Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la SX?

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iospero
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da iospero »

Maltese: "Podemos è la più grande novità politica degli ultimi anni"

TAG correlati: Maltese,


Podemos? La più grande novità sulla scena politica degli ultimi ven'anni".
Curzio Maltese, europarlamentare dell'Altra Europa con Tsipras, ha
partecipato a Madrid - assieme al leader greco - al congresso del movimento
iberico nato dalle proteste degli 'indignados'.


"Secondo i sondaggi Podemos
oggi riscuoterebbe il voto del 25% dell'elettorato spagnolo. Se Syriza
vincesse le elezioni politiche greche e Podemos quelle spagnole, la storia
dell'intero continente potrebbe cambiare. Sono due grandi novità nel quadro
delle sostanziali grandi coalizioni, due realtà di dichiarata opposizione
alle politiche di austerity rappresentate dalla Germania di Angela Merkel.
Podemos è un movimento libertario che sta diventando di massa, oggi a Madrid
è stato eletto un 'comitato dei garanti dei cittadini', che avrà un ruolo di
bilanciamento e controllo sulle scelte del neo eletto segretario Pablo
Iglesias. Tutte le cariche sono state assunte a seguito di referendum
popolari. Volendo sintetizzare, siamo di fronte a una sorta di 'grillismo',
molto più innovativo e di sinistra.
iospero
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da iospero »

LA CAUSA GIUSTA – IN PIAZZA L’ALTRA EUROPA IL 29 NOVEMBRE

IL NUOVO SOGGETTO E LA COALIZIONE SOCIALE




di Guido Viale, 19 novembre 2014



L’Altra Europa è nata met­tendo in campo alcune idee: la cen­tra­lità dell’Europa per qual­siasi pro­cesso di tra­sfor­ma­zione poli­tica, il rifiuto dell’austerità e la neces­sità di ripu­diare il debito, l’inclusione nei con­fronti di migranti e mino­ranze di ogni genere, la con­ver­sione eco­lo­gica come unica pro­spet­tiva per affron­tare la crisi ambien­tale e quella eco­no­mica e occu­pa­zio­nale, il carat­tere apar­ti­tico della lista (con­fer­mato dall’esclusione della can­di­da­tura di rap­pre­sen­tanti già eletti o per­sone con ruoli di spicco nei par­titi); poi rac­co­gliendo ade­sioni intorno a que­sta piat­ta­forma e immer­gen­dosi nella società – nelle piazze, nelle assem­blee, nei luo­ghi di lavoro — per rac­co­gliere le firme e farsi cono­scere; infine gestendo senza mezzi una cam­pa­gna elet­to­rale affi­data quasi solo a incon­tri diretti e al passaparola.

Dopo il 25 mag­gio, con il mode­sto suc­cesso otte­nuto, occor­reva valo­riz­zare i legami messi a dispo­si­zione dal suo ingresso nel Par­la­mento euro­peo e nel GUE e, anche gra­zie ad essi, met­tere quella piat­ta­forma alla prova sia dei pro­blemi, nazio­nali e locali, posti all’ordine del giorno dallo svi­luppo degli avve­ni­menti, sia dei rap­porti con le orga­niz­za­zioni, di base e non, locali e nazio­nali, che non ave­vano preso parte, o ave­vano guar­dato con dif­fi­denza, a quel per­corso. Entrambe que­ste cose sono state fatte poco e male, inca­gliando l’organizzazione in una vana con­trap­po­si­zione tra l’impegno a man­te­ner vivo l’orizzonte euro­peo del pro­getto e la neces­sità di misu­rarsi con le emer­genze, anche e soprat­tutto locali, del “fare poli­tica” giorno per giorno. Di que­sto con­tra­sto la disputa sull’opportunità di pre­sen­tare liste regio­nali che si richia­mano espli­ci­ta­mente all’Altra Europa è stata forse il centro.

L’Altra Europa non si è pre­sen­tata in Europa, né si pre­sen­terà in Ita­lia, o si pre­senta in qual­che Regione o in qual­che Comune, per “ammi­ni­strare bene” l’austerity: cioè la mise­ria che poli­ti­che decise altrove ci impon­gono (que­sto è l’approccio che ha affon­dato l’esperienza dei sin­daci aran­cioni); bensì per­ché i par­la­men­tari, i con­si­glieri ed even­tual­mente i sin­daci eletti si fac­ciano stru­mento di aggre­ga­zione per le mobi­li­ta­zioni con­tro di essa. Per que­sto le liste regio­nali che si rifanno all’Altra Europa, oggi in Emi­lia Roma­gna e in Cala­bria, sono parte inte­grante del pro­cesso di pro­mo­zione di un sog­getto poli­tico nuovo, indi­pen­den­te­mente dai risul­tati che con­se­gui­ranno, e a cui occor­re­rebbe lavo­rare per­ché siano posi­tivi. Quelle liste sono una com­po­nente della costru­zione di un pro­gramma gene­rale; che non è solo enun­cia­zione di obiet­tivi, ma anche ricerca e veri­fica della loro effi­ca­cia nel pro­muo­vere mobi­li­ta­zione e radi­ca­mento sociale.

Oggi il discri­mine tra chi governa e chi ne com­batte modi e obiet­tivi attra­versa il nesso tra crisi ambien­tale ed eco­no­mica: è la con­ver­sione eco­lo­gica come com­bi­na­zione irri­nun­cia­bile delle rispo­ste a entrambe quelle crisi. L’establishment euro­peo e ita­liano, ma anche la gover­nance glo­bale, si tro­vano da tempo senza una stra­te­gia di ampio respiro, limi­tan­dosi a rap­pez­zare giorno per giorno i gua­sti che essi stessi pro­du­cono. P. untano a com­pri­mere red­diti e diritti della popo­la­zione al limite della sus­si­stenza (e anche oltre), a distrug­gere lo stato sociale e a pri­va­tiz­zare tutto l’esistente, a par­tire da quanto resta di natura, patri­mo­nio sto­rico, beni comuni e ser­vizi pub­blici. Ma que­sti obiet­tivi non con­fi­gu­rano un assetto sociale sta­bile; sono la som­ma­to­ria di spinte e inte­ressi discor­danti che mal si com­bi­nano insieme, tanto da susci­tare stati di caos e di bel­li­ge­ranza armata per­ma­nente, ormai evi­denti tanto nell’economia euro­pea che nei nuovi tea­tri di guerra. Un caos che è stato sì pro­vo­cato da sog­getti e inte­ressi ben iden­ti­fi­cati; ma che è da loro sem­pre di più subìto e non agìto. Che cosa pos­sono pro­met­tere alle popo­la­zioni di cui devono comun­que otte­nere il con­senso, per lo meno pas­sivo? Solo il ritor­nello di una “cre­scita” che né arriva né risol­ve­rebbe alcun­ché. E che cosa pos­siamo invece pro­spet­tare noi, con la con­ver­sione eco­lo­gica? Una strada sen­sata per affron­tare i nodi della nostra epoca, da per­cor­rere com­bi­nando par­te­ci­pa­zione e con­flitto “passo dopo passo”, soste­nendo occu­pa­zione, red­dito, inclu­sione, soste­ni­bi­lità, salute, con­vi­venza e sal­va­guar­dia del patri­mo­nio pro­fes­sio­nale e impian­ti­stico del tes­suto pro­dut­tivo. E’ innan­zi­tutto un con­fronto cul­tu­rale — da con­durre giorno per giorno, misu­ran­dosi con i pro­blemi della vita di cia­scuno — che va tra­dotto in parole sem­plici, che devono tor­nare a cir­co­lare come buon senso diffuso.

Per que­sto occorre aprirsi di più alle varie­gate com­po­nenti del tes­suto sociale. La società ita­liana è con­tras­se­gnata da una mol­te­pli­cità di ini­zia­tive che non ha il pari in Europa: a parte i par­ti­tini (solo quelli comu­ni­sti sono più di dieci, molti dei quali divisi in cor­renti e fra­zioni. Troppa gra­zia!) e i sin­da­cati di base (anch’essi in ser­rata com­pe­ti­zione tra loro, ma con un pro­prio radi­ca­mento sociale) ecco ovun­que comi­tati e asso­cia­zioni ambien­ta­li­ste, civi­che, cul­tu­rali, orga­niz­za­zioni di migranti, cir­coli ricrea­tivi e spor­tivi social­mente impe­gnati, movi­menti per la casa e occu­pa­zioni di edi­fici pub­blici e pri­vati, reti di stu­denti, di inse­gnanti, di ricer­ca­tori, di pre­cari, di medici e infer­mieri, di con­ta­dini, liste civi­che, Rsu e la loro rete con­tro la legge For­nero, ammi­ni­stra­zioni di comuni vir­tuosi, Gas e Des, coo­pe­ra­tive sociali, comu­nità cri­stiane di base e per­sino par­roc­chie, cen­tri sociali, rivi­ste ed emit­tenti libere, asso­cia­zioni fem­mi­ni­ste, ecc. Non c’è un “prato verde”, ma una miriade di entità che hanno iden­tità, sto­rie ed ela­bo­ra­zioni pro­prie: spesso molto svi­lup­pate. Come rap­por­tarsi nei con­fronti di tutte que­ste realtà per for­mare con esse una “coa­li­zione sociale”? Si pos­sono igno­rare? Cer­ta­mente no. Si pos­sono inglo­bare? Nean­che. Si pensa forse di reclu­tarne i mem­bri senza fare i conti con dif­fe­renze e diver­genze che le hanno tenute lon­tane dall’Altra Europa? Sarebbe vano e arro­gante. Con cia­scuna di que­ste entità — per lo più orga­niz­za­zioni locali, diverse da un luogo all’altro — occorre affron­tare un con­fronto alla pari, che metta in discus­sione con­vin­zioni, ela­bo­ra­zioni e pra­ti­che di entrambe le parti, pun­tando a pro­muo­vere ini­zia­tive comuni sui temi che già ci uni­scono. La piazza del 25 otto­bre ha cer­ta­mente messo in evi­denza un popolo alla ricerca di una pro­pria rap­pre­sen­tanza poli­tica; ma è una ruolo che non si con­qui­sta esi­bendo solo pro­grammi gene­rali, bensì pezzo per pezzo, attra­verso ini­zia­tive comuni con cia­scuna delle sue arti­co­la­zioni: un lavo­rìo che ha poco a che fare con le dispute o gli accordi – senza niente togliere alla loro impor­tanza — con le diri­genze dei par­titi che hanno soste­nuto o che ancora sosten­gono il pro­getto dell’Altra Europa.



da il manifesto del 20 novembre 2014
paolo11
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da paolo11 »

http://www.tzetze.it/redazione/2014/11/ ... ilistiche/
Ci sono i media che strombazzano dalla mattina alla sera, e poi ci sono verità che, se ascoltate, risuonano nella mente e colpiscono dritto l'obiettivo. "Quando al lavoratore viene preclusa la possibilità di essere reintegrato in caso di licenziamento illegittimo, si determina una situazione di ricatto. La riforma Renzi è solo l'ultimo passo per la consegna definitiva dei lavoratori alle peggiori logiche mercantilistiche". A sostenerlo è Lidia Undiemi, giornalista e autrice de il Ricatto dei Mercati. La Undiemi è intervenuta questa mattina ijn diretta nel corso della trasmissione Omnibus di La 7.
Non è mancato un riferimento alle responsabilità storiche del sindacato, che dovrebbe fare il mea culpa per non aver compreso in tempo le trasformazioni in atto. "In tutti questi anni, soprattutto nelle grandi aziende, si è proceduto alla precarizzazione dei lavoratori attraverso l'outsourcing ed esternalizzazioni. Siamo in una nuova fase del capitalismo finanziario, in cui il sindacato non ha sviluppato delle logiche adeguate per proteggere il lavoro. L'attuale riforma di Renzi è solo una ratifica di quello che nelle grandi aziende è già realtà da tempo". (Fonte)
Ciao
Paolo11
camillobenso
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da camillobenso »

paolo11 ha scritto:http://www.tzetze.it/redazione/2014/11/ ... ilistiche/
Ci sono i media che strombazzano dalla mattina alla sera, e poi ci sono verità che, se ascoltate, risuonano nella mente e colpiscono dritto l'obiettivo. "Quando al lavoratore viene preclusa la possibilità di essere reintegrato in caso di licenziamento illegittimo, si determina una situazione di ricatto. La riforma Renzi è solo l'ultimo passo per la consegna definitiva dei lavoratori alle peggiori logiche mercantilistiche". A sostenerlo è Lidia Undiemi, giornalista e autrice de il Ricatto dei Mercati. La Undiemi è intervenuta questa mattina ijn diretta nel corso della trasmissione Omnibus di La 7.
Non è mancato un riferimento alle responsabilità storiche del sindacato, che dovrebbe fare il mea culpa per non aver compreso in tempo le trasformazioni in atto. "In tutti questi anni, soprattutto nelle grandi aziende, si è proceduto alla precarizzazione dei lavoratori attraverso l'outsourcing ed esternalizzazioni. Siamo in una nuova fase del capitalismo finanziario, in cui il sindacato non ha sviluppato delle logiche adeguate per proteggere il lavoro. L'attuale riforma di Renzi è solo una ratifica di quello che nelle grandi aziende è già realtà da tempo". (Fonte)
Ciao
Paolo11

Racconta uno di loro, a proposito del patto unitario tra grembiulini per la globalizzazione: “Ma per far inghiottire simili riforme idiote e antipopolari alla cittadinanza, la devi spaventare come si fa con i bambini. Altrimenti gli italiani, se non fossero stati dei bambinoni deficienti, non avrebbero accolto con le fanfare i tre commissari dissimulati che abbiamo inviato loro in successione: il fratello Mario Monti, il parafratello Enrico Letta, l’aspirante fratello Matteo Renzi”
iospero
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da iospero »

5 giorni di sinistra europea, che meraviglia! - Altervista

http://tsiprasfirenze.altervista.org/5- ... eraviglia/
iospero
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da iospero »

E l’altra Italia con chi?

 Tiziana Barillà

novembre 21st, 2014 

«Questa rivoluzione non ha un volto». Con questo slogan i movimenti di protesta contro la troika hanno invaso le piazze europee: in Grecia come in Spagna. Eppure è anche grazie ai “volti” dei loro leader – Alexis Tsipras e Pablo Iglesias – che quei movimenti sono diventati le forze politiche che oggi rischiano di entrare dritte dritte nei palazzi del governo. La greca piazza Syntagma si è tradotta in Syriza, oggi primo partito ellenico che negli ultimi sondaggi supera il 31,3 per cento. Podemos, l’ala sinistra del movimento spagnolo degli indignados 15-M, in soli 9 mesi può già dirsi un partito di massa: se si votasse domani otterrebbe il 27 per cento dei consensi.

In Italia la sinistra radicale – quella a sinistra del Pd – da anni procede a una lenta e faticosa riunificazione. Lo scorso maggio alle Europee un traguardo lo ha raggiunto: il superamento dello sbarramento e l’elezione di tre eurodeputati. A vincere la sfida è stata L’Altra Europa con Tsipras, una lista radicale con un leader forte e riconoscibile, anche se straniero. Oggi la domanda è: se l’Altra Europa sta con Tsipras, l’Altra Italia con chi sta? A Firenze, il 16 e 17 novembre, di leader ce n’erano tanti: da quelli del Gue, i freschi e giovani rappresentanti della Sinistra europea, ai più “classici” italiani: Nichi Vendola, Pippo Civati, Paolo Ferrero, Sergio Cofferati, Fausto Bertinotti.

«Non mi nascondo che una delle malattie del nostro tempo è la personalizzazione della politica», ammette Marco Revelli, storico, sociologo e promotore de L’Altra Europa con Tsipras. «La considero una patologia e ho sufficiente realismo per sapere che le patologie sono dei dati di fatto, non si può far finta che non esistono. Ma non sono convinto che debba essere una sola, anche una pluralità di figure credibili andrebbe altrettanto bene».

Quello di un leader, insomma, non pare essere il primo assillo per il nuovo soggetto della sinistra. La preoccupazione per il momento è ancora ferma alla definizione del “perimetro” del nuovo soggetto. «Che deve essere ampio», secondo Massimo Torelli di Alba, «e includere anche una parte di democratici. Quando c’è una crisi economica reale e in campo una proposta rivoluzionaria come quella di Renzi, tutto ciò che c’era prima diventa storia, viene spazzato via». A Firenze, per Torelli, è stato definito il campo dell’ampiezza in cui «vogliamo stare. L’aspirazione ad avere un campo ampio l’abbiamo avuta da subito, non a caso Curzio Maltese stava nel Pd».

È più prudente Pippo Civati del Pd, presente a Firenze come “esterno, ma bendisposto”. «Per ora è più importante capire il perimetro e cosa vuole fare il Pd», dice il deputato democratico. «Capire se il partito di Renzi abbandona tutta la sinistra. Anche quella al suo interno. La definizione di questo perimetro dipende anche da Renzi: se il Pd sbatte la porta è chiaro che un soggetto politico nascerà. E i leader sono quelli che conosciamo già, ma forse è il caso di trovarne degli altri. C’è Maurizio Landini che interpreta l’area sindacale, ma le realtà sono tante».
aaaa42
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

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DOPO BENTORNATO CARLO MARX.
BENTORNATA LORETTA NAPOLEONI

Da Podemos a Syriza, il coraggio di tornare al socialismo

di Loretta Napoleoni | 23 novembre 2014

Più informazioni su: Alexis Tsipras, Grecia, Iglesias, Indignados, Irlanda del Nord, Sinistra, Sinn Fein, Socialismo, Spagna, Syriza

Loretta Napoleoni

Economista

Gli indignados spagnoli, il movimento spontaneo che nel 2011 ha scosso la Spagna sull’onda della primavera araba, concretizzatasi sull’altra sponda del mar Mediterraneo, è diventato un partito. Traducendo lo slogan che ha portato il Presidente Obama alla vittoria ‘yes, we can’, Podemos propone riforme radicali che lasciano in bocca un po’ di sapore di socialismo, per esempio, vietare alle imprese che vanno bene di licenziare i dipendenti; mettere la Banca centrale europea sotto la giurisdizione del parlamento; introdurre la settimana lavorativa di 35 ore per lavorare meno ma lavorare tutti; abbassare l’età pensionabile a 60 anni.

Ogni tanto la retorica socialista compare anche nel linguaggio usato dal leader appena eletto di Podemos, Pablo Iglesias (che non è parente del celeberrimo cantante Julio). Pablo proviene dalla facoltà di scienze politiche dell’Università Complutense di Madrid, meglio nota nei circoli della destra spagnola come ‘uno dei covi della sinistra’. Innegabile che Podemos, nato appena 10 mesi fa’, sia un movimento ed ora un partito costruito su un’agenda anti establishment, ma non è chiaro neppure a chi lo gestisce se la sua sia una bandiera molto simile a quella che la sinistra sventolava durante la Guerra.

Nonostante l’amicizia e simpatia che corre tra Podemos e la greca Syriza o l’irlandese Sinn Fein e nonostante i buoni risultati riportati da questi partiti nelle elezioni europee di maggio – Podemos 7,92; Sinn Fein 19,52; Syriza 26, 57 – non ci troviamo di fronte alla versione moderna dell’internazionale socialista.

Pablo Iglesias ci tiene a tenere le distanze dalla dicotomia classica destra sinistra, e forse non è un errore dato che dalla morte di Franco il processo di democratizzazione spagnolo è avvenuto sullo sfondo di due partiti, uno di destra, il PP, ed uno di sinistra, il PSOE. Discorso analogo vale per la Grecia, naturalmente, ed anche per l’Italia dove la contrapposizione destra sinistra ha caratterizzato tutto il dopoguerra fino alla caduta del Muro di Berlino. Dato che i resti delle carcasse – perché di questo ormai si stratta ormai – di questi partiti sono ancora presenti nell’arena politica di tutte queste nazioni, la cosa migliore, a detta di Podemos ed altri partiti europei simili, è evitare di confondere l’elettorato parlando invece di destra e sinistra, come ai tempi del ’68, di chi sta sopra e chi sta sotto.

Nel linguaggio di Iglesias come in quello di Alexis Tsipras, il leader greco, la dicotomia è tra quella piccola percentuale di ricchi ed il resto della popolazione, tra Germania e paesi dell’area mediterranea, che tradotto nel linguaggio degli anni Sessanta e Settanta significa rispettivamente tra capitale e lavoro e tra Stati Uniti e le sue colonie europee. Insomma molto poco è cambiato nella sostanza ma molto nell’apparenza e presentazione dei messaggi.

Iglesias è un uomo mediatico, come tutti i leader europei che cavalcano la tigre dell’anti-establishment, da Beppe Grillo al suo alleato Nigel Farage, passa più tempo davanti alle telecamere ed a microfoni che nelle riunioni di partito per formulare visioni politiche future. I programmi economici, sociali e politici vengono messi insieme sulla base delle richieste di una popolazione ormai allo stremo delle forze, vessata da anni di austerità ed impoverita da una recessione ormai trasformatasi in deflazione. I guru sono economisti di grido come Krugman e Stigliz, un tempo membri dell’establishment che hanno abbandonato all’indomani del grande crollo del 2008, quindi niente Marx, Lenin o Mao Tse Tung. Ma anche le tesi o le proposte dei nuovi guru vengono cannibalizzate secondo le lamentele espresse dalla popolazione. Insomma, nonostante si pensi che alle prossime elezioni spagnole Podemos potrebbe superare il 20 per cento, questo balzo non sarà legato ad una visione coerente ed alternativa dell’economia e della politica spagnola, ma ad un malcontento generale nei confronti degli altri partiti.

Eppure il fronte costituito da Podemos, Syriza e Sinn Fein ha tutti i numeri per resuscitare la teoria economica socialista e per adattarla ad un’Europa non più divisa ma unita da un’economia che ormai è destinata a convergere sulla base del modello classico del capitalismo neo-liberista. Insomma, avere il coraggio di giocare la carta socialista vera invece di quella della comunicazione, potrebbe dare all’Europa quella scossa di cui tutti sono ormai convinti abbia bisogno.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/11 ... o/1228893/
Ultima modifica di aaaa42 il 23/11/2014, 18:03, modificato 2 volte in totale.
iospero
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da iospero »

IL FINANCIAL TIMES DA RAGIONE ALLA SINISTRA RADICALE EUROPEA
Radical left is right about Europe’s debt - FT.com.pdf [273.36 KiB]

Allego il testo dell'articolo perché' senza abbonamento non potreste leggerlo . Tradotto da google
Qui il link dell'articolo http://www.ft.com/intl/cms/s/0/48e6fa76 ... z3Ju6mkd7M[/url]

Sinistra radicale è giusto per il debito in Europa
Avverte Wolfgang MunchauWolfgang MünchauAuthor

È logicamente incoerente per la zona euro per entrare stagnazione secolare e non ristrutturare
Il logo EURO è dipinto di fronte alla Banca centrale europea, BCE a Francoforte / Main, Germania centrale, il 6 novembre 2014. La Banca centrale europea ha tenuto i suoi tassi di interesse di riferimento invariato al suo regolare incontro politico mensile. AFP PHOTO / DANIEL ROLAND © AFPL
et supponga che si condivide la visione consenso globale su ciò che la zona euro deve fare in questo momento. In particolare, si vuole vedere di più gli investimenti del settore pubblico e di ristrutturazione del debito.
Ora chiedetevi alla seguente domanda: se tu fossi un cittadino di un paese della zona euro, che partito politico vorresti sostenere che ciò avvenga? Si può essere sorpreso di vedere che non c'è molta scelta. In Germania, l'unico che si avvicina a tale agenda è Die Linke, gli ex comunisti. In Grecia, sarebbe Syriza; e in Spagna, sarebbe Podemos, che è venuto fuori dal nulla e ora è in testa nei sondaggi.
Tu non puoi considerarti un sostenitore della sinistra radicale. Ma se si vive nella zona euro e sostenuto quelle politiche, che sarebbe l'unica scelta.
Che dire partiti di centro-sinistra in Europa, i socialdemocratici e socialisti? Non hanno supportano tale ordine del giorno? Essi possono farlo quando sono all'opposizione. Ma una volta al governo sentono il bisogno di diventare rispettabile, al punto che scoprono i loro geni dal lato dell'offerta. Ricorda che, François Hollande, presidente francese, ha spiegato il cambiamento di politica del suo governo dicendo che l'offerta crea la domanda.
Tra i partiti radicali che sono emersi di recente, quello di guardare è Podemos. E 'ancora giovane, con un ordine del giorno in divenire. Da quello che ho letto finora, potrebbe essere quella che si avvicina di più di tutti quelli della zona euro ad offrire un approccio coerente alla gestione economica post-crisi.
In una recente intervista, Nacho Alvarez, un membro anziano del gruppo economico del partito, espose il suo programma con una chiarezza rinfrescante. Il 37-year-old professore di economia, dice l'onere del debito spagnolo, sia privati che pubblici, è insostenibile e deve essere ridotto. Questo potrebbe includere una combinazione di una rinegoziazione dei tassi di interesse, periodi di grazia, ristrutturazione del debito e un taglio di capelli. Ha anche detto obiettivo Podemos 'non era di lasciare la zona euro - ma che ugualmente il partito non avrebbe insistito per l'adesione a tutti i costi. L'obiettivo è il benessere economico del paese.
Per un estraneo, che sembra una posizione equilibrata. Non così in Spagna. L'istituzione teme che questo ordine del giorno si trasformerà il paese in una versione europea del Venezuela. Ma non c'è nulla di controverso circa la dichiarazione che, se il debito è insostenibile ha bisogno di essere ristrutturata. O che se l'euro dovesse portare decenni di sofferenza, sarebbe perfettamente legittimo mettere in discussione le istituzioni e le politiche della zona euro.
I partiti del centro-sinistra e centro-destra stanno permettendo l'Europa alla deriva nel equivalente economico di un inverno nucleare
La posizione Podemos riconosce una semplice verità sulla zona euro alla fine del 2014. È logicamente incoerente per la moneta unica per entrare in una stagnazione secolare e non ristrutturare il proprio debito. Poiché nulla è stato fatto per evitare il primo, c'è una probabilità avvicina 100 per cento di quest'ultimo avvenimento.
Tuttavia, per il momento, i governi europei continuano a giocare "estendere e far finta". Qualora tale strategia miope conduce può essere visto in Grecia. Dopo sei anni di depressione economica, il governo si trova in una crisi politica acuta. Syriza è leader nei sondaggi, e ha buone probabilità di assumere il potere alle prossime elezioni generali, possibilmente nel 2015.
La Spagna non è ancora in quel frangente. Podemos potrebbero privare i maggiori partiti - il Partito popolare del premier Mariano Rajoy e il partito di opposizione socialista - della maggioranza assoluta nelle elezioni del prossimo anno. Potrebbe forzare i due in una grande coalizione in stile tedesco - che stabilisca il nuovo partito come la principale opposizione.
La situazione in Italia è diversa, ma non meno grave. Se il premier Matteo Renzi non riesce a generare una ripresa economica nei suoi restanti tre anni di mandato, il movimento di opposizione Cinque Stelle sarebbe in pole position per formare il prossimo governo. A differenza di Podemos, questo è un partito veramente radicale, un convinto sostenitore di uscita dell'euro. Così sono il Fronte Nazionale in Francia e in Germania Alternative für Deutschland.
Cosa Podemos deve ancora fare è offrire una visione coerente di vita dopo una ristrutturazione del debito. Sarebbe una buona idea se il partito si è organizzato a livello di zona euro oltre la sua alleanza con Syriza al Parlamento europeo, perché è lì che sono fatte le decisioni politiche pertinenti. Una risoluzione del debito per la Spagna, necessario come è, può essere solo l'inizio di un cambiamento politico più ampio.
La tragedia della zona euro di oggi è il senso di rassegnazione con cui le parti stabilimento del centro-sinistra e centro-destra stanno permettendo l'Europa alla deriva in l'equivalente economico di un inverno nucleare. Si tratta di una particolare tragedia che partiti di estrema sinistra sono gli unici che supportano le politiche sensibili, come la ristrutturazione del debito. L'aumento di Podemos mostra che vi è una domanda di politica alternativa. A meno che le parti stabilite spostano la loro posizione, che lascerà una grande apertura del calibro di Podemos e Syriza.
aaaa42
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da aaaa42 »

a parte il nome sinistra no euro ,un nome antimarxista e demenziale il problema euro. esiste oggettivamemente va quindi soggettivizato a sinistra. importante tra le molte proposte politiche quella su CCF certificati di credito fiscale proposti da Gallino sylos labini e altri. questo l intervento del prof. brancaccio interessante come sempre
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews ... 82&pg=9522
iospero
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da iospero »

sintetizzando da http://www.lantidiplomatico.it/dettnews ... 82&pg=9522

La sinistra deve proporre un controllo di capitale nel breve e medio. Le destre propongono di bloccare i flussi e Schengen per sfruttare il lavoro clandestino, le sinistre dovrebbero proporre di bloccare i movimenti indiscriminati di capitale a bassi profitti. Ed ancora, loro proporranno misure protezionistici a difesa degli interessi nazionali, la sinistra dovrà condizionare l'afflusso di capitali e merci a determinati standard di lavoro e sociali dal paese importatore. Gli scambi vanno fatti solo con quei paesi dove il lavoro è pagato adeguatamente: non è una limitazione degli scambi, ma una scelta in base. La proposta non è la farneticazione di un marxista, ma l'interpretazione che da l'ILO del commercio internazionale e che prende spunto da un articolo del lo Statuto del Fmi, in vigore anche se nessuno lo prende mai in considerazione, che sancisce come “i paesi che attuano deflazione interna per aumentare esportazioni possono essere sottoposti a limitazioni da parte degli altri paesi”. Questa visione permetterebbe alle sinistre europee di avere un proprio punto di vista, alternativo alle destre xenofobe e gattopardesche.

Si potrebbe pure attuare gli scambi con tutti , solo applicando dazi che tengano conto delle differenze sopra citate
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