Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la SX?

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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iospero
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da iospero »

Rizzo boccia Human Factor di Vendola: “Fuffa. L’altra faccia della medaglia di Renzi. Casarini parla come i padroni”

«Perché sostanzialmente evitano di affrontare il problema principale: da una parte il conflitto tra capitale e lavoro, ovvero tra ricchi e poveri; dall’altra parte, non vanno al nodo della questione che è la proprietà dei mezzi di produzione e cioè chi decide cosa produrre, quando, come e dove produrre. Sono questi i temi fondamentali; tutto il resto è fuffa.

A Rizzo vorrei dire che se da una parte può anche avere ragione, alla fine con quelle idee non vai lontano , e ormai passato quasi un secolo e i risultati si vedono. Oggi se vuoi cambiare il mondo devi dare risposte concrete e possibili.
Il conflitto tra capitale e lavoro va armonizzato ed è compito della politica farlo, è controproducente per tutti esasperarlo.

Secondo le stime del Global Wealth Report di Credit Suisse, quasi metà della ricchezza mondiale (48%) appartiene all'1% più ricco del globo, mentre al 10% più ricco fa capo ben l'87% degli asset globali.
Però per far parte della metà più ricca della popolazione del pianeta sono sufficienti 3.650 dollari; con 77 mila si è nel 10% più benestante, mentre per essere nel gotha, quell'1% degli stra-ricchi. servono 798 mila dollari.

Sono cifre che possono sorprenderci, pensa un po' quanti di noi possedendo più di $ 3650 = € 2.920 e fanno parte della metà più ricca degli abitanti del pianeta.


Compito della politica deve essere invertire queste tendenze.
camillobenso
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da camillobenso »

Rizzo boccia Human Factor di Vendola: “Fuffa. L’altra faccia della medaglia di Renzi.


Quale Rizzo?

Quello che ha fondato l'ennesimo microcosmo comunista o Sergio Rizzo del Corriere della Sera?
iospero
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da iospero »

camillobenso ha scritto:Rizzo boccia Human Factor di Vendola: “Fuffa. L’altra faccia della medaglia di Renzi.


Quale Rizzo?

Quello che ha fondato l'ennesimo microcosmo comunista o Sergio Rizzo del Corriere della Sera?
MARCO, Quello che ha fondato l'ennesimo microcosmo comunista
camillobenso
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da camillobenso »

iospero ha scritto:
camillobenso ha scritto:Rizzo boccia Human Factor di Vendola: “Fuffa. L’altra faccia della medaglia di Renzi.


Quale Rizzo?

Quello che ha fondato l'ennesimo microcosmo comunista o Sergio Rizzo del Corriere della Sera?
MARCO, Quello che ha fondato l'ennesimo microcosmo comunista


Ettepareva?


«Perché sostanzialmente evitano di affrontare il problema principale: da una parte il conflitto tra capitale e lavoro, ovvero tra ricchi e poveri; dall’altra parte, non vanno al nodo della questione che è la proprietà dei mezzi di produzione e cioè chi decide cosa produrre, quando, come e dove produrre. Sono questi i temi fondamentali; tutto il resto è fuffa.


Ecco perché la sinistra è divisa.

Bisogna alla fine finire sempre in un linguaggio volgare dei vecchi milanesi per capire come funziona l'ambaradan. Me ne scuso anticipatamente


Dal Dialetto milanese...
Cent co, cent crap;
cent cu, dusent ciap,
ma cent qualità de merda

Ovvero...
Cento menti, cento teste; cento culi, duecento chiappe, ma cento diversi tipi di merda


Cento persone che pensano nella stessa maniera fanno cento belle idee,
Cento persone che pensano tutte in maniera diversa faranno anche duecento idee, ma nessuna accettabile per andare d'accordo tutti.
iospero
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da iospero »

NON BASTA UNA SINISTRA DEI NUOVI, SERVE UNA SINISTRA NUOVA


di Claudio Riccio, 26 novembre 2014

La sinistra e la questione giovanile. La questione generazionale è la manifestazione di una lotta di classe dall’alto contro i poveri. I giovani sono i primi ad essere investiti da una ristrutturazione neoliberista che colpisce tutti. Oggi bisogna fare politica con chi in basso ci vive, contro chi in alto ci sfrutta

Fino a poco tempo fa l’immagine con­so­li­data dell’Italia era quella di un paese vec­chio e pol­ve­roso, con classi diri­genti vec­chie e pol­ve­rose. In tale imma­gi­na­rio il pro­blema delle gio­vani gene­ra­zioni era diret­ta­mente con­nesso ai “dino­sauri da scon­fig­gere”, per citare La meglio gio­ventù di Marco Tul­lio Gior­dana: gover­nanti fuori dal tempo, figli di un’epoca pre­ce­dente alla rivo­lu­zione infor­ma­tica, impe­di­vano l’emergere di una straor­di­na­ria gene­ra­zione che potrebbe invece riscat­tare le sorti del paese. Que­sta era la vul­gata, l’opinione dif­fusa, il sen­tire comune. Il pro­blema era ed è un altro. E, ovvia­mente, è andata diver­sa­mente, sta andando diversamente.

Il Movi­mento 5 Stelle prima e i ren­ziani subito dopo hanno cam­biato la per­ce­zione e la sostanza della com­po­si­zione dei gruppi diri­genti di que­sto paese, ma non accen­nano affatto a cam­biare verso della con­di­zione delle gio­vani gene­ra­zioni e il segno delle poli­ti­che che hanno cau­sato tali condizioni.

In Ita­lia, infatti, abbiamo al con­tempo il pre­mier più gio­vane della sto­ria della Repub­blica e il tasso di disoc­cu­pa­zione gio­va­nile più ele­vato della sto­ria della Repub­blica. Trac­ciare un nesso cau­sale tra que­sti due dati di fatto potrebbe forse essere arbi­tra­rio, ma la sim­bo­lo­gia resta potente.

Nel nostro paese la que­stione gene­ra­zio­nale è stata risolta da Renzi dal punto di vista del potere inteso come sostan­tivo, come presa del potere, ma non del potere come verbo: poter pro­gram­mare la pro­pria vita, poter per­se­guire i pro­pri obiet­tivi, poter acqui­stare una casa, poter valo­riz­zare le pro­prie com­pe­tenze anche fuori dal qua­dro iper­com­pe­ti­tivo del tutti con­tro tutti, poter vivere con dignità con salari equi e un wel­fare uni­ver­sale, poter sce­gliere di restare nella pro­pria terra. Poter sce­gliere, auto­de­ter­mi­narsi appunto. Un con­cetto che per un’intera gene­ra­zione rimane ancora una chimera.

Chi dovrebbe occu­parsi di risol­vere dav­vero que­sta enorme que­stione sociale è la sini­stra, ridotta ad essere un’entità spa­ri­gliata, sfi­brata e inde­bo­lita da anni di errori e scon­fitte, colma di insu­pe­ra­bili ran­cori per­so­nali e schiava di un dibat­tito spesso autoreferenziale.

Nel frat­tempo però il con­flitto sociale rie­merge: come spesso è suc­cesso in que­sti anni, i pro­ta­go­ni­sti sono i pre­cari e gli stu­denti, così come gli ope­rai. Le piazze tor­nano a riem­pirsi, ma sono orfane di rap­pre­sen­tanza poli­tica e a volte anche di rap­pre­sen­tanza sindacale.

Se da un lato la piazza sin­da­cale del 25 otto­bre era orfana, ma con­sa­pe­vole di esserlo le migliaia di ragazzi scesi in piazza con lo scio­pero sociale (miei coe­ta­nei pre­cari, ma anche tanti stu­denti ben più gio­vani) sono orfani incon­sa­pe­voli e in larga parte disin­te­res­sati (a voler usare un eufe­mi­smo) all’ipotesi di avere una sponda poli­tica nelle isti­tu­zioni e nel ter­reno poli­tico. La gene­ra­zione pre­ca­ria non ha mai cono­sciuto una sini­stra di cui avere nostal­gia e, ci piac­cia o meno, non ha ansia di costruirla, è disil­lusa, stanca di essere usata dal dibat­tito poli­tico come sem­plice eser­ci­zio reto­rico o come mano­va­lanza nelle cam­pa­gne elet­to­rali, com­pren­si­bil­mente distante dalla sini­stra conosciuta.

A chi non è disil­luso e sente l’urgenza di una sini­stra poli­tica non resta che cer­care di sor­pren­dere que­sta gene­ra­zione, recu­pe­rarne l’entusiasmo con un pro­cesso nuovo, non assi­mi­la­bile ai pre­ce­denti, un per­corso che sia inso­lito e dav­vero in grado di cam­biare la vita delle persone.

Troppo spesso la que­stione gene­ra­zio­nale come que­stione sociale viene sban­die­rata in modo stru­men­tale: un pro­blema poli­tico cui viene data una rispo­sta poli­ti­ci­sta. Per chi non fa poli­tica per vivere, ma per cam­biare la pro­pria vita, per chi fa poli­tica per il potere come verbo e non come sostan­tivo – il ricam­bio gene­ra­zio­nale non è l’obiettivo di un pro­cesso poli­tico, ma sem­pli­ce­mente quel che accade nel momento in cui si aprono porte e fine­stre e si afferma final­mente che i sog­getti poli­tici non sono il fine da pre­ser­vare, ma lo stru­mento da uti­liz­zare nella bat­ta­glia da perseguire.

Per­ché, nono­stante ci siano oggi gio­vani mini­stri e gio­vani espo­nenti dell’opposizione, nulla cam­bia per i gio­vani cit­ta­dini? Per­ché non è l’età ana­gra­fica a dare la cifra del cam­bia­mento, e dire “largo ai gio­vani” non basta.

La que­stione gene­ra­zio­nale in ter­mini di lotta alla pre­ca­rietà, alla disoc­cu­pa­zione gio­va­nile, alla disper­sione sco­la­stica, per il diritto allo stu­dio e un nuovo wel­fare, per l’innovazione e la buona e nuova occu­pa­zione, può essere risolta solo se la si con­si­dera come la punta di un ice­berg, di una lotta di classe, una guerra con­dotta dall’alto che è sem­pre con­tro i poveri, mai con­tro la povertà. I gio­vani risul­tano i più col­piti dalla crisi non per­ché i poteri forti sono agé e colmi di invi­dia per le vigo­rose ener­gie gio­va­nili, ma per­ché sono i primi ad essere inve­stiti dalla nuova fase di ristrut­tu­ra­zione neo­li­be­ri­sta che, nella peri­fe­riz­za­zione dell’Europa, importa in Occi­dente un modello di sfrut­ta­mento inten­sivo ad alta ricat­ta­bi­lità e bassi salari: la pre­ca­rietà come stru­mento di com­pe­ti­zione al ribasso e redi­stri­bu­zione delle ric­chezze verso l’alto.

Di fronte a que­sta incon­trol­lata esca­la­tion, la poli­tica ha il dovere di non restare a guar­dare, di inver­tire la ten­denza e fis­sare quei limiti che eco­no­mia e finanza non sanno e non vogliono darsi. Un tempo i par­titi di sini­stra erano una parte di società che si orga­niz­zava e ambiva a cam­biare il tutto, oggi ambi­scono a essere il tutto (par­tito piglia-tutto, par­tito della nazione) per far sì che nulla cambi.

In un con­te­sto così com­plesso non ser­vi­rebbe a molto un sem­plice, pur se ine­vi­ta­bile e urgente, rin­no­va­mento delle classi diri­genti della sini­stra poli­tica e sociale, serve che la discon­ti­nuità sia vera e evi­dente. Serve edi­fi­care una sini­stra che sap­pia fron­teg­giare in maniera cre­di­bile la sfida di cam­biare i rap­porti di forza, rein­ven­tare le parole, orga­niz­zare la parte società che in basso subi­sce e si impo­ve­ri­sce, con­tro chi in alto decide e si arricchisce.

Non basta una sini­stra dei nuovi, serve una sini­stra nuova.


Se vogliamo aggre­gare e orga­niz­zare in una nuova sini­stra quella parte di società che ambi­sce a “cam­biare il tutto”, gio­vani e non, dovremo sce­gliere sal­da­mente dove schie­rarci: guar­dare alle posi­zioni e non solo al posi­zio­na­mento, alle stra­te­gie e non alle tat­ti­che, supe­rare ran­cori e pre­sun­zioni. Avviare final­mente un per­corso cre­di­bile, in grado di risve­gliare ener­gie e con­qui­stare con­sensi, che ottenga risul­tati con­creti e non si limiti a una lotta di testi­mo­nianza, impor­tante, ma di cui tanti non sen­tono il bisogno.

Se vogliamo costruire dav­vero una nuova sini­stra, non abbiamo biso­gno di rot­ta­mare: fin troppe sono le mace­rie che abbiamo accu­mu­lato negli anni. È tempo di costruire, di rimet­tersi in piedi sin dalle fon­da­menta, dal basso, con chi in basso ci vive, con­tro chi in alto ci sfrutta.
iospero
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da iospero »

A proposito del nuovo soggetto politico human factor..
Fin d'ora sarebbe opportuno mettere in chiaro quale sarà e come si esprimerà la base di questo futuro soggetto politico che al di là del laeder cerca di essere l'espressione democratica della maggioranza dei cittadini.
Contrariamente a quanto fatto da Renzi i referendum senza quorum di iscritti e simpatizzanti nonché una piattaforma LiquidFeedback dovrebbero essere gli strumenti indispensabili per i rapporti tra base e vertici .

DAL forum L'ALTRA..
Sarebbe auspicabile una partecipazione a questo Forum(L'ALTRA ITALIA..) o ad altri simili (http://forumisti.mondoforum.com/viewforum.php?f=2)
dei principali protagonisti di questo nuovo soggetto politico per un utile confronto ( pur comprendendo i mille impegni ).
aaaa42
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da aaaa42 »

questa e la relazione introduttiva al convegno human factor.
e stata molto criticata .
fa molto discutere.
come relazione programmatica e pessima.
ma per fortuna non e una relazione programmatica.
quindi le critiche al programma sono manifestamente infondate, per mancanza del soggetto.
cosa e ? e un indicatore di ....sentieri......si andiamo da quella parte vagamente si ...uno a sinistra.
chiamale emozioni.
e difficile ma anche sbagliato dare un giudizio alle ....emozioni.
un piccolo consiglio a nostro nichi, e bene che si faccia consigliare dagli economisti.
che non sono economicisti, Carlo Marx inizio gli studi di giurisprudenza, cambio studi e si laureo in filosofia ,poi studio economia e divenne il più grande scienziato della
politica di tutti i tempi, divenne un politico perché studio l economia. altrimenti sarebbe stato un hegeliano. e Marx non avrebbe mai potuto dire io non sono un marxista.
https://medium.com/human-factor/human-f ... e1f49c2586
iospero
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da iospero »

ALLE SCUDERIE DI BOLOGNA : " E' POS SI BILE "
Civati ha parlato anche di "un patto non del Nazareno. Se la legislatura proseguirà, noi abbiamo un programma e un progetto, ci si rivolge alle forze parlamentari senza guardare alla loro provenienza, chi è d’accordo sottoscrive il patto e si vota di conseguenza in Parlamento". In particolare, sottolinea Civati, «quando si tratta di Costituzione, non c’è una disciplina di partito. Non c’è neanche un programma elettorale né un programma di governo perché Renzi non ha mai scritto nulla, quindi ci sentiamo responsabilmente liberi". E in caso di elezioni anticipate: "Se il programma elettorale questa volta lo scriviamo e non sono considerate le nostre ragioni, è più serio dire 'andate avanti voi da un’altra parte, noi faremo qualcosa di diverso'. Non è una scissione -ha concluso- è una presa d’atto di una differenza".



DA CIWATI

Con tutto il rispetto per i titoli

Per i commenti dei giornali e per le polemiche che ne conseguono, ieri a Bologna si è parlato di un patto con i cittadini e di un progetto di governo da proporre a questo Parlamento (e al prossimo se le cose precipiteranno). Ne avevo parlato qui e se posso vi consiglierei di leggerlo. E di ascoltare gli interventi di ieri, per farvi un’idea più precisa.

Ridurre tutto alla polemica tra le correnti del Pd non solo non mi interessa, ma è stato puntualmente escluso da tutti quanti, ieri, me compreso (per ultimo, nella scaletta degli interventi).

Non è un calcolo, né una tattica, né una manovra, né un giochino: è una proposta. Se interesserà bene, altrimenti «ce ne faremo una ragione», come vuole la formula omerica oggi di gran moda.

P.S.: leggo che un esponente del governo dice che starei tradendo il mandato degli elettori. Il mondo alla rovescia, proprio.
iospero
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la

Messaggio da iospero »


UNO TSIPRAS PER L’ITALIA



di Luciano Gallino • 16 dicembre 2014 •

Nessuno ha mai sentito un solo politico che mostri di avere una conoscenza minimale dei trattati Ue, e ammetta che non sono scolpiti nel granito. In realtà si possono cambiare, ed è indispensabile farlo, a condizione di costruire una forza politica all’altezza del compito

Tra coloro che hanno partecipato alle dimostrazioni per lo sciopero di venerdì 12 dicembre si contano forse numerosi elettori potenziali per lo sviluppo di una nuova ampia formazione politica, in grado di opporsi alle catastrofiche politiche di austerità imposte da Bruxelles e supinamente applicate dal nostro governo. Non si tratta di fare un esercizio astratto sul futuro del nostro sistema politico. Se una simile forza di opposizione non si sviluppa, quello che ci attende è un ulteriore degrado dell’economia e del tessuto sociale, seguito da rivolte popolari dagli esiti imprevedibili. Il governo è seduto su un vulcano, e intanto gioca a far “riforme” che peggiorano la situazione.

Chi volesse porre mano alla costruzione della nuova formazione politica potrebbe trarre indicazioni utili da quanto accade in Grecia e in Spagna. Sono due casi diversi. Nel primo siamo dinanzi a una “Coalizione della Sinistra Radicale” (acronimo Syriza) nata dieci anni fa e guidata dal 2007 da Alexis Tsipras dopo il primo grande successo elettorale. Nel 2012 è diventata il secondo partito greco. Al presente i sondaggi lo danno come il probabile vincitore delle prossime elezioni, nel caso che il governo Samaras non riesca a eleggere il presidente della Repubblica.

Syriza non vuole affatto distruggere la Ue. Vuole cambiarla. Il suo successo è dipeso da una radicale opposizione ai provvedimenti imposti dalla troika con il Memorandum d’Intesa del 2011, che ha obbligato la Grecia a tagliare pesantemente salari, stipendi e pensioni; a distruggere la sanità pubblica; a vendere ai privati beni pubblici essenziali, facendo piombare l’intero Paese nella miseria e nella disperazione. Tra i punti principali del programma di Syriza, oltre ad annullare i provvedimenti che s’è detto, v’è la proposta di una conferenza internazionale sul debito pubblico, allo scopo di ottenere che gli interessi dei cittadini non siano perennemente subordinati, come avviene ora, agli interessi delle grandi banche. Si vuole altresì richiedere alla Ue di cambiare il ruolo della Bce in modo che finanzi direttamente investimenti pubblici, e di indire una serie di referendum su vari punti dei trattati dell’Unione e altri accordi con le istituzioni europee.

Diversamente da Syriza, in Spagna “Podemos” sembra per così dire nato dal nulla. Fondato nel gennaio 2014 da una trentina di persone provenienti da diversi partiti, intellettuali, esponenti di movimenti, coordinate dal trentenne Pablo Iglesias Turrión, appena quattro mesi dopo raccoglie abbastanza voti da mandare a Strasburgo cinque eurodeputati. Al presente viene accreditato di oltre il 27 per cento dei voti, quasi due punti in più dei socialisti e ben 7 in più rispetto ai popolari. Ancor più di Syriza, il programma di Podemos è fortemente caratterizzato da proposte volte a modificare gli aspetti più deleteri del Trattato Ue. Tra i punti salienti del suo programma troviamo: la conversione della Bce in una istituzione democratica che abbia per scopo principale lo sviluppo economico degli stati membri (punto 1.3); la creazione di una agenzia pubblica europea di valutazione (1.4); una deroga dal Trattato di Lisbona.

Nell’insieme, i due programmi di Syriza e di Podemos appaiono essere più solidamente social-democratici, concreti e adeguati alla situazione attuale della Ue e alle sue cause di quanto qualsiasi altro partito europeo abbia finora saputo esprimere. Non per nulla i due partiti sono già oggetto di un furibondo bombardamento denigratorio da parte dei media, della troika, dei think tanks sovvenzionati dal mondo finanziario, e dei politici incapaci di pensare che al di là dell’Europa della finanza si potrebbe costruire un’Europa dei cittadini.

Va ricordato al riguardo che il Trattato Ue non è affatto immodificabile, come a volte si legge. L’art. 48, comma 1, prevede esplicitamente che «I trattati possono essere modificati conformemente a una procedura di revisione ordinaria». Il comma 2 precisa: «Il governo di qualsiasi Stato membro, il Parlamento europeo o la Commissione possono sottoporre al Consiglio progetti intesi a modificare i trattati ». Pertanto la questione, come si diceva una vita fa, è soprattutto politica. Ma nessuno ha mai sentito un solo politico che mostri di avere una conoscenza minimale dei trattati Ue, e ammetta che non sono scolpiti nel granito. In realtà si possono cambiare, ed è indispensabile farlo, a condizione di costruire una forza politica all’altezza del compito.

Al lume delle esperienze di Syriza e Podemos, come si presenta la situazione italiana? Sulle prime si potrebbe pensare che quanto rimane di Sel, di Rifondazione, dei Comunisti Italiani, insieme con qualche transfuga del Pd, potrebbe dar origine a una coalizione simile a quella di Syriza. Purtroppo la storia della nostra sinistra è costellata da una tal dose di litigiosità, e da un inesausto desiderio di procedere comunque a una scissione anche quando si è rimasti in quattro, da non fare bene sperare sul vigore e la durata della nuova formazione. Si può solo sperare che la drammaticità della situazione spinga in futuro a comportamenti meno miopi, ma per farlo bisogna davvero credere nell’impossibile. In ogni caso non si vede, al momento, da dove potrebbe arrivare la figura di un leader simile a Tsipras o a Turrión, colto, agguerrito sui temi europei, capace di farsi capire e convincere, esponendo al pubblico in modo accessibile dei temi complessi.

Qualcosa di analogo vale naturalmente per chi, scettico sulla possibilità di recuperare i frammenti delle vecchie sinistre, pensasse di costituire una formazione interamente nuova, come han fatto quelli di Podemos in Spagna. Che si sono dimostrati pure efficaci organizzatori, costituendo in pochi mesi centinaia di circoli di discussione in tutto il Paese. Un contributo potrebbe forse venire dalle esperienze di “Cambiare si può” o della stessa Lista Tsipras; non certo finite bene, ma che sono stati episodi di auto-organizzazione di una certa ampiezza. A fronte di un programma realistico, affine a quelli di Podemos e Syriza (con tutte le variazioni del caso), tali esperienze potrebbero trovare un baricentro che ai loro tempi non avevano. Il fatto è che il tempo urge, prima che il Paese caschi a pezzi. Una simile urgenza, che il popolo dello sciopero di venerdì scorso sentiva benissimo, insieme con l’attrattiva di un impegno realistico per ridare peso nella Ue a ideali come eguaglianza, solidarietà, partecipazione democratica, al posto della lugubre e distruttiva Ue della finanza, potrebbero contribuire a raccogliere molti più consensi di quanto oggi non si possa sperare.

da la Repubblica • 16 dicembre 2014
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