Top News
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Re: Top News
L'otto marzo dev'essere la festa dei diritti.
Il diritto alla parità nella retribuzione che è ancora un problema (perché poi, con quale motivazione) nei paesi occidentali.
Il diritto alla piena libertà sessuale, a non essere manipolate, indotte, costrette, violentate. Il diritto ad essere tutelate contro i propri persecutori, sempre. Il diritto alla parità in tutti i campi, in tutto il mondo.
Il diritto alla parità nella retribuzione che è ancora un problema (perché poi, con quale motivazione) nei paesi occidentali.
Il diritto alla piena libertà sessuale, a non essere manipolate, indotte, costrette, violentate. Il diritto ad essere tutelate contro i propri persecutori, sempre. Il diritto alla parità in tutti i campi, in tutto il mondo.
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
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Re: Top News
Airbus, ‘estratto audio dalla prima scatola nera
Nessuna ipotesi esclusa, settimane per capire’
Gli investigatori francesi del Bea smentiscono il ritrovamento del secondo registratore di bordo
“Volo Germanwings sceso di 3mila piedi al minuto. Impatto a velocità elevata ha disintegrato l’aereo”
Germanwings, “estratto audio da prima scatola nera. Nessuna ipotesi esclusa”
Mondo
Gli investigatori francesi del Bea smentiscono il ritrovamento del secondo registratore di bordo: “Volo Barcellona-Dusseldorf sceso di 3mila piedi al minuto. Impatto a velocità elevata ha disintegrato l’aereo. Ci vorranno settimane per comprendere cosa sia successo”
di F. Q. | 25 marzo 2015
Articolo + video
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03 ... i/1535459/
Nessuna ipotesi esclusa, settimane per capire’
Gli investigatori francesi del Bea smentiscono il ritrovamento del secondo registratore di bordo
“Volo Germanwings sceso di 3mila piedi al minuto. Impatto a velocità elevata ha disintegrato l’aereo”
Germanwings, “estratto audio da prima scatola nera. Nessuna ipotesi esclusa”
Mondo
Gli investigatori francesi del Bea smentiscono il ritrovamento del secondo registratore di bordo: “Volo Barcellona-Dusseldorf sceso di 3mila piedi al minuto. Impatto a velocità elevata ha disintegrato l’aereo. Ci vorranno settimane per comprendere cosa sia successo”
di F. Q. | 25 marzo 2015
Articolo + video
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/03 ... i/1535459/
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Re: Top News
UOMINI CONTRO
Il nuovo governo Berlusconi cosa voleva dimostrare al G8 ????
G8, blitz alla Diaz: Strasburgo condanna l’Italia per tortura
La Corte europea dei diritti umani: «Tenuto conto di gravità fatti la risposta delle autorità italiane è stata inadeguata». «Polizia non collaborò per identificare gli agenti»
di Redazione Online
Articolo + video + foto
http://www.corriere.it/cronache/15_apri ... d8a1.shtml
Il nuovo governo Berlusconi cosa voleva dimostrare al G8 ????
G8, blitz alla Diaz: Strasburgo condanna l’Italia per tortura
La Corte europea dei diritti umani: «Tenuto conto di gravità fatti la risposta delle autorità italiane è stata inadeguata». «Polizia non collaborò per identificare gli agenti»
di Redazione Online
Articolo + video + foto
http://www.corriere.it/cronache/15_apri ... d8a1.shtml
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Re: Top News
La7, la signora Carrai risentita con la Gruber: ‘Mi aspettavo la domanda su mio marito e Renzi’
VIDEO
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/04/ ... zi/357076/
Geopolitica, islam, cristianesimo, convivenza tra i popoli, ospite in studio Lucio Caracciolo, storico direttore della rivista Limes. Il programma è Otto e mezzo su La7. La conduttrice è Lilli Gruber, l’altra ospite in studio è Francesca Campana Comparini, filosofa, già finita al centro delle polemiche a Firenze, per la scelta del Comune di affidarle la responsabilità di un’importante mostra di Pollock in città a pochi giorni dal matrimonio con Marco Carrai, grande eminenza grigia renziana. Dopo una buona mezz’ora la Gruber sfodera la domanda: “Ma a casa, Carrai parla mai di politica?”. “Ah, ecco che la Lilli mi fa la domanda su Carrai”. Imbarazzo e poi la Gruber insiste: “Parlate di politica?”. “Sì, guardando Otto e mezzo”
^^^^^^^
LA VOX POPULI
disqus_dq3UEVN2QW • 13 minuti fa
era convinta di stare ancora a scuola: "sa' professore, io mi ero preparata su quell'altro argomento."
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lisum • 17 minuti fa
buon sangue non mente!....lei incassa il titolo di dottoressa,in compenso "la lilli"...... fa sempre più chic tanto che repetita iuvant ;la prossima volta-giro si aspetti di parlare di affittacamere di successo,di ricompense a spese pubbliche per aver prestato l'alcova a lombi così alti e pregiati tanto pregiati da andare sul manichino,rectius burattino tanto per restare in terra toscana
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opinione13 • 35 minuti fa
Ho visto la trasmissione della Gruber. Si parlava di religioni, di Islam e di stato islamico. Era una discussione di alto livello, con interlocutori di rango. Poi c'è stata la caduta di stile lella conduttrice, che non ha saputo resistere alla tentazione di punzecchiare. E ovviamente ora i commentatori del FQ fanno di tutto per mettere in mostra il loro basso livello culturale.
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camillobenso opinione13 • alcuni secondi fa
Tieni duro, questo commento deve ancora essere approvato da Il Fatto Quotidiano.
Brigate Renziane con tanto di tessera??????
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lisum opinione13 • 15 minuti fa
abbassi la sua capoccia ché altrimenti sconcia la sua zucca.....ecco....così...ancora un pò......oplà!....fatto !
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VIDEO
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/04/ ... zi/357076/
Geopolitica, islam, cristianesimo, convivenza tra i popoli, ospite in studio Lucio Caracciolo, storico direttore della rivista Limes. Il programma è Otto e mezzo su La7. La conduttrice è Lilli Gruber, l’altra ospite in studio è Francesca Campana Comparini, filosofa, già finita al centro delle polemiche a Firenze, per la scelta del Comune di affidarle la responsabilità di un’importante mostra di Pollock in città a pochi giorni dal matrimonio con Marco Carrai, grande eminenza grigia renziana. Dopo una buona mezz’ora la Gruber sfodera la domanda: “Ma a casa, Carrai parla mai di politica?”. “Ah, ecco che la Lilli mi fa la domanda su Carrai”. Imbarazzo e poi la Gruber insiste: “Parlate di politica?”. “Sì, guardando Otto e mezzo”
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LA VOX POPULI
disqus_dq3UEVN2QW • 13 minuti fa
era convinta di stare ancora a scuola: "sa' professore, io mi ero preparata su quell'altro argomento."
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lisum • 17 minuti fa
buon sangue non mente!....lei incassa il titolo di dottoressa,in compenso "la lilli"...... fa sempre più chic tanto che repetita iuvant ;la prossima volta-giro si aspetti di parlare di affittacamere di successo,di ricompense a spese pubbliche per aver prestato l'alcova a lombi così alti e pregiati tanto pregiati da andare sul manichino,rectius burattino tanto per restare in terra toscana
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opinione13 • 35 minuti fa
Ho visto la trasmissione della Gruber. Si parlava di religioni, di Islam e di stato islamico. Era una discussione di alto livello, con interlocutori di rango. Poi c'è stata la caduta di stile lella conduttrice, che non ha saputo resistere alla tentazione di punzecchiare. E ovviamente ora i commentatori del FQ fanno di tutto per mettere in mostra il loro basso livello culturale.
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camillobenso opinione13 • alcuni secondi fa
Tieni duro, questo commento deve ancora essere approvato da Il Fatto Quotidiano.
Brigate Renziane con tanto di tessera??????
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lisum opinione13 • 15 minuti fa
abbassi la sua capoccia ché altrimenti sconcia la sua zucca.....ecco....così...ancora un pò......oplà!....fatto !
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Re: Top News
Pier Giorgio Rivolta • un'ora fa
Maritocrazia.
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uragan- • un'ora fa
Questa pennivendola è una fabio fazio in gonnella. Il coltello tra i denti lo tiene solo se l'intervistato/a non ha in tasca la tessera di partito giusta.
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gab • un'ora fa
niente di nuovo, il solito nepotismo che infesta la nostra politica, avessero almeno il buon gusto di evitare pistolotti sulla meritocrazia...
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AlbertoA • un'ora fa
L'ennesima dimostrazione della boriosità e della pochezza mentale dei raccomandati della Politica.
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Maicol Sole • un'ora fa
Se non fosse stata moglie di quel tale, amico intimo di quell'atro tale, che per infausto caso del destino (nostro) si ritrova a presiedere il governo di questo folle, disgraziato e meraviglioso paese, essa, la bella bionda concubina, non sarebbe stata chiamata a presenziare in quel noioso e utile (alla disinformazione) postribolo televisivo, risparmiando prima di tutto a se stessa, poi ai tele morenti, quest'esplosione vulcanica (c'è del fuoco dentro) di vanità e arroganza. Gli affanni lasciateli pure a noi, tanto ormai...
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Bice Ulissi • un'ora fa
Questa importante filosofa la conosce solo la cerchia di Renzi tanto da affidarle la responsabilità di una mostra
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Maritocrazia.
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uragan- • un'ora fa
Questa pennivendola è una fabio fazio in gonnella. Il coltello tra i denti lo tiene solo se l'intervistato/a non ha in tasca la tessera di partito giusta.
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gab • un'ora fa
niente di nuovo, il solito nepotismo che infesta la nostra politica, avessero almeno il buon gusto di evitare pistolotti sulla meritocrazia...
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AlbertoA • un'ora fa
L'ennesima dimostrazione della boriosità e della pochezza mentale dei raccomandati della Politica.
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Maicol Sole • un'ora fa
Se non fosse stata moglie di quel tale, amico intimo di quell'atro tale, che per infausto caso del destino (nostro) si ritrova a presiedere il governo di questo folle, disgraziato e meraviglioso paese, essa, la bella bionda concubina, non sarebbe stata chiamata a presenziare in quel noioso e utile (alla disinformazione) postribolo televisivo, risparmiando prima di tutto a se stessa, poi ai tele morenti, quest'esplosione vulcanica (c'è del fuoco dentro) di vanità e arroganza. Gli affanni lasciateli pure a noi, tanto ormai...
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Bice Ulissi • un'ora fa
Questa importante filosofa la conosce solo la cerchia di Renzi tanto da affidarle la responsabilità di una mostra
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Re: Top News
Repubblica 11.4.15
Il genio che ci ha insegnato il coraggio di cambiare idea
A sessant’anni dalla morte, la grande eredità dello scienziato è nel metodo. E negli errori
Albert Einstein
di Carlo Rovelli
NON c’è dubbio che Albert Einstein — di cui ricordiamo i sessant’anni dalla morte, e i cent’anni dalla sua teoria della relatività generale — sia stato il più grande scienziato del XX secolo, l’uomo che ha visto più a fondo nella natura, ha intuito più cose che si sono rivelate vere. Questo significa che quello che lui pensava va preso per buono? Che non sbagliava? Tutt’altro. Anzi: pochi scienziati hanno accumulato errori quanto Einstein. Pochi scienziati hanno cambiato idea tante volte quanto lui.
Non parlo degli errori della vita quotidiana, opinabili, e comunque affari suoi. Parlo di veri errori scientifici. Idee sbagliate, predizioni sbagliate, equazioni sbagliate, affermazioni su cui lui stesso è tornato indietro, oppure più tardi smentite dai fatti.
Qualche esempio. Oggi sappiamo che l’Universo è in espansione. Il fisico belga Lemaître lo aveva capito proprio usando la teoria della relatività e lo aveva comunicato ad Einstein. Einstein aveva risposto che l’idea era una sciocchezza. Per poi doversi rimangiare l’affermazione quando negli anni Trenta l’espansione dell’universo è stata osservata.
Oggi sappiamo che esistono i buchi neri. Ce ne sono a milioni solo nella nostra galassia e la loro esistenza è una delle clamorose conseguenze della teoria di Einstein. Ma Einstein non l’aveva capito, e sull’argomento ha scritto lavori sbagliati, sostenendo che cose simili non possono esistere. Anche sull’altra grande conseguenza della sua teoria, l’esistenza delle onde gravitazionali, Einstein si è sbagliato. Ha sostenuto che queste onde non esistono, sbagliando l’interpretazione della sua stessa teoria.
Prima di scrivere l’equazione giusta della teoria della relatività generale, il suo grande trionfo, Einstein ha pubblicato una fitta serie di articoli, tutti sbagliati, ciascuno con un’equazione diversa. È arrivato addirittura a pubblicare un lavoro dettagliato e complesso per dimostrare che la teoria non deve avere la simmetria… mentre sarà proprio la simmetria a caratterizzare la teoria buona. Per tutti gli anni finali della sua vita, poi, Einstein si ostina a voler scrivere una teoria unificata di gravità ed elettromagnetismo, senza capire che, come si vedrà poco dopo, l’elettromagnetismo è solo una componente di qualcosa di più ampio (la teoria elettro-debole) e quindi il progetto di unificarlo con la gravità senza considerare il resto è viziato alla base.
Poi ci sono le perentorie affermazioni che ha disseminato, cambiando idea poco dopo. Nella sua prima versione della teoria della relatività ristretta, la nozione di spaziotempo, cioè l’idea che esista un continuo di quattro dimensioni che comprende sia lo spazio che il tempo, non c’è ancora. L’idea dello “spaziotempo” non è di Einstein, è dovuta a Minkowski, che ha riscritto la teoria di Einstein usando questa idea. Quando Einstein ne viene a conoscenza, dichiara che si tratta di una inutile e sciocca complicazione “da matematici”. Per poi cambiare opinione poco dopo e usare proprio la nozione di spaziotempo come base della sua teoria successiva: la relatività generale. Sul ruolo della matematica in fisica, Einstein cambia ripetutamente idea, sostenendo varie cose in contraddizione l’una con l’altra nel corso della sua vita.
Anche nelle grandi discussioni sulla meccanica quantistica Einstein ha cambiato idea ripetutamente. All’inizio sostiene che la meccanica quantistica è contraddittoria. Poi accetta l’idea che non lo sia, e si limita a insistere che deve essere incompleta, non descrivere tutta la natura. Sulla sua teoria, la relatività generale, a lungo è stato convinto che le equazioni non potessero avere soluzioni in assenza di materia, e quindi il campo gravitazionale dipendesse dalla materia, per poi cambiare idea e descrivere il campo gravitazionale come un’entità reale automa, che esiste di per sé.
Forse il caso più straordinario è uno strabiliante lavoro scritto nel 1917, in cui Einstein fonda la cosmologia moderna, comprende che l’universo può essere una tre-sfera, e introduce la costante cosmologica, la cui esistenza è stata verificata oggi, a un secolo di distanza. In questo lavoro Einstein riesce a sommare un clamoroso errore di fisica — l’idea, sbagliata, che l’universo non possa cambiare nel tempo — e un clamoroso errore di matematica: non si accorge che la soluzione matematica delle equa- zioni che studia è instabile, e quindi non può descrivere l’universo reale. L’articolo è al tempo stesso un insieme strepitoso di idee nuove, rivoluzionarie e corrette, e un insieme clamoroso di errori.
Questa lunga serie di cambiamenti di opinione e di errori toglie qualcosa alla nostra ammirazione per Albert Einstein? No. Al contrario. Ci insegna, credo, qualcosa sull’intelligenza: l’intelligenza non è intestardirsi sulle proprie opinioni. È essere pronti a cambiarle. Essere pronti a esplorare le idee, accettando il rischio di sbagliare. Per capire il mondo bisogna avere il coraggio di provare le idee, e riadattarle continuamente, per farle funzionare al meglio. La forza della scienza è proprio qui: la capacità di produrre idee nuove e di riuscire a chiarire quando un’idea è sbagliata. “Quelli che non sbagliano mai” (ne conosciamo tanti) sono quelli che restano intrappolati in vecchi errori.
Einstein che sbaglia più di tutti e Einstein che capisce a fondo la natura più di chiunque altro non sono in contraddizione, sono due aspetti complementari e necessari della stessa profonda intelligenza: l’audacia del pensiero, il coraggio di rischiare, il non fidarsi delle idee ricevute, neanche delle proprie. Avere il coraggio di sbagliare, e soprattutto aver il coraggio di cambiare idea, non una volta ma ripetutamente, per poter trovare. Per poter, «provando e riprovando», come diceva Galileo, arrivare a capire.
Penso che il grande Einstein, se avesse saputo che per ricordarlo elenchiamo i suoi errori, avrebbe fatto uno di quegli straordinari sorrisi sornioni di cui era capace, e ne sarebbe stato contento. L’importante non è aver ragione. È camminare lungo la strada per arrivare a capire.
Il genio che ci ha insegnato il coraggio di cambiare idea
A sessant’anni dalla morte, la grande eredità dello scienziato è nel metodo. E negli errori
Albert Einstein
di Carlo Rovelli
NON c’è dubbio che Albert Einstein — di cui ricordiamo i sessant’anni dalla morte, e i cent’anni dalla sua teoria della relatività generale — sia stato il più grande scienziato del XX secolo, l’uomo che ha visto più a fondo nella natura, ha intuito più cose che si sono rivelate vere. Questo significa che quello che lui pensava va preso per buono? Che non sbagliava? Tutt’altro. Anzi: pochi scienziati hanno accumulato errori quanto Einstein. Pochi scienziati hanno cambiato idea tante volte quanto lui.
Non parlo degli errori della vita quotidiana, opinabili, e comunque affari suoi. Parlo di veri errori scientifici. Idee sbagliate, predizioni sbagliate, equazioni sbagliate, affermazioni su cui lui stesso è tornato indietro, oppure più tardi smentite dai fatti.
Qualche esempio. Oggi sappiamo che l’Universo è in espansione. Il fisico belga Lemaître lo aveva capito proprio usando la teoria della relatività e lo aveva comunicato ad Einstein. Einstein aveva risposto che l’idea era una sciocchezza. Per poi doversi rimangiare l’affermazione quando negli anni Trenta l’espansione dell’universo è stata osservata.
Oggi sappiamo che esistono i buchi neri. Ce ne sono a milioni solo nella nostra galassia e la loro esistenza è una delle clamorose conseguenze della teoria di Einstein. Ma Einstein non l’aveva capito, e sull’argomento ha scritto lavori sbagliati, sostenendo che cose simili non possono esistere. Anche sull’altra grande conseguenza della sua teoria, l’esistenza delle onde gravitazionali, Einstein si è sbagliato. Ha sostenuto che queste onde non esistono, sbagliando l’interpretazione della sua stessa teoria.
Prima di scrivere l’equazione giusta della teoria della relatività generale, il suo grande trionfo, Einstein ha pubblicato una fitta serie di articoli, tutti sbagliati, ciascuno con un’equazione diversa. È arrivato addirittura a pubblicare un lavoro dettagliato e complesso per dimostrare che la teoria non deve avere la simmetria… mentre sarà proprio la simmetria a caratterizzare la teoria buona. Per tutti gli anni finali della sua vita, poi, Einstein si ostina a voler scrivere una teoria unificata di gravità ed elettromagnetismo, senza capire che, come si vedrà poco dopo, l’elettromagnetismo è solo una componente di qualcosa di più ampio (la teoria elettro-debole) e quindi il progetto di unificarlo con la gravità senza considerare il resto è viziato alla base.
Poi ci sono le perentorie affermazioni che ha disseminato, cambiando idea poco dopo. Nella sua prima versione della teoria della relatività ristretta, la nozione di spaziotempo, cioè l’idea che esista un continuo di quattro dimensioni che comprende sia lo spazio che il tempo, non c’è ancora. L’idea dello “spaziotempo” non è di Einstein, è dovuta a Minkowski, che ha riscritto la teoria di Einstein usando questa idea. Quando Einstein ne viene a conoscenza, dichiara che si tratta di una inutile e sciocca complicazione “da matematici”. Per poi cambiare opinione poco dopo e usare proprio la nozione di spaziotempo come base della sua teoria successiva: la relatività generale. Sul ruolo della matematica in fisica, Einstein cambia ripetutamente idea, sostenendo varie cose in contraddizione l’una con l’altra nel corso della sua vita.
Anche nelle grandi discussioni sulla meccanica quantistica Einstein ha cambiato idea ripetutamente. All’inizio sostiene che la meccanica quantistica è contraddittoria. Poi accetta l’idea che non lo sia, e si limita a insistere che deve essere incompleta, non descrivere tutta la natura. Sulla sua teoria, la relatività generale, a lungo è stato convinto che le equazioni non potessero avere soluzioni in assenza di materia, e quindi il campo gravitazionale dipendesse dalla materia, per poi cambiare idea e descrivere il campo gravitazionale come un’entità reale automa, che esiste di per sé.
Forse il caso più straordinario è uno strabiliante lavoro scritto nel 1917, in cui Einstein fonda la cosmologia moderna, comprende che l’universo può essere una tre-sfera, e introduce la costante cosmologica, la cui esistenza è stata verificata oggi, a un secolo di distanza. In questo lavoro Einstein riesce a sommare un clamoroso errore di fisica — l’idea, sbagliata, che l’universo non possa cambiare nel tempo — e un clamoroso errore di matematica: non si accorge che la soluzione matematica delle equa- zioni che studia è instabile, e quindi non può descrivere l’universo reale. L’articolo è al tempo stesso un insieme strepitoso di idee nuove, rivoluzionarie e corrette, e un insieme clamoroso di errori.
Questa lunga serie di cambiamenti di opinione e di errori toglie qualcosa alla nostra ammirazione per Albert Einstein? No. Al contrario. Ci insegna, credo, qualcosa sull’intelligenza: l’intelligenza non è intestardirsi sulle proprie opinioni. È essere pronti a cambiarle. Essere pronti a esplorare le idee, accettando il rischio di sbagliare. Per capire il mondo bisogna avere il coraggio di provare le idee, e riadattarle continuamente, per farle funzionare al meglio. La forza della scienza è proprio qui: la capacità di produrre idee nuove e di riuscire a chiarire quando un’idea è sbagliata. “Quelli che non sbagliano mai” (ne conosciamo tanti) sono quelli che restano intrappolati in vecchi errori.
Einstein che sbaglia più di tutti e Einstein che capisce a fondo la natura più di chiunque altro non sono in contraddizione, sono due aspetti complementari e necessari della stessa profonda intelligenza: l’audacia del pensiero, il coraggio di rischiare, il non fidarsi delle idee ricevute, neanche delle proprie. Avere il coraggio di sbagliare, e soprattutto aver il coraggio di cambiare idea, non una volta ma ripetutamente, per poter trovare. Per poter, «provando e riprovando», come diceva Galileo, arrivare a capire.
Penso che il grande Einstein, se avesse saputo che per ricordarlo elenchiamo i suoi errori, avrebbe fatto uno di quegli straordinari sorrisi sornioni di cui era capace, e ne sarebbe stato contento. L’importante non è aver ragione. È camminare lungo la strada per arrivare a capire.
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Re: Top News
Si comincia a ballare?
BERLINO
Germanwings: allarme bomba, evacuato aereo per Milano
La notizia arriva dalla stessa compagnia tedesca
di Redazione Online
Un aereo della Germanwings in partenza da Colonia-Bonn per Milano Malpensa è stato bloccato in fase di decollo ed evacuato per un allarme bomba. Ne informa la stessa compagnia tedesca.
L’ispezione delle forze dell’ordine
Si tratta del volo 4U826, secondo il comunicato di Germanwings. Quando è arrivato l’allarme della polizia tedesca, l’aereo, un Airbus 320, non aveva ancora lasciato l’aeroporto. La torre di controllo ha subito contattato il pilota, il quale ha interrotto le operazioni per la partenza e ha portato il velivolo nella posizione prevista per casi del genere. Qui, continua la nota della filiale di Lufthansa, i passeggeri e l’equipaggio hanno lasciato ordinatamente l’aereo, che adesso sarà ispezionato dalle autorità competenti. Germanwings farà tutto il possibile, conclude la nota, per offrire velocemente ai passeggeri un aereo alternativo per proseguire il viaggio.
12 aprile 2015 | 20:08
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://milano.corriere.it/notizie/crona ... 6413.shtml
BERLINO
Germanwings: allarme bomba, evacuato aereo per Milano
La notizia arriva dalla stessa compagnia tedesca
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Un aereo della Germanwings in partenza da Colonia-Bonn per Milano Malpensa è stato bloccato in fase di decollo ed evacuato per un allarme bomba. Ne informa la stessa compagnia tedesca.
L’ispezione delle forze dell’ordine
Si tratta del volo 4U826, secondo il comunicato di Germanwings. Quando è arrivato l’allarme della polizia tedesca, l’aereo, un Airbus 320, non aveva ancora lasciato l’aeroporto. La torre di controllo ha subito contattato il pilota, il quale ha interrotto le operazioni per la partenza e ha portato il velivolo nella posizione prevista per casi del genere. Qui, continua la nota della filiale di Lufthansa, i passeggeri e l’equipaggio hanno lasciato ordinatamente l’aereo, che adesso sarà ispezionato dalle autorità competenti. Germanwings farà tutto il possibile, conclude la nota, per offrire velocemente ai passeggeri un aereo alternativo per proseguire il viaggio.
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Re: Top News
Corriere 30.4.15
Rendiconto
Il saluto ai lettori del direttore Ferruccio de Bortoli Risultati e prospettive del sistema Corriere
Devo ai lettori del Corriere , una meravigliosa comunità civile, un piccolo rendiconto della mia seconda direzione. Ho avuto l’onore di guidare questa straordinaria redazione per dodici anni complessivi. Un privilegio inestimabile. All’editoriale Corriere della Sera fui assunto, giovanissimo praticante, la prima volta nell’ottobre del ’73. La proprietà era ancora Crespi.
I Rizzoli sarebbero arrivati l’anno dopo. Il Corriere era stato il mio sogno giovanile, è diventato la mia casa, la mia famiglia. Il rapporto di lavoro con gli editori pro tempore si conclude oggi, come è ormai noto da nove mesi. Il legame sentimentale con il giornale era e resta indissolubile.
Nell’aprile del 2009, al momento di assumere la seconda direzione, scrissi che il Corriere — lungo il solco della sua tradizione liberaldemocratica — ambiva a rappresentare «l’Italia che ce la fa». Credo che vi sia riuscito perché è stato indipendente, aperto e onesto. Ha svolto il ruolo che compete a un grande organo d’informazione, orgoglioso dei suoi valori e di una storia di ormai 140 anni. Ha dato spazio e rappresentatività a un’Italia seria, laboriosa, proiettata nel futuro e nella modernità.
Il Corriere non è stato il portavoce di nessuno, tantomeno dei suoi troppi e litigiosi azionisti. Non ha fatto sconti al potere, nelle sue varie forme, nemmeno a quello giudiziario. Ha giudicato i governi sui fatti, senza amicizie, pregiudizi o secondi fini. E proprio per questo è stato inviso e criticato.
Chi scrive ha avuto lunghe vicende giudiziarie con gli avvocati di Berlusconi, con D’Alema e tanti altri. Al nostro storico collaboratore Mario Monti — che ebbe, per fortuna dell’Italia, l’incarico dal presidente Napolitano di guidare il governo — non piacquero, per usare un eufemismo, alcuni nostri editoriali.
Come a Prodi, del resto, a suo tempo. Pazienza. Del giovane caudillo Renzi, che dire? Un maleducato di talento. Il Corriere ha appoggiato le sue riforme economiche, utili al Paese, ma ha diffidato fortemente del suo modo di interpretare il potere. Disprezza le istituzioni e mal sopporta le critiche. Personalmente mi auguro che Mattarella non firmi l’ Italicum . Una legge sbagliata. Ad alcuni miei — ormai ex — azionisti sono risultate indigeste talune cronache finanziarie e giudiziarie.
A Torino come a Milano. Se ne sono fatti una ragione. Alla Procura di Milano si sono irritati, e non poco, per come abbiamo trattato il caso Bruti-Robledo? Ancora pazienza. L’elenco potrebbe continuare.
Con il tempo, cari lettori, ho imparato che i giornali devono essere scomodi e temuti per poter svolgere un’utile funzione civile. Scomodi anche quando sono moderati ed equilibrati come il Corriere . La verità è che i bravi giornalisti spesso ne sanno di più di coloro che vorrebbero zittirli.
In questo Paese, di modesta cultura delle regole, l’informazione è considerata da gran parte della classe dirigente un male necessario. Uno dei tanti segni di arretratezza. Piaccia o no, le notizie sono notizie. I fatti sono i fatti, anche quando smentiscono le opinioni di chi scrive. E le inchieste sono un dovere civile, oltre che professionale. Perché le democrazie si nutrono di trasparenza e confronto, di attenzione e rispetto.
Dove c’è trasparenza c’è riconoscimento del merito, concorrenza e crescita. Nell’opacità si regredisce. Una società democratica non deperisce solo se ha un’opinione pubblica avvertita e responsabile, alla quale — come diceva Luigi Einaudi, collaboratore del Corriere e presidente della Repubblica — devono essere forniti gli ingredienti utili per scegliere. Non solo nelle urne ma nella vita di ogni giorno. Conoscere per deliberare.
L’opinione pubblica, architrave di una democrazia evoluta, è composta da cittadini con spirito critico non da sudditi che se le bevono tutte. E le opinioni vanno rispettate. Tutte.
Il giornale si è distinto in questi anni per aver promosso un tavolo costante di confronto fra idee diverse, salvo dire quando era necessario, la propria. Errori ce ne sono stati. E non pochi. La colpa è esclusivamente mia.
Un esempio? I giornali dovrebbero tutelare di più le persone coinvolte in fatti di cronaca o inchieste. Non sono oggetti inanimati delle notizie o protagonisti involontari di una fiction . Hanno famiglie e sentimenti. La loro dignità va sempre salvaguardata e l’onore restituito quando è il caso.
Poche cifre, credo significative, sull’andamento in questi anni del sistema Corriere della Sera che ha raggiunto una vastità e complessità, come vedremo, non a tutti nota. Dal quotidiano — nelle sue diciassette edizioni locali, nelle versioni digitale e cartacea, online, e su smartphone — ai supplementi Sette , La Lettura , Corriere Economia , Io Donna , ViviMilano , Corriere Eventi , Corriere Innovazione , Living e Style .
In un mercato assai difficile se non drammatico per l’editoria, il sistema Corriere ha realizzato nel 2014 un giro d’affari di poco inferiore ai 300 milioni, con una redditività dell’11%, in crescita rispetto all’anno precedente quando era stata del 9%. E questo nonostante il crollo degli introiti pubblicitari, diminuiti del 40% circa in sei anni.
Efficienze e risparmi, negli ultimi due esercizi, sono stati pari a 45 milioni. La redditività della parte stampa è del 7 per cento, di quella digitale del 16. La casa editrice di libri e pubblicazioni collaterali a marchio Corriere è diventata in questi anni una delle principali del mercato italiano. L’anno scorso ha realizzato un fatturato di 30 milioni e un margine, in crescita, di 10.
Il Corriere conserva la sua leadership nella diffusione (carta più digitale) con 421 mila copie nella media del 2014. È quello che ha più lettori nei quotidiani d’informazione generalista. Nelle ultime due rilevazioni Audipress ha superato — e non accadeva da anni — il suo più diretto concorrente, con 2 milioni e 617 mila lettori giornalieri. Corriere.it , che ha rinnovato profondamente la propria offerta (non senza qualche problema tecnologico, che ammettiamo), con la diretta tv dei principali avvenimenti, ha circa 2 milioni e mezzo di utenti unici al giorno, più di 30 milioni di pagine viste.
Straordinario il successo dei video: nel solo mese di febbraio gli streaming sul nostro sito sono stati 24 milioni, contro i 16 del nostro diretto concorrente.
L’editoria digitale del Corriere ha conosciuto una fase di grande sviluppo. Dalle videoinchieste alle docufiction . Sono stati creati blog multiautore di rilevante successo (come la 27esima ora oggi anche radio), prodotte alcune importanti webseries (dalla Mamma Imperfetta al Viaggio di Vera , alla Scelta di Catia , all’ultimo La Resistenza di Norma ). L’intero sistema Corriere è presente su tutti i social network; su Twitter, per esempio, ha più di un milione di followers . Un cenno solo all’attività sociale.
La onlus Un Aiuto subito , creata dal Corriere nel ’97, è intervenuta, dopo tutte le più grandi sciagure, terremoti e inondazioni, a favore delle popolazioni colpite, impiegando i fondi ottenuti grazie alla generosità dei lettori (in totale oltre 40 milioni). Le realizzazioni sono documentate sul nostro sito.
Tutti questi risultati sono stati possibili grazie a una grande redazione, al condirettore Luciano Fontana, ai vicedirettori Antonio Macaluso, Daniele Manca, Venanzio Postiglione, Giangiacomo Schiavi, Barbara Stefanelli. Sono certo che con la nuova direzione il Corriere sarà ancora più autorevole, forte e innovativo. A tutti i colleghi, al direttore generale Alessandro Bompieri e al suo staff, va la mia gratitudine. Ai lettori, molti dei quali in questi giorni non mi hanno fatto mancare i segni della loro vicinanza, un grande e ideale abbraccio.
Rendiconto
Il saluto ai lettori del direttore Ferruccio de Bortoli Risultati e prospettive del sistema Corriere
Devo ai lettori del Corriere , una meravigliosa comunità civile, un piccolo rendiconto della mia seconda direzione. Ho avuto l’onore di guidare questa straordinaria redazione per dodici anni complessivi. Un privilegio inestimabile. All’editoriale Corriere della Sera fui assunto, giovanissimo praticante, la prima volta nell’ottobre del ’73. La proprietà era ancora Crespi.
I Rizzoli sarebbero arrivati l’anno dopo. Il Corriere era stato il mio sogno giovanile, è diventato la mia casa, la mia famiglia. Il rapporto di lavoro con gli editori pro tempore si conclude oggi, come è ormai noto da nove mesi. Il legame sentimentale con il giornale era e resta indissolubile.
Nell’aprile del 2009, al momento di assumere la seconda direzione, scrissi che il Corriere — lungo il solco della sua tradizione liberaldemocratica — ambiva a rappresentare «l’Italia che ce la fa». Credo che vi sia riuscito perché è stato indipendente, aperto e onesto. Ha svolto il ruolo che compete a un grande organo d’informazione, orgoglioso dei suoi valori e di una storia di ormai 140 anni. Ha dato spazio e rappresentatività a un’Italia seria, laboriosa, proiettata nel futuro e nella modernità.
Il Corriere non è stato il portavoce di nessuno, tantomeno dei suoi troppi e litigiosi azionisti. Non ha fatto sconti al potere, nelle sue varie forme, nemmeno a quello giudiziario. Ha giudicato i governi sui fatti, senza amicizie, pregiudizi o secondi fini. E proprio per questo è stato inviso e criticato.
Chi scrive ha avuto lunghe vicende giudiziarie con gli avvocati di Berlusconi, con D’Alema e tanti altri. Al nostro storico collaboratore Mario Monti — che ebbe, per fortuna dell’Italia, l’incarico dal presidente Napolitano di guidare il governo — non piacquero, per usare un eufemismo, alcuni nostri editoriali.
Come a Prodi, del resto, a suo tempo. Pazienza. Del giovane caudillo Renzi, che dire? Un maleducato di talento. Il Corriere ha appoggiato le sue riforme economiche, utili al Paese, ma ha diffidato fortemente del suo modo di interpretare il potere. Disprezza le istituzioni e mal sopporta le critiche. Personalmente mi auguro che Mattarella non firmi l’ Italicum . Una legge sbagliata. Ad alcuni miei — ormai ex — azionisti sono risultate indigeste talune cronache finanziarie e giudiziarie.
A Torino come a Milano. Se ne sono fatti una ragione. Alla Procura di Milano si sono irritati, e non poco, per come abbiamo trattato il caso Bruti-Robledo? Ancora pazienza. L’elenco potrebbe continuare.
Con il tempo, cari lettori, ho imparato che i giornali devono essere scomodi e temuti per poter svolgere un’utile funzione civile. Scomodi anche quando sono moderati ed equilibrati come il Corriere . La verità è che i bravi giornalisti spesso ne sanno di più di coloro che vorrebbero zittirli.
In questo Paese, di modesta cultura delle regole, l’informazione è considerata da gran parte della classe dirigente un male necessario. Uno dei tanti segni di arretratezza. Piaccia o no, le notizie sono notizie. I fatti sono i fatti, anche quando smentiscono le opinioni di chi scrive. E le inchieste sono un dovere civile, oltre che professionale. Perché le democrazie si nutrono di trasparenza e confronto, di attenzione e rispetto.
Dove c’è trasparenza c’è riconoscimento del merito, concorrenza e crescita. Nell’opacità si regredisce. Una società democratica non deperisce solo se ha un’opinione pubblica avvertita e responsabile, alla quale — come diceva Luigi Einaudi, collaboratore del Corriere e presidente della Repubblica — devono essere forniti gli ingredienti utili per scegliere. Non solo nelle urne ma nella vita di ogni giorno. Conoscere per deliberare.
L’opinione pubblica, architrave di una democrazia evoluta, è composta da cittadini con spirito critico non da sudditi che se le bevono tutte. E le opinioni vanno rispettate. Tutte.
Il giornale si è distinto in questi anni per aver promosso un tavolo costante di confronto fra idee diverse, salvo dire quando era necessario, la propria. Errori ce ne sono stati. E non pochi. La colpa è esclusivamente mia.
Un esempio? I giornali dovrebbero tutelare di più le persone coinvolte in fatti di cronaca o inchieste. Non sono oggetti inanimati delle notizie o protagonisti involontari di una fiction . Hanno famiglie e sentimenti. La loro dignità va sempre salvaguardata e l’onore restituito quando è il caso.
Poche cifre, credo significative, sull’andamento in questi anni del sistema Corriere della Sera che ha raggiunto una vastità e complessità, come vedremo, non a tutti nota. Dal quotidiano — nelle sue diciassette edizioni locali, nelle versioni digitale e cartacea, online, e su smartphone — ai supplementi Sette , La Lettura , Corriere Economia , Io Donna , ViviMilano , Corriere Eventi , Corriere Innovazione , Living e Style .
In un mercato assai difficile se non drammatico per l’editoria, il sistema Corriere ha realizzato nel 2014 un giro d’affari di poco inferiore ai 300 milioni, con una redditività dell’11%, in crescita rispetto all’anno precedente quando era stata del 9%. E questo nonostante il crollo degli introiti pubblicitari, diminuiti del 40% circa in sei anni.
Efficienze e risparmi, negli ultimi due esercizi, sono stati pari a 45 milioni. La redditività della parte stampa è del 7 per cento, di quella digitale del 16. La casa editrice di libri e pubblicazioni collaterali a marchio Corriere è diventata in questi anni una delle principali del mercato italiano. L’anno scorso ha realizzato un fatturato di 30 milioni e un margine, in crescita, di 10.
Il Corriere conserva la sua leadership nella diffusione (carta più digitale) con 421 mila copie nella media del 2014. È quello che ha più lettori nei quotidiani d’informazione generalista. Nelle ultime due rilevazioni Audipress ha superato — e non accadeva da anni — il suo più diretto concorrente, con 2 milioni e 617 mila lettori giornalieri. Corriere.it , che ha rinnovato profondamente la propria offerta (non senza qualche problema tecnologico, che ammettiamo), con la diretta tv dei principali avvenimenti, ha circa 2 milioni e mezzo di utenti unici al giorno, più di 30 milioni di pagine viste.
Straordinario il successo dei video: nel solo mese di febbraio gli streaming sul nostro sito sono stati 24 milioni, contro i 16 del nostro diretto concorrente.
L’editoria digitale del Corriere ha conosciuto una fase di grande sviluppo. Dalle videoinchieste alle docufiction . Sono stati creati blog multiautore di rilevante successo (come la 27esima ora oggi anche radio), prodotte alcune importanti webseries (dalla Mamma Imperfetta al Viaggio di Vera , alla Scelta di Catia , all’ultimo La Resistenza di Norma ). L’intero sistema Corriere è presente su tutti i social network; su Twitter, per esempio, ha più di un milione di followers . Un cenno solo all’attività sociale.
La onlus Un Aiuto subito , creata dal Corriere nel ’97, è intervenuta, dopo tutte le più grandi sciagure, terremoti e inondazioni, a favore delle popolazioni colpite, impiegando i fondi ottenuti grazie alla generosità dei lettori (in totale oltre 40 milioni). Le realizzazioni sono documentate sul nostro sito.
Tutti questi risultati sono stati possibili grazie a una grande redazione, al condirettore Luciano Fontana, ai vicedirettori Antonio Macaluso, Daniele Manca, Venanzio Postiglione, Giangiacomo Schiavi, Barbara Stefanelli. Sono certo che con la nuova direzione il Corriere sarà ancora più autorevole, forte e innovativo. A tutti i colleghi, al direttore generale Alessandro Bompieri e al suo staff, va la mia gratitudine. Ai lettori, molti dei quali in questi giorni non mi hanno fatto mancare i segni della loro vicinanza, un grande e ideale abbraccio.
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Re: Top News
Corriere 30.4.15
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Il saluto ai lettori del direttore Ferruccio de Bortoli Risultati e prospettive del sistema Corriere
Devo ai lettori del Corriere , una meravigliosa comunità civile, un piccolo rendiconto della mia seconda direzione. Ho avuto l’onore di guidare questa straordinaria redazione per dodici anni complessivi. Un privilegio inestimabile. All’editoriale Corriere della Sera fui assunto, giovanissimo praticante, la prima volta nell’ottobre del ’73. La proprietà era ancora Crespi.
I Rizzoli sarebbero arrivati l’anno dopo. Il Corriere era stato il mio sogno giovanile, è diventato la mia casa, la mia famiglia. Il rapporto di lavoro con gli editori pro tempore si conclude oggi, come è ormai noto da nove mesi. Il legame sentimentale con il giornale era e resta indissolubile.
Nell’aprile del 2009, al momento di assumere la seconda direzione, scrissi che il Corriere — lungo il solco della sua tradizione liberaldemocratica — ambiva a rappresentare «l’Italia che ce la fa». Credo che vi sia riuscito perché è stato indipendente, aperto e onesto. Ha svolto il ruolo che compete a un grande organo d’informazione, orgoglioso dei suoi valori e di una storia di ormai 140 anni. Ha dato spazio e rappresentatività a un’Italia seria, laboriosa, proiettata nel futuro e nella modernità.
Il Corriere non è stato il portavoce di nessuno, tantomeno dei suoi troppi e litigiosi azionisti. Non ha fatto sconti al potere, nelle sue varie forme, nemmeno a quello giudiziario. Ha giudicato i governi sui fatti, senza amicizie, pregiudizi o secondi fini. E proprio per questo è stato inviso e criticato.
Chi scrive ha avuto lunghe vicende giudiziarie con gli avvocati di Berlusconi, con D’Alema e tanti altri. Al nostro storico collaboratore Mario Monti — che ebbe, per fortuna dell’Italia, l’incarico dal presidente Napolitano di guidare il governo — non piacquero, per usare un eufemismo, alcuni nostri editoriali.
Come a Prodi, del resto, a suo tempo. Pazienza. Del giovane caudillo Renzi, che dire? Un maleducato di talento. Il Corriere ha appoggiato le sue riforme economiche, utili al Paese, ma ha diffidato fortemente del suo modo di interpretare il potere. Disprezza le istituzioni e mal sopporta le critiche. Personalmente mi auguro che Mattarella non firmi l’ Italicum . Una legge sbagliata. Ad alcuni miei — ormai ex — azionisti sono risultate indigeste talune cronache finanziarie e giudiziarie.
A Torino come a Milano. Se ne sono fatti una ragione. Alla Procura di Milano si sono irritati, e non poco, per come abbiamo trattato il caso Bruti-Robledo? Ancora pazienza. L’elenco potrebbe continuare.
Con il tempo, cari lettori, ho imparato che i giornali devono essere scomodi e temuti per poter svolgere un’utile funzione civile. Scomodi anche quando sono moderati ed equilibrati come il Corriere . La verità è che i bravi giornalisti spesso ne sanno di più di coloro che vorrebbero zittirli.
In questo Paese, di modesta cultura delle regole, l’informazione è considerata da gran parte della classe dirigente un male necessario. Uno dei tanti segni di arretratezza. Piaccia o no, le notizie sono notizie. I fatti sono i fatti, anche quando smentiscono le opinioni di chi scrive. E le inchieste sono un dovere civile, oltre che professionale. Perché le democrazie si nutrono di trasparenza e confronto, di attenzione e rispetto.
Dove c’è trasparenza c’è riconoscimento del merito, concorrenza e crescita. Nell’opacità si regredisce. Una società democratica non deperisce solo se ha un’opinione pubblica avvertita e responsabile, alla quale — come diceva Luigi Einaudi, collaboratore del Corriere e presidente della Repubblica — devono essere forniti gli ingredienti utili per scegliere. Non solo nelle urne ma nella vita di ogni giorno. Conoscere per deliberare.
L’opinione pubblica, architrave di una democrazia evoluta, è composta da cittadini con spirito critico non da sudditi che se le bevono tutte. E le opinioni vanno rispettate. Tutte.
Il giornale si è distinto in questi anni per aver promosso un tavolo costante di confronto fra idee diverse, salvo dire quando era necessario, la propria. Errori ce ne sono stati. E non pochi. La colpa è esclusivamente mia.
Un esempio? I giornali dovrebbero tutelare di più le persone coinvolte in fatti di cronaca o inchieste. Non sono oggetti inanimati delle notizie o protagonisti involontari di una fiction . Hanno famiglie e sentimenti. La loro dignità va sempre salvaguardata e l’onore restituito quando è il caso.
Poche cifre, credo significative, sull’andamento in questi anni del sistema Corriere della Sera che ha raggiunto una vastità e complessità, come vedremo, non a tutti nota. Dal quotidiano — nelle sue diciassette edizioni locali, nelle versioni digitale e cartacea, online, e su smartphone — ai supplementi Sette , La Lettura , Corriere Economia , Io Donna , ViviMilano , Corriere Eventi , Corriere Innovazione , Living e Style .
In un mercato assai difficile se non drammatico per l’editoria, il sistema Corriere ha realizzato nel 2014 un giro d’affari di poco inferiore ai 300 milioni, con una redditività dell’11%, in crescita rispetto all’anno precedente quando era stata del 9%. E questo nonostante il crollo degli introiti pubblicitari, diminuiti del 40% circa in sei anni.
Efficienze e risparmi, negli ultimi due esercizi, sono stati pari a 45 milioni. La redditività della parte stampa è del 7 per cento, di quella digitale del 16. La casa editrice di libri e pubblicazioni collaterali a marchio Corriere è diventata in questi anni una delle principali del mercato italiano. L’anno scorso ha realizzato un fatturato di 30 milioni e un margine, in crescita, di 10.
Il Corriere conserva la sua leadership nella diffusione (carta più digitale) con 421 mila copie nella media del 2014. È quello che ha più lettori nei quotidiani d’informazione generalista. Nelle ultime due rilevazioni Audipress ha superato — e non accadeva da anni — il suo più diretto concorrente, con 2 milioni e 617 mila lettori giornalieri. Corriere.it , che ha rinnovato profondamente la propria offerta (non senza qualche problema tecnologico, che ammettiamo), con la diretta tv dei principali avvenimenti, ha circa 2 milioni e mezzo di utenti unici al giorno, più di 30 milioni di pagine viste.
Straordinario il successo dei video: nel solo mese di febbraio gli streaming sul nostro sito sono stati 24 milioni, contro i 16 del nostro diretto concorrente.
L’editoria digitale del Corriere ha conosciuto una fase di grande sviluppo. Dalle videoinchieste alle docufiction . Sono stati creati blog multiautore di rilevante successo (come la 27esima ora oggi anche radio), prodotte alcune importanti webseries (dalla Mamma Imperfetta al Viaggio di Vera , alla Scelta di Catia , all’ultimo La Resistenza di Norma ). L’intero sistema Corriere è presente su tutti i social network; su Twitter, per esempio, ha più di un milione di followers . Un cenno solo all’attività sociale.
La onlus Un Aiuto subito , creata dal Corriere nel ’97, è intervenuta, dopo tutte le più grandi sciagure, terremoti e inondazioni, a favore delle popolazioni colpite, impiegando i fondi ottenuti grazie alla generosità dei lettori (in totale oltre 40 milioni). Le realizzazioni sono documentate sul nostro sito.
Tutti questi risultati sono stati possibili grazie a una grande redazione, al condirettore Luciano Fontana, ai vicedirettori Antonio Macaluso, Daniele Manca, Venanzio Postiglione, Giangiacomo Schiavi, Barbara Stefanelli. Sono certo che con la nuova direzione il Corriere sarà ancora più autorevole, forte e innovativo. A tutti i colleghi, al direttore generale Alessandro Bompieri e al suo staff, va la mia gratitudine. Ai lettori, molti dei quali in questi giorni non mi hanno fatto mancare i segni della loro vicinanza, un grande e ideale abbraccio.
Rendiconto
Il saluto ai lettori del direttore Ferruccio de Bortoli Risultati e prospettive del sistema Corriere
Devo ai lettori del Corriere , una meravigliosa comunità civile, un piccolo rendiconto della mia seconda direzione. Ho avuto l’onore di guidare questa straordinaria redazione per dodici anni complessivi. Un privilegio inestimabile. All’editoriale Corriere della Sera fui assunto, giovanissimo praticante, la prima volta nell’ottobre del ’73. La proprietà era ancora Crespi.
I Rizzoli sarebbero arrivati l’anno dopo. Il Corriere era stato il mio sogno giovanile, è diventato la mia casa, la mia famiglia. Il rapporto di lavoro con gli editori pro tempore si conclude oggi, come è ormai noto da nove mesi. Il legame sentimentale con il giornale era e resta indissolubile.
Nell’aprile del 2009, al momento di assumere la seconda direzione, scrissi che il Corriere — lungo il solco della sua tradizione liberaldemocratica — ambiva a rappresentare «l’Italia che ce la fa». Credo che vi sia riuscito perché è stato indipendente, aperto e onesto. Ha svolto il ruolo che compete a un grande organo d’informazione, orgoglioso dei suoi valori e di una storia di ormai 140 anni. Ha dato spazio e rappresentatività a un’Italia seria, laboriosa, proiettata nel futuro e nella modernità.
Il Corriere non è stato il portavoce di nessuno, tantomeno dei suoi troppi e litigiosi azionisti. Non ha fatto sconti al potere, nelle sue varie forme, nemmeno a quello giudiziario. Ha giudicato i governi sui fatti, senza amicizie, pregiudizi o secondi fini. E proprio per questo è stato inviso e criticato.
Chi scrive ha avuto lunghe vicende giudiziarie con gli avvocati di Berlusconi, con D’Alema e tanti altri. Al nostro storico collaboratore Mario Monti — che ebbe, per fortuna dell’Italia, l’incarico dal presidente Napolitano di guidare il governo — non piacquero, per usare un eufemismo, alcuni nostri editoriali.
Come a Prodi, del resto, a suo tempo. Pazienza. Del giovane caudillo Renzi, che dire? Un maleducato di talento. Il Corriere ha appoggiato le sue riforme economiche, utili al Paese, ma ha diffidato fortemente del suo modo di interpretare il potere. Disprezza le istituzioni e mal sopporta le critiche. Personalmente mi auguro che Mattarella non firmi l’ Italicum . Una legge sbagliata. Ad alcuni miei — ormai ex — azionisti sono risultate indigeste talune cronache finanziarie e giudiziarie.
A Torino come a Milano. Se ne sono fatti una ragione. Alla Procura di Milano si sono irritati, e non poco, per come abbiamo trattato il caso Bruti-Robledo? Ancora pazienza. L’elenco potrebbe continuare.
Con il tempo, cari lettori, ho imparato che i giornali devono essere scomodi e temuti per poter svolgere un’utile funzione civile. Scomodi anche quando sono moderati ed equilibrati come il Corriere . La verità è che i bravi giornalisti spesso ne sanno di più di coloro che vorrebbero zittirli.
In questo Paese, di modesta cultura delle regole, l’informazione è considerata da gran parte della classe dirigente un male necessario. Uno dei tanti segni di arretratezza. Piaccia o no, le notizie sono notizie. I fatti sono i fatti, anche quando smentiscono le opinioni di chi scrive. E le inchieste sono un dovere civile, oltre che professionale. Perché le democrazie si nutrono di trasparenza e confronto, di attenzione e rispetto.
Dove c’è trasparenza c’è riconoscimento del merito, concorrenza e crescita. Nell’opacità si regredisce. Una società democratica non deperisce solo se ha un’opinione pubblica avvertita e responsabile, alla quale — come diceva Luigi Einaudi, collaboratore del Corriere e presidente della Repubblica — devono essere forniti gli ingredienti utili per scegliere. Non solo nelle urne ma nella vita di ogni giorno. Conoscere per deliberare.
L’opinione pubblica, architrave di una democrazia evoluta, è composta da cittadini con spirito critico non da sudditi che se le bevono tutte. E le opinioni vanno rispettate. Tutte.
Il giornale si è distinto in questi anni per aver promosso un tavolo costante di confronto fra idee diverse, salvo dire quando era necessario, la propria. Errori ce ne sono stati. E non pochi. La colpa è esclusivamente mia.
Un esempio? I giornali dovrebbero tutelare di più le persone coinvolte in fatti di cronaca o inchieste. Non sono oggetti inanimati delle notizie o protagonisti involontari di una fiction . Hanno famiglie e sentimenti. La loro dignità va sempre salvaguardata e l’onore restituito quando è il caso.
Poche cifre, credo significative, sull’andamento in questi anni del sistema Corriere della Sera che ha raggiunto una vastità e complessità, come vedremo, non a tutti nota. Dal quotidiano — nelle sue diciassette edizioni locali, nelle versioni digitale e cartacea, online, e su smartphone — ai supplementi Sette , La Lettura , Corriere Economia , Io Donna , ViviMilano , Corriere Eventi , Corriere Innovazione , Living e Style .
In un mercato assai difficile se non drammatico per l’editoria, il sistema Corriere ha realizzato nel 2014 un giro d’affari di poco inferiore ai 300 milioni, con una redditività dell’11%, in crescita rispetto all’anno precedente quando era stata del 9%. E questo nonostante il crollo degli introiti pubblicitari, diminuiti del 40% circa in sei anni.
Efficienze e risparmi, negli ultimi due esercizi, sono stati pari a 45 milioni. La redditività della parte stampa è del 7 per cento, di quella digitale del 16. La casa editrice di libri e pubblicazioni collaterali a marchio Corriere è diventata in questi anni una delle principali del mercato italiano. L’anno scorso ha realizzato un fatturato di 30 milioni e un margine, in crescita, di 10.
Il Corriere conserva la sua leadership nella diffusione (carta più digitale) con 421 mila copie nella media del 2014. È quello che ha più lettori nei quotidiani d’informazione generalista. Nelle ultime due rilevazioni Audipress ha superato — e non accadeva da anni — il suo più diretto concorrente, con 2 milioni e 617 mila lettori giornalieri. Corriere.it , che ha rinnovato profondamente la propria offerta (non senza qualche problema tecnologico, che ammettiamo), con la diretta tv dei principali avvenimenti, ha circa 2 milioni e mezzo di utenti unici al giorno, più di 30 milioni di pagine viste.
Straordinario il successo dei video: nel solo mese di febbraio gli streaming sul nostro sito sono stati 24 milioni, contro i 16 del nostro diretto concorrente.
L’editoria digitale del Corriere ha conosciuto una fase di grande sviluppo. Dalle videoinchieste alle docufiction . Sono stati creati blog multiautore di rilevante successo (come la 27esima ora oggi anche radio), prodotte alcune importanti webseries (dalla Mamma Imperfetta al Viaggio di Vera , alla Scelta di Catia , all’ultimo La Resistenza di Norma ). L’intero sistema Corriere è presente su tutti i social network; su Twitter, per esempio, ha più di un milione di followers . Un cenno solo all’attività sociale.
La onlus Un Aiuto subito , creata dal Corriere nel ’97, è intervenuta, dopo tutte le più grandi sciagure, terremoti e inondazioni, a favore delle popolazioni colpite, impiegando i fondi ottenuti grazie alla generosità dei lettori (in totale oltre 40 milioni). Le realizzazioni sono documentate sul nostro sito.
Tutti questi risultati sono stati possibili grazie a una grande redazione, al condirettore Luciano Fontana, ai vicedirettori Antonio Macaluso, Daniele Manca, Venanzio Postiglione, Giangiacomo Schiavi, Barbara Stefanelli. Sono certo che con la nuova direzione il Corriere sarà ancora più autorevole, forte e innovativo. A tutti i colleghi, al direttore generale Alessandro Bompieri e al suo staff, va la mia gratitudine. Ai lettori, molti dei quali in questi giorni non mi hanno fatto mancare i segni della loro vicinanza, un grande e ideale abbraccio.
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Re: Top News
BILANCIO DI QUESTI ANNI DI DIREZIONE: RISULTATI E PROSPETTIVE
Il saluto di Ferruccio de Bortoli
ai lettori del Corriere della Sera
«I giornali devono essere scomodi»
http://www.corriere.it/cronache/15_apri ... 7417.shtml
Il saluto di Ferruccio de Bortoli
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