Forum per un "Congresso della Sinistra" ... sempre aperto
La libertà è il diritto dell’anima a respirare. E noi, partecipando malgrado tutto, vogliamo continuare a respirare.Lo facciamo nel modo più opportuno possibile all’interno di questo forum che offre spazio a tutti coloro che credono nella democrazia
TSIPRAS ha fatto quanto poteva, è facile parlare è difficile decidere quando ti tocca in prima persona,
ha ragione Ferrero, sino a quando la sinistra non sarà più forte è inutile insistere, bisogna aSPETTARE IL MOMENTO GIUSTO PER POTER TRATTARTE CON UNA CERTA FORZA, , la Spagna sta arrivando . è l'Italia e la Francia potranno cambiare gli attuali equilibri instabili .
Non so se sia vero l'episodio della giacca che Tsipras avrebbe gettato sul tavolo della trattativa dicendo:
prendetevi pure questa!
Una cosa e' certa, si puo' anche cedere la giacca ma... la DIGNITA' mai!!
Dietro Tsipras c'è un popolo, il popolo greco ha mostrato la sua dignità con il referendum, Tsipras ha messo l'Europa di fronte alle sue responsabilità, la dignità l'ha persa l'Europa.
L’Europa si sta dilaniando sulla Grecia
da The Daily Telegraph
Malgrado la pressione degli Stati Uniti, “15 dei 18 governi che hanno giudicato la Grecia hanno sostenuto la posizione rigida della Germania e hanno propeso per una Grexit in un modo o nell’altro”. Se la Grecia fosse uscita dall’euro, “è difficile immaginare che cosa rimarrebbe dell’intesa franco-tedesca. Nauseata, Washington avrebbe potuto cominciare a voltare le spalle alla Nato. Una punizione proporzionata per una simile assenza di visione strategica sulla Grecia”.
Che cosa resta di Varoufakis Süddeutsche Zeitung
Molti a Bruxelles e a Berlino pensano che le dimissioni di Yanis Varoufakis siano una buona cosa, scrive Ulrich Schäfer. L’ex ministro delle finanze greco “poneva le domande e gli argomenti giusti – ma usava il tono sbagliato”.
Le domande riguardavano la gestione della crisi europea, la condivisione del costo sociale, la cancellazione del debito e il fatto che un’economia a pezzi sia soffocata da un’austerità crescente. “Varoufakis ha giustamente criticato il fatto che i tagli messi in atto dai governi precedenti su pressione della troika hanno colpito i poveri e i cittadini comuni in modo eccessivo, e che i miliardi dei piani di aiuto sono finiti nelle banche dopo una partita di giro. […] La posizione di Varoufakis non è isolata tra gli economisti. Ma non ha tenuto conto del fatto che per avere successo occorre avere la maggioranza in politica, non solo a casa propria, ma anche nei 18 altri paesi dell’eurozona. Ma questo non dovrebbe impedire all’Unione di proseguire la discussione avviata da Varoufakis – e di correggere parecchio le sue politiche”.
La zona euro non è più indivisibile
Rzeczpospolita
“Si è verificata una situazione nuova in Europa: tutti cominciano a essere d’accordo sul fatto che la zona euro non è una, sacra e indivisibile”, sostiene Hubert Kozieł su Rzeczpospolita. Il risultato è che i dirigenti dell’Ue suggeriscono che “nulla di catastrofico avverrà” se i greci finiranno per lasciare la zona euro: “Poiché praticamente tutti sono d’accordo nel dire che l’euro è possibile senza la Grecia, allora forse dopo le elezioni legislative in Spagna tutti cominceranno improvvisamente a pensare che l’euro è possibile anche senza la Spagna. […] E perché non sbarazzarsi anche dei fastidiosi italiani? O degli irlandesi e del loro dumping fiscale? E il Portogallo e la Francia – quest’ultima spesso definita ‘la malata d’Europa’? E gli indebitatissimi Belgio e Slovenia, che subiscono in pieno le conseguenze della crisi bancaria? Forse solo la Germania, l’Austria, i Paesi Bassi, la Finlandia, la Slovacchia e il Lussemburgo dovrebbero rimanere nella zona euro? Alla fine avremmo un po’ di pace e di calma, mentre l’Europa può tranquillamente proseguire la sua integrazione”.
Non ce ne stiamo accorgendo, ma la Grecia sta spaccando l’eurozona
MF Dnes
Milan Vodička sottolinea che la zona euro è divisa in tre gruppi per quanto riguarda la Grecia. Mentre la Germania e i paesi dell’Europa orientale che hanno messo in atto dolorose riforme e misure di austerità non provano simpatia per i greci, altri sono meno severi e altri ancora vogliono mantenere il paese nell’euro. Tsipras approfitta di queste divisioni per il suo gioco pericoloso: “È come un gioco tra chi cede per ultimo, quando due automobili sfrecciano l’una contro l’altra e chi devia per primo perde. Ma il guidatore di una delle due sa bene che nell’altra diverse persone con ognuno la sua idea della gara stanno tenendo il volante”.
Quali valori? El País
Il politologo José Ignacio Torreblanca sostiene su El País che “l’insieme dei valori che governano la zona euro si è deteriorato e non è più condiviso da tutti i suoi protagonisti. A un estremo ci sono i greci, dall’altro i tedeschi. E in mezzo tanti altri, che rifiutano i valori alla base dell’eurozona, la sua gerarchia e il modo di risolvere i conflitti tra di loro. […] Dal momento che Tsipras ha interrotto i negoziati, si è ritirato dal tavolo e ha convocato il referendum, entrambe le parti si sono inoltrate sul pessimo terreno del negoziato sotto ricatto. E continueranno su questa via se non si ritroveranno dei valori che consentano di mettere ordine tra le nostre preferenze e di risolvere questo contenzioso a beneficio di tutti. Il peggio che possa accadere? Che questi valori emergano dalla pura coercizione, perché a quel punto non ci sarà comunità possibile”.
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Due blocchi di circa 200milioni di abitanti
Da un lato Germania, l’Austria, i Paesi Bassi, la Finlandia, la Slovacchia e il Lussemburgo
solo che tra questi ultimi , i politici non dovrebbero fare i primi della classe perché fanno i compiti a casa.
Si faccia un'Europa a due velocità in cui i paesi più avanzati non devono trarre vantaggi a scapito dei più deboli, se non sono d'accordo si decida subito.
CONTRO IL TOTALITARISMO FINANZIARIO, L’EUROPA O CAMBIA O MUORE
di Marco Revelli – 26 giugno 2015
L’«economia che uccide» di cui parla il papa la vediamo al lavoro in questi giorni, in diretta, da Bruxelles. Ed è uno spettacolo umiliante. Non taglia le gole, non ha l’odore del sangue, della polvere e della carne bruciata. Opera in stanze climatizzate, in corridoi per passi felpati, ma ha la stessa impudica ferocia della guerra. Della peggiore delle guerre: quella dichiarata dai ricchi globali ai poveri dei paesi più fragili. Questa è la metafisica influente dei vertici dell’Unione europea, della Bce e, soprattutto, del Fondo monetario internazionale: dimostrare, con ogni mezzo, che chi sta in basso mai e poi mai potrà sperare di far sentire le proprie ragioni, contro le loro fallimentari ricette.
La «trattativa sulla Grecia», nelle ultime settimane, è ormai uscita dai limiti di un normale, per quanto duro, confronto diplomatico per assumere i caratteri di una prova di forza. Di una sorta di giudizio di dio alla rovescia.
Già le precedenti tappe avevano rivelato uno scarto rispetto a un tradizionale quadro da «democrazia occidentale», con la costante volontà, da parte dei vertici dell’Unione, di sostituire al carattere tutto politico dei risultati del voto greco e del mandato popolare dato a quel governo, la logica aritmetica del conto profitti e perdite, come se non di Stati si trattasse, ma ormai direttamente di Imprese o di Società commerciali.
Ha ragione Jürgen Habermas a denunciare lo slittamento – di per sé devastante – da un confronto tra rappresentanti di popoli in un quadro tutto pubblicistico di cittadinanza, a un confronto tra creditori e debitori, in un quadro quasi-privatistico da tribunale fallimentare. Era già di per sé il segno di una qualche apocalisse culturale la derubricazione di Alexis Tsipras e di Yanis Varoufakis da interlocutori politici a «debitori», posti dunque a priori su un piede di ineguaglianza nei confronti degli onnipotenti «creditori».
Ma poi la vicenda ha compiuto un altro giro. Christine Lagarde ha impresso una nuova accelerazione al processo di disvelamento, alzando ancora il tiro. Facendone non più solo una questione di spoliazione dell’altro, ma di sua umiliazione. Non più solo la dialettica, tutta economica, «creditore-debitore», ma quella, ben più drammatica, «amico-nemico», che segna il ritorno in campo della politica nella sua forma più essenziale, e più dura, del «polemos».
In effetti non si era mai visto un creditore, per stupido che esso sia, cercare di uccidere il proprio debitore, come invece il Fmi sta facendo con i greci. Ci deve essere qualcosa di più: la costruzione scientifica del «nemico». E la volontà di un sacrificio esemplare.
Un auto da fé in piena regola, come si faceva ai tempi dell’Inquisizione, perché nessun altro sia più tentato dal fascino dell’eresia.
Leggetevi con attenzione l’ultimo documento con le proposte greche e le correzioni in rosso del Brussels group, pubblicato (con un certo gusto sadico) dal Wall Street Journal: è un esempio burocratico di pedagogia del disumano.
L’evidenziatore in rosso ha spigolato per tutto il testo cercando, con maniacale acribia ogni, sia pur minimo, accenno ai «più bisognosi» («most in need») per cassarlo con un rigo. Ha negato la possibilità di mantenere l’Iva più bassa (13%) per gli alimenti essenziali («Basic food») e al 6% per i materiali medici (!). Così come, sul versante opposto, ha cancellato ogni accenno a tassare «in alto» i profitti più elevati (superiori ai 500mila euro), in omaggio alla famigerata teoria del trickle down, dello «sgocciolamento», secondo cui arricchire i più ricchi fa bene a tutti!
Ha, infine, disseminato di rosso il paragrafo sulle pensioni, imponendo di spremere ulteriormente, di un altro 1% del Pil — e da subito! — un settore già massacrato dai Memorandum del 2010 e del 2012.
Il tutto appoggiato sulla infinitamente replicata falsificazione dell’età pensionabile «scandalosamente bassa» dei greci (chi spara 53 anni, chi 57…). Il direttore della comunicazione della Troika Gerry Rice, durante un incontro con la stampa, per giustificare la mano pesante, ha addirittura dichiarato che «la pensione media greca è allo stesso livello che in Germania, ma si va in pensione sei anni prima…».
Una (doppia) menzogna consapevole, smentita dalle stesse fonti statistiche ufficiali dell’Ue: il database Eurostat segnala, fin dal 2005, l’età media pensionabile per i cittadini greci a 61,7 anni (quasi un anno in più rispetto alla media europea, la Germania era allora a 61,3, l’Italia a 59,7).
E sempre Eurostat ci dice che nel 2012 la spesa pensionistica pro capite era in Grecia all’incirca la metà di Paesi come l’Austria e la Francia e di un quarto sotto la Germania.
Il Financial Times ha dimostrato che «accettare le richieste dei creditori significherebbe per la Grecia dire sì ad un aggiustamento di bilancio… pari al 12,6% nell’arco di quattro anni, al termine dei quali il rapporto debito-PIL si avvicinerebbe al 200%». Paul Krugman ha mostrato come l’avanzo primario della Grecia «corretto per il ciclo» (cyclically adjusted) è di gran lunga il più alto d’Europa: due volte e mezzo quello della Germania, due punti percentuali sopra quello dell’Italia.
Dunque un Paese che ha dato tutto quello che poteva, e molto di più. Perché allora continuare a spremerlo?
Ambrose Evans-Pritchard – un commentatore conservatore, ma non accecato dall’odio – ha scritto sul Telegraph che i «creditori vogliono vedere questi Klepht ribelli (greci che nel Cinquecento si opposero al dominio ottomano) pendere impiccati dalle colonne del Partenone, al pari dei banditi», perché non sopportano di essere contraddetti dai testimoni del proprio fallimento. E ha aggiunto che «se vogliamo datare il momento in cui l’ordine liberale nell’Atlantico ha perso la sua autorità – e il momento in cui il Progetto Europeo ha cessato di essere una forza storica capace di motivare – be’, il momento potrebbe essere proprio questo». È difficile dargli torto.
Non possiamo nasconderci che quello che si consuma in Europa in questi giorni, sul versante greco e su quello dei migranti, segna un cambiamento di scenario per tutti noi.
Sarà sempre più difficile, d’ora in poi, nutrire un qualche orgoglio del proprio essere europei. E tenderà a prevalere, se vorremo «restare umani», la vergogna.
Se, come tutti speriamo, Tsipras e Varoufakis riusciranno a portare a casa la pelle del proprio Paese, respingendo quello che assomiglia a un colpo di stato finanziario, sarà un fatto di straordinaria importanza per tutti noi.
E tuttavia resterà comunque indelebile l’immagine di un potere e di un paradigma con cui sarà sempre più difficile convivere. Perché malato di quel totalitarismo finanziario che non tollera punti di vista alternativi, a costo di portare alla rovina l’Europa, dal momento che è evidente che su queste basi, con queste leadership, con questa ideologia esclusiva, con queste istituzioni sempre più chiuse alla democrazia, l’Europa non sopravvive.
Mai come ora è chiaro che l’Europa o cambia o muore.
La Grecia, da sola, non può farcela. Può superare un round, ma se non le si affiancheranno altri popoli e altri governi, la speranza che ha aperto verrà soffocata.
Per questo sono così importanti le elezioni d’autunno in Spagna e in Portogallo.
Per questo è così urgente il processo di ricostruzione di una sinistra italiana all’altezza di queste sfide, superando frammentazioni e particolarismi, incertezze e distinguo, per costruire, in fretta, una casa comune grande e credibile.
Rimanendo sul tema ora quello che dobbiamo chiederci e' cosa avrebbe dovuto fare Tsipras avendo davanti questa Europa che guarda esclusivamente ai sui interessi e lascia in secondo piano la vera politica?
Questo e' quello che ora dobbiamo discutere. Tutto il resto non conta un c...o!!
Avra' fatto tutti i suoi errori ma dobbiamo darne atto che la rivolta del ns. Davide ha scosso anche se non sconfitto il Golia o
perlomeno ha aperto una strada che ora sta a tutti noi farla nostra.
Soffermarsi sul se o sul ma magari anche criticando, non porta a niente e costruisce ancora meno.
Quello che ora vogliono gli avversari e' quello di dividerci mettendo loro stessi in risalto gli eventuali errori fatti dal giovane Tsipras.
Di quest,i dobbiamo invece farne tesoro e casomai essergli grato per aver osato ed aperto un contenzioso che sicuramente non finira' presto.
Chi a sinistra in questo momento cerca di andare oltre a casomai metterlo in difficoltà non ha niente a che fare con la sinistra. Si puo obiettare certamente all'interno della sinistra ma questa e' la democrazia.
Abboccare invece all'amo di chi vuol trovare appigli per dividerci certamente e' meglio che costoro stiamo fuori da qualsisi sinistra.
Ora, e questo mi sembra di averlo gia' accennato in un mio precedente post, deve confrontarsi col parlamento e probabilmente dovrà fare dei rimpasti poiche ci saranno uscite. Questo, penso l'abbia messo nel conto.
Ma se al contrario avesse oltre che la giacca buttato a monte tutto e quindi avviare il default non sarebbe finita' cosi.
Con molta probabilita costoro non te l'avrebbero fatta passare liscia. I loro soldi con gli interessi te li avrebbero fatti pagare con tassi 3 volte tanto.
Ti avrebbero isolato sia politicamente che finanziariamente come e' successo a suo tempo con Cuba costringendola pian piano a chiudersi in se stessa e quindi sempre pian piano degenerare per asfissia perpetrata dagli yankee e loro satelliti.
Il popolo sicuramento difronte a tutto quello che sarebbe successo dopo a chi avrebbero adossato la colpa se non a Syriza e a tutti quelli che avevano accettato questa "scellerata" mediazione?
Per ragionare e far politica bisogna essere molto attenti a tutte le sfacettaure poiche davanti non si ha un nano ma un gigante enorme .
Quindi, chi sostiene che bisogna lavorare di fondo affinche altri possano aggiungersi dice una gran verità.
Da solo non poteva far altro che quello che ha tentato di fare e basta!
Onore per aver osato!
Un piccolo popolo dal pil come la lombardia ha fatto tremare i mercati mondiali e ha fatto si che pure le grandi potenze si muovessero magari per interessi diversi ma si sono mosse e hanno tranciato bulloni da 25 mm.
Ora sta a noi iniziare questa strada sapendo pure che di errori ne faremo a josa.
Spesso anch'io mi son chiesto se valeva la pena di restare od uscire. Di primo accito ti vien voglia d'uscire immediatamente ma poi?
Certo lo si puo fare ma allora i rapporti di forza devono cambiare altrimenti di finiscono ma se questi rapporti riesci a cambiarli tanto vale rifare un'europa unita in modo diverso.
Questa e' la situazione europea e chi ha piu' potere riesce a dominare gli altri. Questo e vero sacrosanto ma uscirne in questo momento e in queste condizioni credo non sia la cosa migliore.
Ti verrebbe per istinto da buttare tutto al fuoco anche quando senti che dopo la questione Grecia, la Germania ha dimezzato il debito alla sua dirimpettaia Austria.
Lo puo fare perche di soldi ne ha talmente tanti che vale sempre la pena di "investirli" in questo modo piuttosto che l'Austria se ne vada dall'Euro. Ha grossi interessi in questo piccolo stato e dimezzare il loro debito e' sempre piu conveniente che perderlo.
Il motto che termina sempre i miei post e sempre valido e ancor di piu oggi.: «Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.»(M.A.Bakunin) Ma a questo vorrei aggiungerne un'altro detto Lenin, discepolo di Kautsky: «l’ironia e la pazienza sono le principali qualità del rivoluzionario»
un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
per fare politica ci vuole la prassi cioe il sangue bisogna sapersi fare del male e ci vuole la teoria politica intesa come sistema hegeliano ma con Hegel impiccato testa giu e gambe per aria ci vogliono i creditori , il macellaio di carlo Marx che vendeva la carne alla famiglia Marx a debito , ci vuole la moglie di Marx che era una rampolla della famiglia imperiale tedesca con annesso fratello ministro che andava ad impegnare le scarpe della famiglia per avere dei soldi per mangiare.
il traditore tsipras giovane ed inconsistente tutto questo si e dimenticato per miseri inutili 82 miliardi di euro cioe assolutamente nulla un paio di mutande .
il moticiclista che scopre il piano b con un ritardo criminale .
tutto questo deve insegnarci che la politica e una arte al servizio del popolo e l arte non si improvvisa , ma e genio sregolatezza e razionalità storica cosa troppo complessa per il giovane ingegnere tsipras.
ora sta al parlamento greco bocciare un accordo stupido dopo il referendum e predisporre il periodo di transizione per il ritorno ala sovranità popolare, con soluzioni economico finanziare creative e sperimentali.
in questo momento difficile per il popolo greco , speriamo che la comunità greca possa raccogliersi dentro la lettura collettiva di stato e rivoluzione di Vladimiro.
L’Europa, intesa come i poteri forti e non eletti, ha trovato l’accordo: i soldi dal fondo salva stati serviranno per restituire i soldi prestati al fondo monetario e alla BCE (una specie di partita di giro).
“Al di là dei dettagli, quello che si sta consumando a Bruxelles è uno scontro che rivoluzionerà l’Unione. L’Europa chiede ad Atene di compiere in tre giorni la riforma delle pensioni e dell’Iva, e addirittura quella del codice civile per snellire i processi. Non solo, ma pretende di rimandare la troika nella capitale greca (il testo parla di “normalizzare pienamente i metodi con le istituzioni, incluso il necessario lavoro sul campo, per migliorare l’implementazione e il monitoraggio del programma”) e chiude ad ogni possibile haircut, concedendo al massimo solo un possibile allungamento del periodo di grazia”.
In cambio di questi 35 miliardi (per rimborsare le rate dei prestiti), gli asset greci verranno privatizzati e i gioielli di famiglia tenuti in ostaggio in Lussemburgo (si, avete capito bene) in mano alla cassa depositi e prestiti tedesca.
Tra sei mesi elezioni in Grecia: al posto del famigerato governo Tsipras, un altro governo tecnico che esegue con disciplina ciò che gli viene chiesto dai falchi europei.
Se questa è l’Europa, forse è il caso di inventarcene un’altra.
Come lo vogliamo chiamare quello che è successo?
Quando saremo noi italiani a chiedere la solidarietà degli altri paesi, per l’emergenza profughi, sappiamo cosa ci verrà risposto.
Spinelli: “Ad Atene hanno imposto un colpo di Stato postmoderno”
(STEFANO CITATI)
14/07/2015 di triskel182
Barbara Spinelli “Quella imposta a Tsipras è un’umiliazione profonda, da cui l’Europa esce malissimo: l’Unione è la lotta dei forti contro i deboli”.
Non siamo al Grexit ma questo accordo-capestro costringe Tsipras a un esercizio di equilibrismo pericolosissimo e impoverisce ancor più la Grecia”. “Un’umiliazione” secondo l’ala “critica” di Syriza… Al di là di un dato non irrilevante, ovvero che è stato per ora evitato il Grexit, l’intesa non solo umilia profondamente Atene, ma distrugge non meno profondamente il progetto europeo. Lo Spiegel parla di “catalogo delle crudeltà”. Atene è trattata come un bambino cattivo; non è un partner uguale ma viene infantilizzata, anche nell’uso delle parole. Torna il termine “memorandum”.Ela“troika” torna a installarsi ad Atene, anche se pudicamente riceve il nome di “istituzioni”.
È umiliata anche la democrazia: nessuna decisione sarà discussa nel Parlamento greco, che non sia stata preliminarmente concordata con la troika. A ciò si aggiungano i tagli alle pensioni, le tasse, le privatizzazioni: è una nuova stretta di austerità. È già un miracolo che il Fondo delle privatizzazioni non sia collocato a Lussemburgo ma, su richiesta di Tsipras, in Grecia. Cosa succederà ora alle anime di Syriza? Si rischia la frantumazione del partito… Probabilmente voteranno contro alcuni deputati; già Tsipras non aveva la maggioranza assoluta. Dovrà cercar voti centristi e socialisti. Forse si andrà alle elezioni e seguirà una nuova coalizione. Ma allora a cosa è servito il referendum? È stato usato più per il fronte interno che per quello europeo… Oggi possiamo dirlo.Gli effetti esterni si sono rivelati irrilevanti. L’accordo sembra una vendetta contro il voto. Ma così è stata distrutta la sovranità popolare: cioè la democrazia. Tsipras sostiene che la sovranità nazionale è salvaguardata. La situazione mi pare più grave: la sovranità popolareèignorata,sostituita da una sovranità europea non democratica. E che facce europee emergono dalla notte di Bruxelles? Sono volti crudeli contro i popoli. Vengono alla luce tutti i difetti dell’euro: senza un’unione politica federale è impossibileunasolidarietàfraaree in deficit e in surplus. Per come è stata costruita la moneta unica, prima o poi doveva accadere: non c’è spazio perlasolidarietà,maunalotta tra più forti e più deboli. E a quanto emerge, di unione politica si parlerà solo nel 2025. Ci sono “buoni” e “cattivi”? Ci sono potenti e prepotenti che hanno voluto mettere in riga la Grecia e la sinistra: capitanati da Germania, Olanda, Finlandia, Est Europa. E poi i “mediatori”, Francia e Italia, anche se il ruolo dell’Italia non è chiaro. Spagna e Portogallo sono più che altro filo-tedeschi. L’Unione muore e si torna al “bilanciamento fra potenze” dell’‘800. Secondo alcuni analisti picchiaresullaGreciaèunmodo per “educare” gli altri sudeuropei riottosi… È stato un colpo di Stato post-moderno, compiuto attraverso regolamenti feroci e la teoria dei “compiti a casa”: un’imposizione che esclude qualsiasi idea di unione.
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 14/07/2015.
“Un alto funzionario della Bce mi disse che bisogna sbattere la Grecia fuori dalla zona euro per dare una lezione agli altri Paesi”. Lo rivela Philippe Lamberts, presidente dei Verdi al Parlamento europeo. Secondo Lamberts si tratta di “Luc Coene, ex capo della banca nazionale belga e oggi membro del comitato di sorveglianza della Bce”. “Una cosa inaccettabile”, secondo Lamberts, convinto che ci siano “una serie di Paesi che si nascondono dietro la Germania e che non vogliono altro che dare un calcio nel didietro alla Grecia”
di Alessio Pisanò