Non abbiamo abbastanza paura: Noi e l'islam

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camillobenso
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Non abbiamo abbastanza paura: Noi e l'islam

Messaggio da camillobenso »

Non abbiamo abbastanza paura: Noi e l'islam


Dopo gli avvenimenti di venerdì scorso, mi sono deciso, dopo qualche mese, a leggere qualche pagina dell'ultimo libro di Vittorio Feltri.

Non abbiamo abbastanza paura: Noi e l'islam


Anche perché le librerie FELTRINELLI di Milano lo consentono.

Uno può leggersi tranquillamente un libro senza acquistarlo, basta trattarlo nel dovuto modo.

Dopo aver letto qualche pagina ho deciso di acquistarlo perché è un tema controverso che ci riguarda tutti quanti.

Soprattutto in questo forum.


Le recensioni:


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Descrizione prodotto
Sinossi
«Dobbiamo avere più paura di quella che abbiamo. Una paura così grande da trasformarsi nel coraggio di uccidere per non morire.» In questo acuminato pamphlet di Vittorio Feltri la paura diventa, paradossalmente, la madre del coraggio. Il coraggio di riconoscere un nemico in tutta la sua pericolosità e, quindi, di affrontarlo. Oggi il nemico è quella parte del mondo musulmano che, con nomi diversi (al-Qaeda, Isis, Stato islamico, Califfato), si è organizzata militarmente e statualmente per conquistare l'Occidente, e che, con l'attentato terroristico alla sede della rivista satirica parigina «Charlie Hebdo», ha colpito la democrazia occidentale in uno dei suoi princìpi cardine: la libertà di espressione. Rendendo sempre più evidente quel mortale scontro di civiltà di cui Oriana Fallaci, come una moderna Cassandra, si fece premonitrice inascoltata nei suoi ultimi scritti.

Dobbiamo avere più paura, ci ammonisce Feltri, perché questi terroristi non sono membri di cellule impazzite, bensì guerrieri di un esercito il cui cemento è l'odio per l'Occidente e l'assoluta intolleranza religiosa verso chiunque si discosti dall'islam e dalla «sharia», la legge che regola anche i costumi quotidiani e i rapporti familiari e interpersonali, calpestando la dignità delle donne con la totale sottomissione al potere maschile e indottrinando i figli a una pratica religiosa che, con la sua barbarie, travalica i limiti del più elementare concetto di umanità.

Questo disprezzo per gli «infedeli» nella sua espressione più brutale e spietata non è esclusiva di gruppi islamisti dogmatici e settari. È anzi facilmente rintracciabile nel Corano, che Feltri cita puntualmente per mostrare come, leggendo le parole del Profeta, sia una contraddizione in termini parlare di «islam moderato»: se le radici sono l'odio e la violenza contenuti nelle sure dettate da Maometto, la pianta che ne nasce può dare come frutto solo il cieco e sanguinario fanatismo oggi imperante.

Siamo sotto assedio, in stato di guerra. L'islam ha scatenato la «jihad», la guerra santa, contro l'Occidente. Ecco perché dobbiamo avere più paura e difendere con coraggiosa intransigenza i nostri valori, la nostra identità culturale e le sue radici cristiane. Se continuiamo a addolcire le nostre posizioni con il miele del «politicamente corretto» più ottuso, a smussare i nostri argomenti con la lima dei sottili distinguo, se soffochiamo le grida di allarme con il silenzio di una miope tolleranza, se, insomma, non iniziamo ad avere veramente paura, avremo perso ancor prima di combattere, consegnandoci come vittime impotenti al furore del terrorismo integralista islamico.


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22 APR 2015 13:55


1. IL LIBRO SULL’ISLAM DI VITTORIO FELTRI, “NON ABBIAMO ABBASTANZA PAURA”, RIACCENDE IL TEMA SULLO SCONTRO TRA I FONDAMENTALISTI ISLAMICI E L’OCCIDENTE FIACCO E DEBOLE

2. “IO HO UNA PAURA FOTTUTA E LA TOLLERANZA NON PUÒ ESSERE L’UNICA RISPOSTA. DIRANNO CHE ME LA VADO A CERCARE? SE L'ALTERNATIVA E' RINUNCIARE A SCRIVERE, IO NON CI STO”

3. “È ORA DI DENUNCIARE LA MOLLEZZA DELLE POLITICHE EUROPEE, DI SCHIERARSI CONTRO LA SOLITUDINE DELL’ITALIA DI FRONTE ALLE MIGLIAIA DI MIGRANTI CHE SBARCANO SULLE COSTE”

4. UN FONDAMENTALISTA È STATO ARRESTATO A PARIGI E PROGETTAVA ATTENTATI CONTRO LE CHIESE. A RAVENNA, FERMATO UN TUNISINO SOSPETTATO DI ESSERE UN “FOREIGN FIGHTER



4 - PARLA FELTRI: “IL MIO LIBRO ANTI ISLAMICO SULLE ORME DELLA FALLACI”
Francesco Borgonovo per “Libero Quotidiano”


Se qualcuno ha i titoli per proseguire l’opera di Oriana Fallaci, si tratta senz’altro di Vittorio Feltri. Intanto in virtù della personalità. La fiorentina aveva un carattere forgiato nel fuoco - lo sa chi si è scottato con le fiamme che ne scaturivano - ed è difficile raggiungerne le bizzose vette. Ma Feltri ha la stessa capacità di far roteare vorticosamente le balle alla gran parte dei fautori del politicamente corretto, dunque ci siamo.

Riguardo all’Oriana, Feltri ha scritto che la sua specialità era «fare il contrario di quello che facevano i suoi simili. Il suo nemico era il conformismo, e lo ha battuto». Vale anche per lui. Poi, ad accomunarli c’è lo stile: la cura maniacale dei dettagli, delle frasi fin nelle minuzie. In ultimo c’è l’amicizia che li ha legati, più forte degli scazzi.


Sempre Feltri ha raccontato che con lui la Fallaci «si divertiva a questionare, qualsiasi spunto era motivo di piccoli scontri, cui seguivano immancabili rappacificazioni, talvolta precedute da scambi di lettere piccate. (...) I suoi giudizi erano folgoranti. Le sue critiche ai politici italiani, feroci. Le sue previsioni nazionali e internazionali, pessimistiche. Con me si sfogava».


Quel rapporto - passato anche per alcuni scoppiettanti articoli fallaciani pubblicati su Libero - durò fino all’ultimo, fino a che l’Alieno non ebbe ragione dell’Oriana nel 2006. Lei aveva fatto in tempo a fare incazzare tutti per l’ennesima volta, grazie alla Trilogia composta da La Rabbia e l’Orgoglio; La Forza della Ragione; Oriana Fallaci intervista se stessa-L’Apocallisse.

È da quei pamphlet sulfurei che prende le mosse il nuovo libro di Vittorio Feltri. Si intitola Non abbiamo abbastanza paura. Noi e l’islam (pp. 120, euro 17), e l’uscita è annunciata dall’editore Mondadori per il 15 maggio. La scheda di presentazione è bellicosa. Spiega che «le primavere arabe sfioriscono e quel che rimane è l’odio contro l’Occidente e la civiltà europea, fomentato sempre più da cani sciolti allevati in seno alla stessa civile e tollerante Europa».


E aggiunge: «La tolleranza non può più essere l’unica risposta. All’indomani dell’11 settembre Oriana Fallaci ne La Rabbia e l’Orgoglio profetizzava uno scontro di civiltà. Quello scontro non c’è ancora stato ma è indubbio che i valori dell’Occidente sono sotto scacco; i dodici dell’Hebdo sono il simbolo di un’Europa colpita al cuore. Se non ci schieriamo oggi con loro, se fingiamo che sia opera solo di pazzi scatenati, che l’ideologia non c’entri, che la religione non c’entri, dovremo solo aspettare di sapere chi sarà il prossimo. Perché ci sarà un prossimo».

La conclusione è perfettamente in linea con il Fallaci-pensiero: «È ora di prendere una posizione che denunci la mollezza delle politiche europee, che si schieri contro la solitudine in cui è lasciata l’Italia di fronte alle migliaia di migranti che sbarcano sulle sue coste, che difenda la donna e non la veda sottomessa. Che riscopra i motivi e la bellezza di una democrazia imperfetta, così come imperfetti sono i suoi abitanti. Che accettano tutto, o quasi, fuorché la barbarie».


La tesi è chiara. Resta da capire il motivo per cui Feltri abbia inteso cimentarsi in un compito non facile. E, da molti punti di vista, pure pericoloso. La ragione ce l’ha spiegata lui stesso ieri: «Perché l’argomento è tornato di stringente attualità. Non mi posso però inventare più di quello che è stato scritto dalla Fallaci. La cosa sorprendente è che oggi tutti negano che si tratti di una guerra di religione. Eppure sono gli stessi jihadisti a dire che si tratta di un conflitto religioso E tutto concorre a dimostrarlo».


A parere di Feltri, una delle ragioni per cui è così difficile accettare che ci sia una fede alla base dello scontro sta nel fatto che «per noi la religione è un orpello quasi inutile. Tra chi agisce con il Corano in tasca e chi, come noi, ormai ha perso il sacro fuoco della fede, è chiaro che a soccombere siamo noi».

È indubbio che lo Stato islamico e il resto dei jihadisti prosperino sulla paura. Ma per Feltri è proprio il timore a difettare, dalle nostre parti. «Non abbiamo abbastanza paura perché pensiamo che le cose succedano sempre agli altri, come avviene con il cancro», dice.

«Poi c’è il problema dell’immigrazione continua, che non è solo nostro. È un guaio anche per il resto dell’Europa, persino per Paesi come la Svezia. Non abbiamo le capacità organizzative per affrontare questa immigrazione, e non so nemmeno se sia possibile fermarla».


L’Oriana ha tracciato il solco e Feltri prosegue l’opera. Questo libro, spiega, «è un prolungamento delle teorie della Fallaci, visto che le ho sempre condivise. Sono sulla scia della sua Trilogia». E chissà se lei avrebbe apprezzato il risultato. «Oriana era un po’ originale e aveva un carattere molto particolare. Non so che cosa penserebbe di quello che ho scritto. Credo che, almeno in parte, apprezzerebbe lo sforzo». Non abbiamo abbastanza paura, e va bene. Ma Feltri timore dei macellai di Allah non ne ha? «Io di paura ne ho tanta», confessa.


«Ho una paura fottuta. Ma se non si ha paura non sia ha nemmeno coraggio. Ho voluto dimostrare prima di tutto a me stesso che il coraggio per reagire ce l’ho. Non potendo prendere il bazooka e andare a combattere in Siria o in Iraq, rispondo con i mezzi che ho, scrivendo un libro».


C’è chi batte sui tasti e chi, come i redattori di Charlie, crea vignette. E viene pure accusato di essersi «andato a cercare» gli attentati. «È la solita idiozia», dice Feltri. «L’ho scritto fin dal primo giorno: adesso diranno che se la sono andata a cercare. Lo diranno anche di me, che me la vado a cercare. Ma se l’alternativa è rinunciare a scrivere, non ci sto».
pancho
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Re: Non abbiamo abbastanza paura: Noi e l'islam

Messaggio da pancho »

Una cosa e' certa o quasi certa. Da come si sta muovendo l'occidente, di fronte a tutto questo, fa pensare che abbia non paura ma molta paura .

Segno di grande debolezza anche per il semplice fatto che si affida a quell'Islam moderato che forse lo e' solo per interessi specifici personali.

Dopotutto qual'e' questo Islam moderato a cui si fa spesso riferimento?

Come viene contrastato, materialmente e non solo, questo Islam fondamentalista da questi cosi detti moderati?

Non vedo gran che' finora se non le solite dichiarazioni magari di qualche personaggio personaggio Islamico noto.

Si notano anche manifestazioni in qualche paese islamico contro questo tipo di fondamentalismo ma e' sempre poca cosa rispetto a quello che occorrerebbe da parte loro.

Probabilmente hanno paura pure loro ma se fosse cosi'(visto che loro li conoscono bene) e' chiaro che la paura possa entrare anche in noi.

Quindi, mi chiedo, è possibile sottovalutare le continue dichiarazioni di Magdi Allam sull'Islam magari facendolo passare per un sempliciotto reazionario i certa di una sua identità' politica e religiosa?

Queste son domande a cui si deve rispondere altrimenti e' chiarissimo che si rivolgano a Salvini.

Son domande che spesso mi pongo anch'io e alle quali spesso mi si risponde che solo col dialogo se ne può uscire.

Magari!!! Ma e' possibile un dialogo con costoro oppure l'occidente se ne deve fare una ragione che l'unica via e' lo scontro?

Su questo termine scontro ci stanno dentro molte soluzioni e quindi su questo bisognerà vale delle scelte.

Io, non sono mai stato per uno scontro fisico fra civiltà o religioni ma il non risolvere queste questioni vuol dire peggioarle in continuazione e queste non decisioni mi fanno pensare che non vengano affrontate proprio perche' e' il potere economico finanziario che non lo vuole.

Potrebbe perdere grossi interessi in quelle aree e quindi, come fa spesso, preferisce che la guerra venga fatta fra popoli e non fra banche e quant'altro.

Lor signori saranno sempre lontani da questi eventuali conflitti.


un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
camillobenso
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Re: Non abbiamo abbastanza paura: Noi e l'islam

Messaggio da camillobenso »

Dopotutto qual'e' questo Islam moderato a cui si fa spesso riferimento?
pancho




A dare una risposta alla domanda di pancho, ci aveva provato Donato Didonna, su IFQ, lo scorso ottobre.


MONDO
Isis: può esistere un Islam moderato?
di Donato Didonna | 30 ottobre 2014


Palermo è considerata la città più araba d’Italia per l’originale stile architettonico dei suoi monumenti orientaleggianti comunemente detti arabo-normanni che rimandano ad un tempo in cui cristiani, sia latini che bizantini, arabi ed ebrei convivevano pacificamente producendo quella civiltà che ancor oggi ammiriamo nell’architettura, nelle opere di ingegneria, nelle varietà agricole, nella gastronomia, ecc.

Agli arabi dobbiamo senz’altro i numeri, fondamentali nozioni di matematica, di astronomia, il salvataggio del pensiero filosofico greco, ecc.

E se la Storia è maestra di vita, è lì che dobbiamo cercare risposte per gli interrogativi più inquietanti della cronaca contemporanea.
Torno a farlo con l’ausilio di uno storico amico, Pasquale Hamel, che da studioso di storia della Sicilia non ha potuto non approfondire il tema del confronto con lacultura islamica (“Mediterraneo da barriera a cerniera” editori Riuniti, Roma, 2006).

La domanda è quella che ci facciamo ogni giorno alla notizia di nuove atrocità compiute dai fondamentalisti dell’Is o Isis, lo stato islamico che sta cercando di prendere forma tra Iraq e Siria: un Islam moderato è davvero possibile o è un’illusione?

E’ ripetibile la felice convivenza e tolleranza del periodo normanno siciliano?

Nell’odierno confronto culturale partiamo da una corretta prospettiva storica o siamo fuorviati proprio dalla nostra tolleranza?

Dopo Poitiers (732), Lepanto (1571) e Vienna (1529 e 1683) dobbiamo temere più le minacce militari dell’Isis di conquistare finalmente la mitica Mela rossa oppure la strategia demografica di Houari Boumedienne minacciata all’Onu il 10.4.1974?

«Un giorno milioni di uomini dell’emisfero meridionale andranno nell’emisfero settentrionale. E non ci andranno come amici. Perché ci andranno per conquistarlo. E lo conquisteranno con i loro figli. I ventri delle nostre donne ci daranno la vittoria».

L’Occidente dei diritti, figlio dei fermenti rivoluzionari americani (1776) e francesi (1789), ragiona di diritti come di concetti universali dati per acquisiti.

Tale è la Dichiarazione universale dei diritti umani (1948) che non è stata sottoscritta dai Paesi islamici che hanno prodotto l’analoga Dichiarazione islamica dei diritti dell’uomo (1981) coerente con i precetti della Sharia.

L’Islam, mi spiega Hamel, riconosce come sue fonti, per le quali indica come unica interpretazione possibile quella letterale, il Corano e le Hadits: il primo è la rivelazione di Allah al suo profeta Maometto ed è, nel senso letterale del termine, “parola di Allah” nella lingua d’Allah, trascritta graficamente con i segni di Allah; le Hadits sono raccolte di detti, fatti e disposizioni del profeta Maometto.

Il Corano, filologicamente, è frutto dell’assemblamento, spesso anche incoerente, di narrazioni bibliche, del vecchio e nuovo testamento, di narrazioni tratte dai vangeli gnostici, di narrazioni tratte da religioni iraniche e da credenze e tradizioni presenti nella penisola arabica prima di Maometto.

Le Hadits hanno un rango appena inferiore rispetto al Corano, da esse soprattutto si ricavano le norme comportamentali.

Il tema centrale del libro sacro è l’affermazione dell’unicità di Dio, un Dio che detta la sua legge da cui discende l’invito alla conversione e l’impegno del converso di realizzare sulla terra il dar al Islam.

Questo comporta che per sua natura l’Islam si manifesti come intollerante con un’eccezione “pelosa” nei confronti della gente del Libro, cioè ebrei, cristiani, sabei.

Perché la tolleranza nei confronti di costoro è strumentale al riconoscimento del loro errore e quindi alla loro conversione. L’Islam condiziona in modo totale la vita del converso che perde la sua identità e si annulla nella “Umma”, la comunità dei credenti.

Il Corano con le Hadits dettano i principi cardine nella sfera pubblica, legittimando anche aspetti discriminatori: le donne vengono posposte all’uomo, ma anche fra gli stessi uomini vi sono discriminazioni com’è, ad esempio, la schiavitù legittimata e riservata ai non musulmani.

Il proselitismo, cioè il diffondere l’Islam fra gli infedeli, diventa parte predominante della vita del musulmano che deve scegliere la strada più utile per estendere l’Islam al di là dei confini del dar al Islam.

Seppure nella dottrina si registri un continuo richiamo alla misericordia di Allah e, quindi, una vocazione alla pace, le fonti islamiche non escludono la violenza anzi, laddove la violenza è utile a realizzare lo scopo della diffusione dell’Islam come nel dar al Harb, cioè il territorio della guerra, il ricorso alla stessa viene ritenuto legittimo: è il caso della Jhiad di spada.

Inoltre, anche laddove gli infedeli del dar al Harb non muovessero guerra ai credenti, l’aggressione e la violenza vengono giustificate e legittimate come strumento di difesa preventiva.

L’Isis non è, dunque, una deviazione rispetto alla ortodossia coranica bensì, a rigor di logica, ne è la vera attuazione: piuttosto sono eterodosse tutte le forme che, in qualche modo, vanno al di là di questi principi.
L’Islam moderato è una formula giornalistica: piuttosto esistono uomini di buona volontà che si allontanano dall’ortodossia e tentano di ridisegnare i fondamenti teologici dell’Islam.

Parlare di diritti umani o di diritti civili (soprattutto di libertà e autodeterminazione) nel mondo musulmano è un’eresia perché i diritti sono quelli fissati nei testi.

Si può parlare di diritti umani secondo la legge islamica nei limiti riconosciuti dagli stessi testi.

Esiste una sostanziale incompatibilità fra Islam e democrazia: i veri musulmani non possono farsi “corrompere dalla democrazia”.

Il Libro, cioè il Corano, impone solo “l’obbedienza alle autorità” con un temperamento rappresentato dalla Shurà cioè dalle “consultazioni”, marcando con ciò la distanza dai principi e dal metodo democratico.

A causa di una superficiale conoscenza dell’Islam, secondo Hamel, sono diffuse in Occidente interpretazioni poco scientifiche e per lo più ideologiche o propagandistiche dove un ruolo non secondario è giocato dal pregiudizio anti americano, anti sionista o anti religioso in combutta con la perenne tentazione auto flagellatoria della cultura occidentale che dimentica, ad esempio, che al tempo delle vituperate Crociate la maggioranza della popolazione in Palestina e nel medio oriente era cristiana.

Se si vuole davvero scongiurare lo scontro di civiltà profetizzato dal tanto criticato Huntington, sottovalutare l’incompatibilità radicale dei punti di partenza può risultare fatale in un confronto di civiltà che esige invece oggi, più che in passato, una forte identità culturalefondata sulla consapevolezza delle proprie radici e dei propri valori non rinunciabili.

Mentre l’Isis islamico porta con terrore al passato, l’occidente ha prodotto l’Iss, la stazione orbitante internazionale proiettata nel futuro e non sarà per caso.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10 ... o/1180207/
soloo42001
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Iscritto il: 09/01/2015, 10:40

Re: Non abbiamo abbastanza paura: Noi e l'islam

Messaggio da soloo42001 »

Concordo con Feltri solo su una cosa: non percepiamo ancora il pericolo.

Tuttavia va ricordato che Feltri è di una certa parte politica che sul "pericolo", vero o più spesso inventato ad arte, ci vince le elezioni.
E che per 20 anni il "patriota dell'occidente" ha appoggiato referenti politici corrotti impegnati solo ad arricchire se stessi e la loro cricca, cui Feltri stesso appartiene, gettando oltre tutto il Paese nella miseria.

Ragione per cui le sue dotte analisi possiamo anche portarle con noi al bagno in caso finisca la carta igienica.

Detto questo diamo uno sguardo "storico" agli eventi.
Limitiamoci agli ultimi 50 anni.
E basiamoci sulle "cronache".
Non sulle tesi strampalate di qualche neofascista che sa scrivere bene.

I FATTI ci dicono che.

La questione Palestina nasce con la nascita di Israele, ma ancor prima col sionismo.
Che il primo e più importante fallimento dell'ONU è stata proprio la gestione della questione Palestina.
Da qui nasce il seme dell'odio.

Altro seme dell'odio nasce in Arabia Saudita, in particolare il cosiddetto wahabismo.
Il FATTO è che PRIMA di wahabismo e palestina, davvero c'era un Islam moderato.
Ma va inteso con "islam moderato" non una "religione islamica moderata", ma un modo
di intendere e vivere l'Islam di tipo moderato... nel rispetto del prossimo e della legge.
Era così in Iran, prima della rivoluzione islamica, in Iraq, in Egitto e in tutto il nord Africa.
Era così: non possiamo non domandarci perchè sia cambiato il mondo... una causa deve esserci
e non può essere "l'Islam" se fino a 50 anni fa la stessa religion negli stessi paesi era
vissuto in modo moderato.

Da parte mia ritengo che in se sia violenta ogni religione che considera con pietà il non
credente alla stregua di un "minus habens".
E in questo non è che l'Islam sia peggio del Luteranesimo, del Buddismo, dell'Ebraismo
o del Cattolicesimo.
Laddove il non credente è qualcuno da pietire e convertire, anche a forza per il suo bene
e per il bene superiore della società, la c'è VIOLENZA IDEOLOGICA TREMENDA
IN ATTESA DI ESPLODERE.

Feltri può prendersi le sue dotte citazioni coraniche e ficcarsele laddove non batte mai il sole.
Non ha alcun senso derivare da una "sacra scrittura" una conseguenza ideologica.
Ciò in forza del fatto che ogni "sacra scrittura" è da contestualizzare al periodo storico
e al tessuto culturale in cui nasce.
Alla stessa stregua di Feltri potremmo fare il conto di quanti documenti cristiani possiamo
trovare che sono fonte di violenza impensabile.
Vogliamo studiarci i manuali dell'Inquisizione?
E da quelli solo dedurre poi che Gesù, o San Francesco, e tutto il cristianesimo in ogni luogo
o epoca è "religione del'odio"?
Perchè questo è il giochetto che fanno Fallaci e Feltri.
Sorprende, ma forse poi non tanto a ben pensarci, che i primi a cascarci siano proprio i
non credenti... forse perchè al solo sentir parlare dell'argomento "storia delle religioni"
vengono presi da orticaria con complicanze da intolleranza superficialista.

In Italia poco tempo fa abbiamo visto dove sono giunti i nostri benpensanti credenti coi
casi Welby ed Englaro.
Io non ho dubbi su dove arriverebbero in un contesto dove la legge non esiste, la corruzione
impera, la vita umana non ha valore e la disperazione è l'unica cosa che hai la mattina
quando ti svegli.


Tornando al nostro contesto storico, successivamente i semi dell'odio hanno attecchito.
Le piante hanno dato frutto e si sono diffuse.
Al tempo stesso la corruzione si è diffusa generando uno stato di crisi economica
perenne in quei paesi, pure ricchissimi di risorse naturali.
Sicchè alla violenza ideologica si è aggiunta la disperazione personale.
Di qui l'immigrazione.
Di qui il volgersi di gente "normale" alla violenza ideologica e materiale.

Da qui nasce la situazione di OGGI.

Non da una presunta "violenza intrinseca" dell'Islam.
Il seme violento c'è nell'Islam come in tutte le altre religioni.
E' il tessuto sociale che rende viva l'idea che imponendo l'Islam a tutto il mondo
il mondo diventa migliore.

Il pericolo vero da combattere, quindi, è duplice.

Da un lato la violenza ideologica di chi vuol normalizzare il pensiero e il cuore del prossimo.
E qui ci può salvare solo la Legge, la Costituzione, la Laicità.
La sottomissione totale alla Legge deve essere un modus vivendi, non un "nice to have".

E in Italia in particolare deve valere per tutti, italiani e stranieri, islamici, non credenti o cattolici.
Fosse per Feltri possiamo stare sicuri che la Legge andrebbe applicata con pesi e misure
diversi a seconda di razza, credo religioso e conto in banca... ragione per cui nessun
dialogo è per me possibile con quella parte politica, anche a fronte di un problema
di sicurezza nazionale.

E veniamo alla sicurezza nazionale, alla violenza materiale.
Per me non è possibile alcun "dialogo".
Con i terroristi, ma neanche con chi sta loro dietro, cittadini "normali", ma le cui
idee puzzano di fondamentalismo.
Chi viola la Legge deve pagare.
Multe, galera, o rimpatrio per gli stranieri immigrati.
Se servono nuove leggi, ad esempio per qualificare meglio il concetto di "hate crime", ben vengano.
Se servono più Carabinieri e più "servizi segreti", ben vengano.

Di sicuro come "sinistra" non dobbiamo farci incastrare dai "feltri di turno" nell'angolo.

Non è accettabile una risposta "di sinistra" che alla violenza ideologica o terroristica risponde
col dialogo verso un fantomatico "interlocutore moderato".
Alla violenza si risponde con la forza della Legge, dell'Ordine o persino con le Forze Armate,
se dovesse Dio non voglia occorrere.

Ma va fatto DA SINISTRA, non lasciato fare ai Feltri...
Purtroppo tuttavia, dopo tanti anni di CSX, non credo ci siano a sinistra gli strumenti
culturali per fare ragionamenti così fini.
Feltri purtroppo ha ragione a dire che a sinistra prevale un generico sentimento buonista
che impedisce qualunque forma di azione o reazione efficaci di fronte a una minacca
di portata epocale.

Ve lo immaginate Landini a parlare di risposta militare all'ISIS in Libia?
O Bersani a parlare di "risorse strategiche" da accantonare per il caso di crisi energetica?


soloo42001
pancho
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Iscritto il: 21/02/2012, 19:25

Re: Non abbiamo abbastanza paura: Noi e l'islam

Messaggio da pancho »

soloo42001 ha scritto:Concordo con Feltri solo su una cosa: non percepiamo ancora il pericolo.

Tuttavia va ricordato che Feltri è di una certa parte politica che sul "pericolo", vero o più spesso inventato ad arte, ci vince le elezioni.
E che per 20 anni il "patriota dell'occidente" ha appoggiato referenti politici corrotti impegnati solo ad arricchire se stessi e la loro cricca, cui Feltri stesso appartiene, gettando oltre tutto il Paese nella miseria.

Ragione per cui le sue dotte analisi possiamo anche portarle con noi al bagno in caso finisca la carta igienica.

Detto questo diamo uno sguardo "storico" agli eventi.
Limitiamoci agli ultimi 50 anni.
E basiamoci sulle "cronache".
Non sulle tesi strampalate di qualche neofascista che sa scrivere bene.

I FATTI ci dicono che.

La questione Palestina nasce con la nascita di Israele, ma ancor prima col sionismo.
Che il primo e più importante fallimento dell'ONU è stata proprio la gestione della questione Palestina.
Da qui nasce il seme dell'odio.

Altro seme dell'odio nasce in Arabia Saudita, in particolare il cosiddetto wahabismo.
Il FATTO è che PRIMA di wahabismo e palestina, davvero c'era un Islam moderato.
Ma va inteso con "islam moderato" non una "religione islamica moderata", ma un modo
di intendere e vivere l'Islam di tipo moderato... nel rispetto del prossimo e della legge.
Era così in Iran, prima della rivoluzione islamica, in Iraq, in Egitto e in tutto il nord Africa.
Era così: non possiamo non domandarci perchè sia cambiato il mondo... una causa deve esserci
e non può essere "l'Islam" se fino a 50 anni fa la stessa religion negli stessi paesi era
vissuto in modo moderato.

Da parte mia ritengo che in se sia violenta ogni religione che considera con pietà il non
credente alla stregua di un "minus habens".
E in questo non è che l'Islam sia peggio del Luteranesimo, del Buddismo, dell'Ebraismo
o del Cattolicesimo.
Laddove il non credente è qualcuno da pietire e convertire, anche a forza per il suo bene
e per il bene superiore della società, la c'è VIOLENZA IDEOLOGICA TREMENDA
IN ATTESA DI ESPLODERE.

Feltri può prendersi le sue dotte citazioni coraniche e ficcarsele laddove non batte mai il sole.
Non ha alcun senso derivare da una "sacra scrittura" una conseguenza ideologica.
Ciò in forza del fatto che ogni "sacra scrittura" è da contestualizzare al periodo storico
e al tessuto culturale in cui nasce.
Alla stessa stregua di Feltri potremmo fare il conto di quanti documenti cristiani possiamo
trovare che sono fonte di violenza impensabile.
Vogliamo studiarci i manuali dell'Inquisizione?
E da quelli solo dedurre poi che Gesù, o San Francesco, e tutto il cristianesimo in ogni luogo
o epoca è "religione del'odio"?
Perchè questo è il giochetto che fanno Fallaci e Feltri.
Sorprende, ma forse poi non tanto a ben pensarci, che i primi a cascarci siano proprio i
non credenti... forse perchè al solo sentir parlare dell'argomento "storia delle religioni"
vengono presi da orticaria con complicanze da intolleranza superficialista.

In Italia poco tempo fa abbiamo visto dove sono giunti i nostri benpensanti credenti coi
casi Welby ed Englaro.
Io non ho dubbi su dove arriverebbero in un contesto dove la legge non esiste, la corruzione
impera, la vita umana non ha valore e la disperazione è l'unica cosa che hai la mattina
quando ti svegli.


Tornando al nostro contesto storico, successivamente i semi dell'odio hanno attecchito.
Le piante hanno dato frutto e si sono diffuse.
Al tempo stesso la corruzione si è diffusa generando uno stato di crisi economica
perenne in quei paesi, pure ricchissimi di risorse naturali.
Sicchè alla violenza ideologica si è aggiunta la disperazione personale.
Di qui l'immigrazione.
Di qui il volgersi di gente "normale" alla violenza ideologica e materiale.

Da qui nasce la situazione di OGGI.

Non da una presunta "violenza intrinseca" dell'Islam.
Il seme violento c'è nell'Islam come in tutte le altre religioni.
E' il tessuto sociale che rende viva l'idea che imponendo l'Islam a tutto il mondo
il mondo diventa migliore.

Il pericolo vero da combattere, quindi, è duplice.

Da un lato la violenza ideologica di chi vuol normalizzare il pensiero e il cuore del prossimo.
E qui ci può salvare solo la Legge, la Costituzione, la Laicità.
La sottomissione totale alla Legge deve essere un modus vivendi, non un "nice to have".

E in Italia in particolare deve valere per tutti, italiani e stranieri, islamici, non credenti o cattolici.
Fosse per Feltri possiamo stare sicuri che la Legge andrebbe applicata con pesi e misure
diversi a seconda di razza, credo religioso e conto in banca... ragione per cui nessun
dialogo è per me possibile con quella parte politica, anche a fronte di un problema
di sicurezza nazionale.

E veniamo alla sicurezza nazionale, alla violenza materiale.
Per me non è possibile alcun "dialogo".
Con i terroristi, ma neanche con chi sta loro dietro, cittadini "normali", ma le cui
idee puzzano di fondamentalismo.
Chi viola la Legge deve pagare.
Multe, galera, o rimpatrio per gli stranieri immigrati.
Se servono nuove leggi, ad esempio per qualificare meglio il concetto di "hate crime", ben vengano.
Se servono più Carabinieri e più "servizi segreti", ben vengano.

Di sicuro come "sinistra" non dobbiamo farci incastrare dai "feltri di turno" nell'angolo.

Non è accettabile una risposta "di sinistra" che alla violenza ideologica o terroristica risponde
col dialogo verso un fantomatico "interlocutore moderato".
Alla violenza si risponde con la forza della Legge, dell'Ordine o persino con le Forze Armate,
se dovesse Dio non voglia occorrere.

Ma va fatto DA SINISTRA, non lasciato fare ai Feltri...
Purtroppo tuttavia, dopo tanti anni di CSX, non credo ci siano a sinistra gli strumenti
culturali per fare ragionamenti così fini.
Feltri purtroppo ha ragione a dire che a sinistra prevale un generico sentimento buonista
che impedisce qualunque forma di azione o reazione efficaci di fronte a una minacca
di portata epocale.

Ve lo immaginate Landini a parlare di risposta militare all'ISIS in Libia?
O Bersani a parlare di "risorse strategiche" da accantonare per il caso di crisi energetica?


soloo42001
Non ho niente da obiettare su quanto da te scritto pero' mi devi dar atto che questo problema non viene affrontato con la dovuta importanza che gli si deve. Viene lasciato ai margini delle discussioni come fosse un 'optional.
Vorrei sapere come si intende affrontare questo problema sia dal governo attuale che dalla stessa europa per non parlare poi su cosa propone a riguardo la sinistra.

Questi son temi da affrontare, discutere e casomai anche per proporre soluzioni alternative. Niente di tutto questo all'orizzonte se non sporadiche dichiarazioni personali di qualcuno.

Quindi, amico mio, e' giusto che almeno qui si pongano le varie soluzioni anche se queste vengono proposte da persone poco incline ai ns. obiettivi.

Se le discussioni su questo tema vengono lasciate alle singole persone e' chiaro che poi la paura entra in campo.

E' chiara la tua posizione a riguardo poiche e' data dal buon senso e da come si dovrebbero comportare le persone sempre dotate del buon senso comune. Pero e' anche vero che questo buon senso comune spesso non coincide con gli interessi personali o di qualche stato quindi come succede spesso anche la piu' buona volontà va a farsi friggere.

Abbiamo almeno un piano B(visto che di questa lettera se ne fa spesso un uso esagerato) nel, caso in cui dovessimo fallire col la via del buon senso o dobbiamo aspettarci cosa?

un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
soloo42001
Messaggi: 151
Iscritto il: 09/01/2015, 10:40

Re: Non abbiamo abbastanza paura: Noi e l'islam

Messaggio da soloo42001 »

E in Italia in particolare deve valere per tutti, italiani e stranieri, islamici, non credenti o cattolici.
Fosse per Feltri possiamo stare sicuri che la Legge andrebbe applicata con pesi e misure
diversi a seconda di razza, credo religioso e conto in banca... ragione per cui nessun
dialogo è per me possibile con quella parte politica, anche a fronte di un problema
di sicurezza nazionale.

E veniamo alla sicurezza nazionale, alla violenza materiale.
Per me non è possibile alcun "dialogo".
Con i terroristi, ma neanche con chi sta loro dietro, cittadini "normali", ma le cui
idee puzzano di fondamentalismo.
Chi viola la Legge deve pagare.
Multe, galera, o rimpatrio per gli stranieri immigrati.
Se servono nuove leggi, ad esempio per qualificare meglio il concetto di "hate crime", ben vengano.
Se servono più Carabinieri e più "servizi segreti", ben vengano.
Quello sopra è il mio piano B.
Il piano A, fallito perchè non è stato tentato, era che decennia fa a livello internazionale si favorissero
le condizioni di progresso in quelle nazioni... in pace e giustizia.

Al piano C ci stiamo arrivando.
Sono 4 anni che abbiamo Libia, Siria e Iraq in fiamme.
La Turchia finanzia l'ISIS, l'Arabia finanzia i wahabiti.
In Pakistan e Afganistan ci sono ancora I talebani.
A ben vedere i "meglio" sono Iraniani (regime sciita) ed egiziani (dittatura militare).

Non lo vogliamo vedere, ma abbiamo una Guerra mondiale in corso alle nostre porte,
e il piano C è il ripristino della leva obbligatoria... per i nostri figli e nipoti.
Siamo solo in attesa del casus belli.

Togliamoci dalla testa soluzioni diplomatiche o economiche.
E' troppo tardi.


soloo42001
pancho
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Iscritto il: 21/02/2012, 19:25

Re: Non abbiamo abbastanza paura: Noi e l'islam

Messaggio da pancho »

soloo42001 ha scritto:
E in Italia in particolare deve valere per tutti, italiani e stranieri, islamici, non credenti o cattolici.
Fosse per Feltri possiamo stare sicuri che la Legge andrebbe applicata con pesi e misure
diversi a seconda di razza, credo religioso e conto in banca... ragione per cui nessun
dialogo è per me possibile con quella parte politica, anche a fronte di un problema
di sicurezza nazionale.

E veniamo alla sicurezza nazionale, alla violenza materiale.
Per me non è possibile alcun "dialogo".
Con i terroristi, ma neanche con chi sta loro dietro, cittadini "normali", ma le cui
idee puzzano di fondamentalismo.
Chi viola la Legge deve pagare.
Multe, galera, o rimpatrio per gli stranieri immigrati.
Se servono nuove leggi, ad esempio per qualificare meglio il concetto di "hate crime", ben vengano.
Se servono più Carabinieri e più "servizi segreti", ben vengano.
Quello sopra è il mio piano B.
Il piano A, fallito perchè non è stato tentato, era che decennia fa a livello internazionale si favorissero
le condizioni di progresso in quelle nazioni... in pace e giustizia.

Al piano C ci stiamo arrivando.
Sono 4 anni che abbiamo Libia, Siria e Iraq in fiamme.
La Turchia finanzia l'ISIS, l'Arabia finanzia i wahabiti.
In Pakistan e Afganistan ci sono ancora I talebani.
A ben vedere i "meglio" sono Iraniani (regime sciita) ed egiziani (dittatura militare).

Non lo vogliamo vedere, ma abbiamo una Guerra mondiale in corso alle nostre porte,
e il piano C è il ripristino della leva obbligatoria... per i nostri figli e nipoti.
Siamo solo in attesa del casus belli.

Togliamoci dalla testa soluzioni diplomatiche o economiche.
E' troppo tardi.


soloo42001
Condivido pienamente!L'ottusita di non renderci contro peggiora giorno x giorno la situazione

un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
camillobenso
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Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Non abbiamo abbastanza paura: Noi e l'islam

Messaggio da camillobenso »

Se servono più Carabinieri e più "servizi segreti", ben vengano.
soloo42001



Apro una “parente” su un tema piuttosto delicato tra le istituzioni ed il cittadino elettore.

I così detti Servizi Segreti, sono al servizio di chi??????

Dopo le rivelazioni dell’ex ambasciatore Francesco Paolo Fulci, della scorsa settimana:

1. VOCI DALLA STRADA
vocidallastrada.blogspot.com/ - Copia cache - Simili
29 giugno 2015 ... Come potete vedere, di esercitazioni del genere, in Usa, se ne tengono ... La rivelazione al processo Trattativa dell'ambasciatore, ai vertici del Cesis tra il ... e quella delle sedi periferiche del Sismi: coincidevano perfettamente". ... con le bombe del 1993, e letelefonate della Falange Armata che partivano ...


2. ISSUU - Il fatto pp 2 3 by Segnalazioni
issuu.com/segnalazioni.box/docs/il_fatto_pp_2-3 - Copia cache
5 giorni fa ... È la rivelazione dell'ex ambasciatore Francesco Paolo Fulci, oggi ... si palesavala Falange corrispondevano alle sedi del Sismi” 21 morti ... proprio quello dei telefonisti, nelle operazioni della Falange armata, ... “Telefonate dagli uffici degli agenti” dicato tutte le tappedella stagione stragista nel '92-'93.


Ma già due anni fa:

1. Cronologia delle rivendicazioni della Falange Armata | La trattativa
https://latrattativa.wordpress.com/.../ ... ge-armata/ - Copia cache - Simili
1 lug 2013 ... L'attentato viene rivendicato dalla Falange Armata. ... sarebbe scomparsa nell'Ottobre del 1990 da una sede del SISMI a Roma. ... dei giornali e degli uffici dell' Ansa di Napoli e di Bari arrivano alcune rivendicazioni telefoniche. ... come provenienti dagli uffici del SISMI le telefonate della Falange Armata ...



2. Schegge impazzite | La trattativa | Pagina 3
https://latrattativa.wordpress.com/cate ... ../page/3/ - Copia cache
Il negozio era frequentato da carabinieri e militari, nell'armeria furono ... e degli uffici dell' Ansa di Napoli e di Bari arrivano alcune rivendicazioni telefoniche. ... come provenienti dagli uffici del SISMI le telefonate della Falange Armata fece ...


3. Le stragi del '92 | La trattativa
https://latrattativa.wordpress.com/cate ... gi-del-92/ - Copia cache
1 lug 2013 ... Cronologia delle rivendicazioni della Falange Armata ... sarebbe scomparsa nell'Ottobre del 1990 da una sede del SISMI a Roma. ... dei giornali e degli uffici dell' Ansa di Napoli e di Bari arrivano alcune rivendicazioni telefoniche. ...
camillobenso
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Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Non abbiamo abbastanza paura: Noi e l'islam

Messaggio da camillobenso »

IlFattoQuotidiano.it / Mafie

Trattativa, l’ex capo dei Servizi Fulci: “la Falange chiamava dalle sedi Sismi, alcuni 007 usavano esplosivi


La rivelazione al processo Trattativa dell'ambasciatore, ai vertici del Cesis tra il 1991 e il 1993 sulla sigla oscura che rivendicava omicidi e stragi nei primi anni '90. "Un analista del Sisde mi portò la mappa dei luoghi da dove partivano le chiamate e quella delle sedi periferiche del Sismi: coincidevano perfettamente". Poi aggiunge: ""All’interno dei servizi c’è una cellula che si chiama Ossi, esperta nel piazzare polveri, fare attentati"
di Giuseppe Pipitone | 25 giugno 2015


Quindici agenti segreti super addestrati sospettati di essere collegati con le bombe del 1993, e le telefonate della Falange Armata che partivano dalle sedi coperte del Sismi. È un racconto che arriva dal passato l’ultimo tassello inedito sulla Falange Armata, l’oscura sigla criminale che nei primi anni Novanta rivendicava ogni singolo fatto di sangue andato in onda nel Paese: dai delitti della banda della Uno bianca alle stragi mafiose del 1992 e 1993. Un mistero mai risolto quello dei telefonisti del terrore che chiamavano i centralini dell’agenzia Ansa per firmare eccidi e stragi con cui nulla avevano probabilmente a che fare. Adesso però, a più di vent’anni di distanza, emerge un particolare nuovo: quelle chiamate sarebbero state fatte dalle stessa zone in cui all’epoca il Sismi aveva localizzato le sue basi periferiche. A raccontarlo è l’ambasciatore Francesco Paolo Fulci, punta di diamante della diplomazia italiana negli anni ’80, al vertice del Cesis (Comitato esecutivo per i servizi di informazione e sicurezza) tra il 1991 e il 1993, oggi presidente della Ferrero.

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Le chiamate del terrore dalle sedi del Sismi

“C’era questa storia della Falange Armata e allora incaricai questo analista del Sisde, si chiamava Davide De Luca (oggi deceduto ndr), gli chiesi di lavorare sulle rivendicazioni”, è l’incipit del racconto di Fulci, che dopo essere stato interrogato dai pm di Palermo Roberto Tartaglia e Nino Di Matteo nell’aprile del 2014, ha deposto oggi al processo sulla Trattativa Stato – mafia. “Dopo alcuni giorni De Luca venne da me e mi disse: questa è la mappa dei luoghi da dove partono le telefonate e questa è la mappa delle sedi periferiche del Sismi in Italia, le due cartine coincidevano perfettamente, e in più De Luca mi disse che le chiamate venivano fatte sempre in orario d’ufficio”, racconta Fulci nell’aula bunker del carcere Ucciardone, davanti alla corte d’Assise di Palermo, che sta processando politici, boss mafiosi e ufficiali dei carabinieri per il patto segreto tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra. Ma perché pezzi del Sismi avrebbero dovuto rivendicare le stragi di mafia? Fulci non lo dice, spiega però di “essersi convinto che tutta questa storia della Falange Armata faceva parte di quelle operazioni psicologiche previste dai manuali di Stay Behind, facevano esercitazioni, creare il panico in mezzo alla gente e creare le condizioni per destabilizzare il Paese”.

Questa è la mappa dei luoghi da dove partono le telefonate e questa è la mappa delle sedi periferiche del Sismi in Italia: le due cartine coincidevano perfettamente
Falange, Gladio e la guerra non convenzionale

Nel gergo militare si chiama guerra non convenzionale: una strategia che prevede anche l’inquinamento dei flussi informativi, per aumentare il livello di tensione. È a questo che servono le chiamate della Falange nei primi anni Novanta quando le stragi al tritolo sconquassano l’Italia? Per contestualizzare il racconto di Fulci, bisogna fare un salto indietro nel tempo e arrivare fino al 27 ottobre del 1990 quando al centralino dell’Ansa di Bologna arriva arriva una chiamata che rivendica l’omicidio di Umberto Mormile, educatore carcerario del penitenziario milanese di Opera, ucciso sei mesi prima. “Il terrorismo non è morto, ci conoscerete in seguito” recita una voce al telefono: è la prima rivendicazione della Falange Armata, che arriva due giorni dopo il celebre discorso con cui Giulio Andreotti rivela alla Camera dei Deputati l’esistenza di Gladio, affiliata alla rete Stay Behind, l’organizzazione militare segreta costituita in ottemperanza al Patto Atlantico. Fulci non collega esplicitamente le telefonate della Falange a Gladio, ma si lascia sfuggire: “forse in effetti si trattava di qualche nostalgico”.

L’elenco dei 15 agenti segreti e le bombe del ’93

Ma non solo. Perché nella sua permanenza ai vertici del Cesis, Fulci non riceve informazioni solo sulle telefonate della Falange. Scopre infatti che dentro la VII divisione del Sismi esiste un servizio speciale coperto composto da 15 agenti segreti super addestrati. “All’interno dei Servizi c’è solo una cellula che si chiama Ossi, che è molto esperta nel fare guerriglia urbana, piazzare polveri, fare attentati”, ha spiegato Fulci nella sua deposizione. Si riferisce agli Operatori Speciali Servizio Italiano, che un documento riservato del Sismi definisce come “personale specificatamente addestrato per svolgere in territorio ostile e in qualsiasi ambiente, attività di carattere tecnico e operativo connesse con la condotta della guerra non ortodossa”. Nei due anni trascorsi al vertice del Cesis, Fulci riceve minacce di ogni genere, scopre addirittura di essere spiato nella sua stessa abitazione: chiede e ottiene, quindi di avere tutti i nomi che fanno parte di quel reparto speciale. “Li copiai su un foglietto che nascosi poi nella mia libreria, dicendo a mia moglie che se fosse successo qualcosa era lì che bisognava cercare: dopo aver lasciato l’incarico ed essere andato a New York alle Nazioni Unite provai a dimenticare quella brutta esperienza”.

All’interno dei Servizi c’è solo una cellula che si chiama Ossi, che è molto esperta nel fare guerriglia urbana, piazzare polveri, fare attentati
“Riina chiudi la bocca”: il ritorno della Falange

E invece pochi mesi dopo avere lasciato l’Italia, Fulci si ricorda di quel foglietto con quei 15 nomi. “Dovete considerare- ha spiegato Fulci – che i servizi devono raccogliere informazioni, non utilizzare esplosivi e bombe, piazzare polveri e cose simili. Siccome avevo letto le notizie di queste bombe a Firenze e a Roma e i giornali facevano cenno ai soliti servizi deviati, mi dissi: questa cosa si può chiarire. Presi il foglietto e lo portai generale dei carabinieri Luigi Federici spiegandogli: per essere certi che i servizi non c’entrano niente, questi sono i nomi delle persone che sanno maneggiare esplosivi all’interno dei servizi”. Ai quindici nomi, però, Fulci ne aggiunge un altro: quello del colonnello Walter Masina, che però non fa parte della VII divisione e degli Ossi. “Non avrei dovuto farlo ma volevo fargliela pagare, dato che Masina era quello che spiava la mia abitazione”. Cosa succede dopo che Fulci consegna quell’elenco ai carabinieri? “Mi accusarono di avere montato un depistaggio con gli americani“. È mentre la denuncia di Fulci cade nel vuoto, le stragi targate Cosa Nostra finiscono all’improvviso, la prima Repubblica è ormai crollata sotto il peso di Tangentopoli e parallelamente scompaiono pure le rivendicazioni della Falange. Un silenzio durato fino al dicembre del 2013, quando al carcere di Opera, a Milano, arriva una lettera indirizzata al superboss Totò Riina. C’è scritto: “Riina chiudi la bocca, ricordati che i tuoi familiari sono liberi, al resto ci pensiamo noi”. Sono i mesi in cui il boss corleonese si lascia andare a confidenze e rivelazioni durante l’ora d’aria, mentre la Dia di Palermo registra ogni cosa: un’informazione nota soltanto agli investigatori. Chi è dunque che manda quella lettera? La firma è sempre la stessa: Falange Armata.

Twitter: @pipitone87


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/06 ... i/1813429/
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Re: Non abbiamo abbastanza paura: Noi e l'islam

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IlFattoQuotidiano.it / Mafie

Trattativa, l’ex capo dei Servizi Fulci: “la Falange chiamava dalle sedi Sismi, alcuni 007 usavano esplosivi


La rivelazione al processo Trattativa dell'ambasciatore, ai vertici del Cesis tra il 1991 e il 1993 sulla sigla oscura che rivendicava omicidi e stragi nei primi anni '90. "Un analista del Sisde mi portò la mappa dei luoghi da dove partivano le chiamate e quella delle sedi periferiche del Sismi: coincidevano perfettamente". Poi aggiunge: ""All’interno dei servizi c’è una cellula che si chiama Ossi, esperta nel piazzare polveri, fare attentati"
di Giuseppe Pipitone | 25 giugno 2015


Quindici agenti segreti super addestrati sospettati di essere collegati con le bombe del 1993, e le telefonate della Falange Armata che partivano dalle sedi coperte del Sismi. È un racconto che arriva dal passato l’ultimo tassello inedito sulla Falange Armata, l’oscura sigla criminale che nei primi anni Novanta rivendicava ogni singolo fatto di sangue andato in onda nel Paese: dai delitti della banda della Uno bianca alle stragi mafiose del 1992 e 1993. Un mistero mai risolto quello dei telefonisti del terrore che chiamavano i centralini dell’agenzia Ansa per firmare eccidi e stragi con cui nulla avevano probabilmente a che fare. Adesso però, a più di vent’anni di distanza, emerge un particolare nuovo: quelle chiamate sarebbero state fatte dalle stessa zone in cui all’epoca il Sismi aveva localizzato le sue basi periferiche. A raccontarlo è l’ambasciatore Francesco Paolo Fulci, punta di diamante della diplomazia italiana negli anni ’80, al vertice del Cesis (Comitato esecutivo per i servizi di informazione e sicurezza) tra il 1991 e il 1993, oggi presidente della Ferrero.


Le chiamate del terrore dalle sedi del Sismi

“C’era questa storia della Falange Armata e allora incaricai questo analista del Sisde, si chiamava Davide De Luca (oggi deceduto ndr), gli chiesi di lavorare sulle rivendicazioni”, è l’incipit del racconto di Fulci, che dopo essere stato interrogato dai pm di Palermo Roberto Tartaglia e Nino Di Matteo nell’aprile del 2014, ha deposto oggi al processo sulla Trattativa Stato – mafia. “Dopo alcuni giorni De Luca venne da me e mi disse: questa è la mappa dei luoghi da dove partono le telefonate e questa è la mappa delle sedi periferiche del Sismi in Italia, le due cartine coincidevano perfettamente, e in più De Luca mi disse che le chiamate venivano fatte sempre in orario d’ufficio”, racconta Fulci nell’aula bunker del carcere Ucciardone, davanti alla corte d’Assise di Palermo, che sta processando politici, boss mafiosi e ufficiali dei carabinieri per il patto segreto tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra. Ma perché pezzi del Sismi avrebbero dovuto rivendicare le stragi di mafia? Fulci non lo dice, spiega però di “essersi convinto che tutta questa storia della Falange Armata faceva parte di quelle operazioni psicologiche previste dai manuali di Stay Behind, facevano esercitazioni, creare il panico in mezzo alla gente e creare le condizioni per destabilizzare il Paese”.

Questa è la mappa dei luoghi da dove partono le telefonate e questa è la mappa delle sedi periferiche del Sismi in Italia: le due cartine coincidevano perfettamente
Falange, Gladio e la guerra non convenzionale

Nel gergo militare si chiama guerra non convenzionale: una strategia che prevede anche l’inquinamento dei flussi informativi, per aumentare il livello di tensione. È a questo che servono le chiamate della Falange nei primi anni Novanta quando le stragi al tritolo sconquassano l’Italia? Per contestualizzare il racconto di Fulci, bisogna fare un salto indietro nel tempo e arrivare fino al 27 ottobre del 1990 quando al centralino dell’Ansa di Bologna arriva arriva una chiamata che rivendica l’omicidio di Umberto Mormile, educatore carcerario del penitenziario milanese di Opera, ucciso sei mesi prima. “Il terrorismo non è morto, ci conoscerete in seguito” recita una voce al telefono: è la prima rivendicazione della Falange Armata, che arriva due giorni dopo il celebre discorso con cui Giulio Andreotti rivela alla Camera dei Deputati l’esistenza di Gladio, affiliata alla rete Stay Behind, l’organizzazione militare segreta costituita in ottemperanza al Patto Atlantico. Fulci non collega esplicitamente le telefonate della Falange a Gladio, ma si lascia sfuggire: “forse in effetti si trattava di qualche nostalgico”.

L’elenco dei 15 agenti segreti e le bombe del ’93

Ma non solo. Perché nella sua permanenza ai vertici del Cesis, Fulci non riceve informazioni solo sulle telefonate della Falange. Scopre infatti che dentro la VII divisione del Sismi esiste un servizio speciale coperto composto da 15 agenti segreti super addestrati. “All’interno dei Servizi c’è solo una cellula che si chiama Ossi, che è molto esperta nel fare guerriglia urbana, piazzare polveri, fare attentati”, ha spiegato Fulci nella sua deposizione. Si riferisce agli Operatori Speciali Servizio Italiano, che un documento riservato del Sismi definisce come “personale specificatamente addestrato per svolgere in territorio ostile e in qualsiasi ambiente, attività di carattere tecnico e operativo connesse con la condotta della guerra non ortodossa”. Nei due anni trascorsi al vertice del Cesis, Fulci riceve minacce di ogni genere, scopre addirittura di essere spiato nella sua stessa abitazione: chiede e ottiene, quindi di avere tutti i nomi che fanno parte di quel reparto speciale. “Li copiai su un foglietto che nascosi poi nella mia libreria, dicendo a mia moglie che se fosse successo qualcosa era lì che bisognava cercare: dopo aver lasciato l’incarico ed essere andato a New York alle Nazioni Unite provai a dimenticare quella brutta esperienza”.

All’interno dei Servizi c’è solo una cellula che si chiama Ossi, che è molto esperta nel fare guerriglia urbana, piazzare polveri, fare attentati
“Riina chiudi la bocca”: il ritorno della Falange

E invece pochi mesi dopo avere lasciato l’Italia, Fulci si ricorda di quel foglietto con quei 15 nomi. “Dovete considerare- ha spiegato Fulci – che i servizi devono raccogliere informazioni, non utilizzare esplosivi e bombe, piazzare polveri e cose simili. Siccome avevo letto le notizie di queste bombe a Firenze e a Roma e i giornali facevano cenno ai soliti servizi deviati, mi dissi: questa cosa si può chiarire. Presi il foglietto e lo portai generale dei carabinieri Luigi Federici spiegandogli: per essere certi che i servizi non c’entrano niente, questi sono i nomi delle persone che sanno maneggiare esplosivi all’interno dei servizi”. Ai quindici nomi, però, Fulci ne aggiunge un altro: quello del colonnello Walter Masina, che però non fa parte della VII divisione e degli Ossi. “Non avrei dovuto farlo ma volevo fargliela pagare, dato che Masina era quello che spiava la mia abitazione”. Cosa succede dopo che Fulci consegna quell’elenco ai carabinieri? “Mi accusarono di avere montato un depistaggio con gli americani“. È mentre la denuncia di Fulci cade nel vuoto, le stragi targate Cosa Nostra finiscono all’improvviso, la prima Repubblica è ormai crollata sotto il peso di Tangentopoli e parallelamente scompaiono pure le rivendicazioni della Falange. Un silenzio durato fino al dicembre del 2013, quando al carcere di Opera, a Milano, arriva una lettera indirizzata al superboss Totò Riina. C’è scritto: “Riina chiudi la bocca, ricordati che i tuoi familiari sono liberi, al resto ci pensiamo noi”. Sono i mesi in cui il boss corleonese si lascia andare a confidenze e rivelazioni durante l’ora d’aria, mentre la Dia di Palermo registra ogni cosa: un’informazione nota soltanto agli investigatori. Chi è dunque che manda quella lettera? La firma è sempre la stessa: Falange Armata.

Twitter: @pipitone87


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