E' come il finale del Caimano di Moretti.camillobenso ha scritto:Titolo del Tg3.
Berlusconi: Se mi arrestano fate la rivoluzione.
Chissà cosa ne penserebbe Mario Monicelli, convinto che gli italiani sono poco propensi alle rivoluzioni?
Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Il Fatto in edicola sabato 18 luglio: intercettazioni Renzi, ‘Boschi travisa realtà’
“LA BOSCHI TRAVISA LA REALTÀ SU RENZI, LETTA E NAPOLITANO”
Silvia Truzzi ha intervistato Stefano Rodotà sui recenti casi di intercettazioni pubblicati negli scorsi dal nostro giornale. Nella lunga intervista l’ex garante della privacy ha tra l’altro affermato come “Il governo impedisce di far luce sulla sua nascita e sui ricatti all’ex Presidente”.
PIPPO E LE PIPPE L’editoriale di Marco Travaglio
“In Grecia la sinistra di Syriza esce sconfitta dopo aspri combattimenti. In Europa la sinistra socialdemocratica esce sconfitta per aver combattuto in ordine sparso: la Francia di qua, Schulz di là, Renzi non pervenuto. In Italia invece la sinistra-sinistra rischia di uscire sconfitta senza sparare un colpo, se non sui suoi stessi piedi. Da quando Renzi ha trasformato il Pd nella nuova Democrazia cristiana, anzi renziana, si è creato alla sua sinistra un discreto spazio di manovra. Che, per essere occupato, richiederebbe un leader unificatore, o almeno federatore”.
CASA POUND E SALVINI, L’APPRENDISTA STREGONE L’editoriale di Antonio Padellaro
VAROUFAKIS, GLI APPUNTI SULL’ACCORDO-CAPESTRATO “SCHIAVI DELLA TROIKA”
Il giorno dopo il rimpasto di governo che ha visto Tsipras far fuori i radicali di Syriza, pubblichiamo le personali “note” firmate Varoufakis sull’accordo con l’Eurogruppo. In queste l’ex ministro delle finanze scortica l’accorto e mette in evidenza, dietro le frasi tecniche e anodine, la sostanza dello scontro politico in atto e la cruda realtà delle richieste fatte ai greci. Di Cosimo Caridi, Luca De Carolis, Salvatore Cannavò e con un commento di Piergiorgio Gawronski
ROMA E TREVISO: IL VOLTO INTOLLERANTE DELL’ITALIA
Quella di venerdì è stata una giornata segnata dalla violenza e dall’intolleranza. A Casale San Nicola (Roma) e Treviso sono andate in scena proteste, a cui la polizia ha risposto con dure cariche, volte a respingere l’arrivo di pullman con a bordo poche decine di richiedenti asilo. Il prefetto Gabrielli ha affermato deciso: “Nessun passo indietro. Quello che è successo è indecente”, mentre su al nord il sindaco di Venezia si è schierato contro la prefettura: “Non ci sono più posti per accoglienza”. Di Tommaso Rodano e Davide Vecchi
RITA BORSELLINO: “VICENDA SQUALLIDA, MA ADESSO L’ESPRESSO ESIBISCA LE PROVE”
Il giorno dopo il putiferio delle intercettazioni pubblicate da l’Espresso tra Rosario Crocetta e il medico Matteo Tutino Sandra Rizza ha intervistato Rita Borsellino che ha riferito di essersi “sentita schiaffeggiata. Mi ha colpito lo squallore di questa vicenda. Ogni volta pensiamo di aver toccato il fondo, ma questo fondo non arriva mai”.
CROCETTA INDEGNO SOLO BUGIE E LUSTRINI
“La buona notizia è che Rosario Crocetta, il peggiore dei presidenti che siano toccati in sorte ai Siciliani, ha chiuso. Definitivamente. La cattiva notizia è il modo in cui ha chiuso, con un comportamento talmente indegno da riversare le proprie vergogne su tutti noi”. Il commento di Claudio Fava
III GUERRA MONDIALE O CARICA DEI 101?
“Altro che Grande Guerra e fronte del Monte Grappa. Altro che il bombardamento di Treviso nel ’44. La vera guerra nel Trevigiano è scoppiata mercoledì, quando un tranquillo comune della provincia veneta, Quinto, è stato invaso da un minaccioso esercito di africani. Pensate, erano ben 101 contro i 10 mila abitanti di Quinto, che tra l’altro confina con un comune che si chiama Paese da cui presumibilmente sono arrivati i rinforzi, dunque possiamo tranquillamente affermare che la terza guerra mondiale è scoppiata e le fazioni sono Quinto Paese contro Terzo Mondo”. Il commento di Selvaggia Lucarelli
CARLO SARRO, DEPUTATO AL SERVIZIO DEI SUOI CLIENTI La rubrica di Peter Gomez
“In attesa che i nostri si decidano ad abbandonare ogni residua ipocrisia piazzando finalmente Dracula alla testa dell’Avis, apprendiamo con piacere quanto accade in commissione Giustizia. Carlo Sarro, deputato di Forza Italia, numero due della commissione e relatore della legge che ha reso più difficile le manette per i colletti bianchi, non si è dimesso”.
CROLLA IL CERCHIO MAGICO DI B. E TANTI SALUTI DAI VERDINIANI
Le truppe di Denis abbandonano, la badante spodestata, la pitonessa e Della Valle lavorano a un nuovo partito: l’Altra Italia. Di Fabrizio D’Esposito
“LA BOSCHI TRAVISA LA REALTÀ SU RENZI, LETTA E NAPOLITANO”
Silvia Truzzi ha intervistato Stefano Rodotà sui recenti casi di intercettazioni pubblicati negli scorsi dal nostro giornale. Nella lunga intervista l’ex garante della privacy ha tra l’altro affermato come “Il governo impedisce di far luce sulla sua nascita e sui ricatti all’ex Presidente”.
PIPPO E LE PIPPE L’editoriale di Marco Travaglio
“In Grecia la sinistra di Syriza esce sconfitta dopo aspri combattimenti. In Europa la sinistra socialdemocratica esce sconfitta per aver combattuto in ordine sparso: la Francia di qua, Schulz di là, Renzi non pervenuto. In Italia invece la sinistra-sinistra rischia di uscire sconfitta senza sparare un colpo, se non sui suoi stessi piedi. Da quando Renzi ha trasformato il Pd nella nuova Democrazia cristiana, anzi renziana, si è creato alla sua sinistra un discreto spazio di manovra. Che, per essere occupato, richiederebbe un leader unificatore, o almeno federatore”.
CASA POUND E SALVINI, L’APPRENDISTA STREGONE L’editoriale di Antonio Padellaro
VAROUFAKIS, GLI APPUNTI SULL’ACCORDO-CAPESTRATO “SCHIAVI DELLA TROIKA”
Il giorno dopo il rimpasto di governo che ha visto Tsipras far fuori i radicali di Syriza, pubblichiamo le personali “note” firmate Varoufakis sull’accordo con l’Eurogruppo. In queste l’ex ministro delle finanze scortica l’accorto e mette in evidenza, dietro le frasi tecniche e anodine, la sostanza dello scontro politico in atto e la cruda realtà delle richieste fatte ai greci. Di Cosimo Caridi, Luca De Carolis, Salvatore Cannavò e con un commento di Piergiorgio Gawronski
ROMA E TREVISO: IL VOLTO INTOLLERANTE DELL’ITALIA
Quella di venerdì è stata una giornata segnata dalla violenza e dall’intolleranza. A Casale San Nicola (Roma) e Treviso sono andate in scena proteste, a cui la polizia ha risposto con dure cariche, volte a respingere l’arrivo di pullman con a bordo poche decine di richiedenti asilo. Il prefetto Gabrielli ha affermato deciso: “Nessun passo indietro. Quello che è successo è indecente”, mentre su al nord il sindaco di Venezia si è schierato contro la prefettura: “Non ci sono più posti per accoglienza”. Di Tommaso Rodano e Davide Vecchi
RITA BORSELLINO: “VICENDA SQUALLIDA, MA ADESSO L’ESPRESSO ESIBISCA LE PROVE”
Il giorno dopo il putiferio delle intercettazioni pubblicate da l’Espresso tra Rosario Crocetta e il medico Matteo Tutino Sandra Rizza ha intervistato Rita Borsellino che ha riferito di essersi “sentita schiaffeggiata. Mi ha colpito lo squallore di questa vicenda. Ogni volta pensiamo di aver toccato il fondo, ma questo fondo non arriva mai”.
CROCETTA INDEGNO SOLO BUGIE E LUSTRINI
“La buona notizia è che Rosario Crocetta, il peggiore dei presidenti che siano toccati in sorte ai Siciliani, ha chiuso. Definitivamente. La cattiva notizia è il modo in cui ha chiuso, con un comportamento talmente indegno da riversare le proprie vergogne su tutti noi”. Il commento di Claudio Fava
III GUERRA MONDIALE O CARICA DEI 101?
“Altro che Grande Guerra e fronte del Monte Grappa. Altro che il bombardamento di Treviso nel ’44. La vera guerra nel Trevigiano è scoppiata mercoledì, quando un tranquillo comune della provincia veneta, Quinto, è stato invaso da un minaccioso esercito di africani. Pensate, erano ben 101 contro i 10 mila abitanti di Quinto, che tra l’altro confina con un comune che si chiama Paese da cui presumibilmente sono arrivati i rinforzi, dunque possiamo tranquillamente affermare che la terza guerra mondiale è scoppiata e le fazioni sono Quinto Paese contro Terzo Mondo”. Il commento di Selvaggia Lucarelli
CARLO SARRO, DEPUTATO AL SERVIZIO DEI SUOI CLIENTI La rubrica di Peter Gomez
“In attesa che i nostri si decidano ad abbandonare ogni residua ipocrisia piazzando finalmente Dracula alla testa dell’Avis, apprendiamo con piacere quanto accade in commissione Giustizia. Carlo Sarro, deputato di Forza Italia, numero due della commissione e relatore della legge che ha reso più difficile le manette per i colletti bianchi, non si è dimesso”.
CROLLA IL CERCHIO MAGICO DI B. E TANTI SALUTI DAI VERDINIANI
Le truppe di Denis abbandonano, la badante spodestata, la pitonessa e Della Valle lavorano a un nuovo partito: l’Altra Italia. Di Fabrizio D’Esposito
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Re: Diario della caduta di un regime.
http://www.beppegrillo.it/2015/07/una_v ... o.html?s=n
Una vita vale 2.000 euro
In questo Paese (non di certo civile), può accadere che un operaio muoia sul lavoro, che l'imprenditore dichiari che "era in nero", e che la sua attività venga riaperta pagando solo 2 mila euro di multa. Giuseppe Scaramuzza, 56 anni, è morto Martedì 14 Luglio cadendo da una scala, mentre stava lavorando in un condominio di Favaro a Venezia. Scaramuzza lavorava in nero, ma nonostante il titolare della Mediterranea srl di Marghera abbia dichiarato che Scaramuzza non aveva regolare contratto e lavorava in nero da Maggio 2015, ha avuto solo 2 mila euro di multa.
Inoltre: l’attività della Mediterranea è stata sospesa e potrà riprendere dopo aver pagato 2mila euro di multa e “sanato” la posizione del lavoratore irregolare.
VIDEO Beppe Grillo legge "Quando un operaio muore"
E' una vergogna, uno scandalo, ma nessuno dice nulla.
La vita di un lavoratore vale davvero poco, se poi si pensa che un azienda dove è morto un lavoratore se la cavi con soli 2 mila euro di multa e possa riaprire l'attività come nulla fosse, è davvero vergognoso!!!
In un Paese normale questa notizia sarebbe su tutti i quotidiani a caratteri cubitali, invece è uscita solo su un giornale locale.
Possibile che non ci si indigni più, possibile che una notizia del genere passi come normale: sono sconcertato!!!
Dove sono i mezzi d'informazione, dove sono i sindacati, dove è la politica, dove sono le Istituzioni???" Marco Bazzoni
-------
Ciao
Paolo11
Una vita vale 2.000 euro
In questo Paese (non di certo civile), può accadere che un operaio muoia sul lavoro, che l'imprenditore dichiari che "era in nero", e che la sua attività venga riaperta pagando solo 2 mila euro di multa. Giuseppe Scaramuzza, 56 anni, è morto Martedì 14 Luglio cadendo da una scala, mentre stava lavorando in un condominio di Favaro a Venezia. Scaramuzza lavorava in nero, ma nonostante il titolare della Mediterranea srl di Marghera abbia dichiarato che Scaramuzza non aveva regolare contratto e lavorava in nero da Maggio 2015, ha avuto solo 2 mila euro di multa.
Inoltre: l’attività della Mediterranea è stata sospesa e potrà riprendere dopo aver pagato 2mila euro di multa e “sanato” la posizione del lavoratore irregolare.
VIDEO Beppe Grillo legge "Quando un operaio muore"
E' una vergogna, uno scandalo, ma nessuno dice nulla.
La vita di un lavoratore vale davvero poco, se poi si pensa che un azienda dove è morto un lavoratore se la cavi con soli 2 mila euro di multa e possa riaprire l'attività come nulla fosse, è davvero vergognoso!!!
In un Paese normale questa notizia sarebbe su tutti i quotidiani a caratteri cubitali, invece è uscita solo su un giornale locale.
Possibile che non ci si indigni più, possibile che una notizia del genere passi come normale: sono sconcertato!!!
Dove sono i mezzi d'informazione, dove sono i sindacati, dove è la politica, dove sono le Istituzioni???" Marco Bazzoni
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Paolo11
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Re: Diario della caduta di un regime.
“La Boschi alla Camera ha travisato la realtà”
(SILVIA TRUZZI)
18/07/2015 di triskel182
L’INTERVISTA.
Stefano Rodotà “Le intercettazioni vanno pubblicate tutte È inquietante che non permettano a Napolitano di chiarire”.
Non è il caldo, è che il professor Rodotà non ama cincischiare. Lapidario, dunque, l’incipit della telefonata: “Siamo di fronte a casi diversi, ma queste intercettazioni devono essere pubblicate”. Ed ecco perché.
Professore, partiamo dalla fine. Cioè dall’ultima: il governatore della Sicilia e il dottor Tutino.
Quella di Crocetta è una storia ancora oscura. Lui sostiene che c’è un complotto; allora, dico io, chiariamo tutto e al più presto. Quando vengono messe in circolazione notizie che arrivano da intercettazioni, che deve fare un giornalista? L’Espresso avverte che quelle intercettazioni esistono e dà conto del contenuto.
Non si tratta di una vicenda da poco, senza interesse pubblico: da una parte c’è il rapporto con Lucia Borsellino e il suo ruolo di assessore alla Sanità. Dall’altra c’è il rapporto con un signore, le cui attività non sono proprio chiare, che si permetteva una certa familiarità con il governatore. Mi pare che un giornalista queste cose le debba pubblicare. L’unico limite è la falsità degli atti riferiti: l’intercettazione non c’è o il contenuto non corrisponde a quanto riportato. Se si accerta tutto questo, la conversazione va resa pubblica.
Malgrado i lati oscuri, l’affaire Crocetta ha immediatamente conquistato le prime pagine dei giornali.
Ma soprattutto ha portato a una richiesta esplicita di dimissioni del presidente della Regione Sicilia da parte del Pd!
Invece quelle di Renzi?
Lì non c’è nulla di oscuro né di ambiguo. È il negoziato che Renzi fa, per proprio conto, riguardo la caduta del governo Letta e la sua nomina alla Presidenza del Consiglio. Accanto, abbiamo letto ciò che dice un gruppo di persone vicine al segretario del Pd, a p r o p o s i t o delle vicende d i R e n z i e della politica italiana.
Tirando in ballo il Presidente della Repubblica e suo figlio.
Questa è un’intercettazione che doveva essere pubblicata, senza alcun dubbio. E poi: si tratta di materiale depositato agli avvocati e privo di vincolo di riservatezza.
Non di documenti “finiti ai giornali”. Dicono che dovevano essere coperte da omissis. È altra valutazione, che non sono in grado di fare.
Ma nel momento in cui vengono depositate non si può invocare nessun vincolo di segretezza. Qui c’è un punto che politicamente è rilevantissimo.
L’opinione pubblica già sapeva di tutti questi retroscena riguardo l’eliminazione – non trovo altre parole – di Enrico Letta? Ne sapeva abbastanza? Questa è la conferma di una strategia evidentemente messa a punto e discussa, non solo all’interno del mondo politico ma addirittura con persone che hanno ruoli istituzionali importanti come un generale della Guardia di Finanza, con il quale si discute della eventuale resistenza all’operazione del presidente della Repubblica.
Di cui si occupa anche l’intercettazione ambientale con Dario Nardella, il generale Adinolfi, e il presidente di Invimit Vincenzo Fortunato.
Collegando le due intercettazioni , si potrebbe persino dire che questa resistenza può essere stata superata perché – come si sostiene nella conversazione – sul capo dello Stato poteva essere esercitata una pressione. Sono cose di assoluta gravità.
Non secondo il ministro Boschi, che ha parlato in aula, non al bar di“supposizioni, ipotesi, forse addirittura illazioni” . Il fantasy al potere.
Liquidare la questione dicendo che le intercettazioni non sono penalmente rilevanti è inaccettabile. Una tesi che riappare, negli ultimi tempi, con una certa impudenza. Da anni dico e scrivo che la responsabilità politica è altro dalla responsabilità penale. Ci tocca ancora ricordare l’articolo 54 della Costituzione? “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore”. L’argomento che ritorna nelle parole del ministro Boschi viene recitato in un parlamento dove non dovrebbe avere più cittadinanza. Però si solleva un gran polverone su una presunta non reazione di Crocetta…
Si può invocare le dimissioni di Crocetta e contemporaneamente dire, in una sede istituzionale, che le conversazioni tra il premier e Adinolfi sono fantasie? Qui la cosa grave è che c’è un contrasto tra fatti documentatie le parole pronunciate in Aula da un ministro della Repubblica.
Il fatto che ci sia questo travisamento della realtà è indicativo: si vuole a ogni costo evitare di dare spiegazioni. Certo, siamo davanti a una contraddizione. Ma Crocetta è una persona scomoda per l’attuale Pd e quindi si cerca ogni pretesto
per metterlo da parte. Dall’altra parte c’è il premier e la rete di protezione viene mantenuta.
Si può invocare le dimissioni di Crocetta e contemporaneamente dire, in una sede istituzionale, che le conversazioni tra il premier e Adinolfi sono fantasie?
Qui la cosa grave è che c’è un contrasto tra fatti documentati e le parole pronunciate in Aula da un ministro della Repubblica.
Il fatto che ci sia questo travisamento della realtà è indicativo: si vuole a ogni costo evitare di dare spiegazioni. Certo, siamo davanti a una contraddizione.
Ma Crocetta è una persona scomoda per l’attuale Pd e quindi si cerca ogni pretesto per metterlo da parte. Dall’altra parte c’è il premier e la rete di protezione viene mantenuta saldamente.
Aggiungo che questo modo di fare impedisce di chiarire le ombre gettate su Napolitano. Bisognava dar modo ai diretti interessati di fare luce sulle affermazioni
che riguardano l’ex capo dello Stato, per fugare qualunque sospetto. Questa seconda vicenda è gravissima, non solo da un punto di vista di etica pubblica, ma da un punto di vista politico: parliamo di fatti che hanno portato a un cambio
di governo e a un conflitto intorno alla nomina di un generale della Guardia di Finanza.
E conosciamo il ruolo che ha avuto e continua ad avere la Guardia di Finanza sulle indagini per corruzione.
Ripeto:
il fatto che il ministro Boschi in Parlamento neghi la possibilità di un chiarimento a me sembra davvero molto inquietante.
©
(SILVIA TRUZZI)
18/07/2015 di triskel182
L’INTERVISTA.
Stefano Rodotà “Le intercettazioni vanno pubblicate tutte È inquietante che non permettano a Napolitano di chiarire”.
Non è il caldo, è che il professor Rodotà non ama cincischiare. Lapidario, dunque, l’incipit della telefonata: “Siamo di fronte a casi diversi, ma queste intercettazioni devono essere pubblicate”. Ed ecco perché.
Professore, partiamo dalla fine. Cioè dall’ultima: il governatore della Sicilia e il dottor Tutino.
Quella di Crocetta è una storia ancora oscura. Lui sostiene che c’è un complotto; allora, dico io, chiariamo tutto e al più presto. Quando vengono messe in circolazione notizie che arrivano da intercettazioni, che deve fare un giornalista? L’Espresso avverte che quelle intercettazioni esistono e dà conto del contenuto.
Non si tratta di una vicenda da poco, senza interesse pubblico: da una parte c’è il rapporto con Lucia Borsellino e il suo ruolo di assessore alla Sanità. Dall’altra c’è il rapporto con un signore, le cui attività non sono proprio chiare, che si permetteva una certa familiarità con il governatore. Mi pare che un giornalista queste cose le debba pubblicare. L’unico limite è la falsità degli atti riferiti: l’intercettazione non c’è o il contenuto non corrisponde a quanto riportato. Se si accerta tutto questo, la conversazione va resa pubblica.
Malgrado i lati oscuri, l’affaire Crocetta ha immediatamente conquistato le prime pagine dei giornali.
Ma soprattutto ha portato a una richiesta esplicita di dimissioni del presidente della Regione Sicilia da parte del Pd!
Invece quelle di Renzi?
Lì non c’è nulla di oscuro né di ambiguo. È il negoziato che Renzi fa, per proprio conto, riguardo la caduta del governo Letta e la sua nomina alla Presidenza del Consiglio. Accanto, abbiamo letto ciò che dice un gruppo di persone vicine al segretario del Pd, a p r o p o s i t o delle vicende d i R e n z i e della politica italiana.
Tirando in ballo il Presidente della Repubblica e suo figlio.
Questa è un’intercettazione che doveva essere pubblicata, senza alcun dubbio. E poi: si tratta di materiale depositato agli avvocati e privo di vincolo di riservatezza.
Non di documenti “finiti ai giornali”. Dicono che dovevano essere coperte da omissis. È altra valutazione, che non sono in grado di fare.
Ma nel momento in cui vengono depositate non si può invocare nessun vincolo di segretezza. Qui c’è un punto che politicamente è rilevantissimo.
L’opinione pubblica già sapeva di tutti questi retroscena riguardo l’eliminazione – non trovo altre parole – di Enrico Letta? Ne sapeva abbastanza? Questa è la conferma di una strategia evidentemente messa a punto e discussa, non solo all’interno del mondo politico ma addirittura con persone che hanno ruoli istituzionali importanti come un generale della Guardia di Finanza, con il quale si discute della eventuale resistenza all’operazione del presidente della Repubblica.
Di cui si occupa anche l’intercettazione ambientale con Dario Nardella, il generale Adinolfi, e il presidente di Invimit Vincenzo Fortunato.
Collegando le due intercettazioni , si potrebbe persino dire che questa resistenza può essere stata superata perché – come si sostiene nella conversazione – sul capo dello Stato poteva essere esercitata una pressione. Sono cose di assoluta gravità.
Non secondo il ministro Boschi, che ha parlato in aula, non al bar di“supposizioni, ipotesi, forse addirittura illazioni” . Il fantasy al potere.
Liquidare la questione dicendo che le intercettazioni non sono penalmente rilevanti è inaccettabile. Una tesi che riappare, negli ultimi tempi, con una certa impudenza. Da anni dico e scrivo che la responsabilità politica è altro dalla responsabilità penale. Ci tocca ancora ricordare l’articolo 54 della Costituzione? “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore”. L’argomento che ritorna nelle parole del ministro Boschi viene recitato in un parlamento dove non dovrebbe avere più cittadinanza. Però si solleva un gran polverone su una presunta non reazione di Crocetta…
Si può invocare le dimissioni di Crocetta e contemporaneamente dire, in una sede istituzionale, che le conversazioni tra il premier e Adinolfi sono fantasie? Qui la cosa grave è che c’è un contrasto tra fatti documentatie le parole pronunciate in Aula da un ministro della Repubblica.
Il fatto che ci sia questo travisamento della realtà è indicativo: si vuole a ogni costo evitare di dare spiegazioni. Certo, siamo davanti a una contraddizione. Ma Crocetta è una persona scomoda per l’attuale Pd e quindi si cerca ogni pretesto
per metterlo da parte. Dall’altra parte c’è il premier e la rete di protezione viene mantenuta.
Si può invocare le dimissioni di Crocetta e contemporaneamente dire, in una sede istituzionale, che le conversazioni tra il premier e Adinolfi sono fantasie?
Qui la cosa grave è che c’è un contrasto tra fatti documentati e le parole pronunciate in Aula da un ministro della Repubblica.
Il fatto che ci sia questo travisamento della realtà è indicativo: si vuole a ogni costo evitare di dare spiegazioni. Certo, siamo davanti a una contraddizione.
Ma Crocetta è una persona scomoda per l’attuale Pd e quindi si cerca ogni pretesto per metterlo da parte. Dall’altra parte c’è il premier e la rete di protezione viene mantenuta saldamente.
Aggiungo che questo modo di fare impedisce di chiarire le ombre gettate su Napolitano. Bisognava dar modo ai diretti interessati di fare luce sulle affermazioni
che riguardano l’ex capo dello Stato, per fugare qualunque sospetto. Questa seconda vicenda è gravissima, non solo da un punto di vista di etica pubblica, ma da un punto di vista politico: parliamo di fatti che hanno portato a un cambio
di governo e a un conflitto intorno alla nomina di un generale della Guardia di Finanza.
E conosciamo il ruolo che ha avuto e continua ad avere la Guardia di Finanza sulle indagini per corruzione.
Ripeto:
il fatto che il ministro Boschi in Parlamento neghi la possibilità di un chiarimento a me sembra davvero molto inquietante.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Strage di Stato senza Stato
(Marco Travaglio)
19/07/2015 di triskel182
In attesa di sapere se davvero il dottor Tutino ha detto che l’assessore Lucia Borsellino “va fatta fuori come suo padre”e il governatore Crocetta non ha fatto una piega, buttiamo lì una domanda forse lievemente più cruciale: interessa a qualcuno sapere chi ha fatto fuori Paolo Borsellino,e perché? Leviamoci dalla testa che i processi sin qui celebrati l’abbiano accertato. Sappiamo, grazie a pentiti come Spatuzza, che la logistica dell’attentato fu curata dai boss di Brancaccio, Giuseppe e Filippo Graviano, e che l’esecutore materiale fu il loro killer di fiducia, Gaspare Spatuzza appunto. Sappiamo pure che per 15 anni, prima del suo pentimento, la polizia di Palermo al comando di Arnaldo La Barbera (ora defunto) aveva assicurato alla giustizia dei falsi colpevoli costruiti in laboratorio (Scarantino, Candura e Andriotta) per depistare le indagini su quelli veri mescolando fatti autentici (il ruolo, sia pur non centrale, dei Graviano e il coinvolgimento della famiglia Scotto) ad autentiche bufale (poi smontate con tante scuse nel processo di revisione).
Purtroppo non sappiamo chi ordinò quel depistaggio di Stato,che non poteva essere un’iniziativa personale di alcuni poliziotti. Sappiamo però che,se lo Stato si attiva per deviare il corso delle indagini sul delitto mafioso più eclatante della storia insieme a quello di 55 giorni prima a Capaci, è perché si tratta di una strage di Stato. Non lo dicono i soliti dietrologi visionari, ma svariate risultanze processuali, purtroppo ancora tutte da approfondire a 23 anni dall’eccidio. 1) Il 4 marzo 1992 il neofascista Elio Ciolini, già coinvolto nelle indagini sulla strage di Bologna, legato ai servizi e detenuto a Bologna, scrisse una lettera a un giudice dal titolo “Nuova strategia della tensione in Italia–Periodo marzo-luglio 1992”. E lì anticipò che tra marzo e luglio sarebbero avvenuti “fatti intesi a destabilizzare l’ordine pubblico come esplosioni dinamitarde, sequestro ed eventuale omicidio di esponente politico Dc ed eventuale omicidio del futuro presidente della Repubblica”. (il favorito era Andreotti). Otto giorno dopo, fu assassinato l’andreottiano Salvo Lima.Il 18 marzo Ciolini rivelò che il piano eversivo era opera di massoni,politici e mafiosi:“Intimidire quei soggetti e Istituzioni Stato (forze di polizia ecc.) affinché non abbiano la volontà di farlo e distogliere l’impegno dell’opinione pubblica dalla lotta alla mafia,con un pericolo diverso e maggiore di quello della mafia”.
Una profezia dettagliatissima su tempi e bersagli della stagione stragista, prima in Sicilia e poi nel Centro Nord. Come faceva un detenuto a conoscere tutti quei particolari? 2) Il 19 marzo 1992 l’agenzia di stampa romana Repubblica, legata agli andreottiani e ai servizi, rivelò che il delitto Lima era solo l’inizio di una strategia della tensione con obiettivi e ispiratori politici: altra prova di un piano a più teste e a più mani. Il 21 e 22 maggio la stessa agenzia preannunciò“un bel botto esterno” per influenzare l’elezione del nuovo capo dello Stato. Infatti il 23 fu ucciso Falcone a Capaci e la candidatura di Andreotti (nel mirino di Cosa Nostra per aver tradito gli impegni sull’annullamento in Cassazione del maxiprocesso) sfumò a vantaggio di Scalfaro. Chi aveva suggerito a Riina & C. le modalità e la tempistica di Capaci? E chi gli mise fretta per eliminare subito dopo Borsellino,costringendo il Parlamento a convertire in legge il durissimo decreto Scotti-Martelli sul 41-bis, che dopo Capaci i partiti avevano insabbiato? 3) Spatuzza ha messo a verbale che c’era anche un soggetto esterno a Cosa Nostra, silenzioso osservatore, nel garage in cui lui e altri uomini dei Graviano imbottivano di esplosivo l’auto rubata per la strage di via D’Amelio. Chi era costui? 4) Appena il mafioso Santino Di Matteo decise di collaborare con la giustizia, Cosa Nostra gli sequestrò il figlioletto Santino per costringerlo al silenzio (e poi strangolare il bimbo e scioglierlo nell’acido). Il 14 dicembre 1993, quando ancora sperava che il piccolo le fosse restituito vivo, la moglie del pentito fu intercettata mentre scongiurava il marito di non parlare degli “infiltrati” dello Stato nella strage di via D’Amelio. Chi erano?
5) Tra il 27 e il 28 luglio, mentre
al ministero della Giustizia
“depurato” degli ultimi fautori
della linea dura Claudio Martelli
e Niccolò Amato si preparava
l’alleggerimento del 41-bis, Cosa
Nostra –che già a fine maggio
aveva abbattuto la torre dei Pulci
a Firenze - tornò a colpire nel
continente: polverizzò in simultanea
il Padiglione di Arte
Contemporanea di Milano e le
basiliche di San Giovanni in Laterano
e San Giorgio al Velabro
a Roma. Chi suggerì quegli obiettivi,
senz’altro sconosciuti
agli incolti mafiosi, senza contare
che le due chiese vaticane
richiamavano i nomi dei presidenti
delle Camere, Giovanni
Spadolini e Giorgio Napolitano
(che ha recentemente rivelato
ai pm di Palermo di aver saputo
fin da allora di un attentato mafioso
contro di lui)? E perché
l’allora premier Carlo Azeglio
Ciampi, dopo il blackout che
quella notte isolò i centralini di
Palazzo Chigi, disse di aver pensato
a un colpo di Stato?
Anche senza entrare nella
trattativa Stato-mafia, ce n’è abbastanza
per parlare di stragi di
Stato. Che però sembrano interessare
soltanto un pugno di vedove,
di orfani e di pm, debitamente
isolati anche da chi, ogni
23 maggio e 19 luglio, scende a
Palermo per lacrimare a favore
di telecamera. La trattativa dello
Stato con la mafia è certa. Le
stragi di Stato sono certissime.
Lo Stato invece è ancora presunto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
(Marco Travaglio)
19/07/2015 di triskel182
In attesa di sapere se davvero il dottor Tutino ha detto che l’assessore Lucia Borsellino “va fatta fuori come suo padre”e il governatore Crocetta non ha fatto una piega, buttiamo lì una domanda forse lievemente più cruciale: interessa a qualcuno sapere chi ha fatto fuori Paolo Borsellino,e perché? Leviamoci dalla testa che i processi sin qui celebrati l’abbiano accertato. Sappiamo, grazie a pentiti come Spatuzza, che la logistica dell’attentato fu curata dai boss di Brancaccio, Giuseppe e Filippo Graviano, e che l’esecutore materiale fu il loro killer di fiducia, Gaspare Spatuzza appunto. Sappiamo pure che per 15 anni, prima del suo pentimento, la polizia di Palermo al comando di Arnaldo La Barbera (ora defunto) aveva assicurato alla giustizia dei falsi colpevoli costruiti in laboratorio (Scarantino, Candura e Andriotta) per depistare le indagini su quelli veri mescolando fatti autentici (il ruolo, sia pur non centrale, dei Graviano e il coinvolgimento della famiglia Scotto) ad autentiche bufale (poi smontate con tante scuse nel processo di revisione).
Purtroppo non sappiamo chi ordinò quel depistaggio di Stato,che non poteva essere un’iniziativa personale di alcuni poliziotti. Sappiamo però che,se lo Stato si attiva per deviare il corso delle indagini sul delitto mafioso più eclatante della storia insieme a quello di 55 giorni prima a Capaci, è perché si tratta di una strage di Stato. Non lo dicono i soliti dietrologi visionari, ma svariate risultanze processuali, purtroppo ancora tutte da approfondire a 23 anni dall’eccidio. 1) Il 4 marzo 1992 il neofascista Elio Ciolini, già coinvolto nelle indagini sulla strage di Bologna, legato ai servizi e detenuto a Bologna, scrisse una lettera a un giudice dal titolo “Nuova strategia della tensione in Italia–Periodo marzo-luglio 1992”. E lì anticipò che tra marzo e luglio sarebbero avvenuti “fatti intesi a destabilizzare l’ordine pubblico come esplosioni dinamitarde, sequestro ed eventuale omicidio di esponente politico Dc ed eventuale omicidio del futuro presidente della Repubblica”. (il favorito era Andreotti). Otto giorno dopo, fu assassinato l’andreottiano Salvo Lima.Il 18 marzo Ciolini rivelò che il piano eversivo era opera di massoni,politici e mafiosi:“Intimidire quei soggetti e Istituzioni Stato (forze di polizia ecc.) affinché non abbiano la volontà di farlo e distogliere l’impegno dell’opinione pubblica dalla lotta alla mafia,con un pericolo diverso e maggiore di quello della mafia”.
Una profezia dettagliatissima su tempi e bersagli della stagione stragista, prima in Sicilia e poi nel Centro Nord. Come faceva un detenuto a conoscere tutti quei particolari? 2) Il 19 marzo 1992 l’agenzia di stampa romana Repubblica, legata agli andreottiani e ai servizi, rivelò che il delitto Lima era solo l’inizio di una strategia della tensione con obiettivi e ispiratori politici: altra prova di un piano a più teste e a più mani. Il 21 e 22 maggio la stessa agenzia preannunciò“un bel botto esterno” per influenzare l’elezione del nuovo capo dello Stato. Infatti il 23 fu ucciso Falcone a Capaci e la candidatura di Andreotti (nel mirino di Cosa Nostra per aver tradito gli impegni sull’annullamento in Cassazione del maxiprocesso) sfumò a vantaggio di Scalfaro. Chi aveva suggerito a Riina & C. le modalità e la tempistica di Capaci? E chi gli mise fretta per eliminare subito dopo Borsellino,costringendo il Parlamento a convertire in legge il durissimo decreto Scotti-Martelli sul 41-bis, che dopo Capaci i partiti avevano insabbiato? 3) Spatuzza ha messo a verbale che c’era anche un soggetto esterno a Cosa Nostra, silenzioso osservatore, nel garage in cui lui e altri uomini dei Graviano imbottivano di esplosivo l’auto rubata per la strage di via D’Amelio. Chi era costui? 4) Appena il mafioso Santino Di Matteo decise di collaborare con la giustizia, Cosa Nostra gli sequestrò il figlioletto Santino per costringerlo al silenzio (e poi strangolare il bimbo e scioglierlo nell’acido). Il 14 dicembre 1993, quando ancora sperava che il piccolo le fosse restituito vivo, la moglie del pentito fu intercettata mentre scongiurava il marito di non parlare degli “infiltrati” dello Stato nella strage di via D’Amelio. Chi erano?
5) Tra il 27 e il 28 luglio, mentre
al ministero della Giustizia
“depurato” degli ultimi fautori
della linea dura Claudio Martelli
e Niccolò Amato si preparava
l’alleggerimento del 41-bis, Cosa
Nostra –che già a fine maggio
aveva abbattuto la torre dei Pulci
a Firenze - tornò a colpire nel
continente: polverizzò in simultanea
il Padiglione di Arte
Contemporanea di Milano e le
basiliche di San Giovanni in Laterano
e San Giorgio al Velabro
a Roma. Chi suggerì quegli obiettivi,
senz’altro sconosciuti
agli incolti mafiosi, senza contare
che le due chiese vaticane
richiamavano i nomi dei presidenti
delle Camere, Giovanni
Spadolini e Giorgio Napolitano
(che ha recentemente rivelato
ai pm di Palermo di aver saputo
fin da allora di un attentato mafioso
contro di lui)? E perché
l’allora premier Carlo Azeglio
Ciampi, dopo il blackout che
quella notte isolò i centralini di
Palazzo Chigi, disse di aver pensato
a un colpo di Stato?
Anche senza entrare nella
trattativa Stato-mafia, ce n’è abbastanza
per parlare di stragi di
Stato. Che però sembrano interessare
soltanto un pugno di vedove,
di orfani e di pm, debitamente
isolati anche da chi, ogni
23 maggio e 19 luglio, scende a
Palermo per lacrimare a favore
di telecamera. La trattativa dello
Stato con la mafia è certa. Le
stragi di Stato sono certissime.
Lo Stato invece è ancora presunto.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Si ricomincia
Marche, vicepresidente
Consiglio Regionale:
"Olio ricino a Gabrielli"
Mario Valenza
Insulti al prefetto di Roma, Franco Gabrielli, da parte di Sandro Zaffiri, vicepresidente del consiglio regionale delle Marche della Lega
Marche, vicepresidente
Consiglio Regionale:
"Olio ricino a Gabrielli"
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Re: Diario della caduta di un regime.
Coldiretti: “E’ anche colpa della criminalità se prezzi si gonfiano del 300% dal campo alla tavola”
E' almeno da 40 anni, e forse più, che i tricolori conoscono la realtà, ma se ne sono sempre fregati.
E' vero che ce se ne accorge quando si tira la cinghia e che ai tempi circolavano i soldi e non ci si faceva caso, come ai tempi della Milano da bere.
Oggi anche i vecchi tommasiani incalliti toccano con mano.
E' almeno da 40 anni, e forse più, che i tricolori conoscono la realtà, ma se ne sono sempre fregati.
E' vero che ce se ne accorge quando si tira la cinghia e che ai tempi circolavano i soldi e non ci si faceva caso, come ai tempi della Milano da bere.
Oggi anche i vecchi tommasiani incalliti toccano con mano.
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Re: Diario della caduta di un regime.
TAV SI, TAV NO
E’ un’argomento che abbiamo già trattato tempo addietro, ma questo articolo di Virginia Della Sala, presente sul Fatto Quotidiano di ieri 19 luglio 2015, è di grande interesse e vale la pena riproporlo.
Questo articolo mi consente di affermare con convinzione che questo Paese non ha più nessuna speranza di diventare un Paese civile inserito in un’ambito democratico. Autorizzo pertanto chiunque a smentirmi ed a appiccicarmi l’etichetta di pessimista, se in grado di confutare il contenuto dell’articolo di Virginia Della Sala.
In modo particolare mi preme evidenziare l’aspetto economico.
Il Tav è per il trasporto dei passeggeri Non è vero. I flussi di traffico passeggeri sulla direttrice Torino-Lione sono lontanissimi da un ordine di grandezza che possa giustificare la nascita di una linea veloce al posto di quella che c’è già e su cui non viaggiano più di 2mila passeggeri al giorno. Ormai da 15 anni. “La Tokyo - Osaka ha più di 300mila passeggeri al giorno, il Tgv Atlantique 40mila spiega Guido Rizzi. È la soglia numerica minima. Al di sotto, una linea di Alta Velocità per passeggeri, ai costi attuali, è economicamente improponibile. Si realizza un ’opera completamente a debito”.
Ammesso anche che attratti dall’alta velocità il numero dei passeggeri/giorno sulla tratta Torino – Lione diventi cinque volte tanto quella attuale, detta linea rimane sempre economicamente improponibile.
Ma poi bisogna anche chiedersi perché il numero delle persone che vanno da Torino a Lione dovrebbero aumentare.
Questa è un’opera inutile identica alle cattedrali nel deserto costruite a regola d’arte per accontentare la criminalità organizzata. Come lo é stata a suo tempo la proposta del Ponte sullo Stretto di Messina, che avrebbe accontentato le Mafie delle due sponde.
Duole dirlo, ma ora si comprende perché Bersani era diventato pro Tav. Una Coop rossa da tempo fa parte dell’appalto.
In passato questa affermazione avrebbe potuto creare dissenso, ma dopo Mafia Capitale ed il coinvolgimento delle Coop rosse, è più facile capire il Bersani pro Tav.
Non che le generazioni dopo Bersani siano migliori. Diventa quindi molto difficile per me immaginare che questo Paese possa migliorare.
domenica 19 luglio 2015
Tav, 20 anni di balle ad Alta velocità nascoste nei numeri Sul progetto sono stati diffusi analisi e dati arbitrari. Le valutazioni tecniche, se analizzate da un tecnico, risultano perfino paradossali. Come le previsioni sulla crescita del Pil di Italia e Francia, che ha la credibilità di un oroscopo
Per smentire dati e previsioni sul futuro della linea ferroviaria italo - francese “bastano matematica, buon senso ed esperienza” .
VIRGINIA DELLA SALA
Il ‘fanta -Tav’, l’insieme di dati e numeri elaborati per giustificare la creazione della linea ferroviaria ad Alta Velocità (Tav) tra Torino e Lione. “Dagli anni Novanta a oggi, sono state presentate al pubblico valutazioni quasi sempre arbitrarie. Dovrebbero essere tecniche: ma se analizzate da un tecnico, appaiono addirittura paradossali”: per Angelo Tartaglia, professore di fisica al politecnico di Torino e per tre anni membro dell’Osservatorio tecnico per la realizzazione del Tav Torino–Lione, “c’è stato un ricorso spregiudicato e intenzionale alla disinformazione”. Bugie già venute alla luce negli anni scorsi e altre riconfermate da dati recenti: che, punto per punto e tutte insieme Tartaglia smentisce nel libro “Il Tav Torino - Lione, le bugie e la realtà”, scritto con Guido Rizzi. “Sotto forma di numeri e dati sono state divulgate quelle che, volgarmente, definirei bufale”.E più sono grandi le opere, più grandi sono le bugie create per giustificarle. Come quelle di seguito, sviluppate su modelli matematici e confutate sullo stesso piano e dalla realtà. Il Tav è per il trasporto dei passeggeri Non è vero. I flussi di traffico passeggeri sulla direttrice Torino-Lione sono lontanissimi da un ordine di grandezza che possa giustificare la nascita di una linea veloce al posto di quella che c’è già e su cui non viaggiano più di 2mila passeggeri al giorno. Ormai da 15 anni. “La Tokyo - Osaka ha più di 300mila passeggeri al giorno, il Tgv Atlantique 40mila spiega Guido Rizzi. È la soglia numerica minima. Al di sotto, una linea di Alta Velocità per passeggeri, ai costi attuali, è economicamente improponibile. Si realizza un ’opera completamente a debito”. Il Tav è necessario per il trasporto merci Tra il 1997 e il 2013, il traffico merci tra Italia e Francia è diminuito del 17per cento. Tra le cause ci sono la smaterializzazione delle merci, la delocalizzazione delle attività produttive, l’aumento della disoccupazione e l’esplosione del debito. “La presunta carenza di infrastrutture ferroviarie o autostradali non ha alcun ruolo spiega Rizzi e tuttavia progettisti e proponenti continuano a mitizzare il ruolo strategico di tali infrastrutture”. Producendo previsioni, non dimostrate né giustificate ragionevolmente, di un aumento esponenziale dei traffici tra Torino e Lione nei prossimi 40 anni. La prospettiva su cui si fonda tutto il sistema progettuale è che nel 2053 viaggeranno su ferro 58,1 milioni di tonnellate di merci. Diciotto volte il valore del 2013. Le merci aumenteranno perché aumenterà il Pil Chi ha elaborato le osservazioni ha immaginato che il Pil dell’area europea interessata dalla nuova linea avrà una crescita costante
media dell’1,35 per cento fino al 2060. “Ma non esiste un modello matematico dell’economia mondiale spiega Tartaglia e le previsioni sulla crescita del Pil non possono essere considerate oggettive. Al massimo possono essere prese come auspici, con credibilità pari a quella di un oroscopo”. È quasi superfluo osservare che dal 2007 al 2015 tutte le “previsioni”sulla crescita del Pil sono state ampiamente smentite. Il pareggio di bilancio è previsto per il 2072 “Per teorizzare l'incremento di traffico nei prossimi decenni, per ogni punto di Pil calcolato in più spiega Rizzi i committenti del Tav hanno previsto un moltiplicatore di crescita di 1,7 che hanno chiamato elasticità e che dovrebbe essere calcolata su “dati storici”. Negli ultimi 16 anni, il Pil italo-francese è aumentato di pochissimo. Il traffico tra i due paesi, però, è diminuito del16 per cento.“Il che dovrebbe portare a una elasticità negativa, o comunque minore di 1”. In pratica, secondo i due studiosi, chi ha elaborato i dati è partito dalle conclusioni desiderate, per poi andare a ritroso verso l’elaborazione dei parametri d’ingresso. Il modello non è di per sé sbagliato, è stato comunque prodotto da qualcuno in grado di elaborarlo, ma come qualsiasi modello previsionale, il risultato dipende da cosa si pone come ipotesi d’ingresso. “Se le ipotesi di ingresso sono assurde, si hanno risultati assurdi spiega Tartaglia. Come l’ipotesi che il traffico sulla linea cresca, per decenni, più in fretta del Pil dei paesi collegati. Han- no ipotizzato un quoziente di crescita del Pil, poi previ- sto una crescita del volume dei trasporti che desse come risultato il dato finale che lo- ro volevano:l’equilibrio costi-benefici. Un banale trucchetto matematico”. Il Tav drenerà l’eccesso di traffico sulla strada Falso. In Valsusa, il traffico ferroviario sulla linea storica si è ridotto del 68 per cento rispetto al 1997, del 37per cento rispetto al 2004. È aumentato quello stradale? No. Il traffico totale,ferro e gomma (attraverso l’intera frontiera italo-francese) è diminuito del 17per cento dal 1997. Inoltre, l’accordo tra Italia e Franciadel2001 presupponeva che la realizzazione dell’opera fosse subordinata alla saturazione della linea ferroviaria già esistente. Prospettiva che, dati alla mano, non sembra essersi realizzata. “Oggi dovremmo avere ampiamente superato la soglia di saturazione dei 20 Milioni di tonnellate all'anno di merci sulla tratta già esistente (valore di saturazione stimato dalla stessa società Ltf, che ha curato il progetto). Invece, i traffici reali non solo non sono aumentati secondo le previsioni ma, al contrario, sono diminuiti drastica- mente: dai 10,1Mt/anno del 1997 ai 3,2Mt/anno del 2013”. Nel 2035, con il Tav, il traffico triplicherà. Impossibile. Perché il progetto, che procede per fasi, esclude la possibilità che nel 2035 la linea ferroviaria sia conclusa. Sarebbe operativo solo il tunnel transfrontaliero. Dopo, i treni proseguirebbero sulla linea storica, che non può sostenere i 39,9 milioni di tonnellate all’anno previsti per la ferrovia (solo una parte di una previsione totale di 72,5 milioni di tonnellate sull’intero asse Valsusa-Bianco). Secondo le previsioni, quindi, ulteriori 19,9 milioni di tonnellate dovrebbe riversarsi sulla strada, ag- giungendosi al traffico già previsto. “Parliamo di una quantità che corrisponde a più dell’intero scambio attuale tra Italia e Francia, in tutte le modalità e attraverso tutti i valichi. Che equivale a 2.850.000 camion. Circa il quadruplo di quelli che circolano attualmente (680 mila). Ancora peggiori, se possibile, sono le previsioni per il 2053. “Uno scenario commenta Tartaglia smentito da tutti i dati recenti. E anche dal buon senso”. Chiomonte è un cantiere esplorativo Non è vero. Il tunnel non è “geognostico”. A dimostrarlo, le dimensioni e il fatto che esplora una zona della montagna diversa da quella che sarà attraversata dal tunnel di base. “È una discenderia, una galleria utilizzata per il passaggio di materiali spiega Rizz. L’impatto ambientale è più grande di un semplice cunicolo esplorativo. Inoltre, l’autorizzazione non è per Chiomonte, ma per Venaus, un altro comune. Il progetto di Chiomonte è stato presentato come variante del cunicolo esplorativo di Venaus per rinnovare un appalto senza indire un’altra gara”.
Il Tav è un progetto low cost Falso. Non trovando i finanziamenti, è stato necessario ripiegare su un progetto per fasi, che si limita solo alla realizzazione del tunnel transfrontaliero. Rimandando lo sviluppo del resto della linea. E i tanto decantati finanziamenti europei riguardano solo questa tratta. Quindi solo il 40 per cento di una piccola parte dell'opera “che, secondo le stime di alcuni enti indipendenti, potrebbe arrivare a costare ben più di 20 miliardi. Per tutte le linee Alta Velocità realizzate in Italia, il preventivo e sempre almeno triplicato”, dice Rizzi. Anche perché l’analisi sul rapporto costi-benefici si fonda sulla realizzazione dell'opera completa e nell’immediato: sempre per massimizzare quei benefici previsti dal progetto. Il 99 per cento dei benefici, poi, proviene dalle cosiddette esternalità, come la presunta riduzione di incidenti stradali e la diminuzione delle emissioni di anidride carbonica. “È un caso unico: nessuna grande opera, pubblica o privata, ha mai basato il calcolo dei benefici solo su questi parametri”.
Il Tav darà nuovi posti di lavoro Per la realizzazione della li-nea completa del Tav Torino-Lione si potrebbero generare, secondo i proponenti, 2mila posti di lavoro più 4mila di indotto. “I soldi europei, però, non bastano, neanche per completare il supertunnel e così Italia e Francia hanno deciso di continuare i lavori fino al prosciugamento dei fondi a disposizione spiegano Rizzi e Tartaglia per poi sperare in altri contributi. Un sistema intermittente che renderà intermittente anche il lavoro”. Il Tav ridurrà l’impatto degli incidenti La tesi di partenza è che gli incidenti ferroviari abbiano un impatto economico inferiore di quelli stradali. “Sono state usate statistiche sulla rete nazionale delle strade ordinarie, con un alto tasso di incidentalità”, spiega Rizzi. Invece, avrebbero dovuto fare i calcoli con i dati sugli incidenti autostradali,molto più bassi.“Ma se li avessero usati, non sarebbero arrivati alla soglia di accettabilità dell’investimento”, spiega Tartaglia. L’ennesimo trucco matematico. © RIPRODUZIONE RISERVATA
il fatto quotidiano 19 luglio 2015
E’ un’argomento che abbiamo già trattato tempo addietro, ma questo articolo di Virginia Della Sala, presente sul Fatto Quotidiano di ieri 19 luglio 2015, è di grande interesse e vale la pena riproporlo.
Questo articolo mi consente di affermare con convinzione che questo Paese non ha più nessuna speranza di diventare un Paese civile inserito in un’ambito democratico. Autorizzo pertanto chiunque a smentirmi ed a appiccicarmi l’etichetta di pessimista, se in grado di confutare il contenuto dell’articolo di Virginia Della Sala.
In modo particolare mi preme evidenziare l’aspetto economico.
Il Tav è per il trasporto dei passeggeri Non è vero. I flussi di traffico passeggeri sulla direttrice Torino-Lione sono lontanissimi da un ordine di grandezza che possa giustificare la nascita di una linea veloce al posto di quella che c’è già e su cui non viaggiano più di 2mila passeggeri al giorno. Ormai da 15 anni. “La Tokyo - Osaka ha più di 300mila passeggeri al giorno, il Tgv Atlantique 40mila spiega Guido Rizzi. È la soglia numerica minima. Al di sotto, una linea di Alta Velocità per passeggeri, ai costi attuali, è economicamente improponibile. Si realizza un ’opera completamente a debito”.
Ammesso anche che attratti dall’alta velocità il numero dei passeggeri/giorno sulla tratta Torino – Lione diventi cinque volte tanto quella attuale, detta linea rimane sempre economicamente improponibile.
Ma poi bisogna anche chiedersi perché il numero delle persone che vanno da Torino a Lione dovrebbero aumentare.
Questa è un’opera inutile identica alle cattedrali nel deserto costruite a regola d’arte per accontentare la criminalità organizzata. Come lo é stata a suo tempo la proposta del Ponte sullo Stretto di Messina, che avrebbe accontentato le Mafie delle due sponde.
Duole dirlo, ma ora si comprende perché Bersani era diventato pro Tav. Una Coop rossa da tempo fa parte dell’appalto.
In passato questa affermazione avrebbe potuto creare dissenso, ma dopo Mafia Capitale ed il coinvolgimento delle Coop rosse, è più facile capire il Bersani pro Tav.
Non che le generazioni dopo Bersani siano migliori. Diventa quindi molto difficile per me immaginare che questo Paese possa migliorare.
domenica 19 luglio 2015
Tav, 20 anni di balle ad Alta velocità nascoste nei numeri Sul progetto sono stati diffusi analisi e dati arbitrari. Le valutazioni tecniche, se analizzate da un tecnico, risultano perfino paradossali. Come le previsioni sulla crescita del Pil di Italia e Francia, che ha la credibilità di un oroscopo
Per smentire dati e previsioni sul futuro della linea ferroviaria italo - francese “bastano matematica, buon senso ed esperienza” .
VIRGINIA DELLA SALA
Il ‘fanta -Tav’, l’insieme di dati e numeri elaborati per giustificare la creazione della linea ferroviaria ad Alta Velocità (Tav) tra Torino e Lione. “Dagli anni Novanta a oggi, sono state presentate al pubblico valutazioni quasi sempre arbitrarie. Dovrebbero essere tecniche: ma se analizzate da un tecnico, appaiono addirittura paradossali”: per Angelo Tartaglia, professore di fisica al politecnico di Torino e per tre anni membro dell’Osservatorio tecnico per la realizzazione del Tav Torino–Lione, “c’è stato un ricorso spregiudicato e intenzionale alla disinformazione”. Bugie già venute alla luce negli anni scorsi e altre riconfermate da dati recenti: che, punto per punto e tutte insieme Tartaglia smentisce nel libro “Il Tav Torino - Lione, le bugie e la realtà”, scritto con Guido Rizzi. “Sotto forma di numeri e dati sono state divulgate quelle che, volgarmente, definirei bufale”.E più sono grandi le opere, più grandi sono le bugie create per giustificarle. Come quelle di seguito, sviluppate su modelli matematici e confutate sullo stesso piano e dalla realtà. Il Tav è per il trasporto dei passeggeri Non è vero. I flussi di traffico passeggeri sulla direttrice Torino-Lione sono lontanissimi da un ordine di grandezza che possa giustificare la nascita di una linea veloce al posto di quella che c’è già e su cui non viaggiano più di 2mila passeggeri al giorno. Ormai da 15 anni. “La Tokyo - Osaka ha più di 300mila passeggeri al giorno, il Tgv Atlantique 40mila spiega Guido Rizzi. È la soglia numerica minima. Al di sotto, una linea di Alta Velocità per passeggeri, ai costi attuali, è economicamente improponibile. Si realizza un ’opera completamente a debito”. Il Tav è necessario per il trasporto merci Tra il 1997 e il 2013, il traffico merci tra Italia e Francia è diminuito del 17per cento. Tra le cause ci sono la smaterializzazione delle merci, la delocalizzazione delle attività produttive, l’aumento della disoccupazione e l’esplosione del debito. “La presunta carenza di infrastrutture ferroviarie o autostradali non ha alcun ruolo spiega Rizzi e tuttavia progettisti e proponenti continuano a mitizzare il ruolo strategico di tali infrastrutture”. Producendo previsioni, non dimostrate né giustificate ragionevolmente, di un aumento esponenziale dei traffici tra Torino e Lione nei prossimi 40 anni. La prospettiva su cui si fonda tutto il sistema progettuale è che nel 2053 viaggeranno su ferro 58,1 milioni di tonnellate di merci. Diciotto volte il valore del 2013. Le merci aumenteranno perché aumenterà il Pil Chi ha elaborato le osservazioni ha immaginato che il Pil dell’area europea interessata dalla nuova linea avrà una crescita costante
media dell’1,35 per cento fino al 2060. “Ma non esiste un modello matematico dell’economia mondiale spiega Tartaglia e le previsioni sulla crescita del Pil non possono essere considerate oggettive. Al massimo possono essere prese come auspici, con credibilità pari a quella di un oroscopo”. È quasi superfluo osservare che dal 2007 al 2015 tutte le “previsioni”sulla crescita del Pil sono state ampiamente smentite. Il pareggio di bilancio è previsto per il 2072 “Per teorizzare l'incremento di traffico nei prossimi decenni, per ogni punto di Pil calcolato in più spiega Rizzi i committenti del Tav hanno previsto un moltiplicatore di crescita di 1,7 che hanno chiamato elasticità e che dovrebbe essere calcolata su “dati storici”. Negli ultimi 16 anni, il Pil italo-francese è aumentato di pochissimo. Il traffico tra i due paesi, però, è diminuito del16 per cento.“Il che dovrebbe portare a una elasticità negativa, o comunque minore di 1”. In pratica, secondo i due studiosi, chi ha elaborato i dati è partito dalle conclusioni desiderate, per poi andare a ritroso verso l’elaborazione dei parametri d’ingresso. Il modello non è di per sé sbagliato, è stato comunque prodotto da qualcuno in grado di elaborarlo, ma come qualsiasi modello previsionale, il risultato dipende da cosa si pone come ipotesi d’ingresso. “Se le ipotesi di ingresso sono assurde, si hanno risultati assurdi spiega Tartaglia. Come l’ipotesi che il traffico sulla linea cresca, per decenni, più in fretta del Pil dei paesi collegati. Han- no ipotizzato un quoziente di crescita del Pil, poi previ- sto una crescita del volume dei trasporti che desse come risultato il dato finale che lo- ro volevano:l’equilibrio costi-benefici. Un banale trucchetto matematico”. Il Tav drenerà l’eccesso di traffico sulla strada Falso. In Valsusa, il traffico ferroviario sulla linea storica si è ridotto del 68 per cento rispetto al 1997, del 37per cento rispetto al 2004. È aumentato quello stradale? No. Il traffico totale,ferro e gomma (attraverso l’intera frontiera italo-francese) è diminuito del 17per cento dal 1997. Inoltre, l’accordo tra Italia e Franciadel2001 presupponeva che la realizzazione dell’opera fosse subordinata alla saturazione della linea ferroviaria già esistente. Prospettiva che, dati alla mano, non sembra essersi realizzata. “Oggi dovremmo avere ampiamente superato la soglia di saturazione dei 20 Milioni di tonnellate all'anno di merci sulla tratta già esistente (valore di saturazione stimato dalla stessa società Ltf, che ha curato il progetto). Invece, i traffici reali non solo non sono aumentati secondo le previsioni ma, al contrario, sono diminuiti drastica- mente: dai 10,1Mt/anno del 1997 ai 3,2Mt/anno del 2013”. Nel 2035, con il Tav, il traffico triplicherà. Impossibile. Perché il progetto, che procede per fasi, esclude la possibilità che nel 2035 la linea ferroviaria sia conclusa. Sarebbe operativo solo il tunnel transfrontaliero. Dopo, i treni proseguirebbero sulla linea storica, che non può sostenere i 39,9 milioni di tonnellate all’anno previsti per la ferrovia (solo una parte di una previsione totale di 72,5 milioni di tonnellate sull’intero asse Valsusa-Bianco). Secondo le previsioni, quindi, ulteriori 19,9 milioni di tonnellate dovrebbe riversarsi sulla strada, ag- giungendosi al traffico già previsto. “Parliamo di una quantità che corrisponde a più dell’intero scambio attuale tra Italia e Francia, in tutte le modalità e attraverso tutti i valichi. Che equivale a 2.850.000 camion. Circa il quadruplo di quelli che circolano attualmente (680 mila). Ancora peggiori, se possibile, sono le previsioni per il 2053. “Uno scenario commenta Tartaglia smentito da tutti i dati recenti. E anche dal buon senso”. Chiomonte è un cantiere esplorativo Non è vero. Il tunnel non è “geognostico”. A dimostrarlo, le dimensioni e il fatto che esplora una zona della montagna diversa da quella che sarà attraversata dal tunnel di base. “È una discenderia, una galleria utilizzata per il passaggio di materiali spiega Rizz. L’impatto ambientale è più grande di un semplice cunicolo esplorativo. Inoltre, l’autorizzazione non è per Chiomonte, ma per Venaus, un altro comune. Il progetto di Chiomonte è stato presentato come variante del cunicolo esplorativo di Venaus per rinnovare un appalto senza indire un’altra gara”.
Il Tav è un progetto low cost Falso. Non trovando i finanziamenti, è stato necessario ripiegare su un progetto per fasi, che si limita solo alla realizzazione del tunnel transfrontaliero. Rimandando lo sviluppo del resto della linea. E i tanto decantati finanziamenti europei riguardano solo questa tratta. Quindi solo il 40 per cento di una piccola parte dell'opera “che, secondo le stime di alcuni enti indipendenti, potrebbe arrivare a costare ben più di 20 miliardi. Per tutte le linee Alta Velocità realizzate in Italia, il preventivo e sempre almeno triplicato”, dice Rizzi. Anche perché l’analisi sul rapporto costi-benefici si fonda sulla realizzazione dell'opera completa e nell’immediato: sempre per massimizzare quei benefici previsti dal progetto. Il 99 per cento dei benefici, poi, proviene dalle cosiddette esternalità, come la presunta riduzione di incidenti stradali e la diminuzione delle emissioni di anidride carbonica. “È un caso unico: nessuna grande opera, pubblica o privata, ha mai basato il calcolo dei benefici solo su questi parametri”.
Il Tav darà nuovi posti di lavoro Per la realizzazione della li-nea completa del Tav Torino-Lione si potrebbero generare, secondo i proponenti, 2mila posti di lavoro più 4mila di indotto. “I soldi europei, però, non bastano, neanche per completare il supertunnel e così Italia e Francia hanno deciso di continuare i lavori fino al prosciugamento dei fondi a disposizione spiegano Rizzi e Tartaglia per poi sperare in altri contributi. Un sistema intermittente che renderà intermittente anche il lavoro”. Il Tav ridurrà l’impatto degli incidenti La tesi di partenza è che gli incidenti ferroviari abbiano un impatto economico inferiore di quelli stradali. “Sono state usate statistiche sulla rete nazionale delle strade ordinarie, con un alto tasso di incidentalità”, spiega Rizzi. Invece, avrebbero dovuto fare i calcoli con i dati sugli incidenti autostradali,molto più bassi.“Ma se li avessero usati, non sarebbero arrivati alla soglia di accettabilità dell’investimento”, spiega Tartaglia. L’ennesimo trucco matematico. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Re: Diario della caduta di un regime.
Il Fatto in edicola martedì 21 luglio, esclusivo: “Per la fondazione di Renzi +50 per cento di contributi anonimi”
In Edicola
di F. Q. | 20 luglio 2015
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Più informazioni su: Matteo Renzi
ESCLUSIVO – PER LA FONDAZIONE DI MATTEO +50% DI CONTRIBUTI ANONIMI
La fondazione Open di Matteo Renzi che finanzia la Leopolda chiude il bilancio raddoppiando la raccolta privata: 1,2 milioni. Ma i nomi dei finanziatori restano un mistero. Di Davide Vecchi
TAGLI E RISPARMI: LA CASTA PROVA A REDIMERSI
Per la prima volta nella storia recente la Camera dei deputati costerà allo Stato italiano una cifra inferiore al miliardo di euro. Di Tommaso Rodano
FISCO PER FIASCO. L’editoriale di Marco Travaglio
Ma i partiti di opposizione hanno assunto come consulente d’immagine il comandante Schettino? Non c’è altra spiegazione per le loro reazioni all’annuncio di Renzi sul più grande taglio fiscale della storia repubblicana, e forse anche monarchica.
L’INDECOROSO TEATRINO DELL’ANTIMAFIA IN CARRIERA. L’editoriale di Antonio Padellaro
ALTRO CHE RIVOLUZIONE, IL GOVERNO SULLE TASSE NON HA ALCUN PIANO
Il premier ha detto che sta lavorando da sei mesi sul piano di stimoli fiscali da 50 miliardi. Ma non è vero: i suoi coniglieri stavano preparando un piano completamente diverso, per quello annunciato sabato non ci sono i numeri e le coperture. Di Carlo Di Foggia
Con un’intervista di Stefano Feltri all’ex ministro del Lavoro Enrico Giovannini che spiega perché sarebbe stato meglio usare quei soldi per i poveri: “La casa è un valore molto sentito dagli italiani ed è un intervento molto facile da realizzare. Al contrario di altri interventi infrastrutturali o di riforma della pubblica amministrazione che hanno tempi più lunghi e una rendita politica complessa. La tassa sulla casa, inoltre, è stata oggetto di grande dibattito politico ed è una proposta apparentemente caratterizzante, ma nella storia le oscillazioni che ci sono state in questo campo, l’intervento potrebbe essere rivisto da un prossimo governo. Dopo il caos sull’Imu che conosciamo, ci vorranno anni perché le persone interiorizzino che le tasse si sono davvero ridotte. E quindi l’impatto macroeconomico può essere minore di quello che ci si aspetta”.
CROCETTA, CONTINUA IL DUELLO DEL PD SULLE DIMISSIONI DEL GOVERNATORE
Di Sandra Rizza e Giuseppe Lo Bianco
“SIAMO UNA SQUADRA FORTISSIMI”: DITTA ADDIO ORA IL PARTITO E’ SMART
In principio era il Pd: robuste iniezioni di Ds, tutori ossei della Margherita, fisioterapia sul “territorio” per mezzo di circoli molto post comunisti, versione leggera delle vecchie sezioni. Poi, a veltronismo compiuto, spruzzato di “Sì, noi possiamo” e pompato di anti-berlusconismo ma anche di ideologia molto dem e poco Botteghe Oscure, divenne Pd network. Di Daniela Ranieri
CIVATI, FASSINA E CO. MA E’ PIU’ BIOLOGIA CHE VERA POLITICA
Passano gli anni, ma il vecchio vizio della sinistra di scindere l’atomo non sembra passare di moda. Dal Pd, per esempio, nelle ultime settimane se ne sono andati Pippo Civati e Stefano Fassina. Di Gianluca Roselli
IL SEQUESTRO DEI 4 ITALIANI TRA ISIS, MILIZIE E RISCATTI
DI LOTTA E DI GOVERNO. IL GREGGIO DELL’ENI E’ ANCORA PER TUTTI
Mentre tutte le altre aziende petrolifere lasciavano la Libia, dalla Exxon Mobile alla Bp, dalla Total alla Repsol, l’Eni rimaneva. Infatti grazie ai rapporti mantenuti dopo l’uccisione di Gheddafi
La compagnia è rimasta la sola a estrarre l’oro nero. Di Virginia Della Sala e Alessandro Cislin
IMMIGRATI, LE QUOTE UE SONO UN FLOP E RENZI SI CONSOLA CON GLI AMICI ISRAELIANI. Di Wanda Marra
FIORUCCI, MC DONALD’S: LA MILANO CHE NON C’E’ PIU’
L’addio allo stilista, la chiusura dello storico fast food e la fine di un modo di essere. Di Gianni Barbacetto
APPALTI, NEI GUAI IL CONSIGLIERE
L’indagine “Medea”porta a galla il coinvolgimento dell’ex assessore Sommese
L’imprenditore dei boss in auto con Martusciello: “Per Sarro operazione da 11 milioni” . Di Vincenzo Iurillo
In Edicola
di F. Q. | 20 luglio 2015
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ESCLUSIVO – PER LA FONDAZIONE DI MATTEO +50% DI CONTRIBUTI ANONIMI
La fondazione Open di Matteo Renzi che finanzia la Leopolda chiude il bilancio raddoppiando la raccolta privata: 1,2 milioni. Ma i nomi dei finanziatori restano un mistero. Di Davide Vecchi
TAGLI E RISPARMI: LA CASTA PROVA A REDIMERSI
Per la prima volta nella storia recente la Camera dei deputati costerà allo Stato italiano una cifra inferiore al miliardo di euro. Di Tommaso Rodano
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Ma i partiti di opposizione hanno assunto come consulente d’immagine il comandante Schettino? Non c’è altra spiegazione per le loro reazioni all’annuncio di Renzi sul più grande taglio fiscale della storia repubblicana, e forse anche monarchica.
L’INDECOROSO TEATRINO DELL’ANTIMAFIA IN CARRIERA. L’editoriale di Antonio Padellaro
ALTRO CHE RIVOLUZIONE, IL GOVERNO SULLE TASSE NON HA ALCUN PIANO
Il premier ha detto che sta lavorando da sei mesi sul piano di stimoli fiscali da 50 miliardi. Ma non è vero: i suoi coniglieri stavano preparando un piano completamente diverso, per quello annunciato sabato non ci sono i numeri e le coperture. Di Carlo Di Foggia
Con un’intervista di Stefano Feltri all’ex ministro del Lavoro Enrico Giovannini che spiega perché sarebbe stato meglio usare quei soldi per i poveri: “La casa è un valore molto sentito dagli italiani ed è un intervento molto facile da realizzare. Al contrario di altri interventi infrastrutturali o di riforma della pubblica amministrazione che hanno tempi più lunghi e una rendita politica complessa. La tassa sulla casa, inoltre, è stata oggetto di grande dibattito politico ed è una proposta apparentemente caratterizzante, ma nella storia le oscillazioni che ci sono state in questo campo, l’intervento potrebbe essere rivisto da un prossimo governo. Dopo il caos sull’Imu che conosciamo, ci vorranno anni perché le persone interiorizzino che le tasse si sono davvero ridotte. E quindi l’impatto macroeconomico può essere minore di quello che ci si aspetta”.
CROCETTA, CONTINUA IL DUELLO DEL PD SULLE DIMISSIONI DEL GOVERNATORE
Di Sandra Rizza e Giuseppe Lo Bianco
“SIAMO UNA SQUADRA FORTISSIMI”: DITTA ADDIO ORA IL PARTITO E’ SMART
In principio era il Pd: robuste iniezioni di Ds, tutori ossei della Margherita, fisioterapia sul “territorio” per mezzo di circoli molto post comunisti, versione leggera delle vecchie sezioni. Poi, a veltronismo compiuto, spruzzato di “Sì, noi possiamo” e pompato di anti-berlusconismo ma anche di ideologia molto dem e poco Botteghe Oscure, divenne Pd network. Di Daniela Ranieri
CIVATI, FASSINA E CO. MA E’ PIU’ BIOLOGIA CHE VERA POLITICA
Passano gli anni, ma il vecchio vizio della sinistra di scindere l’atomo non sembra passare di moda. Dal Pd, per esempio, nelle ultime settimane se ne sono andati Pippo Civati e Stefano Fassina. Di Gianluca Roselli
IL SEQUESTRO DEI 4 ITALIANI TRA ISIS, MILIZIE E RISCATTI
DI LOTTA E DI GOVERNO. IL GREGGIO DELL’ENI E’ ANCORA PER TUTTI
Mentre tutte le altre aziende petrolifere lasciavano la Libia, dalla Exxon Mobile alla Bp, dalla Total alla Repsol, l’Eni rimaneva. Infatti grazie ai rapporti mantenuti dopo l’uccisione di Gheddafi
La compagnia è rimasta la sola a estrarre l’oro nero. Di Virginia Della Sala e Alessandro Cislin
IMMIGRATI, LE QUOTE UE SONO UN FLOP E RENZI SI CONSOLA CON GLI AMICI ISRAELIANI. Di Wanda Marra
FIORUCCI, MC DONALD’S: LA MILANO CHE NON C’E’ PIU’
L’addio allo stilista, la chiusura dello storico fast food e la fine di un modo di essere. Di Gianni Barbacetto
APPALTI, NEI GUAI IL CONSIGLIERE
L’indagine “Medea”porta a galla il coinvolgimento dell’ex assessore Sommese
L’imprenditore dei boss in auto con Martusciello: “Per Sarro operazione da 11 milioni” . Di Vincenzo Iurillo
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Re: Diario della caduta di un regime.
c.v.d.
Libri e documenti dello Stato in area alluvionale
Dieci milioni l’anno per il deposito già allagato
Castelnuovo di Porto, atti di Camere e ministeri in riva al Tevere. Che nel 2014 ha invaso i locali
Solo per Montecitorio, il conto è stato di 270mila euro. Ma la notizia è rimasta sepolta per oltre un anno
castelnuovo-pp
Cronaca
Migliaia di documenti pubblici sommersi dall’acqua e dal fango. Libri, riviste, atti parlamentari, mobili di pregio. È ciò che può accadere a Castelnuovo di Porto, in provincia di Roma. Anzi: è già accaduto, ma la notizia è rimasta sepolta per un anno e mezzo nei palazzi. Così, mentre i cittadini ignari pagavano – e pagano – milioni di euro per la conservazione di beni e archivi, questi annegavano – e potrebbero annegare di nuovo – nelle acque del Tevere e nel silenzio delle istituzioni
di Francesca Lombardi Gattringer e Lorenzo Di Pietro
Articolo+Foto+ Video
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07 ... 1/19/#foto
Libri e documenti dello Stato in area alluvionale
Dieci milioni l’anno per il deposito già allagato
Castelnuovo di Porto, atti di Camere e ministeri in riva al Tevere. Che nel 2014 ha invaso i locali
Solo per Montecitorio, il conto è stato di 270mila euro. Ma la notizia è rimasta sepolta per oltre un anno
castelnuovo-pp
Cronaca
Migliaia di documenti pubblici sommersi dall’acqua e dal fango. Libri, riviste, atti parlamentari, mobili di pregio. È ciò che può accadere a Castelnuovo di Porto, in provincia di Roma. Anzi: è già accaduto, ma la notizia è rimasta sepolta per un anno e mezzo nei palazzi. Così, mentre i cittadini ignari pagavano – e pagano – milioni di euro per la conservazione di beni e archivi, questi annegavano – e potrebbero annegare di nuovo – nelle acque del Tevere e nel silenzio delle istituzioni
di Francesca Lombardi Gattringer e Lorenzo Di Pietro
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