Renzi può mettere la fiducia su Italicum?
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Re: Renzi può mettere la fiducia su Italicum?
L’Italicum di Leopoldo Paràkulos
Chi prenderà il 35% otterrà il 53% dei seggi, chi invece il 37% il 55% e così via.
La legge Acerbo
La legge 18 novembre 1923, n. 2444 - nota come Legge Acerbo (dal nome del deputato Giacomo Acerbo che redasse il testo)[1] - fu una legge elettorale del Regno d'Italia, adottata dal Regno nelle elezioni politiche italiane del 1924.
Fu voluta da Benito Mussolini per assicurare al Partito Nazionale Fascista una solida maggioranza parlamentare.
Il meccanismo elettorale[modifica | modifica wikitesto]
La Legge Acerbo prevedeva l'adozione di un sistema proporzionale con premio di maggioranza, all'interno di un collegio unico nazionale, suddiviso in 16 circoscrizioni elettorali. A livello circoscrizionale ogni lista poteva presentare un numero di candidati che oscillava da un minimo di 3 a un massimo dei due terzi di quelli eleggibili (non più di 356 su 535); oltre al voto di lista era ammesso il voto di preferenza.
Il risultato nel collegio unico era decisivo per determinare la distribuzione dei seggi: nel caso in cui la lista più votata a livello nazionale avesse superato il 25% dei voti validi, avrebbe automaticamente ottenuto i 2/3 dei seggi della Camera dei Deputati, eleggendo in blocco tutti i suoi candidati; in questo caso tutte le altre liste si sarebbero divise il restante terzo dei seggi, sulla base di criteri simili a quelli della legge elettorale del 1919. Nel caso in cui nessuna delle liste concorrenti avesse superato il 25% dei voti, non sarebbe scattato alcun premio di maggioranza e la totalità dei seggi sarebbe stata ripartita tra le liste concorrenti in base ai voti ricevuti ancora secondo i principi della legge elettorale del 1919.
Gli effetti[modifica | modifica wikitesto]
Alle elezioni del 6 aprile 1924 il Listone Mussolini prese il 60,09% dei voti (quindi il premio di maggioranza era scattato, come prevedibile, per il PNF): i fascisti trovarono il modo di limare anche il numero di seggi garantiti alle minoranze, alla cui spartizione riuscirono a partecipare mediante una lista civetta (la lista bis) presentata in varie regioni, che strappò ulteriori 19 scranni, mentre le opposizioni di centro e sinistra ottennero solo 161 seggi, nonostante al Nord fossero in maggioranza con 1.317.117 voti contro i 1.194.829 del Listone. Complessivamente, le opposizioni raccolsero 2.511.974 voti, pari al 35,1%.
Alessandro Visani scrisse sull'importanza politica della legge[10]:
« L'approvazione di quella legge fu - questa la tesi sostenuta da Giovanni Sabbatucci, pienamente condivisibile - un classico caso di "suicidio di un'assemblea rappresentativa", accanto a quelli "del Reichstag che vota i pieni poteri a Hitler nel marzo del 1933 o a quello dell'Assemblea Nazionale francese che consegna il paese a Petain nel luglio del 1940". La riforma fornì all'esecutivo "lo strumento principe – la maggioranza parlamentare – che gli avrebbe consentito di introdurre, senza violare la legalità formale, le innovazioni più traumatiche e più lesive della legalità statuaria sostanziale, compresa quella che consisteva nello svuotare di senso le procedure elettorali, trasformandole in rituali confirmatori da cui era esclusa ogni possibilità di scelta »
Chi prenderà il 35% otterrà il 53% dei seggi, chi invece il 37% il 55% e così via.
La legge Acerbo
La legge 18 novembre 1923, n. 2444 - nota come Legge Acerbo (dal nome del deputato Giacomo Acerbo che redasse il testo)[1] - fu una legge elettorale del Regno d'Italia, adottata dal Regno nelle elezioni politiche italiane del 1924.
Fu voluta da Benito Mussolini per assicurare al Partito Nazionale Fascista una solida maggioranza parlamentare.
Il meccanismo elettorale[modifica | modifica wikitesto]
La Legge Acerbo prevedeva l'adozione di un sistema proporzionale con premio di maggioranza, all'interno di un collegio unico nazionale, suddiviso in 16 circoscrizioni elettorali. A livello circoscrizionale ogni lista poteva presentare un numero di candidati che oscillava da un minimo di 3 a un massimo dei due terzi di quelli eleggibili (non più di 356 su 535); oltre al voto di lista era ammesso il voto di preferenza.
Il risultato nel collegio unico era decisivo per determinare la distribuzione dei seggi: nel caso in cui la lista più votata a livello nazionale avesse superato il 25% dei voti validi, avrebbe automaticamente ottenuto i 2/3 dei seggi della Camera dei Deputati, eleggendo in blocco tutti i suoi candidati; in questo caso tutte le altre liste si sarebbero divise il restante terzo dei seggi, sulla base di criteri simili a quelli della legge elettorale del 1919. Nel caso in cui nessuna delle liste concorrenti avesse superato il 25% dei voti, non sarebbe scattato alcun premio di maggioranza e la totalità dei seggi sarebbe stata ripartita tra le liste concorrenti in base ai voti ricevuti ancora secondo i principi della legge elettorale del 1919.
Gli effetti[modifica | modifica wikitesto]
Alle elezioni del 6 aprile 1924 il Listone Mussolini prese il 60,09% dei voti (quindi il premio di maggioranza era scattato, come prevedibile, per il PNF): i fascisti trovarono il modo di limare anche il numero di seggi garantiti alle minoranze, alla cui spartizione riuscirono a partecipare mediante una lista civetta (la lista bis) presentata in varie regioni, che strappò ulteriori 19 scranni, mentre le opposizioni di centro e sinistra ottennero solo 161 seggi, nonostante al Nord fossero in maggioranza con 1.317.117 voti contro i 1.194.829 del Listone. Complessivamente, le opposizioni raccolsero 2.511.974 voti, pari al 35,1%.
Alessandro Visani scrisse sull'importanza politica della legge[10]:
« L'approvazione di quella legge fu - questa la tesi sostenuta da Giovanni Sabbatucci, pienamente condivisibile - un classico caso di "suicidio di un'assemblea rappresentativa", accanto a quelli "del Reichstag che vota i pieni poteri a Hitler nel marzo del 1933 o a quello dell'Assemblea Nazionale francese che consegna il paese a Petain nel luglio del 1940". La riforma fornì all'esecutivo "lo strumento principe – la maggioranza parlamentare – che gli avrebbe consentito di introdurre, senza violare la legalità formale, le innovazioni più traumatiche e più lesive della legalità statuaria sostanziale, compresa quella che consisteva nello svuotare di senso le procedure elettorali, trasformandole in rituali confirmatori da cui era esclusa ogni possibilità di scelta »
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Re: Renzi può mettere la fiducia su Italicum?
PREGO IL FORUM DI FORNIRE CORREZIONI O SUGGERIMENTI AL TESTO CHE INTENDO INVIARE AI PARLAMENTARI DELLA "SINISTRA" PD DA CUI DIPENDE L'APPROVAZIONE DELL'ITALICUM.
ULTIMO TENTATIVO
Comunicazione indirizzata al Direttore del Fatto Quotidiano, con la preghiera di non rendere noto questo documento, se non nel caso che la legge denominata Italicum sia diventata legge dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
ed ai parlamentari della sinistra cimiteriale del Pd, un partito mai nato, che con i suoi continui tentennamenti sta riportando indietro le lancette della storia, che se non porrà un’ultimo stop a questa oscenità, verrà ricordata come la sinistra del ‘23 che permise l’avvento del PNF.
Bersani Pier Luigi
Bindi Rosita
Civati
Mentre scrivo questa e mail, la hp del Fatto Quotidiano riporta come prima notizia:
Italicum, il Pd approva il testo in solitaria
B: “Renzi bulimico di potere, ha fallito su tutto”
Via libera in commissione al ddl. Lunedì in Aula. Boschi: “Maggioranza compatta, ma no voto segreto”
DENIS VERDINI DECISIVO PER IL GOVERNO: ALLA CAMERA SI SCALDA UNA PATTUGLIA DI 15 ONOREVOLI
Da 10 giorni sto interpellando amici e conoscenti, alcuni nati prima del 1935, non l’ultima generazione quindi, che avrebbe tutte le ragioni per non conoscere la legge n° 2444, del 18 novembre 1923, nota come legge Acerbo, redatta dall'allora sottosegretario alla presidenza del consiglio Giacomo Acerbo, poi approvata il 4 giugno 1923. Questa legge permise con voto popolare di confermare a livello nazionale il PNF il 6 aprile 1924.
Il risultato di questo sondaggio particolare è sorprendente. Il 100% degli interpellati non conosce la legge Acerbo. Questo mi permette di considerare che a livello nazionale almeno il 98%, non conosca la legge che ha permesso l’avvento del fascismo. E da come si muove questo Parlamento, che venga ignorata l’esistenza della legge Acerbo e la sua chiara similitudine con l’Italicum.
Novantatre anni dopo siamo nuovamente daccapo. La legge non si chiama più Acerbo ma Italicum.
Nel frattempo, nel 1953, ci fu un altro tentativo che l’opposizione bollò come legge truffa. La legge, promulgata il 31 marzo 1953 (n. 148/1953) entrò in vigore per le elezioni politiche del 3 giugno di quello stesso anno sia pure senza offrire gli effetti sperati, venne poi abrogata con la legge 615 del 31 luglio 1954.
La similitudine e l’intenzionalità tra l’Italicum e la legge Acerbo sono sorprendenti:
La legge Acerbo prevedeva con il 25 % dei consensi di conseguire un premio di maggioranza dei 2/3 dei seggi della Camera dei Deputati.
L’Italicum, prevede con il 35% di ottenere un premio di maggioranza del 53%. E con il 37% di un premio di maggioranza del 55%.
Inoltre, non può essere ignorata la concomitanza con cui viene spinta la modifica dell’esistenza di una sola Camera come dependance, del premier Duce.
Non si deve infine trascurare l’intenzionalità che sia un solo partito ad usufruire del premio di maggioranza e non una coalizione, ultimo presidio di una democrazia, che sta morendo.
Adesso tocca Voi a porre rimedio affinché il nuovo fascismo degli anni 2000 non diventi una realtà mascherata, una democratura, come si usa di questi tempi.
A.Hopkins
ULTIMO TENTATIVO
Comunicazione indirizzata al Direttore del Fatto Quotidiano, con la preghiera di non rendere noto questo documento, se non nel caso che la legge denominata Italicum sia diventata legge dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
ed ai parlamentari della sinistra cimiteriale del Pd, un partito mai nato, che con i suoi continui tentennamenti sta riportando indietro le lancette della storia, che se non porrà un’ultimo stop a questa oscenità, verrà ricordata come la sinistra del ‘23 che permise l’avvento del PNF.
Bersani Pier Luigi
Bindi Rosita
Civati
Mentre scrivo questa e mail, la hp del Fatto Quotidiano riporta come prima notizia:
Italicum, il Pd approva il testo in solitaria
B: “Renzi bulimico di potere, ha fallito su tutto”
Via libera in commissione al ddl. Lunedì in Aula. Boschi: “Maggioranza compatta, ma no voto segreto”
DENIS VERDINI DECISIVO PER IL GOVERNO: ALLA CAMERA SI SCALDA UNA PATTUGLIA DI 15 ONOREVOLI
Da 10 giorni sto interpellando amici e conoscenti, alcuni nati prima del 1935, non l’ultima generazione quindi, che avrebbe tutte le ragioni per non conoscere la legge n° 2444, del 18 novembre 1923, nota come legge Acerbo, redatta dall'allora sottosegretario alla presidenza del consiglio Giacomo Acerbo, poi approvata il 4 giugno 1923. Questa legge permise con voto popolare di confermare a livello nazionale il PNF il 6 aprile 1924.
Il risultato di questo sondaggio particolare è sorprendente. Il 100% degli interpellati non conosce la legge Acerbo. Questo mi permette di considerare che a livello nazionale almeno il 98%, non conosca la legge che ha permesso l’avvento del fascismo. E da come si muove questo Parlamento, che venga ignorata l’esistenza della legge Acerbo e la sua chiara similitudine con l’Italicum.
Novantatre anni dopo siamo nuovamente daccapo. La legge non si chiama più Acerbo ma Italicum.
Nel frattempo, nel 1953, ci fu un altro tentativo che l’opposizione bollò come legge truffa. La legge, promulgata il 31 marzo 1953 (n. 148/1953) entrò in vigore per le elezioni politiche del 3 giugno di quello stesso anno sia pure senza offrire gli effetti sperati, venne poi abrogata con la legge 615 del 31 luglio 1954.
La similitudine e l’intenzionalità tra l’Italicum e la legge Acerbo sono sorprendenti:
La legge Acerbo prevedeva con il 25 % dei consensi di conseguire un premio di maggioranza dei 2/3 dei seggi della Camera dei Deputati.
L’Italicum, prevede con il 35% di ottenere un premio di maggioranza del 53%. E con il 37% di un premio di maggioranza del 55%.
Inoltre, non può essere ignorata la concomitanza con cui viene spinta la modifica dell’esistenza di una sola Camera come dependance, del premier Duce.
Non si deve infine trascurare l’intenzionalità che sia un solo partito ad usufruire del premio di maggioranza e non una coalizione, ultimo presidio di una democrazia, che sta morendo.
Adesso tocca Voi a porre rimedio affinché il nuovo fascismo degli anni 2000 non diventi una realtà mascherata, una democratura, come si usa di questi tempi.
A.Hopkins
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Re: Renzi può mettere la fiducia su Italicum?
ciao camillobenso.Renzi poteva prendere in considerazione anche le proposte del M5S.
https://www.youtube.com/watch?v=ILrbKVFrXrY
Ora poteva tranquillamente dialogare con il M5S.
Renzi ricatta i suoi.O votate questo oppure si torna a casa.Molti perderebbero i soldini.
Se fossero persone oneste valuterebbero questo Italicum
Pubblicato il 18 lug 2014
Nuovo incontro in diretta streaming tra Renzi PD e M5S con Di Maio: video del 17 Luglio 2014 in merito alla riforma della legge elettorale.
Ciao
Paolo11
https://www.youtube.com/watch?v=ILrbKVFrXrY
Ora poteva tranquillamente dialogare con il M5S.
Renzi ricatta i suoi.O votate questo oppure si torna a casa.Molti perderebbero i soldini.
Se fossero persone oneste valuterebbero questo Italicum
Pubblicato il 18 lug 2014
Nuovo incontro in diretta streaming tra Renzi PD e M5S con Di Maio: video del 17 Luglio 2014 in merito alla riforma della legge elettorale.
Ciao
Paolo11
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Re: Renzi può mettere la fiducia su Italicum?
Se la LEGGE ELETTORALE passasse , visto che nel paese sarebbero nettamente minoranza, ci resta da fare subito un referendum abrogativo.
Chi c’è in linea
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