Renzi

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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camillobenso
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Re: Renzi

Messaggio da camillobenso »

Caro Paolo,

fare propaganda in questo modo è deleterio.

Che benefici hanno avuto i cittadini dall'euro! Nessuno solamente aumento dei prezzi nel cambio valuta.


I cambi di valuta sono solo un rapporto matematico.

Se oggi vuoi andare negli Usa devi adattarti alla loro moneta.

Per cui, se vai in banca ti cambiano i soldi secondo il cambio corrente che è solo un rapporto matematico.

Quando c’è stato il cambio lira / euro in banca ti sei trovato l’equivalente. A meno che qualche funzionario disonesto ne abbia approfittato.

In quel momento governava Berlusconi e spettava a quel governo vigilare sui prezzi.

Ma Berlusconi non lo ha fatto per favorire i disonesti che lo votavano e che ne hanno approfittato.

Non paga dare la colpa all’euro quando la colpa è stata dei furbi italiani, che nella confusione di quei giorni ha approfittato dei più deboli che non sapevano come muoversi.

Ma non solo verso i più deboli.

Ad esempio:

Alla Auchan di Cinisello Balsamo, un vasetto di olive costava tre volte rispetto ai prezzi della settimana precedente, tenendo debito conto del cambio.

Anche i grandi gruppi commerciali se ne sono approfittati
camillobenso
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Re: Renzi

Messaggio da camillobenso »

Come vapore al sole

08/07/2015 di triskel182


«Siamo il partito più votato d’Europa», esultava Renzi un anno fa riferendosi alle elezioni per Bruxelles nelle quali il Pd aveva preso 11,2 milioni di voti, contro i 10,3 della Cdu in Germania.

Siamo il partito più forte del Pse,dicevano in coro i dirigenti del Pd, riferendosi al fatto che in nessun Paese Ue l’equivalente socialista o laburista avesse raggiunto quel 40 per cento.

Poco prima del voto, lo stesso Renzi aveva ipotizzato che se questa eventualità si fosse avverata, questo avrebbe dato «una forza straordinaria all’Italia».

Come no, una forza straordinaria.

Si è visto, in queste settimane.

Nelle quali mentre si giocava il presunto derby evocato proprio dal premier italiano, c’era una squadra che non toccava palla (quella dei socialisti europei, appiattita sulla linea della destra) e un giocatore che diceva di esserne il goleador e invece non è manco sceso in campo, cioè il medesimo Renzi.

Personalmente, da socialista (quale sono) e da europeo nonché italiano (pure questo sono) di tutto ciò parecchio mi dolgo e un po’ mi vergogno.

Ma come, abbiamo un premier sedicente “socialista europeo” che è anche leader del partito in assoluto più votato d’Europa nonché del partito più votato nella famiglia Pse, e non conta una mazza, non dice una mazza, non fa una mazza, si limita a un tweet a metafora calcistica due giorni prima del referendum per poi sparire di nuovo dai radar, non un’iniziativa politica, non un tentativo di cercare una soluzione, evaporate al sole tutte le parole “contro l’austerità” e “per un’Europa diversa” che pure avevano contribuito al suo 40 per cento di un anno fa?

Proprio così, niente. Con alle spalle il partito più votato d’Europa.

Personalmente, non attribuisco questa latitanza a svogliatezza o indifferenza.

Ma ad altre due concause. Una minore e una maggiore.

Quella minore sta nelle caratteristiche di Renzi.

Che è bravissimo a tenere banco da protagonista quando a dettare l’agenda politica è lui: riforma del lavoro, legge elettorale, “buona scuola”, pubblica amministrazione etc.

Molto meno bravo è invece quando a dettare l’agenda è la realtà, con i suoi accadimenti e le sue urgenze: ad esempio immigrazione, Isis, Europa e Grecia.

In questi casi traccheggia, balbetta, prende tempo o sparisce.

La ragione maggiore invece non riguarda solo Renzi (sarebbe ingeneroso dirlo) ma tutta la storia del Pd, molto prima dell’attuale premier.


Pd che – fin dai tempi in cui era Pds e Ds, anzi fin dalla caduta del Muro di Berlino – non ha mai più saputo elaborare una propria cultura politica autonoma rispetto al centrodestra.

Anzi, è sempre stato un emulatore appena meno feroce dei suoi avversari storici.

Ha sposato il liberismo, le privatizzazioni, la flessibilizzazione del lavoro, il pareggio di bilancio, insomma tutto.

Chissà se nella speranza di far dimenticare il passato comunista o semplicemente perché si è arreso.

Ed è diventato uguale a quelli di cui doveva rappresentare l’alternativa.

Così è scoppiato tutto.

E così ad esempio è nato il Movimento 5 Stelle – ma anche la più recente penetrazione di Salvini nei ceti popolari è figlia della stessa assenza.

L’inanità di Renzi nella crisi di queste settimane è quindi solo in parte responsabilità sua.

E i suoi equivalenti europei, quelli che hanno sfilato in camicia bianca a Firenze nel settembre scorso, non stanno facendo certo figure migliori.

Per non parlar di Martin Schulz, il loro ex candidato presidente Ue.

Qui in Italia c’è solo un piccolo particolare in più: che il leader del centrosinistra, quello che sparisce di fronte ai dogmi della destra europea, è lo stesso che invece fa la voce grossa quando si tratta di fare politiche di destra in Italia, dal Jobs Act in giù.

Insomma, fa baldanzose cose di destra in casa e obbedisce silente alle politiche di destra all’estero.

Il dubbio che sia di destra sarà scortese, ma non mi sembra poi così illogico.

Da gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it
camillobenso
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Re: Renzi

Messaggio da camillobenso »

Mentre a Bruxelles si sta consumando la più grave crisi europea del dopoguerra(Prodi ha dichiarato : "Speriamo che non sia la nostra Sarajevo")
a Roma va in Onda la solita tragicommedia all'Italiana, anche se Scanzi esagera un pò con i termini.

Ho fatto revisionare il computer e non mi funziona il copia Url. Per non perdere la foto vedi: https://triskel182.wordpress.com/2015/0 ... more-78608


Il diversamente arguto
(Andrea Scanzi)
12/07/2015 di triskel182



Dunque, ricapitolando. L’11 gennaio 2014 il diversamente arguto Matteo Renzi parla al telefono con il generale delle Fiamme Gialle Michele Adinolfi. Definisce Letta “proprio incapace” e, in quanto squisitamente privo dsumando i qualità, lo reputa perfetto come nuovo Capo dello Stato: ragionamento perfetto, no? Una settimana prima, in uno dei suoi molti salotti di casa (cioè da Daria Bignardi e dal sommamente rutilante Luca Sofri, che quando vede Renzi non per nulla lo chiama “capo”), Renzi ha lanciato l’hashtag ‪#‎enricostaisereno‬: un uomo di parola.

Renzi, al telefono, aggiunge che Berlusconi è d’accordo, confermando che il Patto del Nazareno c’era già e che contemplava molte più cose di quante ce ne abbiano volute raccontare. A fine telefonata Adinolfi chiama Renzi “stronzo”, e c’è da capirlo, ma lo fa con un tono oltremodo amichevole e cameratesco. Adinolfi è uomo vicinissimo a Gianni Letta e Berlusconi, ma allo stesso tempo è vicinissimo anche allo stempiato più potente d’Italia (Luca Lotti) e al follemente carismatico Dario The Man Nardella. Il conflitto di interessi enorme è acuito dal fatto – lo spiega stamani Travaglio sul Fatto – che Renzi e Nardella sarebbero in via teorica controllati dalle Fiamme Gialle toscane guidate da Adinolfi, essendo al tempo sindaco (dimissionario) e vicesindaco (e poi sindaco) di Firenze. Poco dopo, il 5 febbraio 2014, alla Taverna Flavia di Roma, Adinolfi confabula con Dario The Man Nardella e il superburocrate del Ministero dell’Economia Vincenzo Fortunato, che chiama allegramente “uomo di merda” Napolitano e parla di pressione del Capo dello Stato per agevolare l’Università di Roma 3, dove casualmente insegna il figlio Giulio e dove sempre casualmente era preside il cognato di Napolitano (Guido Fabiani, marito della sorella di Clio Napolitano). La trama si arricchisce con la figura di Saverio Capolupo, che ha appena ricevuto la proroga per il comando generale che voleva invece Adinolfi. Lo stempiato Lotti, peraltro sosia debole di Sean Penn in Carlito’s Way, si scusa con Adinolfi via sms, a conferma ulteriore di una chiara vicinanza tra Adinolfi e la “carboneria” (Nardella dixit) renziana. Il Presidente della Confindustria Sicilia, Antonello Montante, ora indagato per mafia (vamos), spiega in una telefonata la proroga di Capolupo così: “Ha in mano tutto del figlio di Napolitano (Giulio), tutto: me l’ha detto Michele (Adinolfi)”. L’idea che Giulio Napolitano, avvocato potentissimo a Roma e molto influente nelle scelte del padre, sia ricattabile è confermata durante il pranzo da Diego The Man Nardella, che parla di un segreto di Pulcinella noto a tutti (persino alla Santanché, quindi proprio a tutti). Ieri Giulio Napolitano ha smentito, riservandosi di querelare i protagonisti di quella “conversazione da taverna”, mentre Re Giorgio ha parlato di “ignobile montatura”, ordita secondo lui dal Fatto, e secondo noi – ma più che altro secondo i fatti – da Renzi e dalla sua ghenga. I diretti interessati, Renzi in testa, non parlano. C’è da capirli: è una figura di merda (ops) che in qualsiasi altro paese coinciderebbe con la loro fine politica, ma che in Italia servirà solo a ribadire l’idea che questa imbarazzante caricatura di Premier sia la versione toscana del protagonista di House of Cards (peraltro la serie più sopravvalutata degli ultimi 20 anni: True Detective defeats House of Cards 6-0 6-1). In attesa di nuove supercazzole renziane, e mentre i pretoriani di regime e le ancelle avvizzite filogovernative si arrampicano sugli specchi accusando Il Fatto di fare informazione (reato gravissimo in Italia), l’unico a parlare nel Pd è l’affascinante Matteo Orfini. Tra una pubblicità alle patatine Amica Chips e un ciak nel remake di Compagni di scuola nel ruolo di Fabris, l’affascinante Orfini ci ha illuminato il sentiero: “Mi rifiuto anche solo di leggere intercettazioni prive di rilevanza penale che non dovrebbero essere trascritte né tanto meno passate ai giornali”. L’ha presa bene.

Da facebook.com/pages/Andrea-Scanzi
camillobenso
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Re: Renzi

Messaggio da camillobenso »

13 lug 2015 19:07
- POVERO GRAMSCI

- SCANZI: "L’UNITA’ E’ UNA PRAVDA INVOLONTARIAMENTE COMICA. SEMBRA UN COVO DI BIMBOMINKIA RENZIANI FUORI TEMPO MASSIMO

- LA PAGINA DELLE LETTERE DI RENZI E' IMBARAZZANTE



Scanzi: “L’Unità pare un raggelante mix tra una frase-Smemoranda di Farinetti, una strofa minore di Jovanotti e i baci Perugina.

Però peggio. Molto peggio - Più che un quotidiano dalla nobile tradizione, sembra oggi un covo di bimbominkia renziani fuori tempo massimo"...



Caro Dago,

nel mio romanzo "La vita è un ballo fuori tempo" mi sono divertito a inventare un quotidiano ("La Patria") eccessivamente e insopportabilmente filogovernativo, che straparla di ottimismo e speranza, bene e positività, e che si riduce a pubblicare tutto quello che desiderano il Premier Bacarozzi e la Ministra delle Riforme del Bene Elena Pia Bozzo.


Credevo di avere esagerato, ma ho subito cambiato idea quando ho visto l'attuale Unità. La realtà, del resto, supera quasi sempre la fantasia (e la farsa). Soprattutto in Italia.



Mario Giordano sul Giornale e Daniela Ranieri sul Fatto hanno ampiamente crivellato l'imbarazzante pagina delle lettere curata da Renzi su L'Unità, una roba al cui confronto Zdanov era illuminato e il Minculpop era sin troppo tollerante.


C'era persino un lettore (come no) che rimpiangeva la chiusura di Europa, perversione che verosimilmente prova soltanto Stefano Menichini (che magari era pure l'autore della lettera sotto pseudonimo).

Renzi, al cui confronto il mio Bacarozzi - per quanto tronfio e ridicolo - assurge a statista, risponde ai fans con la nota pochezza di cui è goffamente intriso: cita Califano ("Tutto il resto è noia"), difende la riforma della scuola ed esorta a mangiare gnocco fritto perché lui lo fa sempre e neanche è ingrassato (deve avere degli specchi molto misericordiosi).

Il contenuto politico di Renzi è quello di un fan ripetente dei Righeira, che per darsi un tono ha imparato a memoria qualche testo a caso di Eros Ramazzotti. Poveraccio.


Appartengo ai tanti che, negli anni Novanta, compravano L'Unità anche solo per non perdersi nemmeno un numero della rubrica in prima pagina di Michele Serra.

Ho ancora la raccolta vhs dei film scelti da Walter Veltroni (e persino gli album Panini, ebbene sì lo confesso).

In tanti hanno scoperto Marco Travaglio con la sua rubrica sull'Unità.


Era un giornale molto bello, almeno fino alla direzione di Antonio Padellaro.

Poi, inesorabile, la slavina. Il crollo.

Ecco: L'Unità attuale riesce nel risultato apparentemente impossibile di peggiorare il livello già miserrimo degli ultimi anni.


E' una Pravda involontariamente comica, che sembra scritta e ancor peggio concepita dal ghostwriter di Pina Picierno.


In una pagina si parla di "ripresa", in quell'altra di "ottimismo".

Pare un raggelante mix tra una frase-Smemoranda di Farinetti, una strofa minore di Jovanotti e i baci Perugina.

Però peggio. Molto peggio.

Non stona, in tal contesto, qualche articolessa dei pretoriani debole del già debolissimo Renzi, tipo l'hooligan del niente Francesco Nicodemo, che prima della vittoria del "no" al referendum greco maramaldeggiava contro Tsipras sicuro che avrebbero vinto i "sì": certa gente ha un talento accecante per non beccarne una, neanche per disgrazia.


Il buon Massimo Gramellini, non senza affetto, mi ha rivelato giorni fa di avere provocatoriamente proposto il mio nome ai nuovi capi de L'Unità come direttore.



Sarei stato, secondo lui, un buon agitatore e provocatore, in grado di trasformare quel giornale in una sorta di "Foglio di sinistra".


Ovviamente nessuno me l'ha proposto (sarebbe stato come chiedere a Zeman di allenare la Juve) e, in ogni caso, non ne sarei stato minimamente in grado.


Non ho né la voglia né il talento per farlo


E - soprattutto - neanche ci penso a lasciare Il Fatto, l'unico giornale in cui posso e potrei scrivere (in assoluta libertà). Devo però anche dire che, visto il risultato finale, fare peggio sarebbe stato impossibile. Persino Rondolino avrebbe volato più alto (forse).



Il mio - e non solo mio - dolore autentico nel vedere com'è ridotta L'Unità attuale è acuito dal fatto che, in quel giornale, scrivono qua e là giornalisti dotati e meritevoli di ogni fortuna, solo che vengono travolti pure loro dalla smisurata pochezza del contesto generale.

PIù che un quotidiano dalla nobile tradizione, L'Unità sembra oggi un covo di bimbominkia renziani fuori tempo massimo.

E non lo scrivo certo con gioia.


La direzione attuale pare quasi bearsi di non essere mai stata intaccata da qualsivoglia desiderio di onestà intellettuale: povera Unità, povera "sinistra".


E più che altro povero Antonio Gramsci.
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Re: Renzi

Messaggio da paolo11 »

Renzi: Nel 2016 aboliremo l'Imu
Renzi: "Nel 2016 aboliremo la tassa sulla prima casa"
Il premier all'apertura dell'assemblea nazionale Pd: "Per 5 anni avremo un impegno di riduzione delle tasse che non ha paragoni nella storia repubblicana di questo paese". Ecco quali tasse cadranno
Renzi: Nel 2016 aboliremo l'Imu

L'indiscrezione era stata lanciata dal Foglio e il quotidiano fondato da Giuliana Ferrara ci aveva visto giusto: nel 2016 l'imu andrà in soffitta. La conferma ufficiale è arrivata pochi minuti fa da Matteo Renzi che ha parlato all'assemblea nazionale del Partito Democratico, a Milano.

Il premier ha annunciato una vera e propria rivoluzione copernicana in ambito fiscale: "Se continueremo a tenere in pista il cantiere delle riforme, come credo, nel 2016 faremo una sforbiciata delle tasse che proseguirà nel 2017-18 in maniera puntuale", ha annunciato Renzi.

"Per 5 anni avremo un impegno di riduzione delle tasse che non ha paragoni nella storia repubblicana di questo paese. Una rivoluzione copernicana, senza aumentare il debito". Nel dettaglio, ha detto Renzi, il piano prevede "l’eliminazione della tassa sulla prima casa, l’Imu agricola e sugli imbullonati".

Ma potrebbero cadere anche altre imposte, come l'Irap, l'odiatatissima tassa sul lavoro. Secondo Il Foglio il valore totale dei tagli alle tasse si aggirerebbe sui 30 miliardi di euro. Una mossa "speculare a quella fatta in campagna elettorale da Berlusconi nel 2006 e nel 2013, potrebbe avere l’effetto di riscaldare i cuori dell`elettorato berlusconiano, in cerca di un autore non salviniano.

E in prospettiva permetterebbe anche - dettaglio non secondario - di offrire al gruppo di quei parlamentari (Forza Italia, Lega, Gal) tentati di appoggiare il governo un pretesto utile per avvicinarsi con maggiore velocità alla maggioranza renziana".
La diminuzione delle tasse non sarà finanziata da tagli alla spesa pubblica, bensì da un aumento del deficit. L’idea di Renzi è di presentarsi in Europa, forte delle riforme già approvate, e chiedere "le stesse concessioni offerte negli ultimi anni alla Spagna e alla Francia - un aumento del deficit di due punti percentuali, dal valore di trenta miliardi di euro, da destinare interamente alla riduzione della pressione fiscale".
http://www.today.it/politica/renzi-imu-abolizione.html
----------------------------------------------------------
Ma se avanzano ancora soldi certe imprese dallo stato.
Poi parlavano che forse si doveva aumentare IVA al 25% ecc......
Ora se ne esce con questi provvedimenti.Se non attuati bisogna prenderlo a calci nel sedere e mandato subito a casa.
Ciao
Paolo11
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Re: Renzi

Messaggio da camillobenso »

In frantumi la fiducia in Renzi: in un anno ha perso 10 punti
Il premier non incanta più con le sue promesse. Perde consensi soprattutto tra i suoi: solo il 54% dei dem si fida di lui

Sergio Rame - Dom, 19/07/2015 - 19:19


Le mancate riforme, l'emergenza sicurezza, l'allarme immigrazione e la crisi economica che ancora devasta imprese, industrie e liberi professionisti.

Metteteci dentro pure la fallimentare politica estere e i continui scandali che attraversano il Partito democratico. Non dimenticate poi gli avvisi di garanzia che, un giorno sì e l'altro pure, fioccano su esponenti di spicco del governo. Tutto questo ha spinto gli italiani a non avere più alcuna fiducia in Matteo Renzi. Secondo le rilevazioni dell'Osservatorio tempo reale di Ipr Marketing, riportate dal Giorno, nel giro di un anno il premier avrebbe bruciato dieci punti che difficilmente riuscirà a riconquistare.

A settembre dello scorso anno Renzi poteva contare sul sostegno di oltre la metà degli elettori. Oggi a sostenerlo non sono più del 40% degli italiani. In questi pochi mesi, stando agli analisti di Ipr Marketing, sarebbe cresciuta la delusione per quelle promesse che il premier non è stato in grado di tradorre in fatti concreti. La rottamazione non c'è stata. E tantomeno la ripresa. A dimostrazione di questi nomeri è come gli italiani hanno preso l'ultima boutade del premier: la maxi riduzione delle tasse. Nemmeno i vertici del Nazareno credono che Renzi riuscirà a tagliare 50 miliardi nei prossimi cinque anni. Un programma troppo amibizioso, privo di coperture economiche e del via libera dell'Unione europea, che rischia di ritorcersi contro.

Stando al sondaggio riportato dal Giorno, a soffrire non è solo Renzi. Ormai è sotto gli occhi di tutti gli elettori la scarsa incisività del governo. Già lo scorso anno appena il 30% degli italiani aveva fiducia nei ministri di Renzi. Nel giro di un anno il risultato non è cambiato. Il ché significa che tutte le riforme sbandierate da Renzi non hanno per nulla inciso sugli italiani. E sono in particolar modo gli elettori del Pd quelli che hanno voltato le spalle al capo del governo. Tra i dem solo il 54% ha fiducia in Renzi: poco dopo le elezioni europee del 2014 era l'80%.

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 53374.html
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Re: Renzi

Messaggio da camillobenso »

INTERVISTA L’economista Vaciago su Renzi
“Inutile tagliare Imu e tasse
senza la lotta all’evasione ”



Che scoperta!

Poi c'è anche la corruzione. 60 mld.

Invce La Qualunque é fermo a : "Annunciaziò, annunciaziò, per i merli boccalò"


Se è tornato al primo La Qualunque deve sentire il peso delle difficoltà.
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Re: Renzi

Messaggio da camillobenso »

Governo Renzi? No, governo Alfano
Così Angelino prova a prendersi i meriti

Il ministro dell'Interno, invece di concentrarsi sulle proprie materie, adora spiegare che il premier sta in realtà realizzando il programma dell'Ncd. Nell'elenco mette di tutto: dalla legge contro la violenza di genere alla scuola pubblica e l'ultimo annuncio sulle tasse. Ma non dovrebbe invece provare a distinguersii?
di Susanna Turco
20 luglio 2015


Fatti i dovuti conti, manca giusto rivendichi di aver chiesto "prima lui” le dimissioni di Maurizio Lupi da ministro dei Trasporti. Per il resto, a sentire Angelino Alfano, ministro dell’Interno e leader dell’Ncd, pare che il governo sia in mano a lui, non a Renzi. Nel bene, soprattutto, vale a dire per le cose fatte: tutti temi che erano "nostri”, "già nel nostro programma”, o al massimo che "vanno a completarlo”. Quasi che, a dispetto dell’apparenza, il premier sia un burattino nelle mani di Angelino.

Strepitosa, in questo senso, l’affermazione fatta da Alfano alla Stampa: "Il taglio delle tasse contribuisce al completamento del programma di centrodestra”, spiega. Laddove "centrodestra” non è un lapsus, è una convinzione. Perché "quel taglio va ad aggiungersi all’eliminazione dell’articolo 18, alla responsabilità civile dei magistrati, al taglio di sei miliardi dell’Irap, al sostegno alla natalità e agli investimenti sulla sicurezza. Avevamo chiesto un intervento sulla tassazione della prima casa. E lo vogliamo anche sull’Imu agricola”, aggiunge Alfano perentorio, a spiegare che il suo programma è ben avanti, ma non è ancora concluso.

Ora, la sindrome de "l’avevo detto prima io”, in un partito che ha dovuto pretendere l’abbassamento della soglia di sbarramento dell’Italicum per il timore altrimenti di non superarlo, è comprensibile. Così come è ontologicamente necessario, essenziale, per la persona di Alfano, il tentativo di liberarsi da quella tenaglia da figlio di un dio minore, che lo stringe su qualsiasi tema tra Renzi da un lato, e Berlusconi dall’altro. Altrimenti detto con le parole perfide del leader leghista Salvini: "Alfano è il nulla, quindi il nulla può dichiarare quel che vuole”.

Ad andare a ritroso nel tempo, tuttavia, stupisce la pervicacia con la quale Alfano ha sostenuto che "il governo non è un monocolore Pd”, salvo poi accreditare lui stesso l’impressione del "monocolore” allineandosi in tutto e per tutto – con la pretesa appunto che fossero solo suoi – agli obiettivi che nel bene e nel male il governo Renzi ha raggiunto. Dovrebbe infatti sapere Alfano, per averlo imparato durante i precedenti anni di governo, che il ruolo dell’alleato di minoranza di un qualsiasi governo è uno solo: distinguersi. Il valore – come un tempo facevano l’Udc di Casini e l’An di Fini – non è sottolineare il 90 per cento dei provvedimenti sui quali si è d’accordo: ma, al contrario, fare la voce grossa su quel 5-10 per cento di disaccordo. Ciò che consente cioè al partito piccolo di conquistare visibilità, voti, potere di contrattazione.

Niente di tutto ciò. Saranno forse i molti anni trascorsi alla corte berlusconiana. Oppure quell’indole per la quale Angelino, prima, era soprannominato nel Pdl con disprezzo il "cameriere” e, poi, una volta divenuto "segretario” del Pdl, obbligava tutti a precisare "segretario politico” per togliere quell’impressione da passacarte e passa-telefonate che altrimenti gli restava appiccicata addosso.

Ma comunque, anche adesso che non è più il delfino di Berlusconi, Alfano non può e non riesce a mettersi contro al suo superiore: al massimo può dire essere farina del proprio sacco ciò che quell'altro fa. "Provvedimenti scritti con la mano destra”, è il suo modo di definirli: cioè attuati da Renzi, ma scritti da lui ("Renzi usa le nostre ricette”, è un altro tormentone”). "Al governo stiamo realizzando tutte cose non di sinistra”, proclamava ad Ancona a metà maggio, includendo nell’elenco persino "la difesa della scuola pubblica” e "il bonus di mezzo miliardo per le neo mamme”.

Latita al contrario, Alfano, non rivendica la sua impronta su tutto ciò che lo riguarda direttamente in quanto ministro: come l’immigrazione, per dire. Il rapporto con le procure. Le manganellate in piazza. Il caso Shalabayeva, destinato a restare nella memoria comune come un caso di scuola del non c’ero e se c’ero dormivo.

Ma di tutto il resto si vanta moltissimo: "C’è voluto un anno per dimostrare quanto la nostra presenza sia in grado di realizzare le ambizioni e le aspirazioni dei moderati italiani”, scriveva ispirato su Facebook il 22 febbraio, a un anno dalla nascita del governo Renzi, elencando fra l’altro "la legge contro la violenza di genere”, quella "contro la violenza negli stadi”, ma pure le liberalizzazioni, il rinnovo dell’eco bonus, il decreto contro il terrorismo internazionale, le "maggiori risorse per chi combatte la criminalità” e le facilitazioni per le ristrutturazioni. Tutte cose notoriamente di destra.

A novembre 2014, era lo stesso: "Nella legge di stabilità che sarà approvata c’è tanto di centrodestra, anzi posso dire che abbiamo realizzato molti punti del programma del Pdl, il partito per il quale siamo stati eletti”: e giù una nuova lista. Urrà. Ma ecco, il punto. Alfano vuole a tutti i costi dimostrare di non essere un traditore. Pare importargli più questo che non, per esempio, dare al proprio partito un afflato politico che superi il renzismo, che faccia guardare oltre. Non s’accorge che dell’accusa di traditore non importa più a nessuno: è passata in giudicato. Mentre serve nuova benzina per decidere dove portare l’Ncd, anziché plaudire ad esempio a una riforma della giustizia che lui, da Guardasigilli, non fu nemmeno capace di cominciare.

http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... =HEF_RULLO
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Re: Renzi

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Verdini, quinto processo e addio a Forza Italia
L’uomo del Nazareno e della P3 va verso Renzi


Fresco di rinvio a giudizio per bancarotta fraudolenta, l’ex coordinatore incontra Berlusconi. Dopo
due ore l’annuncio: “Posizioni troppo distanti, me ne vado”. D’Anna: “Noi nel governo? Mai dire mai”


“Le posizioni restano distanti, ti confermo l’intenzione di voler andare via. Ho i numeri per fare un gruppo”. Così Denis Verdini nel corso dell’incontro durato circa due ore con Silvio Berlusconi. Un incontro cordiale e corretto, riferiscono le fonti, in cui però le divergenze sulla linea politica sono rimaste inalterate. La riunione a palazzo Grazioli, a cui hanno preso parte oltre a Verdini e Berlusconi anche Fedele Confalonieri, Gianni Letta e Niccolò Ghedini, non è servita dunque a trovare un compromesso tra due posizioni ormai distanti


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Re: Renzi

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P3 (inchiesta)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Con il termine P3 si fa riferimento ad una inchiesta giudiziaria condotta dalla Procura della Repubblica di Roma su una presunta associazione segreta.

Secondo la procura la presunta associazione sarebbe finalizzata al pilotaggio di appalti, sentenze e al dossieraggio. Nel registro degli indagati stilato dalla procura figurano l'ex-coordinatore del PdL Denis Verdini, il senatore Marcello Dell'Utri, il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, il presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci, il coordinatore del PdL in Campania Nicola Cosentino, il faccendiere Flavio Carboni, l'imprenditore Arcangelo Martino e il magistrato tributarista Pasquale Lombardi. Questi ultimi tre, arrestati l'8 luglio 2010, vengono considerati i vertici dell'organizzazione[1].


L'inizio delle indagini

Nel maggio 2010, il faccendiere sardo Flavio Carboni, già imputato durante il processo Calvi, viene indagato per concorso in corruzione, nell'ambito di un'inchiesta sugli appalti per l'energia eolica in Sardegna, insieme ad alcuni personaggi di spicco della politica locale e nazionale. Secondo gli investigatori Carboni avrebbe influenzato decisioni riguardanti il settore delle energie rinnovabili, arrivando a indicare la nomina del presidente dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale, Ignazio Farris, anch'egli indagato. Dalle indagini emersero diversi incontri tra gli indagati, alcuni dei quali, secondo lo stesso Carboni, alla presenza del senatore Marcello Dell'Utri.[2] Ulteriori sviluppi hanno in seguito portato i magistrati inquirenti a ipotizzare i reati di riciclaggio e associazione per delinquere, in relazione alla scoperta di consistenti fondi (circa cinque milioni di euro) provenienti da aziende collegate alla criminalità organizzata.[3]

L'8 luglio 2010 Carboni, Martino e Lombardi vengono arrestati. Il gip giustifica l'ordinanza affermando che la sfera di influenza di Carboni non agiva solamente con iniziative volte a realizzare impianti di produzione di energia eolica in Sardegna, ottenendo la nomina di persone a lui gradite e in contatto con Cappellacci e Verdini. Sempre secondo il gip, infatti, Carboni avrebbe più volte, coadiuvato da Arcangelo Martino e dall'ex componente di commissioni tributarie Giovanni De Donato, provato a entrare nell'attività delle istituzioni, anche per quanto riguarda le decisioni giudiziarie. Nel settembre 2009 Carboni avrebbe fatto pressioni sui giudici della Corte Costituzionale per essere a conoscenza in anticipo dell'esito della sentenza sul Lodo Alfano, legge che prevedeva la sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato, tra le quali il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Carboni, a questo fine, avrebbe dato vita, nel marzo 2010, a riunioni private con Verdini, Dell'Utri, il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo e i magistrati Antonio Martone e Arcibaldo Miller. Carboni avrebbe agito per sostenere la riammissione della lista del Pdl del candidato di centrodestra per le elezioni regionali del 2010 e presidente della regione Lombardia Roberto Formigoni presso il TAR e, sempre per quanto riguarda le elezioni regionali italiane del 2010, tentando di supportare Nicola Cosentino come candidato presidente della Campania, screditando allo stesso tempo l'altro possibile candidato, oggi Presidente della Regione, Stefano Caldoro, attraverso la realizzazione di dossier su presunte frequentazioni di transessuali da parte dello stesso presidente della regione. Gli accusati sono sospettati anche di aver favorito la promozione a presidente della Corte d'appello di Milano del pm Alfonso Marra.[4]


La chiusura dell'inchiesta

Nell'agosto 2011 la Procura delle Repubblica di Roma annuncia di aver chiuso l'inchiesta (così denominata dalla stampa, in riferimento alla loggia P2 di Licio Gelli). Risultano indagati, oltre a Flavio Carboni, Arcangelo Martino e Pasquale Lombardi anche Denis Verdini, Marcello Dell'Utri, Ugo Cappellacci, Giacomo Caliendo e Nicola Cosentino.

https://it.wikipedia.org/wiki/P3_%28inchiesta%29
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