SACRO & PROFANO

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camillobenso
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SACRO & PROFANO

Messaggio da camillobenso »

Sacro & profano


Dover per sacro non intendo quello che intendono le varie religioni, ma "la verità", che deve essere ritenuta sacra per tutti gli uomini indipendentemente alla fede in cui credono compreso l'ateismo che ha le dimensioni di una fede. La fede di chi non crede.

Ed a proposito di fede, stamani mi ha colpito il dolore nascosto di un'amico per la nipotina.

Ne ha due di nipoti. Un maschio ed ed una femmina. Il maschio è completamente sano e scorrazza come tutti i bambini della sua età che stanno scoprendo il mondo. E' successo anche a noi a suo tempo, anche se non ce lo ricordiamo più.

La bambina invece ha un difetto all'anca. Un difetto che le sta segnando la vita.

Ovvio che disponendo di buone possibilità economiche le abbia tentate tutte.

L'ultima è dell'anno scorso al Rizzoli di Bologna.

Ma oltre non si può andare per il momento.

"Girando per gli ospedali dei bambini non sai cosa c'è" mi ha detto stamani.

Invece da sempre sò cosa c'è in questi ospedali.

Basterebbe che a molte persone arroganti, come i nostri politici fosse preteso l'obbligo di prestare servizio presso il Cottolengo di Torino, una settimana all'anno, per riportarli alla dimensione umana.

E qui l'amico si é lasciato andare a questa riflessione:

"Come può esserci un Dio davanti a tanta sofferenza sui bambini"

Ma ritornando al Sacro mi riferisco alla verità. In tutti i campi dello scibile umano.

Il Profano è tutto il resto che domina la vita su questo pianeta.
Ultima modifica di camillobenso il 19/05/2015, 19:55, modificato 1 volta in totale.
camillobenso
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Re: SACRO & PROFANO

Messaggio da camillobenso »

Nel mezzo del cammin di nostra vita
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


« Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita. »

Nel mezzo del cammin di nostra vita è il primo verso della prima terzina della Divina Commedia di Dante Alighieri; costituisce l'incipit del primo canto dell'Inferno.

Il riferimento più citato come ispirazione a queste parole è il Convivio (IV 23, 6-10): «lo punto sommo di questo arco [della vita terrena] ne li più io credo [sia] tra il trentesimo e il quarantesimo anno, e io credo che ne li perfettamente naturati esso ne sia nel trentacinquesimo anno». Una concezione, questa, che si fonda biblicamente su un Salmo XC, 10: «I giorni dei nostri anni arrivano a settant'anni e per i più forti a ottanta», e su Isaia XXXVIII, 10 per ciò che concerne l'esito di questa maturazione: «Ego dixi in dimidio dierum meorum: vadam ad portas inferi».[1]

Dante si immagina dunque per una selva oscura (v. 2), in un momento di confusione interiore (la diritta via era smarrita, v. 3), proprio nella fase mediana della sua vita, in cui ha inizio la descrizione della sua visione mistica della Commedia; il nostra è indice dell'esemplarità di tale esperienza.

È stato sottolineato[2] come anche la definizione della vita come cammino sia di origine biblica: camminiamo nella via della fede dice San Paolo, «... dum sumus in corpore peregrinamur a Domino / per fidem enim ambulamus et non per speciem» (2 Cor. 5, 6-7). Dante riprende questa idea del cammino di questa vita nel Convivio, quando indica il pericolo per l'anima di perdere la strada del bene (IV XII, 15-18), come è infatti accaduto a lui all'interno di questa visione poetica (secondo Guido da Pisa un "sonno mistico"), immaginata nel venerdì santo del 1300.

La selva è quella «erronea di questa vita» di cui parla nel Convivio (IV XXIV, 12). Il poeta nel mezzo del cammin di nostra vita all'improvviso prende consapevolezza della condizione negativa in cui è entrato quasi inconsapevolmente, e che è anche la condizione di corruzione dell'intera umanità. Il motivo personale e quello universale continuano costantemente a sovrapporsi in tutto l'itinerarium dell'opera, e ne indicano la prospettiva cosmica, legata alle sorti degli uomini nel loro complesso.[3]

Come la maggior parte dei versi della Commedia, anche il terzo verso ha varie interpretazioni. Infatti, al di là dell'interpretazione letterale: «avevo smarrito il sentiero per il quale stavo andando e mi persi in una selva oscura», la "diritta via" va interpretata come "la via del bene"[4]. Infatti, Dante, nel periodo in cui scrisse l'opera, viveva un momento di crisi: la Divina commedia è un cammino di purificazione di Dante e di tutta l'umanità. "Che la diritta via era smarrita" è una frase per indicare il momento di sbandamento morale dell'autore[5].

Inoltre, Tommaso Di Salvo ha precisato che la via era solo smarrita, e non perduta: infatti, alla fine del poema, il sommo poeta riacquista il bene e la grazia divina, in precedenza fatti "smarrire" dal peccato.

http://it.wikipedia.org/wiki/Nel_mezzo_ ... ostra_vita
camillobenso
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Re: SACRO & PROFANO

Messaggio da camillobenso »

Anche quando pensi di sapere come funziona l’ambaradan su questo pianeta arriva sempre qualcosa che ti crea dubbi, che ti obbliga a capire se dice la verità o il falso.

Vivere in questa "selva oscura" è veramente difficile.

Questo articolo di LIBRE è uno di questi casi.

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De Bortoli e Bersani, il crepuscolo dei burattini di Draghi
Scritto il 19/5/15 • LIBRE nella Categoria: idee

Il disegno reazionario in atto non può prescindere dal perverso utilizzo dell’informazione.

La manipolazione sistematica consente ai massoni neonazisti dominanti, Draghi e Schaeuble in testa, di sterilizzare la democrazia grazie alla sapiente costruzione di un clima di perenne emergenza.

Nel 2011 per esempio, la bufala dello spread risultò funzionale all’arrivo al poteredi Mario Monti, massone oligarchico già iniziato presso la Gran Loggia Unita d’Inghilterra nonché inserito all’interno di una specifica e perversa super-officina latomistica chiamata “Babel Tower”.

Allo stesso modo, lo spettro del “default” serve solo per far trangugiare al popolino alcune volgari contro-riforme che mirano alla definitiva cristallizzazione di una società classista, iniqua, violenta e diseguale.

I politici, poco più che burattini al servizio di logge e poteri occulti, vengono frequentemente ingaggiati a contratto, per poi essere cinicamente scaricati una volta divenuti vecchi ed inservibili.

Prendiamo il caso della cosiddetta “sinistra del Pd”, gruppo eterogeneo formato da una accozzaglia di mediocri, raccolti intorno ad un leader da operetta come Pierluigi Bersani.

Se un alieno, appena sbarcato sul pianeta Terra, s’imbattesse per caso in un tipo alla Alfredo D’Attorre, potrebbe per un attimo scambiarlo per un sincero democratico, attento alla tenuta della democrazia e alle ragioni dei più deboli.

Peccato le cose non stiano così.

D’Attorre, infatti, al pari di Bersani, Letta, Fassina, Cuperlo, Bindi e compagnia cantante, fa parte di quella nutrita schiera di personaggi che usa la verità come arma di ricatto contrattuale.

Fino a quando il Pd era dominato dalla vecchia guardia, le politiche di austerità erano necessarie e responsabili; ora che Draghi ha licenziato gli antichi servitori, promuovendo al rango di nuovo caposala l’astuto pinocchietto fiorentino Renzi, molte mezze calzette trovano improvvisamente il coraggio di dire apertamente ciò che prima, per interesse e pavidità, non osavano neppure sussurrare.


Chi ha voluto Monti al potere? Il Pd di Bersani. Chi ha votato il pareggio di bilancio in Costituzione? Il Pd di Bersani. E il Fiscal Compact? Sempre il Pd di Bersani. E la riforma Fornero? Idem.

Renzi effettivamente è squallido, ma i suoi nemici interni sono più squallidi di lui, aggiungendo abbondante ipocrisia alla conclamata nefandezza.

“Hanno la faccia come il culo”, sintetizzerebbero i geniali autori di un glorioso settimanale del passato come “Cuore”.

La speranza è che simili figuri, pronti a sottoporsi ad un intervento di ricostruzione dell’imene pur di rifarsi una verginità perduta, vengano definitivamente archiviati con il disonore che meritano nel dimenticatoio puzzolente della storia.

Un altro del quale nessun uomo per bene potrà mai sentire la mancanza è Ferruccio de Bortoli, portavoce del massone contro-iniziato Mario Draghi, recentemente cacciato dalla guida del “Corriere della Sera”.

De Bortoli, fatto della stessa pasta dei vari Bersani e D’Attorre, si è congedato dai suoi lettori scrivendo un lungo pezzo, tanto paradossale quanto ridicolo.

«I giornali devono essere scomodi», pontifica l’ex direttorino armato di ciuffo ed erre moscia, massima espressione di un giornalismo meschino, forte con i deboli e debole con i forti.

Il “Corriere” di Flebuccio in effetti è stato scomodo: scomodo per i precari, per i poveri, per i disoccupati, per i pensionati e per gli studenti, tutti criminalizzati dal piglio perbenista del miliardario con la penna posto a difesa del santuario “mercatista”.

De Bortoli ebbe perfino il coraggio di augurare all’Italia l’arrivo della Troika, da sempre perfettamente a suo agio nel ruolo di Gabibbo di lusso che fustiga i vizi della Casta che lo pasce e lo arricchisce.

Senza la scientifica opera di mistificazione messa in piedi da giornalisti e politicanti asserviti ai soliti centri dipotere, non sarebbe stato possibile svuotare dalle fondamenta lademocraziain Europa.

Dal nuovo direttore del “Corriere”, Luciano Fontana, non è lecito aspettarsi granché.

Di sicuro fare peggio di De Bortoli sarà difficile per chiunque.

Perfino per Fontana. In bocca al lupo.


(Francesco Maria Toscano, “Il cepuscolo di Ferruccio de Bortoli e Pierluigi Bersani, fedeli esecutori dei diktat impartiti da Francoforte dal maestro venerabile Mario Draghi”, dal blog “Il Moralista” del 6 maggio 2015. Toscano è segretario del “Movimento Roosevelt”, fondato con Gioele Magaldi).
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