Sinfonìe di guerra
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Sinfonìe di guerra
Avevo detto, nel thread dedicato alla musica, che avrei proposto un pensiero scandaloso, presumibilmente per chi tra voi (vero Flavio?) ama la musica classica, sinfonica, strumentale, accademica, insomma la musica volgarmente detta "seria".
Un pensiero che mi venne tempo fa, guardando i filmati dei concerti di musica pop e rock, da Rod Stewart a Vasco, da Springsteen agli Stones, ma anche Califano, De Gregori, Venditti e altri.
A questo punto, per proseguire al meglio, ci sarebbe bisogno che qui comparisse non il link di qualcuno di questi filmati, ma l'immagine da cliccare per una visione diretta e contestuale, ma a quanto pare il tasto "youtube" è mendace -finge di essere diverso, ma è il gemello di quello "url".
Pazienza, ne faremo a meno. Mi limito a incollare il link a un filmato specifico - Rod Stewart & Amy Belle - che contiene in sè una serie di ottime, differenti suggestioni:
https://www.youtube.com/watch?v=qAm6HKjiJcI
Ci sono molte cose che colpiscono in questa esecuzione.
Innanzi tutto la canzone, molto bella.
Poi, l'assolo di sax, suonato sorprendentemente da una donna.
Il coinvolgimento del pubblico, che sembra stringersi intorno ai due artisti sul palco, accarezzandoli con gli occhi e intonando in coro le parole insieme con loro.
Poi il rapporto pieno di segni tra Rod e la bella Amy, all'inizio lontani fisicamente e poi quasi costretti dall'emozione della musica ad avvicinarsi, a toccarsi, con una tenerezza che però è tutt'altro che asessuata, anzi è profondamnte, intensamente erotica.
Ecco, l'eros, l'amore. Tutto il filmato è un prolungato momento d'amore, perfettamente specchiato dal viso abbagliato e tremante di Amy Belle.
E' impossibile immaginare che quel pubblico possa assistere ed applaudire una dichiarazione di guerra.
Tutta quella rappresentazione suppone una vita, un rapporto tra esseri umani in cui non c'è spazio per la sopraffazione, e nemmeno per una dichiarazione di superiorità di uno sull'altro.
In quel pubblico, e in quel tipo di rapporto tra pubblico e artisti, c'è riassunta tutta la cultura di pace del secondo dopoguerra, e c'è perfettamente rappresentata l'idea della "società mite" - o semplicemente, l'idea di "società", alternativa a quella di "nazione".
Un'idea di nazione, invece, che a me sembra incombente, assistendo a un concerto di Beethoven o Bach, e perfino Chopin e Mozart, per non parlare di Strauss o Wagner: imperiale o giocosa, delicata o tuonante, è comunque una musica fortemente etnica, intimamente nazionalistica, tracciata sulla demarcazione tra ordine e disordine come categorie dello spirito.
Una musica che proietta sempre l'ombra di una cattedrale, anche quando solfeggia una danza sui prati o lo sguardo malizioso d'una cameriera: la cameriera d'un palazzo del principe, o di una taverna dove schimazzao i soldati - in qualche modo, una musica assolutamnte compatibile con l'idea stessa della guerra, della sua ineluttabilità o perfino della sua bellezza. L'eroica bellezza della tragedia.
Queste sono le mie sensazioni. Non so quanto ci sia di vero, di possibile, e quanto di falso.
Un pensiero che mi venne tempo fa, guardando i filmati dei concerti di musica pop e rock, da Rod Stewart a Vasco, da Springsteen agli Stones, ma anche Califano, De Gregori, Venditti e altri.
A questo punto, per proseguire al meglio, ci sarebbe bisogno che qui comparisse non il link di qualcuno di questi filmati, ma l'immagine da cliccare per una visione diretta e contestuale, ma a quanto pare il tasto "youtube" è mendace -finge di essere diverso, ma è il gemello di quello "url".
Pazienza, ne faremo a meno. Mi limito a incollare il link a un filmato specifico - Rod Stewart & Amy Belle - che contiene in sè una serie di ottime, differenti suggestioni:
https://www.youtube.com/watch?v=qAm6HKjiJcI
Ci sono molte cose che colpiscono in questa esecuzione.
Innanzi tutto la canzone, molto bella.
Poi, l'assolo di sax, suonato sorprendentemente da una donna.
Il coinvolgimento del pubblico, che sembra stringersi intorno ai due artisti sul palco, accarezzandoli con gli occhi e intonando in coro le parole insieme con loro.
Poi il rapporto pieno di segni tra Rod e la bella Amy, all'inizio lontani fisicamente e poi quasi costretti dall'emozione della musica ad avvicinarsi, a toccarsi, con una tenerezza che però è tutt'altro che asessuata, anzi è profondamnte, intensamente erotica.
Ecco, l'eros, l'amore. Tutto il filmato è un prolungato momento d'amore, perfettamente specchiato dal viso abbagliato e tremante di Amy Belle.
E' impossibile immaginare che quel pubblico possa assistere ed applaudire una dichiarazione di guerra.
Tutta quella rappresentazione suppone una vita, un rapporto tra esseri umani in cui non c'è spazio per la sopraffazione, e nemmeno per una dichiarazione di superiorità di uno sull'altro.
In quel pubblico, e in quel tipo di rapporto tra pubblico e artisti, c'è riassunta tutta la cultura di pace del secondo dopoguerra, e c'è perfettamente rappresentata l'idea della "società mite" - o semplicemente, l'idea di "società", alternativa a quella di "nazione".
Un'idea di nazione, invece, che a me sembra incombente, assistendo a un concerto di Beethoven o Bach, e perfino Chopin e Mozart, per non parlare di Strauss o Wagner: imperiale o giocosa, delicata o tuonante, è comunque una musica fortemente etnica, intimamente nazionalistica, tracciata sulla demarcazione tra ordine e disordine come categorie dello spirito.
Una musica che proietta sempre l'ombra di una cattedrale, anche quando solfeggia una danza sui prati o lo sguardo malizioso d'una cameriera: la cameriera d'un palazzo del principe, o di una taverna dove schimazzao i soldati - in qualche modo, una musica assolutamnte compatibile con l'idea stessa della guerra, della sua ineluttabilità o perfino della sua bellezza. L'eroica bellezza della tragedia.
Queste sono le mie sensazioni. Non so quanto ci sia di vero, di possibile, e quanto di falso.
Eravamo giovani, eravamo arroganti, eravamo ridicoli, eravamo eccessivi, eravamo avventati. Eravamo bandiere rosse. E avevamo ragione.
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Re: Sinfonìe di guerra
Forse quando la musica viene volgarmente detta "seria", mette un po' di soggezione. E ogni impero ha bisogno di mettere in soggezione, se no che gusto c'è ad essere sudditi? Ma gli imperi per diventare tali devono guerreggiare, va da sé. E anche i militari hanno bisogno delle marcette per motivarsi, sempre in quattro quarti. Però poi quando meno te lo aspetti le marcette finiscono in mano a quattro scapestrati un po' bianchi un po' neri che manco leggono la musica e ti tirano fuori addirittura il jazz, sti avanzi di galera. Neanche ai funerali (pure quelli accompagnati da marce, anche se più rallentate) questi rispettano le note scritte e si permettono di improvvisare. Ci credo che poi i musicisti classici li accusano di fare musica "da bordello". Poi però si scopre che nei bordelli veri suonano Schubert... azz... In realtà ai giovani neri tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento in quasi tutti gli USA veniva rifiutata l'educazione musicale classica. Sì sì, dite quello che volete ma il jazz nasce anche dal razzismo: non sapevano leggere (non volevano insegnargli) le note ma imparavano in fretta, da soli, qualcuno pure in carcere come Louis Armstrong.
E poi la borghesia bianca che si "impossessa" della musica classica, quando a ben vedere Bach e Beethoven erano molto più proletari che borghesi e pure Verdi, ma la borghesia continua a sentirsi superiore e poi i tedeschi diciamoci la verità se la tirano e iniziano anche loro ad essere razzisti, tra Wagner e i Nibelunghi... poi tutta sta musica sacra. Bach si lamentava negli anni in cui moriva poca gente a Lipsia e dintorni: e te credo, i funerali privati venivano pagati come extra! "Caro fratello, purtroppo questo è stato un anno troppo salubre, mi tocca tirare la cinghia". Beethoven che faceva il moralista ma sotto sotto a puttane ci andava pure lui, Schubert che muore di sifilide, Schumann che cerca di suicidarsi un paio di volte e poi ci riesce, Bach che autoricicla la sua musica, Mozart bambino prodigio sfruttato ed esibito in mezza Europa, Beethoven menato dal padre alcolista, Verdi che nasce poverissimo e se non trova un Barezzi ad aiutarlo col cavolo che studia musica. Bach che stanno a interpretarlo ancora adesso, che scrive cose più complicate della Divina Commedia, mistiche, esoteriche, difficili da decifrare... ma sta borghesia sarà davvero in grado di capirle queste cose? O la sciuretta con l'appartamento in centro che va alla Scala perché è tanto da sciura per bene? Vivaldi, che era pure prete ma non diceva messa perché aveva un problema ai polmoni dalla nascita e che ogni tanto trovava qualche vescovo che voleva scomunicarlo per questo, dicendo che era tutta una scusa, ma poi riusciva a tirare su le orfane più povere di Venezia per farne le migliori orchestrali di tutta Europa. Sul nazionalismo? Mah, anche questo mi sembra un mito borghese. Beethoven era innamorato di Napoleone poi quando vede che cerca solo di farsi il suo impero (e intanto gli entra anche a Vienna) si incazza e gli cancella la dedica della III sinfonia. Bach vive in Germania ma scrive come gli pare, secondo lo stile francese o italiano, secondo la polifonia fiamminga o quella palestriniana, secondo lo stile organistico del nord della Germania o quello del sud, o ancora cerca sempre il "cantabile" e qualcuno lo definisce "più italiano degli italiani", lui intanto trascrive Vivaldi fin da bambino a lume di candela (diventerà cieco per questo?). E non è mai stato all'estero, nemmeno una volta. Si licenzia da un principe e questo lo sbatte in galera. Beethoven che non sente quasi più nulla e diventa, alla fine della sua vita, un compositore "d'avanguardia" (gli dicono dietro: "tanto è sordo poverino, non si rende conto"), poi dopo venti - trent'anni iniziano a capirlo (e a fregargli le idee o a svilupparle, quanti gli sono debitori!). Anche Beethoven conosce la galera per una notte: vaga per i boschi fuori Vienna in cerca di ispirazione, si smarrisce, lo trovano di notte in un quartiere che non conosce con una vestaglia logora e lo scambiano per un vagabondo. No, Bach e Beethoven non hanno patria, non hanno nazione. Beethoven odia i potenti e odia l'oppressione. Non si toglie il cappello davanti all'imperatore. Bach deve regolarmente scontrarsi con il consiglio comunale di Lipsia che lo considera uno scansafatiche perché non ha voglia di dar lezione di latino a quattro scapestrati e vuol far musica troppo in grande. Mozart, eterno bambino, esibito troppo presto in giro per il mondo, che in pochi attimi "vede" intera nella sua mente una nuova sinfonia e la scrive senza neanche una cancellatura. Si diverte a dire e a scrivere scurrilità, o non ne può fare a meno? Oggi gli assegnerebbero d'ufficio qualche "sindrome", magari invece si divertiva a prendere per il culo persino i posteri. Verdi, che rischiava sempre e spesso trovava la censura: soggetti troppo immorali, oppure antipatriottici (quando la patria era austroungarica). Gli parlavano dietro i bussetani, tanto che finì per trovarli insopportabili così che usò i suoi denari per costruire un grande ospedale al di là del fiume: così era già in provincia di Piacenza, tié. L'ospedale funziona ancora ed è all'avanguardia per la riabilitazione di diversi tipi di disabilità, a Villanova d'Arda. Poi fa la casa di riposo per musicisti, a Milano, perché conosce i suoi polli: soprattutto i cantanti d'opera, falene vanitose che si spendono tutto in un giorno e poi finiscono sulla strada. Anche quella è sopravvissuta fino ad oggi, in piazza Buonarroti. E c'è ancora un piccolo ospedale a Busseto. Poi c'è Clementi, il più odiato dai mariti delle sue allieve di piano... ne ha fatti parecchi cornuti!
Ma per Rom secondo me ci vogliono Corelli e Frescobaldi, delicata, antica ed intima bellezza.
E poi la borghesia bianca che si "impossessa" della musica classica, quando a ben vedere Bach e Beethoven erano molto più proletari che borghesi e pure Verdi, ma la borghesia continua a sentirsi superiore e poi i tedeschi diciamoci la verità se la tirano e iniziano anche loro ad essere razzisti, tra Wagner e i Nibelunghi... poi tutta sta musica sacra. Bach si lamentava negli anni in cui moriva poca gente a Lipsia e dintorni: e te credo, i funerali privati venivano pagati come extra! "Caro fratello, purtroppo questo è stato un anno troppo salubre, mi tocca tirare la cinghia". Beethoven che faceva il moralista ma sotto sotto a puttane ci andava pure lui, Schubert che muore di sifilide, Schumann che cerca di suicidarsi un paio di volte e poi ci riesce, Bach che autoricicla la sua musica, Mozart bambino prodigio sfruttato ed esibito in mezza Europa, Beethoven menato dal padre alcolista, Verdi che nasce poverissimo e se non trova un Barezzi ad aiutarlo col cavolo che studia musica. Bach che stanno a interpretarlo ancora adesso, che scrive cose più complicate della Divina Commedia, mistiche, esoteriche, difficili da decifrare... ma sta borghesia sarà davvero in grado di capirle queste cose? O la sciuretta con l'appartamento in centro che va alla Scala perché è tanto da sciura per bene? Vivaldi, che era pure prete ma non diceva messa perché aveva un problema ai polmoni dalla nascita e che ogni tanto trovava qualche vescovo che voleva scomunicarlo per questo, dicendo che era tutta una scusa, ma poi riusciva a tirare su le orfane più povere di Venezia per farne le migliori orchestrali di tutta Europa. Sul nazionalismo? Mah, anche questo mi sembra un mito borghese. Beethoven era innamorato di Napoleone poi quando vede che cerca solo di farsi il suo impero (e intanto gli entra anche a Vienna) si incazza e gli cancella la dedica della III sinfonia. Bach vive in Germania ma scrive come gli pare, secondo lo stile francese o italiano, secondo la polifonia fiamminga o quella palestriniana, secondo lo stile organistico del nord della Germania o quello del sud, o ancora cerca sempre il "cantabile" e qualcuno lo definisce "più italiano degli italiani", lui intanto trascrive Vivaldi fin da bambino a lume di candela (diventerà cieco per questo?). E non è mai stato all'estero, nemmeno una volta. Si licenzia da un principe e questo lo sbatte in galera. Beethoven che non sente quasi più nulla e diventa, alla fine della sua vita, un compositore "d'avanguardia" (gli dicono dietro: "tanto è sordo poverino, non si rende conto"), poi dopo venti - trent'anni iniziano a capirlo (e a fregargli le idee o a svilupparle, quanti gli sono debitori!). Anche Beethoven conosce la galera per una notte: vaga per i boschi fuori Vienna in cerca di ispirazione, si smarrisce, lo trovano di notte in un quartiere che non conosce con una vestaglia logora e lo scambiano per un vagabondo. No, Bach e Beethoven non hanno patria, non hanno nazione. Beethoven odia i potenti e odia l'oppressione. Non si toglie il cappello davanti all'imperatore. Bach deve regolarmente scontrarsi con il consiglio comunale di Lipsia che lo considera uno scansafatiche perché non ha voglia di dar lezione di latino a quattro scapestrati e vuol far musica troppo in grande. Mozart, eterno bambino, esibito troppo presto in giro per il mondo, che in pochi attimi "vede" intera nella sua mente una nuova sinfonia e la scrive senza neanche una cancellatura. Si diverte a dire e a scrivere scurrilità, o non ne può fare a meno? Oggi gli assegnerebbero d'ufficio qualche "sindrome", magari invece si divertiva a prendere per il culo persino i posteri. Verdi, che rischiava sempre e spesso trovava la censura: soggetti troppo immorali, oppure antipatriottici (quando la patria era austroungarica). Gli parlavano dietro i bussetani, tanto che finì per trovarli insopportabili così che usò i suoi denari per costruire un grande ospedale al di là del fiume: così era già in provincia di Piacenza, tié. L'ospedale funziona ancora ed è all'avanguardia per la riabilitazione di diversi tipi di disabilità, a Villanova d'Arda. Poi fa la casa di riposo per musicisti, a Milano, perché conosce i suoi polli: soprattutto i cantanti d'opera, falene vanitose che si spendono tutto in un giorno e poi finiscono sulla strada. Anche quella è sopravvissuta fino ad oggi, in piazza Buonarroti. E c'è ancora un piccolo ospedale a Busseto. Poi c'è Clementi, il più odiato dai mariti delle sue allieve di piano... ne ha fatti parecchi cornuti!
Ma per Rom secondo me ci vogliono Corelli e Frescobaldi, delicata, antica ed intima bellezza.
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
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Re: Sinfonìe di guerra
Flaviobello. Belloflavio.flaviomob ha scritto:Forse quando la musica viene volgarmente detta "seria", mette un po' di soggezione. E ogni impero ha bisogno di mettere in soggezione, se no che gusto c'è ad essere sudditi? Ma gli imperi per diventare tali devono guerreggiare, va da sé. E anche i militari hanno bisogno delle marcette per motivarsi, sempre in quattro quarti. Però poi quando meno te lo aspetti le marcette finiscono in mano a quattro scapestrati un po' bianchi un po' neri che ...falene vanitose che si spendono tutto in un giorno e poi finiscono sulla strada. Anche quella è sopravvissuta fino ad oggi, in piazza Buonarroti. E c'è ancora un piccolo ospedale a Busseto. Poi c'è Clementi, il più odiato dai mariti delle sue allieve di piano... ne ha fatti parecchi cornuti!
Ma per Rom secondo me ci vogliono Corelli e Frescobaldi, delicata, antica ed intima bellezza.
Eravamo giovani, eravamo arroganti, eravamo ridicoli, eravamo eccessivi, eravamo avventati. Eravamo bandiere rosse. E avevamo ragione.
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Re: Sinfonìe di guerra
Però è vero, tutta sta classica dopo un po' scassa i cabasisi...
https://www.youtube.com/watch?v=F_4fiMIxO2E
https://www.youtube.com/watch?v=f3kdmv- ... v-R1WY#t=9
https://www.youtube.com/watch?v=HkS15UjX8xo
https://www.youtube.com/watch?v=EM6yMDB9wgE
opss...!!!
https://www.youtube.com/watch?v=F_4fiMIxO2E
https://www.youtube.com/watch?v=f3kdmv- ... v-R1WY#t=9
https://www.youtube.com/watch?v=HkS15UjX8xo
https://www.youtube.com/watch?v=EM6yMDB9wgE
opss...!!!
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
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Re: Sinfonìe di guerra
Questa presentazione mi spinge a proporre l'esibizione di una diversa sinfonia ... una "sinfonia" visiva (forse) d'amore, senz'altro seducente, di una ragazza-serpente.Rom ha scritto:https://www.youtube.com/watch?v=qAm6HKjiJcI
Ci sono molte cose che colpiscono in questa esecuzione.
Innanzi tutto la canzone, molto bella.
Poi, l'assolo di sax, suonato sorprendentemente da una donna.
Il coinvolgimento del pubblico, che sembra stringersi intorno ai due artisti sul palco, accarezzandoli con gli occhi e intonando in coro le parole insieme con loro.
Poi il rapporto pieno di segni tra Rod e la bella Amy, all'inizio lontani fisicamente e poi quasi costretti dall'emozione della musica ad avvicinarsi, a toccarsi, con una tenerezza che però è tutt'altro che asessuata, anzi è profondamnte, intensamente erotica.
La musicalità dei suoni è efficace a ben disporre un organismo a lasciarsi ammaliare da chi li propone, fosse anche di un'altra specie.
Le movenze di un serpente in amore forse sono eguali, per erotismo, a quelle di tanti altri animali ... quelle di una ragazza-serpente per il suo incantatore forse sono uniche.
http://www.li.ru/interface/pda/?jid=100 ... 344219987/
(qualche secondo di pazienza all'inizio)
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Re: Sinfonìe di guerra
Artisti unici davvero, e che sintonia tra corpo e musica: quasi una forma di danza solitaria e inarrivabile.
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
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Re: Sinfonìe di guerra
Mi viene in mente una particolarità, riferita proprio al genere musicale che Rom cita nel titolo: la sinfonia.
Possiamo dire che la città della sinfonia per eccellenza fu Vienna, in cui vissero ed operarono tre "grossi calibri" come Haydn (che di fatto codificò la sinfonia a partire dalla "forma sonata"), Mozart e Beethoven. In generale fu il mondo di lingua tedesca in cui si sviluppò e trionfò questa forma musicale strumentale, mentre ad esempio nel mondo artistico italiano e francese aveva maggior peso l'opera. Verdi, per esempio, non scrisse mai sinfonie (anche se a volte con tale termine ci si riferisce alle ouverture delle sue opere, come "La forza del destino").
Beethoven, al contrario, scrisse solo un'opera in tutta la sua vita, mentre portò al livello più elevato il concetto di sinfonia e di "forma sonata" (che corrisponde alla stessa struttura interna comune delle sinfonie, delle sonate, delle composizioni da camera come quartetti, quintetti, et cetera: cambia solo l'orchestrazione o gli strumenti di riferimento).
Forse l'associazione del termine sinfonia alla capitale dell'impero asburgico ed in seguito al mondo di lingua e cultura tedesca "prussiano" può far pensare ad una relazione per assonanza con un mondo particolarmente bellicoso e desideroso di dominio verso i vicini. Del resto molti compositori dell'Est e del mondo scandinavo misero in discussione anche questo stile musicale come troppo "tedesco", ricercando nelle proprie tradizioni nazionali elementi innovativi ed alternativi che caratterizzeranno il periodo "romantico".
Grieg, per esempio, pur componendo un concerto per pianoforte ed orchestra in cui mantenne la forma già sperimentata dai suoi predecessori "viennesi", utilizzò moduli melodici ed armonici che provenivano dalla tradizione nordica, aggiungendo un particolare pathos, un senso di struggimento che nasce da una scala musicale peculiare, utilizzata nell'incipit iniziale ad intervalli di terze discendenti: la sol# mi do la
Il risultato è un capolavoro: https://www.youtube.com/watch?v=fKfGDqXEFkE
Possiamo dire che la città della sinfonia per eccellenza fu Vienna, in cui vissero ed operarono tre "grossi calibri" come Haydn (che di fatto codificò la sinfonia a partire dalla "forma sonata"), Mozart e Beethoven. In generale fu il mondo di lingua tedesca in cui si sviluppò e trionfò questa forma musicale strumentale, mentre ad esempio nel mondo artistico italiano e francese aveva maggior peso l'opera. Verdi, per esempio, non scrisse mai sinfonie (anche se a volte con tale termine ci si riferisce alle ouverture delle sue opere, come "La forza del destino").
Beethoven, al contrario, scrisse solo un'opera in tutta la sua vita, mentre portò al livello più elevato il concetto di sinfonia e di "forma sonata" (che corrisponde alla stessa struttura interna comune delle sinfonie, delle sonate, delle composizioni da camera come quartetti, quintetti, et cetera: cambia solo l'orchestrazione o gli strumenti di riferimento).
Forse l'associazione del termine sinfonia alla capitale dell'impero asburgico ed in seguito al mondo di lingua e cultura tedesca "prussiano" può far pensare ad una relazione per assonanza con un mondo particolarmente bellicoso e desideroso di dominio verso i vicini. Del resto molti compositori dell'Est e del mondo scandinavo misero in discussione anche questo stile musicale come troppo "tedesco", ricercando nelle proprie tradizioni nazionali elementi innovativi ed alternativi che caratterizzeranno il periodo "romantico".
Grieg, per esempio, pur componendo un concerto per pianoforte ed orchestra in cui mantenne la forma già sperimentata dai suoi predecessori "viennesi", utilizzò moduli melodici ed armonici che provenivano dalla tradizione nordica, aggiungendo un particolare pathos, un senso di struggimento che nasce da una scala musicale peculiare, utilizzata nell'incipit iniziale ad intervalli di terze discendenti: la sol# mi do la
Il risultato è un capolavoro: https://www.youtube.com/watch?v=fKfGDqXEFkE
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
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