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camillobenso
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »

Referendum Grecia, commenti su Twitter: “La vittoria del no è il risultato dell’arroganza di Bruxelles”


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07 ... o/1846140/
camillobenso
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »

Referendum Grecia: sondaggi e risultati sulle prime pagine dei media internazionali


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07 ... i/1846356/
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camillobenso
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »

Zonaeuro
Grecia, storia di una crisi (e delle responsabilità)
Zonaeuro

di Loretta Napoleoni | 5 luglio 2015
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Mentre i greci votano è forse giunto il momento di abbandonare la retorica neo-liberista e neo-socialista per fare il punto della situazione usando invece delle parole i numeri per raccontare la moderna tragedia Greca.

Cominciamo dal lontano 1981. “Nel 1981 quando la Grecia entrò nell’UE, aveva un surplus di bilancio, esisteva l’industria manifatturiera, possedeva una grossa industria navale, il settore minerario contribuiva per il 5 per cento al Pil e naturalmente esistevano una fiorente agricoltura e un discreto turismo,” racconta Yannis Halikias, professore di economia applicata presso l’università di Atene e consulente dell’associazione Panellenica degli esportatori.

“All’inizio degli anni Ottanta la Grecia aveva un modesto debito pubblico, pari al 28 per cento del Pil, poi questo è cresciuto a dismisura» aggiunge Antonis Antonakos, economista e professore emerito presso l’università di Atene. “Man mano che l’importazione dalle economie forti del Nord metteva fuori gioco la produzione nazionale, lo Stato ne assorbiva i disoccupati tanto da diventare in un paio di decenni il più grosso datore di lavoro del Paese”. I dati della Banca mondiale evidenziano questo trend, con gli occupati nel settore industriale che scendono dal 29 per cento della forza lavoro nel 1981 al 19,2 del 2010, mentre il contributo dell’industria al Pil cala in parallelo dal 30,5 per cento del 1981 al 18,1 del 2010.
L’indebitamento diventava uno strumento per ottenere consensi: se mi voti ti garantisco un impiego pubblico, questa la logica dei politici.
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I greci hanno dunque sbagliato ma anche l’Unione Europa ha commesso gravi errori. Invece di promuovere l’impresa privata e il libero mercato e di incentivare la produzione, come volevano i padri fondatori, l’Europa ha ottenuto in Grecia esattamente il contrario. Si è fatta promotrice di una concorrenza sleale e, allo stesso tempo, ha messo in mano ai politici greci uno strumento potente per corrompere l’elettorato; un processo, questo, che a lungo andare ha impoverito l’economia nazionale. “Nel 2009, quando è scoppiata la crisi, ci si è accorti che in Grecia molti dei settori produttivi non esistevano più e che l’80 per cento del PIL proveniva dal consumo, e cioè dal turismo e dai fondi strutturali comunitari. L’economia dei servizi dava da mangiare al 70 per cento della popolazione attiva, a gente che negli anni Ottanta lavorava nelle manifatture, nell’industria navale e in quella mineraria. Ma non basta, l’esportazione rappresentava appena il 10,3 per cento del Prodotto interno Lordo,” conclude Yannis Halikias.

A prescindere dai risultati del referendum chi esce sconfitto da questo voto sono la Grecia e l’Unione Europea perché è chiaro che l’esperimento di integrazione economica e monetaria applicato dalla seconda nella prima è fallito.

Ma andiamo avanti. Man mano che il settore pubblico si gonfia scende la produttività del lavoro. Oggi per ogni ora lavorata da un greco e da un tedesco il contributo al Pil del primo è la metà del secondo. A coprire lo scarto tra settore produttivo e spesa pubblica è il debito, elargito a tassi vantaggiosissimi dalle banche europee, con in prima fila quelle francesi e tedesche.

La crisi del debito sovrano greco scoppia nel 2010: alla Grecia mancano i soldi per pagare gli interessi su un debito ormai superiori ad una volta e mezza il Pil. L’Unione Europea non risponde prontamente ed il mondo si accorge dell’esposizione delle banche europee nei confronti di tutta la periferia dell’Unione. Al 31 dicembre 2010 questi dovevano alle grandi banche tedesche e francesi, circa 500 miliardi di euro, di cui il 17 per cento erano titoli di Stato. Le cifre sono da capogiro, difficile immaginare quantità di denaro così grandi.
Ma il problema vero è la Grecia, vicinissima alla bancarotta per problemi di illiquidità, mancano proprio i soldi nel sistema. Mandare in bancarotta la Grecia significa far saltare le grandi banche francesi e tedesche. Stando alle cifre pubblicate il 6 giugno 2011 dalla Bri, la Banca dei regolamenti internazionali, le banche tedesche alla fine del 2010 avevano circa 15,3 miliardi di euro di debito pubblico greco, contro i 10,5 miliardi di quelle francesi.

Soluzione del problema: concedere alla Grecia piani di salvataggio finanziario ed usare questi soldi per ripagare il debito delle banche e sostituirlo con il debito nei confronti delle istituzioni preposte al salvataggio, la Troika. Ecco chi oggi ha in mano il debito greco.

Ma sostituire il debito delle banche con quello della Troika significa far ripagare il debito greco agli Stati membri dell’Unione. “Quando è esplosa la crisi della Grecia l’esposizione delle banche italiane verso quel paese ammontava a circa 1,9 miliardi. Oggi l’esposizione dello Stato italiano verso Atene è di 40 miliardi. Anche per la Spagna, con cifre un po’ diverse, è andata nello stesso modo”.

Per chi vuole rivedere l’iter delle trattative tra Grecia e Troika un video del Wall Street Journal lo espone bene. Per chi vuole rivedere le condizioni economiche attuali della Grecia c’è un altro video della BBC.

Ma ciò che forse dovremmo domandarci noi cittadini di Eurolandia è se forse un referendum vero doveva essere un altro nel 2011. Forse era giusto chiedere a noi contribuenti se volevamo pagare di tasca nostra, con le nostre tasse, il debito accumulato dalle banche europee a seguito di una politica scellerata perseguita da loro e dalla classe politica. Certo l’alterativa era la bancarotta del sistema bancario più grande al mondo (40 per cento del sistema bancario mondiale), ma almeno avremmo saputo cosa facevamo e di chi era la responsabilità di questa catastrofe.

Ed invece dovremmo aspettare che i libri di storia alla fine del secolo raccontino ai nostri nipoti questa triste storia.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07 ... a/1844604/
pancho
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Re: G R E C I A

Messaggio da pancho »

I tweet di Alexis Tsipras dopo la vittoria del No.
Il referendum di oggi non ha vincitori o vinti, è una grande vittoria in sé. Anche nelle condizioni più difficili, la democrazia non può essere ricattata. Ringrazio ognuno di voi. Indipendentemente da quello che avete votato, questa sera siamo uniti

http://www.repubblica.it/economia/2015/ ... 118414114/

un salutone
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aaaa42
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Re: G R E C I A

Messaggio da aaaa42 »

le dimissioni del ministro economia se accettate sono un fatto positivo rimando al mio post di ieri sera cerchiamo in questo momenti difficile ma esaltante di essere propositivi in questo forum evitando il propagandismo giornalistico.
erding
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Re: G R E C I A

Messaggio da erding »

Grecia il giorno dopo.
Non c'e' che dire, il risultato greco e' netto, pulito e incontestabile.
Le ragioni nel merito ci sono altrettanto nette e pulite.
Il metodo usato e' quanto di piu' valido che meglio non si puo'.
Sta a noi tutti far crescere questo germoglio di democrazia e di partecipazione.

Nonostante la vittoria schiacciante Varoufakis, perché inviso ad alcuni interlocutori europei,
rassegna le dimissioni per non essere da ostacolo al difficile cammino del popolo greco:
"porterò con orgoglio il disgusto dei creditori".
iospero
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Re: G R E C I A

Messaggio da iospero »

6 GIORNI FA
Il premier Alexis Tsipras ha risposto all’offerta last minute che gli è stata recapitata in mattinata dal presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker inviando un’ulteriore controproposta che prevede un nuovo piano di salvataggio di due anni gestito dal fondo salva Stati (Esm) e una ristrutturazione del debito. Poco prima Berlino aveva gelato i partner europei e lo stesso Juncker sulla possibilità di prorogare il piano che scade alla mezzanotte di oggi, perché non ci sarebbero i tempi tecnici. Ma Tsipras ha di nuovo sparigliato, chiedendo appunto di ripartire con quello che a questo punto sarebbe il terzo programma di assistenza dal 2010. Il cancelliere Angela Merkel dal canto suo ha rilanciato e ha fatto sapere che non darà l’ok a un terzo salvataggio prima dell’esito del referendum greco di domenica.

Dalle parole di Cofferati sentite ieri nella trasmissione con Mentana , tra l'ultima proposta di Juncker e quella di Tsipras c'era una differenza di circa € 60milioni, proposta che era stata bloccata dalla Merkel, che " ha fatto sapere che non darà l’ok a un terzo salvataggio prima dell’esito del referendum greco di domenica".
Da ciò si deduce che la Merkel sperava in una vittoria del Sì e quindi una misura più punitiva per la Grecia, adesso che l'esito lo sa quella proposta dovrebbe accettarla superando quell'ostacolo minimo di € 60milioni.
Invece pone ancora difficoltà .

camillobenso
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »

iospero ha scritto:6 GIORNI FA
Il premier Alexis Tsipras ha risposto all’offerta last minute che gli è stata recapitata in mattinata dal presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker inviando un’ulteriore controproposta che prevede un nuovo piano di salvataggio di due anni gestito dal fondo salva Stati (Esm) e una ristrutturazione del debito. Poco prima Berlino aveva gelato i partner europei e lo stesso Juncker sulla possibilità di prorogare il piano che scade alla mezzanotte di oggi, perché non ci sarebbero i tempi tecnici. Ma Tsipras ha di nuovo sparigliato, chiedendo appunto di ripartire con quello che a questo punto sarebbe il terzo programma di assistenza dal 2010. Il cancelliere Angela Merkel dal canto suo ha rilanciato e ha fatto sapere che non darà l’ok a un terzo salvataggio prima dell’esito del referendum greco di domenica.

Dalle parole di Cofferati sentite ieri nella trasmissione con Mentana , tra l'ultima proposta di Juncker e quella di Tsipras c'era una differenza di circa € 60milioni, proposta che era stata bloccata dalla Merkel, che " ha fatto sapere che non darà l’ok a un terzo salvataggio prima dell’esito del referendum greco di domenica".
Da ciò si deduce che la Merkel sperava in una vittoria del Sì e quindi una misura più punitiva per la Grecia, adesso che l'esito lo sa quella proposta dovrebbe accettarla superando quell'ostacolo minimo di € 60milioni.
Invece pone ancora difficoltà .



Scrive Carlo Di Foggia su IFQ di stamani, articolo: I CREDITORI
Quelli che tifavano per il Sì.

" ....Bruxelles ha sperato fino all'ultimo di impiccarlo(Varoufakis) insieme a Tsipras, al bluff del referendum.............."

Negli ultimi sei mesi la cancelliera a nome della Banda di Berlino ha mirato a far fuori Tsipras.

Non era uno della partita.

Kostas Simitis > Pasok
Costantino Mitsotakis > Nuova democrazia
Andreas Papandreou > Pasok
Antonis Samaras > Nuova democrazia
Costantino Mitsotakis > Nuova democrazia

Hanno governato negli ultimi 20 anni.

Con la crante Cermania hanno fatto ottimi affari.

Tsipras è un vero rospiscatole. Non ci sta a fare il Kalabraghis di turno come i suoi predecessori.

E' come con la Mafia, questi rompiscatole devono essere messi da parte, non consentono il regolare svolgimento degli affari.

La Banda tedesca aveva creduto di mettere fuori gioco Tsipras con estenuanti e logoranti trattative.

Invece si sono trovati ad avere a che fare con un duro.

Con il plebiscito di ieri ha rilanciato il suo diritto a continuare a trattare.

Per i tedeschi e la Ue è stato uno smacco.

Ma certamente non rinunciano ad eliminarlo.

La guerra continua.

I tedeschi non molleranno tanto facilmente.

I soldi da rimbosare fanno solletico al Fmi.

Ma è una questione di principio. Come con la Mafia.

Lo sgarro non é consentito.
pancho
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Re: G R E C I A

Messaggio da pancho »

iospero ha scritto:6 GIORNI FA
Il premier Alexis Tsipras ha risposto all’offerta last minute che gli è stata recapitata in mattinata dal presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker inviando un’ulteriore controproposta che prevede un nuovo piano di salvataggio di due anni gestito dal fondo salva Stati (Esm) e una ristrutturazione del debito. Poco prima Berlino aveva gelato i partner europei e lo stesso Juncker sulla possibilità di prorogare il piano che scade alla mezzanotte di oggi, perché non ci sarebbero i tempi tecnici. Ma Tsipras ha di nuovo sparigliato, chiedendo appunto di ripartire con quello che a questo punto sarebbe il terzo programma di assistenza dal 2010. Il cancelliere Angela Merkel dal canto suo ha rilanciato e ha fatto sapere che non darà l’ok a un terzo salvataggio prima dell’esito del referendum greco di domenica.

Dalle parole di Cofferati sentite ieri nella trasmissione con Mentana , tra l'ultima proposta di Juncker e quella di Tsipras c'era una differenza di circa € 60milioni, proposta che era stata bloccata dalla Merkel, che " ha fatto sapere che non darà l’ok a un terzo salvataggio prima dell’esito del referendum greco di domenica".
Da ciò si deduce che la Merkel sperava in una vittoria del Sì e quindi una misura più punitiva per la Grecia, adesso che l'esito lo sa quella proposta dovrebbe accettarla superando quell'ostacolo minimo di € 60milioni.
Invece pone ancora difficoltà .

In parallelo a LA7 su sky24 si discuteva sullo stesso tema e le slide presentate dai conduttori mostravano che le differenze erano delle inezie.

Purtroppo il problema non era questo ma solo politico per cui si doveva trovare un capo espiatoria per giustificare tutte queste mosse franco-tedesche con al loro seguito i nuovi venuti dall'est.


un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
camillobenso
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »

Grecia, schiaffo al totalitarismo. E ora vedrete cos’è l’Ue

Scritto il 06/7/15 • LIBRE nella Categoria: idee


Quando circa il 60% di un popolo vota no, sono superflue le solite interpretazioni.

E’ un voto forte, conclamato e, a mio giudizio, colmo di speranza.

Ma non del tutto sorprendente.

Il popolo greco – che molti in questi anni hanno deriso – è un popolo coriaceo, orgoglioso, profondamente consapevole della propria identità.

E’ un popolo che ha resistito a secoli di dominazione ottomana, che nella Seconda Guerra Mondiale ha combattuto a viso aperto gli italiani prima (sconfiggendoli) e i tedeschi di Hitler.

Quando si sente minacciato, quando si sente vittima di un’ingiustizia reagisce come ha sempre fatto nella sua storia: unendosi e ribellandosi.

Il no dei greci è straordinario perché segna un precedente storico.

Un popolo di nemmeno 10 milioni di abitanti ha avuto il coraggio di sfidare apertamente l’Europa finanziaria – dominata dall’Unione Europea, dalla Banca Centrale Europea e dal Fmi – che ha gettato nella disperazione non solo i greci, ma anche portoghesi, spagnoli, italiani e in fondo quasi tutti i paesi della zona euro, con la sola eccezione della Germania.


E lo ha fatto usando lo strumento che quell’Europa di tecnocrati nega ostinatamente e svilisce quotidianamente: la democrazia.

Il voto di un popolo che vuole essere ancora sovrano in questa Europa che invece nega la sovranità.

E’ uno schiaffo clamoroso, che nemmeno uno spin vergognoso, dai tratti terroristici – perpetrato da tutte le istituzioni europee con la vergognosa complicità di Draghi, che ha portato ai minimi la liquidità alla Grecia, costringendo le banche, in piena campagna referendaria, a rimanere chiuse – ha sortito gli effetti sperati.

Altrove queste misure avrebbero provocato una netta vittoria dei sì.

In Grecia, invece, è stata vissuta come un gesto imperiale, di occupazione coloniale a cui non si poteva che rispondere con il no.

Della serie: noi non ci facciamo intimidire.


Che tempra! Che coraggio! Onore al popolo greco. E che esempio per gli altri europei.

Il voto di ieri è in ogni caso storico e incoraggia altri popoli a seguire la stessa strada.

Da questa mattina sono più forti tutti i movimenti popolari di protesta di tutto il Continente, sia di sinistra che di destra, in Spagna, in Italia, in Francia, in Gran Bretagna.

E’ una scossa tellurica che l’Europa dei tecnocrati non potrà ignorare.

E questo è l’aspetto più critico e interessante del dopo voto ellenico.

Un voto che costringe l’Unione Europea a gettare la maschera, a mostrarsi per quel che è davvero.

Infatti, se cede alle richieste di Tsipras e rinegozia il debito, attuando politiche che non siano più solo punitive ma finalmente di stimolo alla crescita economica, rinnega 15 anni di inutile, cieca, prevaricante austerity.

Se invece persegue la linea seguita finora, la conseguenza ultima sarà, verosimilmente, da qui a qualche mese il default e il fallimento de facto della

Grecia, che si tradurrà in un’uscita di Atene dall’euro con il ritorno alla dracma.

Ma se così fosse sarebbe comunque una sconfitta per l’Europa, perché il tabù dell’uscita dalla moneta unica verrebbe infranto, costituendo un precedente dalle conseguenze imprevedibili.


Il terzo scenario è quello di un ulteriore, immediato gesto imperiale di Draghi e della Bce, con la chiusura immediata dei rubinetti finanziari alla Grecia, che comporterebbe il fallimento delle banche e uno tsunami sociale.

Un gesto di cui verosimilmente Draghi e i suoi referenti dell’elité finanziaria nonché la Germania, sarebbero fieri, ritenendolo l’inevitabile conseguenza della volontà del popolo greco e risponderebbe alle logiche intimidatorie e punitive di chi vuol dimostrare che non esiste salvezza al di fuori di questa Europa – insomma, per dissuadere gli altri popoli dal seguire l’esempio greco.

Ma in questo caso mostrerebbe una vocazione totalitaria.

Comunque vada, l’Europa finanziaria, basta su criteri assurdi e prevaricatori, oggi ha perso. Come non essere contenti?

(Marcello Foa, “Che grande lezione dai greci. E ora vedrete cos’é davvero l’Europa”, dal blog di Foa su “Il Giornale” del 5 luglio 2015).
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