Luca, da come ho imparato a conoscerlo, è una persona della quale chiunque desiderebbe essere vicino di casa o compagno di viaggio - come del resto è Flavio, a patto che ci sia abbastanza spazio per tutt'e due sul sedile... E probabilmente lo stesso vale per la gran parte di noi, se non altro per il solo fatto che abbiamo una fondamentale visione comune della vita e dell'umanità: è questo che io attribuisco come significato all'essere "di sinistra", come appartenenza antropologica.pancho ha scritto: Se avessi letto la ns. mission avresti fin dall'inizio qual'erano i ns. obiettivi e a chi ci rivolgevamo.
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Certo una discussione fra di noi fa piu' che bene e pure una pacca sulle spalle.
Pero' noi abbiamo deciso di andar oltre e capire quali erano i difetti e i nei(intesi come bellezza) della sinistra e per far questo occorre che il dibattito/confronto avvenga anche con chi non la pensa come noi. Lucameni ne e' l'esempio e vorrei che su questo dicesse qualcosa poiche punti in comune ci possono essere per battaglie assieme.
Però, caro Pancho, la lettura della mission non basta. Non dice tutto.
Quando infatti si pone la questione della "forma partito", non si tratta della sua mission, ma di come questa mission si traduce in organizzazione e in comportamnti concreti: è, appunto, la forma assunta dal contenuto, ammesso che la forma non sia essa stessa un contenuto, o non lo condizioni in modo determinante.
Io, per esempio, ho da sempre avuto l'idea che un partito sia innanzi tutto costituito da chi lo sostiene e da chi si riconosce nella sua identità, più che dai quadri e dai suoi dirigenti. Questo era, perme, il PCI, qando ne facevo parte, fortemente critico verso il cominternismo e verso una parte della sua nomenklatura.
E ho sempre pensato che la politica s'identifichi con la società, prima che con i partiti che operano sul palcoscenico politico-istituzionale: società significa cultura, in senso stretto e in senso gramsciano, cioè storico-antropologico.
Questa mia "visione" non la contrappongo a quella più "politicante" che possono avere altri, ma credo che si possa e si debba affiancare con quella di altri. Ognuno dà il proprio contributo, le diverse visioni si integrano, anche quando (forse soprattutto quando) entrano in collisione o quando offrono letture della medesima realtà vista da angolazioni differenti.
Quindi, per me, occuparmi di politica non è affatto in contraddizione o in alternativa all'occuparmi di letteratura o di cinema, di arte o di cronaca, o di psicologia, di ambiente, di costume.
E credo anche alla capacità di conservare quella "leggerezza" di cui parla Lucfig, e non penso che ciò rappresenti un ostacolo alla mission.
C'è tuttavia un fattore che considero non contrattabile: il rispetto umano, meglio ancora il calore umano - che non è un fattore comportamentale, ma un atteggiamento innanzi tutto interiore, un sentimento. Non ho mai creduto a chi si professa di sinistra e non ha calore umano.