La Terza Guerra Mondiale
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Anonymous: "Abbiamo violato la rete jihadista"
Seconda fase dell'Operazione Isis. La rete mondiale di hacker traccia, occupa, blocca e sospende gli account dei reclutatori dello Stato Islamico. Migliaia gli account Twitter sospesi, centinaia i profili Facebook scoperti, decine le reti private (Vpn) e i siti violati. Pubblicate anche le email personali dei presunti appartenenti al circuito jihadista
di ARTURO DI CORINTO
MIGLIAIA di account Twitter sospesi e cancellati. Centinaia di profili Facebook svelati. Decine e decine di indirizzi della propaganda jihadista elencati e pronti per essere attaccati. È la seconda fase dell'#OpIsis, l'operazione di Anonymous per denunciare gli appartenenti alla galassia dell'integralismo islamico che si ritrova sotto le bandiere del Cybercaliffato.
Con una novità: per la prima volta gli "Anon" rivendicano l'azione come insieme di persone di ogni razza, credo e religione, poveri e ricchi, studenti e lavoratori, hacker, cracker, spie e agenti governativi. Tutti uniti nella sforzo di togliere il terreno sotto ai piedi degli agenti della propaganda jihadista. Nel video di tre minuti postato anche su Youtube gli Anon confermano che non daranno tregua ai seguaci del califfato.
L'operazione stavolta per quanto indirizzata a individuare e colpire i siti della propaganda jihadista, ha un target molto specifico: i reclutatori, coloro i quali attraverso lo strumento dei social network cercano di attirare i simpatizzanti dello stato islamico alla Guerra Santa.
Molti degli account Is "sospesi" dagli attivisti con la faccia del rivoluzionario inglese di fine Seicento, Guy Fawkes, appartegono chiaramente già alla causa riportando Isis nel nome stesso dell'account, mentre altri potrebbero essere di insospettabili predicatori, attivisti e filo-islam. Nella lunga lista che si aggiorna ogni minuto con il lavoro certosino del gruppo The Red Cult, si indica ad esempio come target da seguire e interdire profili che contano anche mezzo milione di utenti e i cui siti sono attualmente down.
I Red Cult però non si sono limitati ai social, hanno anche pubblicato una lista degli indirizzi email relativi agli account Twitter, Facebook, e dei siti considerati appartenenti ai sostenitori dello stato Islamico. E per la prima volta sono stati resi noti gli indirizzi VPN, cioè le reti virtuali private che consentono una comunicazione sicura a chi non vuole farsi sorvegliare. Molte delle informazioni relative ai soggetti individuati verrebbero proprio da qui, mentre il reperimento dei dati sensibili di molti predicatori pro-Is sembra il risultato di un lungo e laborioso processo di intelligence svelato solo oggi.
Ma le tecniche usate per penetrare le difese dei jihadisti sono state anche altre: dal social engineering, farsi credere qualcun altro per ottenere indirizzi email e password, fingendo di averli perduti, fino al cracking (l'intrusione non autorizzata) di pc casalinghi non crittografati di persone che si sono fatte portavoce delle ragioni del cybercaliffato.
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Oggi non si combatte solo con le armi , anzi rende forse di più combattere sul web
Seconda fase dell'Operazione Isis. La rete mondiale di hacker traccia, occupa, blocca e sospende gli account dei reclutatori dello Stato Islamico. Migliaia gli account Twitter sospesi, centinaia i profili Facebook scoperti, decine le reti private (Vpn) e i siti violati. Pubblicate anche le email personali dei presunti appartenenti al circuito jihadista
di ARTURO DI CORINTO
MIGLIAIA di account Twitter sospesi e cancellati. Centinaia di profili Facebook svelati. Decine e decine di indirizzi della propaganda jihadista elencati e pronti per essere attaccati. È la seconda fase dell'#OpIsis, l'operazione di Anonymous per denunciare gli appartenenti alla galassia dell'integralismo islamico che si ritrova sotto le bandiere del Cybercaliffato.
Con una novità: per la prima volta gli "Anon" rivendicano l'azione come insieme di persone di ogni razza, credo e religione, poveri e ricchi, studenti e lavoratori, hacker, cracker, spie e agenti governativi. Tutti uniti nella sforzo di togliere il terreno sotto ai piedi degli agenti della propaganda jihadista. Nel video di tre minuti postato anche su Youtube gli Anon confermano che non daranno tregua ai seguaci del califfato.
L'operazione stavolta per quanto indirizzata a individuare e colpire i siti della propaganda jihadista, ha un target molto specifico: i reclutatori, coloro i quali attraverso lo strumento dei social network cercano di attirare i simpatizzanti dello stato islamico alla Guerra Santa.
Molti degli account Is "sospesi" dagli attivisti con la faccia del rivoluzionario inglese di fine Seicento, Guy Fawkes, appartegono chiaramente già alla causa riportando Isis nel nome stesso dell'account, mentre altri potrebbero essere di insospettabili predicatori, attivisti e filo-islam. Nella lunga lista che si aggiorna ogni minuto con il lavoro certosino del gruppo The Red Cult, si indica ad esempio come target da seguire e interdire profili che contano anche mezzo milione di utenti e i cui siti sono attualmente down.
I Red Cult però non si sono limitati ai social, hanno anche pubblicato una lista degli indirizzi email relativi agli account Twitter, Facebook, e dei siti considerati appartenenti ai sostenitori dello stato Islamico. E per la prima volta sono stati resi noti gli indirizzi VPN, cioè le reti virtuali private che consentono una comunicazione sicura a chi non vuole farsi sorvegliare. Molte delle informazioni relative ai soggetti individuati verrebbero proprio da qui, mentre il reperimento dei dati sensibili di molti predicatori pro-Is sembra il risultato di un lungo e laborioso processo di intelligence svelato solo oggi.
Ma le tecniche usate per penetrare le difese dei jihadisti sono state anche altre: dal social engineering, farsi credere qualcun altro per ottenere indirizzi email e password, fingendo di averli perduti, fino al cracking (l'intrusione non autorizzata) di pc casalinghi non crittografati di persone che si sono fatte portavoce delle ragioni del cybercaliffato.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Certo ma poi per vincere ci vuole sempre la "regina delle battaglie": la fanteria!
I soldati che fisicamente occupano la terra nemica e instaurano il nuovo governo...
Puoi avere tutti gli hacker e droni che vuoi senza di loro non fai niente di definitivo.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/se- ... 69535.html
Se la Merkel fa finta di non ricordare gli storici accordi con Mosca
Berlino "mette in riga" l'Europa contro Putin. Ma dimentica l'importanza della Russia
La crisi tra Russia, Europa e Stati Uniti continua a tenere banco nelle cancellerie del Vecchio Continente. Il vertice del G-20 in Australia, dove il presidente russo Vladimir Putin è stato accolto con esagerata ostilità, ha messo ancora una volta in evidenza l’appiattimento europeo sulle posizioni di Washington ma, allo stesso tempo, una posizione non univoca sul muro contro muro con il Cremlino.
Le sanzioni, sebbene non lascino indifferente Mosca, si stanno dimostrando un boomerang per i Paesi europei, Italia in primo luogo. Non è un caso, infatti, che nell’ultimo vertice a Bruxelles i leader Ue abbiano deciso di non inasprire l’embargo, nonostante gli annunci della vigilia della cancelliera Angela Merkel e del premier britannico David Cameron, che a Putin avevano paventato nuove misure. Il fronte non è così unito come sembra, tanto che la Merkel che ha cercato di rimettere in riga in partner europei. “Il più grande pericolo è che ci si possa lasciar dividere – ha detto la cancelliera tedesca -. E’ importante che, sulla questione ucraina, Europa e Usa abbiano seguito la stessa rotta e su questa strada dobbiamo andare avanti”. Un messaggio chiaro ai “distinguo” dell’Italia e non solo.
Ma per motivare la sua battaglia contro Mosca, la Merkel ha addirittura tracciato scenari fantascientifici sulla crisi ucraina. “Chi avrebbe pensato che una cosa simile sarebbe potuta accadere 25 anni dopo la caduta del Muro e la fine della guerra fredda?”. Secondo la cancelliera, Putin considera l’Ucraina un paese nella sfera d’influenza russa e, inoltre, ha mire espansionistiche a ovest. “Non si tratta solo di Ucraina, si tratta di Moldavia, Georgia. Se va avanti così, ci si deve chiedere per la Serbia, per gli stati balcanici occidentali”. Mancano solo i cosacchi che si abbeverano in piazza San Pietro e può fare concorrenza a Nostradamus in profezie.
La cancelliera tedesca dimentica, o fa finta di non ricordare, quella partita a scacchi giocata dall’America e dall’Unione Sovietica all’indomani della caduta del Muro. Il leader della Casa Bianca George Bush senior, con lungimiranza e consapevolezza che il mondo stava cambiando, garantì a Mikhail Gorbaciov, ultimo presidente dell’Urss, che l’America non avrebbe “ballato sul Muro di Berlino”. Era un accordo non scritto in cui l’Occidente e la Nato si impegnavano a non allargare a est le frontiere, a eccezione delle repubbliche baltiche. Per Bush era importante mantenere l’equilibrio in Europa, il comunismo era caduto e non c’era alcun motivo per destabilizzare la Russia. Un impegno che non è stato mantenuto. Da allora, grazie anche alla disgregazione dell’Urss e all’iniziale debolezza di Mosca, la Nato e l’Unione europea hanno spostato sempre più a est i confini, inglobando Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, Romania, Bulgaria e, ora, l’Ucraina. Sono arrivati alla frontiera russa.
“Lo spirito di quegli accordi è stato rotto perché concordammo che le infrastrutture Nato non si sarebbero estese nella Germania dell’Est - ha detto Gorbaciov -. Poi hanno cominciato ad accettare nuovi Paesi nella Nato, violando lo spirito di quegli accordi”. L’ex presidente dell’Urss ha spiegato che l’idea principale era la graduale trasformazione della Nato e del Patto di Varsavia da alleanze militari in organizzazioni politiche. Ma così non è stato. “Ci impegnammo a non perseguire la superiorità militare sull’altro. E’ quanto succede ora? No”.
Che gli interessi strategici di Washington e Mosca siano come sempre divergenti è una realtà cui siamo abituati. Ma siamo proprio sicuri che gli interessi europei, e italiani, vadano nella stessa direzione? Crediamo di no. E la stessa Merkel ha poi corretto il tiro: “La sicurezza in Europa, almeno nel lungo termine, non può essere garantita senza la Russia”.
..............
Ciao
Paolo11
Se la Merkel fa finta di non ricordare gli storici accordi con Mosca
Berlino "mette in riga" l'Europa contro Putin. Ma dimentica l'importanza della Russia
La crisi tra Russia, Europa e Stati Uniti continua a tenere banco nelle cancellerie del Vecchio Continente. Il vertice del G-20 in Australia, dove il presidente russo Vladimir Putin è stato accolto con esagerata ostilità, ha messo ancora una volta in evidenza l’appiattimento europeo sulle posizioni di Washington ma, allo stesso tempo, una posizione non univoca sul muro contro muro con il Cremlino.
Le sanzioni, sebbene non lascino indifferente Mosca, si stanno dimostrando un boomerang per i Paesi europei, Italia in primo luogo. Non è un caso, infatti, che nell’ultimo vertice a Bruxelles i leader Ue abbiano deciso di non inasprire l’embargo, nonostante gli annunci della vigilia della cancelliera Angela Merkel e del premier britannico David Cameron, che a Putin avevano paventato nuove misure. Il fronte non è così unito come sembra, tanto che la Merkel che ha cercato di rimettere in riga in partner europei. “Il più grande pericolo è che ci si possa lasciar dividere – ha detto la cancelliera tedesca -. E’ importante che, sulla questione ucraina, Europa e Usa abbiano seguito la stessa rotta e su questa strada dobbiamo andare avanti”. Un messaggio chiaro ai “distinguo” dell’Italia e non solo.
Ma per motivare la sua battaglia contro Mosca, la Merkel ha addirittura tracciato scenari fantascientifici sulla crisi ucraina. “Chi avrebbe pensato che una cosa simile sarebbe potuta accadere 25 anni dopo la caduta del Muro e la fine della guerra fredda?”. Secondo la cancelliera, Putin considera l’Ucraina un paese nella sfera d’influenza russa e, inoltre, ha mire espansionistiche a ovest. “Non si tratta solo di Ucraina, si tratta di Moldavia, Georgia. Se va avanti così, ci si deve chiedere per la Serbia, per gli stati balcanici occidentali”. Mancano solo i cosacchi che si abbeverano in piazza San Pietro e può fare concorrenza a Nostradamus in profezie.
La cancelliera tedesca dimentica, o fa finta di non ricordare, quella partita a scacchi giocata dall’America e dall’Unione Sovietica all’indomani della caduta del Muro. Il leader della Casa Bianca George Bush senior, con lungimiranza e consapevolezza che il mondo stava cambiando, garantì a Mikhail Gorbaciov, ultimo presidente dell’Urss, che l’America non avrebbe “ballato sul Muro di Berlino”. Era un accordo non scritto in cui l’Occidente e la Nato si impegnavano a non allargare a est le frontiere, a eccezione delle repubbliche baltiche. Per Bush era importante mantenere l’equilibrio in Europa, il comunismo era caduto e non c’era alcun motivo per destabilizzare la Russia. Un impegno che non è stato mantenuto. Da allora, grazie anche alla disgregazione dell’Urss e all’iniziale debolezza di Mosca, la Nato e l’Unione europea hanno spostato sempre più a est i confini, inglobando Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, Romania, Bulgaria e, ora, l’Ucraina. Sono arrivati alla frontiera russa.
“Lo spirito di quegli accordi è stato rotto perché concordammo che le infrastrutture Nato non si sarebbero estese nella Germania dell’Est - ha detto Gorbaciov -. Poi hanno cominciato ad accettare nuovi Paesi nella Nato, violando lo spirito di quegli accordi”. L’ex presidente dell’Urss ha spiegato che l’idea principale era la graduale trasformazione della Nato e del Patto di Varsavia da alleanze militari in organizzazioni politiche. Ma così non è stato. “Ci impegnammo a non perseguire la superiorità militare sull’altro. E’ quanto succede ora? No”.
Che gli interessi strategici di Washington e Mosca siano come sempre divergenti è una realtà cui siamo abituati. Ma siamo proprio sicuri che gli interessi europei, e italiani, vadano nella stessa direzione? Crediamo di no. E la stessa Merkel ha poi corretto il tiro: “La sicurezza in Europa, almeno nel lungo termine, non può essere garantita senza la Russia”.
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Paolo11
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Re: La Terza Guerra Mondiale
da Il Fatto Q
Ucraina, ecco le richieste delle parti in conflitto in vista del vertice di Minsk
di F. Q. | 9 febbraio 2015
Ecco le richieste dei vari attori del conflitto nel Donbass in vista del vertice di Minsk in programma mercoledì tra Ucraina, Russia, Germania e Francia. Tra i nodi da sciogliere restano l’assegnazione della zona di Debatsevo, ancora contesa tra Kiev e ribelli, l’individuazione di chi pagherà i danni di guerra, ossia la ricostruzione del Donbass, e le forniture energetiche russe, che dal primo aprile torneranno a prezzi insostenibili per Kiev.
Ucraina: tregua, ritiro dei militari russi e forniture di gas
Kiev chiede una tregua immediata basata sugli accordi di Minsk (in particolare per la linea del fronte), il ritiro di tutti i mezzi e i militari russi, la cessazione della fornitura di armi russe ai ribelli, il controllo dei confini con la Russia, la prosecuzione del processo di integrazione alla Ue e alla Nato, aiuti militari con armi letali difensive. Chiede inoltre la garanzia di forniture di gas russo ad un equo prezzo di mercato. Kiev è disposta a concedere un certo grado di autonomia alle regioni russofone orientali ma non in una cornice federalista e vuole vedere riconosciuta la sua integrità territoriale. L’Ucraina vuole infine processare i separatisti che si sono macchiati di gravi crimini.
Russia: autonomia alle regioni dell’Est, no a Kiev nella Nato
Mosca vuole una tregua basata sulle ultime conquiste territoriali dei ribelli e che Kiev dialoghi direttamente con i loro rappresentanti, concedendo alle regioni orientali una larga autonomia, possibilmente in un contesto federalista o comunque tale da garantire un rapporto economico diretto con Mosca e l’Unione euroasiatica. In questa prospettiva devono essere tutelati gli interessi culturali e linguistici, possibilmente a livello costituzionale. Per il Cremlino è fondamentale avere una garanzia sul non ingresso di Kiev nella Nato, quindi si chiede che ripristini la sua neutralità. Si sostiene l’amnistia per i ribelli e l’apertura di inchieste internazionali sui crimini di guerra dell’esercito ucraino. Tra le sue condizioni anche lo scioglimento dei battaglioni di volontari ucraini.
Ribelli: conservazione attuali confini, larga autonomia da Kiev
Sono per una tregua sull’attuale linea di confine, che li vede avanzati rispetto agli accordi di Minsk dello scorso settembre, e per una larghissima autonomia da Kiev, non avendo finora la Russia assecondato la loro aspirazione ad una annessione, sul modello della Crimea.
Ue: tregua immediata, forze di pace ai confini
E’ per una tregua immediata, con un’adeguata zona smilitarizzata lungo il fronte (tendenzialmente è propensa a riconoscere quello attuale) e un controllo della tregua e dei confini russo-ucraini da parte di osservatori o forze di pace. Sostiene l’ipotesi dell’autonomia delle regioni ribelli, ma nel contesto dell’integrità territoriale ucraina. Chiede il ritiro di armi e militari russi. I principali Paesi europei (Germania, Francia, Italia, Spagna, ma anche la Gran Bretagna) sono contrari a fornire armi difensive letali a Kiev. Disponibili invece i Paesi baltici e la Polonia. Tra i Paesi europei, in primis Germania e Francia, prevale la contrarietà a far entrare Kiev nella Nato.
Usa: armi all’Ucraina, ingresso di Kiev nella Nato
Condivide le richieste europee, ma tiene aperta l’opzione di fornire armi difensive letali all’Ucraina e sostiene il suo ingresso nell’Alleanza Atlantica.
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E l'Italia.... mi sembra che l'Europa dovrebbe parlare con una sola voce e il suo ministro degli esteri Mogherini dovrebbe essere presente al vertice, la posizione di Francia e Germania va condivisa, ma sono i dettagli da definire.
Quanto riportato da paolo11 giustamente ci ricorda che la Russia ha delle buone ragioni.
Ucraina, ecco le richieste delle parti in conflitto in vista del vertice di Minsk
di F. Q. | 9 febbraio 2015
Ecco le richieste dei vari attori del conflitto nel Donbass in vista del vertice di Minsk in programma mercoledì tra Ucraina, Russia, Germania e Francia. Tra i nodi da sciogliere restano l’assegnazione della zona di Debatsevo, ancora contesa tra Kiev e ribelli, l’individuazione di chi pagherà i danni di guerra, ossia la ricostruzione del Donbass, e le forniture energetiche russe, che dal primo aprile torneranno a prezzi insostenibili per Kiev.
Ucraina: tregua, ritiro dei militari russi e forniture di gas
Kiev chiede una tregua immediata basata sugli accordi di Minsk (in particolare per la linea del fronte), il ritiro di tutti i mezzi e i militari russi, la cessazione della fornitura di armi russe ai ribelli, il controllo dei confini con la Russia, la prosecuzione del processo di integrazione alla Ue e alla Nato, aiuti militari con armi letali difensive. Chiede inoltre la garanzia di forniture di gas russo ad un equo prezzo di mercato. Kiev è disposta a concedere un certo grado di autonomia alle regioni russofone orientali ma non in una cornice federalista e vuole vedere riconosciuta la sua integrità territoriale. L’Ucraina vuole infine processare i separatisti che si sono macchiati di gravi crimini.
Russia: autonomia alle regioni dell’Est, no a Kiev nella Nato
Mosca vuole una tregua basata sulle ultime conquiste territoriali dei ribelli e che Kiev dialoghi direttamente con i loro rappresentanti, concedendo alle regioni orientali una larga autonomia, possibilmente in un contesto federalista o comunque tale da garantire un rapporto economico diretto con Mosca e l’Unione euroasiatica. In questa prospettiva devono essere tutelati gli interessi culturali e linguistici, possibilmente a livello costituzionale. Per il Cremlino è fondamentale avere una garanzia sul non ingresso di Kiev nella Nato, quindi si chiede che ripristini la sua neutralità. Si sostiene l’amnistia per i ribelli e l’apertura di inchieste internazionali sui crimini di guerra dell’esercito ucraino. Tra le sue condizioni anche lo scioglimento dei battaglioni di volontari ucraini.
Ribelli: conservazione attuali confini, larga autonomia da Kiev
Sono per una tregua sull’attuale linea di confine, che li vede avanzati rispetto agli accordi di Minsk dello scorso settembre, e per una larghissima autonomia da Kiev, non avendo finora la Russia assecondato la loro aspirazione ad una annessione, sul modello della Crimea.
Ue: tregua immediata, forze di pace ai confini
E’ per una tregua immediata, con un’adeguata zona smilitarizzata lungo il fronte (tendenzialmente è propensa a riconoscere quello attuale) e un controllo della tregua e dei confini russo-ucraini da parte di osservatori o forze di pace. Sostiene l’ipotesi dell’autonomia delle regioni ribelli, ma nel contesto dell’integrità territoriale ucraina. Chiede il ritiro di armi e militari russi. I principali Paesi europei (Germania, Francia, Italia, Spagna, ma anche la Gran Bretagna) sono contrari a fornire armi difensive letali a Kiev. Disponibili invece i Paesi baltici e la Polonia. Tra i Paesi europei, in primis Germania e Francia, prevale la contrarietà a far entrare Kiev nella Nato.
Usa: armi all’Ucraina, ingresso di Kiev nella Nato
Condivide le richieste europee, ma tiene aperta l’opzione di fornire armi difensive letali all’Ucraina e sostiene il suo ingresso nell’Alleanza Atlantica.
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E l'Italia.... mi sembra che l'Europa dovrebbe parlare con una sola voce e il suo ministro degli esteri Mogherini dovrebbe essere presente al vertice, la posizione di Francia e Germania va condivisa, ma sono i dettagli da definire.
Quanto riportato da paolo11 giustamente ci ricorda che la Russia ha delle buone ragioni.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Da una prima lettura, poi bisognerà riflettere un pò, mi sembrano posizioni piuttosto distanti tra loro.
Ma questi sono i veri obiettivi di Usa e Russia?
Oppure è solo una trattativa intermedia per misurare chi è più bravo a rendere credibile l'inganno?
Ci risiamo?
La conferenza di Monaco si tenne dal 29 al 30 settembre 1938, fra i capi di governo di Regno Unito, Francia, Germania e Italia. L'oggetto della conferenza, avvenuta circa un anno prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, fu la discussione delle rivendicazioni tedesche sulla porzione di territorio cecoslovacco abitato dai Sudeti (popolazione di etnia tedesca) e si concluse con l'accordo di Monaco, che portò all'annessione di vasti territori della Cecoslovacchia da parte dello stato tedesco. Poiché i rappresentanti cecoslovacchi non vennero fatti partecipare alle trattative, il trattato venne da essi etichettato come Diktat di Monaco.
Monaco 1938
Regno Unito, Francia, Germania e Italia
Minsk 2015 (77 anni dopo)
Ucraina, Russia, Germania e Francia.
Nel '38 era palese il fallimento della Società delle Nazioni, fortemente voluta dall'uomo-bestia all'indomani della prima guerra mondiale. Mai più, dissero allora i più evoluti. Mai più un disastro di questo genere. Vent'anni dopo si erano già dimenticati tutto quanto ed erano pronti a ricominciare.
Oggi hanno reso evidente il fallimento dell'Onu allo stesso modo.
Quella avrebbe dovuto essere la sede delle trattative. Non Minsk.
Ma questi sono i veri obiettivi di Usa e Russia?
Oppure è solo una trattativa intermedia per misurare chi è più bravo a rendere credibile l'inganno?
Ci risiamo?
La conferenza di Monaco si tenne dal 29 al 30 settembre 1938, fra i capi di governo di Regno Unito, Francia, Germania e Italia. L'oggetto della conferenza, avvenuta circa un anno prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, fu la discussione delle rivendicazioni tedesche sulla porzione di territorio cecoslovacco abitato dai Sudeti (popolazione di etnia tedesca) e si concluse con l'accordo di Monaco, che portò all'annessione di vasti territori della Cecoslovacchia da parte dello stato tedesco. Poiché i rappresentanti cecoslovacchi non vennero fatti partecipare alle trattative, il trattato venne da essi etichettato come Diktat di Monaco.
Monaco 1938
Regno Unito, Francia, Germania e Italia
Minsk 2015 (77 anni dopo)
Ucraina, Russia, Germania e Francia.
Nel '38 era palese il fallimento della Società delle Nazioni, fortemente voluta dall'uomo-bestia all'indomani della prima guerra mondiale. Mai più, dissero allora i più evoluti. Mai più un disastro di questo genere. Vent'anni dopo si erano già dimenticati tutto quanto ed erano pronti a ricominciare.
Oggi hanno reso evidente il fallimento dell'Onu allo stesso modo.
Quella avrebbe dovuto essere la sede delle trattative. Non Minsk.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Ucraina: armi o diplomazia? Come fermare il conflitto?
Di Alberto De Filippis
10/02 17:43 CET
“Cosa può fermare l’escalation del conflitto in Dombass? La diplomazia o le armi? I leader occidentali prenderanno la loro decisione finale dopo gli incontri di Minsk l’11 febbraio. intanto Kiev insiste e domanda armi per la difesa. Questo mercoledì il parlamento chiederà al congresso Usa di velocizzare l’invio di aiuti militari all’Ucraina”.
I confini delle autoproclamate repubbliche erano stati definiti dagli accordi di Minsk. Dallo scorso settembre, però, i separatisti hanno continuato a uscire da quella zona e guadagnare terreno e questo mercoledì è probabile che pretendano di vedersi riconosciuti altri 500 chilometri quadrati in più. Conquistati. Fino a che punto separatisti e russi siano disposti ad andare è il tema del contendere: “Kiev spera che le perdite possano convincere Putin a fermare l’aggressione, ma è probabile che queste preoccupazioni non siano sufficienti. Una soluzione militare è un’opzione solo per la Russia”.
Gli ucraini però ne hanno viste troppe in questi anni. Alcuni pensano che più armi possano fare più male che bene: “Non dobbiamo combattere o chiedere aiuti militari. Potremmo cominciare la terza guerra mondiale”.
Altri ritengono che l’occidente dovrebbe aiutare Kiev. Se i separatisti vincono ci saranno ricadute anche su altri paesi”.
Quello che preoccupa alcuni analisti occidentali è il ruolo di Mosca che vorrebbe un’Ucraina federale e non solo decentralizzata. Un’Ucraina ingovernabile in preda al caos amministrativo anche per evitare di veder realizzato il progetto di Kiev di entrare nella Nato.
Di Alberto De Filippis
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Mappa del Bacino del Donec in Ucraina
^^^^^^
Bacino del Donec
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il Bacino del Donec, noto anche come Donbass (Донецкий бассейн, abbr. Донбасс; it. bacino Doneckij) o Donbas (ucr. Донецький басейн, abbr. Донбас; it. bacino Donec'kij), è il bacino dell'omonimo fiume della Russia e dell'Ucraina, il Donec, affluente del Don. È una regione storica, economica e culturale facente parte dell'odierna Ucraina.
Si estende in tre oblast dell'Est del Paese, dividendosi in "Donbass orientale" (confinante con la Russia; comprende l'oblast' di Donec'k, la cui parte meridionale appartiene alla Prijazovia, e l'oblast' di Luhans'k, la cui parte settentrionale appartiene alla Slobozhanschyna) e "Donbass occidentale" (interamente ucraino; comprende l'estremo orientale dell'oblast' di Dnipropetrovs'k). La città di Donec'k è il centro principale della regione.
Il toponimo "Donbass" nasce verso la fine del XIX secolo, quando in tale area furono scoperti numerosi giacimenti di carbone e fu coniato questo termine, derivante dal nome del fiume Donec che vi scorre attraverso, per indicare questa nuova regione carbonifera nella sua interezza.
Nel 1676 venne fondata la prima città del bacino del Donec, Solanoye[senza fonte] (rinominata Slov"jans'k nel 1784), nata come presidio militare di confine (fortezza di Tor, costruita per difendere i territori meridionali dello Zarato russo dagli attacchi dei tatari di Crimea) e sviluppatasi in seguito in vera e propria città grazie alla vicinanza di numerosi laghi salati che diedero impulso ad una fiorente attività di estrazione e commercio di sale.
Nel 1721 la scoperta di grandi e ricchi giacimenti di carbone innescò il "boom industriale" che portò alla fioritura economica della regione che durò dal XIX secolo alla prima metà del XX.
Il termine Donbass può occasionalmente indicare una grande regione sovranazionale che comprende parte del confinante oblast' di Rostov in Russia. Questo si spiega col fatto che il bacino carbonifero si estende geograficamente anche a quell'area (anch'essa specializzata nell'estrazione di carbone), la quale alle volte viene chiamata "Donbass russo" ma la minore importanza economica e, soprattutto, sociopolitica di quell'area russa (comparata a quella ucraina corrispondente) ha portato ad un graduale abbandono di un così generico impiego del termine Donbass.
Di Alberto De Filippis
10/02 17:43 CET
“Cosa può fermare l’escalation del conflitto in Dombass? La diplomazia o le armi? I leader occidentali prenderanno la loro decisione finale dopo gli incontri di Minsk l’11 febbraio. intanto Kiev insiste e domanda armi per la difesa. Questo mercoledì il parlamento chiederà al congresso Usa di velocizzare l’invio di aiuti militari all’Ucraina”.
I confini delle autoproclamate repubbliche erano stati definiti dagli accordi di Minsk. Dallo scorso settembre, però, i separatisti hanno continuato a uscire da quella zona e guadagnare terreno e questo mercoledì è probabile che pretendano di vedersi riconosciuti altri 500 chilometri quadrati in più. Conquistati. Fino a che punto separatisti e russi siano disposti ad andare è il tema del contendere: “Kiev spera che le perdite possano convincere Putin a fermare l’aggressione, ma è probabile che queste preoccupazioni non siano sufficienti. Una soluzione militare è un’opzione solo per la Russia”.
Gli ucraini però ne hanno viste troppe in questi anni. Alcuni pensano che più armi possano fare più male che bene: “Non dobbiamo combattere o chiedere aiuti militari. Potremmo cominciare la terza guerra mondiale”.
Altri ritengono che l’occidente dovrebbe aiutare Kiev. Se i separatisti vincono ci saranno ricadute anche su altri paesi”.
Quello che preoccupa alcuni analisti occidentali è il ruolo di Mosca che vorrebbe un’Ucraina federale e non solo decentralizzata. Un’Ucraina ingovernabile in preda al caos amministrativo anche per evitare di veder realizzato il progetto di Kiev di entrare nella Nato.
Di Alberto De Filippis
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Bacino del Donec
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Il Bacino del Donec, noto anche come Donbass (Донецкий бассейн, abbr. Донбасс; it. bacino Doneckij) o Donbas (ucr. Донецький басейн, abbr. Донбас; it. bacino Donec'kij), è il bacino dell'omonimo fiume della Russia e dell'Ucraina, il Donec, affluente del Don. È una regione storica, economica e culturale facente parte dell'odierna Ucraina.
Si estende in tre oblast dell'Est del Paese, dividendosi in "Donbass orientale" (confinante con la Russia; comprende l'oblast' di Donec'k, la cui parte meridionale appartiene alla Prijazovia, e l'oblast' di Luhans'k, la cui parte settentrionale appartiene alla Slobozhanschyna) e "Donbass occidentale" (interamente ucraino; comprende l'estremo orientale dell'oblast' di Dnipropetrovs'k). La città di Donec'k è il centro principale della regione.
Il toponimo "Donbass" nasce verso la fine del XIX secolo, quando in tale area furono scoperti numerosi giacimenti di carbone e fu coniato questo termine, derivante dal nome del fiume Donec che vi scorre attraverso, per indicare questa nuova regione carbonifera nella sua interezza.
Nel 1676 venne fondata la prima città del bacino del Donec, Solanoye[senza fonte] (rinominata Slov"jans'k nel 1784), nata come presidio militare di confine (fortezza di Tor, costruita per difendere i territori meridionali dello Zarato russo dagli attacchi dei tatari di Crimea) e sviluppatasi in seguito in vera e propria città grazie alla vicinanza di numerosi laghi salati che diedero impulso ad una fiorente attività di estrazione e commercio di sale.
Nel 1721 la scoperta di grandi e ricchi giacimenti di carbone innescò il "boom industriale" che portò alla fioritura economica della regione che durò dal XIX secolo alla prima metà del XX.
Il termine Donbass può occasionalmente indicare una grande regione sovranazionale che comprende parte del confinante oblast' di Rostov in Russia. Questo si spiega col fatto che il bacino carbonifero si estende geograficamente anche a quell'area (anch'essa specializzata nell'estrazione di carbone), la quale alle volte viene chiamata "Donbass russo" ma la minore importanza economica e, soprattutto, sociopolitica di quell'area russa (comparata a quella ucraina corrispondente) ha portato ad un graduale abbandono di un così generico impiego del termine Donbass.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Ucraina, Mosca: “Se Usa armano Kiev, ci sarà escalation del conflitto”
A fronte di questa ipotesi, il Cremlino ha comunque precisato di volere rispondere attraverso "strumenti diplomatici". Governo ucraino "cautamente ottimista" per il vertice di Minsk previsto per mercoledì 11 febbraio
di F. Q. | 10 febbraio 2015
Mancano solo 24 ore all’incontro per mettere a punto un piano di pace per l’Ucraina. Ma se gli Stati Uniti decideranno di armare l’esercito di Kiev ci sarà “un’ulteriore escalation del conflitto”. Sono parole del segretario del Consiglio di sicurezza russo, Nikolai Patrushev, che tuttavia, parlando di una possibile reazione di Mosca, ha avanzato l’ipotesi dell’azione attraverso “strumenti diplomatici“. Barack Obama ha infatti avanzato l’ipotesi di fornire armi all’Ucraina se la via diplomatica dovesse fallire. E lo ha detto anche davanti alla cancelliera tedesca Angela Merkel, ricevuta nello Studio Ovale della Casa Bianca, che dal canto suo ha ribadito il ‘no’ a qualsiasi soluzione militare della crisi.
Il portavoce di Mosca Dmitri Peskov ha inoltre precisato che i progetti di inasprire le sanzioni contro la Russia e di fornire armi alle truppe di Kiev “sono passi che purtroppo sono diretti verso la destabilizzazione”. Il Cremlino ribadisce la sua volontà di trovare una soluzione di pace e a questo scopo il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov, in un messaggio scritto in occasione del “giorno dei diplomatici”, sottolinea la volontà di Mosca di promuovere trattative dirette tra Kiev e i separatisti.
In attesa del vertice tra Hollande, Merkel, Putin e Poroshenko che mercoledì 11 febbraio dovrebbe tenersi a Minsk in Bielorussia per la cessazione delle ostilità, il governo ucraino si è detto “cautamente ottimista”, anche se, ha aggiunto il portavoce del ministero degli Esteri, si deve “anche pronti al peggior scenario”. Secondo il diplomatico, il summit di domani comunque “non è l’ultima chance” per trovare “una soluzione pacifica” al conflitto.
Scontri a Mariupol - La guardia nazionale dell’Ucraina ha lanciato un’offensiva contro i separatisti filorussi vicino a Mariupol, nel sudest del Paese. Ma sul fronte russo, più di 600 militari russi della Flotta del Mar Nero – riferisce l’agenzia Ria Novosti – hanno cominciato delle esercitazioni nella penisola di Crimea e circa 2.000 soldati russi hanno iniziato delle esercitazioni militari nel sud-ovest della Russia in vista dell’incontro di Minsk.
E le vittime del conflitto continuano ad aumentare. Il portavoce delle forze armate di Kiev, Vladislav Selezniov, fa sapere che negli ultimi due giorni sono stati uccisi in combattimento sette militari delle truppe governative, mentre altri 23 sono rimasti feriti. L’amministrazione comunale di Donetsk, roccaforte dei separatisti, denuncia invece la morte di due civili e il ferimento di altri 12. Bombardamenti sarebbero tuttora in corso sulla città.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02 ... o/1411869/
A fronte di questa ipotesi, il Cremlino ha comunque precisato di volere rispondere attraverso "strumenti diplomatici". Governo ucraino "cautamente ottimista" per il vertice di Minsk previsto per mercoledì 11 febbraio
di F. Q. | 10 febbraio 2015
Mancano solo 24 ore all’incontro per mettere a punto un piano di pace per l’Ucraina. Ma se gli Stati Uniti decideranno di armare l’esercito di Kiev ci sarà “un’ulteriore escalation del conflitto”. Sono parole del segretario del Consiglio di sicurezza russo, Nikolai Patrushev, che tuttavia, parlando di una possibile reazione di Mosca, ha avanzato l’ipotesi dell’azione attraverso “strumenti diplomatici“. Barack Obama ha infatti avanzato l’ipotesi di fornire armi all’Ucraina se la via diplomatica dovesse fallire. E lo ha detto anche davanti alla cancelliera tedesca Angela Merkel, ricevuta nello Studio Ovale della Casa Bianca, che dal canto suo ha ribadito il ‘no’ a qualsiasi soluzione militare della crisi.
Il portavoce di Mosca Dmitri Peskov ha inoltre precisato che i progetti di inasprire le sanzioni contro la Russia e di fornire armi alle truppe di Kiev “sono passi che purtroppo sono diretti verso la destabilizzazione”. Il Cremlino ribadisce la sua volontà di trovare una soluzione di pace e a questo scopo il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov, in un messaggio scritto in occasione del “giorno dei diplomatici”, sottolinea la volontà di Mosca di promuovere trattative dirette tra Kiev e i separatisti.
In attesa del vertice tra Hollande, Merkel, Putin e Poroshenko che mercoledì 11 febbraio dovrebbe tenersi a Minsk in Bielorussia per la cessazione delle ostilità, il governo ucraino si è detto “cautamente ottimista”, anche se, ha aggiunto il portavoce del ministero degli Esteri, si deve “anche pronti al peggior scenario”. Secondo il diplomatico, il summit di domani comunque “non è l’ultima chance” per trovare “una soluzione pacifica” al conflitto.
Scontri a Mariupol - La guardia nazionale dell’Ucraina ha lanciato un’offensiva contro i separatisti filorussi vicino a Mariupol, nel sudest del Paese. Ma sul fronte russo, più di 600 militari russi della Flotta del Mar Nero – riferisce l’agenzia Ria Novosti – hanno cominciato delle esercitazioni nella penisola di Crimea e circa 2.000 soldati russi hanno iniziato delle esercitazioni militari nel sud-ovest della Russia in vista dell’incontro di Minsk.
E le vittime del conflitto continuano ad aumentare. Il portavoce delle forze armate di Kiev, Vladislav Selezniov, fa sapere che negli ultimi due giorni sono stati uccisi in combattimento sette militari delle truppe governative, mentre altri 23 sono rimasti feriti. L’amministrazione comunale di Donetsk, roccaforte dei separatisti, denuncia invece la morte di due civili e il ferimento di altri 12. Bombardamenti sarebbero tuttora in corso sulla città.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02 ... o/1411869/
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Re: La Terza Guerra Mondiale
La vox populi
Puffone • 15 minuti fa
A Putolini piace vincere facile contro un esercito di poveracci. Teme che i suoi carrarmati si becchino qualche buco?
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thepirate • 32 minuti fa
siamo decisamente troppi per il pianeta.una scrematura del surplus farebbe bene ai sopravvissuti
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Divoll79 thepirate • 14 minuti fa
Che ne direbbe se cominciassimo a "scremare" da lei?
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giomalvi • 38 minuti fa
Questi giocano alla guerra tanto a rimetterci sono i poveracci, come sempre...
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Puffone • 15 minuti fa
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thepirate • 32 minuti fa
siamo decisamente troppi per il pianeta.una scrematura del surplus farebbe bene ai sopravvissuti
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Divoll79 thepirate • 14 minuti fa
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giomalvi • 38 minuti fa
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Re: La Terza Guerra Mondiale
bruno 70 • un'ora fa
Gli yankee, ottimi guerrafondai (sempre in casa degli altri, però!), non hanno ancora capito che solleticare l'Orso russo, non è molto salutare. Ne hanno saputo qualcosa Napoleone ed Hitler. E giova anche poco solleticarlo, l'Orso, usando la testa di ponte dell'Ucraina. La cosa più deprimente ed intollerabile però, è la UE, con naturalmente in primis la solita serva Italia, che regge la coda a questi americani degli Usa, che si credono i padroni del mondo.
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pongufogu • un'ora fa
fino a qualche tempo fa nessuno parlava piu' della crisi. ora rieccoli sui media.
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Guest • un'ora fa
i russi non sono facce di bronzo come noi europei che siamo gli scendiletto degli usa... e come se il trentino volesse diventare austria, la soluzione sarebbe bombardare il trentino? la russia ha perfettamente ragione, che la smettessero con queste "sanzioni europee" vi ricordate perchè i giapponesi attaccarono pearl harbor? embargo degli usa, dalla storia si dovrebbe imparare ma come al solito siamo capaci solo a fare cazzate, per la faccenda ucraina la decisione spetta esclusivamente a quel popolo. ma come al solito zio sam deve fare i suoi interessi e noi europei babbei a dargli adito per giustificare il suo casus belli... fanno bene i russi a mettere i puntini sulle i, perchè per lo meno loro posso vantarsi di non avere la faccia al posto del deretano.
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Gli yankee, ottimi guerrafondai (sempre in casa degli altri, però!), non hanno ancora capito che solleticare l'Orso russo, non è molto salutare. Ne hanno saputo qualcosa Napoleone ed Hitler. E giova anche poco solleticarlo, l'Orso, usando la testa di ponte dell'Ucraina. La cosa più deprimente ed intollerabile però, è la UE, con naturalmente in primis la solita serva Italia, che regge la coda a questi americani degli Usa, che si credono i padroni del mondo.
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pongufogu • un'ora fa
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Guest • un'ora fa
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