesto alla celebrazione del 25 aprile.
Il Fatto Quotidiano 24 Aprile 2012
Caro camillobenso.Con i governi di Silvio, tutti quei movimenti neofascisti eccc..... hanno ripreso forza, li ha lasciati fare.
Ciao
Paolo11
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