Come se ne viene fuori ?

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Maucat
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da Maucat »

soloo42001 ha scritto:
Oppure ti riporto il filmato di Bersani.Voleva solamente una stampella per appoggiarsi.
Sorry paolo11.

Anche la propaganda grillina ha il suo limite nella realtà.

Il "filmato" l'ho visto in diretta e con me migliaia di persone.

Bersani ha chiaramente detto di essere pronto a farsi da parte e /o a recepire proposte alternative.
La risposta dei "cittadini" fu sguaiata che "sembra de sta' a bballarò, nun ze fidamo".

Se avessero invece risposto: "se vuoi il nostro aiuto entriamo nel governo e sia chiaro che
salta tutto alla prima cazzata", allora avresti ragione te.
Ma non staremmo qui a macerarci.

D'altronde al "filmato" si è arrivati dopo settimane e settimane di discussioni interne a M5S e PD.
E di tentati approcci al M5S dal lato sinistra PD e Civati.
Lo stesso M5S era diviso fra chi voleva tentare un accordo e chi invece diceva
"ao' sso' ttutti ugguali, nun ze contaminamo".

Sono scelte, voglio dire.
Che comportano però la responsabilità delle conseguenze.

La realtà politica è che alla prima prova, invece di governare, avete scelto di
bruciare Bersani per portarne la testa come primo trofeo al popolino grillino.
Bravi. Missione compiuta.
Ma, purtroppo, è stata la vostra prima e ultima vittoria.
Poi, come tutti gli italiani, grazie a questa cazzata vi sciroppate da due anni Renzi.
E adesso neanche più Civati si fida più di voi: come potrebbe?

Foste davvero una forza politica vera in Liguria, AD ESEMPIO, vi adoperereste per capire
se e come convergere verso una candidatura unica con sinistra PD, SEL e civatiani.
Ma dato che "nun zete gnente", come dice la "cittadina", andate fieri di consegnare
la Liguria altri 5 anni a Toti o a Paita.

Alla faccia. E meno male che "Grillo ci vuole bene".


soloo42001
Standing ovation... !!!
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

Guelfi bianchi e Guelfi neri, i democristiani esistono dal XIII secolo


Guelfi bianchi e neri
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
I guelfi bianchi e i guelfi neri furono le due fazioni in cui si divisero intorno alla fine del XIII secolo i guelfi di Firenze, ormai il partito egemonico in città dopo la cacciata dei ghibellini.

Le due fazioni lottavano per l'egemonia politica - e quindi economica - in città. A livello della situazione extracittadina, seppur entrambe sostenitrici del papa, erano opposte per carattere politico, ideologico ed economico. I guelfi bianchi, un gruppo di famiglie magnatizie aperte alle forze popolari, perseguivano l'indipendenza politica ed erano fautori di una politica di maggior autonomia nei confronti del pontefice, rifiutandone l'ingerenza nel governo della città e nelle decisioni di varia natura. Mentre i guelfi neri, che rappresentavano soprattutto gli interessi delle famiglie più ricche di Firenze, erano strettamente legati al papa per interessi economici e ne ammettevano il pieno controllo negli affari interni di Firenze, incoraggiando anche l'espansione dell'autorità pontificia in tutta la Toscana.

La rivalità tra i guelfi bianchi e i guelfi neri fu al centro della vita sociale e politica, tra la fine del XIII secolo e il primo decennio del Trecento a Firenze, a Pistoia e in altre città della Toscana. Episodi storici legati ai contrasti nati all'interno del Partito guelfo sono ampiamente trattati nella Divina Commedia che proprio in quegli anni veniva scritta da Dante Alighieri.


Bianchi e neri a Pistoia[modifica | modifica wikitesto]

Scorcio del centro medievale di Pistoia

« Queste due parti, Neri e Bianchi, nacquono d'una famiglia che si chiamava Cancellieri, che si divise: per che alcuni congiunti si chiamarono Bianchi, gli altri Neri; e così fu divisa tutta la città »
(Dino Compagni, Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi, Libro I, 25)
Secondo un racconto del cronista storico Giovanni Villani, suffragato anche da altre testimonianze come Dino Compagni, è a Pistoia[1] che si formarono per la prima volta le due fazioni nel partito guelfo. Era nata infatti una lite tra i figli di primo e secondo letto di un Cancellieri definiti «bianchi» e «neri» per il colore dei capelli, essendo quelli di primo letto più anziani[2]. L'Anonimo Pistoiese, nelle Istorie Pistolesi[3] riportò: che lo scontro avvenne tra Carlino di messer Gualfredi di parte Bianca e Dore di messer Guiglielmo di parte nera. Le due fazioni presto spaccarono a metà la città, con le cariche di governo che venivano ormai elette a metà tra un partito e l'altro, a sancire la definitiva esistenza degli schieramenti. La situazione pistoiese era ben nota ai fiorentini, che vi inviavano da tempo un podestà a guidare la città, e che spesso cercavano di avvantaggiarsi da questa situazione di debolezza, intascando denari tramite magistrati poco scrupolosi, che con leggerezza assegnavano multe per le frequenti discordie, sulle cui ammende pecuniarie per legge avevano diritto ad una percentuale.

A capo della fazione dei neri c'era Simone da Pantano, amico di Corso Donati, mentre a capo dei bianchi c'era Schiatta Amati, imparentato con i Cerchi di Firenze. Entrambi erano esponenti della famiglia Cancellieri.

I contendenti o i litigiosi della famiglia che avevano creato disordini in città tra il 1294 e il 1296 vennero esiliati nella vicina città di Firenze dove gli uni, i bianchi, troveranno l'appoggio della famiglia dei Cerchi e gli altri, i neri, della famiglia dei Donati. Successivamente questa divisione, tra chi pur difendendo il Pontefice non precludeva il ritorno o la necessità dell'imperatore (cioè i guelfi bianchi) e chi invece trovava indispensabile che il governo dovesse essere affidato al Papa perché "misso domenici" (mandato dal Signore), si fece sempre più aspra fino a che si arrivò allo scontro nella città di Firenze che fu vinto dai neri con il conseguente esilio di tutti i guelfi bianchi tra cui Dante Alighieri.


Cerchi e Donati a Firenze[modifica | modifica wikitesto]

Il vicolo dello Scandalo
Dopo la cacciata dei ghibellini dalla città e la loro definitiva sconfitta nella Battaglia di Campaldino (1289), si auspicava un periodo di pace per la città di Firenze, ma le rivalità, prima a livello semplicemente personale e poi familiare, si estesero gradualmente a tutta la città, dando vita a una nuova divisione, quella fra guelfi bianchi e neri, capitanati rispettivamente dalle famiglie dei Cerchi e dei Donati.

A Firenze i due schieramenti nacquero gradualmente a partire da alcuni litigi familiari causati da questioni di vicinato: i Cerchi, mercanti di recente ricchezza (Dante li chiama la parte selvaggia cioè campagnola) avevano comprato alcune case, già dei Conti Guidi, accanto a quelle degli orgogliosi Donati ed erano nati alcuni dissidi legati ai più vari motivi di convivenza. Le odierne Torre dei Cerchi e Torre dei Donati a Firenze ci possono dare un'idea di dove si trovassero gli edifici familiari, anche se in antico i possedimenti di ciascuna famiglia erano estesi a molti più edifici confinanti. I rispettivi capifamiglia erano Vieri de' Cerchi e Corso Donati. Il cosiddetto vicolo dello Scandalo, un tortuoso vicoletto che serpeggia tra il Corso e Via degli Alighieri, fu creato nel Trecento proprio per dividere le proprietà delle due fazioni, quando nel momento di maggior astio si arrivò a minacciare di buttare giù i muri interni delle case per assaltare i nemici di notte.

La nascita di conflitti era favorita anche da un sistema giudiziario facilmente corruttibile e sprovvisto di solide leggi con le quali dirimere le controversie. Dino Compagni racconta di vari episodi che avevano come colpevole Corso Donati e il suo clan, ma attraverso la corruzione dei giudici essi riuscivano sempre a farla franca
[4].
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Guelfi bianchi e Guelfi neri, i democristiani esistono dal XIII secolo


Le lotte del XIII secolo continuano nel XXI secolo




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SCONTRI
Il ritorno di Enrico Letta passa da un libro
E non mancano le staffilate a Matteo Renzi

«Né memorie né rivincite» premette l’ex premier presentando il suo ultimo saggio, in uscita per Mondadori. Ma le bordate arrivano: «Governare non è comandare. La politica non è House of Cards»
DI LUCA SAPPINO
13 aprile 2015


Enrico è stato sereno, così come consigliato dall’allora neosegretario del Pd, Matteo Renzi, subito prima che gli togliesse, per prenderselo, l’ufficio a palazzo Chigi. Mai una frase che potesse mettere in difficoltà il nuovo premier, quello veloce.

Ora però esce un libro: «Andare insieme, andare lontano». Nel post con cui l’ex premier Enrico Letta lo presenta sul suo sito c’è un’avvertenza: «Non è una memoria dei dieci mesi da presidente del Consiglio, né un espediente per cercare immediate rivincite personali». Ma l’epigrafe stampata in copertina racconta l’opposto: «Come dice un proverbio africano, se vuoi correre veloce vai da solo, se vuoi andare lontano devi farlo insieme». Come non pensare a Matteo Renzi?

Il titolo del saggio è Andare avanti, andare lontano. Nella quarta di copertina si cita anche House of card, serie prediletta dal premier Renzi. Scrive Mondadori che quella di Letta è «una riflessione proiettata al futuro, che», anche passando attraverso l’esperienza di governo, «si sofferma su un’idea di comunità molto distante, per contenuti e stile, dall’attuale conformismo. E assai diversa da un modello di politica come quello di House of Cards, fatto di intrighi e spregio della parola, che dal pensiero di Machiavelli sembra mutuare solo l’inno al «fine che giustifica i mezzi» e non i consigli alla ragionevolezza e alla temperanza nell’azione di governo».

Come nel suo precedente manifesto, "Costruire una cattedrale", Letta punta tutto sull’europeismo.

Nel 2009 il nemico era il “presentismo”. E oggi pure, seppur in un modo diverso, e con un premier diverso. Non c’è più Silvio Berlusconi, Letta non è vicesegretario del Pd e non deve girare l’Italia, né costruire il clima giusto per le larghe intese, che ormai riescono benissimo da sole.

Anche la sua fondazione, il think tank Vedrò, non esiste più e pure i più fedeli stanno lavorando ad altre reti, ovviamente renziane.

Oggi il tema è «la differenza che passa tra governare e comandare». Nessuna rivincita personale, ovviamente.

Neanche quando Letta nota che alla fine, stringi stringi, l’occasione da non sprecare, all’Italia, non la sta dando l’inquilino di palazzo Chigi ma Mario Draghi: «Oggi più che mai l’Italia, per sfruttare al meglio le condizioni esterne positive createsi nel 2015, grazie in particolare all’azione svolta dalla Banca centrale europea di Mario Draghi, deve coinvolgere le migliori energie di cui dispone in un grande sforzo collettivo».

Governare non è comandare, dunque. È questo il ritorno di Enrico Letta, che finora si è sempre limitato a frasi di circostanza, grandi sorrisi in favore dei cronisti parlamentari.


Poche le eccezioni, come quando twittò sulle stragi del Mediterraneo («Ripristinare Mare Nostrum, che gli altri paesi europei lo vogliano oppure no. Che faccia perdere voti oppure no», scrisse Letta, incassando l’immediata replica di Renzi: «Quando ci sono morti, anche soltanto per rispetto, l'idea di usarli come strumentalizzazione fa male al cuore»).


Oggi però l’attacco è abbastanza esplicito: «Nessuno può riuscire ad affrontare impegni di questa portata da solo, con la logica dell’esclusione, con la ricerca strumentale del nemico, con la delega in bianco».
Tag
MATTEO RENZI ENRICO LETTA
© Riproduzione riservata 13 aprile 2015

http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... =HEF_RULLO
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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INVASION



Sembra già di essere in tempo di guerra, quando le notizie si susseguono al ritmo di “Radio scarpa”. Sul tema dell’invasione, stamani c’era chi affermava che si tratta di 500mila unità pronti sul fronte libico a riversarsi sul Bel Paese. Chi invece sosteneva 5 milioni.

Il Tg7 delle 13,30 riportava 1 milione.

Il Grande Fratello, che riporta i dati in tempo reale ci informa che:

1. Frontex: "Un milione i migranti pronti a partire dalla Libia"
http://www.leggo.it/NEWS/ITALIA/...un_m ... 2131.shtml
L'allarme arriva da Frontex: "Un milione i migranti pronti a partire dalla Libia". ... «Abbiamo prove che i migranti sono stati forzati a salire sulle imbarcazioni con le armi - dice -. ... Sbarchi, settanta migranti salvati al largo delle coste libiche ...

^^

Nello stesso tempo veniamo informati che Salvini è pronto ad occupare gli alberghi.

Migranti,altri sbarchi: allerta Viminale Salvini: "Pronti a occupare alberghi"
TGCOM‎ - 6 ore fa
Salvini: "Pronti a occupare gli alberghi" - E su Facebook il segretario della Lega ha ...

^^


Per Salvini è la manna. Una faina come lui è pronta a sfruttare la situazione. Siamo sotto elezioni e questo porterà voti.
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

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INVASION


Rai News informa:

ITALIA NAVE CON QUASI 1200 PERSONE A PALERMO SBARCHI, CENTRI DI ACCOGLIENZA AL COLLASSO. IL VIMINALE AI PREFETTI: "TROVATE SUBITO 6500 POSTI"

I migranti continuano ad arrivare a migliaia su imbarcazioni di fortuna: sono già oltre 16mila dall'inizio dell'anno. Molti altri sarebbero pronti a partire dalla Libia. Solo ieri dieci morti.
Testimonianze parlano di un uomo deceduto su un gommone e poi gettato in mare, dove sarebbe stato dilaniato dagli squali. Gentiloni:


Triton insufficiente - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/artico ... 2b082.html


14 aprile 2015
Tutti i prefetti sollecitati dal Viminale ad individuare strutture di accoglienza sui loro territori per far fronte all’emergenza immigrazione: servono subito 6500 posti, anche con "provvedimenti di occupazione d'urgenza e requisizione", si legge in una circolare. I centri sono pieni, ma le partenze dal nord Africa continuano senza sosta. Decine di gommoni di fortuna carichi di disperati escono dai porti confidando nel mare calmo. I più fortunati, migliaia, vengono salvati dai soccorritori, ma c’è anche chi arriva in Italia solo morto. Nella giornata di ieri le vittime sono state dieci.

Gentiloni: Triton non basta
Sono tre i concetti su cui insiste il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni a seguito della tragedia del mare, l'ennesima: Triton non basta, bisogna stabilizzare la Libia e poi un mea culpa che fa a nome dell'Italia. "Intervenimmo senza avere in mente cosa sarebbe successo - ha detto ai microfoni di Radio24 - seguendo un'iniziativa partita dalla Francia".

Ieri dieci morti
Negli ultimi quattro giorni nel Canale di Sicilia sono state soccorse quasi settemila persone. Una trentina solo ieri gli interventi da parte dei mezzi italiani, nonché di quelli Frontex impegnati nell'operazione Triton. Nove corpi senza vita sono stati recuperati dalla Guardia Costiera a circa 80 miglia dalle coste della Libia, nell'area dove si è capovolto un barcone; una decima vittima è stata recuperata su uno dei tanti gommoni raggiunti dai mezzi di soccorso.

Quasi 1200 migranti sbarcati a Palermo
In mattinata è arrivata a Palermo una nave militare con a bordo 1169 immigrati. Tra loro anche 55 bambini, e 298 donne, alcune delle quali in gravidanza. Provengono da Siria, Eritrea e Somalia. Si tratta del primo sbarco di migranti quest'anno nel capoluogo siciliano.

Morto su un gommone,
la salma dilaniata dagli squali La polizia di Ragusa intanto ha fermato il presunto scafista dello sbarco di ieri a Pozzallo. Si tratta di un uomo originario della Guinea. All'uomo non è contestato solo il favoreggiamento dell' immigrazione clandestina, ma anche la morte, derivante da altro reato, di un migrante deceduto durante la traversata dopo aver esalato benzina che era rovesciata per il mare mosso. La salma, hanno riferito testimoni, è stata gettata in mare e il corpo è stato dato dilaniato da squali che seguivano il gommone.

Oltre 500 vittime nel Mediterraneo dall'inizio dell'anno
I soccorritori segnalano lo stato disastroso dei mezzi usati per tentare la traversata: gommoni e pezzi di legno legati alla buona che si sfasciano appena affiancati dalle motovedette dei soccorritori. Galleggianti più che imbarcazioni. Secondo le stime Unhcr, dall’inizio dell’anno le vittime nel Mediterraneo sono oltre 500, trenta volte in più rispetto allo stesso periodo del 2014.

Sistema di accoglienza al collasso
In questi primi tre mesi e mezzo del 2015 gli arrivi hanno sfondato quota 16mila, numero che supera quello dello stesso periodo del 2014, anno record alla fine del quale si sono contati ben 170mila sbarcati. Il sistema di accoglienza è al collasso: sono già oltre 80mila le persone ospitate, di cui circa 14mila minori non accompagnati. Gli scenari sono preoccupanti se si pensa all'arrivo della bella stagione e ai numeri forniti da Frontex che oscillano tra 500mila e un milione di profughi pronti a partire dalla Libia.

La circolare del Viminale
Il ministero dell’Interno ha quindi allertato le Prefetture perché c’è bisogno di nuove strutture. In una circolare firmata dal prefetto Mario Morcone, direttore del Dipartimento Immigrazione, è stato chiesto di trovare subito 6500 posti. Vi si prevede che Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Emilia e Campania mettano a disposizione 700 posti, 300 la Puglia, 250 il Lazio e le Marche. I restanti 1500 vanno divisi fra le altre Regioni.

La posizione del governo
La strada per frenare i flussi, secondo il premier Matteo Renzi, passa attraverso la stabilizzazione della Libia. Della difficile situazione del Paese il presidente del Consiglio ha discusso ieri a Palazzo Chigi insieme al ministro dell’Interno Angelino Alfano, a quello degli Esteri Paolo Gentiloni e a quello della Difesa Roberta Pinotti. In attesa di una tregua, la proposta messa sul tavolo dall'Italia - ma di non semplice attuazione - è quella di creare “safe harbours”, centri di raccolta profughi in Africa, nei Paesi di transito dei flussi per lo screening degli aventi diritto all'asilo ed un'equa distribuzione tra i 28 Stati Ue. L'Alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, ha auspicato una "partnership reale, non burocratica", tra Ue e paesi africani.

Opposizioni all'attacco
Intanto, infuria la polemica politica. "Quanti morti ancora - chiede il leader della Lega Nord, Matteo Salvini - per colpa degli ipocriti? Non so come facciano Renzi, Alfano e Boldrini a dormire sonni tranquilli con la strage continua di migranti, non capiscono che più ne partono e più ne muoiono?". Per i deputati M5S "l'immobilismo del governo e dell'Ue di fronte all'emergenza sbarchi nel Mediterraneo li rende complici indiretti di quei trafficanti che ogni giorno speculano sulla vita umana di migliaia di rifugiati, alimentando i cosiddetti viaggi della morte". Maurizio Gasparri (Fi) parla di "numeri da esodo" e accusa Alfano di essere "diventato il facchino dei clandestini". - See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/artico ... 2b082.html
paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da paolo11 »

Per venire il Italia devono essere persone che hanno dei soldi.Uno che non ha niente non ha i soldi per venire.Gli scafisti non lavorano gratis la mafia lo stesso.Fra 30 anni L'Italia a mio avviso diventera una nazione musulmana.Lo diceva nel suo libro
Oriana Fallaci e l'Islam: "Diventeremo l'Eurabia. Il nemico è in casa nostra e non vuole dialogare"
http://www.liberoquotidiano.it/news/lib ... slam-.html
Ciao
Paolo11
camillobenso
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

PERCHE' DA QUESTO PASTICCIO NON NE USCIAMO PIU'




I potenti al tempo di Matteo, fuoriclasse nel fregare tutti
Scritto il 16/4/15 • LIBRE nella Categoria: Recensioni



“I potenti al tempo di Renzi” è il titolo di un libro venuto alla luce in questi giorni, suscitando curiosità. Scritto da Luigi Bisignani con Paolo Madron (entrambi giornalisti, anche se il primo non si è limitato a lavorare in redazione: si è occupato di molto altro), racconta i retroscena della politica e le gesta dei suoi protagonisti, quasi tutti arrampicatori, alcuni acrobati. Da quel che si legge nel volume, edito da “Chiarelettere”, si capisce che nella presente congiuntura il più abile e spericolato scalatore è l’attuale premier, il quale sin da quando frequentava la scuola materna ha sempre puntato non a essere il primo della classe, cosa di cui non gli importava e non gli importa nulla, bensì a impadronirsi del potere. Si è talmente allenato nell’esercizio di conquistarlo e amministrarlo da non avere, oggi, alcun rivale in grado di contrastarlo. Bisignani e Madron, stimolandosi a vicenda, ricostruiscono per filo e per segno i passi da gigante compiuti dal giovin fiorentino per giungere in fretta sulle più alte vette istituzionali.Contornandosi di amici di ogni tipo, specialmente democristiani, ex boy scout, progressisti all’acqua di rose e cattolici opportunisti, a 28 anni Renzi aveva già il bastone del comando in mano e l’ha utilizzato per farsi eleggere presidente della Provincia di Firenze, infinocchiando col sorriso sulle labbra i reduci del comunismo militante che avevano visto in lui un astro nascente. Nell’arte sovrana di fottere i compagni, Matteo ha la stoffa del fuoriclasse. Basti pensare alla destrezza con cui è passato da sindaco del capoluogo toscano a segretario del Pd: si è mangiato l’ottimo Pier Luigi Bersani come una merendina, poi si è divorato in un sol boccon l’ingenuo Enrico Letta e si è insediato a Palazzo Chigi, da cui medita di uscire coi piedi davanti, cioè post mortem. Le premesse affinché il suo piano – resistere a capo del governo sino al termine della vita – si compia, ci sono tutte. Le ha create egli stesso assegnando i posti chiave a pretoriani fidatissimi che lo proteggono; di più, lo adorano perché senza la sua spinta non sarebbero mai entrati nelle stanze che contano.Renzi in pratica si è dotato di un esercito di miracolati, la sopravvivenza dei quali è legata alla sua. Per cui essi si batteranno senza risparmio per salvarlo in quanto è l’unico modo per salvare sé medesimi. Così si fa per durare. Nell’estensione e nella conservazione del potere, Renzi ha fatto proprie le tecniche dei vecchi principi della Democrazia cristiana (Amintore Fanfani e Giulio Andreotti), affinandole, perfezionandole e adeguandole alla velocità che caratterizza la nostra epoca. Egli vuole tutto e subito. Se non lo ottiene, finge di averlo ottenuto e strombazza risultati illusori camuffandoli in maniera che sembrino autentici, credibili agli occhi del popolo, ovviamente bue. Il presidentino non si arrende, ma arretra, cambia idea e tattica, spacciando ogni mutamento di linea come un aggiustamento di tiro. Il suo ottimismo è persuasivo e contagioso. I suoi discorsi si bevono come acqua fresca e rigenerante, fanno digerire il politichese che gli italiani hanno ingoiato per 70 anni fino a provarne nausea.Egli è imbattibile nel prendere in giro l’uditorio e nel sedurlo inondandolo di parole che dipingono sogni irrealizzabili. “L’Italia riparte” è il suo slogan preferito e idoneo a far scattare l’applauso. Oddio, il paese in effetti è ripartito, però a marcia indietro; questo almeno si evince dall’esame dei dati macroeconomici. Pochi si accorgono dei bluff renziani. L’uomo ama sorprendere. Non calcola i propri attacchi, li azzarda, prende alla sprovvista gli avversari e li rottama. Non conosce né la coerenza né la lealtà: va dritto verso l’obiettivo e, se non lo raggiunge, si giustifica così: calma, quasi ci siamo. Non sarà facile scalzarlo. Manca chi sia attrezzato per dargli lo spintone decisivo. La destra è impegnata a riorganizzarsi e non è pronta a superarlo. La sinistra è disorientata dal proprio leader e lo subisce come una calamità naturale. Insomma, il cosiddetto “uomo solo al comando” arriva sempre primo proprio perché corre da solo, privo di antagonisti all’altezza.La vicenda dell’elezione al Quirinale di Sergio Mattarella, nella ricostruzione di Bisignani e Madron, merita di essere letta. Nei giorni delle votazioni, dentro il Palazzo è successo di tutto. Nelle trattative mise il becco anche Pier Ferdinando Casini, e ciò spiega perché il centrodestra se la pigliò in saccoccia. Pagine che oscillano tra la cronaca e la barzelletta: imperdibili per chi desideri comprendere in quale paese ci tocca campare. Alla stessa stregua si gustano i brani del capitolo che affronta le fregature rifilate da Renzi al suo mentore Francesco Rutelli. Matteo gli ha sfilato i migliori collaboratori, isolandolo completamente. Invece di premiarlo per l’aiuto ricevuto, lo ha scaricato senza indugio, considerandolo probabilmente un pezzo di ferro arrugginito. Il cinismo è l’arma migliore del signorino premier. Un’arma che egli maneggia con maestria. Quanto alle donne, di cui ama circondarsi quali collaboratrici (domestiche), le usa e da esse non si fa usare. Chiamatelo fesso.(Vittorio Feltri, “Matteo fuoriclasse, a fregare gli altri”, da “Il Giornale” del 16 aprile 2015. Il libro: Luigi Bisignani e Paolo Madron, “I potenti al tempo di Renzi”, Chiarelettere, 250 pagine, 15 euro).


(Vittorio Feltri, “Matteo fuoriclasse, a fregare gli altri”, da “Il Giornale” del 16 aprile 2015. Il libro: Luigi Bisignani e Paolo Madron, “I potenti al tempo di Renzi”, Chiarelettere, 250 pagine, 15 euro).

^^^^^^^^^^

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 16632.html
Ultima modifica di camillobenso il 16/04/2015, 21:20, modificato 1 volta in totale.
paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da paolo11 »

Consulenze pubbliche alla moglie di Alfano
E l'avvocato del ministro vince l'appalto Expo
Mauro Masi, l'ex dg Rai a capo della Consap, ha girato almeno cinque incarichi a Tiziana Miceli, la consorte di Angelino. Andrea Gemma, avvocato dell'Ncd e fedelissimo di Alfano piazzato all'Eni, ha vinto un bando da 630 mila euro. Ecco la rete di interessi del titolare dell'Interno
di Emiliano Fittipaldi
Consulenze pubbliche alla moglie di Alfano E l'avvocato del ministro vince l'appalto Expo
Tiziana Miceli e Angelino Alfano
Che Angelino Alfano sia un ministro miracolato (dal caso dell'espulsione illegittima della dissidente Alma Shalabayeva alle manganellate della polizia agli operai delle acciaierie di Terni, in due anni appena il Parlamento ha già votato - e respinto - due richieste di dimissioni) è cosa nota. Meno nota, invece, è la rete di "relazioni pericolose" del titolare dell'Interno, e l'intreccio di interessi politici e economici che "L'Espresso" in edicola venerdì è in grado di raccontare per la prima volta.
Partendo dalla moglie del ministro dell'Interno Angelino Alfano, Tiziana Miceli, che ha appena avuto cinque consulenze dalla Consap, la concessionaria dei servizi assicurativi pubblici controllata dal ministero dell'Economia che fornisce servizi al ministero dell'Interno e a quello dello Sviluppo Economico. In una dichiarazione firmata il 24 febbraio 2014 la Miceli dichiara di essere già «titolare di incarichi di assistenza legale conferiti da Consap», ma tra fine 2014 e l'inizio del 2015 lo studio della Miceli (il poco conosciuto RM-Associati, di cui risulta socio anche Fabio Roscioli, avvocato di Alfano) ha ottenuto altri cinque incarichi, l'ultimo a fine gennaio.
LGGI L'INCHIESTA INTEGRALE
La moglie di Angelino è stata assunto grazie a una delibera firmata da Mauro Masi, amministratore delegato della Consap ed ex direttore generale della Rai ai tempi del governo Berlusconi, boiardo vicino al centro destra che il governo di Matteo Renzi ha persino promosso qualche mese fa, confermandolo sulla poltrona di ad e concedendogli anche quella da presidente. «Gli importi» della consulenza della Miceli, si legge nelle determine, «saranno quantificati all'esito delle attività». Speriamo, per le casse pubbliche, non siano troppo alti.
Non è tutto. La Miceli in passato ha ottenuto altri incarichi da alcune amministrazioni pubbliche siciliane (dalla provincia di Palermo all'Istituto autonomo case popolari di Palermo) sempre controllate dal centro destra, mentre nel 2014 la moglie di Angelino risulta aver difeso anche gli interessi di una società (la Serit) insieme al collega Angelo Clarizia.
Non un avvocato qualsiasi, Clarizia: è infatti socio in affari di Andrea Gemma, amico storico di Alfano e altro vertice di peso della sua rete relazionale, in passato consigliere ministeriale a cachet e oggi membro del cda dell'Eni e commissario liquidatore di aziende importanti come la Valtur.
Gemma e Clarizia sono legatissimi: i loro studi hanno di recente anche vinto un appalto per i servizi legali dell'Expo (da 630 mila euro) e, in barba a qualsiasi conflitto di interessi potenziale, "L'Espresso" ha scoperto che da poco i due hanno difeso anche gli interessi del Nuovo Centro Destra, il partito del ministro dell'Interno.
...........................................................................
Insomma non si fanno mancare nulla.Moglie figli parenti ecc.....
Ciao
Paolo11
iospero
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da iospero »

Avete letto l'intervista del giornalista Gianni Barbacetto a Gianroberto Casaleggio inserita da Paolo11 ? (nella pagina precedente )

È in arrivo "Rousseau": "Sarà il sistema operativo del Movimento 5 Stelle", spiega Gianroberto Casaleggio, con Beppe Grillo fondatore del Movimento. "Il nome Rousseau deriva da uno dei padri della democrazia diretta, Jean-Jacques Rousseau, e ha l'obiettivo di offrire servizi a eletti e iscritti: per votare, condividere, promuovere iniziative attraverso la Rete". Sarà "lanciato" fra tre o quattro settimane con alcune funzioni già operative, come quelle legate al processo legislativo tra eletti e iscritti. "Dovrebbe essere completato nella versione 1.0 per fine anno, ma tra miglioramenti e nuove funzioni non sarà mai finito. Sarà possibile accedervi dal blog di Beppe Grillo.

Il M5S ha ormai circa 1.500 eletti nelle istituzioni, più di 100 mila iscritti certificati e circa 160 mila iscritti ai meetup, i circoli autonomi di supporto al M5S. "Rousseau" servirà anche a gestire questa complessità


E mentre qui nel Forum noi discutiamo anche di argomenti interessanti, per adesso l'unica formazione politica che permette agli iscritti di partecipare e di avere un collegamento con gli eletti è il M5S.

Questo è il suo punto di forza.
Per adesso cerco di fare in modo che anche nel nuovo soggetto politico che sta nascendo il 18-19aprile
a Roma con "L'altra Europa -SEL - Rfc-e altri si riesca fare altrettanto; vediamo come andrà Pastorino in Liguria, poi decideremo.
paolo11
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Iscritto il: 22/02/2012, 14:30

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da paolo11 »

https://www.youtube.com/watch?v=Y-nux8uMGxU
Razionalizzazione di Poste italiane spa, l'intervento di Lucidi (M5S)
Posta a giorni alterni.
Ciao
Paolo11
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