LA DEMOCRAZIA PERDUTA

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camillobenso
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Re: LA DEMOCRAZIA PERDUTA

Messaggio da camillobenso »

Fine della sovranità popolare, è l’autunno della democrazia
18/2 • IDEE •


L’articolo 1 della Costituzione, comma II, recita: “La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

Anche molte altre costituzioni iniziano, più o meno, con la stessa dichiarazione di appartenenza della sovranità al popolo. Ed è proprio questa una delle norme più tradite dell’ordinamento giuridico: fra i popolo e la sovranità si frappongono molti ostacoli vecchi e nuovi, che vanificano in gran parte il valore.


Fra gli ostacoli di sempre, prima fra tutti, c’è la tendenza oligarchica del ceto politico in tutte le sue forme. Nell’ordinamento liberale classico (retto a collegio uninominale) era un ceto notabilare a sollecitare, sulla sola base della fiducia personale, una delega piena che avrebbe speso a sua totale discrezione. Si pensò che il rimedio sarebbe stato la democrazia dei partiti, basata su una robusta e continua partecipazione popolare.

L’eletto non sarebbe stato più solo nell’esercizio quinquennale del suo potere di rappresentanza, avrebbe dovuto render conto agli organi di partito, eletti con metodo democratico e rinnovati con frequenza molto meno che quinquennale. La voce della “base” si sarebbe fatta sentire di continuo.
iafran
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Re: LA DEMOCRAZIA PERDUTA

Messaggio da iafran »

camillobenso ha scritto:Anche molte altre costituzioni iniziano, più o meno, con la stessa dichiarazione di appartenenza della sovranità al popolo. Ed è proprio questa una delle norme più tradite dell’ordinamento giuridico: fra i popolo e la sovranità si frappongono molti ostacoli vecchi e nuovi, che vanificano in gran parte il valore.

Fra gli ostacoli di sempre, prima fra tutti, c’è la tendenza oligarchica del ceto politico in tutte le sue forme.
La gente, intanto, incomincia a manifestare il suo dissenso perfino nelle realtà periferiche (provincia di Cosenza), mobilitandosi (5mila cittadini su un totale di 23.000) anche per le troppe e facili tasse.

http://www.acrinrete.info/News.asp?id=7769
Acri in rivolta!! di Libera Associazione Cittadina Acrese

Un cartello di questa manifestazione è stato particolarmente significativo:
“1.000 uomini hanno unito l’Italia e 945 pezzi di merda l'hanno distrutta”.
cardif
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Re: LA DEMOCRAZIA PERDUTA

Messaggio da cardif »

A quello scritto prima aggiungo una speranza.

L'art.138 comma 4 della Costituzione è:
"Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti."

Spero che si organizzi una vasto movimento di massa con manifestazioni in tutta Italia prima della seconda votazione delle 'porcate' che stanno facendo, in modo che in Parlamento non di raggiunga quella soglia dei due terzi. Così il popolo potrà esprimersi dopo col referendum.

Spero che si organizzi una sommossa popolare, se invece dovesse succedere il peggio.
Non credo che una modifica della Costituzione in senso autoritario possa consentire l'avvento di un nuovo Mussolini. Ma i paragoni, oggi, non mancano come dimostra l'amico Putin. Ma non si sa mai. Meglio prevenire, anche con scioperi continui e occupazioni varie di sedi istituzionali su tutto il territorio nazionale, che curare dopo con una vera e propria rivoluzione.

Che cavolo! Dopo i moti dell'ottocento, dopo le guerre del novecento, dobbiamo tornare a parlare di 'riconquista della sovranità popolare'!

cardif
camillobenso
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Re: LA DEMOCRAZIA PERDUTA

Messaggio da camillobenso »

Succede anche da noi da troppi anni.


L’ex uomo Cia: giornalisti, vi bevete proprio tutte le bufale



25/2 • Giornalisti, ma perché ve le bevete proprio tutte, le bufale che vi propina il potere? La notizia è che a domandarlo non è un reporter d’inchiesta, ma un ex dirigente della Cia, Raymond McGovern, per anni a capo del “National Intelligence Estimates”, uno dei massimi organismi dell’agenzia di Langley.

Marcello Foa lo ha incontrato in un recente dibattito pubblico a Firenze. Oggi, McGovern «è uno dei più arcigni difensori delle libertà civili e implacabile critico delle politiche della Casa Bianca, sia di George W. Bush sia di Barack Obama».

Foa condivide al 100% la sua analisi: «Oggi la stampa non svolge il proprio ruolo di cane da guardia della democrazia, semmai è vero il contrario: troppo compiacente, troppo schierata, troppo pavida nei momenti in cui bisognerebbe essere coraggiosi. Si beve tutte le bufale degli spin doctor».


Ovvio che l’opinione pubblica sia sempre più indifesa: non viene solo disinformata, viene anche puntualmente depistata non appena il Palazzo teme che qualche verità scomoda possa venire a galla.Viviamo immersi in un mare di notizie false, di mezze notizie manipolate, di notizie taciute.


Nel suo blog sul “Giornale”, Foa ricorda come la Troika abbia appena «piegato la Grecia anche grazie alle sottili pressioni di Sarkozy». L’ex presidente francese, avendo avuto accesso alla lista dei clienti “Hsbc” trafugata a Ginevra da Hervé Falciani, sapeva che la madre dell’allora premier Papandreu, socialista, possedeva un conto non dichiarato da 500 milioni di euro. «Diciamola tutta: fu un complotto, di cui naturalmente nessuno era a conoscenza». L’ex ministro del Tesoro americano, Tim Geithner, ha ammesso che nel 2011 Berlusconi fu disarcionato in seguito a una cospirazione.


In Ucraina, continua Foa, un anno fa la verità sulla cosiddetta rivolta di Piazza Maidan «è stata ampiamente aggiustata a fini mediatici, oltre che ovviamente politici, presentando quello che di fatto era un golpe sotto le sembianze molto più confortevoli della commovente e pacifica rivoluzione di piazza e tacendo sul pesante, decisivo coinvolgimento di forze paramilitari neonaziste».


Scandalosa, poi, la vicenda di “Charlie Hebdo”, che «presenta ancora oggi numerosi aspetti non chiariti», alcuni dei quali molto imbarazzanti per la stampa internazionale. «Uno su tutti: quando i leader mondiali si sono ritrovati per capeggiare l’immensa marcia popolare in difesa della libertà di stampa». Peccato, però, che i leader «non abbiano mai guidato il corteo, ma si siano fatti filmare in una strada chiusa al pubblico». Attenzione: «Dietro di loro non marciava nessuno, ma naturalmente né i tg né i giornali lo hanno detto al pubblico, preferendo enfatizzare la verità formale».


Persino le rivelazioni sulla “Lista Falciani” «non possono essere certo considerate giornalismo di inchiesta, sebbene siano state presentate come tali». Qualcuno «ha semplicemente recapitato a un pool di testate internazionali gli elenchi, di cui peraltro non si sa nemmeno se autentici. E i giornali hanno sparato i nomi in prima pagina, senza nemmeno chiedersi se loro fossero strumentalizzati e a chi convenisse la pubblica gogna».


Illuminante, secondo Foa, il duro giudizio che Raymond McGovern riserva alla stampa amercana, «che noi continuiamo a torto a mitizzare, come se fosse ancora quella dei tempi del Watergate». Stampa che, peraltro, «è estendibile a quella europea». McGovern non è certo un complottista, premette Foa: «Tutt’altro: adotta un approccio pragmatico e saggio. Non insegue le proprie fantasie e i propri sospetti, per quanto suggestivi, ma si basa sull’analisi dei fatti, sull’individuazione delle incongruenze, sulla formulazione insistita e pertinente di domande sugli aspetti poco chiari di una vicenda, sulla capacità di individuare connessioni non evidenti a prima vista e di costruire il proprio giudizio su prove o comunque su riscontri oggettivi.

Insomma, ricostruisce con il dovuto scetticismo. Ed è paradossale che debba essere un ex analista della Cia animato da un’ardente passione civica a ricordare ai giornalisti quella che dovrebbe essere una caratteristica innata di chi fa il mio mestiere», conclude Foa, che cita anche l’ex consulente politica Naomi Wolf, divenuta una scrittrice famosa grazie al romanzo “The end of America” in cui denuncia i rischi di un’involuzione totalitaria negli Stati Uniti.


Oggi, dice la Wolf, «siamo entrati in un’era in cui non è assurdo per un giornalista chiedersi sistematicamente se gli eventi a cui assiste sono veri o falsi. E più un evento è spettacolare, più alto è il rischio che sia stato inventato ad arte ovvero che si tratti di notizie false, create da governi e da servizi segreti».


Giornalisti, ma perché ve le bevete proprio tutte, le bufale che vi propina il potere?

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lucameni1
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Re: LA DEMOCRAZIA PERDUTA

Messaggio da lucameni1 »

Sulla disinformazione siamo d'accordo. Sul fatto di dare credito ad un McGovern (ardente passione civica?) sarei decisamente più cauto. Prima vorrei capire chi è davvero e non mi accontento di due righe scritte da Foa, tanto per dire. Non fosse altro che la faccenda dell'Ucraina in mano ai nazisti è idea molto gradita a destra (paradosso direi) e a sinistra, quale pretesto per omaggiare il buon Putin (in questo senso Giulietto Chiesa e i berlusconiani di stretta osservanza sono in piena sintonia). Anche un generale eretico come Fabio Mini è convinto che la rivoluzione di Maidan sia stata condizionata da manovre Usa e fa un discorso strettamente legato ad aspetti di geopolitica, ma se ne guarda bene dall'affermare che i paramilitari condizionino tutta la politica ucraina, che sia stato un "golpe" fascista, che prima governassero persone migliori, che Putin sia nel giusto (francamente mi pare una personcina a dir poco indecente). A volte la polemica nei confronti della Ue e degli occidentali ci porta un po' oltre. Io spero di non bermi bufale, ma neppure le bufale di quelli che vogliono proteggermi dalle bufale degli altri e vogliono farmi sorbire le loro.
camillobenso
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Re: LA DEMOCRAZIA PERDUTA

Messaggio da camillobenso »

lucameni1 ha scritto:Sulla disinformazione siamo d'accordo. Sul fatto di dare credito ad un McGovern (ardente passione civica?) sarei decisamente più cauto. Prima vorrei capire chi è davvero e non mi accontento di due righe scritte da Foa, tanto per dire. Non fosse altro che la faccenda dell'Ucraina in mano ai nazisti è idea molto gradita a destra (paradosso direi) e a sinistra, quale pretesto per omaggiare il buon Putin (in questo senso Giulietto Chiesa e i berlusconiani di stretta osservanza sono in piena sintonia). Anche un generale eretico come Fabio Mini è convinto che la rivoluzione di Maidan sia stata condizionata da manovre Usa e fa un discorso strettamente legato ad aspetti di geopolitica, ma se ne guarda bene dall'affermare che i paramilitari condizionino tutta la politica ucraina, che sia stato un "golpe" fascista, che prima governassero persone migliori, che Putin sia nel giusto (francamente mi pare una personcina a dir poco indecente). A volte la polemica nei confronti della Ue e degli occidentali ci porta un po' oltre. Io spero di non bermi bufale, ma neppure le bufale di quelli che vogliono proteggermi dalle bufale degli altri e vogliono farmi sorbire le loro.

Sono d’accordo in linea di massima con l’impostazione della tua analisi critica, in particolare sul perché dell’assunzione di questa posizione di McGovern, perché da l’impressione di assumere una posizione da “agente doppio”, cioè quella che tu chiami (ardente passione civica?).

Su una cosa però ad esempio ha ragione. Che viaggiamo (da troppo tempo) in una società dove si privilegia la disinformazione.

La disinformazione è uno dei modi per governare. Per mantenere il potere.

E’ difficile pensare che i giornaloni che ricevono il sussidio del finanziamento pubblico eccedano in analisi critiche verso il potere che gli concede di sopravvivere con il finanziamento dello Stato.

E’ per questo che , nel bene o nel male, commettendo anche i soliti errori di valutazione abbinati alla natura umana, Il Fatto Quotidiano, può permettersi di avanzare critiche nella direzione che vuole. Questo perché si sorregge senza il finanziamento pubblico. Non ha padroni sopra di loro.

La Repubblica ha sorretto e sorregge il bimbetto di “Rignano” perché De Benedetti, ha bisogno dei sostegni dello Stato per le sue aziende in crisi.

Quanto a McGovern, devo convenire che la disinformazione, per un governo, è uno strumento utile sia in tempi di guerra che in tempi pace.

Ad esempio, la disinformazione è stata utile per lo sbarco in Normandia. Ai tedeschi hanno fatto credere che lo sbarco sarebbe avvenuto in luogo diverso dalle spiagge di Omaha e Utah

La disinformazione viene usata tra governi avversari o apparentemente amici. L’aspetto negativo è quando la disinformazione si usa all’interno di una nazione per indebolire l’opinione pubblica.

Le bufale il governo Usa ce l’ha propinate per giustificare la guerra all’Iraq di Saddam, con l’accusa di detenere armi chimiche per lo sterminio di massa.

L’11 settembre 2001, poi lascia molto, molto, molto perplessi, per un popolo che si ritiene nazionalista.

Già nel maggio del 2001, i servizi segreti israeliani avevano avvertito la CIA di un possibile attacco. Il rapporto della CIA, arriva poi regolarmente sul tavolo del presidente degli Stati Uniti tutte le mattine.

Io al posto di Bush, avrei allertato subito la difesa aerea. Nell’agosto successivo, sono i servizi segreti francesi ad avvertire nuovamente la CIA. Che poi possa essere successo quello che è successo l’11 settembre lascia alquanto perplessi. Anche perché poi gli Usa muovono verso l’Afghanistan e poi verso l’Iraq. Non avrebbero avuto la motivazione senza l’11 settembre.
Ultima modifica di camillobenso il 26/02/2015, 7:43, modificato 1 volta in totale.
camillobenso
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Re: LA DEMOCRAZIA PERDUTA

Messaggio da camillobenso »

E per la serie : Informazione/Disinformzione, da una decina di giorni è presente su LIBRE, questo articolo, che ognuno può valutare con i dovuti filtri che si è creato, ritenendolo veritiero oppure una bufala.



Putin: 11 Settembre organizzato dagli Usa, eccovi le prove

Scritto il 14/2/15 • nella Categoria: segnalazioni


L’attacco alle Torri Gemelle «è stato pianificato dal governo degli Stati Uniti, ma è stato eseguito per procura, in modo tale che l’attacco contro l’America e il popolo degli Stati Uniti sembrasse un’aggressione effettuata da organizzazioni terroristiche internazionali». Attenzione: «Le prove fornite sarebbero a tal punto convincenti, da smontare completamente la versione ufficiale dell’11 Settembre sostenuta dal governo degli Stati Uniti». Quali prove? Quelle che starebbero per essere pubblicate a Mosca, controfirmate nientemeno che da Vladimir Putin. Ultima mossa, clamorosa, per tentare di fermare la macchina da guerra che – dalla Siria all’Ucraina – sta assediando i non-allienati allo strapotere di Washington, Russia e Cina in primis, tenendo sotto ricatto anche i paesi del petrolio e la stessa Europa, costretta a varare sanzioni autolesioniste contro l’impero del gas e usare la Nato come minaccia contro Mosca. Il presidente russo, annuncia la “Pravda”, si prepara dunque al colpo del ko: l’esibizione di «prove schiaccianti», satellitari, che inchioderebbero l’intelligence di Bush al crimine dell’11 Settembre, spaventoso massacro ai danni dei cittadini americani, da terrorizzare al punto da indurli a sostenere le guerre a venire, cominciando da Iraq e Afghanistan.La notizia trapela dal newsmagazine “Veterans Today”: un collaboratore, Gordon Duff, segnala che sulla “Pravda” del 7 gennaio 2015 si parla dell’imminente, clamorosa iniziativa dei russi: smascherare definitivamente l’imbroglio mondiale dell’11 Settembre, quello degli arei dirottati sulle Torri “all’insaputa della Cia e dell’Fbi”, senza alcuna reazione da parte della difesa aerea americana. «Le evidenze satellitari russe che provano la demolizione controllata del World Trade Center con “armi speciali” – scrive “Come Don Chisciotte” – sono state recensite da un redattore di “Veterans Today”, mentre si trovava a Mosca». Gli analisti ritengono che l’attuale situazione di “guerra fredda” tra Washingon e Mosca rappresenti la quiete prima della tempesta: «Putin colpirà una sola volta, ma ha intenzione di farlo con notevole durezza», annuncia “Veterans Today”. «L’elenco delle prove include delle immagini satellitari», aggiunge il newsmagazine, e il materiale in via di pubblicazione «dimostrerebbe la complicità del governo degli Stati Uniti negli attacchi del 9/11 e la successiva manipolazione dell’opinione pubblica».«Le ragioni dell’inganno e dell’assassinio dei propri cittadini – continua Duff – avrebbero servito gli interessi petroliferi degli Stati Uniti e delle corporazioni statali del Medio Oriente». La Russia si preparebbe quindi a dimostrare, in modo clamoroso, che «l’America ha utilizzato il terrorismo “false flag”, sotto falsa bandiera, contro i suoi stessi cittadini, per creare il pretesto per un intervento militare in paesi stranieri». Se così dovesse essere, aggiunge Duff, «la conseguenza diretta della tattica di Putin sarebbe quella di rendere note le politiche terroristiche segretamente adottate dal governo degli Stati Uniti: secondo gli analisti americani, la credibilità del governo statunitense ne risulterebbe compromessa e ci sarebbero, di conseguenza, delle proteste di massa nelle città e infine una rivolta generalizzata». A quel punto, si domanda Duff, gli Usa come potranno rapportarsi ancora sulla scena politica mondiale? «La leadership americana nella lotta contro il terrorismo internazionale ne risulterebbe totalmente compromessa, dando un immediato vantaggio agli Stati-canaglia e ai terroristi islamici».Lo stesso Barack Obama non è immune da accuse: tutti ricordano la scandalosa gestione dell’ultimo capitolo dell’affare Bin Laden, dichiarato morto in Pakistan senza uno straccio di prova, il presunto cadavere inabissato nell’Oceano Indiano. Morti anche i soldati del commando che avrebbe ucciso il capo di Al-Qaeda ad Abbottabad: fulminati “per errore” da fuoco amico, a Kabul, poche settimane dopo il misterioso blitz. Tutte le voci più importanti della dissidenza, negli Usa, hanno denunciato come palesemente falsa la versione ufficiale sulla strage dell’11 Settembre, mentre il Senato degli Stati Uniti ha concluso, di recente, che l’Fbi era perfettamente al corrente delle mosse dei futuri dirottatori-kamikaze. Finora, il manistream ha avuto buon gioco nel rifiutare i sospetti, avvalorando la verità ufficiale sulla base di una semplice tesi: il crimine evocato – strategia della tensione, con numeri smisuratamente stragistici – è troppo mostruoso per essere accettato. Impossibile digerire l’idea che qualcuno, al Pentagono, abbia organizzato l’attentato del secolo, arrivando addirittura ad “accecare” l’aviazione Usa per molte ore e a “sequestrare” il presidente Bush, fatto letteralmente scomparire “per proteggerlo”, e anche per impedirgli di reagire. “Complottismo”, è stata finora la formula liquidatoria per seppellire le scomode verità sull’11 Settembre, illuminate da prestigiose contro-inchieste: le Torri sarebbero crollate secondo le procedure della “demolizione controllata”, grazie all’impiego di esplosivi speciali come la nano-termite, di origine militare. E se ora Putin riuscisse davvero a confermare questa versione con evidenze esclusive?Gioele Magaldi, autore del dirompente libro “Massoni”, sulla scorta di documentazione top secret di origine massonica (che l’autore si dichiara pronto a esibire in caso di contestazioni) rivela che Osama Bin Laden non fu soltanto reclutato dalla Cia in Afghanistan ai tempi dell’invasione sovietica, ma fu “affiliato” nientemeno che da Zbigniew Brzezinski e inserito nel potentissimo club ultra-segreto delle superlogge internazionali. Una di queste, denominata “Hathor Pentalpha”, sarebbe stata creata da Bush padre con intenti palesemente eversivi: usare il terrorismo per manipolare l’opinione pubblica e trascinare l’Occidente nella “guerra infinita”, a beneficio delle super-lobby del petrolio e delle armi. Nella “Hathor Pentalpha” sarebbe arruolato anche Tony Blair, che più di ogni altro si spese per costruire la suprema menzogna delle inesistenti “armi di distruzione di massa” di Saddam Hussein. Oggi, l’erede di Bin Laden è il “califfo” Abu Bakr al-Baghdadi, misteriosamente scarcerato nel 2009 dal centro di detenzione di Camp Bucca in Iraq, perché potesse combattere nel sedicente “Esercito Siriano Libero” e poi fondare l’Isis, il cui nome coincide con quello della divinità egizia Iside, vedova di Osiride, nei testi antichi chiamata anche “Hathor”. Solito schema: creare l’armata del terrore per poi scatenare una guerra. E, prima ancora, una campagna elettorale: quella di Jeb Bush, ultimo rampollo della dinastia presidenziale del fondatore della “Hathor Pentalpha”, definita «superloggia del sangue e della vendetta» perché nata quando Bush – affiliato a superlogge reazionarie – fu battuto nella corsa alla Casa Bianca da Ronald Reagan, sostenuto da clan massonici concorrenti.Sempre secondo Magaldi, lo stesso Putin è “affiliato” a una superloggia latomistica internazionale. L’autore di “Massoni” sostiene inoltre che da qualche anno sia in atto una sorta di guerra inframassonica: le “Ur-Lodges” progressiste starebbero preparando una controffensiva, dopo gli ultimi decenni in cui il mondo è caduto letteralmente nelle mani dell’élite finanziaria che ha pilotato la globalizzazione più selvaggia, calpestando i diritti dei popoli e gettando anche l’Occidente in una crisi senza precedenti, il cui punto più critico è l’Europa, dove le classi medie sono state rapidamente impoverite a beneficio dell’oligarchia neo-feudale che domina Bruxelles con il dogma neoliberista del rigore. In parallelo, si muovono scenari geopolitici: come previsto da tutti gli analisti, il gigante cinese è cresciuto in modo esponenziale, minacciando la supremazia americana. La Russia di Putin, prima provocata in Siria e ora assediata in Ucraina a due passi da casa, rappresenta la prima linea del fronte, mentre i Brics lavorano nelle retrovie per preparare un’alternativa multipolare, anche finanziaria, alla “dittatura” del petrodollaro. Quella che Papa Francesco chiama Terza Guerra Mondiale si sta avvicinando. Nel tentativo di scongiurarla, Putin giocherà davvero la sconvolgente carta delle “prove definitive” per accusare il governo Usa per l’11 Settembre?
L’attacco alle Torri Gemelle «è stato pianificato dal governo degli Stati Uniti, ma è stato eseguito per procura, in modo tale che l’attacco contro l’America e il popolo degli Stati Uniti sembrasse un’aggressione effettuata da organizzazioni terroristiche internazionali». Attenzione: «Le prove fornite sarebbero a tal punto convincenti, da smontare completamente la versione ufficiale dell’11 Settembre sostenuta dal governo degli Stati Uniti». Quali prove? Quelle che starebbero per essere pubblicate a Mosca, controfirmate nientemeno che da Vladimir Putin. Ultima mossa, clamorosa, per tentare di fermare la macchina da guerra che – dalla Siria all’Ucraina – sta assediando i non-allienati allo strapotere di Washington, Russia e Cina in primis, tenendo sotto ricatto anche i paesi del petrolio e la stessa Europa, costretta a varare sanzioni autolesioniste contro l’impero del gas e usare la Nato come minaccia contro Mosca. Il presidente russo, annuncia la “Pravda”, si prepara dunque al colpo del ko: l’esibizione di «prove schiaccianti», satellitari, che inchioderebbero l’intelligence di Bush al crimine dell’11 Settembre, spaventoso massacro ai danni dei cittadini americani, da terrorizzare al punto da indurli a sostenere le guerre a venire, cominciando da Iraq e Afghanistan.

La notizia trapela dal newsmagazine “Veterans Today”: un collaboratore, Gordon Duff, segnala che sulla “Pravda” del 7 gennaio 2015 si parla dell’imminente, clamorosa iniziativa dei russi: smascherare definitivamente l’imbroglio mondiale dell’11 Putin 11 SettembreSettembre, quello degli arei dirottati sulle Torri “all’insaputa della Cia e dell’Fbi”, senza alcuna reazione da parte della difesa aerea americana. «Le evidenze satellitari russe che provano la demolizione controllata del World Trade Center con “armi speciali” – scrive “Come Don Chisciotte” – sono state recensite da un redattore di “Veterans Today”, mentre si trovava a Mosca». Gli analisti ritengono che l’attuale situazione di “guerra fredda” tra Washingon e Mosca rappresenti la quiete prima della tempesta: «Putin colpirà una sola volta, ma ha intenzione di farlo con notevole durezza», annuncia “Veterans Today”. «L’elenco delle prove include delle immagini satellitari», aggiunge il newsmagazine, e il materiale in via di pubblicazione «dimostrerebbe la complicità del governo degli Stati Uniti negli attacchi del 9/11 e la successiva manipolazione dell’opinione pubblica».

«Le ragioni dell’inganno e dell’assassinio dei propri cittadini – continua Duff – avrebbero servito gli interessi petroliferi degli Stati Uniti e delle corporazioni statali del Medio Oriente». La Russia si preparerebbe quindi a dimostrare, in modo clamoroso, che «l’America ha utilizzato il terrorismo “false flag”, sotto falsa bandiera, contro i suoi stessi cittadini, per creare il pretesto per un intervento militare in paesi stranieri». Se così dovesse essere, aggiunge Duff, «la conseguenza diretta della tattica di Putin sarebbe quella di rendere note le politiche terroristiche segretamente adottate dal governo degli Stati Uniti: secondo gli analisti americani, la credibilità del governo statunitense ne risulterebbe compromessa e ci sarebbero, di conseguenza, delle proteste di massa nelle città e infine una rivolta generalizzata». A quel punto, si domanda Duff, gli Usa come potranno Obamarapportarsi ancora sulla scena politica mondiale? «La leadership americana nella lotta contro il terrorismo internazionale ne risulterebbe totalmente compromessa, dando un immediato vantaggio agli Stati-canaglia e ai terroristi islamici».

Lo stesso Barack Obama non è immune da accuse: tutti ricordano la scandalosa gestione dell’ultimo capitolo dell’affare Bin Laden, dichiarato morto in Pakistan senza uno straccio di prova, il presunto cadavere inabissato nell’Oceano Indiano. Morti anche i soldati del commando che avrebbe ucciso il capo di Al-Qaeda ad Abbottabad: fulminati “per errore” da fuoco amico, a Kabul, poche settimane dopo il misterioso blitz. Tutte le voci più importanti della dissidenza, negli Usa, hanno denunciato come palesemente falsa la versione ufficiale sulla strage dell’11 Settembre, mentre il Senato degli Stati Uniti ha concluso, di recente, che l’Fbi era perfettamente al corrente delle mosse dei futuri dirottatori-kamikaze. Finora, il manistream ha avuto buon gioco nel rifiutare i sospetti, avvalorando la verità ufficiale sulla base di una semplice tesi: il crimine evocato – strategia della tensione, con numeri smisuratamente stragistici – è troppo mostruoso per essere accettato. Impossibile digerire l’idea che qualcuno, al Pentagono, abbia organizzato l’attentato del secolo, arrivando addirittura ad “accecare” l’aviazione Usa per molte ore e a “sequestrare” il presidente Bush, fatto letteralmente scomparire “per proteggerlo”, e anche per impedirgli di reagire. “Complottismo”, è stata finora la formula liquidatoria per seppellire le scomode verità sull’11 Settembre, illuminate da prestigiose contro-inchieste: le Torri sarebbero crollate secondo le procedure della “demolizione controllata”, grazie all’impiego di esplosivi speciali come la nano-termite, di origine militare. E se ora Putin riuscisse davvero a confermare questa versione con evidenze esclusive?

Gioele Magaldi, autore del dirompente libro “Massoni”, sulla scorta di documentazione top secret di origine massonica (che l’autore si dichiara pronto a esibire in caso di contestazioni) rivela che Osama Bin Laden non fu soltanto reclutato dalla Cia in Afghanistan ai tempi dell’invasione sovietica, ma fu “affiliato” nientemeno che da Zbigniew Brzezinski e inserito nel potentissimo club ultra-segreto delle superlogge internazionali. Una di queste, denominata “Hathor Pentalpha”, sarebbe stata creata da Bush padre con intenti palesemente eversivi: usare il terrorismo per manipolare l’opinione pubblica e trascinare l’Occidente nella “guerra infinita”, a beneficio delle super-lobby del petrolio e delle armi. Nella “Hathor Pentalpha” sarebbe arruolato anche Tony Blair, che più di ogni altro si spese per costruire la suprema menzogna delle inesistenti “armi di distruzione di massa” di Saddam Hussein. Oggi, l’erede di Bin Laden è il “califfo” Abu Bakr al-Baghdadi, misteriosamente scarcerato nel 2009 dal centro di detenzione di Camp Bucca in Iraq, perché potesse combattere nel sedicente “Esercito Siriano Libero” e poi fondare l’Isis, il cui nome coincide con quello della divinità egizia Iside, vedova di Osiride, nei testi antichi chiamata anche “Hathor”. Solito schema: creare l’armata del terrore per poi scatenare una guerra. E, prima ancora, una campagna elettorale: quella di Jeb Bush, ultimo rampollo della dinastia presidenziale del fondatore della “Hathor Pentalpha”, Gioele Magaldidefinita «superloggia del sangue e della vendetta» perché nata quando Bush – affiliato a superlogge reazionarie – fu battuto nella corsa alla Casa Bianca da Ronald Reagan, sostenuto da clan massonici concorrenti.

Sempre secondo Magaldi, lo stesso Putin è “affiliato” a una superloggia latomistica internazionale. L’autore di “Massoni” sostiene inoltre che da qualche anno sia in atto una sorta di guerra inframassonica: le “Ur-Lodges” progressiste starebbero preparando una controffensiva, dopo gli ultimi decenni in cui il mondo è caduto letteralmente nelle mani dell’élite finanziaria che ha pilotato la globalizzazione più selvaggia, calpestando i diritti dei popoli e gettando anche l’Occidente in una crisi senza precedenti, il cui punto più critico è l’Europa, dove le classi medie sono state rapidamente impoverite a beneficio dell’oligarchia neo-feudale che domina Bruxelles con il dogma neoliberista del rigore. In parallelo, si muovono scenari geopolitici: come previsto da tutti gli analisti, il gigante cinese è cresciuto in modo esponenziale, minacciando la supremazia americana. La Russia di Putin, prima provocata in Siria e ora assediata in Ucraina a due passi da casa, rappresenta la prima linea del fronte, mentre i Brics lavorano nelle retrovie per preparare un’alternativa multipolare, anche finanziaria, alla “dittatura” del petrodollaro. Quella che Papa Francesco chiama Terza Guerra Mondiale si sta avvicinando. Nel tentativo di scongiurarla, Putin giocherà davvero la sconvolgente carta delle “prove definitive” per accusare il governo Usa per l’11 Settembre?

http://www.libreidee.org/2015/02/putin- ... -le-prove/
Rom
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Re: LA DEMOCRAZIA PERDUTA

Messaggio da Rom »

Dobbiamo dircelo francamente: è la scoperta dell'acqua calda, che conferma quello che dicevo qualche giorno fa sui nani che sono scesi dalle spalle dei giganti e ricominciano tutto daccapo, tornando con una sorta di animo naif su cose già trattate e analizzate da decenni, se non da secoli.
L'unica (parzialissima) giustificazione sta nell'evento che ha contraddistinti questi ultimi trent'anni, cioè la caduta del Muro e il crollo dell'URSS, che hanno posto in una chiave apparentemente diversa la critica verso la democrazia capitalistica - la "fine della storia" di Fukuyama, in questo quadro, dovrebbe quindi essere riletta come "un nuovo inizio della storia".

Distinguiamo innanzi tutto la critica alla democrazia che proviene dalla destra d'ispirazione autoritaria, da quella di matrice di sinistra, che vanno in direzioni piuttosto diverse, per non dire opposte, anche se grosso modo hanno in comune la visione anti-borghese, che può confondere i termini del problema.
La critica di sinistra, per altro, copre anche un'area di pensiero che sarebbe propria del liberalismo, cioè surroga un'assenza di parte liberale su questo tema, che avrebbe il compito di analizzare la democrazia secondo i criteri stessi (liberali) che l'hanno fatta nascere.
In realtà il liberalismo si è fermato alla propria, fondamentale teorizzazione istituzionale: costituzione, parlamentarismo, rappresentanza, divisione dei poteri, etc, prescindendo dalla teorizzazione e implementazione sociale di queste istituzioni, lasciando così che il regime democratico si fondasse su un postulato formalistico.

In realtà, quello che noi vediamo (e che facciamo però fatica ad ammettere) è che la democrazia si fonda ma anche si esaurisce sostanzialmente nella Carta Costituzionale, che fissa in modo perentorio i diritti dell'individuo e il concetto dell'uguaglianza di fronte alla legge, oltre a quei diritti civili e politici conculcati dall'ancien regime alle ceneri del quale nascono i moderni regimi democratici.
Tutto ciò che avviene "dopo" la Carta Costituzionale è definibile come "democratico" solo perché è formalmente dipendente dalla Carta.
Ciò avviene per due sostanziali ordine di ragioni.
Il primo è direttamnte riferibile al sistema socio-economico capitalistico, che per alcuni aspetti fondamentali è in aperta contraddizione con il concetto stesso di democrazia, soprattutto per ciò che riguarda il valore dell'uguaglianza e della libertà reale del "cittadino", che è una delle basi della teorizzazione liberale e delle sue istituzioni.
Il secondo è di carattere più generale, e riguarda i limiti di un sistema che è stato pensato e realizzato storicamente in una dimensione assai diversa da quella della "società di massa", specialmente nella sua versione post-industriale.
Il fatto, per esempio, che milioni di cittadini - il "popolo sovrano" - non sono obiettivamnte in grado di valutare e decidere in merito a problemi estremamente complessi, non avendo nemmeno lontanamente a disposizione di dati necessari per formulare un giudizio.
Il fatto, correlato strettamnte al precedente, per cui questa deficienza cognitiva finisca per essere colmata dalla comunicazione, alla quale si aderisce in via fideistica, ignorando i meccanismi che presiedono alla comunicazione stessa e la loro dipendenza da interessi diversi da quello generale.
Questi fatti sono ben noti e di peso decisivo, sul piano democratico "liberale", e per altro assai difficili da sanare, non solo in relazione alle esigenze del capitalismo, ma anche in relazione ai meccanismi del potere e della formazione delle opinioni in qualunque tipo di società complessa, o almeno, in qualunque tipo di società formata da milini di individui.
Dunque, bisogna tornare a una constatazione fatta poche righe sopra: una cosa è la democrazia (la società) al tempo di Beniamino Franklin, una cosa quella del tempo di Bush e della CNN.
Possiamo soffermarci su una miriade di dettagli, che confermano questo dato di fatto.
Quello che manca - non da oggi - è lo studio di un'alternativa: parlando di sinistra, quallo che manca è, storicamnte, è una teoria delle istituzioni da parte della sinistra stessa, per superare il formalismo d'ispirazione "liberale".
Eravamo giovani, eravamo arroganti, eravamo ridicoli, eravamo eccessivi, eravamo avventati. Eravamo bandiere rosse. E avevamo ragione.
lucameni1
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Iscritto il: 20/04/2013, 20:48

Re: LA DEMOCRAZIA PERDUTA

Messaggio da lucameni1 »

Malgaldi? Mah! E' che proprio non reggo quello che sa di cospirativismo o complottismo che dir di voglia.
Pronto ad ammettere di non averci visto giusto ma mi risulta sia lo stesso Malgaldi a dire che i suoi discorsi attualmente non sono supportati da altro se non dalle sue parole.
Comunque le porcherie il più delle volte sono di tale evidenza che non c'è bisogno di tirare fuori alcun complotto. Altro discorso - ripeto - la disinformazione che però è propria anche di coloro che gridano alla disinformazione e dopo aver spippolettato per internet e trovato un link che aggrada si sentono finalmente pieni di una conoscenza ignorata da altri.
Da questo punto di vista i social network sono uno specchio da paura di questo andazzo.
In merito a Putin non ho molto da aggiungere. In altra sede ho scritto pure degli articoli in merito e fa un po' pensare che questo personaggio, di certo non un campione della democrazia liberale, sia diventato un eroe per parte della destra radicale, della sinistra radicale, dei grillini, di parte dei cattolici più tradizionalisti, oltre che dei forzisti (potenza del lettone e degli affari). Certo non si può giudicare un personaggio dai suoi fans, ma pur sempre rappresentano un indizio che nel caso di Putin mi pare parecchio inquietante. Evidentemente la polemica nei confronti della Nato, della Ue, dell'Occidente rende molti di bocca buona. Il che ritengo sia uno sbaglio e pure parecchio grosso.
Il fatto poi che coloro che ragionano sull'Ucraina - non ritenendo affatto che sia governata da una banda di nazisti - siano poi tacciati di nazismo o di altre squisitezze, non merita particolari commenti. Tutto rientra nell'esagitazione da social network in parte e in parte da una visione del mondo talmente manichea che arriva a far dimenticare che esistono stati sovrani, confini, che forse prima di sparare ad alzo zero è anche giusto informarsi (appunto) e che informarsi e gridare alla disinformazione non vuol dire (appunto) prendere il link che più ti aggrada e poi spacciarlo come verità assoluta.
Informarsi è anche fatica, saper selezionare, confrontare, spogliarsi quanto possibile della propria ideologia. Nel caso di Putin, questo sant'uomo pieno di intenti democratici, noto per il suo rispetto dei diritti umani, la faccenda sembra andare in altra direzione. E rimane inevasa la domanda: come mai qui in Italia - giustamente - ci indignamo se la nostra costituzione parlamentare viene insozzata e ci preoccupiamo se la nostra democrazia diventa sempre più formale, se l'informazione è condizionata da potentati politici ed economici, e poi nel contempo non ci si fa scrupolo di innneggiare a un Putin (ma la cosa vale per altri dittatorelli) che nel loro paese hanno combinato pure qualcosa di poco carino riguardo le istituzioni democratiche, il pluralismo, i diritti umani.
Altrimenti troppo facile. Vogliamo libertà e democrazia vera da noi e poi quella degli altri paesi? Passa in secondo piano pur di gratificarsi del Putin della situazione? Non mi pare nè coerente nè onesto.
Se si è democratici lo si è in Italia e per l'Italia e lo si anche è in Russia e per la Russia (e l'elenco continua). Tertium non datur.
Rom
Messaggi: 141
Iscritto il: 29/01/2015, 12:46

Re: LA DEMOCRAZIA PERDUTA

Messaggio da Rom »

Luca, forse hai ragione, e forse sono io quello strano.
Il fatto è che non mi sento in grado di "sapere e selezionare" a sufficienza.
Per avere un'idea mia, vera, fondata, seria, ho bisogno di dati assai più certi e più diretti, di quanto non siano quelli che provengono dalla "informazione": non ne faccio nemmeno una questione di malafede o di complottismo, da parte dei "poteri" e del "sistema", nel senso che già mi basta la difficoltà di base che deriva dal fatto che ci troviamo a nutrirci di cibo informativo precotto e predigerito anche quando lo supponessimo in perfetta buonafede.
Per le mie riflessioni sul mondo, la politica e la varia umanità mi sono sempre e soltanto basato sull'esperienza diretta, o in alternativa sulla logica che riesco a esercitare su quel poco di dati (relativamente) certi che ho a disposizione: un metodo che, francamnte, mi ha tradito molto di rado.
Quando ho sbagliato, ciò è successo perché non ho dato ascolto a quelle che erano le mie conclusioni, e ho cercato di attenuarle, facendo una specie di somma algebrica con tesi opposte alle mie.
Le tesi sulla crisi della democrazia, che adesso stanno emergendo da più parti, erano avvertibili da almeno vent'anni, o forse trenta, e io le ho spesso esternate in una forma "paradossale", credendoci sul piano puramente intellettuale, ma non pensando che si sarebbero dimostrate con tale puntualità sul piano pratico.
Sbagliavo. La realtà supera spesso la fantasia. La verità sta sotto i nostri occhi, ma non la vediamo perché non ci possiamo permettere di vederla.
Ci piace pensare e ragionare sulla democrazia secondo ciò che questa dovrebbe essere. Ma non funziona.
Eravamo giovani, eravamo arroganti, eravamo ridicoli, eravamo eccessivi, eravamo avventati. Eravamo bandiere rosse. E avevamo ragione.
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