Buongiorno (o buonanotte) a tutti.
da ESPRESSO
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Le Nuvole
di Piergiorgio Paterlini
06 gen La vera infamia del decreto (anche senza B.)
Quando dico che questo governo è cialtrone e improvvisato ma soprattutto di destra, ha cioè una passione irrefrenabile per i ricchi e per l’ingiustizia, e non per i poveri e non dico per l’uguaglianza ma almeno per un po’ di redistribuzione della ricchezza, so quel che dico, e non c’è niente di ideologico in questa analisi, mentre tanta – anzi solo – ideologia c’è in Matteo Renzi e nei suoi boys (& girls), consiglieri maggiordomi con la schiena perennemente inclinata.
Bisogna capirlo – e spiegalo bene – il famoso decreto fiscale. Perché in quel decreto – proprio al di là di come sia andata, di chi e perché l’abbia scritto e al di là anche di Berlusconi – c’è davvero tutto. Tutto ciò che c’è da sapere e che non si può perdonare a questo governo.
Due casi classici.
Il primo. Sono un cittadino con un miliardo di euro di imponibile. Evado 25 milioni di euro. 25 milioni! Ma fa meno del 3%.
Il secondo. Sono un cittadino con un imponibile di 15mila euro (migliaia di partite Iva hanno questo livello di reddito, anche meno, con una tassazione reale che si aggira attorno al 73% del cosiddetto “lordo”). Evado 500 euro. 500 euro (poco più del 3%).
Ecco. Il secondo evasore, quello povero per essere chiari, quello che evade meno del costo di tre viaggi andata e ritorno Roma-Milano (506 euro sul Frecciarossa), commette un reato – secondo questo governo – infinitamente più grave del primo evasore.
Ora Renzi e il suo staff parlano di 1,5%, 1,8%, 2,%. Ma cosa cambia? Anzi, nella riconferma del principio c’è tutto – ancora una volta – ciò che c’è da sapere. L’ossessione di questo governo non è il lavoro, non sono i giovani, sono – lo ha detto Renzi oggi – “non penalizzare i grandi gruppi industriali”. Evadono milioni? Non vanno perseguiti ma tutelati.
Non si dovrebbe mai evadere e qui non si giustifica nessuno, ma vale la pena ricordare che chi ruba del cibo per fame o una maglia per ripararsi dal freddo può non essere condannato (è successo in questi giorni, due volte a Piacenza, una a Reggio Emilia).
Mi chiedo. Come si può arrivare a tanto? Come e a quale mente può venire un’idea così aberrante? A quale livello di fanatismo si deve arrivare perché nessuno, tra i fedeli, alzi un sopracciglio? Come si può sostenere che sottrarre alle risorse di un Paese 25 milioni di euro da parte di chi non ne ha certo bisogno sia infinitamente meno grave che “nascondere” 500 euro da parte di un morto di fame? Renzi potrà anche parlare di errore e ritirare il decreto, ma questa enormità – “strutturale”, mentale, ideologica – non potrà né negarla né correggerla. Mai. Marchia e marchierà per sempre lui e il suo governo, insieme al jobs act, all’inedito disprezzo per la Cgil (non priva di colpe ed errori, per carità, ma il rispetto è un’altra cosa) e a tutte le altre magnifiche e progressive “riforme”.
Cito Gianluigi Pellegrino su Repubblica: “La norma, prima ancora di ogni finalità sospetta, è del tutto indifendibile nel merito. Un autentico sgorbio grave quanto odioso. Stabiliva espressamente che un ricco che froda al fisco milioni di euro se ne esce con una semplice sanzione amministrativa. Mentre per uguale o minore evasione un cittadino comune deve essere punito severamente con la galera. Una norma che contraddiceva gli obiettivi indicati più volte da Renzi: punire i grandi evasori senza per questo mostrare ai cittadini un fisco nemico. Qui si faceva l’esatto contrario. Il furto del ricco dovrebbe al più essere un’aggravante”.
Se questo governo riuscirà a non essere ricordato come uno dei più odiosi e antipopolari della storia repubblicana sarà soltanto perché siamo da sempre – incrollabilmente, statisticamente, elettoralmente – un Paese di destra.