Day after day
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Re: Day after day
http://www.beppegrillo.it/la_cosa/2014/ ... ia-guerra/
"L’Olanda ha avviato un’inchiesta parlamentare a seguito di un pesante voto contrario al progetto F35.
L’Australia non li userà come piattaforma esclusiva,
la Norvegia ha minacciato di ripensare le sue scelte,
la Turchia ha rinviato l’acquisto,
il Canada ha sospeso la gara.
Questi Paesi hanno deciso di preservare la propria sovranità nazionale(*). L’Italia invece vuole svenderla. Perché noi gli F35 li compreremo eccome, senza batter ciglio.
La messinscena del Pd sul dimezzamento nasconde un piano preciso, pensato dal governo e avallato dal presidente Napolitano per trasformare l’Italia in una colonia americana. Lo ha chiarito esplicitamente in questi giorni il capo dell’Ufficio di programma statunitense per il velivolo JSF/F-35, tenente generale Chris Bogdan.
Le forze aeree straniere che acquisiranno i cacciabombardieri F-35 - ha detto - avranno la possibilità di gestire i propri pacchetti dati di missione del velivolo, ma solo in laboratori appositamente allestiti negli Stati Uniti e sotto la stretta supervisione di personale americano.
Sapete cosa contengono i “pacchetti di missione”? Informazioni estremamente sensibili e segrete, che in questo modo trasferiremo alle autorità di Washington, con tanto d’inchino a nostra maestà.
In pratica il programma F35 cancellerà definitivamente la nostra “sovranità nazionale”, dopo la beffa dell’euro e, non per ultimo, del Ttip. Quindi gli F-35 potranno essere impiegati solo con l'autorizzazione degli Stati Uniti. Washington potrà decidere se e dove gli aerei italiani potranno intervenire.
Per di più, tutte le informazioni delle nostre Forze Armate passeranno nelle mani di una potenza straniera. Si tratta di dati segreti, di rilevanza strategica, ottenuti anche con l’impiego di sistemi costosi, come i satelliti spia. Un altro tributo che il “vassallo” Italia pagherà al “signore” americano.
Il MoVimento 5 Stelle si batte per cancellare l'intero programma. Grazie al lavoro svolto fino ad ora in Parlamento siamo riusciti a smascherare le bugie del Governo e del PD sul dimezzamento degli aerei, infatti il PD ha persino votato contro una mozione firmata da alcuni suoi deputati pur di non mettere a rischio il programma.
Qualcuno sta svendendo il nostro Paese, vuole trasformarlo in una maxi-colonia Usa, noi vogliamo salvarlo, anche dall’acquisto di velivoli inutili e criticati da tutti. I miliardi investiti potrebbero essere spesi per costruire ospedali, scuole, asili nido e creare nuovi posti di lavoro
Abbiamo presentato un'interrogazione al ministro Pinotti chiedendole "se ritenga ammissibile questa totale cessione di sovranità da parte delle nostre Forze armate a una potenza straniera, ancorché attualmente alleata". Il governo, ora, risponda." M5S Camera, Commissione Difesa
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Ciao
Paolo11
"L’Olanda ha avviato un’inchiesta parlamentare a seguito di un pesante voto contrario al progetto F35.
L’Australia non li userà come piattaforma esclusiva,
la Norvegia ha minacciato di ripensare le sue scelte,
la Turchia ha rinviato l’acquisto,
il Canada ha sospeso la gara.
Questi Paesi hanno deciso di preservare la propria sovranità nazionale(*). L’Italia invece vuole svenderla. Perché noi gli F35 li compreremo eccome, senza batter ciglio.
La messinscena del Pd sul dimezzamento nasconde un piano preciso, pensato dal governo e avallato dal presidente Napolitano per trasformare l’Italia in una colonia americana. Lo ha chiarito esplicitamente in questi giorni il capo dell’Ufficio di programma statunitense per il velivolo JSF/F-35, tenente generale Chris Bogdan.
Le forze aeree straniere che acquisiranno i cacciabombardieri F-35 - ha detto - avranno la possibilità di gestire i propri pacchetti dati di missione del velivolo, ma solo in laboratori appositamente allestiti negli Stati Uniti e sotto la stretta supervisione di personale americano.
Sapete cosa contengono i “pacchetti di missione”? Informazioni estremamente sensibili e segrete, che in questo modo trasferiremo alle autorità di Washington, con tanto d’inchino a nostra maestà.
In pratica il programma F35 cancellerà definitivamente la nostra “sovranità nazionale”, dopo la beffa dell’euro e, non per ultimo, del Ttip. Quindi gli F-35 potranno essere impiegati solo con l'autorizzazione degli Stati Uniti. Washington potrà decidere se e dove gli aerei italiani potranno intervenire.
Per di più, tutte le informazioni delle nostre Forze Armate passeranno nelle mani di una potenza straniera. Si tratta di dati segreti, di rilevanza strategica, ottenuti anche con l’impiego di sistemi costosi, come i satelliti spia. Un altro tributo che il “vassallo” Italia pagherà al “signore” americano.
Il MoVimento 5 Stelle si batte per cancellare l'intero programma. Grazie al lavoro svolto fino ad ora in Parlamento siamo riusciti a smascherare le bugie del Governo e del PD sul dimezzamento degli aerei, infatti il PD ha persino votato contro una mozione firmata da alcuni suoi deputati pur di non mettere a rischio il programma.
Qualcuno sta svendendo il nostro Paese, vuole trasformarlo in una maxi-colonia Usa, noi vogliamo salvarlo, anche dall’acquisto di velivoli inutili e criticati da tutti. I miliardi investiti potrebbero essere spesi per costruire ospedali, scuole, asili nido e creare nuovi posti di lavoro
Abbiamo presentato un'interrogazione al ministro Pinotti chiedendole "se ritenga ammissibile questa totale cessione di sovranità da parte delle nostre Forze armate a una potenza straniera, ancorché attualmente alleata". Il governo, ora, risponda." M5S Camera, Commissione Difesa
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Paolo11
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Re: Day after day
OTTOVOLANTE - 1
Vivere in Italia con alla guida del Paese Matteo Renzi equivale a scorrazzare su e giù con un ottovolante.
I Tg della sera di ieri avevano annunciato che a mezzanotte scadeva l'ultimatum imposto da Renzi a Berlusconi, circa la legge elettorale.
I giornali in edicola stamani raccontavano un'altra storia.
Le parole per Renzi, come per Berlusconi sono solo bolle di sapone.
^^^^^^^
La Stampa 10.11.14
Legge elettorale verso il rinvio
Renzi ritira l’aut aut a Berlusconi. E l’Italicum slitta alla primavera 2015
Per Renzi il leader di Forza Italia resta l’alleato «giusto» per fare le riforme
di Fabio Martini
A dispetto delle ultime turbolenze Matteo Renzi non ha cambiato idea: Silvio Berlusconi resta l’alleato “giusto” per fare le riforme istituzionali e per questo motivo, pur ripetendo ai suoi che «non si può perdere tempo, siamo all’ultimo sprint, entro Natale dobbiamo portare la riforma elettorale in aula», proprio dagli sherpa di Forza Italia trapela una possibile novità: nelle prossime ore il presidente del Consiglio potrebbe prendere atto che serve ancora un po’ di tempo per confezionare la riforma elettorale. Un messaggio che servirebbe a tranquillizzare alleati e avversari.
In altre parole Renzi, dicendolo stasera al vertice di maggioranza o accettando un’agenda parlamentare meno serrata, prenderebbe atto che la legge elettorale può prendere la luce nelle prime settimane della primavera 2015. Se così fosse, maturerebbe una grossa novità, destinata a stemperare tante tensioni. Ma intanto, per tenere alta la temperatura, Renzi ieri sera ha fatto trapelare: «Io voglio lavorare insieme, ma se Forza Italia si tirasse fuori, in Parlamento i numeri ci sono».
Da quando, 9 mesi fa, si è “preso” Palazzo Chigi, convincendo il Pd e il Capo dello Stato, Matteo Renzi sa di essere arrivato al primo tornante decisivo: riuscire a portare a casa la chiave che può schiudergli il futuro: la riforma elettorale. Se per davvero, nei primi mesi del 2015, il governo dovesse riuscire ad approvarla, a quel punto Renzi sarebbe politicamente molto più forte, perché dotato della più forte delle armi deterrenti: la minaccia, in qualsiasi momento, per poter sciogliere le Camere.
Certo, l’Italicum, nella sua veste attuale e futura, vale soltanto per la Camera e dunque per il Senato si voterebbe con una legge proporzionale, che renderebbe monca una eventuale vittoria elettorale di Renzi, o anche di uno schieramento alternativo. Nei giorni scorsi si era sentito parlare di una (eventualissima) leggina ad hoc, da approvare prima delle elezioni e valida soltanto per il Senato, ma si tratta di un escamotage “acrobatico” e prematuro rispetto ad un quadro che resta complesso.
Come confermato dai concetti espressi da Silvio Berlusconi alla “Stampa”: è Renzi ad aver cambiato le carte in tavola, passando dal premio alla coalizione a quello alla lista e comunque il Cavaliere non crede alle promesse del premier di non volere elezioni anticipate. Una messa a punto che non deve aver lasciato insensibile Renzi. Questa sera alle 21 il premier se la vedrà, nel vertice di maggioranza, con il suo principale alleato, il Nuovo Centro Destra di Alfano, che si gioca la sua sopravvivenza futura sulla soglia di accesso al Parlamento per le forze politiche che decidessero di non entrare in uno dei “listoni” dei partiti principali. Questa sera l’Ncd di Alfano e l’Udc di Cesa e Casini (alla vigilia di una fusione tra i due partiti) si batteranno per tenere la soglia la più bassa possibile rispetto all’8 per cento dell’Italicum originario, quelle delle coalizioni.
Ma in queste ore tiene banco la questione delle possibili dimissioni a fine anno del Capo dello Stato. Una prospettiva che ha ovviamente incoraggiato i mass media ad imbastire improbabili toto-Presidente. Graziano Delrio, durante “L’intervista” a Maria Latella su Skytg24, ha spiegato che il patto del Nazareno riguarda le riforme e non il Colle, concetto ribadito da Maria Elena Boschi. Quale sia l’accordo segreto sul Quirinale, lo sanno soltanto Renzi e Berlusconi, intanto il presidente del Consiglio tiene a ribadire «la massima riconoscenza per Napolitano» del quale si apprezza la nota di ieri, che ha «stoppato illazioni e scenari».
Sul Jobs Act l’obiettivo di Renzi è quello di chiudere entro l’anno e anche l’atteggiamento verso la Cgil resta immutato: «Opposizione a prescindere». Anche se a Palazzo Chigi non è sfuggito che negli ultimi giorni il fronte sindacale, con Cisl e Uil in piazza, non è più presidiato soltanto da Susanna Camusso
Vivere in Italia con alla guida del Paese Matteo Renzi equivale a scorrazzare su e giù con un ottovolante.
I Tg della sera di ieri avevano annunciato che a mezzanotte scadeva l'ultimatum imposto da Renzi a Berlusconi, circa la legge elettorale.
I giornali in edicola stamani raccontavano un'altra storia.
Le parole per Renzi, come per Berlusconi sono solo bolle di sapone.
^^^^^^^
La Stampa 10.11.14
Legge elettorale verso il rinvio
Renzi ritira l’aut aut a Berlusconi. E l’Italicum slitta alla primavera 2015
Per Renzi il leader di Forza Italia resta l’alleato «giusto» per fare le riforme
di Fabio Martini
A dispetto delle ultime turbolenze Matteo Renzi non ha cambiato idea: Silvio Berlusconi resta l’alleato “giusto” per fare le riforme istituzionali e per questo motivo, pur ripetendo ai suoi che «non si può perdere tempo, siamo all’ultimo sprint, entro Natale dobbiamo portare la riforma elettorale in aula», proprio dagli sherpa di Forza Italia trapela una possibile novità: nelle prossime ore il presidente del Consiglio potrebbe prendere atto che serve ancora un po’ di tempo per confezionare la riforma elettorale. Un messaggio che servirebbe a tranquillizzare alleati e avversari.
In altre parole Renzi, dicendolo stasera al vertice di maggioranza o accettando un’agenda parlamentare meno serrata, prenderebbe atto che la legge elettorale può prendere la luce nelle prime settimane della primavera 2015. Se così fosse, maturerebbe una grossa novità, destinata a stemperare tante tensioni. Ma intanto, per tenere alta la temperatura, Renzi ieri sera ha fatto trapelare: «Io voglio lavorare insieme, ma se Forza Italia si tirasse fuori, in Parlamento i numeri ci sono».
Da quando, 9 mesi fa, si è “preso” Palazzo Chigi, convincendo il Pd e il Capo dello Stato, Matteo Renzi sa di essere arrivato al primo tornante decisivo: riuscire a portare a casa la chiave che può schiudergli il futuro: la riforma elettorale. Se per davvero, nei primi mesi del 2015, il governo dovesse riuscire ad approvarla, a quel punto Renzi sarebbe politicamente molto più forte, perché dotato della più forte delle armi deterrenti: la minaccia, in qualsiasi momento, per poter sciogliere le Camere.
Certo, l’Italicum, nella sua veste attuale e futura, vale soltanto per la Camera e dunque per il Senato si voterebbe con una legge proporzionale, che renderebbe monca una eventuale vittoria elettorale di Renzi, o anche di uno schieramento alternativo. Nei giorni scorsi si era sentito parlare di una (eventualissima) leggina ad hoc, da approvare prima delle elezioni e valida soltanto per il Senato, ma si tratta di un escamotage “acrobatico” e prematuro rispetto ad un quadro che resta complesso.
Come confermato dai concetti espressi da Silvio Berlusconi alla “Stampa”: è Renzi ad aver cambiato le carte in tavola, passando dal premio alla coalizione a quello alla lista e comunque il Cavaliere non crede alle promesse del premier di non volere elezioni anticipate. Una messa a punto che non deve aver lasciato insensibile Renzi. Questa sera alle 21 il premier se la vedrà, nel vertice di maggioranza, con il suo principale alleato, il Nuovo Centro Destra di Alfano, che si gioca la sua sopravvivenza futura sulla soglia di accesso al Parlamento per le forze politiche che decidessero di non entrare in uno dei “listoni” dei partiti principali. Questa sera l’Ncd di Alfano e l’Udc di Cesa e Casini (alla vigilia di una fusione tra i due partiti) si batteranno per tenere la soglia la più bassa possibile rispetto all’8 per cento dell’Italicum originario, quelle delle coalizioni.
Ma in queste ore tiene banco la questione delle possibili dimissioni a fine anno del Capo dello Stato. Una prospettiva che ha ovviamente incoraggiato i mass media ad imbastire improbabili toto-Presidente. Graziano Delrio, durante “L’intervista” a Maria Latella su Skytg24, ha spiegato che il patto del Nazareno riguarda le riforme e non il Colle, concetto ribadito da Maria Elena Boschi. Quale sia l’accordo segreto sul Quirinale, lo sanno soltanto Renzi e Berlusconi, intanto il presidente del Consiglio tiene a ribadire «la massima riconoscenza per Napolitano» del quale si apprezza la nota di ieri, che ha «stoppato illazioni e scenari».
Sul Jobs Act l’obiettivo di Renzi è quello di chiudere entro l’anno e anche l’atteggiamento verso la Cgil resta immutato: «Opposizione a prescindere». Anche se a Palazzo Chigi non è sfuggito che negli ultimi giorni il fronte sindacale, con Cisl e Uil in piazza, non è più presidiato soltanto da Susanna Camusso
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Re: Day after day
Regionali, Emilia: affluenza giù: 29,8%
“Alle urne? Soprattutto anziani” (video)
In Calabria più elettori del 2010: 33,6%
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Re: Day after day
Alessandro Di Battista, deputato 5 Stelle, commenta così il risultato elettorale:
Quasi il 70% degli italiani ODIA questo sistema criminale. Lo odia a tal punto che la smette di andare a votare. Renzi non tira più. Dopo 9 mesi gli italiani si sono resi conto delle sue balle. La stessa cosa succederà a Salvini. Forza Italia non esiste.
MA NOI DOBBIAMO PENSARE A NOI. E' evidente che ci stiamo radicando. Lentamente forse, ma in Emilia-Romagna abbiamo più consiglieri e siamo gli unici che, dal 2010, abbiamo aumentato il numero dei voti. Ma non è sufficiente! Non è sufficiente restituire soldi o tagliarsi lo stipendio (a proposito valutate chi tra di noi lo fa e chi non lo fa). Non è sufficiente presentare proposte in Parlamento se tanto la maggioranza le boccia sempre. Non serve fare gli "istituzionali" se gli italiani, GIUSTAMENTE, non credono in queste Istituzioni.
Gli italiani non votano più i partiti perché odiano il sistema, è chiarissimo. Ma è altrettanto chiaro che molti di loro vedono anche noi come PARTE DEL SISTEMA. Perché succede? Perché stiamo sempre qui dentro, nella ruota del criceto. In questo Palazzo privo di senso. Dove stiamo 16 ore al giorno quando le decisioni importanti le prendono a Bruxelles, ad Arcore, in qualche paradiso fiscale o a Corleone.
E allora che senso ha discutere nelle commissioni con un governo sordo che deve solo eseguire gli ordini delle LOBBIES? A cosa serve?
CITTADINI TRA CITTADINI. Questo siamo! E questo dobbiamo tornare ad essere. Meno "derive istituzionali" e più territorio. Ma non agorà dove il parlamentare è diventato una star e si fa i selfie con gli attivisti. Vogliono trivellare un territorio? Benissimo, noi andiamo e ci mettiamo in mezzo. Nonviolenti ma non sudditi! Equitalia ci uccide? Noi si va e si impedisce uno sfratto! Ci arresterebbero? Va bene! Che ci arrestino perché difendiamo gli ULTIMI, non perché rubiamo soldi pubblici! Non era questo il Movimento? E questo tornerà ad essere. Gli inceneritori ci fanno ammalare di cancro? Noi ci incateneremo ai cancelli degli inceneritori! Ma cosa aspettiamo? In 4 occasioni durante questa legislatura abbiamo marcato la nostra differenza:
1. Quando i partiti erano arroccati a Montecitorio ad eleggersi Napolitano e noi fuori con la gente a gridare RO-DO-TA'
2. Quando siamo saliti su quel tetto a difendere la Costituzione. E se Renzi lo ricorda sempre come esempio negativo significa che era un esempio POSITIVO
3. Quando abbiamo fatto di tutto pur di difendere i soldi degli italiani durante lo scempio del decreto IMU-Bankitalia
4. Quando ci siamo accampati in tenda davanti al Ministero dell'economia per OBBLIGARLI ad aprire il fondo per le PMI dove versiamo i nostri stipendi tagliati
Noi siamo il MOVIMENTO. Non un partito politico solo più pulito degli altri. Beppe, come spesso accade, ci aveva visto lungo mesi fa quando ci suggerì di uscire da questo POSTRIBOLO di massoni. Qualcuno resti a studiare decreti per denunciare le indecenze. Gli altri nelle piazze, con gli operai a prendere manganellate se necessario. Con gli studenti lucani a difendere il territorio. Con gli imprenditori a manifestare davanti Equitalia. Torneremo tutti in aula quando occorrerà. Quando i nostri voti saranno decisivi sul serio (vedi votazioni su arresto Genovese PD o Galan FI; vedi cacciata di Berlusconi dal Senato; vedi votazione corte costituzionale dove abbiamo impedito l'elezione di Violante).
Poi, magari, qualche incursione televisiva selezionata. E' utile, sono d'accordo. Ma OCCHIO A VEDERE LA TV COME SOLUZIONE! La TV ci omologa ad un sistema che gli italiani detestano! Impediamo una trivellazione in Sicilia facendo da scudo. Vedrete come ne parlerà la TV! Siamo convinti che questa strada ci farà avvicinare ai CITTADINI, i nostri datori di lavoro. Anche a quelli che ci vedono purtroppo come il "pezzo pulito del Palazzo". Noi non siamo così ed è compito nostro dimostrarglielo. A riveder le stelle!
http://www.tzetze.it/redazione/2014/11/ ... index.html
Ciao
Paolo11
Quasi il 70% degli italiani ODIA questo sistema criminale. Lo odia a tal punto che la smette di andare a votare. Renzi non tira più. Dopo 9 mesi gli italiani si sono resi conto delle sue balle. La stessa cosa succederà a Salvini. Forza Italia non esiste.
MA NOI DOBBIAMO PENSARE A NOI. E' evidente che ci stiamo radicando. Lentamente forse, ma in Emilia-Romagna abbiamo più consiglieri e siamo gli unici che, dal 2010, abbiamo aumentato il numero dei voti. Ma non è sufficiente! Non è sufficiente restituire soldi o tagliarsi lo stipendio (a proposito valutate chi tra di noi lo fa e chi non lo fa). Non è sufficiente presentare proposte in Parlamento se tanto la maggioranza le boccia sempre. Non serve fare gli "istituzionali" se gli italiani, GIUSTAMENTE, non credono in queste Istituzioni.
Gli italiani non votano più i partiti perché odiano il sistema, è chiarissimo. Ma è altrettanto chiaro che molti di loro vedono anche noi come PARTE DEL SISTEMA. Perché succede? Perché stiamo sempre qui dentro, nella ruota del criceto. In questo Palazzo privo di senso. Dove stiamo 16 ore al giorno quando le decisioni importanti le prendono a Bruxelles, ad Arcore, in qualche paradiso fiscale o a Corleone.
E allora che senso ha discutere nelle commissioni con un governo sordo che deve solo eseguire gli ordini delle LOBBIES? A cosa serve?
CITTADINI TRA CITTADINI. Questo siamo! E questo dobbiamo tornare ad essere. Meno "derive istituzionali" e più territorio. Ma non agorà dove il parlamentare è diventato una star e si fa i selfie con gli attivisti. Vogliono trivellare un territorio? Benissimo, noi andiamo e ci mettiamo in mezzo. Nonviolenti ma non sudditi! Equitalia ci uccide? Noi si va e si impedisce uno sfratto! Ci arresterebbero? Va bene! Che ci arrestino perché difendiamo gli ULTIMI, non perché rubiamo soldi pubblici! Non era questo il Movimento? E questo tornerà ad essere. Gli inceneritori ci fanno ammalare di cancro? Noi ci incateneremo ai cancelli degli inceneritori! Ma cosa aspettiamo? In 4 occasioni durante questa legislatura abbiamo marcato la nostra differenza:
1. Quando i partiti erano arroccati a Montecitorio ad eleggersi Napolitano e noi fuori con la gente a gridare RO-DO-TA'
2. Quando siamo saliti su quel tetto a difendere la Costituzione. E se Renzi lo ricorda sempre come esempio negativo significa che era un esempio POSITIVO
3. Quando abbiamo fatto di tutto pur di difendere i soldi degli italiani durante lo scempio del decreto IMU-Bankitalia
4. Quando ci siamo accampati in tenda davanti al Ministero dell'economia per OBBLIGARLI ad aprire il fondo per le PMI dove versiamo i nostri stipendi tagliati
Noi siamo il MOVIMENTO. Non un partito politico solo più pulito degli altri. Beppe, come spesso accade, ci aveva visto lungo mesi fa quando ci suggerì di uscire da questo POSTRIBOLO di massoni. Qualcuno resti a studiare decreti per denunciare le indecenze. Gli altri nelle piazze, con gli operai a prendere manganellate se necessario. Con gli studenti lucani a difendere il territorio. Con gli imprenditori a manifestare davanti Equitalia. Torneremo tutti in aula quando occorrerà. Quando i nostri voti saranno decisivi sul serio (vedi votazioni su arresto Genovese PD o Galan FI; vedi cacciata di Berlusconi dal Senato; vedi votazione corte costituzionale dove abbiamo impedito l'elezione di Violante).
Poi, magari, qualche incursione televisiva selezionata. E' utile, sono d'accordo. Ma OCCHIO A VEDERE LA TV COME SOLUZIONE! La TV ci omologa ad un sistema che gli italiani detestano! Impediamo una trivellazione in Sicilia facendo da scudo. Vedrete come ne parlerà la TV! Siamo convinti che questa strada ci farà avvicinare ai CITTADINI, i nostri datori di lavoro. Anche a quelli che ci vedono purtroppo come il "pezzo pulito del Palazzo". Noi non siamo così ed è compito nostro dimostrarglielo. A riveder le stelle!
http://www.tzetze.it/redazione/2014/11/ ... index.html
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Paolo11
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Re: Day after day
http://www.beppegrillo.it/la_cosa/2014/ ... renditore/
Il M5S protegge gli imprenditori abbandonati dallo Stato
“Silvio Buttiglione è uno dei tanti imprenditori italiani abbandonato dallo Stato. Per un piccolo scoperto è finito nelle grinfie delle banche e poi di Equitalia che gli hanno pignorato due case. Ha tentato il suicidio e per fortuna è stato salvato da due agenti della Polizia di Stato che l’hanno soccorso. E’ stato uno di quelli che hanno cercato di condurre una propria battaglia contro Equitalia e contro le ingiustizie che si fanno a centinaia di imprenditori che per piccoli scoperti, a causa degli interessi e degli agi, gli vengono pignorate case, proprietà, macchinari facendo fallire attività produttive del nostro Paese. Noi abbiamo scelto di stare dalla sua parte come da quella di tutti i piccoli e medi imprenditori italiani. Nel caso di Silvio stiamo cercando di impedire che si venda la seconda casa di sua proprietà. Una casa che viene messa continuamente all’asta al tribunale di Pescara. Grazie al fatto che noi andiamo lì in centinaia con attivisti, con Grillo, con i parlamentari quelle aste finora sono andate deserte. Silvio Buttiglione è un esempio di cosa non ha fatto lo Stato negli ultimi anni per gli imprenditori: li ha abbandonati. Silvio era finito anche nelle mani degli usurai. Dopo che ha tentato il suicidio gli usurai gli hanno abbonato il debito, Equitalia gli ha pignorato un’altra casa. Noi stiamo dalla sua parte per far sentire la presenza dello Stato anche se noi non siamo al governo, un governo come quello Renzi che invece di pensare alle PMI pensa alle multinazionali parlando di articolo 18 e aumentando le spese militari e riducendo quelle della sanità.
Vi chiedo di venire domani 6 novembre al tribunale di Pescara alle ore 15 per far sentire la nostra vicinanza a Silvio Buttiglione e a tutti quegli imprenditori in difficoltà che ora vivono brutti momenti qui in Italia.” Luigi Di Maio
Ciao
Paolo11
Il M5S protegge gli imprenditori abbandonati dallo Stato
“Silvio Buttiglione è uno dei tanti imprenditori italiani abbandonato dallo Stato. Per un piccolo scoperto è finito nelle grinfie delle banche e poi di Equitalia che gli hanno pignorato due case. Ha tentato il suicidio e per fortuna è stato salvato da due agenti della Polizia di Stato che l’hanno soccorso. E’ stato uno di quelli che hanno cercato di condurre una propria battaglia contro Equitalia e contro le ingiustizie che si fanno a centinaia di imprenditori che per piccoli scoperti, a causa degli interessi e degli agi, gli vengono pignorate case, proprietà, macchinari facendo fallire attività produttive del nostro Paese. Noi abbiamo scelto di stare dalla sua parte come da quella di tutti i piccoli e medi imprenditori italiani. Nel caso di Silvio stiamo cercando di impedire che si venda la seconda casa di sua proprietà. Una casa che viene messa continuamente all’asta al tribunale di Pescara. Grazie al fatto che noi andiamo lì in centinaia con attivisti, con Grillo, con i parlamentari quelle aste finora sono andate deserte. Silvio Buttiglione è un esempio di cosa non ha fatto lo Stato negli ultimi anni per gli imprenditori: li ha abbandonati. Silvio era finito anche nelle mani degli usurai. Dopo che ha tentato il suicidio gli usurai gli hanno abbonato il debito, Equitalia gli ha pignorato un’altra casa. Noi stiamo dalla sua parte per far sentire la presenza dello Stato anche se noi non siamo al governo, un governo come quello Renzi che invece di pensare alle PMI pensa alle multinazionali parlando di articolo 18 e aumentando le spese militari e riducendo quelle della sanità.
Vi chiedo di venire domani 6 novembre al tribunale di Pescara alle ore 15 per far sentire la nostra vicinanza a Silvio Buttiglione e a tutti quegli imprenditori in difficoltà che ora vivono brutti momenti qui in Italia.” Luigi Di Maio
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Re: Day after day
Facciamo le previsioni del tempo anche noi.
Adesso che succede in FI?
Ci siamo sempre domandati cosa sarebbe successo quel giorno che Silvietto avesse abbandonato FI. L'ipotesi era quella del diluvio universale. Invece stiamo assistendo che FI si sta squagliando come neve al sole.
Dopo aver appresso che a Villa Gernetto Silvietto ha riunito i giovani di FI per selezionare l'anti Renzi, i veterani di FI si sono incazzati per la rottamazione e Bianconi l'ha mandato a quel Paese.
I risultati di ieri sono disastrosi.
Col piffero che i rottamandi appoggeranno il "Piatto del Nazareno" in Parlamento. Mica sono matti.
Ergo che succede?
Si va a votare perché mettono in mutande Pittibimbo?
^^^^^^
La rivolta dei “veterani” contro la linea X Factor “Berlusconi se ne vada via” (CARMELO LOPAPA).
24/11/2014
di triskel182
La selezione dei 25 giovani volti ha fatto scatenare la vecchia guardia L’ex tesoriere Bianconi: “Silvio prenda Doris e si faccia un suo partito”.
ROMA - A metà strada tra “Cinecittà” e “X Factor”, la passerella dei 25 ragazzi selezionati per la new wave forzista fa schizzare la tensione in un partito già sull’orlo di una crisi di nervi. La “vecchia guardia” ha paura di essere scalzata (in tv e domani magari in lista) dalla voglia di rottamazione del capo. Una rabbia stavolta diretta esplicitamente contro Silvio Berlusconi che non riconosce più i fedeli della prima ora. A dar voce a questi stati d’animo, a lanciarsi temerario in un vero e proprio j’accuse, è l’ex tesoriere Pdl, il deputato (area Fitto) Maurizio Bianconi. Il suo è quasi un addio.
«Tredici milioni di italiani credevano in Forza Italia, ora sono rimasti due-tre milioni: Berlusconi, si prenda Doris, i volti nuovi e gli amici del Patto, fondi un altro partito e lasci questa vecchia guardia che sarà in grado di mettere in atto il riscatto politico del centrodestra, finalmente all’opposizione».
Fin qui la sortita. Ma la selezione di un centinaio di giovani — operata da Giovanni Toti, Annagrazia Calabria e Alessandro Cattaneo — risoltasi sabato nell’abbraccio e nelle promesse di Berlusconi («Voi siete il futuro di Fi, sarete in prima linea») viene vissuta da una buona fetta del partito come una minaccia, comunque non utile a risollevare le sorti elettorali. Tanto più che nelle prossime settimane altri blocchi da 25 saranno ospitati in Villa. «Bianconi è un toscanaccio con l’unico difetto di aver additato il re nudo — ironizza Saverio Romano — il vero problema che dovrebbe porsi il partito non è Maurizio, ma quanto emerso dalle urne in Emilia e in Calabria, su quello bisognerà riflettere». Francesco Aracri, senatore ex An laziale non le manda a dire. «Sarò antico, ma mi hanno insegnato che i mestieri non si inventano, la politica è arte del consenso, la roba di plastica non può funzionare — ragiona — Me lo dicano, se do fastidio tolgo il disturbo, ma con tutti i consiglieri comunali a me vicini. Questa musica del nuovo la sentiamo continuamente. E dico: è normale che il signor Toti io non l’abbia mai conosciuto? Selezionano gente nuova ma io sono avvocato, quattro master, so’ pure ex giocatore de’ rugby. Ma di che stiamo parlando? Valorizzino quel che c’è, intanto». Tira questa aria, insomma. Augusto Minzolini, senatore anche lui, si tiene lontano dalle polemiche, ma si limita a far notare come «Renzi sta dimostrando a cosaporti l’eccesso di giovanilismo». Poi ci si mette dall’Ncd anche l’ex Fabrizio Cicchitto a infierire. «Villa Gernetto come Cinecittà negli anni ’50 di De Sica: volti nuovi per il cinema». La portavoce Deborah Bergamini gli replica subito: «Cicchitto di anni ’50 se ne intende, fa politica da allora». I giovani coinvolti volano basso. «Sono paure prive di fondamento, dovrebbe essere apprezzato lo slancio di Berlusconi e la nostra voglia di darci da fare con umiltà, noi siamo per un giusto mix di esperienza e nuova linfa generazionale » replica Eleonora Mosco, 27 anni, vice sindaco di Padova, tra le nuove leve presenti due giorni fa. In serata interviene il consigliere politico Toti per arginare le critiche, parlando di «caricaturali descrizioni: scagliarsi contro ogni percorso di rinnovamento suona come la difesa di rendite di posizione di chi è in Parlamento da troppo tempo. Alcuni dirigenti dovrebbero avere a cuore il partito». Nervosismo a fior di pelle ai vertici. E da oggi, dopo il voto nelle due regioni, andrà ancora peggio. Raffaele Fitto potrebbe tornare alla carica. Berlusconi, che ha preso malissimo la rivolta della vecchia guardia, vuole riprendere il filo del dialogo per ricostruire il centrodestra. A Toti il compito di tessere la tela con la Lega, ad Altero Matteoli con l’Ncd. Nei prossimi giorni il capo stesso tenterà un approccio diretto con Alfano.
Da La Repubblica del 24/11/2014.
Adesso che succede in FI?
Ci siamo sempre domandati cosa sarebbe successo quel giorno che Silvietto avesse abbandonato FI. L'ipotesi era quella del diluvio universale. Invece stiamo assistendo che FI si sta squagliando come neve al sole.
Dopo aver appresso che a Villa Gernetto Silvietto ha riunito i giovani di FI per selezionare l'anti Renzi, i veterani di FI si sono incazzati per la rottamazione e Bianconi l'ha mandato a quel Paese.
I risultati di ieri sono disastrosi.
Col piffero che i rottamandi appoggeranno il "Piatto del Nazareno" in Parlamento. Mica sono matti.
Ergo che succede?
Si va a votare perché mettono in mutande Pittibimbo?
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La rivolta dei “veterani” contro la linea X Factor “Berlusconi se ne vada via” (CARMELO LOPAPA).
24/11/2014
di triskel182
La selezione dei 25 giovani volti ha fatto scatenare la vecchia guardia L’ex tesoriere Bianconi: “Silvio prenda Doris e si faccia un suo partito”.
ROMA - A metà strada tra “Cinecittà” e “X Factor”, la passerella dei 25 ragazzi selezionati per la new wave forzista fa schizzare la tensione in un partito già sull’orlo di una crisi di nervi. La “vecchia guardia” ha paura di essere scalzata (in tv e domani magari in lista) dalla voglia di rottamazione del capo. Una rabbia stavolta diretta esplicitamente contro Silvio Berlusconi che non riconosce più i fedeli della prima ora. A dar voce a questi stati d’animo, a lanciarsi temerario in un vero e proprio j’accuse, è l’ex tesoriere Pdl, il deputato (area Fitto) Maurizio Bianconi. Il suo è quasi un addio.
«Tredici milioni di italiani credevano in Forza Italia, ora sono rimasti due-tre milioni: Berlusconi, si prenda Doris, i volti nuovi e gli amici del Patto, fondi un altro partito e lasci questa vecchia guardia che sarà in grado di mettere in atto il riscatto politico del centrodestra, finalmente all’opposizione».
Fin qui la sortita. Ma la selezione di un centinaio di giovani — operata da Giovanni Toti, Annagrazia Calabria e Alessandro Cattaneo — risoltasi sabato nell’abbraccio e nelle promesse di Berlusconi («Voi siete il futuro di Fi, sarete in prima linea») viene vissuta da una buona fetta del partito come una minaccia, comunque non utile a risollevare le sorti elettorali. Tanto più che nelle prossime settimane altri blocchi da 25 saranno ospitati in Villa. «Bianconi è un toscanaccio con l’unico difetto di aver additato il re nudo — ironizza Saverio Romano — il vero problema che dovrebbe porsi il partito non è Maurizio, ma quanto emerso dalle urne in Emilia e in Calabria, su quello bisognerà riflettere». Francesco Aracri, senatore ex An laziale non le manda a dire. «Sarò antico, ma mi hanno insegnato che i mestieri non si inventano, la politica è arte del consenso, la roba di plastica non può funzionare — ragiona — Me lo dicano, se do fastidio tolgo il disturbo, ma con tutti i consiglieri comunali a me vicini. Questa musica del nuovo la sentiamo continuamente. E dico: è normale che il signor Toti io non l’abbia mai conosciuto? Selezionano gente nuova ma io sono avvocato, quattro master, so’ pure ex giocatore de’ rugby. Ma di che stiamo parlando? Valorizzino quel che c’è, intanto». Tira questa aria, insomma. Augusto Minzolini, senatore anche lui, si tiene lontano dalle polemiche, ma si limita a far notare come «Renzi sta dimostrando a cosaporti l’eccesso di giovanilismo». Poi ci si mette dall’Ncd anche l’ex Fabrizio Cicchitto a infierire. «Villa Gernetto come Cinecittà negli anni ’50 di De Sica: volti nuovi per il cinema». La portavoce Deborah Bergamini gli replica subito: «Cicchitto di anni ’50 se ne intende, fa politica da allora». I giovani coinvolti volano basso. «Sono paure prive di fondamento, dovrebbe essere apprezzato lo slancio di Berlusconi e la nostra voglia di darci da fare con umiltà, noi siamo per un giusto mix di esperienza e nuova linfa generazionale » replica Eleonora Mosco, 27 anni, vice sindaco di Padova, tra le nuove leve presenti due giorni fa. In serata interviene il consigliere politico Toti per arginare le critiche, parlando di «caricaturali descrizioni: scagliarsi contro ogni percorso di rinnovamento suona come la difesa di rendite di posizione di chi è in Parlamento da troppo tempo. Alcuni dirigenti dovrebbero avere a cuore il partito». Nervosismo a fior di pelle ai vertici. E da oggi, dopo il voto nelle due regioni, andrà ancora peggio. Raffaele Fitto potrebbe tornare alla carica. Berlusconi, che ha preso malissimo la rivolta della vecchia guardia, vuole riprendere il filo del dialogo per ricostruire il centrodestra. A Toti il compito di tessere la tela con la Lega, ad Altero Matteoli con l’Ncd. Nei prossimi giorni il capo stesso tenterà un approccio diretto con Alfano.
Da La Repubblica del 24/11/2014.
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Re: Day after day
La politica è fatta di interessi e convenienze. Evvabbé. Ma tutto ha pur un limite.
Già era risultata poco digeribile l’alleanza tra Putin e Silvietto. Qui, per propaganda rompeva i coglioni con i comunisti, e poi si è fatto amico con una delle massime espressioni del post comunismo russo.
Adesso ci tocca vedere il replay con questi due:

Lunedì abbiamo appreso che lo zar Wladimir finanzia l’estrema destra di Marine Le Pen e le Pium.
Siamo di nuovo all’interno della Torre di Babele. Non ci si capisce più niente.
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25 NOV 2014 11:49
- 1. I RUBLI DI MOSCA, CHE FURONO L’ORO DEI COMUNISTI, ADESSO VANNO AI “FASCISTI”: LA “BILD” RIVELA IL PIANO RUSSO PER FINANZIARE I PARTITI DI DESTRA IN CHIAVE ANTI-OCCIDENTALE
- 2. NOVE MILIONI DI EURO SONO GIÀ ARRIVATI A MARINE LE PEN. “LA INVIDIO MOLTO” HA DETTO SALVINI, CHE VEDE NELLO ZAR IL BALUARDO DI RELIGIONE, IDENTITÀ, FAMIGLIA, PATRIA
- 3. LO CONFERMA LORENZO FONTANA, IL “KISSINGER DI SALVINI”, CON CUI HA TRAGHETTATO LA LEGA DALLA SECESSIONE ALLA NAZIONE: “COMBATTIAMO L’EMBARGO ALLA RUSSIA”
- 4. IN FONDO, GLI USA HANNO SEMPRE FORAGGIATO RIVOLUZIONI, PARTITI E STATI. ORA TOCCA A PUTIN, CHE VUOLE DIFENDERE I SUOI INTERESSI E NELLA LISTA DEI “FINANZIABILI” HA INSERITO L’UKIP DI FARAGE, I TEDESCHI AFD, PERSINO I NEONAZI DI ALBA DORATA IN GRECIA
- 5. SALVINI SI È MESSO IN FILA AL BANCOMAT DI VLADIMIR: “PER ORA SIAMO CON LUI SENZA TORNACONTO, MA OGNI CONTRIBUTO TRASPARENTE È BENE ACCETTO. I QUATTRINI SONO POCHI” -
1. LA LEGA SEDOTTA DALL’IMPERO DI PUTIN
Francesco Merlo per “la Repubblica”
I rubli di Mosca, che furono l’oro dei comunisti, adesso vanno ai “fascisti”: 9 milioni di euro a Marine Le Pen. «La invidio profondamente» ha detto ieri Salvini a Minoli a Radio 24.
E «Putin è il nostro leader» mi conferma ora Lorenzo Fontana che portò Salvini in Russia e ha fatto da ponte tra lui e Marine Le Pen, che il finanziamento della First Czech Russian Bank ha trasformato in una cassaforte della Destra europea.
Nel giugno scorso Fontana era in Austria a rappresentare gli italiani della Lega «al “congresso di Vienna” degli Identitari». Fu lì che questa stramba Internazionale Nazionalista proclamò Putin «leader della Restaurazione dell’Ancien Régime». L’aquila bicipite dunque, ma sullo sfondo tricolore: l’Imperium russo «che rispetta le identità e le differenze» contro il Dominium americano «che le cancella perché le omologa».
A Vienna, racconta Fontana con accenti epici, «c’erano gli austriaci, gli ungheresi, i bulgari, i francesi, gli olandesi e tanti russi ovviamente a capotavola: Komov, Zubarev, Serghej Neverov…» .
Alle orecchie di chi ha vissuto gli anni dell’hotel Lux questi nomi suonano come un vilipendio della Storia, la parodia della tragedia del Novecento: «Capisco la suggestione che fa ridere pure me e farebbe inorridire mio padre se fosse ancora in vita. E però la Russia di Putin non sarà la Grande Madre, ma è la sola potenza che si oppone alla mondializzazione, alla sparizione delle patrie, allo strapotere degli Stati Uniti» e, aggiungo io, ai valori liberali e democratici. «E le sembra democratica l’Europa delle multinazionali e della finanza?».
Raccontandomi come sta organizzando gli incontri tra imprenditori italiani e russi, Fontana mi spiega adesso la base economica dei nuovi successi della Lega e su questo punto è convincente: «Valutiamo un miliardo il costo di questo scellerato embargo. È il primo embargo della storia che colpisce più i Paesi che pongono il divieto di vendere merci e meno il Paese che non può più acquistarle.
È davvero incalcolabile il danno arrecato ai produttori italiani di ortofrutta, dai pomodori di Pachino alle mele del Trentino. I russi si arrangiano perché comprano dalla Turchia e dalla Polonia. Ma le nostre merci ingombrano il mercato europeo e fanno per giunta abbassare i prezzi. Pensi alla fatica che avevamo fatto per espandere il mercato del grana padano. E così per le scarpe marchigiane, e per i mobili della Lombardia…».
A 34 anni, Fontana, capogruppo a Bruxelles, una laurea in Scienze politiche e a quattro materie da un’altra laurea in Storia («sto studiando Teodosio e i bizantini e mi sembra che siamo ancora fermi lì») non è solo il Kissinger di Salvini, è anche l’amico consigliere che l’ha convinto a traghettare la Lega dalla secessione alla nazione, dalla Padania all’Italia: «Per due anni abbiamo abitato insieme in Rue Wiertz, a due passi dal Parlamento.
È lì che abbiamo cominciato a passeggiare e a parlare delle identità perdute delle città del mondo. In quelle nostre serate per le strade di Bruxelles e poi a casa invece di dormire è nata la battaglia contro la globalizzazione e l’egemonia americana, l’idea forte che non è più tempo di destra contro sinistra ma che il nuovo antagonismo è tra Identità e Omologazione, tra Patria e Mondo».
Fontana rievoca questa scapigliatura postbossiana di Bruxelles dove, dice, «qualche minaccia l’abbiamo pure ricevuta e neppure tanto velata». Ma non è solo comicità immaginare Salvini e Fontana viandanti trasgressivi e maltrattati sulla Grande Place, Dennis Hopper e Peter Fonda in un Easy Rider al contrario, razzisti sì ma figli del pensiero peripatetico che sempre ha animato la civiltà occidentale e sempre ha comportato rischi fisici oltre agli azzardi intellettuali che qui arrivano a uno strambo fascismo russo-franco-padano. Fontana ammette che i nazionalisti d’Europa sono tutti di destra. E alcuni sono fascisti, gli dico: «È vero, ma non importa, perché è lo schema che non funziona più».
E torna a parlare di Vienna come mito di fondazione, racconta di quel Congresso «dove tra i russi c’erano professori universitari, studiosi di religione, poeti, scrittori… ». La Russia che descrive è allo stesso tempo Atene e Sparta, l’aquila zarista dell’ordine e della disciplina, perché «anche noi della Lega siamo un po’ machi », e l’Umanesimo di Guerra e Pace, il Cristianesimo di Tolstoj con il crocifisso sul letto.
Vorrebbe imparare anche la lingua di Putin: «Parlo inglese e spagnolo, capisco il francese, sto studiando il tedesco, ma vorrei dominarle tutte, anche il cinese, l’arabo e il russo che è la lingua più bella e più antica d’Europa». Con Salvini ha in progetto di fondare le scuole della Lega, anche di lingua russa, di politica, di filosofia: «Il nostro modello è quello delle Frattocchie » , che è il lavoro politico, «la coscienza di popolo al posto della coscienza di classe, le cellule, le sedi sempre aperte, il controllo del territorio ».
È un misto fritto di fascio e di Pci, di vecchia Lega e di ruralità antiglobal alla Bové. Fontana e Salvini sabato prossimo andranno a Lione al congresso del Front National. A Bruxelles non abitano più insieme «perché io mi sono sposato». Con chi? «È italiana, una funzionaria del Parlamento. Si chiama Emilia, un nome che ci ha portato fortuna elettorale. È intelligente e fa pure bene da mangiare, come sa Matteo. Non si occupa di politica, ma adesso che la Lega Nord diventa Lega dei popoli e sbarca a Napoli, che è la sua città, magari voterà per noi, chissà».
La signora Emilia ha minacciato di buttare via «tutti quei libri che porto a casa». La cultura è il nuovo territorio della Lega: «Dobbiamo insegnare ai ragazzi che c’è un’altra Europa possibile». Quel Vecchio Continente che loro, i nazionalisti o sovranisti o identitari hanno rifatto a Vienna: «È giusto chiamarlo “Congresso di Vienna”. Lo abbiamo infatti organizzato nei giorni del bicentenario con lo scopo di ridisegnare la mappa dell’Eurasia, anche culturalmente. E Putin è leader anche perché la sua bandiera è quella dei valori tradizionali, la religione cristiana come civiltà, la famiglia, le patrie, il sangue, la terra madre…».
Per ricordare che la Russia di Putin è il nuovo feroce imperialismo del XXI secolo evoco la Georgia, la Crimea, l’Ucraina di Donetsk, e ripropongo le frasi di Bossi «a favore della lotta dei popoli oppressi». Questa, per esempio: «I nostri fratelli ceceni hanno bisogno dei fucili padani». Già, «ma è capitato a Bossi di sbagliarsi».
E per dimostrarmi che «anche lui, come tutti i padri fondatori, è ormai un pozzo da cui tutti possono attingere qualunque cosa», mi contrappone al Bossi filo-ceceno quello filo-serbo che nel 1999 andò a Belgrado, come già aveva fatto Cossutta, a stringere la mano a Milosevic «che chiamava “il patriota”». E invece i profughi serbi e albanesi erano per lui «straccioni e scalzacani».
Fontana va ancora fiero di quel Bossi che fu solidale con uno dei più orrendi massacri della storia: «A parte il linguaggio, ero assolutamente d’accordo con lui». E «ora Putin sarà pure imperiale, ma lo è meno degli Usa e della Cina». E in questo nuovo delirio ci sarebbe pure quella differenza cui accennavo prima tra Dominium che «ci rende tutti uguali come sono le fotocopie» e Imperium «che si fonda invece sulla forza dei diversi» come sostengono quelli di “Génération Identitaire”, la lettera lambda per bandiera, fascistizzanti anche nei simboli, divise gialle, teste rasate, tolkieniani, il Sacro Graal, Excalibur, lotta greco romana e pugilato.
Hanno figliato a Padova. Erano uno dei vivai del Front National e ora lo sono pure della Lega: «Siamo la generazione abbandonata dai propri Dei. /Siamo la generazione in cerca della propria stella./Siamo la generazione che ha ritrovato la propria terra./ Siamo la generazione che ha puntato i piedi su di essa».
2. IL BANCOMAT DI PUTIN PER I NAZIONALISTI D’EUROPA - IN FILA ANCHE LA LEGA: OGNI AIUTO BEN ACCETTO
Ettore Livini e Nicola Lombardozzi per “la Repubblica”
Difficile che nel faccia a faccia di metà ottobre a Milano, e poi nella sua visita lampo a Mosca della settimana successiva, Matteo Salvini possa avere ottenuto molto di più che una forte comprensione e un potente riconoscimento internazionale. I 9 milioni di euro concessi alla Le Pen, attraverso una banca ceco-russa sono frutto di una ben più lunga intesa politica che risale addirittura al padre Jean-Marie.
E anche del fatto che Mosca ritiene la Francia assai più ostile dell’Italia dove, sotto sotto, nemmeno il governo in carica viene ritenuto visceralmente anti russo come “il perfido Hollande”. Ma la speranza che prima o poi aiuti in denaro possano arrivare in qualche modo da Mosca è rimane accesa nel clan di Salvini. Lui stesso conferma: «Noi facciamo un appello politico a tutto il mondo e ogni aiuto è ben accetto, anche perché abbiamo 70 dipendenti in cassa integrazione». Ma precisa: «Finora non è arrivato né un rublo né un euro. E non ci interessa chiederlo. Il nostro appoggio alla Russia è totalmente disinteressato».
Un po’ per amore del vecchio metodo sovietico, un po’ per ripicca contro gli Usa che starebbero facendo altrettanto, Putin ha deciso di sostenere, accreditare e perfino finanziare una lista di partiti che in qualche modo possano creare problemi ai cosiddetti “governi ostili” e scompiglio nelle politiche dell’Unione europea.
Come? Il canale bancario — come è successo con la Le Pen — resta in teoria la strada più semplice e trasparente. La moral suasion del Cremlino, nel settore, è altissima. Cinque istituti di credito sono finiti nella lista delle sanzioni Ue e Usa. Tra di loro la Rossiya Bank di Yuri Kovalchuk e Nikolaj Shamalov (membri della Ozara Dacha, la cooperativa degli anni ‘90 da cui sono usciti i padroni della nuova Russia, Putin compreso) etichettata dalla Ue come «la banca personale dei vertici della repubblica russa».
Esistono poi altri canali di finanziamento più tortuosi ma molto più efficaci per occultare i mandanti: il rapporto 2007 messo a punto dalla Cia sul tesoro nascosto di Putin — mai reso noto — descriveva secondo fonti d’intelligence Usa complesse triangolazioni nel mondo del trading energetico su petrolio e gas che coinvolgevano molti uomini dell’entourage del presidente. Una girandola di intermediari che dai giacimenti siberiani fino ai consumi finali faceva salire i prezzi della materia prima.
Lasciando strada facendo piccole fortune nelle mani di chi (anche politici stranieri, dice il tam-tam a Washington) garantiva il suo appoggio alla linea di Mosca. Oggi, spiega un recentissimo rapporto di Political Capital Research — un thinktank ungherese che già nel 2009 raccontava dei rapporti tra Putin e l’estrema destra europea — il “soccorso rosso” a Le Pen & C. arriva anche in forme più immateriali: assistenza tecnica nell’organizzazione di manifestazioni, aiuti professionali con personale specializzato, accesso ai network media e internazionali sfruttando le liaison del Cremlino. Partite di giro che si chiudono spesso attraverso Ong e associazioni di amicizia bilaterali sostenute dai rubli di Putin.
La lista dei possibili beneficiari, aggiornata quotidianamente dai consiglieri ultra-conservatori che hanno conquistato la leadership nell’ufficio del Presidente, vede la Lega ormai stabilmente ai primi posti dopo l’irraggiungibile Marine Le Pen. E insieme ad altri partiti e movimenti che sembrano formare una vera e propria “Internazionale Nera”.
Ci sono gli austriaci del Partito Popolare, i tedeschi di Afd e gli olandesi del Partito della Libertà, xenofobi e antieuro; i Tea party statunitensi, più a destra dei repubblicani; l’Ukip del pittoresco alleato di Beppe Grillo, Nigel Farage; gli antisemiti ungheresi di Jobbik; i “fratelli sla- vi” dei movimenti nazionalistici bulgari e serbi e polacchi; e in coda, per il momento, perfino i neonazisti dichiarati greci di Alba Dorata. «Una miscela letale che mira a far esplodere l’Unione europea dall’interno», dice Mitchell Orenstein, docente alla Boston University e collaboratore della rivista Foreign Affairs lanciando un allarme molto sentito negli Stati Uniti.
In Russia intanto, le fonti ufficiali tacciono. «Avete mai sentito un governo ammettere di finanziare partiti stranieri? Sarebbe assurdo ma lo fanno tutti e gli americani in questo sono maestri », dice una fonte assolutamente anonima degli uffici che contano. Ma come si può giustificare un appoggio anche solo morale a una lista così impresentabile? La chiave è semplice: tutti quanti, difendono quelli che il Cremlino ritiene «sacri valori della tradizione, della famiglia e della cristianità». Applaudono alla omofobia di Stato di Mosca, scimmiottano il nazionalismo di Putin nelle loro richieste punitive contro immigrati e stranieri.
L’anonimo del Cremlino spiega meglio: «Gli Stati Uniti finanziano rivoluzioni e colpi di Stato, usando sempre il vecchio slogan della Guerra Fredda dell’esportazione della democrazia. Lo hanno fatto palesemente in Ucraina dal 2004 al disastro di oggi. E nelle rivolte del Nord Africa. Perfino con i nostri oppositori di piazza, quelli che fino a due anni fa riempivano le piazze di Mosca con slogan anti-Putin preconfenzionati».
Non è poi così vero. Le proteste di piazza, che sembravano assolutamente spontanee, sono semmai state fatte fuori con leggi che hanno di fatto eliminato ogni forma di dissenso. E comunque non spiega il sostegno alle forze di destra sempre meno moderata. Ma al Cremlino nessuno si scandalizza: «L’Unione sovietica inviava gioielli e bonifici milionari ai partiti comunisti, ai rivoluzionari del Terzo Mondo, qualche volta anche ai terroristi, con il pretesto di diffondere la Rivoluzione proletaria. Adesso invece aiutiamo tutti coloro che ci aiutano a combattere questa ondata di immoralità dell’Occidente. E nella lista non ci sono terroristi ma partiti democraticamente eletti».
Parole che sono miele per Salvini e i suoi, e che invece non suonano molto piacevoli per l’italiano che più di ogni altro in questi vent’anni è stato considerato il vero grande amico di Putin. Gli ultimi anni di Berlusconi hanno però creato più di un imbarazzo al presidente russo. Prima le storie troppo indecenti di olgettine, lap-dance e del famoso lettone di Putin che, qui giurano, non è mai esistito.
Poi una debolezza sul piano euroscettico e un fatale declino politico che lo rende sempre meno utile per la causa. La botta finale è arrivata dalla posizione di Forza Italia a favore dei matrimoni gay che, non a caso, Salvini continua a sottolineare ad ogni occasione con studiato stupore.
Sorride il leader leghista e ne ha ragione. E spera in un messaggio di complimenti per la sua vittoria elettorale. Privilegio finora concesso solo alla bionda Marine. Nelle sue passeggiate moscovite mostrava con orgoglio una brutta maglietta con un Putin in mimetica e aggressive scritte in cirillico. Robaccia al confronto di quelle più raffinate che si possono trovare a soli dieci euro conoscendo i negozi giusti. Il suo trofeo feticistico sbiancherà alla prima lavata. Ma forse il futuro potrebbe portare qualcosa di più che una t-shirt.
3. PUTIN E LA REGINA DEL SABBA NO EURO
Da “Il Foglio”
La Regina del Sabba anti europeo ha un debito da nove milioni di euri con lo Zar delle Russie. E le coscienze infelici dell’occidente non si danno pace. In verità si tratta di un prestito elargito da una banca consanguinea a Vladimir Putin e diretto a Marine Le Pen, ducessa in carica di un Front national sempre considerato in ottima salute pre-elettorale, al punto che la figlia del vecchio e rottamato (da lei) Jean-Marie viene data (e tabuizzata) come concorrente-monstre nella prossima corsa per l’Eliseo.
Dividere l’Europa fra cattivi sempre più cattivi e buoni sempre più deboli e allarmati sembra essere il dernier cri del giornalista collettivo. Ma qualcosa di vero c’è, altrimenti il leghista tricolore Matteo Salvini non avrebbe confidato ieri, su Radio24, d’invidiare “profondamente” madame Le Pen: “Purtroppo io di quattrini ne vedo girare pochi. Qualsiasi contributo trasparente lo accetto volentieri”. Mancava soltanto la declamazione del codice Iban per rendere più materica l’opera di autopersuasione politica e finanziaria.
Secondo alcuni dossier di non innocente provenienza – il Foglio ne ha scritto, come altri, settimane fa – la gratitudine preventiva o consuntiva nei confronti di Putin sta diventando un refrain popolare fra i bivacchi di manipoli anti euro. Non sappiamo se l’oro di Mosca abbia ripreso a circolare come ai bei tempi della Guerra fredda, sia pure in scala infinitesimale e a beneficio di minoranze infeconde. Vero è che, nel mezzo della tempesta Ucraina e della frammentazione continentale, s’indovina un disegno strategico sulle rive della Moscova. Con la non banale differenza che stavolta Solidarnosc governa l’Europa e l’America non ha più quattrini da dissipare.
Già era risultata poco digeribile l’alleanza tra Putin e Silvietto. Qui, per propaganda rompeva i coglioni con i comunisti, e poi si è fatto amico con una delle massime espressioni del post comunismo russo.
Adesso ci tocca vedere il replay con questi due:

Lunedì abbiamo appreso che lo zar Wladimir finanzia l’estrema destra di Marine Le Pen e le Pium.
Siamo di nuovo all’interno della Torre di Babele. Non ci si capisce più niente.
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25 NOV 2014 11:49
- 1. I RUBLI DI MOSCA, CHE FURONO L’ORO DEI COMUNISTI, ADESSO VANNO AI “FASCISTI”: LA “BILD” RIVELA IL PIANO RUSSO PER FINANZIARE I PARTITI DI DESTRA IN CHIAVE ANTI-OCCIDENTALE
- 2. NOVE MILIONI DI EURO SONO GIÀ ARRIVATI A MARINE LE PEN. “LA INVIDIO MOLTO” HA DETTO SALVINI, CHE VEDE NELLO ZAR IL BALUARDO DI RELIGIONE, IDENTITÀ, FAMIGLIA, PATRIA
- 3. LO CONFERMA LORENZO FONTANA, IL “KISSINGER DI SALVINI”, CON CUI HA TRAGHETTATO LA LEGA DALLA SECESSIONE ALLA NAZIONE: “COMBATTIAMO L’EMBARGO ALLA RUSSIA”
- 4. IN FONDO, GLI USA HANNO SEMPRE FORAGGIATO RIVOLUZIONI, PARTITI E STATI. ORA TOCCA A PUTIN, CHE VUOLE DIFENDERE I SUOI INTERESSI E NELLA LISTA DEI “FINANZIABILI” HA INSERITO L’UKIP DI FARAGE, I TEDESCHI AFD, PERSINO I NEONAZI DI ALBA DORATA IN GRECIA
- 5. SALVINI SI È MESSO IN FILA AL BANCOMAT DI VLADIMIR: “PER ORA SIAMO CON LUI SENZA TORNACONTO, MA OGNI CONTRIBUTO TRASPARENTE È BENE ACCETTO. I QUATTRINI SONO POCHI” -
1. LA LEGA SEDOTTA DALL’IMPERO DI PUTIN
Francesco Merlo per “la Repubblica”
I rubli di Mosca, che furono l’oro dei comunisti, adesso vanno ai “fascisti”: 9 milioni di euro a Marine Le Pen. «La invidio profondamente» ha detto ieri Salvini a Minoli a Radio 24.
E «Putin è il nostro leader» mi conferma ora Lorenzo Fontana che portò Salvini in Russia e ha fatto da ponte tra lui e Marine Le Pen, che il finanziamento della First Czech Russian Bank ha trasformato in una cassaforte della Destra europea.
Nel giugno scorso Fontana era in Austria a rappresentare gli italiani della Lega «al “congresso di Vienna” degli Identitari». Fu lì che questa stramba Internazionale Nazionalista proclamò Putin «leader della Restaurazione dell’Ancien Régime». L’aquila bicipite dunque, ma sullo sfondo tricolore: l’Imperium russo «che rispetta le identità e le differenze» contro il Dominium americano «che le cancella perché le omologa».
A Vienna, racconta Fontana con accenti epici, «c’erano gli austriaci, gli ungheresi, i bulgari, i francesi, gli olandesi e tanti russi ovviamente a capotavola: Komov, Zubarev, Serghej Neverov…» .
Alle orecchie di chi ha vissuto gli anni dell’hotel Lux questi nomi suonano come un vilipendio della Storia, la parodia della tragedia del Novecento: «Capisco la suggestione che fa ridere pure me e farebbe inorridire mio padre se fosse ancora in vita. E però la Russia di Putin non sarà la Grande Madre, ma è la sola potenza che si oppone alla mondializzazione, alla sparizione delle patrie, allo strapotere degli Stati Uniti» e, aggiungo io, ai valori liberali e democratici. «E le sembra democratica l’Europa delle multinazionali e della finanza?».
Raccontandomi come sta organizzando gli incontri tra imprenditori italiani e russi, Fontana mi spiega adesso la base economica dei nuovi successi della Lega e su questo punto è convincente: «Valutiamo un miliardo il costo di questo scellerato embargo. È il primo embargo della storia che colpisce più i Paesi che pongono il divieto di vendere merci e meno il Paese che non può più acquistarle.
È davvero incalcolabile il danno arrecato ai produttori italiani di ortofrutta, dai pomodori di Pachino alle mele del Trentino. I russi si arrangiano perché comprano dalla Turchia e dalla Polonia. Ma le nostre merci ingombrano il mercato europeo e fanno per giunta abbassare i prezzi. Pensi alla fatica che avevamo fatto per espandere il mercato del grana padano. E così per le scarpe marchigiane, e per i mobili della Lombardia…».
A 34 anni, Fontana, capogruppo a Bruxelles, una laurea in Scienze politiche e a quattro materie da un’altra laurea in Storia («sto studiando Teodosio e i bizantini e mi sembra che siamo ancora fermi lì») non è solo il Kissinger di Salvini, è anche l’amico consigliere che l’ha convinto a traghettare la Lega dalla secessione alla nazione, dalla Padania all’Italia: «Per due anni abbiamo abitato insieme in Rue Wiertz, a due passi dal Parlamento.
È lì che abbiamo cominciato a passeggiare e a parlare delle identità perdute delle città del mondo. In quelle nostre serate per le strade di Bruxelles e poi a casa invece di dormire è nata la battaglia contro la globalizzazione e l’egemonia americana, l’idea forte che non è più tempo di destra contro sinistra ma che il nuovo antagonismo è tra Identità e Omologazione, tra Patria e Mondo».
Fontana rievoca questa scapigliatura postbossiana di Bruxelles dove, dice, «qualche minaccia l’abbiamo pure ricevuta e neppure tanto velata». Ma non è solo comicità immaginare Salvini e Fontana viandanti trasgressivi e maltrattati sulla Grande Place, Dennis Hopper e Peter Fonda in un Easy Rider al contrario, razzisti sì ma figli del pensiero peripatetico che sempre ha animato la civiltà occidentale e sempre ha comportato rischi fisici oltre agli azzardi intellettuali che qui arrivano a uno strambo fascismo russo-franco-padano. Fontana ammette che i nazionalisti d’Europa sono tutti di destra. E alcuni sono fascisti, gli dico: «È vero, ma non importa, perché è lo schema che non funziona più».
E torna a parlare di Vienna come mito di fondazione, racconta di quel Congresso «dove tra i russi c’erano professori universitari, studiosi di religione, poeti, scrittori… ». La Russia che descrive è allo stesso tempo Atene e Sparta, l’aquila zarista dell’ordine e della disciplina, perché «anche noi della Lega siamo un po’ machi », e l’Umanesimo di Guerra e Pace, il Cristianesimo di Tolstoj con il crocifisso sul letto.
Vorrebbe imparare anche la lingua di Putin: «Parlo inglese e spagnolo, capisco il francese, sto studiando il tedesco, ma vorrei dominarle tutte, anche il cinese, l’arabo e il russo che è la lingua più bella e più antica d’Europa». Con Salvini ha in progetto di fondare le scuole della Lega, anche di lingua russa, di politica, di filosofia: «Il nostro modello è quello delle Frattocchie » , che è il lavoro politico, «la coscienza di popolo al posto della coscienza di classe, le cellule, le sedi sempre aperte, il controllo del territorio ».
È un misto fritto di fascio e di Pci, di vecchia Lega e di ruralità antiglobal alla Bové. Fontana e Salvini sabato prossimo andranno a Lione al congresso del Front National. A Bruxelles non abitano più insieme «perché io mi sono sposato». Con chi? «È italiana, una funzionaria del Parlamento. Si chiama Emilia, un nome che ci ha portato fortuna elettorale. È intelligente e fa pure bene da mangiare, come sa Matteo. Non si occupa di politica, ma adesso che la Lega Nord diventa Lega dei popoli e sbarca a Napoli, che è la sua città, magari voterà per noi, chissà».
La signora Emilia ha minacciato di buttare via «tutti quei libri che porto a casa». La cultura è il nuovo territorio della Lega: «Dobbiamo insegnare ai ragazzi che c’è un’altra Europa possibile». Quel Vecchio Continente che loro, i nazionalisti o sovranisti o identitari hanno rifatto a Vienna: «È giusto chiamarlo “Congresso di Vienna”. Lo abbiamo infatti organizzato nei giorni del bicentenario con lo scopo di ridisegnare la mappa dell’Eurasia, anche culturalmente. E Putin è leader anche perché la sua bandiera è quella dei valori tradizionali, la religione cristiana come civiltà, la famiglia, le patrie, il sangue, la terra madre…».
Per ricordare che la Russia di Putin è il nuovo feroce imperialismo del XXI secolo evoco la Georgia, la Crimea, l’Ucraina di Donetsk, e ripropongo le frasi di Bossi «a favore della lotta dei popoli oppressi». Questa, per esempio: «I nostri fratelli ceceni hanno bisogno dei fucili padani». Già, «ma è capitato a Bossi di sbagliarsi».
E per dimostrarmi che «anche lui, come tutti i padri fondatori, è ormai un pozzo da cui tutti possono attingere qualunque cosa», mi contrappone al Bossi filo-ceceno quello filo-serbo che nel 1999 andò a Belgrado, come già aveva fatto Cossutta, a stringere la mano a Milosevic «che chiamava “il patriota”». E invece i profughi serbi e albanesi erano per lui «straccioni e scalzacani».
Fontana va ancora fiero di quel Bossi che fu solidale con uno dei più orrendi massacri della storia: «A parte il linguaggio, ero assolutamente d’accordo con lui». E «ora Putin sarà pure imperiale, ma lo è meno degli Usa e della Cina». E in questo nuovo delirio ci sarebbe pure quella differenza cui accennavo prima tra Dominium che «ci rende tutti uguali come sono le fotocopie» e Imperium «che si fonda invece sulla forza dei diversi» come sostengono quelli di “Génération Identitaire”, la lettera lambda per bandiera, fascistizzanti anche nei simboli, divise gialle, teste rasate, tolkieniani, il Sacro Graal, Excalibur, lotta greco romana e pugilato.
Hanno figliato a Padova. Erano uno dei vivai del Front National e ora lo sono pure della Lega: «Siamo la generazione abbandonata dai propri Dei. /Siamo la generazione in cerca della propria stella./Siamo la generazione che ha ritrovato la propria terra./ Siamo la generazione che ha puntato i piedi su di essa».
2. IL BANCOMAT DI PUTIN PER I NAZIONALISTI D’EUROPA - IN FILA ANCHE LA LEGA: OGNI AIUTO BEN ACCETTO
Ettore Livini e Nicola Lombardozzi per “la Repubblica”
Difficile che nel faccia a faccia di metà ottobre a Milano, e poi nella sua visita lampo a Mosca della settimana successiva, Matteo Salvini possa avere ottenuto molto di più che una forte comprensione e un potente riconoscimento internazionale. I 9 milioni di euro concessi alla Le Pen, attraverso una banca ceco-russa sono frutto di una ben più lunga intesa politica che risale addirittura al padre Jean-Marie.
E anche del fatto che Mosca ritiene la Francia assai più ostile dell’Italia dove, sotto sotto, nemmeno il governo in carica viene ritenuto visceralmente anti russo come “il perfido Hollande”. Ma la speranza che prima o poi aiuti in denaro possano arrivare in qualche modo da Mosca è rimane accesa nel clan di Salvini. Lui stesso conferma: «Noi facciamo un appello politico a tutto il mondo e ogni aiuto è ben accetto, anche perché abbiamo 70 dipendenti in cassa integrazione». Ma precisa: «Finora non è arrivato né un rublo né un euro. E non ci interessa chiederlo. Il nostro appoggio alla Russia è totalmente disinteressato».
Un po’ per amore del vecchio metodo sovietico, un po’ per ripicca contro gli Usa che starebbero facendo altrettanto, Putin ha deciso di sostenere, accreditare e perfino finanziare una lista di partiti che in qualche modo possano creare problemi ai cosiddetti “governi ostili” e scompiglio nelle politiche dell’Unione europea.
Come? Il canale bancario — come è successo con la Le Pen — resta in teoria la strada più semplice e trasparente. La moral suasion del Cremlino, nel settore, è altissima. Cinque istituti di credito sono finiti nella lista delle sanzioni Ue e Usa. Tra di loro la Rossiya Bank di Yuri Kovalchuk e Nikolaj Shamalov (membri della Ozara Dacha, la cooperativa degli anni ‘90 da cui sono usciti i padroni della nuova Russia, Putin compreso) etichettata dalla Ue come «la banca personale dei vertici della repubblica russa».
Esistono poi altri canali di finanziamento più tortuosi ma molto più efficaci per occultare i mandanti: il rapporto 2007 messo a punto dalla Cia sul tesoro nascosto di Putin — mai reso noto — descriveva secondo fonti d’intelligence Usa complesse triangolazioni nel mondo del trading energetico su petrolio e gas che coinvolgevano molti uomini dell’entourage del presidente. Una girandola di intermediari che dai giacimenti siberiani fino ai consumi finali faceva salire i prezzi della materia prima.
Lasciando strada facendo piccole fortune nelle mani di chi (anche politici stranieri, dice il tam-tam a Washington) garantiva il suo appoggio alla linea di Mosca. Oggi, spiega un recentissimo rapporto di Political Capital Research — un thinktank ungherese che già nel 2009 raccontava dei rapporti tra Putin e l’estrema destra europea — il “soccorso rosso” a Le Pen & C. arriva anche in forme più immateriali: assistenza tecnica nell’organizzazione di manifestazioni, aiuti professionali con personale specializzato, accesso ai network media e internazionali sfruttando le liaison del Cremlino. Partite di giro che si chiudono spesso attraverso Ong e associazioni di amicizia bilaterali sostenute dai rubli di Putin.
La lista dei possibili beneficiari, aggiornata quotidianamente dai consiglieri ultra-conservatori che hanno conquistato la leadership nell’ufficio del Presidente, vede la Lega ormai stabilmente ai primi posti dopo l’irraggiungibile Marine Le Pen. E insieme ad altri partiti e movimenti che sembrano formare una vera e propria “Internazionale Nera”.
Ci sono gli austriaci del Partito Popolare, i tedeschi di Afd e gli olandesi del Partito della Libertà, xenofobi e antieuro; i Tea party statunitensi, più a destra dei repubblicani; l’Ukip del pittoresco alleato di Beppe Grillo, Nigel Farage; gli antisemiti ungheresi di Jobbik; i “fratelli sla- vi” dei movimenti nazionalistici bulgari e serbi e polacchi; e in coda, per il momento, perfino i neonazisti dichiarati greci di Alba Dorata. «Una miscela letale che mira a far esplodere l’Unione europea dall’interno», dice Mitchell Orenstein, docente alla Boston University e collaboratore della rivista Foreign Affairs lanciando un allarme molto sentito negli Stati Uniti.
In Russia intanto, le fonti ufficiali tacciono. «Avete mai sentito un governo ammettere di finanziare partiti stranieri? Sarebbe assurdo ma lo fanno tutti e gli americani in questo sono maestri », dice una fonte assolutamente anonima degli uffici che contano. Ma come si può giustificare un appoggio anche solo morale a una lista così impresentabile? La chiave è semplice: tutti quanti, difendono quelli che il Cremlino ritiene «sacri valori della tradizione, della famiglia e della cristianità». Applaudono alla omofobia di Stato di Mosca, scimmiottano il nazionalismo di Putin nelle loro richieste punitive contro immigrati e stranieri.
L’anonimo del Cremlino spiega meglio: «Gli Stati Uniti finanziano rivoluzioni e colpi di Stato, usando sempre il vecchio slogan della Guerra Fredda dell’esportazione della democrazia. Lo hanno fatto palesemente in Ucraina dal 2004 al disastro di oggi. E nelle rivolte del Nord Africa. Perfino con i nostri oppositori di piazza, quelli che fino a due anni fa riempivano le piazze di Mosca con slogan anti-Putin preconfenzionati».
Non è poi così vero. Le proteste di piazza, che sembravano assolutamente spontanee, sono semmai state fatte fuori con leggi che hanno di fatto eliminato ogni forma di dissenso. E comunque non spiega il sostegno alle forze di destra sempre meno moderata. Ma al Cremlino nessuno si scandalizza: «L’Unione sovietica inviava gioielli e bonifici milionari ai partiti comunisti, ai rivoluzionari del Terzo Mondo, qualche volta anche ai terroristi, con il pretesto di diffondere la Rivoluzione proletaria. Adesso invece aiutiamo tutti coloro che ci aiutano a combattere questa ondata di immoralità dell’Occidente. E nella lista non ci sono terroristi ma partiti democraticamente eletti».
Parole che sono miele per Salvini e i suoi, e che invece non suonano molto piacevoli per l’italiano che più di ogni altro in questi vent’anni è stato considerato il vero grande amico di Putin. Gli ultimi anni di Berlusconi hanno però creato più di un imbarazzo al presidente russo. Prima le storie troppo indecenti di olgettine, lap-dance e del famoso lettone di Putin che, qui giurano, non è mai esistito.
Poi una debolezza sul piano euroscettico e un fatale declino politico che lo rende sempre meno utile per la causa. La botta finale è arrivata dalla posizione di Forza Italia a favore dei matrimoni gay che, non a caso, Salvini continua a sottolineare ad ogni occasione con studiato stupore.
Sorride il leader leghista e ne ha ragione. E spera in un messaggio di complimenti per la sua vittoria elettorale. Privilegio finora concesso solo alla bionda Marine. Nelle sue passeggiate moscovite mostrava con orgoglio una brutta maglietta con un Putin in mimetica e aggressive scritte in cirillico. Robaccia al confronto di quelle più raffinate che si possono trovare a soli dieci euro conoscendo i negozi giusti. Il suo trofeo feticistico sbiancherà alla prima lavata. Ma forse il futuro potrebbe portare qualcosa di più che una t-shirt.
3. PUTIN E LA REGINA DEL SABBA NO EURO
Da “Il Foglio”
La Regina del Sabba anti europeo ha un debito da nove milioni di euri con lo Zar delle Russie. E le coscienze infelici dell’occidente non si danno pace. In verità si tratta di un prestito elargito da una banca consanguinea a Vladimir Putin e diretto a Marine Le Pen, ducessa in carica di un Front national sempre considerato in ottima salute pre-elettorale, al punto che la figlia del vecchio e rottamato (da lei) Jean-Marie viene data (e tabuizzata) come concorrente-monstre nella prossima corsa per l’Eliseo.
Dividere l’Europa fra cattivi sempre più cattivi e buoni sempre più deboli e allarmati sembra essere il dernier cri del giornalista collettivo. Ma qualcosa di vero c’è, altrimenti il leghista tricolore Matteo Salvini non avrebbe confidato ieri, su Radio24, d’invidiare “profondamente” madame Le Pen: “Purtroppo io di quattrini ne vedo girare pochi. Qualsiasi contributo trasparente lo accetto volentieri”. Mancava soltanto la declamazione del codice Iban per rendere più materica l’opera di autopersuasione politica e finanziaria.
Secondo alcuni dossier di non innocente provenienza – il Foglio ne ha scritto, come altri, settimane fa – la gratitudine preventiva o consuntiva nei confronti di Putin sta diventando un refrain popolare fra i bivacchi di manipoli anti euro. Non sappiamo se l’oro di Mosca abbia ripreso a circolare come ai bei tempi della Guerra fredda, sia pure in scala infinitesimale e a beneficio di minoranze infeconde. Vero è che, nel mezzo della tempesta Ucraina e della frammentazione continentale, s’indovina un disegno strategico sulle rive della Moscova. Con la non banale differenza che stavolta Solidarnosc governa l’Europa e l’America non ha più quattrini da dissipare.
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Re: Day after day
http://www.beppegrillo.it/la_cosa/2014/ ... ro-il-m5s/
Petra Resky spiega perché l’informazione italiana è contro il M5S
Ciao
Paolo11
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