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camillobenso
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »

Tsipras parla ai greci: “Non ho avuto scelta
Ma non taglieremo né stipendi né pensioni”


Il premier in tv di fronte alla nazione: “La reazione al referendum non onora l’Europa: è una vendetta
Ho parlato con Stati Uniti, Cina e Russia: nessuno ci ha promesso aiuto se fossimo tornati alla Dracma”


Zonaeuro

Non lascia, ma ammette gli errori fatti: “Non avevo scelta”. Parla dell’accordo come di una “strada a senso unico” e sottolinea il comportamento vendicativo degli europei: “Ma Usa, Russia e Cina non ci avrebbero aiutato con il ritorno alla Dracma”. Risponde alle critiche del suo ex ministro Varoufakis (“Evidenti errori nel negoziato”) e annuncia che non interverrà su stipendi e pensioni. Poi Alexis Tsipras, in diretta alla tv pubblica Ert, racconta che all’Eurosummit ha ricevuto l’aiuto di Francia, Italia e Cipro e che l’Europa potrà “cambiare solo se in Spagna vince una forza simile a Syriza”. Ora il primo scoglio: il voto alle riforme imposte dalla Ue

http://www.ilfattoquotidiano.it/


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Grecia, Tsipras: “Non taglieremo le pensioni, i leader Ue vendicativi”


"Il modo in cui è stato visto il referendum" in Grecia "non onora l’Europa". Lo ha detto il premier greco in un’intervista alla televisione pubblica Er. "Ho incontrato la Russia, gli Stati Uniti e la Cina, ma nessuno mi ha detto che ci avrebbero aiutati se fossimo tornati alla dracma: non avevamo scelta"
di F. Q. | 14 luglio 2015


Non si dimette, non intende tagliare le pensioni e dice di non credere nell’accordo che ha firmato con i creditori europei, appellati come “vendicativi”. Ciò nonostante spiega che quell’accordo era l’unica soluzione possibile, dato che il ritorno alla dracma non era un’ipotesi percorribile. Poi rilancia e cerca la sponda di Podemos e degli altri possibili alleati interni all’Ue. É un Alexis Tsipras a corrente alternata quello che questa sera si è fatto intervistare da Ert, la televisione pubblica greca, dopo che lunedì mattina, al termine di un negoziato lungo 17 ore, ha deciso di accettare le proposte dei creditori europei. “La dura verità è che questa via a senso unico per la Grecia ci è stata imposta”, ha detto il premier ellenico.

“Non mi dimetto: i leader europei sono stati vendicativi”
Meno di dieci giorni fa il popolo greco era andato alle urne votando in massiccia maggioranza contro le proposte targate Ue: oggi quel referendum sembra lontano mesi, ma è proprio da lì che parte Tsipras. “Il modo in cui è stato visto il referendum in Grecia non onora l’Europa“, ha detto il premier ellenico, uscito vincitore dal voto, ma che oggi si ritrova con un partito, il suo, spaccato. Ed è per questo che negli ultimi giorni è circolata l’ipotesi dimissioni. Tsipras però è netto. “Quando un premier perde un referendum non può rimanere: se avessi perso mi sarei dimesso. Adesso io mi assumo pienamente mie responsabilità, non ho intenzione di scappare, è mia intenzione far capire al popolo che non ho intenzione lasciare il paese nella catastrofe”. Rimane in sella dunque malgrado i maldipancia interni a Syriza. “Farò tutto il possibile per tenere unita Syriza: non pretendo che l’accordo sia da considerarsi un successo ma metterò in chiaro che le opzioni erano limitate”. Il presidente del consiglio greco ha spiegato di aver puntato tutto sul referendum sperando di ottenere un po’ di tempo dai leader europei: ipotesi che non si è verificata:”Quando ho fatto il referendum ero convinto che gli europei ci avrebbero dato un pò di tempo. Non sono stati molto buoni, sono stati un pò vendicativi“.
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“Varoufakis ha commesso errori, non credo in questo accordo ma è migliore del primo”
Poi Tsipras è entrato nel merito dell’accordo con l’Europa, confessando di aver firmato un documento in cui non crede. “Mi assumo pienamente le mie responsabilità, i miei errori e sviste, e la responsabilità di aver firmato un testo in cui non credo, ma che sono tenuto ad applicare”. Il premier poi ha attaccato, Yanis Varoufakis, il suo ex ministro delle Finanze, che si era dimesso il giorno dopo la vittoria del referendum. “Ha commesso evidenti errori durante il negoziato benché al principio è stato capace d’imprimere un buon ritmo: mi assumo la responsabilità, ma essere un eccellente studioso non significa necessariamente essere un buon politico”. Quindi ha spiegato, numeri alla mano, perché a suo avviso l’accordo firmato lunedì notte è migliore di quello proposto il 25 giugno scorso. “Si tratta di un accordo molto duro per il popolo ma, per vedere i lati positivi, vi è la totale copertura dei bisogni finanziari del Paese per 3 anni e alla fine del memorandum si parla di una eventuale ristrutturazione del debito. Prima – ha detto il premier ellenico – si parlava di 18 miliardi per 5 mesi e poi un nuovo piano di austerità; ora, dopo il referendum, ci siamo assicurate entrate maggiori e stiamo parlando di crescita, dato che il nuovo accordo prevede 82 miliardi di euro e una copertura di tutti bisogni economici e finanziari del paese per i prossimi tre anni alla fine dei quali si parla di una eventuale ristrutturazione del debito”. Secondo Tsipras, in pratica, l’accordo firmato con l’Ue è l’unica possibilità per tornare a crescere. “Se riusciremo a seguire questo memorandum, cosa che sapremo solo quando sarà stato firmato, la Grecia potrà dimenticare la parola Grexit e dare prospettiva al Paese, a nuovi investimenti e il ritorno ai mercati finanziari”. Tsipras ha spiegato che “le misure del settore pubblico non saranno prese nell’immediato, perchè ora la pubblica amministrazione è in una situazione non buona, ma quando l’economia entrerà nei suoi ritmi normali potremo avere entrate più stabili e alte di quelle che abbiamo in questo momento”.

“No a taglio pensioni, ma riforma va fatta”

Nonostante le aperture e i tentativi di gettare un minimo di luce positiva sull’accordo con i creditori, Tsipras comunque ha spiegato ai suoi concittadini di non avere alcuna intenzione di “tagliare gli stipendi e le pensioni”. “Non è normale aumentare l’Iva in Grecia per esempio sul cibo e nei ristoranti. Sono aumenti su cui non non sono d’accordo. Ma questo è preferibile al taglio di stipendi e pensioni”. Poi però il premier greco ha spiegato che “avremmo dovuto affrontare il tema delle pensioni, troika o no, in un modo o in un altro. Non è normale che una persona vada in pensione a 45 anni o che le madri vadano in pensione 15 anni prima dell’età prevista”. Il premier ha spiegato come si articolerà la riforma: “Avremo in Grecia l’aumento dell’età pensionabile a 67 anni, sono misure che stavamo pensando anche noi di adottare. Avremo tempo fino al 2020 per portare avanti tutte le misure: quello che sto dicendo non è per abbellire la situazione, ma siamo riusciti a tenere le pensioni stabili”. Tsipras ha anche fatto un appello agli evasori greci : “Dobbiamo fare capire che la gente deve cominciare a pagare le tasse, dobbiamo farlo capire a chi non le pagava negli anni precedenti. Dobbiamo fare capire a tutte le persone che con queste misure che non ci piacciono e nemmeno piacciono al popolo, ci impegniamo per migliorare la loro vita”.
“Da Cina e Russia no aiuti: Dracma non era soluzione”.

E apre a nuovi alleati.

Il presidente del consiglio greco ha rivelato di aver incontrato “la Russia, gli Stati Uniti e la Cina, ma nessuno mi ha detto che ci avrebbero aiutati se fossimo tornati alla dracma: non avevamo scelta”. Come dire che l’unica possibilità era rimanere dentro la zona euro. Ed è per questo che il premier ellenico ha praticamente aperto ai possibili alleati dentro l’Ue, più o meno come un anno fa, quand’era canditato alla presidenza della commissione europea. “L’Europa può cambiare, se nelle prossime elezioni in Spagna vinceranno forze simili a noi”, ha detto facendo un chiarissimo riferimento a Podemos di Pablo Iglesias. Ma non è solo una questione partitica. – “Durante l’Eurosummit ho avuto l’appoggio di Francia, Italia e Cipro: non mi sono sentito solo”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07 ... i/1874993/
flaviomob
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Re: G R E C I A

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Firmato!!!
Renzi elenca i successi del governo. “Sarò breve”.
camillobenso
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Re: G R E C I A

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Non poteva che finire così.



Grecia, l’ultimatum di Tsipras a Syriza
“Votate il piano delle riforme o me ne vado”


Il pacchetto di leggi imposto dall’Ue all’esame del Parlamento: una parte del partito è contro, ma il premier può contare sulle opposizioni europeiste. Si è dimessa la viceministra delle Finanze Valavani


Zonaeuro

“O stasera siamo uniti o cade il governo”. E’ l’ultimatum lanciato da Alexis Tsipras ai parlamentari di Syriza, secondo iEfimerida.gr, per convincere l’ala radicale del suo partito a votare entro la mezzanotte il pacchetto di riforme necessario a far partire il negoziato sul terzo piano di aiuti ad Atene. Il partito ha 149 deputati su 300: la maggioranza di loro voterà a favore, ma sono possibili 30-40 defezioni. Il sì al piano dovrebbe essere garantita dal voto favorevole dei partiti europeisti di opposizione – Nuova Democrazia, Pasok e To Potami – che contano insieme 106 voti


http://www.ilfattoquotidiano.it/
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Re: G R E C I A

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TG7

Manifestazioni violente in Piazza del Parlamento
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Re: G R E C I A

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ULTIM'ORA | notizia flash
Scontri ad Atene: molotov e lacrimogeni


http://www.corriere.it/#
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Re: G R E C I A

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CRISI GRECA
Tsipras, si dimette la viceministra
Lui ai suoi: votate il piano o lascio
Atene, cominciata in piazza Syntagma la manifestazione del no

http://www.corriere.it/#


Che scoperta. La Crante Cermania vuole tornare a dialogare con i vecchi compari.
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Re: G R E C I A

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Notizie
Crisi greca: FMI in documento riservato avverte “questo piano non porterà Atene a crescere”

15/07 19:13 CET

(Sai che scoperta, ci volevano i geni del FMI. I ragiunat della Ue, soprattutto quelli del Quarto Reich non ci arrivavano-ndt)




A confondere le acque della discussione politica ci sono anche i contrasti fra creditori. Mentre i partner europei premono per durissime riforme, è arrivato alla stampa il documento del Fondo Monetario Internazionale, un documento riservato che mette su carta tutti i dubbi dello FMI a proposito del piano di riforme firmato con Bruxelles. Un ulteriore elemento di disturbo nel giorno del voto decisivo al parlamento di Atene.

Una analista economica afferma: “Il documento dà ragione a quanto la Grecia afferma da tempo, ma quello che sottolinea è soprattutto il profondo disaccordo cche lo FMI ha con gli europei circa il piano di salvataggio. Questo disaccordo verte soprattutto sul fatto che queste misure possano o meno riportare la Grecia sul cammino della crescita”.

Il Fondo Monetario avverte anche Berlino: “L’incertezza sul nuovo salvataggio della Grecia potrebbe mettere a rischio la fiducia e la ripresa in Germania. Le prospettive economiche del paese sono sensibili agli sviluppi all’estero”. Secondo lo FMI: “l’attività economica del paese subirebbe danni se nuovi stress finanziari tornassero nell’area euro”.
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »

Il voto del parlamento
Grecia, sì del Parlamento al piano Ue Tsipras: «Lezione di dignità»|video
Scontri e 50 arrestiVideo

Nella notte dibattito infuocato in Parlamento: 229 i sì, 64 i no, 6 astenuti. Il premier: «Scelta obbligata e responsabile». Lagarde: «Passo verso fiducia». Cariche ad Atene.
di Redazione Online

Articolo e 4 Video

http://www.corriere.it/economia/15_lugl ... 2fe2.shtml
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Re: G R E C I A

Messaggio da camillobenso »

Questa affermazione di Tsipras, però, non l'ho capita:
"ABBIAMO DATO UNA LEZIONE DI DIGNITA' AL MONDO"

In cosa consiste la "lezione di dignità" se un popolo ha accettato per intero il diktat germanico della resa?




Grecia, Tsipras incassa il sì del Parlamento alle riforme: “Lezione di dignità al mondo”. Ma Syriza è a pezzi
Il Parlamento vota pacchetto imposto dall’Ue. Il premier: “Non lascio”. Ma perde per strada l'ala radicale del partito. La leader e presidente del Parlamento Konstantopolou: “Questo accordo è un crimine contro l’umanità, non abbassiamo la testa”
di F. Q. | 15 luglio 2015



Il Parlamento greco ha dato il via libera al pacchetto di riforme imposto dall’Unione Europea in cambio del terzo piano di aiuti per Atene. Un’approvazione arrivata con il voto – di nuovo – delle opposizioni che di certo sono più allineate rispetto alle posizioni di Bruxelles: i conservatori di Nuova Democrazia, i socialisti del Pasok e i centri del To Potami. E con le nuove divisioni non tanto nella coalizione di governo (i nazionalisti-indipendentisti di Anel, mini-alleato nell’esecutivo di Tsipras) quanto all’interno di Syriza. Anche per questo il primo ministro Alexis Tsipras ha fatto appelli quasi per tutta la giornata. “O stasera siamo uniti o domani cade il governo di sinistra” ha detto nella prima parte della giornata rivolgendosi all’ala radicale del suo partito. Di certo il voto è avvenuto in un clima ad alta tensione nel Paese e la riprova è stata proprio fuori dai palazzi della politica: scontri, prima della seduta decisiva, si sono verificati tra manifestanti “anti-accordo” e forze dell’ordine (50 persone sono state arrestate). In Parlamento si è dovuto aspettare fino a notte fonda, oltre l’una di notte ad Atene, quindi formalmente oltre la mezzanotte che era la scadenza fissata da Atene con i creditori.


Il premier non si è presentato in Aula fino all’ultimo momento. Prima ha telefonato al presidente della Repubblica Prokopis Pavlopoulos, quasi a sottolineare come considerasse questo passaggio come un voto di fiducia. Poi si è presentato in Parlamento e è intervenuto di nuovo, con parole ancora più nette: “Mi assumo tutte le mie responsabilità e mi sento orgoglioso. Abbiamo combattuto per il nostro popolo una lotta molto difficile. Siamo riusciti a dare una lezione di dignità a tutto il mondo. Questa lotta un giorno darà i suoi frutti”. E’ stata la battaglia più difficile, quella del premier greco: l’accordo non gli piace, ma è arrivato a cercare di convincere il Parlamento che andava votato. Smentisce le voci di dimissioni, combatte, dice che in queste condizioni questo accordo è l’unico modo per uscire dalla crisi, che l’esperienza del suo governo non sarà un accidente della Storia. A sorpresa ad applaudirlo – alla fine del suo intervento – è anche l’ex ministro Yanis Varoufakis, che però poi ha votato no e che se n’è andato dicendo lui l’accordo non l’avrebbe mai firmato e questa intesa assomiglia – a seconda dei giorni – al trattato di Versailles e all’avvento dei Colonnelli.

Certo, pare difficile che nelle prossime settimane possa ricucire con l’ala più a sinistra del suo partito, guidata dalla presidente del Parlamento Zoe Konstantopoloula, che non ha presieduto la seduta proprio per essere libera di intervenire contro l’intesa raggiunta tra il governo greco e i capi di Stato e di governo dell’Eurozona. “E’ un colpo di stato – ha detto Konstantopoulou – Un crimine contro l’umanità, un genocidio sociale” ed “è stata assassinata la democrazia”. “Se abbassiamo la testa”, ha aggiunto l’esponente dell’ala radicale di Syriza, “tutto questo “si ripeterà ancora”. A votare contro il piano di Tsipras – ma non è una sorpresa – anche il ministro dell’energia Panagiotis Lafazanis, critico da giorni.

Tsipras aveva detto: “Non ho più soluzioni”
“Ho esaurito tutte le mie capacità negoziali e ogni possibile soluzione” aveva detto in precedenza Tsipras riferendosi all’ala estrema del suo partito, sono aperto a qualsiasi “alternativa affidabile e realistica che possa essermi sfuggita, ma Syriza resti unito”. Il pacchetto di riforme nel frattempo era stato approvato da quattro commissioni parlamentari. Tra i contrari, l’ex ministro dell’Economia Yanis Varoufakis e la Konstantopoulou, oltre ai neonazisti di Alba Dorata e i comunisti del Kke. “È un accordo difficile e solo il tempo dirà se sarà sostenibile”, ha detto il ministro delle Finanze greco, Euclid Tsakalotos, nel corso del dibattito nelle commissioni.

Syriza, la spaccatura del comitato centrale: 109 per il no

Ben 109 membri del comitato centrale di Syriza su 201 si erano detti contro l’accordo stipulato da Tsipras con l’eurozona. “Il 12 luglio a Bruxelles è stato compiuto un colpo di Stato – avevano scritto in una nota i “dissidenti” – che prova che l’intento dei vertici dell’Europa era quello di annichilire in modo esemplare un popolo, colpevole di aver immaginato un altro percorso alternativo a quello neoliberista dell’austerità estrema”. Tuttavia pochi componenti del comitato centrale siedono in Parlamento.

Tsipras perde i pezzi: lascia sottosegretario alle Finanze

Intanto il governo Tsipras continua a perdere pezzi: la viceministro delle Finanze, Nadia Valavani, ha ufficializzato le proprie dimissioni spiegando di non poter votare le nuove misure di austerità con cui, si legge nella lettera indirizzata al premier, la Germania intende “umiliare completamente il governo e il paese”. Secondo l’economista, il governo tedesco vuole che Tsipras faccia approvare le nuove misure di austerità e sia poi sostituito da un esecutivo di “volenterosi”.

Per varare il prestito ponte Bruxelles studia “garanzie” per Londra e gli altri Paesi non membri dell’Eurozona – Sull’asse Bruxelles-Berlino-Washington continuano intanto le trattative per definire la cornice giuridica e finanziaria del nuovo programma di salvataggio e del prestito ponte da 7 miliardi necessario per far fronte alle necessità immediate di Atene, che lunedì prossimo deve rimborsare 3,5 miliardi alla Bce. Dopo il “veto” della Gran Bretagna all’uso del Meccanismo europeo di stabilità finanziaria (Efsm) di cui sono azionisti i 28 Paesi Ue, spunta l’ipotesi che agli Stati che non aderiscono all’euro siano concesse garanzie ad hoc. Il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, ha detto che si lavora “per tutelarli contro eventuali conseguenze negative da un eventuale mancato rimborso” del finanziamento. Un funzionario europeo citato da Reuters spiega che una possibile soluzione consiste nell’utilizzare come garanzia i proventi dei bond ellenici acquistati nel 2011 dalla Bce. Una delle possibili misure per sostenere il fabbisogno finanziario della Grecia fino a che i dettagli del prestito-salvataggio non saranno ultimati è che il governo ellenico emetta dei “pagherò” a uso interno, ha detto Martin Jaeger, portavoce del ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, spiegando che “l’ipotesi è stata inclusa” nelle discussioni con i partner dell’eurozona.

Commissione Ue: “Anche noi preoccupati per sostenibilità debito. Ma ne discuteremo più avanti” – Resta l’incognita della partecipazione del Fondo monetario internazionale, che stando a un memo inviato ai capi di Stato e di governo dell’Eurozona lunedì potrebbe tirarsi indietro se le condizioni dell’intesa resteranno quelle attuali. In base alle quali un taglio del valore nominale del debito di Atene è escluso. Dombrovskis ha spiegato che anche la Commissione ritiene ci siano “serie preoccupazioni” sulla sostenibilità del debito, ma la questione verrà discussa solo quando, una volta approvate le prime riforme, la Grecia e le istituzioni negozieranno il memorandum di intesa sul nuovo programma di aiuti.

Lew, segretario Tesoro Usa, incontra Draghi e Schaeuble – Anche Washington tiene gli occhi puntati sull’Unione Europea. Il segretario al Tesoro statunitense, Jacob Lew, è partito oggi alla volta dell’Europa, dove incontrerà a Francoforte il presidente della Bce Mario Draghi, per poi volare a Berlino, dove domani è atteso dall’omologo tedesco Wolfgang Schaeuble. Giovedì Lew ripartirà per Parigi, per discutere con il ministro francese delle Finanze Michel Sapin. Obiettivo del viaggio, ha reso noto l’ufficio del segretario Usa, è la prosecuzione del dialogo con i partner europei sulla situazione dello Stato ellenico. “Gli sviluppi all’estero pongono alcuni rischi all’economia americana – ha detto il presidente della Fed, Janet Yellen – la situazione della Grecia è difficile, la Cina presenta sfide”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07 ... a/1876214/
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Re: G R E C I A

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ALESSANDRO ROBECCHI -
La lezione di Angela: colpirne uno (la Grecia) per educarne ventisei

La storia non mai già scritta, eppure capita che la si sia già letta. E allora nei giorni della battaglia di Atene, conclusa con la marcia trionfale dei generali del Fondo Monetario sotto il Partenone, si è forse esagerato con le metafore e le allegorie. Ma sì, dai, quelle cose a base di carrarmati e blitzkrieg, con il Beethoven dell’Inno alla Gioia mai così wagneriano, e le condizioni poste alla Grecia molto simili a ordini secchi urlati in tedesco: in fila! Marciare! Spalle al muro! Un déja vu potente, che chiama spontaneamente l’equazione, essendo almeno la terza volta in cent’anni che si vede la Germania senza argini europei.

E però: troppo facile. Va bene per la vignetta, va bene per il paradosso, che sono preziosi, eppure la metafora è un’altra, l’immagine è per così dire più moderna: è quella della testa di cavallo nel letto, della “proposta che non puoi rifiutare”.

Insomma, non il Terzo Reich, ma Il Padrino.

Si sa che il creditore tende a non ammazzare chi gli deve dei soldi, per il semplice motivo che poi il morto non pagherà i debiti. Tenderà piuttosto a mandargli qualche picciotto armato a spaventarlo, metterà qualche ragioniere a gestire i suoi affari (il gioco d’azzardo a Chicago, l’alcol illegale nel proibizionismo, le pensioni greche, la sanità in Portogallo, il mercato del lavoro in Italia…). Ma anche alla regola aurea di non ammazzare il debitore ci sono eccezioni. Per esempio una lezione dura e un’umiliazione cocente potranno sì, far perdere qualche dollaro al Boss, ma saranno preziosissimo esempio per gli altri debitori. Dunque non solo colpirne uno per educarne cento (ventisei, nel caso europeo), ma addirittura sacrificarne uno per tener buoni tutti.

Questo è stato fatto dall’Eurogruppo a guida Shauble-Merkel alla Grecia ribelle. E le metafore belliche in stile Terzo Reich dipendono appunto dal fatto che passano gli anni, ma le parole no, e la parola è: rappresaglia.

Ammesso che ora gli sconfitti si adeguino alle sanzioni dei vincitori, sia chinando la testa, sia cambiando governo e certificando che le elezioni greche si svolgono a Berlino, una cosa è certa: il Boss guarderà soddisfatto come le altre famiglie si ritirano intimorite con la coda tra le gambe. La soluzione greca non riguarda la Grecia, riguarda tutti gli altri, assistere oggi indifferenti all’umiliazione di Atene significa una cosa sola: essere tutti umiliabili domani. E già si vedono gli effetti. Altri debitori in bilico sulle curve pericolose dei loro precarissimi conti già plaudono alla soluzione. Dovendo schierarsi, lo fanno con il Boss a cui devono molti soldi, illudendosi che quando verrà il momento quello sarà con loro più comprensivo: stupidi, perché non s’è mai visto uno squalo dire “sono sazio”, o “non ho più fame”.

Ed ecco allora la pioggia di tweet e commenti di colonnelli e caporalmaggiori renzisti che plaudono al “capolavoro politico”, alla “soluzione finalmente trovata”, alla “buona notizia”. Con le parole che dicono persino più di quanto si vorrebbe, come nel delizioso – da incorniciare – tweet della signora Serracchiani Debora che dice: “Impariamo tutti la lezione”. Ecco, appunto.

Che se vai a guardare le riforme chieste alla Grecia insieme alla testa dei suoi leader e al sangue del suo popolo, ci trovi proprio quelle che ci si vanta di aver fatto qui, tipo i licenziamenti collettivi. Fatto!, come diceva Silvio buonanima.

E si dirà, sì, ma i soldi, sì, ma i debiti… E questo mentre in silenzio e zitto zitto qualche funzionario a Berlino ristrutturava senza clamori il debito dell’Austria: premio per esser stati in silenzio, sconti secchi di un miliardo e mezzo, apprezzamento per non aver alzato la voce e la testa come i greci. Il messaggio è questo: siate docili e vivrete. Don Vito Corleone non avrebbe saputo dirlo – e farlo – meglio.

Alessandro Robecchi

(15 luglio 2015)
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