Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
SALVINI ? meno se ne parla meglio è.
Sarebbe sufficiente dare a Salvini gli stessi spazi nei media come agli altri per riportarlo al 5 %, invece non appena apre bocca tutti a riportare qls battuta senza dare agli altri l'opportunità di rispondergli per le rime.
Nel frattempo il M5S nei sondaggi fa un balzo in avanti e arriva al 26% , mentre il PD scende al 32% e la Lega torna dietro a FI .
Quando il M5S arriverà a comprendere che per andare a governare è necessario fare alleanze come hanno fatto in Grecia e Spagna ( CI SI ALLEA CON CHI ACCETTA CERTE REGOLE COMUNI) allora anche l'Italia potrebbe diventare una guida verso una nuova Europa.
Con chi il M5S potrebbe allearsi ?
Con un nuovo partito movimento che va ad intercettare le speranze di quel 30% che non va più a votare,
di quel 30% che non crede più alle promesse degli attuali partiti che da più di 20 anni si alternano alla guida del paese pensando soprattutto al proprio tornaconto e a vincere senza un disegno chiaro per il futuro del paese.
Sarebbe sufficiente dare a Salvini gli stessi spazi nei media come agli altri per riportarlo al 5 %, invece non appena apre bocca tutti a riportare qls battuta senza dare agli altri l'opportunità di rispondergli per le rime.
Nel frattempo il M5S nei sondaggi fa un balzo in avanti e arriva al 26% , mentre il PD scende al 32% e la Lega torna dietro a FI .
Quando il M5S arriverà a comprendere che per andare a governare è necessario fare alleanze come hanno fatto in Grecia e Spagna ( CI SI ALLEA CON CHI ACCETTA CERTE REGOLE COMUNI) allora anche l'Italia potrebbe diventare una guida verso una nuova Europa.
Con chi il M5S potrebbe allearsi ?
Con un nuovo partito movimento che va ad intercettare le speranze di quel 30% che non va più a votare,
di quel 30% che non crede più alle promesse degli attuali partiti che da più di 20 anni si alternano alla guida del paese pensando soprattutto al proprio tornaconto e a vincere senza un disegno chiaro per il futuro del paese.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Sognando gli Stati Uniti d'Europa nel paese dei ciechi
di EUGENIO SCALFARI
http://www.repubblica.it/politica/2015/ ... ef=HRER2-1
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Re: Come se ne viene fuori ?
Abbiamo di fronte un grosso problema. In campo abbiamo solo i due bimbominkia di destra.
Il Matteo felpato oggi ha manifestato con il SAP.
Per chi non fosse al corrente il SAP è il sindacato di polizia fascista.
Chi è stato in Polizia negli anni scorsi sa che questi sono fascisti fascisti.
IL SAP IN PIAZZA CONTRO IL DDL
Salvini sul reato di tortura: «Se un delinquente si fa male, c.... suoi»
Il leader della Lega prende parte alla protesta del sindacato di polizia Sap di fronte a palazzo Chigi contro il reato di tortura: «La Corte Ue dei diritti umani si occupi di altro»
di Redazione Online
Esplora il significato del termine: «La Corte europea dei diritti umani potrebbe occuparsi di altro. Per qualcuno che ha sbagliato non devono pagare tutti. Carabinieri e polizia devono poter agire liberamente. Se un delinquente cade mentre è fermato e si sbuccia un ginocchio, c.... suoi. Poi se qualcuno sbaglia paga, anche doppio, ma parliamo di poche unità»: queste le parole pronunciate da Matteo Salvini dopo aver preso parte - insieme a Roberto Maroni - alla protesta del sindacato di polizia Sap di fronte a palazzo Chigi contro il reato di tortura. In merito ai fatti della Diaz, la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia proprio per il reato di tortura. Pochi giorni dopo la Camera ha dato il via libera al ddl che introduce il reato di tortura con l’aggravante per i pubblici ufficiali: Montecitorio ha detto «sì» con voti 244 favorevoli, 14 contrari e 50 astenuti.«La Corte europea dei diritti umani potrebbe occuparsi di altro. Per qualcuno che ha sbagliato non devono pagare tutti. Carabinieri e polizia devono poter agire liberamente. Se un delinquente cade mentre è fermato e si sbuccia un ginocchio, c.... suoi. Poi se qualcuno sbaglia paga, anche doppio, ma parliamo di poche unità»: queste le parole pronunciate da Matteo Salvini dopo aver preso parte - insieme a Roberto Maroni - alla protesta del sindacato di polizia Sap di fronte a palazzo Chigi contro il reato di tortura. In merito ai fatti della Diaz, la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia proprio per il reato di tortura. Pochi giorni dopo la Camera ha dato il via libera al ddl che introduce il reato di tortura con l’aggravante per i pubblici ufficiali: Montecitorio ha detto «sì» con voti 244 favorevoli, 14 contrari e 50 astenuti.
«Legge sbagliata e pericolosa»
Per il leader della Lega è «ovvio che nessuno è a favore del reato di tortura, come è giusto che chi ha sbagliato alla Diaz paghi, ma la legge sul reato di tortura è sbagliata e pericolosa. Per l’errore di qualcuno a Genova - sottolinea ancora Salvini - non possiamo mettere a rischio il lavoro di tutti». La legge «che noi della Lega abbiamo contrastato, mentre è stata voluta da Pd e Cinque Stelle» è sbagliata perché «espone i poliziotti e i carabinieri al ricatto dei delinquenti». Salvini vede la legge sulla Tortura e in particolare la norma che prevede la tortura psicologica «Un’idiozia che consente a qualunque delinquente, con uno strumento come questo, di valere molto di più di chi indossa una divisa. Non esiste». Ai cronisti che gli ricordavano appunto la sanzione comminata all’Italia dalla Corte dei diritti umani per i fatti del G8 Salvini ha infine ribadito: «La Corte potrebbe occuparsi di altro senza rompere le scatole all’Italia. A Genova qualcuno ha sbagliato e paga giustamente. Ma per l’errore di qualcuno non bisogna esporre a rischio di vita centinaia di migliaia di uomini delle Forze dell’ordine».
Le critiche al capo della polizia
Il segretario federale della Lega, Matteo Salvini, ha poi criticato Alessandro Pansa, da due anni capo della Polizia. «Ritengo che l’attuale capo della Polizia di Stato non sia il miglior capo della Polizia di Stato possibile» e «credo che mai come in questo periodo gli uomini della Polizia si siano sentiti abbandonati non solo dalla politica ma anche da alcuni dei loro dirigenti».
La manifestazione del Sap
Il volantino diffuso dal Sap nelle piazze con fumetti «ironici» sul reato di tortura
Il volantino diffuso dal Sap nelle piazze con fumetti «ironici» sul reato di tortura
Giovedì centinaia poliziotti - liberi da servizio - del sindacato Sap sono in piazza in 100 punti strategici a Roma e Milano per opporsi al disegno di legge, in discussione in Parlamento, che introduce il reato di tortura. «Esistono già in Italia - spiega Gianni Tonelli, segretario generale del Sap - fattispecie di reato che puniscono pesantemente gli eventuali abusi delle forze dell’ordine. Il ddl in discussione invece nasconde la volontà di punire le donne e gli uomini in divisa, strizzando l’occhio al partito dell’Antipolizia e degli allergici alle divise». Non si tratta, puntualizza Tonelli, «di una battaglia corporativa, ma non accettiamo che, dietro una presunta battaglia di civiltà, si possa pensare di penalizzare l’attività dei poliziotti e carabinieri». Il Sap ha anche acquistato pagine di quotidiani per illustrare la sua posizione e nelle piazze sta distribuendo 500mila pieghevoli che spiegano la sua contrarietà al provvedimento sulla tortura.
25 giugno 2015 | 17:00
© RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/cronache/15_giug ... fc9e.shtml
Il Matteo felpato oggi ha manifestato con il SAP.
Per chi non fosse al corrente il SAP è il sindacato di polizia fascista.
Chi è stato in Polizia negli anni scorsi sa che questi sono fascisti fascisti.
IL SAP IN PIAZZA CONTRO IL DDL
Salvini sul reato di tortura: «Se un delinquente si fa male, c.... suoi»
Il leader della Lega prende parte alla protesta del sindacato di polizia Sap di fronte a palazzo Chigi contro il reato di tortura: «La Corte Ue dei diritti umani si occupi di altro»
di Redazione Online
Esplora il significato del termine: «La Corte europea dei diritti umani potrebbe occuparsi di altro. Per qualcuno che ha sbagliato non devono pagare tutti. Carabinieri e polizia devono poter agire liberamente. Se un delinquente cade mentre è fermato e si sbuccia un ginocchio, c.... suoi. Poi se qualcuno sbaglia paga, anche doppio, ma parliamo di poche unità»: queste le parole pronunciate da Matteo Salvini dopo aver preso parte - insieme a Roberto Maroni - alla protesta del sindacato di polizia Sap di fronte a palazzo Chigi contro il reato di tortura. In merito ai fatti della Diaz, la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia proprio per il reato di tortura. Pochi giorni dopo la Camera ha dato il via libera al ddl che introduce il reato di tortura con l’aggravante per i pubblici ufficiali: Montecitorio ha detto «sì» con voti 244 favorevoli, 14 contrari e 50 astenuti.«La Corte europea dei diritti umani potrebbe occuparsi di altro. Per qualcuno che ha sbagliato non devono pagare tutti. Carabinieri e polizia devono poter agire liberamente. Se un delinquente cade mentre è fermato e si sbuccia un ginocchio, c.... suoi. Poi se qualcuno sbaglia paga, anche doppio, ma parliamo di poche unità»: queste le parole pronunciate da Matteo Salvini dopo aver preso parte - insieme a Roberto Maroni - alla protesta del sindacato di polizia Sap di fronte a palazzo Chigi contro il reato di tortura. In merito ai fatti della Diaz, la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia proprio per il reato di tortura. Pochi giorni dopo la Camera ha dato il via libera al ddl che introduce il reato di tortura con l’aggravante per i pubblici ufficiali: Montecitorio ha detto «sì» con voti 244 favorevoli, 14 contrari e 50 astenuti.
«Legge sbagliata e pericolosa»
Per il leader della Lega è «ovvio che nessuno è a favore del reato di tortura, come è giusto che chi ha sbagliato alla Diaz paghi, ma la legge sul reato di tortura è sbagliata e pericolosa. Per l’errore di qualcuno a Genova - sottolinea ancora Salvini - non possiamo mettere a rischio il lavoro di tutti». La legge «che noi della Lega abbiamo contrastato, mentre è stata voluta da Pd e Cinque Stelle» è sbagliata perché «espone i poliziotti e i carabinieri al ricatto dei delinquenti». Salvini vede la legge sulla Tortura e in particolare la norma che prevede la tortura psicologica «Un’idiozia che consente a qualunque delinquente, con uno strumento come questo, di valere molto di più di chi indossa una divisa. Non esiste». Ai cronisti che gli ricordavano appunto la sanzione comminata all’Italia dalla Corte dei diritti umani per i fatti del G8 Salvini ha infine ribadito: «La Corte potrebbe occuparsi di altro senza rompere le scatole all’Italia. A Genova qualcuno ha sbagliato e paga giustamente. Ma per l’errore di qualcuno non bisogna esporre a rischio di vita centinaia di migliaia di uomini delle Forze dell’ordine».
Le critiche al capo della polizia
Il segretario federale della Lega, Matteo Salvini, ha poi criticato Alessandro Pansa, da due anni capo della Polizia. «Ritengo che l’attuale capo della Polizia di Stato non sia il miglior capo della Polizia di Stato possibile» e «credo che mai come in questo periodo gli uomini della Polizia si siano sentiti abbandonati non solo dalla politica ma anche da alcuni dei loro dirigenti».
La manifestazione del Sap
Il volantino diffuso dal Sap nelle piazze con fumetti «ironici» sul reato di tortura
Il volantino diffuso dal Sap nelle piazze con fumetti «ironici» sul reato di tortura
Giovedì centinaia poliziotti - liberi da servizio - del sindacato Sap sono in piazza in 100 punti strategici a Roma e Milano per opporsi al disegno di legge, in discussione in Parlamento, che introduce il reato di tortura. «Esistono già in Italia - spiega Gianni Tonelli, segretario generale del Sap - fattispecie di reato che puniscono pesantemente gli eventuali abusi delle forze dell’ordine. Il ddl in discussione invece nasconde la volontà di punire le donne e gli uomini in divisa, strizzando l’occhio al partito dell’Antipolizia e degli allergici alle divise». Non si tratta, puntualizza Tonelli, «di una battaglia corporativa, ma non accettiamo che, dietro una presunta battaglia di civiltà, si possa pensare di penalizzare l’attività dei poliziotti e carabinieri». Il Sap ha anche acquistato pagine di quotidiani per illustrare la sua posizione e nelle piazze sta distribuendo 500mila pieghevoli che spiegano la sua contrarietà al provvedimento sulla tortura.
25 giugno 2015 | 17:00
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http://www.corriere.it/cronache/15_giug ... fc9e.shtml
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il punto di vista di Eugenio Orso
Orso: rabbia e odio esploderanno, al rogo servi e traditori
Scritto il 24/6/15 • LIBRE nella Categoria: idee
Più passa il tempo, più le osservazioni della realtà socio-politica italiana ed europea mediterranea mi spingono a trarre una sola conclusione: ci sarà una Rivoluzione, forse un dì ma non ora, e sarà inevitabilmente sanguinosa, con un tasso altissimo di violenza per regolare conti, sociali e politici, rimasti troppo a lungo in sospeso.
Non so come e non so chi la farà, quella benedetta Rivoluzione, ma ci saranno grandi e catartici spargimenti di sangue, perché le abbiette falangi del collaborazionismo neoliberista avranno imperversato per interi lustri incontrastate, vessando e addirittura torturando le popolazioni.
Rabbia e odio da troppo covano sotto le ceneri, senza trovare uno sfogo, mescolate a un senso diffuso di abbandono a se stessi, di concreta impotenza politica, d’impossibilità di determinare il proprio futuro.
C’è la schizofrenia, suscitata ad arte dal sistema, di una realtà “reale” completamente divergente da quella virtuale dipinta dai media.
Ci sono prigioni dai muri altissimi, conseguenza del ricatto economico, della paura di “fallire” individualmente e degli stili di vita truffaldini imposti in un habitat neocapitalistico.
Il darwinismo sociale più feroce fa da contraltare ai risibili e vuoti diritti liberaldemocratici, mantenuti in vita propagandisticamente.
La competizione pleistocenica fra dominati, per la pagnotta, che il dominio del mercato ha scatenato non porta alla civiltà, ma al suo esatto contrario.
Darwinismo sociale senza welfare e competizione esasperata per una “pagnotta” sempre più misera sono il destino delle classi dominate, come in tanti, pur confusamente, dovrebbero aver intuito.
Le “aspettative decrescenti” si sostituiscono prepotentemente, se permane in chi giudica un po’ di senso della realtà, a quelle crescenti di fine novecento, mentre procede il grande travaso di risorse dal lavoro (e dal piccolo capitale produttivo) al grande capitale finanziario.
Nel nostro lembo d’Occidente, l’euro ha proprio questa specifica funzione di esproprio e impoverimento massivo.
Grecia, Portogallo e persino Italia non dovrebbero più esistere, secondo la classe globale dominante che manovra la Troika, perché inutili alla creazione del valore finanziaria, azionaria e borsistica.
Lo smottamento sociale continua, “ma il Re del Mondo ci tiene prigioniero il cuore” [“Il Re del Mondo”, Franco Battiato].
I mendicanti di Baudelaire, nel ventre della Parigi ottocentesca, avevano migliori prospettive dei nostri precari alla canna del gas.
Distrutto il futuro e ottenebrate le menti, il neocapitalismo finanziario gestisce attraverso il mercato la politica, l’alimentazione, la biologia, la chimica, le nanotecnologie, la balistica, la teologia.
Una superfetazione finanziaria, che esplode periodicamente in bolle e travolge i confini e le resistenze, rischia di annichilire il pianeta. La trasformazione dell’uomo è in pieno corso, ed è una diminuzione senza scampo.
Magari fosse soltanto il passaggio da consumatore/produttore a precario/escluso, o la discesa in una nuova classe inferiore, nella parte più bassa della piramide sociale.
“Sotto il mare sta cambiando la mia struttura e il mio corpo è sempre più uguale ai pesci.
I miei capelli diventano alghe” [“Plancton”, Franco Battiato].
E’ L’Italia che sconta la peggior manipolazione culturale-antropologica delle neoplebi precarie, sorta di futuri “schiavi autosussistenti” (che dovranno badare da soli alla propria sopravvivenza, pur essendo schiavi, senza alcun intervento del padrone) costretti a lavorare o semplicemente a campare con 400 euro il mese, o anche di meno.
I segnali sono evidenti, perché è qui che si afferma senza contrasti la sinistra neoliberista più forte d’Europa (piddì), al soldo di Goldman Sachs e di Soros, non ci sono sommosse sociali, disordini di piazza, movimenti extraparlamentari apertamente contro, attivi e inquieti.
C’è soltanto il nulla della dominazione neocapitalistica, condito con uno dei più alti tassi di corruzione del mondo (e le due cose sono collegate).
Sarà l’Italia il banco di prova importante, in Occidente, del trionfo neocapitalista, perché non basterà la trasformazione in semi-Stato, espropriato di qualsivoglia sovranità e retto da infami collaborazionisti subpolitici (piddì).
Si arriverà allo stadio finale, attraverso il commissariamento definitivo a cura della Troika e un esecutivo “ponte”, nominato ed esplicitamente straniero.
Preludio alla dissoluzione finale delle istituzioni e al dominio dei “mercati & investitori”, esercitato in loro nome e per loro conto dagli organi sopranazionali della mondializzazione.
I collaborazionisti subpolitici serviranno ancora all’inizio dello stadio finale, per ratificare in Parlamento le decisioni prese dalle élite.
Questo sarà il misero ruolo, prima della sua scomparsa, della “sinistra più forte d’Europa” (piddì).
Non “Romperemo l’asfalto con dei giardini colorati” [“Paranoia”, Franco Battiato], perché il riscatto sarà duro e difficile, soprattutto se il “risveglio” avverrà fuori tempo massimo.
Dopo lustri d’inerzia della popolazione, torturata dai servi del grande capitale finanziario (sinistra neoliberista, piddì) e ingannata da gruppi parlamentari d’opposizione politicamente corretta (cinque stelle), dopo la latitanza di nuove élite rivoluzionarie disposte a rischiare per scardinare il sistema, la Rivoluzione in extremis (in punto di morte, letteralmente) se ci sarà non potrà che essere violentissima, costellata di roghi e di stragi di collaborazionisti, catartica come non mai, ma sommamente incerta negli esiti.
Le masse straccione mosse dalla rabbia non saranno i mugik di Lenin, ma ci assomiglieranno un po’, complice la fame (quella vera) che farà capolino fra un po’, nell’Italia che si avvicinerà alla Grecia.
Saranno, costoro, più feroci dei contadini poveri dell’Ottobre Rosso, nel remoto 1917, perché in una sola generazione avranno perso troppo – lavoro, reddito, futuro, dignità e diritti, cose che i contadini russi del ’17 non avevano e non si sognavano neppure.
Non mi azzardo a prevedere quanti anni ci vorranno ancora (forse un lustro?) perché la corda sia ben tesa, tanto da rompersi.
Non so quali gruppi e quali forze politico-sociali guideranno le masse inferocite, e con quali programmi alternativi (keynesiano dirigista-assistenziale, neocomunista?).
Di certo non saranno quelli che vediamo oggi, alla guida di opposizioni finte e vigliacche – Landini, Civati, Vendola, Fassina, Cuperlo, in una la “sinistra radicale” – semplicemente inutili – il cinque stelle, Di Maio, Di Battista – o deboli perché prigioniere della liberaldemocrazia – nel nostro caso Salvini.
Forse stanno aspettando, nell’ombra, ancora inconsapevoli del ruolo che affiderà loro la storia, o forse lasceranno l’opposizione debole, ingabbiata dal sistema, per seguire altre strade, più radicali e cruente. Dalle opposizioni finte e vigliacche e da quelle inutili, invece, non dovremo aspettarci niente di buono. Andranno rapidamente verso l’estinzione.(Eugenio Orso, “Una rivoluzione sanguinosa”, da “Pauper Class” del 7 giugno 2015).
Orso: rabbia e odio esploderanno, al rogo servi e traditori
Scritto il 24/6/15 • LIBRE nella Categoria: idee
Più passa il tempo, più le osservazioni della realtà socio-politica italiana ed europea mediterranea mi spingono a trarre una sola conclusione: ci sarà una Rivoluzione, forse un dì ma non ora, e sarà inevitabilmente sanguinosa, con un tasso altissimo di violenza per regolare conti, sociali e politici, rimasti troppo a lungo in sospeso.
Non so come e non so chi la farà, quella benedetta Rivoluzione, ma ci saranno grandi e catartici spargimenti di sangue, perché le abbiette falangi del collaborazionismo neoliberista avranno imperversato per interi lustri incontrastate, vessando e addirittura torturando le popolazioni.
Rabbia e odio da troppo covano sotto le ceneri, senza trovare uno sfogo, mescolate a un senso diffuso di abbandono a se stessi, di concreta impotenza politica, d’impossibilità di determinare il proprio futuro.
C’è la schizofrenia, suscitata ad arte dal sistema, di una realtà “reale” completamente divergente da quella virtuale dipinta dai media.
Ci sono prigioni dai muri altissimi, conseguenza del ricatto economico, della paura di “fallire” individualmente e degli stili di vita truffaldini imposti in un habitat neocapitalistico.
Il darwinismo sociale più feroce fa da contraltare ai risibili e vuoti diritti liberaldemocratici, mantenuti in vita propagandisticamente.
La competizione pleistocenica fra dominati, per la pagnotta, che il dominio del mercato ha scatenato non porta alla civiltà, ma al suo esatto contrario.
Darwinismo sociale senza welfare e competizione esasperata per una “pagnotta” sempre più misera sono il destino delle classi dominate, come in tanti, pur confusamente, dovrebbero aver intuito.
Le “aspettative decrescenti” si sostituiscono prepotentemente, se permane in chi giudica un po’ di senso della realtà, a quelle crescenti di fine novecento, mentre procede il grande travaso di risorse dal lavoro (e dal piccolo capitale produttivo) al grande capitale finanziario.
Nel nostro lembo d’Occidente, l’euro ha proprio questa specifica funzione di esproprio e impoverimento massivo.
Grecia, Portogallo e persino Italia non dovrebbero più esistere, secondo la classe globale dominante che manovra la Troika, perché inutili alla creazione del valore finanziaria, azionaria e borsistica.
Lo smottamento sociale continua, “ma il Re del Mondo ci tiene prigioniero il cuore” [“Il Re del Mondo”, Franco Battiato].
I mendicanti di Baudelaire, nel ventre della Parigi ottocentesca, avevano migliori prospettive dei nostri precari alla canna del gas.
Distrutto il futuro e ottenebrate le menti, il neocapitalismo finanziario gestisce attraverso il mercato la politica, l’alimentazione, la biologia, la chimica, le nanotecnologie, la balistica, la teologia.
Una superfetazione finanziaria, che esplode periodicamente in bolle e travolge i confini e le resistenze, rischia di annichilire il pianeta. La trasformazione dell’uomo è in pieno corso, ed è una diminuzione senza scampo.
Magari fosse soltanto il passaggio da consumatore/produttore a precario/escluso, o la discesa in una nuova classe inferiore, nella parte più bassa della piramide sociale.
“Sotto il mare sta cambiando la mia struttura e il mio corpo è sempre più uguale ai pesci.
I miei capelli diventano alghe” [“Plancton”, Franco Battiato].
E’ L’Italia che sconta la peggior manipolazione culturale-antropologica delle neoplebi precarie, sorta di futuri “schiavi autosussistenti” (che dovranno badare da soli alla propria sopravvivenza, pur essendo schiavi, senza alcun intervento del padrone) costretti a lavorare o semplicemente a campare con 400 euro il mese, o anche di meno.
I segnali sono evidenti, perché è qui che si afferma senza contrasti la sinistra neoliberista più forte d’Europa (piddì), al soldo di Goldman Sachs e di Soros, non ci sono sommosse sociali, disordini di piazza, movimenti extraparlamentari apertamente contro, attivi e inquieti.
C’è soltanto il nulla della dominazione neocapitalistica, condito con uno dei più alti tassi di corruzione del mondo (e le due cose sono collegate).
Sarà l’Italia il banco di prova importante, in Occidente, del trionfo neocapitalista, perché non basterà la trasformazione in semi-Stato, espropriato di qualsivoglia sovranità e retto da infami collaborazionisti subpolitici (piddì).
Si arriverà allo stadio finale, attraverso il commissariamento definitivo a cura della Troika e un esecutivo “ponte”, nominato ed esplicitamente straniero.
Preludio alla dissoluzione finale delle istituzioni e al dominio dei “mercati & investitori”, esercitato in loro nome e per loro conto dagli organi sopranazionali della mondializzazione.
I collaborazionisti subpolitici serviranno ancora all’inizio dello stadio finale, per ratificare in Parlamento le decisioni prese dalle élite.
Questo sarà il misero ruolo, prima della sua scomparsa, della “sinistra più forte d’Europa” (piddì).
Non “Romperemo l’asfalto con dei giardini colorati” [“Paranoia”, Franco Battiato], perché il riscatto sarà duro e difficile, soprattutto se il “risveglio” avverrà fuori tempo massimo.
Dopo lustri d’inerzia della popolazione, torturata dai servi del grande capitale finanziario (sinistra neoliberista, piddì) e ingannata da gruppi parlamentari d’opposizione politicamente corretta (cinque stelle), dopo la latitanza di nuove élite rivoluzionarie disposte a rischiare per scardinare il sistema, la Rivoluzione in extremis (in punto di morte, letteralmente) se ci sarà non potrà che essere violentissima, costellata di roghi e di stragi di collaborazionisti, catartica come non mai, ma sommamente incerta negli esiti.
Le masse straccione mosse dalla rabbia non saranno i mugik di Lenin, ma ci assomiglieranno un po’, complice la fame (quella vera) che farà capolino fra un po’, nell’Italia che si avvicinerà alla Grecia.
Saranno, costoro, più feroci dei contadini poveri dell’Ottobre Rosso, nel remoto 1917, perché in una sola generazione avranno perso troppo – lavoro, reddito, futuro, dignità e diritti, cose che i contadini russi del ’17 non avevano e non si sognavano neppure.
Non mi azzardo a prevedere quanti anni ci vorranno ancora (forse un lustro?) perché la corda sia ben tesa, tanto da rompersi.
Non so quali gruppi e quali forze politico-sociali guideranno le masse inferocite, e con quali programmi alternativi (keynesiano dirigista-assistenziale, neocomunista?).
Di certo non saranno quelli che vediamo oggi, alla guida di opposizioni finte e vigliacche – Landini, Civati, Vendola, Fassina, Cuperlo, in una la “sinistra radicale” – semplicemente inutili – il cinque stelle, Di Maio, Di Battista – o deboli perché prigioniere della liberaldemocrazia – nel nostro caso Salvini.
Forse stanno aspettando, nell’ombra, ancora inconsapevoli del ruolo che affiderà loro la storia, o forse lasceranno l’opposizione debole, ingabbiata dal sistema, per seguire altre strade, più radicali e cruente. Dalle opposizioni finte e vigliacche e da quelle inutili, invece, non dovremo aspettarci niente di buono. Andranno rapidamente verso l’estinzione.(Eugenio Orso, “Una rivoluzione sanguinosa”, da “Pauper Class” del 7 giugno 2015).
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Re: Come se ne viene fuori ?
Il punto di vista di Eugenio Orso
Orso: rabbia e odio esploderanno, al rogo servi e traditori
Scritto il 24/6/15 • LIBRE nella Categoria: idee
Più passa il tempo, più le osservazioni della realtà socio-politica italiana ed europea mediterranea mi spingono a trarre una sola conclusione: ci sarà una Rivoluzione, forse un dì ma non ora, e sarà inevitabilmente sanguinosa, con un tasso altissimo di violenza per regolare conti, sociali e politici, rimasti troppo a lungo in sospeso.
Non so come e non so chi la farà, quella benedetta Rivoluzione, ma ci saranno grandi e catartici spargimenti di sangue, perché le abbiette falangi del collaborazionismo neoliberista avranno imperversato per interi lustri incontrastate, vessando e addirittura torturando le popolazioni.
Rabbia e odio da troppo covano sotto le ceneri, senza trovare uno sfogo, mescolate a un senso diffuso di abbandono a se stessi, di concreta impotenza politica, d’impossibilità di determinare il proprio futuro.
C’è la schizofrenia, suscitata ad arte dal sistema, di una realtà “reale” completamente divergente da quella virtuale dipinta dai media.
Ci sono prigioni dai muri altissimi, conseguenza del ricatto economico, della paura di “fallire” individualmente e degli stili di vita truffaldini imposti in un habitat neocapitalistico.
Il darwinismo sociale più feroce fa da contraltare ai risibili e vuoti diritti liberaldemocratici, mantenuti in vita propagandisticamente.
La competizione pleistocenica fra dominati, per la pagnotta, che il dominio del mercato ha scatenato non porta alla civiltà, ma al suo esatto contrario.
Darwinismo sociale senza welfare e competizione esasperata per una “pagnotta” sempre più misera sono il destino delle classi dominate, come in tanti, pur confusamente, dovrebbero aver intuito.
Le “aspettative decrescenti” si sostituiscono prepotentemente, se permane in chi giudica un po’ di senso della realtà, a quelle crescenti di fine novecento, mentre procede il grande travaso di risorse dal lavoro (e dal piccolo capitale produttivo) al grande capitale finanziario.
Nel nostro lembo d’Occidente, l’euro ha proprio questa specifica funzione di esproprio e impoverimento massivo.
Grecia, Portogallo e persino Italia non dovrebbero più esistere, secondo la classe globale dominante che manovra la Troika, perché inutili alla creazione del valore finanziaria, azionaria e borsistica.
Lo smottamento sociale continua, “ma il Re del Mondo ci tiene prigioniero il cuore” [“Il Re del Mondo”, Franco Battiato].
I mendicanti di Baudelaire, nel ventre della Parigi ottocentesca, avevano migliori prospettive dei nostri precari alla canna del gas.
Distrutto il futuro e ottenebrate le menti, il neocapitalismo finanziario gestisce attraverso il mercato la politica, l’alimentazione, la biologia, la chimica, le nanotecnologie, la balistica, la teologia.
Una superfetazione finanziaria, che esplode periodicamente in bolle e travolge i confini e le resistenze, rischia di annichilire il pianeta. La trasformazione dell’uomo è in pieno corso, ed è una diminuzione senza scampo.
Magari fosse soltanto il passaggio da consumatore/produttore a precario/escluso, o la discesa in una nuova classe inferiore, nella parte più bassa della piramide sociale.
“Sotto il mare sta cambiando la mia struttura e il mio corpo è sempre più uguale ai pesci.
I miei capelli diventano alghe” [“Plancton”, Franco Battiato].
E’ L’Italia che sconta la peggior manipolazione culturale-antropologica delle neoplebi precarie, sorta di futuri “schiavi autosussistenti” (che dovranno badare da soli alla propria sopravvivenza, pur essendo schiavi, senza alcun intervento del padrone) costretti a lavorare o semplicemente a campare con 400 euro il mese, o anche di meno.
I segnali sono evidenti, perché è qui che si afferma senza contrasti la sinistra neoliberista più forte d’Europa (piddì), al soldo di Goldman Sachs e di Soros, non ci sono sommosse sociali, disordini di piazza, movimenti extraparlamentari apertamente contro, attivi e inquieti.
C’è soltanto il nulla della dominazione neocapitalistica, condito con uno dei più alti tassi di corruzione del mondo (e le due cose sono collegate).
Sarà l’Italia il banco di prova importante, in Occidente, del trionfo neocapitalista, perché non basterà la trasformazione in semi-Stato, espropriato di qualsivoglia sovranità e retto da infami collaborazionisti subpolitici (piddì).
Si arriverà allo stadio finale, attraverso il commissariamento definitivo a cura della Troika e un esecutivo “ponte”, nominato ed esplicitamente straniero.
Preludio alla dissoluzione finale delle istituzioni e al dominio dei “mercati & investitori”, esercitato in loro nome e per loro conto dagli organi sopranazionali della mondializzazione.
I collaborazionisti subpolitici serviranno ancora all’inizio dello stadio finale, per ratificare in Parlamento le decisioni prese dalle élite.
Questo sarà il misero ruolo, prima della sua scomparsa, della “sinistra più forte d’Europa” (piddì).
Non “Romperemo l’asfalto con dei giardini colorati” [“Paranoia”, Franco Battiato], perché il riscatto sarà duro e difficile, soprattutto se il “risveglio” avverrà fuori tempo massimo.
Dopo lustri d’inerzia della popolazione, torturata dai servi del grande capitale finanziario (sinistra neoliberista, piddì) e ingannata da gruppi parlamentari d’opposizione politicamente corretta (cinque stelle), dopo la latitanza di nuove élite rivoluzionarie disposte a rischiare per scardinare il sistema, la Rivoluzione in extremis (in punto di morte, letteralmente) se ci sarà non potrà che essere violentissima, costellata di roghi e di stragi di collaborazionisti, catartica come non mai, ma sommamente incerta negli esiti.
Le masse straccione mosse dalla rabbia non saranno i mugik di Lenin, ma ci assomiglieranno un po’, complice la fame (quella vera) che farà capolino fra un po’, nell’Italia che si avvicinerà alla Grecia.
Saranno, costoro, più feroci dei contadini poveri dell’Ottobre Rosso, nel remoto 1917, perché in una sola generazione avranno perso troppo – lavoro, reddito, futuro, dignità e diritti, cose che i contadini russi del ’17 non avevano e non si sognavano neppure.
Non mi azzardo a prevedere quanti anni ci vorranno ancora (forse un lustro?) perché la corda sia ben tesa, tanto da rompersi.
Non so quali gruppi e quali forze politico-sociali guideranno le masse inferocite, e con quali programmi alternativi (keynesiano dirigista-assistenziale, neocomunista?).
Di certo non saranno quelli che vediamo oggi, alla guida di opposizioni finte e vigliacche – Landini, Civati, Vendola, Fassina, Cuperlo, in una la “sinistra radicale” – semplicemente inutili – il cinque stelle, Di Maio, Di Battista – o deboli perché prigioniere della liberaldemocrazia – nel nostro caso Salvini.
Forse stanno aspettando, nell’ombra, ancora inconsapevoli del ruolo che affiderà loro la storia, o forse lasceranno l’opposizione debole, ingabbiata dal sistema, per seguire altre strade, più radicali e cruente. Dalle opposizioni finte e vigliacche e da quelle inutili, invece, non dovremo aspettarci niente di buono. Andranno rapidamente verso l’estinzione.(Eugenio Orso, “Una rivoluzione sanguinosa”, da “Pauper Class” del 7 giugno 2015).
Orso: rabbia e odio esploderanno, al rogo servi e traditori
Scritto il 24/6/15 • LIBRE nella Categoria: idee
Più passa il tempo, più le osservazioni della realtà socio-politica italiana ed europea mediterranea mi spingono a trarre una sola conclusione: ci sarà una Rivoluzione, forse un dì ma non ora, e sarà inevitabilmente sanguinosa, con un tasso altissimo di violenza per regolare conti, sociali e politici, rimasti troppo a lungo in sospeso.
Non so come e non so chi la farà, quella benedetta Rivoluzione, ma ci saranno grandi e catartici spargimenti di sangue, perché le abbiette falangi del collaborazionismo neoliberista avranno imperversato per interi lustri incontrastate, vessando e addirittura torturando le popolazioni.
Rabbia e odio da troppo covano sotto le ceneri, senza trovare uno sfogo, mescolate a un senso diffuso di abbandono a se stessi, di concreta impotenza politica, d’impossibilità di determinare il proprio futuro.
C’è la schizofrenia, suscitata ad arte dal sistema, di una realtà “reale” completamente divergente da quella virtuale dipinta dai media.
Ci sono prigioni dai muri altissimi, conseguenza del ricatto economico, della paura di “fallire” individualmente e degli stili di vita truffaldini imposti in un habitat neocapitalistico.
Il darwinismo sociale più feroce fa da contraltare ai risibili e vuoti diritti liberaldemocratici, mantenuti in vita propagandisticamente.
La competizione pleistocenica fra dominati, per la pagnotta, che il dominio del mercato ha scatenato non porta alla civiltà, ma al suo esatto contrario.
Darwinismo sociale senza welfare e competizione esasperata per una “pagnotta” sempre più misera sono il destino delle classi dominate, come in tanti, pur confusamente, dovrebbero aver intuito.
Le “aspettative decrescenti” si sostituiscono prepotentemente, se permane in chi giudica un po’ di senso della realtà, a quelle crescenti di fine novecento, mentre procede il grande travaso di risorse dal lavoro (e dal piccolo capitale produttivo) al grande capitale finanziario.
Nel nostro lembo d’Occidente, l’euro ha proprio questa specifica funzione di esproprio e impoverimento massivo.
Grecia, Portogallo e persino Italia non dovrebbero più esistere, secondo la classe globale dominante che manovra la Troika, perché inutili alla creazione del valore finanziaria, azionaria e borsistica.
Lo smottamento sociale continua, “ma il Re del Mondo ci tiene prigioniero il cuore” [“Il Re del Mondo”, Franco Battiato].
I mendicanti di Baudelaire, nel ventre della Parigi ottocentesca, avevano migliori prospettive dei nostri precari alla canna del gas.
Distrutto il futuro e ottenebrate le menti, il neocapitalismo finanziario gestisce attraverso il mercato la politica, l’alimentazione, la biologia, la chimica, le nanotecnologie, la balistica, la teologia.
Una superfetazione finanziaria, che esplode periodicamente in bolle e travolge i confini e le resistenze, rischia di annichilire il pianeta. La trasformazione dell’uomo è in pieno corso, ed è una diminuzione senza scampo.
Magari fosse soltanto il passaggio da consumatore/produttore a precario/escluso, o la discesa in una nuova classe inferiore, nella parte più bassa della piramide sociale.
“Sotto il mare sta cambiando la mia struttura e il mio corpo è sempre più uguale ai pesci.
I miei capelli diventano alghe” [“Plancton”, Franco Battiato].
E’ L’Italia che sconta la peggior manipolazione culturale-antropologica delle neoplebi precarie, sorta di futuri “schiavi autosussistenti” (che dovranno badare da soli alla propria sopravvivenza, pur essendo schiavi, senza alcun intervento del padrone) costretti a lavorare o semplicemente a campare con 400 euro il mese, o anche di meno.
I segnali sono evidenti, perché è qui che si afferma senza contrasti la sinistra neoliberista più forte d’Europa (piddì), al soldo di Goldman Sachs e di Soros, non ci sono sommosse sociali, disordini di piazza, movimenti extraparlamentari apertamente contro, attivi e inquieti.
C’è soltanto il nulla della dominazione neocapitalistica, condito con uno dei più alti tassi di corruzione del mondo (e le due cose sono collegate).
Sarà l’Italia il banco di prova importante, in Occidente, del trionfo neocapitalista, perché non basterà la trasformazione in semi-Stato, espropriato di qualsivoglia sovranità e retto da infami collaborazionisti subpolitici (piddì).
Si arriverà allo stadio finale, attraverso il commissariamento definitivo a cura della Troika e un esecutivo “ponte”, nominato ed esplicitamente straniero.
Preludio alla dissoluzione finale delle istituzioni e al dominio dei “mercati & investitori”, esercitato in loro nome e per loro conto dagli organi sopranazionali della mondializzazione.
I collaborazionisti subpolitici serviranno ancora all’inizio dello stadio finale, per ratificare in Parlamento le decisioni prese dalle élite.
Questo sarà il misero ruolo, prima della sua scomparsa, della “sinistra più forte d’Europa” (piddì).
Non “Romperemo l’asfalto con dei giardini colorati” [“Paranoia”, Franco Battiato], perché il riscatto sarà duro e difficile, soprattutto se il “risveglio” avverrà fuori tempo massimo.
Dopo lustri d’inerzia della popolazione, torturata dai servi del grande capitale finanziario (sinistra neoliberista, piddì) e ingannata da gruppi parlamentari d’opposizione politicamente corretta (cinque stelle), dopo la latitanza di nuove élite rivoluzionarie disposte a rischiare per scardinare il sistema, la Rivoluzione in extremis (in punto di morte, letteralmente) se ci sarà non potrà che essere violentissima, costellata di roghi e di stragi di collaborazionisti, catartica come non mai, ma sommamente incerta negli esiti.
Le masse straccione mosse dalla rabbia non saranno i mugik di Lenin, ma ci assomiglieranno un po’, complice la fame (quella vera) che farà capolino fra un po’, nell’Italia che si avvicinerà alla Grecia.
Saranno, costoro, più feroci dei contadini poveri dell’Ottobre Rosso, nel remoto 1917, perché in una sola generazione avranno perso troppo – lavoro, reddito, futuro, dignità e diritti, cose che i contadini russi del ’17 non avevano e non si sognavano neppure.
Non mi azzardo a prevedere quanti anni ci vorranno ancora (forse un lustro?) perché la corda sia ben tesa, tanto da rompersi.
Non so quali gruppi e quali forze politico-sociali guideranno le masse inferocite, e con quali programmi alternativi (keynesiano dirigista-assistenziale, neocomunista?).
Di certo non saranno quelli che vediamo oggi, alla guida di opposizioni finte e vigliacche – Landini, Civati, Vendola, Fassina, Cuperlo, in una la “sinistra radicale” – semplicemente inutili – il cinque stelle, Di Maio, Di Battista – o deboli perché prigioniere della liberaldemocrazia – nel nostro caso Salvini.
Forse stanno aspettando, nell’ombra, ancora inconsapevoli del ruolo che affiderà loro la storia, o forse lasceranno l’opposizione debole, ingabbiata dal sistema, per seguire altre strade, più radicali e cruente. Dalle opposizioni finte e vigliacche e da quelle inutili, invece, non dovremo aspettarci niente di buono. Andranno rapidamente verso l’estinzione.(Eugenio Orso, “Una rivoluzione sanguinosa”, da “Pauper Class” del 7 giugno 2015).
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Re: Come se ne viene fuori ?
PER FAVORE LASCIATE UN VOSTRO COMMENTO RELATIVO ALL'ARTICOLO PRECEDENTE DI EUGENIO ORSO, PERCHE' A MIO AVVISO ESISTE UN ERRORE DI VALUTAZIONE TEMPORALE
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Re: Come se ne viene fuori ?
"Non mi azzardo a prevedere quanti anni ci vorranno ancora (forse un lustro?) perché la corda sia ben tesa, tanto da rompersi."camillobenso ha scritto:PER FAVORE LASCIATE UN VOSTRO COMMENTO RELATIVO ALL'ARTICOLO PRECEDENTE DI EUGENIO ORSO, PERCHE' A MIO AVVISO ESISTE UN ERRORE DI VALUTAZIONE TEMPORALE
Ti riferisci a questa?
Un saluto erding
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Re: Come se ne viene fuori ?
erding ha scritto:"Non mi azzardo a prevedere quanti anni ci vorranno ancora (forse un lustro?) perché la corda sia ben tesa, tanto da rompersi."camillobenso ha scritto:PER FAVORE LASCIATE UN VOSTRO COMMENTO RELATIVO ALL'ARTICOLO PRECEDENTE DI EUGENIO ORSO, PERCHE' A MIO AVVISO ESISTE UN ERRORE DI VALUTAZIONE TEMPORALE
Ti riferisci a questa?
Un saluto erding
Sì, è riferito alla frase da te riportata. A mio avviso l’errore temporale non sono lustri. Io concordo con Mario Monicelli che gli italiani per la loro natura non sono portati alle rivoluzioni. Ma Monicelli non aveva avuto modo di osservare il fenomeno dell’invasione dei migranti.
La tribù dei legaioli(mi riferisco alle osservazioni in zona nel tempo), risente fortemente della presenza del diverso, da chi non è nato da queste parti.
E’ un fenomeno abbastanza singolare anche da parte di chi a suo tempo è emigrato a Milano da altre regioni, per lo stesso motivo degli emigranti di oggi.
La ricerca di una vita migliore. Filosoficamente è normale che un essere umano cerchi di migliorare la propria vita. Essendo la vita una sola, a meno che qualcuno abbia in tasca una tesserina in cui si oblitera ogni passaggio terreno,
obliterare
[o-bli-te-rà-re] v. (oblìtero ecc.)
• • v.tr. [sogg-v-arg]
• 1 burocr. Annullare un francobollo, un biglietto e sim., con un timbro o un foro;freq. al passivo: il biglietto viene obliterato nell'apposita macchina
rimane la prevalente certezza che l’esperienza umana avvenga in unica soluzione.
Ma non si può non notare che da anni da queste parti la presenza dei diversi viene sentita anche da chi vanta solide tradizioni cattoliche o comuniste, in cui è avvenuta la sua formazione.
La guerra tra poveri è in corso.
Come ha segnalato Paolo11, nell’articolo sulla madre quarantunenne suicidatasi questa settimana, agli indigeni viene tolta come da tradizione la fonte di energia quando manca il corrispettivo pagamento.
E qui il confronto diventa immediato a macchia d’olio. A noi ci tagliano luce e gas se non paghiamo, ai migranti la paga lo Stato. A cu viene aggiunto il classico: “Cioè noi con i nostri soldi…….Lo Stato si fa grande con l’accoglienza con i soldi degli altri”.
Nella graduatoria per l’assegnamento della case in cima alla lista ci stanno sempre gli stranieri, anche perché se di origine Medio Orientale, dispongono di numerosi figli.
Da queste parti è un problema endemico da almeno mezzo secolo. Prima se la prendevano con i nostri meridionali, adesso anche i meridionali se la prendono con gli stranieri.
Negli ultimi 5 anni, capita per strada di incontrare ogni 30 metri africani che chiedono la carità.
La modalità con cui è stato affrontato il problema dei migranti a livello politico porterà ad alimentare la guerra dei poveri in modo esponenziale.
Nessuno intende risolvere il problema alla radice come indicato da Fabrizio Gatti sull’Espresso o dal Prof De Masi a L’Aria che tira.
In Europa La Qualunque ha portato a casa un “Tiriamo a campare e vediamo cosa succede”.
L’altra mattina ad Agorà il generale Jean, ha fatto notare che nel 1950 la popolazione africana era di 224 milioni. Lo scorso anno di 1,1 miliardi. In progressione, con il sistema riproduttivo africano, tra pochi anni saranno il doppio.
Ovvio che è necessario sedersi ad un tavolo e prevedere un destino diverso del pianeta.
Ma da noi, primitivi, si provvede a risolvere questi problemi con le macellazioni, con le guerre.
In questo momento stanno scorrendo i titoli del TgLa7 di Mentana.
UE INCONTRO SUOI MIGRANTI FALLITO.
E’come se continuassimo a pompare aria in un palloncino o in una camera d’aria di una bicicletta.
PRIMA O POI SCOPPIA.
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Re: Come se ne viene fuori ?
La strana reazione del forum.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Io mi chiedo quando il mondo occidentale si renderà conto che il pianeta terra e la stessa vita umana ha bisogno di una svolta radicale per continuare ; non si può lasciarsi trascinare dalle esigenze consumistiche imposte dall'economia.camillobenso ha scritto:La strana reazione del forum.
Nessun accenno ai 4 attentati (Gruber), del venerdì nero
Gli stessi attacchi terroristici hanno alla base gli enormi contrasti del modo di vivere, di concepire la vita nelle diverse parti del mondo.
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