"Allahu Akbar!"
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Re: "Allahu Akbar!"
Scusate ma l'ISIS ha mai sparato un missile?
Lo sappiamo che i razzi non sono missili, vero?
http://gds.it/2015/02/04/i-missili-del- ... le_306847/
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Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
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Re: "Allahu Akbar!"
flaviomob ha scritto:Scusate ma l'ISIS ha mai sparato un missile?
Lo sappiamo che i razzi non sono missili, vero?
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Attacco missilistico libico contro Lampedusa
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
L'attacco missilistico libico contro Lampedusa, lanciato il 15 aprile 1986 senza causare alcun danno, segnò una grave crisi diplomatica tra Italia e Libia.
Ad essere lanciati contro il territorio italiano furono due missili SS-1 Scud[1] in dotazione alle forze armate libiche, che avrebbero dovuto colpire un'installazione militare del sistema di radionavigazione LORAN della NATO situata sull'isola di Lampedusa come ritorsione per il bombardamento della Libia da parte degli Stati Uniti nell'operazione El Dorado Canyon.[2]
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Re: "Allahu Akbar!"
Si ricomincia............
Copenaghen, spari a convegno su Charlie Hebdo
con autore vignette su Maometto. Un morto
Due uomini aprono il fuoco contro un bar dov’è organizzato un incontro su Islam e libertà di parola
Ora sono ricercati. Ci sono tre feriti. L’ambasciatore di Francia illeso: si nasconde sotto a un tavolo
Copenaghen, spari a convegno su Charlie Hebdo
con autore vignette su Maometto. Un morto
Due uomini aprono il fuoco contro un bar dov’è organizzato un incontro su Islam e libertà di parola
Ora sono ricercati. Ci sono tre feriti. L’ambasciatore di Francia illeso: si nasconde sotto a un tavolo
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Re: "Allahu Akbar!"
Armiamoci e partite...........
Lo ripete oggi il ministro degli Esteri, Gentilò.
Il servizio lo ha mandato in onda il Tg3 della 19,00.
Lo ripete oggi il ministro degli Esteri, Gentilò.
Il servizio lo ha mandato in onda il Tg3 della 19,00.
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Re: "Allahu Akbar!"
Isis contro il ministro Gentiloni:«Ministro dell’Italia crociata»
L’Italia entra nella lista dei nemici dello Stato Islamico: «Ha detto che l’Italia si unirà
alle forze guidate dalle Nazioni atee». E L'Isis dopo Sirte punta su Misurata
di Redazione online
Il governo italiano entra ufficialmente nella lista dei nemici dello Stato islamico che ha oggi definito il ministro degli esteri Paolo Gentiloni «ministro dell’Italia crociata». La notizia è stata resa nota dal radiogiornale ufficiale dell’Isis, diffuso dall’emittente al Bayan da Mosul nel nord dell’Iraq.
«Nazioni atee»
«Gentiloni - ha continuato il comunicato Isis - dopo l’avanzata dei mujaheddin in Libia ha detto che l’Italia è pronta a unirsi alla forza guidata dalle Nazioni atee per combattere lo Stato islamico». L’espressione «Nazioni atee» in arabo è un riferimento implicito alle Nazioni Unite perché le due espressioni in arabo sono molto simili.
La risposta del ministro
Il ministro degli Esteri aveva annunciato venerdì la disponibilità italiana a guidare una missione Onu in Libia. Sabato è tornato sul tema: «Noi combattiamo il terrorismo in prima linea. Già ora l'Italia è in prima linea nella lotta a terrorismo sul piano militare, politico, culturale. Questa battaglia dobbiamo farla anche in Libia di fronte alla minaccia terroristica che cresce a poche ore di navigazione. Certamente in una cornice Onu, ma non possiamo sottrarci alle nostre responsabilità per ragioni geografiche, economiche e di sicurezza». Ha spiegato il capo della Farnesina nel corso del suo intervento al convegno «Come cambia il mondo», organizzato dal Pd. «Lo sto dicendo con nettezza in questi giorni - ha aggiunto - perché so che la situazione si sta deteriorando. Nessuno pensa a fare interventi al di fuori di un progetto politico ma dobbiamo renderci conto che la situazione si sta deteriorando e il lavoro politico diplomatico deve essere una priorità», ha detto. «Per navigare in questo mare in tempesta - ha sottolineato - serve un grande impegno di governo e Parlamento».
L'avanzata di Isis
Nel frattempo prosegue l'avanzata dell'Isis in Libia. Dopo aver preso Sirte e conquistato i principali palazzi governativi dell'importante città del golfo, l'Isis punterebbe adesso su Misurata. A Sirte sono infatti stati distribuiti volantini che annunciano l'intenzione di prendere anche Misurata. Dopo Tripoli e Bengasi, si tratta della terza maggiore città della Libia e principale porto. Finora è stata fedele al governo di Tripoli. È circa 250 chilometri a ovest di Sirte. Secondo alcuni fonti, i militanti dello Stato islamico avrebbero scagliato un attacco anche ad un oleodotto che trasporta il petrolio dal sud della Libia fino a Tobruk. I fatti vengono riportati da Saudi Press Agency, citando impiegati della società di gestione del tratto, che trasporta circa 180.000 barili al giorno. Al momento, spiega un funzionario della National Oil Corporation, la società pubblica del petrolio, non è ancora arrivata alcuna rivendicazione ufficiale, ma il forte sospetto è la presenza dell'Isis dietro al sabotaggio.
14 febbraio 2015 | 16:56
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/esteri/15_febbra ... 37a3.shtml
L’Italia entra nella lista dei nemici dello Stato Islamico: «Ha detto che l’Italia si unirà
alle forze guidate dalle Nazioni atee». E L'Isis dopo Sirte punta su Misurata
di Redazione online
Il governo italiano entra ufficialmente nella lista dei nemici dello Stato islamico che ha oggi definito il ministro degli esteri Paolo Gentiloni «ministro dell’Italia crociata». La notizia è stata resa nota dal radiogiornale ufficiale dell’Isis, diffuso dall’emittente al Bayan da Mosul nel nord dell’Iraq.
«Nazioni atee»
«Gentiloni - ha continuato il comunicato Isis - dopo l’avanzata dei mujaheddin in Libia ha detto che l’Italia è pronta a unirsi alla forza guidata dalle Nazioni atee per combattere lo Stato islamico». L’espressione «Nazioni atee» in arabo è un riferimento implicito alle Nazioni Unite perché le due espressioni in arabo sono molto simili.
La risposta del ministro
Il ministro degli Esteri aveva annunciato venerdì la disponibilità italiana a guidare una missione Onu in Libia. Sabato è tornato sul tema: «Noi combattiamo il terrorismo in prima linea. Già ora l'Italia è in prima linea nella lotta a terrorismo sul piano militare, politico, culturale. Questa battaglia dobbiamo farla anche in Libia di fronte alla minaccia terroristica che cresce a poche ore di navigazione. Certamente in una cornice Onu, ma non possiamo sottrarci alle nostre responsabilità per ragioni geografiche, economiche e di sicurezza». Ha spiegato il capo della Farnesina nel corso del suo intervento al convegno «Come cambia il mondo», organizzato dal Pd. «Lo sto dicendo con nettezza in questi giorni - ha aggiunto - perché so che la situazione si sta deteriorando. Nessuno pensa a fare interventi al di fuori di un progetto politico ma dobbiamo renderci conto che la situazione si sta deteriorando e il lavoro politico diplomatico deve essere una priorità», ha detto. «Per navigare in questo mare in tempesta - ha sottolineato - serve un grande impegno di governo e Parlamento».
L'avanzata di Isis
Nel frattempo prosegue l'avanzata dell'Isis in Libia. Dopo aver preso Sirte e conquistato i principali palazzi governativi dell'importante città del golfo, l'Isis punterebbe adesso su Misurata. A Sirte sono infatti stati distribuiti volantini che annunciano l'intenzione di prendere anche Misurata. Dopo Tripoli e Bengasi, si tratta della terza maggiore città della Libia e principale porto. Finora è stata fedele al governo di Tripoli. È circa 250 chilometri a ovest di Sirte. Secondo alcuni fonti, i militanti dello Stato islamico avrebbero scagliato un attacco anche ad un oleodotto che trasporta il petrolio dal sud della Libia fino a Tobruk. I fatti vengono riportati da Saudi Press Agency, citando impiegati della società di gestione del tratto, che trasporta circa 180.000 barili al giorno. Al momento, spiega un funzionario della National Oil Corporation, la società pubblica del petrolio, non è ancora arrivata alcuna rivendicazione ufficiale, ma il forte sospetto è la presenza dell'Isis dietro al sabotaggio.
14 febbraio 2015 | 16:56
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Re: "Allahu Akbar!"
I missili erano di Gheddafi, non dell'Isis. Qui mi pare che si stia ululando "al lupo al lupo", così giustifichiamo una spesa militare elevatissima, parassitaria, clientelare, inefficiente e tanto per restare in allenamento facciamo un altro bel favore a fabbricanti e commercianti di armi. Che peraltro già con l'Isis hanno fatto affari d'oro.
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
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Re: "Allahu Akbar!"
flaviomob ha scritto:I missili erano di Gheddafi, non dell'Isis. Qui mi pare che si stia ululando "al lupo al lupo", così giustifichiamo una spesa militare elevatissima, parassitaria, clientelare, inefficiente e tanto per restare in allenamento facciamo un altro bel favore a fabbricanti e commercianti di armi. Che peraltro già con l'Isis hanno fatto affari d'oro.
Certo, i missili erano di Gheddafi.
Se tu fossi al posto dell'Isis cosa faresti dopo aver annunciato una ventina di giorni fa che eri propenso di lanciare missili sull'Italia?
Una delle regole in guerra è quella di metterti nei panni del nemico e pensare di ragionare come lui. Di pensare come potrebbe ragionare.
L'Isis si sta espandendo in Libia. In un Paese allo sbando.
E' ragionevole pensare che la Libia sia ancora dotata di un arsenale missilistico.
Come è anche ragionevole pensare che rispetto a 30 anni fa (quando ha effettuato i lanci su Lampedusa), la Libia abbia provveduto ad aggiornare il suo arsenale missilistico con modelli più aggiornati degli Scud SS-1.
E' anche ragionevole pensare che l'Isis non disponga di personale addestrato per il lancio di missili.
Ma per i tagliagole questo non è un problema convincere il personale libico minacciandolo in caso di rifiuto di effettuare il classico sgozzamento.
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Re: "Allahu Akbar!"
Isis contro il ministro Gentiloni:«Ministro dell’Italia crociata»
L’Italia entra nella lista dei nemici dello Stato Islamico: «Ha detto che l’Italia si unirà
alle forze guidate dalle Nazioni atee». E L'Isis dopo Sirte punta su Misurata
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Il governo italiano entra ufficialmente nella lista dei nemici dello Stato islamico che ha oggi definito il ministro degli esteri Paolo Gentiloni «ministro dell’Italia crociata».
La notizia è stata resa nota dal radiogiornale ufficiale dell’Isis, diffuso dall’emittente al Bayan da Mosul nel nord dell’Iraq.
«Nazioni atee»
«Gentiloni - ha continuato il comunicato Isis - dopo l’avanzata dei mujaheddin in Libia ha detto che l’Italia è pronta a unirsi alla forza guidata dalle Nazioni atee per combattere lo Stato islamico». L’espressione «Nazioni atee» in arabo è un riferimento implicito alle Nazioni Unite perché le due espressioni in arabo sono molto simili.
La risposta del ministro
Il ministro degli Esteri aveva annunciato venerdì la disponibilità italiana a guidare una missione Onu in Libia.
Sabato è tornato sul tema: «Noi combattiamo il terrorismo in prima linea. Già ora l'Italia è in prima linea nella lotta a terrorismo sul piano militare, politico, culturale. Questa battaglia dobbiamo farla anche in Libia di fronte alla minaccia terroristica che cresce a poche ore di navigazione. Certamente in una cornice Onu, ma non possiamo sottrarci alle nostre responsabilità per ragioni geografiche, economiche e di sicurezza».
Ha spiegato il capo della Farnesina nel corso del suo intervento al convegno «Come cambia il mondo», organizzato dal Pd. «Lo sto dicendo con nettezza in questi giorni - ha aggiunto - perché so che la situazione si sta deteriorando. Nessuno pensa a fare interventi al di fuori di un progetto politico ma dobbiamo renderci conto che la situazione si sta deteriorando e il lavoro politico diplomatico deve essere una priorità», ha detto. «Per navigare in questo mare in tempesta - ha sottolineato - serve un grande impegno di governo e Parlamento».
L'avanzata di Isis
Nel frattempo prosegue l'avanzata dell'Isis in Libia. Dopo aver preso Sirte e conquistato i principali palazzi governativi dell'importante città del golfo, l'Isis punterebbe adesso su Misurata. A Sirte sono infatti stati distribuiti volantini che annunciano l'intenzione di prendere anche Misurata. Dopo Tripoli e Bengasi, si tratta della terza maggiore città della Libia e principale porto. Finora è stata fedele al governo di Tripoli. È circa 250 chilometri a ovest di Sirte.
Secondo alcuni fonti, i militanti dello Stato islamico avrebbero scagliato un attacco anche ad un oleodotto che trasporta il petrolio dal sud della Libia fino a Tobruk.
I fatti vengono riportati da Saudi Press Agency, citando impiegati della società di gestione del tratto, che trasporta circa 180.000 barili al giorno.
Al momento, spiega un funzionario della National Oil Corporation, la società pubblica del petrolio, non è ancora arrivata alcuna rivendicazione ufficiale, ma il forte sospetto è la presenza dell'Isis dietro al sabotaggio.
14 febbraio 2015 | 16:56
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PS. Certo che questi arabi hanno il senso degli affari e della guerra. Puntano sempre su territori dotati di giacimenti di petrolio.
- Serve per finanziare la guerra con la vendita.
- Serve a sostenere la mobilità dei loro mezzi da guerra.
L’Italia entra nella lista dei nemici dello Stato Islamico: «Ha detto che l’Italia si unirà
alle forze guidate dalle Nazioni atee». E L'Isis dopo Sirte punta su Misurata
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Il governo italiano entra ufficialmente nella lista dei nemici dello Stato islamico che ha oggi definito il ministro degli esteri Paolo Gentiloni «ministro dell’Italia crociata».
La notizia è stata resa nota dal radiogiornale ufficiale dell’Isis, diffuso dall’emittente al Bayan da Mosul nel nord dell’Iraq.
«Nazioni atee»
«Gentiloni - ha continuato il comunicato Isis - dopo l’avanzata dei mujaheddin in Libia ha detto che l’Italia è pronta a unirsi alla forza guidata dalle Nazioni atee per combattere lo Stato islamico». L’espressione «Nazioni atee» in arabo è un riferimento implicito alle Nazioni Unite perché le due espressioni in arabo sono molto simili.
La risposta del ministro
Il ministro degli Esteri aveva annunciato venerdì la disponibilità italiana a guidare una missione Onu in Libia.
Sabato è tornato sul tema: «Noi combattiamo il terrorismo in prima linea. Già ora l'Italia è in prima linea nella lotta a terrorismo sul piano militare, politico, culturale. Questa battaglia dobbiamo farla anche in Libia di fronte alla minaccia terroristica che cresce a poche ore di navigazione. Certamente in una cornice Onu, ma non possiamo sottrarci alle nostre responsabilità per ragioni geografiche, economiche e di sicurezza».
Ha spiegato il capo della Farnesina nel corso del suo intervento al convegno «Come cambia il mondo», organizzato dal Pd. «Lo sto dicendo con nettezza in questi giorni - ha aggiunto - perché so che la situazione si sta deteriorando. Nessuno pensa a fare interventi al di fuori di un progetto politico ma dobbiamo renderci conto che la situazione si sta deteriorando e il lavoro politico diplomatico deve essere una priorità», ha detto. «Per navigare in questo mare in tempesta - ha sottolineato - serve un grande impegno di governo e Parlamento».
L'avanzata di Isis
Nel frattempo prosegue l'avanzata dell'Isis in Libia. Dopo aver preso Sirte e conquistato i principali palazzi governativi dell'importante città del golfo, l'Isis punterebbe adesso su Misurata. A Sirte sono infatti stati distribuiti volantini che annunciano l'intenzione di prendere anche Misurata. Dopo Tripoli e Bengasi, si tratta della terza maggiore città della Libia e principale porto. Finora è stata fedele al governo di Tripoli. È circa 250 chilometri a ovest di Sirte.
Secondo alcuni fonti, i militanti dello Stato islamico avrebbero scagliato un attacco anche ad un oleodotto che trasporta il petrolio dal sud della Libia fino a Tobruk.
I fatti vengono riportati da Saudi Press Agency, citando impiegati della società di gestione del tratto, che trasporta circa 180.000 barili al giorno.
Al momento, spiega un funzionario della National Oil Corporation, la società pubblica del petrolio, non è ancora arrivata alcuna rivendicazione ufficiale, ma il forte sospetto è la presenza dell'Isis dietro al sabotaggio.
14 febbraio 2015 | 16:56
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http://www.corriere.it/esteri/15_febbra ... 37a3.shtml
PS. Certo che questi arabi hanno il senso degli affari e della guerra. Puntano sempre su territori dotati di giacimenti di petrolio.
- Serve per finanziare la guerra con la vendita.
- Serve a sostenere la mobilità dei loro mezzi da guerra.
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Re: "Allahu Akbar!"
Dovevamo aspettarcela che prima o poi ci saremmo messi in guai di questo tipo.
GENTILONI, VENTRILOQUO DI RENZI????????
Isis, l’Italia pensa a intervento in Libia con l’Onu. “Ma la possibilità è remota”
Mondo
Dopo le parole del ministro Gentiloni ("L'Italia è pronta a combattere in un quadro di legalità internazionale"), spunta l'ipotesi di una missione di peacekeeping per arrivare ad un accordo tra le parti in guerra e contrastare l'espansione dell'Isis. "Una sorta di miraggio", scrive La Stampa. "I tempi però sono lunghi, l'Onu non ha ancora messo a fuoco il problema", spiegano dalla Farnesina al Messaggero
di F. Q. | 14 febbraio 2015 COMMENTI
Una missione di peacekeeping sotto la bandiera dell’Onu e coordinata dall’Italia in terra libica.
Sarebbe questa l’ipotesi allo studio di Palazzo Chigi per tentare di ricomporre la frattura che ha dato origine alla guerra civile e far fronte all’avanzata degli jihadisti dello Stato Islamico in Libia.
Negli ultimi giorni le istituzioni italiane hanno fatto registrare un’improvvisa impennata di interesse verso la guerra civile che dilania da almeno un anno il Paese, nel quale si susseguono le conquiste territoriali dei fondamentalisti islamici che si ispirano al califfo Al Baghdadi.
Una possibilità, quella della missione di pace, su cui gli analisti di diversi quotidiani collocano in un orizzonte temporale ancora lontano: “Obiettivi che per il momento appaiono come una sorta di miraggio“, scrive La Stampa.
“I tempi però sono lunghi, l’Onu non ha ancora messo a fuoco il problema e siamo lontani da un consiglio di sicurezza che potrebbe varare la risoluzione ad hoc”, spiegano dalla Farnesina al Messaggero.
Era stato Matteo Renzi il 12 febbraio, giorno seguente all’ennesima strage di migranti avvenuta davanti alle coste libiche, a sollevare il tema a Bruxelles nel corso della riunione informale dei capi di Stato e di governo della Ue.
Quella della Libia è “un’emergenza europea” al pari della crisi in Ucraina, aveva sottolineato il presidente del Consiglio, che annunciava: l’Italia è “pronta a fare ancora di più”.
Il giorno dopo, il 13 febbraio, al mattino, Angelino Alfano tornava sul tema: “Il presidente Renzi, parlando della Libia, ha individuato il centro del problema – si leggeva in una nota diramata dal ministro dell’Interno – e ancora più è valso farlo in ambito europeo. Oggi, quel Paese è fuori controllo e in preda al caos, con il rischio che si trasformi anch’esso in un califfato islamico”.
Poi, nel pomeriggio, mentre le agenzie di stampa battevano le notizie dell’ingresso dell’Isis nella città di Sirte e l’appello a lasciare il Paese lanciato dall’ambasciata italiana ai connazionali, Paolo Gentiloni andava molto oltre: in un’intervista a SkyTg24, il ministro degli Esteri spiegava che l’Italia è pronta a “combattere in Libia in un quadro di legalità internazionale”, sottolineando che “l’Italia è minacciata da quello che sta accedendo in Libia. Non possiamo accettare l’idea che a poche miglia di navigazione ci sia una minaccia terroristica”.
Sui giornali di oggi, 14 febbraio, è Federica Mogherini a lanciare la palla in avanti: “L’Unione Europea ha già individuato misure che possono eventualmente accompagnare e proteggere il processo di formazione di un embrione di governo di unità nazionale in Libia”, spiegava al Corriere della Sera l’Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, completamente assente nella maratona diplomatica che il 12 febbraio ha portato all’accordo per il cessate il fuoco nell’est dell’Ucraina. “Mogherini è attenta a sottolineare – continua il quotidiano di via Solferino – che ogni iniziativa europea dovrà essere necessariamente subordinata a un minimo d’intesa fra le fazioni in guerra, quella di Tobruk e quella islamista che controlla Misurata e Tripoli.
L’offensiva del Califfato aggiunge però caos al caos e rende più difficile il dialogo tra le parti, ponendo un’ulteriore sfida alla comunità internazionale”. “Ho appena parlato con l’inviato speciale dell’Onu per la Libia Bernardino Leon ed il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry per coordinare come procedere”, ha twittato Lady Pesc nel pomeriggio.
Ma la strada, scrive ancora Il Messaggero, è ancora lunga. Leon, principale sostenitore dei colloqui tenuti tra le parti nelle scorse settimane a Ginevra, “sta tentando di mettere i vari contendenti di fronte a un tavolo.
‘Inutilmente’ secondo il governo Renzi che vuole spingere la comunità internazionale a compiere un passo ulteriore convincendo l’Onu della necessità di una risoluzione che autorizzi l’invio di truppe”.
Ma i tempi sono lunghi: “Per capire come finirà bisognerà attendere ancora uno o due mesi. ‘Prima è impossibile che l’Onu si muova’, dicono rassegnati a Palazzo Chigi”, conclude il quotidiano romano.
Ma secondo gli esperti, quand’anche prendesse il via, una missione di pace sotto il vessillo delle Nazioni Unite non sarebbe la soluzione. “Un’operazione di peacekeeping o di peaceenforcing in Libia? Difficile se non c’è la pace – spiega in un’intervista a Repubblica Claudia Gazzini, ricercatrice dell’International Crisis Group – o perlomeno un accordo di pace. E purtroppo in Libia le condizioni militari, politiche e di sicurezza sono disperate”
GENTILONI, VENTRILOQUO DI RENZI????????
Isis, l’Italia pensa a intervento in Libia con l’Onu. “Ma la possibilità è remota”
Mondo
Dopo le parole del ministro Gentiloni ("L'Italia è pronta a combattere in un quadro di legalità internazionale"), spunta l'ipotesi di una missione di peacekeeping per arrivare ad un accordo tra le parti in guerra e contrastare l'espansione dell'Isis. "Una sorta di miraggio", scrive La Stampa. "I tempi però sono lunghi, l'Onu non ha ancora messo a fuoco il problema", spiegano dalla Farnesina al Messaggero
di F. Q. | 14 febbraio 2015 COMMENTI
Una missione di peacekeeping sotto la bandiera dell’Onu e coordinata dall’Italia in terra libica.
Sarebbe questa l’ipotesi allo studio di Palazzo Chigi per tentare di ricomporre la frattura che ha dato origine alla guerra civile e far fronte all’avanzata degli jihadisti dello Stato Islamico in Libia.
Negli ultimi giorni le istituzioni italiane hanno fatto registrare un’improvvisa impennata di interesse verso la guerra civile che dilania da almeno un anno il Paese, nel quale si susseguono le conquiste territoriali dei fondamentalisti islamici che si ispirano al califfo Al Baghdadi.
Una possibilità, quella della missione di pace, su cui gli analisti di diversi quotidiani collocano in un orizzonte temporale ancora lontano: “Obiettivi che per il momento appaiono come una sorta di miraggio“, scrive La Stampa.
“I tempi però sono lunghi, l’Onu non ha ancora messo a fuoco il problema e siamo lontani da un consiglio di sicurezza che potrebbe varare la risoluzione ad hoc”, spiegano dalla Farnesina al Messaggero.
Era stato Matteo Renzi il 12 febbraio, giorno seguente all’ennesima strage di migranti avvenuta davanti alle coste libiche, a sollevare il tema a Bruxelles nel corso della riunione informale dei capi di Stato e di governo della Ue.
Quella della Libia è “un’emergenza europea” al pari della crisi in Ucraina, aveva sottolineato il presidente del Consiglio, che annunciava: l’Italia è “pronta a fare ancora di più”.
Il giorno dopo, il 13 febbraio, al mattino, Angelino Alfano tornava sul tema: “Il presidente Renzi, parlando della Libia, ha individuato il centro del problema – si leggeva in una nota diramata dal ministro dell’Interno – e ancora più è valso farlo in ambito europeo. Oggi, quel Paese è fuori controllo e in preda al caos, con il rischio che si trasformi anch’esso in un califfato islamico”.
Poi, nel pomeriggio, mentre le agenzie di stampa battevano le notizie dell’ingresso dell’Isis nella città di Sirte e l’appello a lasciare il Paese lanciato dall’ambasciata italiana ai connazionali, Paolo Gentiloni andava molto oltre: in un’intervista a SkyTg24, il ministro degli Esteri spiegava che l’Italia è pronta a “combattere in Libia in un quadro di legalità internazionale”, sottolineando che “l’Italia è minacciata da quello che sta accedendo in Libia. Non possiamo accettare l’idea che a poche miglia di navigazione ci sia una minaccia terroristica”.
Sui giornali di oggi, 14 febbraio, è Federica Mogherini a lanciare la palla in avanti: “L’Unione Europea ha già individuato misure che possono eventualmente accompagnare e proteggere il processo di formazione di un embrione di governo di unità nazionale in Libia”, spiegava al Corriere della Sera l’Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, completamente assente nella maratona diplomatica che il 12 febbraio ha portato all’accordo per il cessate il fuoco nell’est dell’Ucraina. “Mogherini è attenta a sottolineare – continua il quotidiano di via Solferino – che ogni iniziativa europea dovrà essere necessariamente subordinata a un minimo d’intesa fra le fazioni in guerra, quella di Tobruk e quella islamista che controlla Misurata e Tripoli.
L’offensiva del Califfato aggiunge però caos al caos e rende più difficile il dialogo tra le parti, ponendo un’ulteriore sfida alla comunità internazionale”. “Ho appena parlato con l’inviato speciale dell’Onu per la Libia Bernardino Leon ed il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry per coordinare come procedere”, ha twittato Lady Pesc nel pomeriggio.
Ma la strada, scrive ancora Il Messaggero, è ancora lunga. Leon, principale sostenitore dei colloqui tenuti tra le parti nelle scorse settimane a Ginevra, “sta tentando di mettere i vari contendenti di fronte a un tavolo.
‘Inutilmente’ secondo il governo Renzi che vuole spingere la comunità internazionale a compiere un passo ulteriore convincendo l’Onu della necessità di una risoluzione che autorizzi l’invio di truppe”.
Ma i tempi sono lunghi: “Per capire come finirà bisognerà attendere ancora uno o due mesi. ‘Prima è impossibile che l’Onu si muova’, dicono rassegnati a Palazzo Chigi”, conclude il quotidiano romano.
Ma secondo gli esperti, quand’anche prendesse il via, una missione di pace sotto il vessillo delle Nazioni Unite non sarebbe la soluzione. “Un’operazione di peacekeeping o di peaceenforcing in Libia? Difficile se non c’è la pace – spiega in un’intervista a Repubblica Claudia Gazzini, ricercatrice dell’International Crisis Group – o perlomeno un accordo di pace. E purtroppo in Libia le condizioni militari, politiche e di sicurezza sono disperate”
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Re: "Allahu Akbar!"
Gentiloni non doveva fare dichiarazioni. Se vuoi preparare un'azione militare lo fai in silenzio, soprattutto se devi attendere il parere dell'ONU. Ora hai fornito un pretesto all'Isis per azioni terroristiche sul territorio italiano.
Prodi, comunque, ha espresso la sua contrarietà ad un'azione militare.
Prodi, comunque, ha espresso la sua contrarietà ad un'azione militare.
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