COME VA IL PD
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Re: COME VA IL PD
Cgil, vox in piazza: “Abbiamo votato Renzi, ma ora siamo pentiti”
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2014/10/ ... ti/305286/
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Re: COME VA IL PD
Il Pd si spacca in diretta tv: scontro Bindi - Serracchiani
La Bindi: "È una contromanifestazione imbarazzante". Il vicepresidente dei Dem: "Rosy non capisce quello che sta succedendo"
Libero Pennucci - Sab, 25/10/2014 - 14:41
Due piazze (una fisica, l'altra virtuale), due popoli, due modi di intendere la politica, due differenti visioni.
Ma uno stesso partito. Il Pd. Quel Pd che oggi fornisce un esempio plastico, visivo e televisivo della sua somposizione. Da una parte la piazza della Camusso, della bandiere rosse, dei pensionati e di quelli che dicono no al renzismo. Dall'altra, alla Leopolda di Firenze, a poco più di 280 chilometri di distanza, un'ora e mezza di Frecciarossa, va in scena l'apoteosi del renzismo.
Uno scontro politico ma anche personale, che esplode in un confronto mediatico tra due donne del Pd: Rosy Bindi e Debora Serracchiani. Un battibecco pirotecnico tra le due signore democratiche che si trasforma in un affresco perfetto della faglia che attraversa e spacca largo del Nazareno.
La Bindi è in collegamento con Skytg 24 e motiva la sua partecipazione alla manifestazione di piazza San Giovanni, il simbolo e il cuore pulsante della sinistra rossa e sindacalista. La Serracchiani è, ovviamente, a Firenze a festeggiare il quinto capodanno renziano. "È una contromanifestazione imbarazzante. È la prima manifestazione del post Pd, per andare oltre se stesso. Si capisce fin troppo", attacca ad alzo zero al Bindi. "Rosy non capisce cosa sta succedendo qui a Firenze, c’è grande ignoranza su cosa stiamo facendo. Qui c’è tantissimo Pd. Certo ci sono tanti imprenditori, ma ci sono tanti consiglieri del Pd", replica il vicesegretario dei Dem.
Ma Rosy non molla e insinua: "Sta succedendo che una grande parte della dirigenza del partito si sta riunendo da un’altra parte per fare cose importanti. Perchè non lo fanno nella casa del partito? Vuol dire evidentemente che c’è un altro progetto".
E accusa: "Io do la fiducia ad un governo che dibatte in una sede dove prende finanziamenti da imprenditori che restano fuori dal Pd. Pensa che quelle politiche non influenzino poi le azioni di governo?".
Quindi lascia il partito? Assolutamente no. "Io resterò a fare la mia battaglia perchè sono una cofondatrice di questo partito - spiega la Bindi -. Continuerò a porre i problemi che ho posto: voglio verificare se il fatto che il programma del partito e del governo viene elaborato in quella sede impropria, condiziona o meno l’azione del governo. Sono un parlamentare eletto dal popolo con un preciso programma. Voglio vedere se questo programma viene influenzato in sede non proprie". La crisi del Pd va in diretta tv.
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 62483.html
La Bindi: "È una contromanifestazione imbarazzante". Il vicepresidente dei Dem: "Rosy non capisce quello che sta succedendo"
Libero Pennucci - Sab, 25/10/2014 - 14:41
Due piazze (una fisica, l'altra virtuale), due popoli, due modi di intendere la politica, due differenti visioni.
Ma uno stesso partito. Il Pd. Quel Pd che oggi fornisce un esempio plastico, visivo e televisivo della sua somposizione. Da una parte la piazza della Camusso, della bandiere rosse, dei pensionati e di quelli che dicono no al renzismo. Dall'altra, alla Leopolda di Firenze, a poco più di 280 chilometri di distanza, un'ora e mezza di Frecciarossa, va in scena l'apoteosi del renzismo.
Uno scontro politico ma anche personale, che esplode in un confronto mediatico tra due donne del Pd: Rosy Bindi e Debora Serracchiani. Un battibecco pirotecnico tra le due signore democratiche che si trasforma in un affresco perfetto della faglia che attraversa e spacca largo del Nazareno.
La Bindi è in collegamento con Skytg 24 e motiva la sua partecipazione alla manifestazione di piazza San Giovanni, il simbolo e il cuore pulsante della sinistra rossa e sindacalista. La Serracchiani è, ovviamente, a Firenze a festeggiare il quinto capodanno renziano. "È una contromanifestazione imbarazzante. È la prima manifestazione del post Pd, per andare oltre se stesso. Si capisce fin troppo", attacca ad alzo zero al Bindi. "Rosy non capisce cosa sta succedendo qui a Firenze, c’è grande ignoranza su cosa stiamo facendo. Qui c’è tantissimo Pd. Certo ci sono tanti imprenditori, ma ci sono tanti consiglieri del Pd", replica il vicesegretario dei Dem.
Ma Rosy non molla e insinua: "Sta succedendo che una grande parte della dirigenza del partito si sta riunendo da un’altra parte per fare cose importanti. Perchè non lo fanno nella casa del partito? Vuol dire evidentemente che c’è un altro progetto".
E accusa: "Io do la fiducia ad un governo che dibatte in una sede dove prende finanziamenti da imprenditori che restano fuori dal Pd. Pensa che quelle politiche non influenzino poi le azioni di governo?".
Quindi lascia il partito? Assolutamente no. "Io resterò a fare la mia battaglia perchè sono una cofondatrice di questo partito - spiega la Bindi -. Continuerò a porre i problemi che ho posto: voglio verificare se il fatto che il programma del partito e del governo viene elaborato in quella sede impropria, condiziona o meno l’azione del governo. Sono un parlamentare eletto dal popolo con un preciso programma. Voglio vedere se questo programma viene influenzato in sede non proprie". La crisi del Pd va in diretta tv.
http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 62483.html
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Re: COME VA IL PD
PARTITI NATURE MORTE?
Il vuoto intorno al leader
di Ernesto Galli della Loggia
Come unico erede nonché unico sopravvissuto sia pure di secondo grado tra tutti i fondatori della Repubblica, era giusto che solo dal Pd potesse venire la parola fine all’intero universo ideologico del Novecento italiano e delle sue culture politiche. Cosa che sta per l’appunto avvenendo con Matteo Renzi.
Ma che certo non poteva avvenire, per esempio, ad opera di Silvio Berlusconi: la fine della Prima Repubblica, del suo intero sistema politico e culturale, non poteva certo venire da uno che non aveva mai sentito neppure nominare «papà Cervi» (il padre dei sette fratelli fucilati nel 1943 dai fascisti). Proprio perché non sapeva praticamente niente del vecchio, delle sue radici, della sua narrazione, delle sue mitologie, Berlusconi non è stato in grado di dare inizio a nulla di nuovo, neppure per davvero alla Seconda Repubblica.
Eterno dilettante «impolitico» della scena pubblica italiana, in vent’anni non è riuscito ad essere altro che l’uomo del «prendi i voti e scappa».
La fine, invece, poteva venire solo da chi, seppure giovane d’età, sapeva bene (o abbastanza bene), però, che cosa sono stati Alcide Cervi, Gramsci, il Pci, la cultura cattolica, che cosa è stata la vicenda politica del Paese, la sua saga più o meno autentica, i suoi tabù e i suoi non detti.
E naturalmente poteva venire solo da chi fosse in grado di abbattere la fortezza della Sinistra: perché era dietro queste mura che si era da tempo rifugiato tutto l’ establishment repubblicano; perché, scomparsa la Democrazia cristiana e tutti gli altri, solo i lontani eredi dell’antico Partito comunista hanno custodito fino a oggi l’ultima fiammella dell’esarchia ciellenistica, origine del sistema.
Infine perché se si vuole davvero cambiare l’Italia, la prima cosa è una rivoluzione culturale contro un insieme di stereotipi del passato che hanno il loro habitat elettivo proprio a sinistra.
Questa rivoluzione dall’alto (l’ennesima «rivoluzione passiva» della nostra storia) è quella a cui si è dedicato Matteo Renzi smantellando virtualmente il Pd (hanno ragione i suoi avversari interni): gettandone via pezzi della storia, distruggendone i luoghi comuni della tradizione, le idee ricevute del suo «popolo».
Lo fa quasi sempre con poco garbo, è vero, spargendo sulle ferite aceto anziché miele, ma si spiega: se in tanto tempo i padri, i vari D’Alema e Bersani - che avevano tutto il garbo necessario - non sono stati capaci di cambiare nulla, cercando invece di far sopravvivere tutto con la speranza che funzionasse ancora, allora è inevitabile che i figli procedano senza guardare troppo in faccia a nessuno.
Ma proprio per le cose appena dette, smantellando il Pd, cioè smantellando la Sinistra esistente, Renzi manda all’aria tutto, perché era su quella Sinistra che storicamente ormai tutto si reggeva. Inevitabilmente, cioè, egli smantella anche la Destra. Mostrando l’obsolescenza dell’una mostra l’inconsistenza pure dell’altra, che in Italia è stata sempre priva di una vita propria.
Accade così che per circostanze riguardanti in buona misura la vicenda italiana, e dunque indipendenti dalla sua volontà, Renzi abbia ben poche speranze di essere un ricostruttore.
Per cercare di rimettere in moto la storia del Paese egli ha dovuto per forza sbarazzarsi del Pd: ma facendolo vede farsi il vuoto intorno a sé.
Oggi infatti, vuoi nel sistema dei partiti, vuoi sul tavolo delle proposte politiche, vuoi in lizza per eventuali leadership alternative, oltre il Pd di Renzi - cioè oltre Renzi - non c’è più nulla: solo una tabula rasa .
Non a caso al presidente del Consiglio arride un consenso plebiscitario che non conosce confini di Destra e Sinistra, avendoli egli cancellati virtualmente tutti ed essendo rimasto di fatto l’unico in campo. Il suo successo si accompagna dunque alla solitudine. È la solitudine di un giovane vincitore, certo. Ma proprio in quella solitudine, bisogna dirlo, c’è qualcosa che inquieta: l’ombra di un rischio, il sentore di un eccesso.
25 ottobre 2014 | 07:59
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/editoriali/14_ot ... ded7.shtml
Il vuoto intorno al leader
di Ernesto Galli della Loggia
Come unico erede nonché unico sopravvissuto sia pure di secondo grado tra tutti i fondatori della Repubblica, era giusto che solo dal Pd potesse venire la parola fine all’intero universo ideologico del Novecento italiano e delle sue culture politiche. Cosa che sta per l’appunto avvenendo con Matteo Renzi.
Ma che certo non poteva avvenire, per esempio, ad opera di Silvio Berlusconi: la fine della Prima Repubblica, del suo intero sistema politico e culturale, non poteva certo venire da uno che non aveva mai sentito neppure nominare «papà Cervi» (il padre dei sette fratelli fucilati nel 1943 dai fascisti). Proprio perché non sapeva praticamente niente del vecchio, delle sue radici, della sua narrazione, delle sue mitologie, Berlusconi non è stato in grado di dare inizio a nulla di nuovo, neppure per davvero alla Seconda Repubblica.
Eterno dilettante «impolitico» della scena pubblica italiana, in vent’anni non è riuscito ad essere altro che l’uomo del «prendi i voti e scappa».
La fine, invece, poteva venire solo da chi, seppure giovane d’età, sapeva bene (o abbastanza bene), però, che cosa sono stati Alcide Cervi, Gramsci, il Pci, la cultura cattolica, che cosa è stata la vicenda politica del Paese, la sua saga più o meno autentica, i suoi tabù e i suoi non detti.
E naturalmente poteva venire solo da chi fosse in grado di abbattere la fortezza della Sinistra: perché era dietro queste mura che si era da tempo rifugiato tutto l’ establishment repubblicano; perché, scomparsa la Democrazia cristiana e tutti gli altri, solo i lontani eredi dell’antico Partito comunista hanno custodito fino a oggi l’ultima fiammella dell’esarchia ciellenistica, origine del sistema.
Infine perché se si vuole davvero cambiare l’Italia, la prima cosa è una rivoluzione culturale contro un insieme di stereotipi del passato che hanno il loro habitat elettivo proprio a sinistra.
Questa rivoluzione dall’alto (l’ennesima «rivoluzione passiva» della nostra storia) è quella a cui si è dedicato Matteo Renzi smantellando virtualmente il Pd (hanno ragione i suoi avversari interni): gettandone via pezzi della storia, distruggendone i luoghi comuni della tradizione, le idee ricevute del suo «popolo».
Lo fa quasi sempre con poco garbo, è vero, spargendo sulle ferite aceto anziché miele, ma si spiega: se in tanto tempo i padri, i vari D’Alema e Bersani - che avevano tutto il garbo necessario - non sono stati capaci di cambiare nulla, cercando invece di far sopravvivere tutto con la speranza che funzionasse ancora, allora è inevitabile che i figli procedano senza guardare troppo in faccia a nessuno.
Ma proprio per le cose appena dette, smantellando il Pd, cioè smantellando la Sinistra esistente, Renzi manda all’aria tutto, perché era su quella Sinistra che storicamente ormai tutto si reggeva. Inevitabilmente, cioè, egli smantella anche la Destra. Mostrando l’obsolescenza dell’una mostra l’inconsistenza pure dell’altra, che in Italia è stata sempre priva di una vita propria.
Accade così che per circostanze riguardanti in buona misura la vicenda italiana, e dunque indipendenti dalla sua volontà, Renzi abbia ben poche speranze di essere un ricostruttore.
Per cercare di rimettere in moto la storia del Paese egli ha dovuto per forza sbarazzarsi del Pd: ma facendolo vede farsi il vuoto intorno a sé.
Oggi infatti, vuoi nel sistema dei partiti, vuoi sul tavolo delle proposte politiche, vuoi in lizza per eventuali leadership alternative, oltre il Pd di Renzi - cioè oltre Renzi - non c’è più nulla: solo una tabula rasa .
Non a caso al presidente del Consiglio arride un consenso plebiscitario che non conosce confini di Destra e Sinistra, avendoli egli cancellati virtualmente tutti ed essendo rimasto di fatto l’unico in campo. Il suo successo si accompagna dunque alla solitudine. È la solitudine di un giovane vincitore, certo. Ma proprio in quella solitudine, bisogna dirlo, c’è qualcosa che inquieta: l’ombra di un rischio, il sentore di un eccesso.
25 ottobre 2014 | 07:59
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http://www.corriere.it/editoriali/14_ot ... ded7.shtml
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Re: COME VA IL PD
NON CONCORDO CON GALLI DELLA LOGGIA.
La piazza della CGIL c'è, i sindacati, come ripete spesso Landini, hanno i loro peccati da scontare, ma da questo a dire " oltre il Pd di Renzi - cioè oltre Renzi - non c’è più nulla: solo una tabula rasa " si sbaglia di grosso .
I sondaggi dicono che la maggiorparte non è favorevole ad abolire l'art.18 e non concorda con la riforma del lavoro di Renzi, d'altra parte gli stessi sondaggi dicono che Renzi ha un grande consenso, da questo equivoco bisogna uscire con una prova di forza. Dapprima vediamo cosa succederà alla Camera poi si vedrà cosa faranno i sindacati e tutte quelle forze di centrosinistra che non hanno ancora una casa.
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E a Renzi che ha dichiarato di non avere paura della piazza, Camusso risponde: “A furia di non guardarsi intorno si rischia di sbattere contro il muro“.
La piazza della CGIL c'è, i sindacati, come ripete spesso Landini, hanno i loro peccati da scontare, ma da questo a dire " oltre il Pd di Renzi - cioè oltre Renzi - non c’è più nulla: solo una tabula rasa " si sbaglia di grosso .
I sondaggi dicono che la maggiorparte non è favorevole ad abolire l'art.18 e non concorda con la riforma del lavoro di Renzi, d'altra parte gli stessi sondaggi dicono che Renzi ha un grande consenso, da questo equivoco bisogna uscire con una prova di forza. Dapprima vediamo cosa succederà alla Camera poi si vedrà cosa faranno i sindacati e tutte quelle forze di centrosinistra che non hanno ancora una casa.
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E a Renzi che ha dichiarato di non avere paura della piazza, Camusso risponde: “A furia di non guardarsi intorno si rischia di sbattere contro il muro“.
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Re: COME VA IL PD
TG7, ore 20,00, nei titoli.
Fassina, la divisione del Pd è in corso, e scarica la responsabilità su Renzi.
Fassina, la divisione del Pd è in corso, e scarica la responsabilità su Renzi.
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Re: COME VA IL PD
Prima di parlare di scissione del PD si dovrebbe chiedere a iscritti e simpatizzanti in quale PD si riconoscono.
Renzi ha vinto le primarie del PD, ma il suo programma delle primarie era un po' diverso da quanto sta facendo e allora se c'è qualcuno che deve andarsene è doveroso chiederlo agli elettori.
Il 41% alle europee del PD non è facilmente decifrabile, in un panorama politico in disfacimento senzaltro troviamo dentro il 25% del centrosinistra, ma il resto deriva dà uno spostamento sui programmi della destra o uno spostamento degli elettori verso un programma di centrosinistra ?
Nel primo caso sarebbe giusto verificare quale percentuale di quel 25% concorda nello spostamento a destra del partito, mentre nel secondo caso sarebbe benvenuto uno spostamento verso un programma di centrosinistra.
Questa verifica fa fatta e va chiesta da quella che oggi è minoranza in parlamento .
Diversamente Renzi si impadronirebbe di un partito in modo truffaldino.
Renzi ha vinto le primarie del PD, ma il suo programma delle primarie era un po' diverso da quanto sta facendo e allora se c'è qualcuno che deve andarsene è doveroso chiederlo agli elettori.
Il 41% alle europee del PD non è facilmente decifrabile, in un panorama politico in disfacimento senzaltro troviamo dentro il 25% del centrosinistra, ma il resto deriva dà uno spostamento sui programmi della destra o uno spostamento degli elettori verso un programma di centrosinistra ?
Nel primo caso sarebbe giusto verificare quale percentuale di quel 25% concorda nello spostamento a destra del partito, mentre nel secondo caso sarebbe benvenuto uno spostamento verso un programma di centrosinistra.
Questa verifica fa fatta e va chiesta da quella che oggi è minoranza in parlamento .
Diversamente Renzi si impadronirebbe di un partito in modo truffaldino.
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Re: COME VA IL PD
Va ricordato che lui non ha avuto il consenso dalle elezioni politiche.Quindi si ritrova in parlamento con il 25%del partito
onorevoli, senatori eletti di area Bernaniana.Si vada a votare e vedremo se si riprende il 40% preso alle europee.Ormai va avanti mettendo la fiducia su qualsiasi cosa.Questa non è piu una democrazia.
Ciao
Paolo11
onorevoli, senatori eletti di area Bernaniana.Si vada a votare e vedremo se si riprende il 40% preso alle europee.Ormai va avanti mettendo la fiducia su qualsiasi cosa.Questa non è piu una democrazia.
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Paolo11
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Re: COME VA IL PD
paolo11 ha scritto:Va ricordato che lui non ha avuto il consenso dalle elezioni politiche.Quindi si ritrova in parlamento con il 25%del partito
onorevoli, senatori eletti di area Bernaniana.Si vada a votare e vedremo se si riprende il 40% preso alle europee.Ormai va avanti mettendo la fiducia su qualsiasi cosa.Questa non è piu una democrazia.
Ciao
Paolo11
Questa non è più una democrazia da tempo.
Comunque, caro Paolo, vai a leggere l'articolo di Pansa di ieri su Libero.
Io avrei avrei scritto la stessa cosa un anno fa, e sarei diventato il presidente dei Gufi.
Lo trovi in:
Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la SX?
ultimo post.
Se non stiamo attenti e lo cacciamo via prima Matteuccio ci sta preparando una bella sorpresina.
Quello che non capisco è perché gli italiani non se ne rendano conto.
Io non sono mica un veggente. Sono una persona normalissima che si può incontrare tranquillamente per strada. Se sono contro Renzi da sempre è per quello che ha scritto Pansa, che ha visto le stesse cose ma un anno dopo.
Eppure Matteuccio è un libro aperto.
Nipote di nonno Benito
Nipote di zio Bettino
Figlio di Berlusconi.
Una gran bella famigliola.
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Re: COME VA IL PD
http://www.tzetze.it/redazione/2014/10/ ... farinetti/
Ieri sera alle 21.10 in diretta su La7 è andato in onda Piazzapulita, il talk show condotto da Corrado Formigli. La puntata, intitolata 'La guerra dei mondi', si è occupato della sfida lanciata da Renzi nei confronti del sindacato, sfida che ha creato una scissione all'interno del Pd. Ospiti in studio l'imprenditore Oscar Farinetti, Stefano Fassina (PD), Matteo Salvini (Segretario Lega Nord), Emanuele Ferragina (Professore alla Oxford University) e il giornalista Claudio Cerasa (Il Foglio).
Ad un certo punto, si è affrontato il tema del lavoro ed è stato chiamato in causa proprio Oscar Farinetti, patron di Eataly, finito nell'occhio del ciclone per il trattamento riservato nelle sue aziende ai dipendenti. La parola è stata data alla giovane studentessa Federica che, rivolgendosi a Farinetti, ha pronunciato queste parole:
Se i contratti sono a tre mesi e bisogna svolgere degli straordinari obbligatori, se i contratti prevedono degli orari lavorativi e poi si è invece obbligati a svolgere altri orari, se i fatti che avvengono all'interno della sua azienda non possono essere verificati da quello che lei dice (ad esempio non sono pubblici i numeri che lei ha citato rispetto alle percentuali di contratto a tempo determinato), io penso che sia questo il problema che dobbiamo porci.
Ed è ancora più grave nel momento in cui il Governo impone questo modello contrattuale che è quello precario, attraverso il Jobs Act, come unico modello. La precarietà come dogma alla quale siamo obbligati a stare. E in più lo fa a nostro nome, a nome della generazione che vive il 46% della disoccupazione giovanile. Noi non ci stiamo.
Farinetti ribatte dicendo che le parole della ragazza sono balle. Ma la giovane replica zittendo più e più volte l'imprenditore.
Ciao
Paolo11
Ieri sera alle 21.10 in diretta su La7 è andato in onda Piazzapulita, il talk show condotto da Corrado Formigli. La puntata, intitolata 'La guerra dei mondi', si è occupato della sfida lanciata da Renzi nei confronti del sindacato, sfida che ha creato una scissione all'interno del Pd. Ospiti in studio l'imprenditore Oscar Farinetti, Stefano Fassina (PD), Matteo Salvini (Segretario Lega Nord), Emanuele Ferragina (Professore alla Oxford University) e il giornalista Claudio Cerasa (Il Foglio).
Ad un certo punto, si è affrontato il tema del lavoro ed è stato chiamato in causa proprio Oscar Farinetti, patron di Eataly, finito nell'occhio del ciclone per il trattamento riservato nelle sue aziende ai dipendenti. La parola è stata data alla giovane studentessa Federica che, rivolgendosi a Farinetti, ha pronunciato queste parole:
Se i contratti sono a tre mesi e bisogna svolgere degli straordinari obbligatori, se i contratti prevedono degli orari lavorativi e poi si è invece obbligati a svolgere altri orari, se i fatti che avvengono all'interno della sua azienda non possono essere verificati da quello che lei dice (ad esempio non sono pubblici i numeri che lei ha citato rispetto alle percentuali di contratto a tempo determinato), io penso che sia questo il problema che dobbiamo porci.
Ed è ancora più grave nel momento in cui il Governo impone questo modello contrattuale che è quello precario, attraverso il Jobs Act, come unico modello. La precarietà come dogma alla quale siamo obbligati a stare. E in più lo fa a nostro nome, a nome della generazione che vive il 46% della disoccupazione giovanile. Noi non ci stiamo.
Farinetti ribatte dicendo che le parole della ragazza sono balle. Ma la giovane replica zittendo più e più volte l'imprenditore.
Ciao
Paolo11
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Re: COME VA IL PD
... e intanto chi ha la cassa ci spiega il perché non ci sarà la scissione ...
da repubblica.it
Tensioni nel Pd, Sposetti: "Chi vuole la scissione non venga a cercare me"
L'ultimo tesoriere dei Democratici dei sinistra: "Al massimo posso spiegare ai giovani come si legge un bilancio". Cuperlo: "E' Renzi che deve tenere unito il partito evitando di denigrare un pezzo di Paese". Damiano: "Battaglia, ma dentro il Pd". Civati: "Il premier fa cose di destra"
ROMA - "Chi vuole la scissione del partito non venga a cercare me". Ugo Sposetti, ultimo tesoriere dei Democratici dei sinistra, è intervenuto questa mattina a Omnibus su La7 dopo le indiscrezioni su una possibile scissione nel Pd e sulla sostenibilità economica di un tale progetto. Sposetti ha anche risposto a Matteo Orfini, che reclama il passaggio del patrimonio del Pci-Pds-Ds al Pd: "Quando leggo le cose che scrivono i giovani dirigenti del Partito Democratico - ha detto Sposetti - dico che mi dovrebbero chiamare per fare una piccola lezione e spiegargli come si legge un bilancio". Mentre, mostrando in studio con tabelle di bilancio i debiti degli ex Ds, ha commentato : "I creditori cercano me, io ho iniziato la mia attività con un carico da 1138 milioni di debiti. Chi vuole la scissione del partito non venga a cercare me". Sul finanziamento pubblico dei partiti, ha poi annunciato: "Presenterò una proposta di legge che recepisce quanto approvato dal Parlamento europeo: riconoscimento giuridico dei partiti, finanziamento pubblico dei partiti e finanziamento delle fondazioni dei partiti".
da repubblica.it
Tensioni nel Pd, Sposetti: "Chi vuole la scissione non venga a cercare me"
L'ultimo tesoriere dei Democratici dei sinistra: "Al massimo posso spiegare ai giovani come si legge un bilancio". Cuperlo: "E' Renzi che deve tenere unito il partito evitando di denigrare un pezzo di Paese". Damiano: "Battaglia, ma dentro il Pd". Civati: "Il premier fa cose di destra"
ROMA - "Chi vuole la scissione del partito non venga a cercare me". Ugo Sposetti, ultimo tesoriere dei Democratici dei sinistra, è intervenuto questa mattina a Omnibus su La7 dopo le indiscrezioni su una possibile scissione nel Pd e sulla sostenibilità economica di un tale progetto. Sposetti ha anche risposto a Matteo Orfini, che reclama il passaggio del patrimonio del Pci-Pds-Ds al Pd: "Quando leggo le cose che scrivono i giovani dirigenti del Partito Democratico - ha detto Sposetti - dico che mi dovrebbero chiamare per fare una piccola lezione e spiegargli come si legge un bilancio". Mentre, mostrando in studio con tabelle di bilancio i debiti degli ex Ds, ha commentato : "I creditori cercano me, io ho iniziato la mia attività con un carico da 1138 milioni di debiti. Chi vuole la scissione del partito non venga a cercare me". Sul finanziamento pubblico dei partiti, ha poi annunciato: "Presenterò una proposta di legge che recepisce quanto approvato dal Parlamento europeo: riconoscimento giuridico dei partiti, finanziamento pubblico dei partiti e finanziamento delle fondazioni dei partiti".
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«Non si discute per aver ragione, ma per capire» (Peanuts)
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