"giorni impazziti"

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camillobenso
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Re: "giorni impazziti"

Messaggio da camillobenso »

Qualche amico ne era fortemente convinto, circa il legame tra Alfano e la mafia.

Qualche altro lo era per il solo fatto che fosse siciliano.

Io, qualche dubbio l'avevo, ma non avevo prove.

I dubbi sono cresciuti man mano che Angelino di fronte a vaccate crescenti nel suo ruolo fosse inamovibile.

Oggi le notizie dai media.

Come ha scritto erding, questi sono giorni impazziti.


Come nella Prima Repubblica ogni giorno ci riserva notizie esplosive su di un sistema che si stà disintegrando.


Penso sia normale che di fronte ad un caso del genere che il governo debba dare le dimissioni.

Il ministro dell'Interno che ha precedenti con la mafia.

Fino a punto arriverà la faccia tosta di Leopoldo Paràkulos?





Mafia, pentito: “Alfano portato da Cosa Nostra. Berlusconi pedina di Dell’Utri”
Mafie
Sono alcune delle dichiarazioni rilasciate alla corte d'assise di Palermo da Carmelo D'Amico, l'ex killer di Barcellona Pozzo di Gotto, oggi diventato l'ultimo super testimone dell'inchiesta sulla Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra. I magistrati lo considerano un collaboratore altamente credibile. Merito delle confidenze raccolte nei due anni trascorsi in carcere con Nino Rotolo, il boss di Pagliarelli fedelissimo di Bernardo Provenzano
di Giuseppe Pipitone | 17 aprile 2015 COMMENTI

Trattativa Stato-Mafia
Il ministro dell’Interno Angelino Alfano? “Portato da Cosa nostra, ma poi gli ha voltato le spalle”. Forza Italia? “Nata per volere dei servizi segreti”. Silvio Berlusconi? “Una pedina nelle mani di Marcello Dell’Utri”. Il pm Nino Di Matteo? “Lo vogliono morto sia Cosa Nostra che i servizi segreti”. Parola di Carmelo D’Amico, l’ex killer di Barcellona Pozzo di Gotto, oggi diventato l’ultimo super testimone dell’inchiesta sulla Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra.

È un collaboratore importante D’Amico, un pentito che i pm del pool Stato – mafia considerano altamente credibile. Merito delle confidenze raccolte nei due anni trascorsi in carcere con Nino Rotolo, il boss di Pagliarelli fedelissimo di Bernardo Provenzano. “Rotolo mi disse che Matteo Messina Denaro non è il capo di Cosa nostra, perché è il capomandamento di Trapani: ma il capo di Cosa nostra non può essere un trapanese, deve essere palermitano”, è uno dei tanti passaggi della deposizione di D’Amico, ascoltato come testimone dalla corte d’Assise di Palermo che sta processando politici, boss mafiosi ed alti ufficiali dei carabinieri per il patto segreto tra pezzi delle istituzioni e Cosa Nostra.

Un racconto cominciato con un mea culpa: “Ho commesso almeno una trentina di omicidi, soprattutto per i catanesi dal 1992 in poi: a un ragazzo ho anche tagliato le mani”, ha confessato D’Amico, spiegando di aver deciso di collaborare con la magistratura “dopo la scomunica dei mafiosi di Papa Francesco, quelle parole mi hanno colpito moltissimo”. L’anatema del pontefice contro i boss è del 21 giugno 2014: da quel momento D’Amico inizia ad aprire il suo personalissimo libro dei ricordi, prima davanti ai pm della dda di Messina, e poi con i magistrati del pool palermitano.

È davanti ai pm Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia, Vittorio Teresi e Francesco Del Bene che D’Amico mette a verbale tutto quello che ha appreso sui rapporti tra Cosa Nostra e le Istituzioni. Un racconto pieno di rivelazioni inedite, replicato davanti alla corte d’assise, che coinvolge direttamente il ministro dell’Interno. “Angelino Alfano – ha spiegato D’Amico collegato in videoconferenza con l’aula bunker del carcere Ucciardone– è stato portato da Cosa nostra che lo ha prima votato ad Agrigento, ma anche dopo. Poi Alfano ha voltato le spalle ai boss facendo leggi come il 41 bis e sulla confisca dei beni”.

Ma non solo. Perché a godere dell’appoggio delle cosche sarebbe stato anche l’ex presidente del Senato Renato Schifani, già indagato per concorso esterno alla mafia e poi archiviato. “Cosa nostra ha votato anche Schifani, poi hanno voltato le spalle, e la mafia non ha votato più Forza Italia”. Per il collaboratore, poi, il partito di Silvio Berlusconi sarebbe nato perché sostenuto direttamente da Totò Riina e Bernardo Provenzano. “I boss votavano tutti Forza Italia, perché Berlusconi era una pedina di Dell’Utri, Riina, Provenzano e dei Servizi. Forza Italia è nata perché l’hanno voluta loro”. Poi però il patto tra politica e boss s’interrompe. “All’epoca i politici hanno fatto accordi con Cosa nostra, poi quando hanno visto che tutti i collaboratori di giustizia che sapevano non hanno parlato, si sono messi contro Cosa nostra, facendo leggi speciali, dicendo che volevano distruggere la mafia”.

D’Amico ha anche raccontato che a Barcellona Pozzo di Gotto era attiva una loggia massonica. “Ne facevano parte uomini d’onore, avvocati e politici, e la comandava il senatore Domenico Nania (ex vice presidente del Senato col Pdl) : a questa apparteneva anche Dell’Utri”. La fonte dell’ex killer di Barcellona Pozzo di Gotto è Rotolo, il boss palermitano con il quale condivide tra il 2012 e il 2014 l’ora di socialità. Rotolo è un pezzo da novanta, ex fedelissimo di Totò Riina e poi di Bernardo Provenzano. “Mi raccontò che i servizi avevano fatto sparire dal covo di Riina un codice di comunicazione per mettersi in contatto con politici e gli stessi agenti dei servizi”. Ma il boss di Pagliarelli avrebbe fatto a D’Amico anche confidenze sulla latitanza di Provenzano. “Mi disse anche che Provenzano era protetto dal Ros e dai Servizi e non si è mai spostato da Palermo, tranne quando andò ad operarsi di tumore alla prostata in Francia”.

Ed è sempre Rotolo che racconta a D’Amico il piano di morte per assassinare Di Matteo. “Rotolo ne parlava con Vincenzo Galatolo: all’inizio non lo chiamavano per nome, ma lo definivano cane randagio, poi io chiesi di chi parlavano e mi risposero che si trattava di Di Matteo, e che aspettavano da un momento all’altro la notizia dell’attentato”. Il racconto di D’Amico riscontra implicitamente le rivelazioni di Vito Galatolo, figlio di Vincenzo, il boss dell’Acquasanta, che per primo ha svelato come a partire dal dicembre del 2012, Cosa Nostra avesse studiato nei dettagli un piano per assassinare il pm della Trattativa. “Era stabilito che il dottor Di Matteo doveva morire – ha aggiunto D’Amico – Rotolo mi ha raccontato che i servizi segreti volevano morto prima il dottor Antonio Ingroia, poi Di Matteo. E siccome Provenzano non voleva più le bombe, dovevamo morire con un agguato”.

Anche Vito Galatolo ha raccontato che in un primo momento l’attentato contro il pm palermitano doveva essere fatto con 200 chili di tritolo, già acquistati dalla Calabria e arrivati a Palermo. Poi però si passo ad un piano di riserva, che prevedeva l’eliminazione del magistrato in un agguato a colpi di kalashnikov. Appena poche settimane fa l’allerta al palazzo di Giustizia è tornata ai massimi livelli, dato che uomini armati sarebbero stati localizzati nei pressi di un circolo tennistico sporadicamente frequentato dal pm. E se Galatolo aveva indicato in Messina Denaro il mandante dell’omicidio (“Perché Di Matteo si sta spingendo troppo oltre” aveva scritto il padrino di Castelvetrano ai boss di Palermo) per D’Amico l’ordine arrivava anche da altri ambienti.

“A volere la morte di Di Matteo erano sia Cosa Nostra che i Servizi perché stava arrivando a svelare i rapporti dei Servizi come fece a suo tempo il dottor Giovanni Falcone”. E quando ad un certo punto l’attentato sembra essere entrato in fase d’impasse, Rotolo e Vincenzo Galatolo provano ad inviare D’Amico a Palermo. “Io – ha spiegato il pentito – dovevo uscire da lì a poco dal carcere e si parlava di delegare me per portare avanti questa cosa”. Il vero chiodo fisso di D’Amico, però, sono i servizi. “Arrivano dappertutto ed è per questo che altri pentiti come Giovanni Brusca e Nino Giuffré non raccontano tutto quello che sanno sui mandanti esterni delle stragi”. Alla fine ecco anche una paradossale precisazione. “I servizi organizzano anche finti suicidi in carcere: per questo voglio chiarire che io godo di ottima salute e non ho nessuna intenzione di suicidarmi”.

Twitter: @pipitone87

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Re: "giorni impazziti"

Messaggio da camillobenso »

La vox populi non ha tardato a farsi sentire sul Fatto.



Korradino 63 • un'ora fa
Ora è ufficlae comandano i ladri, e mafiosi e corruttori con avallo di Bagnasco
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rudy49 • un'ora fa
la mafia si sta riducendo a banda di ruba galline,se sceglie politici italiani significa che sono alla frutta
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Abulafia • un'ora fa
e poi dicono che ciò che si racconta nella serie 1992 è pura fantasia.....
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Re: "giorni impazziti"

Messaggio da camillobenso »

Enrico • un'ora fa
"...portato da cosa nostra...".....dovevano essere alla frutta per portare uno così........non riuscirebbe neanche a fare il lavavetri ai semafori.
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pravou8 • un'ora fa
Ma i servizi segreti da chi sono gestiti? Perchè detto così non ha molto senso...
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Gianfranco Ceci • 2 ore fa
Confessa di aver ucciso una trentina di persone e di essersi pentito perchè Papa Francesco ha detto ai mafiosi di convertirsi, ma mi faccia il piacere mi faccia......
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nababbo Gianfranco Ceci • un'ora fa
dai che magari credi ai 30 uccisi
e che alf-ano e schif-ani sono puliti

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Re: "giorni impazziti"

Messaggio da camillobenso »

manuel • 2 ore fa
che alfi sia maffioso no so se venir da ridere o piangere
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fabrizio castellana • 2 ore fa
l'anello di congiunzione fra la scimmia e la mafia
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fabrizio castellana • 2 ore fa
Un ministro di lungo corso del governo pd, sempre difeso, sempre protetto, ora non lo molleranno più e lo proporranno presidente.
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fausto • 2 ore fa
mafia si intende come gestione del potere e controllo del territorio pensate chi sono gli addetti e capirete chi è la mafia..provenzano e company sono delle pedine su una grande scacchiera
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Re: "giorni impazziti"

Messaggio da camillobenso »

COMUNQUE LA SI PENSI SU LETTA NIPOTE, BISOGNA DARGLI ATTO
DI UNA SCELTA CORAGGIOSA RISPETTO AD UN PARLAMENTO INDEGNO





Enrico Letta, annuncio a sorpresa: “Mi dimetto da parlamentare, e niente pensione”
Politica
"Non mi dimetto dalla politica ma da questo Parlamento". Assente dalla tv da un anno, l'ex presidente del Consiglio a "Che tempo che fa" rivela la decisione di abbandonare l'impegno parlamentare e pure la pensione da deputato. "Voglio vivere del mio lavoro". Ha informato il Capo dello Stato. Renzi lo apprende in diretta tv
di F. Q. | 19 aprile 2015 COMMENTI

“Dal 1 settembre mi dimetto dal Parlamento. Non mi dimetto dalla politica ma da questo Parlamento”. Così Enrico Letta ha annunciato alla trasmissione di Fazio “Che tempo che fa” la rinuncia al suo posto da deputato. E anche alla pensione che ne verrà. “Voglio vivere del mio lavoro”. Che sarà anche quello di guidare la prestigiosa Scuola di Affari Internazionali, facoltà di Scienze Politiche, Parigi. Letta, assente da un anno e tornato per presentare il suo libro “Andare insieme, andare lontani” ha spiegato anche i retroscena minimi delle dimissioni. Ha confidato di averne parlato con il Presidente della Repubblica, non con Matteo Renzi che “lo saprà stasera, come molti nel PD, ma non sarà un problema, #siamosereni nel nostro rapporto”. Letta previene anche le facili contestazioni dell’annuncio: “Qualcuno dice che prenderò la pensione, non ne prenderò alcuna. Io vivrò del mio lavoro. Sarà un’avventura professionale avvincente, nuova.”. Infine ha precisato “non mi dimetto “contro” questo parlamento che ritengo eserciti le sue funzioni. Ho fatto il minsitro, il capo di un governo nato in circostanze straordinarie. Penso che essendo stato in quella funzione sia utile che mi rigeneri in altre attività, che sia più utile “fuori”.


Insomma un ritorno col botto vero. Letta da 15 era a tutti gli effetti quel che si dice “professionista della politica”. Ma quello è il passato, ha spiegato, che non abbandonerà del tutto. “Non ho mai pensato di uscire da Pd. Ho contribuito a fondare il partito, soffro a vederlo faticare e gioisco quando lo vedo salire nei consensi. Una scissione sarebbe un errore. Ricomincio da tre parole: libro, scuola e lavoro. Fanno parte del mio background culturale. Il libro è questo, che presenta un punto di vista su molti temi. La crisi ha fatto tanti danni sociali. Nessuno ne esce da solo. Ho ricevuto tanto, penso che sia utile e necessario ridare. Io penso a una scuola di “politiche”, non di politica”. Sul punto anche il siparietto. “Detesto House of Cards, una politica fatta di intrighi”, dice Letta. “Ma quella preferita di Renzi”, ribatte Fabio Fazio. “Che devo dire, non mi piace”. E da lì il discorso su governo, parlamento e riforme. Con un occhio rivolto al disarcionamento subito dall’attuale presidente del Consilio.

“Quel cambio di governo era inaspettato e non solo per me”, ha spiegato Letta. “Ma io sono sereno adesso”. E strappa pure l’applauso. “E’ stato un anno in cui ho potuto pensare a lungo e ho capito che ho ricevuto tanto e che il mio futuro può restituire qualcosa. Non provo alcun rancore, non c’è tentativo di rivincita personale. Non c’è nel libro e nel mio pensiero. Io propongo un punto di vista diverso da un certo conformismo oggi imperante”. E poi l’affondo, sempre con toni garbati, ma tagliente. “Riforme? Certo che servono. Ci sono però cose per cui dovrebbe essere protagonista il Parlamento e non il Governo che dovrebbe solo accompagnare le riforme istituzionali. Serve consenso ma bisogna anche convincere le persone. Il contrario dell’immobilismo non è il dirigismo”. Messaggio chiaro per l’esecutivo di Renzi.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/04 ... e/1605319/
Ultima modifica di camillobenso il 22/04/2015, 21:37, modificato 1 volta in totale.
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Re: "giorni impazziti"

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Alla notizia di un coinvolgimento di Alfano con la mafia è stato messo il silenziatore come in tutti i regimi autoritari.

Il governo doveva andarsene a casa.


Meglio mettere il bavaglio all'informazione.
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Re: "giorni impazziti"

Messaggio da camillobenso »

CREDERE,.....OBBEDIRE,......COMBATTERE



Italicum, è caccia al voto a Montecitorio: Verdini in soccorso dell’amico Renzi
Palazzi & Potere
Alla Camera il ras azzurro può contare su 15 fedelissimi deputati. Decisivi per il via libera alla nuova legge elettorale. Così il presidente del Consiglio può disinnescare la minaccia della minoranza Pd. E recuperare i consensi necessari alla vittoria
di F. Q. | 22 aprile 2015



Articolo + video

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/04 ... i/1611641/
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Re: "giorni impazziti"

Messaggio da camillobenso »

MEGLIO UN GIORNO DA LEONI CHE CENTO DA PECORE


C'è in corso da parte dei media e dei politicanti italiani, un trattamento speciale nei confronti di Denis Verdini.


Fanno tutti finta di non sapere che Denis Verdini vuol dire P2, P3, Massoneria deviata toscana e non solo.

E' l'uomo che ha favorito l'ascesa politica di Renzie.

Eppure gli viene riservato un atteggiamento più che benevolo. Segno che la massoneria deviata, la P2 e Licio Gelli sono ancora molto molto potenti.

Quella che chiamano un'amicizia con Renzie è qualcosa di più.

A Berlusconi non sarebbe riservato questo trattamento.




Caso della P3: rinvio a giudizio[modifica | modifica wikitesto]



Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: P3 (inchiesta).
Nel maggio 2010 viene indagato dalla Procura di Roma in riguardo ad un'inchiesta riguardante un presunto comitato d'affari, la cosiddetta "cricca", che avrebbe gestito degli appalti pubblici in maniera illecita.[5]

A luglio vengono arrestati l'imprenditore Flavio Carboni, coinvolto a Roma in un'inchiesta che punta a scoperchiare una cupola con interessi nella gestione degli appalti sull'energia eolica in Sardegna (che vede indagato anche il governatore PDL della Sardegna Ugo Cappellacci), insieme a Pasquale Lombardi, geometra ed ex esponente della Democrazia Cristiana e all'imprenditore Arcangelo Martino, ex assessore comunale di Napoli. Queste persone vengono accusate dalla Procura di Roma di aver esercitato forzature sui giudici della Corte Costituzionale al fine di favorire il giudizio di legittimità costituzionale sul Lodo Alfano, di aver sostenuto la riammissione della lista civica regionale Per la Lombardia[6], collegata al candidato di centrodestra alle elezioni regionali del 2010 e successivamente eletto governatore della regione Lombardia Roberto Formigoni e, infine, di aver favorito la nomina a presidente della Corte d'Appello di Milano al pm Alfonso Marra.

Il 23 luglio in una lettera (resa pubblica il 26 luglio) Verdini si dimette da presidente e consigliere del consiglio di amministrazione del Credito Cooperativo Fiorentino a causa dello scandalo P3 che lo vede coinvolto per corruzione e violazione della Legge Anselmi sulle società segrete. Verdini afferma: "Su di me scatenata una tempesta mediatica e queste accuse rischiano di gettare ombra sulla banca".[7][8] Per solidarietà a Verdini si dimette dopo poche ore tutto il consiglio di amministrazione del credito.[9] Alcuni politici, come Fini, ne chiede le dimissioni anche dagli incarichi politici.[10]

Dall'inchiesta emerge che il 23 settembre 2009 avrebbe avuto luogo un incontro presso l'abitazione di Denis Verdini, a cui avrebbero preso parte l'imprenditore e faccendiere Flavio Carboni, il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri e il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, i magistrati Antonio Martone e Arcibaldo Miller, oltre ad Arcangelo Martino e Raffaele Lombardi. In questa riunione si sarebbe delineata la strategia di persuasioni indebite da adottare sui giudici della Consulta intorno all'approvazione del lodo che il 7 ottobre seguente verrà poi bocciato perché ritenuto incostituzionale.[6]






Il leader dell'Italia dei Valori Antonio di Pietro definisce la cupola che si sarebbe costruita attorno a Flavio Carboni una «nuova loggia massonica», con le stesse caratteristiche della vecchia loggia Propaganda 2.






Pier Luigi Bersani, leader del Partito Democratico, chiede all'esecutivo di far luce sulla vicenda, mentre il senatore e capogruppo dell'UDC Giampiero D'Alia richiede l'intervento della Commissione parlamentare Antimafia.[11]

Nell'agosto del 2011 la Procura di Roma annuncia di aver chiuso l'inchiesta P3.

Il 5 novembre 2014 Denis Verdini viene rinviato a giudizio per corruzione. Il processo prende il via il 5 febbraio 2015 davanti alla IX sezione penale.[12

http://it.wikipedia.org/wiki/Denis_Verdini
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Re: "giorni impazziti"

Messaggio da camillobenso »

CHI NON E' CON NOI E' CONTRO DI NOI


Questi sono veramente giorni più che impazziti.


Mai e poi mai avrei pensato che un giorno, anche se per SOLO interesse mi sarei schierato dalla parte di Berlusconi e Brunetta.


Berlusconi si schiera contro Renzie perché se passa l'Italicum, Affossa Italia viene definitivamente messa fuori gioco.


Spero che non si rimangi la parola.

Io sono schierato contro Renzie, e quindi con Berlusconi, perché il mio interesse è che Paràkulos, non diventi mai ufficialmente DUCE, attraverso l'Italicum.

FOLLIE DI QUESTI GIORNI IMPAZZITI.





Berlusconi: "Renzi ha fallito tutto"
Primo sì in commissione per la legge elettorale. Il Cav affossa in toto il governo: "Premier malato di bulimia di potere"
Chiara Sarra - Mer, 22/04/2015 - 21:17



"Questo governo ha fallito". A bocciare Renzi è Silvio Berlusconi che, parlando ai suoi durante la riunione del gruppo, ha sottolineato come tutti gli indicatori economici siano peggiorati.


La commissione approva l'Italicum: lunedì in Aula
"Hanno fallito sull'economia, sulla politica estera, sulla disoccupazione, sull’immigrazione", ha detto il Cavaliere, "Avevamo ragione noi su tutto, sulla Libia, sull’immigrazione e sulla Russia". In particolare è sull'Italicum - che ha ricevuto oggi il primo sì della Camera e che sarà in Aula da lunedì - che si concentra il leader di Forza Italia definendola "una legge autoritaria".


Così come è autoritario il premier pur non avendo i numeri: "Non possiamo consentire a Renzi di prendere il potere totale con 30% dei voti attraverso una legge che di fatto con lo sbarramento al 3% polverizza l’opposizione", ha aggiunto Berlusconi, "Noi avevamo proposto l’elezione diretta almeno chi vince è legittimato dal popolo e ci sarebbero solo due partiti.



L'ex premier ha poi ricordato che "siamo un Paese a democrazia sospesa": "Siamo al terzo governo non eletto", ha detto chiedendo ai suoi di andare avanti nell'opposizione: "Forza Italia c’è. Noi siamo ancora qui e faremo il partito repubblicano sul modello americano: il partito dei moderati".



Incontrando i senatori di Fi, Berlusconi ha ribadito il suo no all'Italicum e alla riforma costituzionale, dicendo che Verdini sa bene che il Nazareno era diverso da quello che è diventato nel tempo.
Maucat
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Iscritto il: 19/04/2012, 12:04

Re: "giorni impazziti"

Messaggio da Maucat »

Trovarsi d'accordo anche se non al 100% con le parole del Nano di Arcore è preoccupante... vuol dire che il parolaio fiorentino ha superato ogni limite di decenza.
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