Come se ne viene fuori ?

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camillobenso
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Come se non avessimo giganteschi problemi interni, a deliziarci arrivano notizie dall’Europa. Dal Tg7 delle ore 20,00:

1) Discorso choc di Tsipras al Parlamento ellenico. Sembra di essere sulle montagne russe. Un giorno è tutto a posto e l’altro è rottura.

2) Venti di guerra dall’Ucraina. Ieri l’uccisione di 30 persone


3) Crollano le borse


La calda estate del 2015 come quella del 1939?
camillobenso
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Informazione a cura della redazione del TG LA7, diretto da Enrico Mentana.

05/06/2015



http://www.la7.it/tgla7/rivedila7/tg-la ... 015-156659
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Fiorenza Sarzanini del Corriere della Serva, l’altro giorno aveva visto giusto quando aveva dichiarato:

“Questa faccenda potrebbe risultare devastante”

Infatti è così.

Mafia Capitale, ‘illegittimo l’appalto al Cara di Mineo’. Ma Alfano ignorò Cantone

Giustizia & Impunità
La gara da 100 milioni di euro dell'aprile 2014, al centro dell'inchiesta della Procura di Catania che vede indagato il sottosegretario Ncd Giuseppe Castiglione insieme ad altre 5 persone, era stata segnalata dall'Anticorruzione al ministero dell'Interno, che non è mai intervenuto
di Marco Lillo | 5 giugno 2015


La lettera che Il Fatto Quotidiano ha potuto leggere (nell’immagine qui a fianco, ndr) non proviene dagli atti giudiziari ma è fondamentale per capire l’inadeguatezza del Ministero guidato da Angelino Alfano nel gestire la questione più importante dell’indagine: l’appalto da 100 milioni del Cara (Centro di accoglienza per i richiedenti asilo) di Mineo(Catania). Il 27 maggio scorso il presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone scrive al ministro Alfano una lettera pesante: l’appalto del Cara di Mineo vinto nell’aprile 2014 da un raggruppamento di imprese che comprende la Cascina (i cui manager sono stati arrestati ieri) è illegittimo.


Alfano non ha ancora risposto. Cantone terminava le sue sette pagine segnalando la delibera del Consorzio di Comuni Calatino Terra di Accoglienza che confermava l’appalto del Cara nonostante un parere contrario dell’Anticorruzione nelle mani delle imprese che lo avevano vinto, in testa La Cascina. Cantone scrive anche ad Alfano: “Tale problematica sarà sottoposta da Anac al giudice contabile per eventuali
profili di danno erariale”.



Tutto inizia il 25 febbraio scorso quando Cantone firma un parere sulla gara vinta dal consorzio comprendente La Cascina, vicina a Luca Odevaine, arrestato a dicembre per vicende analoghe.

La gara da 100 milioni per gestire il centro per rifugiati più grande d’Europa in Sicilia sembrava ritagliata su misura del consorzio che già gestiva il Cara.


Cantone nel parere scrive che la gara è “illegittima” perché “in contrasto con i principi di concorrenza, proporzionalità, trasparenza, imparzialità e economicità”.
La bacchettata lascia indifferente il Consorzio Calatino Terre di Accoglienza presieduto da Anna Aloisi,sindaco Ncd di Mineo, feudo elettorale del sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione, grande portatore di voti del partito di Alfano
(oggi indagato dalla Procura di Catania per turbativa d’asta).


Un mese dopo il parere di Cantone, il 25 marzo, il prefetto Mario Morcone interviene davanti ai parlamentari del Comitato Schengen: “Dico una cosa che non piacerà: ho qualche dubbio sulla decisione del presidente Cantone, che peraltro conosco, apprezzo e stimo moltissimo”.


Morcone si schiera con chi gestisce il centro: “A noi hanno detto sempre che il general contractor (come quello scelto da Odevaine e compagni per il Cara di Mineo, ndr) era la soluzione e che si risparmiava e ora improvvisamente per un contratto del 2013 si è stabilito che è stata impedita la partecipazione alle piccole e medie imprese”.

Morcone chiude critico: “A certe situazioni bisogna fare attenzione perché ci sono sicuramente aspetti di opacità ma anche tanta gente per bene”. Forti anche delle parole di Morcone, il 13 aprile il direttore generale del Consorzio Calatino Giovanni Ferrera e la presidente Aloisi inoltrano a Cantone una “richiesta di riesame del parere”.

Nell’istanza, Ferrera si fa forte di un parere del 10 aprile 2015 della Direzione centrale dei Servizi civili per l’immigrazione del Ministero che “ha confermato l’indirizzo assunto da questo consorzio nel 2014 e negli ultimi sette anni dalle Prefetture”.

Effettivamente il 10 aprile il direttore centrale vicario,Maurilia Bove, scrive alla Prefettura di Catania una lettera che sembra un via libera alla strada scelta a Mineo.

Dieci giorni dopo lo stesso viceprefetto Bove corregge un po’ il tiro con una seconda lettera alla Prefettura: specifica che la prima nota non faceva “riferimento al caso specifico” di Mineo.

Cantone comunque non si piega e il 6 maggio scrive al Consorzio Calatino che l’Anac non rivede il suo parere: la gara è illegittima. Il 15 maggio Ferrera, del Consorzio Calatino, firma e pubblica la determina che conferma l’appalto da 100 milioni e chiude la questione anche perché l’Anac ha solo un potere consultivo.

Grazie alle lettere della direzione che dipende da Morcone e dopo l’audizione anti-Cantone del prefetto, l’appalto ne è salvo. Ora Angelino Alfano dovrà rispondere finalmente una volta per tutte alla domanda implicita della lettera del 27 maggio di Cantone: l’appalto di Mineo da 100 milioni, per il quale Luca Odevaine pretendeva mazzette di 10-20 mila euro mensili dai manager della Cascina arrestati ieri, assegnata grazie a una gara definita ‘illegittima’ da Cantone, al Ministro va bene?
Da Il Fatto Quotidiano del 5 giugno 2015
di Marco Lillo | 5 giugno 2015


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Mafia Capitale, inchiesta sul governo: indagato Castiglione, sottosegretario Ncd
Giustizia & Impunità
L'ex presidente della Provincia di Catania, oggi deputato nazionale e coordinatore del Nuovo centrodestra in Sicilia, sotto accusa con altre 5 persone che secondo i pm di Catania "turbavano le gare di appalto per l’affidamento della gestione del Cara di Mineo del 2011 e prevedevano gara idonee a condizionare la scelta del contraente con riferimento alla gara di appalto 2014". Gara da 100 milioni definita "illegittima" dall'Anticorruzione, nel silenzio del Viminale
di F. Q. | 5 giugno 2015


La gestione del Cara di Mineo, al centro dell’inchiesta della Procura di Roma su Mafia Capitale, getta la propria ombra lunga sul governo. Giuseppe Castiglione, sottosegretario all’Agricoltura ed esponente del Nuovo Centrodestra, figura tra i sei indagati per turbativa d’asta nell’inchiesta della Procura di Catania sull’appalto per la gestione del Centro assistenza rifugiati e richiedenti asilo di Mineo. La notizia, anticipata dal quotidiano La Sicilia di Catania, ha trovato riscontro nel decreto con il quale i carabinieri hanno perquisito gli uffici comunali di Mineo. I pm di Catania, che lavorano in coordinamento con i colleghi di Roma, ipotizzano che gli indagati “turbavano le gare di appalto per l’affidamento della gestione del Cara del 2011, prorogavano reiteratamente l’affidamento e prevedevano gara idonee a condizionare la scelta del contraente con riferimento alla gara di appalto 2014“. Quella stessa gara definita illegittima dal presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, Raffaele Cantone, i cui rilievi sono stati ignorati dal ministero dell’Interno guidato da Angelino Alfano. Che

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Sei gli indagati nell’inchiesta siciliana sull’affare migranti, al centro delle mire della cupola romana: oltre a Castiglione, che è anche deputato nazionale e coordinatore del Ncd in Sicilia, “nella qualità di soggetto attuatore per la gestione del Cara di Mineo”, ci sono Giovanni Ferrera, “nella qualità di direttore generale del Consorzio tra Comuni, Calatino Terra di Accoglienza”, Paolo Ragusa, “nella qualità di presidente della Cooperativa Sol. Calatino”, Luca Odevaine “nella qualità di consulente del presidente del Consorzio dei Comuni”, e i sindaci di Mineo e Vizzini, Anna Aloisi e Marco Aurelio Sinatra.

L’appalto da 100 milioni di euro del 2014 per il Cara del paesino in provincia di Catania, il più grande d’Europa, è la storia più delicata politicamente e più rilevante dal punto di vista economico di Mafia Capitale. Il Consorzio Calatino Terra di Accoglienza, che ha gestito le gare incriminate (dal 2011 a oggi) è stato guidato negli anni scorsi proprio da Castiglione, ex presidente della Provincia di Catania, che poi ha lasciato il posto alla sua compagna di partito Anna Aloisi, che di Mineo è sindaco. Per il centro d assistenza sono finiti giovedì ai domiciliari i manager del Gruppo La Cascina, la storica cooperativa facente parte della galassia di Comunione e Liberazione.

Di Castiglione parla anche Luca Odevaine, secondo i pm il trait d’union tra la cupola e le istituzioni nella gestione degli appalti per l’accoglienza dei migranti, oggi agli arresti. L’ex vicecapo di gabinetto di Walter Veltroni al comune di Roma ne parla il 21 marzo 2014 con il suo commercialista: inviato a Mineo da Franco Gabrielli per “fare la gara“, Odevaine – all’epoca membro del Tavolo di coordinamento nazionale insediato presso il Ministero dell’Interno – racconta del proprio incontro con il sottosegretario in un’intercettazione captata negli uffici della Fondazione Integra/Azione: “Praticamente venne nominato sub-commissario … eh del commissario Gabrielli … il Presidente della Provincia di Catania … che era anche Presidente dell’UPI … Giuseppe Castiglione … il quale … quando io ero andato giù … mi è venuto a prendere lui all’aeroporto … mi ha portato a pranzo … arriviamo al tavolo … c’era pure un’altra sedia vuota … dico eh “chi?” … e praticamente arrivai a capì che quello che veniva a pranzo con noi era quello che avrebbe dovuto vincere la gara”.

Castiglione si professa innocente: “Tutta questa vicenda è semplicemente assurda – si difende il sottosegretario – già sei mesi fa quando venne pubblicata la notizia sull’inchiesta a mio carico caddi dalle nuvole. Ora ci risiamo. Ma di cosa stiamo parlando poi?”. Delle gare d’appalto per il Cara situato nella provincia di cui Castiglione è stato presidente. “Feci una gara in piena emergenza” – racconta – quando l’ex ministro Maroni mi chiamò per l’emergenza immigrati chiamai Odevaine. In quel momento era il direttore della Polizia provinciale in carica a Roma, una persona autorevole, cosa avrei dovuto fare?”.

Qualche dubbio in merito alla gestione delle gare ce l’ha l’Anticorruzione. Il 27 maggio scorso , come anticipato da Marco Lillo sull’edizione odierna del Fatto Quotidiano, Cantone scriveva al ministro Alfano una lettera in cui definiva illegittimo l’appalto del Cara di Mineo vinto nell’aprile 2014 da un raggruppamento di imprese che comprende La Cascina. “Tale problematica sarà sottoposta da Anac al giudice contabile per eventuali profili di danno erariale”, scriveva ancora il presidente dell’Anac. Tutto inizia il 25 febbraio quando Cantone firma un parere sulla gara vinta dal consorzio. La gara sembrava ritagliata su misura del consorzio che già gestiva il Cara, quindi – scrive Cantone – è “illegittima” perché “in contrasto con i principi di concorrenza, proporzionalità, trasparenza, im-parzialità e economicità”.

E il Viminale cosa dice?


Nulla, anzi. Il 25 marzo davanti ai parlamentari del Comitato Schengen il prefetto Mario Morcone difende l’operato di chi gestisce il centro: “Ho qualche dubbio sulla decisione del presidente Cantone. (…) A noi hanno detto sempre che il general contractor (come quello scelto da Odevaine e compagni per il Cara di Mineo, ndr) era la soluzione e che si risparmiava e ora improvvisamente per un contratto del 2013 si è stabilito che è stata impedita la partecipazione alle piccole e medie imprese. A certe situazioni bisogna fare attenzione, perché ci sono sicuramente aspetti di opacità, ma anche tanta gente per bene”, conclude il prefetto.


Il 6 maggio Cantone prende di nuovo carta e penna e ribadisce per iscritto il proprio parere al Consorzio Calatino: la gara è illegittima.


Ma il 15 maggio Ferrera, direttore generale del Consorzio, firma e pubblica la determina che conferma l’appalto da 100 milioni e chiude la questione anche perché l’Anac ha solo un potere consultivo.


L’appaltone è salvo. In tutto questo, il ministro dell’Interno Angelino Alfano resta ancora in silenzio.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06 ... d/1749978/
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La vox populi



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sofista • 2 ore fa
A tutti i politici applichiamo l'art. 41bis, come ai mafiosi. Non è una offesa, se tutti i beni che hanno risultano legittimi, ok, ma se possiede più di quanto ha guadagnato onestamente (sigh..) meglio per tutti, abbiamo chiarito. insomma come l'alcooltest.
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rose-marie bovani • 3 ore fa
tutta la casta sfrutta l'immigrazione per fare soldi , perfino la lega la sfrutta per la sua becera propaganda : gli immigrati sono diventati un affare per politici e mafiosi ; m5s unica forza onesta ed è per quello che viene attaccata da pd e lega
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maryellen • 4 ore fa
e non finisce qui, tra poco anche in molise dove si sta per allestire un campo e sembra che una delle coop interessate è già coinvolta nei giri romani
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sofista maryellen • 2 ore fa
ci credo.... che figure che facciamo...
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Re: Come se ne viene fuori ?

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lucignolo • 5 ore fa
Dopo aver ascoltato padre Orfini ieri sera ad otto e mezzo, supportato dalla perpetua Gruber, oggi mi sento più buono e perdono tutti.
Felice sera.

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rantic • 5 ore fa
tutti i giorni se non è zuppa è pan bagnato, PD meno ELLE e PD più ELLE oggi tocca a Ncd del miglior Alleato di Governo Alfano.
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Re: Come se ne viene fuori ?

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Calcio, la religione perfetta di questo capitalismo spietato
Scritto il 07/6/15 • LIBRE nella Categoria: idee



La nascita del calcio moderno è strettamente legato alla nascita dello Stato parlamentare borghese ed ai primi passi del sistema economico capitalista alla fine del XVII secolo e inizi del XVIII in Inghilterra. In questo modo, la configurazione delle regole di questo sport ed il consenso che ne deriva, sono il risultato della filosofia propria del sistema appena creato, dove si incontrano diversi gruppi politici per competere al potere parlamentare sottoscrivendo delle regole concrete sotto la supervisione di un giudice. Gli artefici di questa trasposizione di valori sono stati gli studiosi degli elitisti della ‘public shcools’ britannici, che diedero all’attuale “re degli sport” la forma che ha oggi all’adottare regole comuni per poter competere a livello nazionale tra le squadre legate ai propri centri educativi. Ma fu solo grazie alla classe operaia britannica che il calcio si professionalizzò e si estese, arrivando a tutte le colonie e porti con presenza britannica nel XIX secolo. La rapida espansione si deve, tra le altre cose, a la scarsità di mezzi che richiedeva la dinamica del gioco, dove solo serviva un pallone (o qualcosa che possa sembrare sferico) e alcune delimitazioni che facessero le veci della porta.Una religione mediatizzata. Attualmente questo fenomeno genera potenti comunità vertebrate da sentimenti identitari collettivi che gestano intorno a diversi clubs del mondo, riaffermandosi in ogni partita attraverso una serie di azioni di massa che possono essere ben classificati come riti sociali. Diversi autori fanno notare il parallelismo dei luoghi comuni che condividono il calcio e i riti religiosi. Partendo dagli studi realizzati da Émile Durkheim sulle religioni primitive agli inizi del XX secolo, si intende che la ragion d’essere delle diverse religioni, presenti in tutte le civiltà conosciute, è quella di giustificare la forma sociale della quale a sua volta ne è il risultato. Tutti i riti religiosi compiono in questo modo una funzione unificante della comunità che li praticano. Questi riti solitamente consistono in atti di comunione congiunta dei suoi membri con entità sovra-terrene., che costituiscono in fine una specie di omaggio e riaffermazione della propria comunità e della propria struttura sociale.In coincidenza con le rivoluzioni liberali, dove si elimina la grazia di Dio come giustificazione principale del potere, cominciò in occidente una progressiva, anche se limitata, perdita di autorità politica del cristianesimo, sostituita da diverse forme di culto “laico” della società. Uno di questi è il fenomeno sociale del calcio. Durante il rito calcistico, le tifoserie realizzano un atto di comunione quasi religioso, esprimendo devozione nei confronti del proprio club durante la stagione di calcio ordinaria e alla propria nazione quando gioca la formazione dei rispettivi paesi. Sia in un caso che nell’altro, gli individui approcciano con l’ideale che li unisce affidandosi in questo modo alla comunità alla quale appartengono. Sono diversi gli elementi condivisi dai riti religiosi e calcistici, dove la comunità rafforza e riafferma il sentimento che si ha della stessa. In ogni culto religioso è necessario, in primo luogo, separare gli atti sacri dai profani, configurando un calendario liturgico per la quotidianità dei fedeli. I fine settimana sono i giorni eletti sia per andare a messa che generalmente per andare allo stadio.In secondo luogo, la rottura con la vita profana deve estendersi anche nella sua dimensione spaziale. Una cerimonia religiosa può essere svolta solo in spazi sacri e appositamente preparati per questa. Attualmente, i tempi del calcio emergono solenni nelle città simbolizzandone l’importanza politica ed economica, così come la grandezza dello stesso club. Al loro interno, il terreno di gioco, così come il presbiterio cattolico, si investe come spazio sacro che può essere calpestato unicamente dagli ufficianti del rito, in questo caso i giocatori e l’arbitro. Questo spazio viene sottomesso a particolari attenzioni che lo rendono degno dell’importanza dell’atto: prato curato, pulito e adeguatamente annaffiato.In terzo luogo, in tutti gli atti religiosi hanno luogo una serie di di azioni più o meno collettive e ripetitive, dove i fedeli esprimono la propria devozione verso l’istanza adorata. Alzare le braccia, agitare le sciarpe, alzarsi dalle sedie o intonare canti sono espressioni collettive di venerazione verso il club e che rispecchiano una significativa somiglianza da quelle realizzate dai e dalle fedeli verso le rispettive divinità nei loro rispettivi templi.Tutte le comunità religiose devono avere dei riferimenti storici che servano da esempio ai suoi integranti. La leggenda e il mito attorno a determinati giocatori per un club assomigliano alla tradizionale santificazione cristiana di personaggi storici. I santi costituiscono in questo modo autentici esempi di attuazione e di servizio verso la comunità religiosa, essendo stati canonizzati dalla realizzazione di determinati atti o gesta che contribuirono all’espansione del cristianesimo nel mondo. Nel caso del calcio, i tifosi delle squadre ricordano giocatori emblematici le cui gesta sul terreno di gioco sono state determinanti nel conseguimento di titoli e glorie che ingrandirono il club. Il caso di Diego Armando Maradona è un chiaro esempio del vincolo esistente tra idolatria religiosa e calcistica: intorno a lui si formò la Chiesa maradoniana in Argentina, un culto di stampo parodico ma che comprende sentimenti reali verso la figura del calciatore. A Napoli fu santificato extra-ufficialmente dai tifosi del club.Competitività, consumo e successo sociale. Come si può vedere, i legami tra rito religioso e rito sportivo sono noti. Durante la stagione di calcio prende inizio un culto dedicato alla competizione per il successo professionale (legato al successo sociale) che governa la società contemporanea basata sull’economia di mercato. Ma il calcio nella società attuale non è l’unico spazio di aggregazione collettiva che risponde a queste funzioni di coesione. Il modo in cui le persone consumano quasi tutti gli altri tipi di spettacoli, come il cinema, la musica e la televisione, si avvicinano in gran misura al culto religioso. Un esempio sono le diverse comunità di appassionati (fanatici) creati attorno a prodotti culturali generati dalle industrie dello spettacolo, dove gli integranti mostrano simboli identificativi incorporate in oggetti di merchandising di uso quotidiano o realizzano autentiche mostre di devozione accudendo a cerimonie collettive come concerti , film, o il consumo simultaneo di capitoli di serie televisive.In ognuno di questi campi è un luogo comune l’opera di santificazione delle figure più importanti, condotta dai mass media. Anche se gli antichi santi erano usati come esempi di comportamento ascetico, le celebrità moderne sono santificati esattamente per l’opposto, essendo esempi di opulenza e di comportamenti sociali legati al consumo, che costituiscono il carburante di un sistema sociale basato sulla sovrapproduzione. In questo aspetto, sono disposte intorno al calcio autentici modelli di uomo per la classe operaia, soprattutto perché la maggior parte dei calciatori provengono dai settori più umili della società e hanno raggiunto la fama e il successo solitamente per competenze sul campo e per la dedizione. E ‘ particolarmente significativo che l’ industria mediatica dedichi tale privilegio all’unico posto che il sistema economico capitalista offre in cui la classe sociale non determina il successo nella carriera. I mass media portano a termine questo lavoro di glorificazione di campioni, che investiti come modelli autentici della vita nella società dei consumi, come esempi di virilità, di auto-superamento e lavoro.Dal settore della pubblicità ai telegiornali, ci vengono continuamente mostrate le gesta di questi superuomini in campo e, ogni volta di più, le telecamere si introducono nella loro vita quotidiana per mostrare l’opulenza in cui vivono, le donne bellissime che hanno o la nuova auto che hanno acquisito. Il telespettatore medio della classe operaia vedrà così che un suo simile è arrivato alla cima del successo sociale con i propri mezzi, essendo egli stesso l’unico responsabile delle loro condizioni socioeconomiche. Il mito attualmente generato da giornalisti sportivi e aziende pubblicitarie intorno al calciatore Cristiano Ronaldo è il miglior esempio di questa strategia mediatica. Il marchio sportivo Nike sfrutta da anni la sua immagine come modello di mascolinità e professionalità. “Le mie aspettative sono meglio delle tue” è stato lo slogan lanciato dal brand nel 2009. Una gigantesca immagine del giocatore esultando per un gol con il torso nudo appariva praticamente in ogni fermata metropolitana di Madrid, ricordando ai milioni di lavoratori che usano i mezzi pubblici come siano ancora lontani dal successo sociale e professionale. Il consumo diventa quindi l’unico modo possibile per emulare il superuomo che non sono stati in grado di essere.Il prato politicizzato. Ma quello di cui abbiamo parlato è solo uno degli aspetti attraverso i quali il calcio diviene uno spazio per la disputa politica per il potere e il controllo sociale. È necessario ricordare che il calcio costituisce un’allegoria del combattimento in cui due comunità perfettamente identificate si affrontano attraverso il gioco, che permette di svolgersi senza rischiare l’integrità fisica dei partecipanti. Nella dimensione di fenomeno di massa, questo sport canalizza impulsi aggressivi della società attraverso l’elemento mimetico che costituisce il gioco competitivo su prato, essendo un luogo ideale per soddisfare le pretese di accrescere il potere così come riaffermazioni dell’autorità stabilita. Il fascista Benito Mussolini è stato tra i primi leader politici a vedere nel calcio un importante strumento di propaganda. Dedicò grandi sforzi per costruire stadi monumentali e organizzare grandi eventi sportivi, al fine di dimostrare la potenza della nuova Italia.Attualmente, questa strategia è un modello di base della politica globale, che si reggono su simili pretese imperialiste. Basta notare il modo in cui gli stati nazionali scaricano sul prato il loro orgoglio nazionale, o il modo in cui competono in precedenza per ospitare i mondiali, mostrando il loro livello organizzativo e il loro potenziale di sviluppo per gli investimenti stranieri. Si producono violenti sgomberi di gente povera nei centri delle città, o ingenti investimenti di capitale pubblico nella costruzione di infrastrutture che daranno enormi profitti alle élite economiche locali e straniere. In questi campionati, il calcio funziona come un elemento di coesione. Nel caso della Spagna, dopo l’esito della Coppa del Mondo in Sud Africa 2010 non passò molto tempo prima di sentire dai mass media allegorie riguardo il gran potere che potrebbe avere una Spagna unita nel campo della politica globale, essendo l’unione un requisito vincolante per uscire il prima possibile dalla crisi economica.Il complesso da impero smarrito che costituisce il nazionalismo spagnolo viene riflesso dai media col trionfo della selezione, rafforzando il senso di identità nazionale calmando a sua volta il clima socio-politico”. Si nota un gran contrasto dalla saturazione mediatica dei mondiali del 2010 con il relativo silenzio dei media dopo che gli spagnoli vennero eliminati nel 2014 in Brasile. Attraverso l’armamentario multimediale creato intorno ai trionfi della squadra nazionale, viene generato nella classe operaia una sorta di illusione collettiva di partecipazione allo stato-nazione, come sostituto. In ogni canale televisivo si creano talk show e programmi sportivi condotti da “esperti” che esaltano gli eroi del paese, plasmando uno spirito nazionale che integra i lavoratori, i datori di lavoro, e le istituzioni politiche. Grazie alla facilità che offre nel generare identità collettive, il calcio è un richiamo di massa senza eguali riproducendo le strutture di potere sociali e le diverse tensioni insite in loro.Il calcio e la sessualità. Il calcio rappresenta uno dei grandi bastioni intoccabili di dominio maschile nella sua dimensione più tradizionale. Le glorie calcistiche sono sistematicamente negate alle donne anche se hanno sempre maggiore presenza negli stadi. Esse sono una minoranza, come gli omosessuali, condannate al silenzio più completo. L’associazione tra la virilità e la competizione attraverso il contatto fisico, che è la spina dorsale del culto di calcio, è logica conseguenza del contesto filosofico morale-borghese in cui è stato sviluppato questo sport. Come in ogni altro sport, viene eseguita la discriminazione delle donne a praticare insieme agli uomini, alludendo a ragioni di stampo biologistico. Senza entrare nel merito di una discussione di questo tipo, è sufficiente ricordare che il calcio è uno sport in cui le capacità fisiche si compensano con le capacità tecniche, l’intelligenza del giocatore o la giocatrice, la strategia e la coesione della squadra.Altrimenti sarebbe stato impensabile, per esempio, che una squadra come la squadra spagnola, composta per lo più di giocatori più bassi e relativamente sottili, conquistasse il titolo mondiale nel 2010, rispetto a squadre in gara come il Camerun o la Costa d’Avorio che non hanno nanche raggiunto la seconda fase del torneo. Argomenti di stampo evoluzionista prevalgono rispetto le teorie sociali nello spiegare perché le donne giocano a calcio peggio degli uomini e non sono degne di competere con loro. Sicuramente pensare al fatto che le donne fin dalla nascita partano da una posizione chiaramente svantaggiosa per questo sport (e praticamente qualsiasi altro) rispetto agli uomini a causa della costruzione sociale rigida che coinvolge ruoli di genere nei quali socializzano è più assurdo che pensare che le donne giocano a calcio perché Madre Natura (paradossalmente) così volle. D’altra parte, il culto all’ideale maschile su cui regge lo spettacolo calcistico comporta una sorta di divieto tacito sulla pratica a quegli individui la cui identità sessuale è percepita come una minaccia per i fondamenti della mascolinità tradizionale venerati in questo sport.Non è un caso che ci siano attualmente solo due giocatori professionisti attivi apertamente gay, Anton Hysén svedese e l’americano Robbie Rogers, entrambi giocano attualmente in Usa. I casi più noti sono diventati pubblici dopo il loro ritiro, evidenziando l’incompatibilità della loro identità sessuale con la loro carriera. Interpretando così, ogni partita di calcio professionale come una cerimonia quasi religiosa in cui la società realizza un culto abitudinario dei valori di competitività e mascolinità che governano il sistema socio-politico dominante, si capisce la difficoltà di un calciatore gay di affermarsi come elemento dissonante in un ambiente così mediatico, in cui sarà sottoposto ad un inevitabile giudizio dalla massa. Eppure, a poco a poco cresce il divario della Fifa grazie al coraggio dei giocatori stessi, che silenziosamente lottano per la loro libertà sessuale auspicando lo sviluppo di ulteriori iniziative che promuovono la normalizzazione dell’omosessualità nello sport. Tuttavia, questo è solo l’inizio di un percorso faticoso che comporta la necessità di ripensare i pilastri culturali su cui questo fenomeno di massa si basa.(Manuel González Ayestarán, “Calcio, media e controllo sociale”, da “Rebelion” del 16 dicembre 2014, tradotto da Torito per “Come Don Chisciotte”).
paolo11
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da paolo11 »

http://forumisti.mondoforum.com/viewforum.php?f=2
I pacchetti di voti degli arrestati Pd a Roma #MarinoDimettiti
Mafia Capitale, poniamo l'attenzione su due aspetti.
Il primo: gli arrestati del Pd, quanti voti hanno portato al Pd e quindi a Marino? Questo è un dato significativo! Eccoli:
1. Ozzimo (PD), ex-assessore alla casa, arrestato: 5.317 voti
2. Coratti (PD), ex-presidente dell'assemblea capitolina, arrestato: 6.410 voti
3. Pedetti (PD), presidente commissione patrimonio Comune di Roma, arrestato: 5.238 voti
4. Tassone (PD), ex-presidente Municipio Ostia, arrestato: 47.933 voti
5. Caprari, (Centro Democratico, maggioranza con Marino), consigliere comunale, arrestato: 1.474 voti
In totale ben 66.372 voti portati al PD romano da persone in galera. Come in Campania gli impresentabili hanno portato pacchetti di voti al Pd, non solo De Luca, ma tutti gli impresentabili, questo è successo anche nel Comune di Roma. Dobbiamo calcolare quanto questi delinquenti portano voti alla maggioranza, quindi al Pd e al sindaco Marino.
Le mazzette fanno tutte schifo, ma lucrare sull'emergenza casa a Roma, quindi su romani che vivono in case fatiscenti nelle periferie è infamante e vergognoso. Fa comodo non risolvere i problemi perché in acque torbide si pesca meglio, perché le emergenze devono continuare. Questo è diventato il Pd a Roma: un punto di riferimento del malaffare. Adesso provano a buttarla in caciara in ogni modo, lo vedete quello che fa Orfini che sta facendo come uomo una figura barbina, mi dispiace per lui, ma è pessimo. La buttano in caciara perché ci sono dentro fino al collo.
Riflettiamo su questo: i romani che non hanno casa o sono costretti a vivere in dimore fatiscenti, sono costretti a farlo perché c'è qualcuno che mangia sulle loro disgrazie. Mangiare sulle disgrazie per me è la colpa più grande che un uomo possa avere. Diffondiamo queste informazioni e non dimentichiamoci di #MafiaCapitale." Alessandro Di Battista
.............
Ciao
Paolo11
cielo 70
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Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da cielo 70 »

Purtroppo Casson ha perso.
camillobenso
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Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Come se ne viene fuori ?

Messaggio da camillobenso »

cielo 70 ha scritto:Purtroppo Casson ha perso.
cielo 70 ha scritto:Purtroppo Casson ha perso.


Questo stop produce molti problemi per il futuro.


Casson è stato definito il più grillino della sinistra dem.


Per questo candidatura si erano spese molte personalità della sinistra al M5S.

Sono rimasti sordi.


Anche il giudice Imposimato (M5S) aveva rivolto un appello per Casson.


Adesso si apre il problema: Il M5S è di destra o di sinistra????


Così facendo ha favorito la destra avvallando le voci di qualche giorno fa di accordi sottobanco con la destra.


In Spagna PODEMOS aveva lo stesso problema.

Ma hanno chiarito. Rappresenta la nuova sinistra.

E qui?

Il M5S non può andare avanti con questa ambiguità. Deve chiarire la sua posizione.
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