ULIVO 2.0,....l'idea mi solletica.......
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ULIVO 2.0,....l'idea mi solletica.......
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E' giusta l'idea della federazione iniziale. Se tutto funzionerà in seguito potrà diventare un partito.
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Re: ULIVO 2.0,....l'idea mi solletica.......
Della Loggia si è espresso così:
BINDI, FASSINA, CIVATI E BERSANI SONO CONTRO RENZI
La vocazione minoritaria di certo Pd
La propensione a dire sempre no è nella tradizione della sinistra italiana
di Ernesto Galli della Loggia
I deputati pd che martedì sono usciti dall’Aula per non votare il Jobs act si candidano a essere i nuovi protagonisti di uno degli spettacoli più antichi del repertorio della sinistra italiana: il nullismo politico. Cioè la propensione a dire sempre no, a fare l’opposizione e basta.
Bindi, Fassina, Civati, Bersani e compagni sono contro Renzi perché lo giudicano un pericoloso thatcheriano travestito, e sta bene.
Dunque si sono schierati contro quasi tutto quello che ha fatto - contro il patto del Nazareno, contro gli 80 euro, contro la riforma del Senato, contro la revisione dell’articolo 18 -, e sta ancora bene.
Ma avanzando quali proposte nuove e alternative? In nome di quale nuovo progetto? Che cosa farebbero, insomma, se fossero loro a governare? Nessuno lo sa: sospetto perché non lo sanno neppure loro.
Ma in questo modo quello della sinistra pd finisce per essere niente altro che l’esatto rovescio di ciò che essa rimprovera a Renzi: l’antipersonalismo come risposta al personalismo.
Così come, sempre in questo modo la sinistra pd mostra una singolare mancanza di sintonia con lo spirito del Paese.
Non sembra proprio, infatti, che oggi gli italiani sentano il bisogno di «discorsi», quanto piuttosto di soluzioni tangibili, di proposte e progetti concreti.
Magari anche elementari e brutali, come quelli leghisti di Salvini (e però, guarda caso, di grande successo), certo meno che mai delle astratte scomuniche ideologiche di Gianni Cuperlo.
Non hanno bisogno di sentirsi dire che il presidente del Consiglio è un chiacchierone che non combina nulla, bensì di sapere che cosa combinerebbe chi gli muove tali accuse.
Nella situazione drammatica in cui si trova, il Paese ha bisogno di una cosa più di ogni altra: di un’idea capace di unirlo e di portarlo in salvo.
Pur con tutte le critiche possibili e sia pure molto a tentoni, la proposta renziana del «partito della nazione» interpreta questa necessità e si muove in questa direzione.
Rappresenta qualcosa che alla Sinistra finora non è mai riuscito, ed è la ragione che fin qui le ha impedito di sedere da sola al governo.
S’illudono infatti gli antirenziani del Pd se credono che l’Italia possa essere governata sulla base delle ragioni dei disoccupati, dei metalmeccanici e dei pensionati.
Bisogna avere un progetto che contemperi le ragioni di molti, molti altri; e più che vellicare il passato di una parte occorre disegnare un futuro plausibile per tutti.
Altrimenti si conferma solo la propria antica, maledetta vocazione al minoritarismo permanente.
27 novembre 2014 | 08:39
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/politica/14_nove ... c3d7.shtml
BINDI, FASSINA, CIVATI E BERSANI SONO CONTRO RENZI
La vocazione minoritaria di certo Pd
La propensione a dire sempre no è nella tradizione della sinistra italiana
di Ernesto Galli della Loggia
I deputati pd che martedì sono usciti dall’Aula per non votare il Jobs act si candidano a essere i nuovi protagonisti di uno degli spettacoli più antichi del repertorio della sinistra italiana: il nullismo politico. Cioè la propensione a dire sempre no, a fare l’opposizione e basta.
Bindi, Fassina, Civati, Bersani e compagni sono contro Renzi perché lo giudicano un pericoloso thatcheriano travestito, e sta bene.
Dunque si sono schierati contro quasi tutto quello che ha fatto - contro il patto del Nazareno, contro gli 80 euro, contro la riforma del Senato, contro la revisione dell’articolo 18 -, e sta ancora bene.
Ma avanzando quali proposte nuove e alternative? In nome di quale nuovo progetto? Che cosa farebbero, insomma, se fossero loro a governare? Nessuno lo sa: sospetto perché non lo sanno neppure loro.
Ma in questo modo quello della sinistra pd finisce per essere niente altro che l’esatto rovescio di ciò che essa rimprovera a Renzi: l’antipersonalismo come risposta al personalismo.
Così come, sempre in questo modo la sinistra pd mostra una singolare mancanza di sintonia con lo spirito del Paese.
Non sembra proprio, infatti, che oggi gli italiani sentano il bisogno di «discorsi», quanto piuttosto di soluzioni tangibili, di proposte e progetti concreti.
Magari anche elementari e brutali, come quelli leghisti di Salvini (e però, guarda caso, di grande successo), certo meno che mai delle astratte scomuniche ideologiche di Gianni Cuperlo.
Non hanno bisogno di sentirsi dire che il presidente del Consiglio è un chiacchierone che non combina nulla, bensì di sapere che cosa combinerebbe chi gli muove tali accuse.
Nella situazione drammatica in cui si trova, il Paese ha bisogno di una cosa più di ogni altra: di un’idea capace di unirlo e di portarlo in salvo.
Pur con tutte le critiche possibili e sia pure molto a tentoni, la proposta renziana del «partito della nazione» interpreta questa necessità e si muove in questa direzione.
Rappresenta qualcosa che alla Sinistra finora non è mai riuscito, ed è la ragione che fin qui le ha impedito di sedere da sola al governo.
S’illudono infatti gli antirenziani del Pd se credono che l’Italia possa essere governata sulla base delle ragioni dei disoccupati, dei metalmeccanici e dei pensionati.
Bisogna avere un progetto che contemperi le ragioni di molti, molti altri; e più che vellicare il passato di una parte occorre disegnare un futuro plausibile per tutti.
Altrimenti si conferma solo la propria antica, maledetta vocazione al minoritarismo permanente.
27 novembre 2014 | 08:39
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http://www.corriere.it/politica/14_nove ... c3d7.shtml
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Re: ULIVO 2.0,....l'idea mi solletica.......
Galli Della Loggia non mai stato tenero con la sinistra, e lo si può anche capire perché ha sempre espresso posizioni di centro-destra collocandosi nell’area liberale alla Ostellino. Diversamente da Travaglio che essendo nella stessa area esprime giudizi molto più equilibrati. Meno partigiani.
I deputati pd che martedì sono usciti dall’Aula per non votare il Jobs act si candidano a essere i nuovi protagonisti di uno degli spettacoli più antichi del repertorio della sinistra italiana: il nullismo politico. Cioè la propensione a dire sempre no, a fare l’opposizione e basta.
Questo giudizio è estremamente di parte perché non tiene contro dello scontro politico in atto. E’ fuor di dubbio che a Galli Della Loggia, Renzi non dispiaccia perché attua politiche di Cd ed è di Cd.
E’ ovvio che, sia per appartenenza d’area, che per appartenenza al Corriere della Sera, Della Loggia si senta infastidito da tutti coloro che frenano l’azione di Renzi.
Ed ecco l’emerita cazzata in difesa del povero cocco:
Pur con tutte le critiche possibili e sia pure molto a tentoni, la proposta renziana del «partito della nazione» interpreta questa necessità e si muove in questa direzione.
Renzi non ha un progetto e procede a tentoni, passando dall’Italicum, alla fasulla riforma delle Provincie, al Senato ridisegnato pro domo sua, e presentando dopo 9 mesi un provvedimento economico che economico non è perché è il copia incolla del progetto interessato di Confindustria.
Il job act, non serve una mazza se si intende come provvedimento per far ripartire l’economia, ma è solo un regolamento di conti finale con lo Statuto dei Lavoratori.
Della Loggia addebita alla “sinistra” dem : Nella situazione drammatica in cui si trova, il Paese ha bisogno di una cosa più di ogni altra: di un’idea capace di unirlo e di portarlo in salvo.
Non facendo sapere ai suoi elettori che Renzi sin dalla prima ora è un fortissimo elemento divisivo.
Certo che di merli ce ne sono parecchi se ascoltano queste trombonate interessate di Galli Della Loggia.
Di fronte a questo schieramento che finge di voler salvare il Paese, è necessario che venga presentato un nuovo partito che possa battere Renzi alle prossime elezioni ma anche che lo contrasti da subito nelle sue trombonate a gogò.
I deputati pd che martedì sono usciti dall’Aula per non votare il Jobs act si candidano a essere i nuovi protagonisti di uno degli spettacoli più antichi del repertorio della sinistra italiana: il nullismo politico. Cioè la propensione a dire sempre no, a fare l’opposizione e basta.
Questo giudizio è estremamente di parte perché non tiene contro dello scontro politico in atto. E’ fuor di dubbio che a Galli Della Loggia, Renzi non dispiaccia perché attua politiche di Cd ed è di Cd.
E’ ovvio che, sia per appartenenza d’area, che per appartenenza al Corriere della Sera, Della Loggia si senta infastidito da tutti coloro che frenano l’azione di Renzi.
Ed ecco l’emerita cazzata in difesa del povero cocco:
Pur con tutte le critiche possibili e sia pure molto a tentoni, la proposta renziana del «partito della nazione» interpreta questa necessità e si muove in questa direzione.
Renzi non ha un progetto e procede a tentoni, passando dall’Italicum, alla fasulla riforma delle Provincie, al Senato ridisegnato pro domo sua, e presentando dopo 9 mesi un provvedimento economico che economico non è perché è il copia incolla del progetto interessato di Confindustria.
Il job act, non serve una mazza se si intende come provvedimento per far ripartire l’economia, ma è solo un regolamento di conti finale con lo Statuto dei Lavoratori.
Della Loggia addebita alla “sinistra” dem : Nella situazione drammatica in cui si trova, il Paese ha bisogno di una cosa più di ogni altra: di un’idea capace di unirlo e di portarlo in salvo.
Non facendo sapere ai suoi elettori che Renzi sin dalla prima ora è un fortissimo elemento divisivo.
Certo che di merli ce ne sono parecchi se ascoltano queste trombonate interessate di Galli Della Loggia.
Di fronte a questo schieramento che finge di voler salvare il Paese, è necessario che venga presentato un nuovo partito che possa battere Renzi alle prossime elezioni ma anche che lo contrasti da subito nelle sue trombonate a gogò.
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Re: ULIVO 2.0,....l'idea mi solletica.......
scusa conte Camillo invece di inserire articoli di pennivendoli senza senso perché non inserisci il documento a puntate di Vendola e mi sembra civati e altri il documento politico e proviamo a discuterlo ti assicuro che la discussione non e scontata
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Re: ULIVO 2.0,....l'idea mi solletica.......
da http://www.huffingtonpost.it/2014/11/27 ... _ref=italy
Human Factor, Vendola lancia la controLeopolda in concomitanza con la (probabile) elezione del Capo dello Stato. Obiettivo: minoranza dem
Ha iniziato a postarla iospero in:
Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la SX? (pag 67)
Human Factor, Vendola lancia la controLeopolda in concomitanza con la (probabile) elezione del Capo dello Stato. Obiettivo: minoranza dem
Ha iniziato a postarla iospero in:
Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la SX? (pag 67)
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Re: ULIVO 2.0,....l'idea mi solletica.......
questo intervento di guido viale di cui condivido quasi nulla e comunque molto interessante per aprire una vera discussione nella sinistra italiana. viale appartiene in modo dignitoso alla sinistra benecomunarda.http://www.albasoggettopoliticonuovo.it ... gton-post/
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Re: ULIVO 2.0,....l'idea mi solletica.......
DISSIDENTI
Civati ha il suo programma ma non il suo partito
All’indomani dello sciopero generale il deputato Dem lancia il suo decalogo per unire la sinistra nel mome dell'Ulivo. Di scissione però ancora non si parla, anche se i vendoliani scommettono che arriverà con l'anno nuovo
DI LUCA SAPPINO
Sempre a Bologna, per evocare il caro vecchio Ulivo. Giuseppe Civati, sabato, alle Scuderie di Piazza Verdi, con la sua associazione “ èpossibile ”, chiama tutti a raccolta, un sacco di gufi, docenti universitari ed economisti, sindacalisti e vendoliani di Sel, per lanciare un «patto repubblicano». Questo è il titolo del manifesto di cui Civati è il primo firmatario, seguito da l’europarlamentare Elly Schlein e dalla senatrice Lucrezia Ricchiuti, dal costituzionalista Andrea Pertici, da Alberto Vannucci e Nadia Urbinati.
Tra le prime dieci firme firme c’è anche quella di Silvia Prodi, nipote dell’ex premier Romano, civatiana eletta in Emilia Romagna. Ah, l’Ulivo.
È un decalogo quello che propone Civati. È una sintesi, uno schema che «condensa gli ideali dai quali siamo mossi», scrivono gli organizzatori della kermesse bolognese.
Una linea, un programma. C’è la posizione sulla legge elettorale, con il ritorno alla legge Mattarella, con i collegi uninominali, ma «previa selezione delle candidature in base a elezioni primarie regolate per legge».
C’è una legge sui partiti. C’è la riforma del bicameralismo, sì, ma con l’elezione diretta dei senatori, tanto per dare un senso alle minacce dei renziani che evocano il voto anticipato ogni volta che qualcuno osa esercitare l'articolo 67 della costituzione (come è successo con il voto degli emendamenti di Sel e della minoranza dem in commissione affari costituzionali alla Camera, che propongono di eliminare i senatori nominati dal presidente della Repubblica, smontando un dettaglio assai poco rilevante del patto del Nazareno). «Il ricattone assomiglia tanto a un bluff», scrive Civati sul suo blog, «e la verità è che a votare ci vuole andare il premier».
Una legge sul conflitto d'interessi, investimenti sulla scuola, sull'ambiente e sul welfare. Diritti civili all inclusive: matrimoni egualitari, fine vita. Legalizzazione delle droghe leggere. Una riforma del lavoro, con il contratto unico, ma unico veramente: «deve essere davvero unico» è scritto nel documento, «per eliminare le attuali forme di precariato e deve consentire il pieno raggiungimento di tutte le garanzie nel giro di non più di tre anni». Sottointeso: «Non come il jobs act». Reddito minimo di cittadinza, pure. Un programma di partito, insomma. Anche se manca il partito. Ancora.
Perché Civati e i suoi si dicono «una sinistra è possibile», ma non si è ancora capito se sarà possibile nel Pd. Di scissione è bene non parlare. I vendoliani sono sicuri che arriverà con l'anno. nuovo, ma per ora è troppo presto, troppo tardi, non si capisce.
«Subito un partito con Sel» diceva il candidato Civati durante le primarie del 2013. Ora Sel è all’opposizione del Pd, sempre più distante e in rotta con il premier Matteo Renzi. Il capogruppo alla camera di Sel, Arturo Scotto, ha firmato il patto. Ma Civati è ancora nel Pd. Sfila allo sciopero dei sindacati, contro il governo, e dice: «Altro che scissione: la mossa vera è unire la sinistra, divisa e spaesata». A Bologna vuole farlo «con tutti coloro che si interrogano e che chiedono qualcosa di più e di diverso». Di diverso dal Pd che sta al governo, si può immaginare. «Farlo con tutto ciò che di sinistra e di moderno c'è un Europa, da Podemos a Tsipras, ai verdi, ai socialisti, alla fine di un semestre europeo non proprio irresistibile».
http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... =HEF_RULLO
Civati ha il suo programma ma non il suo partito
All’indomani dello sciopero generale il deputato Dem lancia il suo decalogo per unire la sinistra nel mome dell'Ulivo. Di scissione però ancora non si parla, anche se i vendoliani scommettono che arriverà con l'anno nuovo
DI LUCA SAPPINO
Sempre a Bologna, per evocare il caro vecchio Ulivo. Giuseppe Civati, sabato, alle Scuderie di Piazza Verdi, con la sua associazione “ èpossibile ”, chiama tutti a raccolta, un sacco di gufi, docenti universitari ed economisti, sindacalisti e vendoliani di Sel, per lanciare un «patto repubblicano». Questo è il titolo del manifesto di cui Civati è il primo firmatario, seguito da l’europarlamentare Elly Schlein e dalla senatrice Lucrezia Ricchiuti, dal costituzionalista Andrea Pertici, da Alberto Vannucci e Nadia Urbinati.
Tra le prime dieci firme firme c’è anche quella di Silvia Prodi, nipote dell’ex premier Romano, civatiana eletta in Emilia Romagna. Ah, l’Ulivo.
È un decalogo quello che propone Civati. È una sintesi, uno schema che «condensa gli ideali dai quali siamo mossi», scrivono gli organizzatori della kermesse bolognese.
Una linea, un programma. C’è la posizione sulla legge elettorale, con il ritorno alla legge Mattarella, con i collegi uninominali, ma «previa selezione delle candidature in base a elezioni primarie regolate per legge».
C’è una legge sui partiti. C’è la riforma del bicameralismo, sì, ma con l’elezione diretta dei senatori, tanto per dare un senso alle minacce dei renziani che evocano il voto anticipato ogni volta che qualcuno osa esercitare l'articolo 67 della costituzione (come è successo con il voto degli emendamenti di Sel e della minoranza dem in commissione affari costituzionali alla Camera, che propongono di eliminare i senatori nominati dal presidente della Repubblica, smontando un dettaglio assai poco rilevante del patto del Nazareno). «Il ricattone assomiglia tanto a un bluff», scrive Civati sul suo blog, «e la verità è che a votare ci vuole andare il premier».
Una legge sul conflitto d'interessi, investimenti sulla scuola, sull'ambiente e sul welfare. Diritti civili all inclusive: matrimoni egualitari, fine vita. Legalizzazione delle droghe leggere. Una riforma del lavoro, con il contratto unico, ma unico veramente: «deve essere davvero unico» è scritto nel documento, «per eliminare le attuali forme di precariato e deve consentire il pieno raggiungimento di tutte le garanzie nel giro di non più di tre anni». Sottointeso: «Non come il jobs act». Reddito minimo di cittadinza, pure. Un programma di partito, insomma. Anche se manca il partito. Ancora.
Perché Civati e i suoi si dicono «una sinistra è possibile», ma non si è ancora capito se sarà possibile nel Pd. Di scissione è bene non parlare. I vendoliani sono sicuri che arriverà con l'anno. nuovo, ma per ora è troppo presto, troppo tardi, non si capisce.
«Subito un partito con Sel» diceva il candidato Civati durante le primarie del 2013. Ora Sel è all’opposizione del Pd, sempre più distante e in rotta con il premier Matteo Renzi. Il capogruppo alla camera di Sel, Arturo Scotto, ha firmato il patto. Ma Civati è ancora nel Pd. Sfila allo sciopero dei sindacati, contro il governo, e dice: «Altro che scissione: la mossa vera è unire la sinistra, divisa e spaesata». A Bologna vuole farlo «con tutti coloro che si interrogano e che chiedono qualcosa di più e di diverso». Di diverso dal Pd che sta al governo, si può immaginare. «Farlo con tutto ciò che di sinistra e di moderno c'è un Europa, da Podemos a Tsipras, ai verdi, ai socialisti, alla fine di un semestre europeo non proprio irresistibile».
http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... =HEF_RULLO
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Re: ULIVO 2.0,....l'idea mi solletica.......
Perche'aaaa42 ha scritto:scusa conte Camillo invece di inserire articoli di pennivendoli senza senso perché non inserisci il documento a puntate di Vendola e mi sembra civati e altri il documento politico e proviamo a discuterlo ti assicuro che la discussione non e scontata
non li inserisci te?
Un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: ULIVO 2.0,....l'idea mi solletica.......
questa e la relazione introduttiva al convegno human factor.
e stata molto criticata .
fa molto discutere.
come relazione programmatica e pessima.
ma per fortuna non e una relazione programmatica.
quindi le critiche al programma sono manifestamente infondate, per mancanza del soggetto.
cosa e ? e un indicatore di ....sentieri......si andiamo da quella parte vagamente si ...uno a sinistra.
chiamale emozioni.
e difficile ma anche sbagliato dare un giudizio alle ....emozioni.
un piccolo consiglio a nostro nichi, e bene che si faccia consigliare dagli economisti.
che non sono economicisti, Carlo Marx inizio gli studi di giurisprudenza, cambio studi e si laureo in filosofia ,poi studio economia e divenne il più grande scienziato della
politica di tutti i tempi, divenne un politico perché studio l economia. altrimenti sarebbe stato un hegeliano. e Marx non avrebbe mai potuto dire io non sono un marxista.
https://medium.com/human-factor/human-f ... e1f49c2586
e stata molto criticata .
fa molto discutere.
come relazione programmatica e pessima.
ma per fortuna non e una relazione programmatica.
quindi le critiche al programma sono manifestamente infondate, per mancanza del soggetto.
cosa e ? e un indicatore di ....sentieri......si andiamo da quella parte vagamente si ...uno a sinistra.
chiamale emozioni.
e difficile ma anche sbagliato dare un giudizio alle ....emozioni.
un piccolo consiglio a nostro nichi, e bene che si faccia consigliare dagli economisti.
che non sono economicisti, Carlo Marx inizio gli studi di giurisprudenza, cambio studi e si laureo in filosofia ,poi studio economia e divenne il più grande scienziato della
politica di tutti i tempi, divenne un politico perché studio l economia. altrimenti sarebbe stato un hegeliano. e Marx non avrebbe mai potuto dire io non sono un marxista.
https://medium.com/human-factor/human-f ... e1f49c2586
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Re: ULIVO 2.0,....l'idea mi solletica.......
Faccia a faccia di due ore tra Renzi e Prodi
Un'ipotesi - Prodi candidato - che terrorizza da sempre Silvio Berlusconi. E che, secondo alcuni retroscena, non sarebbe del tutto gradita neppure al segretario Pd. Ma qualcosa potrebbe essere cambiato. Sulla candidatura di Prodi al Colle si era schierato, nei giorni scorsi, uno dei leader della minoranza Pd, Pippo Civati, alla presenza dell'ex europarlamentare Vittorio Prodi e della neoeletta consigliera regionale pd Silvia Prodi, rispettivamente fratello e nipote dell'ex premier. E c'è chi pensa che anche i Cinque Stelle potrebbero nutrire qualche simpatia per l'operazione. Insomma, la candidatura di Prodi potrebbe coagulare i consensi di Sel, minoranza Pd, m5s.
da repubblica.it
Un'ipotesi - Prodi candidato - che terrorizza da sempre Silvio Berlusconi. E che, secondo alcuni retroscena, non sarebbe del tutto gradita neppure al segretario Pd. Ma qualcosa potrebbe essere cambiato. Sulla candidatura di Prodi al Colle si era schierato, nei giorni scorsi, uno dei leader della minoranza Pd, Pippo Civati, alla presenza dell'ex europarlamentare Vittorio Prodi e della neoeletta consigliera regionale pd Silvia Prodi, rispettivamente fratello e nipote dell'ex premier. E c'è chi pensa che anche i Cinque Stelle potrebbero nutrire qualche simpatia per l'operazione. Insomma, la candidatura di Prodi potrebbe coagulare i consensi di Sel, minoranza Pd, m5s.
da repubblica.it
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