G R E C I A
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Re: G R E C I A
Il parere di Roberto Marchesi, politologo, studioso di macroeconomia
Tsipras come Renzi, ma il vero problema del debito greco è un altro
Zonaeuro
di Roberto Marchesi | 17 luglio 2015
Commenti (50)
Al tempo dei generali (che spesso comandavano più dei re) e delle guerre combattute al fronte (non in mezzo alla gente come ci siamo “evoluti” a fare oggi) quello che è successo mercoledì scorso al Parlamento greco si sarebbe chiamato “ritirata strategica”, o tuttalpiù “riposizionamento prudenziale”, ma oggi che (nei paesi “evoluti”) le guerre si fanno in modo del tutto diverso ed incruento (cioè nei notiziari Tv e nei media asserviti ai poteri forti) ottenendo di più, quello che è successo domenica può essere spiegato veramente solo leggendo le roventi dichiarazioni della presidente del Parlamento greco Konstantopolou, che ha gridato senza mezzi termini al colpo di Stato.
Colpo di Stato è una parola forte, ma è quella che spiega l’accaduto meglio di ogni altra.
Alexis Tsipras ha fatto una campagna politica di completa rottura contro quell’austerity che ha ridotto l’economia della Grecia ad uno straccio, poi ha persino indetto un referendum popolare per decidere con il conforto popolare sul da farsi. La disputa era molto seria: se cedevano i creditori dovevano cancellare ai debitori una buona parte del debito, se cedevano i debitori, i greci avrebbero dovuto inchinarsi ad una sostanziale perdita della propria sovranità.
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Adesso sappiamo chi ha vinto. Ma la sorpresa assoluta è stata l’inversione ad U del primo ministro Tsipras che, nonostante un risultato schiacciante dei NO nel referendum, e nonostante la sua lunga campagna politica di contrarietà a nuove misure di austerity, all’ultimo minuto si inchina alle richieste della Troika e chiede al Parlamento di votare a favore di tutte le richieste dei creditori. Una resa senza condizioni insomma, ma in gioco non c’era solo il debito greco, dietro le quinte c’era tutta la plutocrazia partitocratica globalizzata e Tsipras non ha esitato a gettare la spugna, sottomettendo tutto il popolo greco alla più umiliante delle sconfitte politiche ed economiche dal tempo dei romani.
Il suo stesso partito si spezza, ma chi se ne frega, quelli dell’opposizione, non fosse altro che per pure ragioni politiche, gli danno subito man forte e insieme vincono alla grande.
Per gli italiani è un film già visto, con Renzi che sale alla guida del Partito democratico grazie ad un programma di “sinistra” ma che poi, salito al potere, governa e attua riforme di destra che nemmeno i governi di centro-destra erano mai riusciti a far passare in tutto il dopo-guerra. E’ una storia questa che ormai, dalla caduta dell’Unione Sovietica in poi, si ripete un po’ troppo spesso per passare ancora inosservata. Da allora questi “scherzetti” compiuti nel ventre delle democrazie mature si ripetono con infallibile costanza e a vincere sono sempre gli stessi: gli alfieri del liberismo capitalista (anche se talvolta sono truccati da socialisti).
Facile prevedere su questa denuncia l’accusa di “dietrologia”, ma qui non c’è alcun racconto su fantasiose “Spectre” a sostenere questa accusa, c’e solo il dato di fatto di un sistema (quello capitalista) che non ha alcun bisogno di organizzarsi sotto un regime autoritario per fare quello che più gli conviene, anzi, ha proprio bisogno del contrario, ha solo bisogno della massima libertà per fare ciò che vuole senza remore e senza limiti, grazie al potere del denaro. Infatti è proprio quello che chiedono con insistenza, da Reagan in poi, i supercapitalisti globalizzati, riuscendoci benissimo.
Eppure dovrebbe essere ormai chiaro a tutti che la Grecia, anche con i nuovi mutui che ora le verranno accordati, non ce la farà mai, senza una ristrutturazione del debito, e senza un cambio di passo dell’Europa, ad uscire dalla fossa in cui l’euro l’ha cacciata. Non sono (solo) io a dirlo, lo dicono persino Lew (segretario al Tesoro Usa) e Draghi (presidente Bce).
Ma ciò che ha provocato il disastro della Grecia (e di buona parte del resto d’Europa) lo dicono solo pochi bravi economisti lontani dalle stanze del potere. L’accusa sui greci è che sono entrati nell’euro di “straforo” (barando) e con un debito troppo alto. Un po’ è vero, però il debito è “scoppiato” solo dopo le politiche di austerity che le sono state imposte. Vediamo ora cosa è successo alla Grecia a causa dell’euro.
Dal 2007 (anno di inizio della crisi Usa) fino al 2014 il dollaro si è svalutato contro l’euro fino al 50%. Per una economia come quella greca, molto dipendente dal turismo, è stata una botta mortale. Fosse stata legata al dollaro invece che all’euro, avrebbe avuto problemi minimi. Invece l’impossibilità di svalutare la propria moneta e le rigidità impostale dall’euro, hanno “costretto” i governi greci a far debiti per limitare i tagli. L’aumento dei debiti ha provocato il declassamento delle agenzie di rating, che ha alzato il costo del debito (per la gioia degli speculatori, che poi hanno rifilato quel debito alla Troika). La crisi ha fatto esplodere la disoccupazione, con conseguente drastica riduzione delle entrate fiscali. Ecc. ecc.
Si è insomma instaurata in Grecia una spirale depressiva peggiore di quella iniziata nel 1929 negli Usa. La colpa dunque, più che della Grecia, è dell’euro e dei vertici europei che hanno sbagliato (?!) tutto proprio nelle fasi più importanti della crisi. Perché l’euro ha aspettato 5 anni per riallinearsi sul dollaro? Perché l’Europa ha imposto sciagurate politiche di austerity a danno soprattutto delle economie più deboli proprio nel momento più sbagliato per farlo? Perché è stato addirittura messo un tetto al debito quando era (ed e!) necessario incrementare al massimo le politiche di investimento per ridurre gli effetti della crisi? Perche gli Usa hanno avviato gli aiuti del Quantitative Easing un anno dopo la recessione mentre l’Europa ha aspettato tre anni per farlo?
Io ho già risposto a queste domande, e ciò spiegherebbe anche il perché i greci sono rimasti stritolati in un gioco di potere e di interessi enormemente più grande di tutta la Grecia.
Dallas, Texas
Tsipras come Renzi, ma il vero problema del debito greco è un altro
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di Roberto Marchesi | 17 luglio 2015
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Al tempo dei generali (che spesso comandavano più dei re) e delle guerre combattute al fronte (non in mezzo alla gente come ci siamo “evoluti” a fare oggi) quello che è successo mercoledì scorso al Parlamento greco si sarebbe chiamato “ritirata strategica”, o tuttalpiù “riposizionamento prudenziale”, ma oggi che (nei paesi “evoluti”) le guerre si fanno in modo del tutto diverso ed incruento (cioè nei notiziari Tv e nei media asserviti ai poteri forti) ottenendo di più, quello che è successo domenica può essere spiegato veramente solo leggendo le roventi dichiarazioni della presidente del Parlamento greco Konstantopolou, che ha gridato senza mezzi termini al colpo di Stato.
Colpo di Stato è una parola forte, ma è quella che spiega l’accaduto meglio di ogni altra.
Alexis Tsipras ha fatto una campagna politica di completa rottura contro quell’austerity che ha ridotto l’economia della Grecia ad uno straccio, poi ha persino indetto un referendum popolare per decidere con il conforto popolare sul da farsi. La disputa era molto seria: se cedevano i creditori dovevano cancellare ai debitori una buona parte del debito, se cedevano i debitori, i greci avrebbero dovuto inchinarsi ad una sostanziale perdita della propria sovranità.
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Adesso sappiamo chi ha vinto. Ma la sorpresa assoluta è stata l’inversione ad U del primo ministro Tsipras che, nonostante un risultato schiacciante dei NO nel referendum, e nonostante la sua lunga campagna politica di contrarietà a nuove misure di austerity, all’ultimo minuto si inchina alle richieste della Troika e chiede al Parlamento di votare a favore di tutte le richieste dei creditori. Una resa senza condizioni insomma, ma in gioco non c’era solo il debito greco, dietro le quinte c’era tutta la plutocrazia partitocratica globalizzata e Tsipras non ha esitato a gettare la spugna, sottomettendo tutto il popolo greco alla più umiliante delle sconfitte politiche ed economiche dal tempo dei romani.
Il suo stesso partito si spezza, ma chi se ne frega, quelli dell’opposizione, non fosse altro che per pure ragioni politiche, gli danno subito man forte e insieme vincono alla grande.
Per gli italiani è un film già visto, con Renzi che sale alla guida del Partito democratico grazie ad un programma di “sinistra” ma che poi, salito al potere, governa e attua riforme di destra che nemmeno i governi di centro-destra erano mai riusciti a far passare in tutto il dopo-guerra. E’ una storia questa che ormai, dalla caduta dell’Unione Sovietica in poi, si ripete un po’ troppo spesso per passare ancora inosservata. Da allora questi “scherzetti” compiuti nel ventre delle democrazie mature si ripetono con infallibile costanza e a vincere sono sempre gli stessi: gli alfieri del liberismo capitalista (anche se talvolta sono truccati da socialisti).
Facile prevedere su questa denuncia l’accusa di “dietrologia”, ma qui non c’è alcun racconto su fantasiose “Spectre” a sostenere questa accusa, c’e solo il dato di fatto di un sistema (quello capitalista) che non ha alcun bisogno di organizzarsi sotto un regime autoritario per fare quello che più gli conviene, anzi, ha proprio bisogno del contrario, ha solo bisogno della massima libertà per fare ciò che vuole senza remore e senza limiti, grazie al potere del denaro. Infatti è proprio quello che chiedono con insistenza, da Reagan in poi, i supercapitalisti globalizzati, riuscendoci benissimo.
Eppure dovrebbe essere ormai chiaro a tutti che la Grecia, anche con i nuovi mutui che ora le verranno accordati, non ce la farà mai, senza una ristrutturazione del debito, e senza un cambio di passo dell’Europa, ad uscire dalla fossa in cui l’euro l’ha cacciata. Non sono (solo) io a dirlo, lo dicono persino Lew (segretario al Tesoro Usa) e Draghi (presidente Bce).
Ma ciò che ha provocato il disastro della Grecia (e di buona parte del resto d’Europa) lo dicono solo pochi bravi economisti lontani dalle stanze del potere. L’accusa sui greci è che sono entrati nell’euro di “straforo” (barando) e con un debito troppo alto. Un po’ è vero, però il debito è “scoppiato” solo dopo le politiche di austerity che le sono state imposte. Vediamo ora cosa è successo alla Grecia a causa dell’euro.
Dal 2007 (anno di inizio della crisi Usa) fino al 2014 il dollaro si è svalutato contro l’euro fino al 50%. Per una economia come quella greca, molto dipendente dal turismo, è stata una botta mortale. Fosse stata legata al dollaro invece che all’euro, avrebbe avuto problemi minimi. Invece l’impossibilità di svalutare la propria moneta e le rigidità impostale dall’euro, hanno “costretto” i governi greci a far debiti per limitare i tagli. L’aumento dei debiti ha provocato il declassamento delle agenzie di rating, che ha alzato il costo del debito (per la gioia degli speculatori, che poi hanno rifilato quel debito alla Troika). La crisi ha fatto esplodere la disoccupazione, con conseguente drastica riduzione delle entrate fiscali. Ecc. ecc.
Si è insomma instaurata in Grecia una spirale depressiva peggiore di quella iniziata nel 1929 negli Usa. La colpa dunque, più che della Grecia, è dell’euro e dei vertici europei che hanno sbagliato (?!) tutto proprio nelle fasi più importanti della crisi. Perché l’euro ha aspettato 5 anni per riallinearsi sul dollaro? Perché l’Europa ha imposto sciagurate politiche di austerity a danno soprattutto delle economie più deboli proprio nel momento più sbagliato per farlo? Perché è stato addirittura messo un tetto al debito quando era (ed e!) necessario incrementare al massimo le politiche di investimento per ridurre gli effetti della crisi? Perche gli Usa hanno avviato gli aiuti del Quantitative Easing un anno dopo la recessione mentre l’Europa ha aspettato tre anni per farlo?
Io ho già risposto a queste domande, e ciò spiegherebbe anche il perché i greci sono rimasti stritolati in un gioco di potere e di interessi enormemente più grande di tutta la Grecia.
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Re: G R E C I A
Preferibile l'analisi che fa Ricci , (vedi Europa). Tsipras oggi ha tentato , ma non è riuscito, non aveva altre alternative e almeno è riuscito a porre il problema del debito che attualmente è all'ordine del giorno,Tsipras come Renzi, ma il vero problema del debito greco è un altro
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di Roberto Marchesi | 17 luglio 2015
non calza il paragone con Renzi che non ha tentato niente.
Tsipras deve preparare il terreno assieme agli altri paesi deboli in Europa , quindi deve attendere che anche in quei paesi si formi una maggioranza (diciamo di sinistra?) favorevole per un'Altra Europa, dopo sipotrà trattare da una posizione di forza
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Re: G R E C I A
iao iospero.Pensi che Obama non abbia esercitato pressioni verso la Germania?
Io penso proprio di si.Motivo: la Grecia si sarebbe rivolta alla Russia, questo voleva dire staccarsi dalla Nato e magari in futuro metterci qualche base militare con armamenti Atomici.
Ciao
Paolo11
Io penso proprio di si.Motivo: la Grecia si sarebbe rivolta alla Russia, questo voleva dire staccarsi dalla Nato e magari in futuro metterci qualche base militare con armamenti Atomici.
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Paolo11
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Re: G R E C I A
Grecia, parla Varoufakis: “Nessuno crede a questo accordo. Tsipras si è arreso, io resto e combatto per la causa del Paese”
Zonaeuro
Intervista all'ex ministro delle Finanze, accompagnato dal premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz. Rimorsi? "Nessuno, noi siamo le vittime. Le istituzioni ci hanno maltrattato e soffocato. Alexis si è reso conto di avere una pistola puntata". Quanto al futuro, sarà dentro Syriza: "Penso di essere il parlamentare più votato di tutta Grecia nelle ultime elezioni. Dagli ultimi eventi il mio ruolo esce rafforzato"
di Cosimo Caridi | 19 luglio 2015
Articolo + Video
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07 ... e/1887971/
Zonaeuro
Intervista all'ex ministro delle Finanze, accompagnato dal premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz. Rimorsi? "Nessuno, noi siamo le vittime. Le istituzioni ci hanno maltrattato e soffocato. Alexis si è reso conto di avere una pistola puntata". Quanto al futuro, sarà dentro Syriza: "Penso di essere il parlamentare più votato di tutta Grecia nelle ultime elezioni. Dagli ultimi eventi il mio ruolo esce rafforzato"
di Cosimo Caridi | 19 luglio 2015
Articolo + Video
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Re: G R E C I A
IL CASO
Il voltafaccia dell’Fmi sconcerta Berlino era stata la Germania a volerlo a bordo
Ma il Fondo Monetario gioca a fianco di Schaeuble o contro di lui? Era stato lui, insieme alla Merkel, a volerlo coinvolgere nel salvataggio della Grecia nel 2010, in quanto gestore attento di prestiti condizionati (ne ha fatti a mezzo mondo, Italia compresa negli anni ‘70) e soprattutto custode del rigore.
Invece all’improvviso la settimana scorsa, la doccia fredda: il Fmi non parteciperà al terzo bailout se questo non prevederà la ristrutturazione del debito, esattamente la misura che Schaeuble avversa in modo ultradeciso.
Gli europei, compreso Schaeuble, contavano su almeno 16,4 miliardi, che si dovevano aggiungere a quelli già corrisposti.
L’Fmi ha finora partecipato al rifinanziamento di Atene per 26,7 miliardi, e di questi deve riaverne 21, dei quali 2 già scaduti.
Qui la situazione si fa ingarbugliata: anche volendo, l’Fmi non può prestare fondi a chi è in arretrato, e quindi appena partirà il bridge loan d’emergenza, la prima cosa che la Grecia dovrà fare sarà saldare quest’arretrato nonché i 3,5 miliardi che scadono oggi per la Bce.
Dopodiché, nelle intenzioni, si dovrebbe avviare il grosso dei finanziamenti: l’Europa contava sul contributo del Fondo ma ora tutto torna in discussione.
C’è il rischio di dover reimpostare il bailout su una base inferiore o rialzare la quota a carico dell’Europa, tutte ipotesi assai difficili politicamente. Sulle genesi di questo volte-face si discute animosamente nelle cancellerie, a partire da quella tedesca.
La Lagarde non ha partecipato ai summit finali ma era perfettamente informata del corso delle discussioni, compresi i riferimenti alla Troika.
Insomma, sapeva dove si sarebbe andati a parare.
Ma nelle stesse ore all’interno del Fondo sono riaffiorate le polemiche sull’intervento in Grecia, il più massiccio mai intrapreso in 70 anni di storia, e i timori dei membri deboli, in molti casi più deboli della Grecia, di essere danneggiati dall’eccessiva esposizione su Atene.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Ma dov'era andata a finire questa Grecia?
Tutto questo stà a dimostrare che se un popolo abbassa la guardia e lascia e/o delega ad altri quello che lui stesso dovrebbe controllare, qui la democrazia va a farsi fottere e quindi .
Ora qui diventa dura per i greci ma purtroppo e' un male che pure loro se l'hanno voluto.
Un popolo che doveva essere fiero delle sue origini i cui antenati costruirono un modello di struttura impostato sulla partecipazione dei loro abitanti alla vita politica.
Ora dove sono andate a finire queste Demos, Kratia e Polis ?
Certamente bisognerà andargli incontro ma devono e dovremmo sapere pure noi che nulla ci sarà dato ma tutto si conquista con la sola partecipazione. Al di fuori di questo, le situazioni attuali si ripeteranno e sarebbe da scellerati poi lamentarsi
un salutone
Il voltafaccia dell’Fmi sconcerta Berlino era stata la Germania a volerlo a bordo
Ma il Fondo Monetario gioca a fianco di Schaeuble o contro di lui? Era stato lui, insieme alla Merkel, a volerlo coinvolgere nel salvataggio della Grecia nel 2010, in quanto gestore attento di prestiti condizionati (ne ha fatti a mezzo mondo, Italia compresa negli anni ‘70) e soprattutto custode del rigore.
Invece all’improvviso la settimana scorsa, la doccia fredda: il Fmi non parteciperà al terzo bailout se questo non prevederà la ristrutturazione del debito, esattamente la misura che Schaeuble avversa in modo ultradeciso.
Gli europei, compreso Schaeuble, contavano su almeno 16,4 miliardi, che si dovevano aggiungere a quelli già corrisposti.
L’Fmi ha finora partecipato al rifinanziamento di Atene per 26,7 miliardi, e di questi deve riaverne 21, dei quali 2 già scaduti.
Qui la situazione si fa ingarbugliata: anche volendo, l’Fmi non può prestare fondi a chi è in arretrato, e quindi appena partirà il bridge loan d’emergenza, la prima cosa che la Grecia dovrà fare sarà saldare quest’arretrato nonché i 3,5 miliardi che scadono oggi per la Bce.
Dopodiché, nelle intenzioni, si dovrebbe avviare il grosso dei finanziamenti: l’Europa contava sul contributo del Fondo ma ora tutto torna in discussione.
C’è il rischio di dover reimpostare il bailout su una base inferiore o rialzare la quota a carico dell’Europa, tutte ipotesi assai difficili politicamente. Sulle genesi di questo volte-face si discute animosamente nelle cancellerie, a partire da quella tedesca.
La Lagarde non ha partecipato ai summit finali ma era perfettamente informata del corso delle discussioni, compresi i riferimenti alla Troika.
Insomma, sapeva dove si sarebbe andati a parare.
Ma nelle stesse ore all’interno del Fondo sono riaffiorate le polemiche sull’intervento in Grecia, il più massiccio mai intrapreso in 70 anni di storia, e i timori dei membri deboli, in molti casi più deboli della Grecia, di essere danneggiati dall’eccessiva esposizione su Atene.
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Ma dov'era andata a finire questa Grecia?
Tutto questo stà a dimostrare che se un popolo abbassa la guardia e lascia e/o delega ad altri quello che lui stesso dovrebbe controllare, qui la democrazia va a farsi fottere e quindi .
Ora qui diventa dura per i greci ma purtroppo e' un male che pure loro se l'hanno voluto.
Un popolo che doveva essere fiero delle sue origini i cui antenati costruirono un modello di struttura impostato sulla partecipazione dei loro abitanti alla vita politica.
Ora dove sono andate a finire queste Demos, Kratia e Polis ?
Certamente bisognerà andargli incontro ma devono e dovremmo sapere pure noi che nulla ci sarà dato ma tutto si conquista con la sola partecipazione. Al di fuori di questo, le situazioni attuali si ripeteranno e sarebbe da scellerati poi lamentarsi
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Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: G R E C I A
Le Città Stato greche non brillarono mai per un'oculata gestione dell'economia neanche nell'antichità figuriamoci oggi che dopo millenni d'invasioni di greco antico non gli è rimasto praticamente niente...
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Re: G R E C I A
“Cent co, cent crap;” …comincia così un vecchio detto meneghino, e poi prosegue in http://www.scienafregia.it/proverbi/?ID=40, per chi ne vuole sapere di più sui vecchi detti di queste parti.
Ovvero...
Cento menti, cento teste,………………..
Questo per dire:
Cento persone che pensano nella stessa maniera fanno cento belle idee,
Cento persone che pensano tutte in maniera diversa faranno anche duecento idee, ma nessuna accettabile per andare d'accordo tutti.
L’intervento di Paolo Barnard va preso con le pinze perché Barnard sostiene l’uscita dall’euro, e pertanto credo che il suo pensiero, sia zavorrato da questo credo.
Vivere su questo pianeta è veramente difficile.
^^^^^^^^
Barnard: infame bugiardo, Varoufakis ha tradito la Grecia
Scritto il 21/7/15 • LIBRE nella Categoria: segnalazioni
E’ stato osceno per me assistere alla sceneggiata dell’ex ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis che di fronte ai media internazionali salta in sella alla sua moto e, da eroe spartano dissidente combattente del Popolo greco, lascia il suo governo in un tripudio di “eroe!”, “coraggioso!”, “grande vero politico!” da parte di tutta la stampa internazionale, bloggers e fessi assortiti, i quali tutto dicono e scrivono ma nulla sanno di cosa veramente successe.
Yanis è un falsario, di proporzioni disgustose.
Lui e Tsipras hanno giocato le parti da film poliziesco di Hollywood con una maestria eccezionale: il ‘bad cop’ & il ‘good cop’, cioè il poliziotto cattivo (Tsipras che si vende alla Troika) e quello buono (Varoufakis che brandendo la dignità greca sbatte la porta in faccia alla Troika).
Ma entrambi sono in realtà nello stesso team, e il team si chiama: Grecia nell’Eurozona a tutti i costi.
Sangue nelle strade? Olocausto di un popolo? Non importa. Lasciare l’Inferno dell’euro non si considera neppure.
In metafora: si rimane ad Auschwitz, con Tsipras che accetta i forni crematori con un piccolo sconto, mentre Varoufakis li rifiuta categorico e opta per la fucilazione di massa. Ma sempre dentro Auschwitz si sta.
Ecco, queste sono le proporzioni esatte della vergogna storica dei due falsari. I rari squittii di Yanis sull’uscita dall’euro erano tutti falsi, e più sotto leggerete perché.
Per capire dove inizia l’infamia di Varoufakis e dove finisce, bastano due affermazioni: Sì a Lazard – No a Warren Mosler. E ora la storia. Il 25 gennaio 2015 Syriza vince le elezioni greche, imponendosi come primo partito e ottenendo il 36,3% dei voti.
Immediatamente dopo, il neo ministro delle finanze Yanis Varoufakis annuncia che Atene di nuovo assume l’agenzia globale di consulenze finanziarie Lazard per assistere il suo governo nei negoziati coi creditori della Grecia già ridotta a una Dresda sociale. Eccovi Lazard.
Il braccio armato di Lazard, quello che fa milioni di dollari con consulenze ai governi indebitati, si trova a Parigi, ed è guidato da un certo Matthieu Pigasse. Pigasse è un devoto socialista francese della scuola ultra-neoliberista e pro mercato di François Mitterrand, che fu amico personale di un altro falco di destra finanziaria, l’ex presidente Sarkozy, mentre oggi va a braccetto strettissimo con l’attuale presidente Hollande, uno dei maggiori CREDITORI creditori della Grecia.
Conflitto d’interessi?
Certo, infatti dovete sapere che prima di Varoufakis un altro governo greco aveva assunto Lazard, nel 2012, in occasione del mega ‘salvataggio’ (traduzione=ghigliottina) della Grecia da parte della Troika.
Fu in quella occasione che accadde una cosa che già avrebbe dovuto dissuadere Varoufakis dall’ingaggiarsi di nuovo con Lazard: l’International Financing Review rivelò allora che quando Lazard propose alla Troika qualcosa che suonava vagamente pro popolo greco, l’allora presidente francese Sarkozy chiamò il Chairman di Lazard e gli abbaiò: «Ricordati che la Francia è un tuo cliente 50 volte più grosso della Grecia! Calma i toni, bimbo!». Lazard chinò la testa all’istante e ritirò la proposta. Eh? Varoufakis? Ti giunge nuova?
No, falsario. Lazard nel 2011 aveva fatto una bella frittata in Spagna, naturalmente pagata dagli spagnoli della strada, quando fu consigliere della strafallita banca Bankia, col risultato che appena dopo un anno Madrid dovette salvare Bankia con 22.5 miliardi di euro di soldi pubblici. Lazard tocca la Gran Bretagna e fa un altro disastro per la gente comune: viene ingaggiata dal premier David Cameron per la privatizzazione delle poste inglesi, che avvenne con un prezzo per azione talmente stracciato che i contribuenti persero miliardi di sterline. Eh? Varoufakis? Ti giunge nuova? No, falsario.
Ma Lazard è anche quella dove lavorava Gerd Häusler, un direttore Senior del Institute of International Finance di Washington (Iif), il Re della speculazione sui derivati, ma soprattutto, e parlo del Iif, il difensore supremo di tutti i creditori privati della Grecia. Ma capite di cosa è composto il Dna di Lazard? E non facciamoci mancare nulla: in Lazard c’è passato anche Mark Walker, un bel campione della banca Rothschild che poi ha fatto i suoi danni sia in Grecia che a Cipro… e Varoufakis se li prende a consulenti. E Varoufakis crede che Lazard combatterà ‘a la Lord Byron’ per la Grecia e… che Lazard si farà nemici i tedeschi? la Merkel? la Deutsche Bank cresciuta dal Conte Dracula della speculazione Josef Ackermann, anche lui dentro fino al collo nel Iif? Cioè: TUTTI POTENZIALI FUTURI CLIENTI DI LAZARD tutti potenziali futuri clienti di Lazard ma con un valore di acquisto (cioè parcelle) che per Lazard è mille volte superiore alla Grecia?
Credevi che Lazard si dimenticasse di questo nei negoziati, Yanis, falsario? E tu tutte queste cose le sai.
Ma Cristo!, se sei devastato dalla Peste Nera non chiami i Monatti a farti da consulenti.
Cioè: se chi ti sta annientando è 1) un mondo della finanza impazzito, spietato (che deve essere distrutto per il bene del pianeta) e 2) mega governi nazistoidi e totalmente pro-finanza, NON CHIAMI non chiami ad aiutarti un frullato di Wall Street che vive a braccetto e A BUSTA PAGA a busta paga di quei mega governi.
Ma il gioco è ancora più perverso. Lazard, come già detto, aveva lavorato con Atene alla mega ristrutturazione del suo debito nel 2011-12, con un risultato che fu da tutti gli ‘esperti’ considerato storico. Lazard convinse infatti i creditori PRIVATI privati della Grecia a perdonargli il 75% del debito privato, che allora era di 206 miliardi. Un record mondiale. Per questo servizio Lazard intascò una parcella di 25 milioni di euro.
Ma attenzione: come sempre il ‘salvataggio’ della Grecia venne con condizioni di Austerità economiche atroci, che dal 2012 a oggi ha cacciato un quarto della popolazione dal lavoro, devastato ogni parametro economico del Paese (crescita, Pil, tassi sui titoli ecc.), aumentato la mortalità infantile del 40% e altri orrori noti. Bene. Risultato?
Che oggi la Grecia non solo è stata schiacciata come uno scarafaggio dalla Troika, ma quei privati che allora accettarono le perdite chieste da Lazard, oggi se le riprendono con mega interessi comprandosi una Grecia super svalutata a pezzetti ultra scontati, esattamente come si svuota un negozio in chiusura fallimentare, pagando una camicia da 60 euro solo 5.
Ecco il trucco. Lazard sa queste cose a memoria e Varoufakis anche! E tu Yanis te li riprendi? Delinquente è dirti pochissimo.
Poi… parte seconda. Yanis lungo tutta questa tragedia si accompagna a Lazard sull’assunto sacro e intoccabile, vera unica Bibbia di tutta la storia, che di uscire dall’Eurozona, stracciare i Trattati economicidi della Ue, e riprendersi la sovranità monetaria, è assolutamente escluso. Mentre era e rimane l’unica salvezza di quel paese.
Oggi Varoufakis in interviste cosiddette esclusive ci confessa che a un certo punto dei negoziati la sua sensazione fu “che era tutta una trappola già pronta”. Ma dai Yanis? Ehhh!!! Io il 25 febbraio 2015 scrissi questo articolo: “Mesi prima del gennaio 2015, era deciso che la Grecia era fottuta. Tsipras dormiva”. Leggetelo su paolobarnard.info.
Draghi della Bce aveva già deciso nel 2014 che la Grecia era a priori tagliata fuori da qualsiasi aiuto da parte della portaerei nucleare dell’euro, la Banca Centrale Europea appunto, che ha un potere infinito di emissione e salvataggio su diversi piani e che poteva salvare la Grecia in un quarto d’ora.
Era tutto già deciso un anno fa quasi, ma Yanis poverino se ne accorge nella primavera di quest’anno, lui, un ministro delle finanze. Buffone bugiardo.
Ma qui arriviamo al fondo del pozzo nero delle menzogne e omissioni di Yanis Varoufakis.
Lui stesso, in un’intervista al “New Statesman”, rivela che per un attimo appena dopo le elezioni “avevamo pensato all’uscita dalla moneta unica”, con un piccolo team di consiglieri greci. Ma prosegue Yanis: “Però non ero sicuro di farcela. Perché gestire il collasso della moneta unica richiede un grado di competenza immane, e non sono sicuro che noi qui in Grecia l’abbiamo… SENZA L’AIUTO DI ESPERTI STRANIERI senza l’aiuto di esperti stranieri”. Era l’alba del 9 febbraio scorso, le 02,01 del mattino. Io scrivo a Varoufakis esattamente queste righe: “Yanis, chiama Mosler adesso! Paolo Barnard”. L’economista americano Warren Mosler è il maggior esperto al mondo di sovranità monetaria, di banche centrali, di gestione di crisi, e soprattutto è il massimo genio della ricostruzione economica per l’Interesse Pubblico. Era pronto a partire per Atene il giorno dopo col suo team di collaboratori come Pavlina Tcherneva, Stephanie Kelton, Mathew Forstater e altri accademici. Potevano letteralmente salvare la Grecia con la totale uscita dall’inferno dell’Eurozona.
Passano 14 minuti e ricevo da Varoufakis: “Hai un suo numero?”. Chiamo Mosler, che cade dalle nuvole, controllo il numero e lo mando a Yanis Varoufakis. Dopo 21 minuti Warren Mosler mi chiama dagli States. Si sono parlati al telefono, alle 2,30 del mattino europee, Warren ha 2 ore per mandare a Yanis un piano salva Grecia.
Lo fa, e me lo manda in copia. E’ fantastico. Io scendo nel bagno del pub e urlo, urlo e sbatto la testa contro le porte, e urlo ancora… Non ci posso credere, siamo a un millimetro dalla salvezza della Grecia e dalla fine del crimine contro l’umanità chiamato Eurozona.
Se Varoufakis e Tsipras ingaggiano Warren Mosler & Team, vi garantisco, l’Europa di Junker, Lagarde, Merkel, e degli altri porci sarà asfaltata al muro, letteralmente da scrostare con una squadra di muratori.
Passano 48 ore. Alle prime ore dei due giorni successivi la stampa mondiale annuncia: Tsipras e Varoufakis hanno incaricato l’economista americano Jamie Galbraith come consulente nei negoziati con la Troika.
Non una parola di Molser, che Yanis Varoufakis conosce benissimo e da cui è stato praticamente a lezione parecchi anni fa. Scrivo a Warren. Ho un senso di disperazione che mi sta squartando, voi non capite, e glielo scrivo. Warren Mosler mi risponde: “Io pure”.
Jamie Galbraith era senza dubbio un noto economista, ma non sapeva praticamente nulla di ciò che occorreva alla Grecia per fuggire dall’Olocausto cui ora è sottoposta. Per chi non è ferrato dell’economia di Warren Mosler, vi dico appena una cosa: l’applicazione anche solo di una piccola dose delle sue ricette economiche, ripeto solo una piccola dose e per poco tempo, in Argentina, portarono quel Paese dal default del 2001 a una crescita del 7% (!!) in soli 3 anni, nonostante il totale isolamento internazionale e la guerra feroce delle banche Usa.
Scrissi poi una mail oltre la disperazione a Yanis: “Associa Warren a Galbraith, è l’ultima speranza per i greci”. No risposta.
Il 15 di questo mese scrivo a Warren Mosler chiedendogli se almeno Varoufakis gli avesse poi scritto o detto due parole: “No, mai più sentito”, lapidario Mosler.
Ora a te signor Yanis Varoufakis, il bugiardo, falsario amico di Lazard Wall St. & soci, e colui che ha gettato al vento la salvezza di un intero popolo che solo un grande Team come quello di Warren Mosler poteva salvare.
E’ ignobile che tu oggi persino sorrida, per la tua coscienza putrefatta, non per altro. Non certo per i creduloni (in Italia guidati dal fesso austero prof. Rinaldi) che in giro per il mondo ti hanno applaudito come il neo Lord Byron ellenico.
Falsario ignobile, troppo vile per veramente ricacciare i padroni stranieri dal tuo paese.
La Grecia è morta ed è ora insalvabile. Le lacrime e gli strepiti non servono a nulla.
(Paolo Barnard, “Yanis Varoufakis: la vergogna, il falsario”, dal blog di Barnard del 20 luglio 2015).
Ovvero...
Cento menti, cento teste,………………..
Questo per dire:
Cento persone che pensano nella stessa maniera fanno cento belle idee,
Cento persone che pensano tutte in maniera diversa faranno anche duecento idee, ma nessuna accettabile per andare d'accordo tutti.
L’intervento di Paolo Barnard va preso con le pinze perché Barnard sostiene l’uscita dall’euro, e pertanto credo che il suo pensiero, sia zavorrato da questo credo.
Vivere su questo pianeta è veramente difficile.
^^^^^^^^
Barnard: infame bugiardo, Varoufakis ha tradito la Grecia
Scritto il 21/7/15 • LIBRE nella Categoria: segnalazioni
E’ stato osceno per me assistere alla sceneggiata dell’ex ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis che di fronte ai media internazionali salta in sella alla sua moto e, da eroe spartano dissidente combattente del Popolo greco, lascia il suo governo in un tripudio di “eroe!”, “coraggioso!”, “grande vero politico!” da parte di tutta la stampa internazionale, bloggers e fessi assortiti, i quali tutto dicono e scrivono ma nulla sanno di cosa veramente successe.
Yanis è un falsario, di proporzioni disgustose.
Lui e Tsipras hanno giocato le parti da film poliziesco di Hollywood con una maestria eccezionale: il ‘bad cop’ & il ‘good cop’, cioè il poliziotto cattivo (Tsipras che si vende alla Troika) e quello buono (Varoufakis che brandendo la dignità greca sbatte la porta in faccia alla Troika).
Ma entrambi sono in realtà nello stesso team, e il team si chiama: Grecia nell’Eurozona a tutti i costi.
Sangue nelle strade? Olocausto di un popolo? Non importa. Lasciare l’Inferno dell’euro non si considera neppure.
In metafora: si rimane ad Auschwitz, con Tsipras che accetta i forni crematori con un piccolo sconto, mentre Varoufakis li rifiuta categorico e opta per la fucilazione di massa. Ma sempre dentro Auschwitz si sta.
Ecco, queste sono le proporzioni esatte della vergogna storica dei due falsari. I rari squittii di Yanis sull’uscita dall’euro erano tutti falsi, e più sotto leggerete perché.
Per capire dove inizia l’infamia di Varoufakis e dove finisce, bastano due affermazioni: Sì a Lazard – No a Warren Mosler. E ora la storia. Il 25 gennaio 2015 Syriza vince le elezioni greche, imponendosi come primo partito e ottenendo il 36,3% dei voti.
Immediatamente dopo, il neo ministro delle finanze Yanis Varoufakis annuncia che Atene di nuovo assume l’agenzia globale di consulenze finanziarie Lazard per assistere il suo governo nei negoziati coi creditori della Grecia già ridotta a una Dresda sociale. Eccovi Lazard.
Il braccio armato di Lazard, quello che fa milioni di dollari con consulenze ai governi indebitati, si trova a Parigi, ed è guidato da un certo Matthieu Pigasse. Pigasse è un devoto socialista francese della scuola ultra-neoliberista e pro mercato di François Mitterrand, che fu amico personale di un altro falco di destra finanziaria, l’ex presidente Sarkozy, mentre oggi va a braccetto strettissimo con l’attuale presidente Hollande, uno dei maggiori CREDITORI creditori della Grecia.
Conflitto d’interessi?
Certo, infatti dovete sapere che prima di Varoufakis un altro governo greco aveva assunto Lazard, nel 2012, in occasione del mega ‘salvataggio’ (traduzione=ghigliottina) della Grecia da parte della Troika.
Fu in quella occasione che accadde una cosa che già avrebbe dovuto dissuadere Varoufakis dall’ingaggiarsi di nuovo con Lazard: l’International Financing Review rivelò allora che quando Lazard propose alla Troika qualcosa che suonava vagamente pro popolo greco, l’allora presidente francese Sarkozy chiamò il Chairman di Lazard e gli abbaiò: «Ricordati che la Francia è un tuo cliente 50 volte più grosso della Grecia! Calma i toni, bimbo!». Lazard chinò la testa all’istante e ritirò la proposta. Eh? Varoufakis? Ti giunge nuova?
No, falsario. Lazard nel 2011 aveva fatto una bella frittata in Spagna, naturalmente pagata dagli spagnoli della strada, quando fu consigliere della strafallita banca Bankia, col risultato che appena dopo un anno Madrid dovette salvare Bankia con 22.5 miliardi di euro di soldi pubblici. Lazard tocca la Gran Bretagna e fa un altro disastro per la gente comune: viene ingaggiata dal premier David Cameron per la privatizzazione delle poste inglesi, che avvenne con un prezzo per azione talmente stracciato che i contribuenti persero miliardi di sterline. Eh? Varoufakis? Ti giunge nuova? No, falsario.
Ma Lazard è anche quella dove lavorava Gerd Häusler, un direttore Senior del Institute of International Finance di Washington (Iif), il Re della speculazione sui derivati, ma soprattutto, e parlo del Iif, il difensore supremo di tutti i creditori privati della Grecia. Ma capite di cosa è composto il Dna di Lazard? E non facciamoci mancare nulla: in Lazard c’è passato anche Mark Walker, un bel campione della banca Rothschild che poi ha fatto i suoi danni sia in Grecia che a Cipro… e Varoufakis se li prende a consulenti. E Varoufakis crede che Lazard combatterà ‘a la Lord Byron’ per la Grecia e… che Lazard si farà nemici i tedeschi? la Merkel? la Deutsche Bank cresciuta dal Conte Dracula della speculazione Josef Ackermann, anche lui dentro fino al collo nel Iif? Cioè: TUTTI POTENZIALI FUTURI CLIENTI DI LAZARD tutti potenziali futuri clienti di Lazard ma con un valore di acquisto (cioè parcelle) che per Lazard è mille volte superiore alla Grecia?
Credevi che Lazard si dimenticasse di questo nei negoziati, Yanis, falsario? E tu tutte queste cose le sai.
Ma Cristo!, se sei devastato dalla Peste Nera non chiami i Monatti a farti da consulenti.
Cioè: se chi ti sta annientando è 1) un mondo della finanza impazzito, spietato (che deve essere distrutto per il bene del pianeta) e 2) mega governi nazistoidi e totalmente pro-finanza, NON CHIAMI non chiami ad aiutarti un frullato di Wall Street che vive a braccetto e A BUSTA PAGA a busta paga di quei mega governi.
Ma il gioco è ancora più perverso. Lazard, come già detto, aveva lavorato con Atene alla mega ristrutturazione del suo debito nel 2011-12, con un risultato che fu da tutti gli ‘esperti’ considerato storico. Lazard convinse infatti i creditori PRIVATI privati della Grecia a perdonargli il 75% del debito privato, che allora era di 206 miliardi. Un record mondiale. Per questo servizio Lazard intascò una parcella di 25 milioni di euro.
Ma attenzione: come sempre il ‘salvataggio’ della Grecia venne con condizioni di Austerità economiche atroci, che dal 2012 a oggi ha cacciato un quarto della popolazione dal lavoro, devastato ogni parametro economico del Paese (crescita, Pil, tassi sui titoli ecc.), aumentato la mortalità infantile del 40% e altri orrori noti. Bene. Risultato?
Che oggi la Grecia non solo è stata schiacciata come uno scarafaggio dalla Troika, ma quei privati che allora accettarono le perdite chieste da Lazard, oggi se le riprendono con mega interessi comprandosi una Grecia super svalutata a pezzetti ultra scontati, esattamente come si svuota un negozio in chiusura fallimentare, pagando una camicia da 60 euro solo 5.
Ecco il trucco. Lazard sa queste cose a memoria e Varoufakis anche! E tu Yanis te li riprendi? Delinquente è dirti pochissimo.
Poi… parte seconda. Yanis lungo tutta questa tragedia si accompagna a Lazard sull’assunto sacro e intoccabile, vera unica Bibbia di tutta la storia, che di uscire dall’Eurozona, stracciare i Trattati economicidi della Ue, e riprendersi la sovranità monetaria, è assolutamente escluso. Mentre era e rimane l’unica salvezza di quel paese.
Oggi Varoufakis in interviste cosiddette esclusive ci confessa che a un certo punto dei negoziati la sua sensazione fu “che era tutta una trappola già pronta”. Ma dai Yanis? Ehhh!!! Io il 25 febbraio 2015 scrissi questo articolo: “Mesi prima del gennaio 2015, era deciso che la Grecia era fottuta. Tsipras dormiva”. Leggetelo su paolobarnard.info.
Draghi della Bce aveva già deciso nel 2014 che la Grecia era a priori tagliata fuori da qualsiasi aiuto da parte della portaerei nucleare dell’euro, la Banca Centrale Europea appunto, che ha un potere infinito di emissione e salvataggio su diversi piani e che poteva salvare la Grecia in un quarto d’ora.
Era tutto già deciso un anno fa quasi, ma Yanis poverino se ne accorge nella primavera di quest’anno, lui, un ministro delle finanze. Buffone bugiardo.
Ma qui arriviamo al fondo del pozzo nero delle menzogne e omissioni di Yanis Varoufakis.
Lui stesso, in un’intervista al “New Statesman”, rivela che per un attimo appena dopo le elezioni “avevamo pensato all’uscita dalla moneta unica”, con un piccolo team di consiglieri greci. Ma prosegue Yanis: “Però non ero sicuro di farcela. Perché gestire il collasso della moneta unica richiede un grado di competenza immane, e non sono sicuro che noi qui in Grecia l’abbiamo… SENZA L’AIUTO DI ESPERTI STRANIERI senza l’aiuto di esperti stranieri”. Era l’alba del 9 febbraio scorso, le 02,01 del mattino. Io scrivo a Varoufakis esattamente queste righe: “Yanis, chiama Mosler adesso! Paolo Barnard”. L’economista americano Warren Mosler è il maggior esperto al mondo di sovranità monetaria, di banche centrali, di gestione di crisi, e soprattutto è il massimo genio della ricostruzione economica per l’Interesse Pubblico. Era pronto a partire per Atene il giorno dopo col suo team di collaboratori come Pavlina Tcherneva, Stephanie Kelton, Mathew Forstater e altri accademici. Potevano letteralmente salvare la Grecia con la totale uscita dall’inferno dell’Eurozona.
Passano 14 minuti e ricevo da Varoufakis: “Hai un suo numero?”. Chiamo Mosler, che cade dalle nuvole, controllo il numero e lo mando a Yanis Varoufakis. Dopo 21 minuti Warren Mosler mi chiama dagli States. Si sono parlati al telefono, alle 2,30 del mattino europee, Warren ha 2 ore per mandare a Yanis un piano salva Grecia.
Lo fa, e me lo manda in copia. E’ fantastico. Io scendo nel bagno del pub e urlo, urlo e sbatto la testa contro le porte, e urlo ancora… Non ci posso credere, siamo a un millimetro dalla salvezza della Grecia e dalla fine del crimine contro l’umanità chiamato Eurozona.
Se Varoufakis e Tsipras ingaggiano Warren Mosler & Team, vi garantisco, l’Europa di Junker, Lagarde, Merkel, e degli altri porci sarà asfaltata al muro, letteralmente da scrostare con una squadra di muratori.
Passano 48 ore. Alle prime ore dei due giorni successivi la stampa mondiale annuncia: Tsipras e Varoufakis hanno incaricato l’economista americano Jamie Galbraith come consulente nei negoziati con la Troika.
Non una parola di Molser, che Yanis Varoufakis conosce benissimo e da cui è stato praticamente a lezione parecchi anni fa. Scrivo a Warren. Ho un senso di disperazione che mi sta squartando, voi non capite, e glielo scrivo. Warren Mosler mi risponde: “Io pure”.
Jamie Galbraith era senza dubbio un noto economista, ma non sapeva praticamente nulla di ciò che occorreva alla Grecia per fuggire dall’Olocausto cui ora è sottoposta. Per chi non è ferrato dell’economia di Warren Mosler, vi dico appena una cosa: l’applicazione anche solo di una piccola dose delle sue ricette economiche, ripeto solo una piccola dose e per poco tempo, in Argentina, portarono quel Paese dal default del 2001 a una crescita del 7% (!!) in soli 3 anni, nonostante il totale isolamento internazionale e la guerra feroce delle banche Usa.
Scrissi poi una mail oltre la disperazione a Yanis: “Associa Warren a Galbraith, è l’ultima speranza per i greci”. No risposta.
Il 15 di questo mese scrivo a Warren Mosler chiedendogli se almeno Varoufakis gli avesse poi scritto o detto due parole: “No, mai più sentito”, lapidario Mosler.
Ora a te signor Yanis Varoufakis, il bugiardo, falsario amico di Lazard Wall St. & soci, e colui che ha gettato al vento la salvezza di un intero popolo che solo un grande Team come quello di Warren Mosler poteva salvare.
E’ ignobile che tu oggi persino sorrida, per la tua coscienza putrefatta, non per altro. Non certo per i creduloni (in Italia guidati dal fesso austero prof. Rinaldi) che in giro per il mondo ti hanno applaudito come il neo Lord Byron ellenico.
Falsario ignobile, troppo vile per veramente ricacciare i padroni stranieri dal tuo paese.
La Grecia è morta ed è ora insalvabile. Le lacrime e gli strepiti non servono a nulla.
(Paolo Barnard, “Yanis Varoufakis: la vergogna, il falsario”, dal blog di Barnard del 20 luglio 2015).
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Re: G R E C I A
Grecia, lo Tsipras II è appena nato ma già traballa. E rischia di non avere i voti
Zonaeuro
Mercoledì il premier deve ottenere il via libera al secondo pacchetto di riforme imposte dai creditori. Da cui ha stralciato le norme su baby pensioni, agricoltori e isole per paura di perdere l'appoggio delle opposizioni. Syriza potrebbe implodere e in caso di incidente parlamentare prenderebbe corpo l’ipotesi di voto a settembre. Intanto To Potami è già al lavoro per dar vita a un esecutivo pro Ue
di Francesco De Palo | 21 luglio 2015
Un governo debole, insicuro della propria tenuta già in occasione del voto di mercoledì sul secondo pacchetto di riforme da 970 pagine e con la consapevolezza di aver perso ancora del tempo prezioso. Ora, più che i creditori, è la politica a preoccupare sotto l’Acropoli. Lo Tsipras II è nato già morto, sentenziano alcuni commentatori. Proprio dopo aver “tagliato” le ali degli scissionisti di Syriza, e nonostante il sondaggio che dà il partito del premier al 42,5%, mancherebbero adesso i voti in Parlamento per far passare il memorandum e assicurare vitalità a un esecutivo oggetto di continue bordate (c’è anche un attore come viceministro alla previdenza sociale).
Questa la ragione alla base dello svuotamento del ddl in aula da domani, da cui sono state stralciate le disposizioni su baby pensioni, agricoltori e isole per paura che non lo votassero non solo i due partiti di governo ma nemmeno le opposizioni, che non vogliono scontentare il proprio elettorato. Tsipras per legge ha bisogno di almeno 120 voti: al di sotto di quella soglia il governo cade. Il minimo per l’approvazione di un provvedimento è 151. Se fino al referendum Syriza e Anel assieme ne contavano 161, dopo la “espulsione” dei ribelli Yanis Varoufakis e Panagiotis Lafazanis, passando per la presidente della camera Zoi Kostantopoulou, sono scesi a 123. Troppo pochi per dormire sonni tranquilli e attendere la scadenza elettorale.
Pubblicità
Ecco che in caso di incidente parlamentare nei prossimi giorni prenderebbe sempre più corpo l’ipotesi di voto a settembre con una data già fissata: il 13. Con un corollario fatto di pericolosi scatti in avanti, come un agosto praticamente tutto in campagna elettorale, per convincere i greci che quelle misure sono state “il male migliore per il Paese”. Ma con il rischio che Syriza imploda e perda per intero il proprio contenuto, trasformandosi sempre più in un partito di centro, un po’ come il Pasok, alla cui sinistra scalpita la pattuglia che vorrebbe Varoufakis alla guida di un movimento trasversale, riformista ma non piegato all’Ue.
“La Syriza partigiana deve essere abbinata con quella sociale – ha detto Tsipras quasi replicando agli scissionisti – per accogliere le preoccupazioni e le aspettative di decine di migliaia di persone comuni che ci sostengono con le loro speranze”. Se invece il governo terrà, giungendo indenne al 20 agosto (altra data cerchiata di rosso per rimborsi e ok definitivi al pacchetto intero di misure), allora si voterà in autunno, probabilmente a novembre. Ma più o meno con le stesse criticità per Tsipras. A supportare questa tesi la chiusura aprioristica dei partiti di opposizione: non scenderanno oggi a patti con il premier, come se il voto di una settimana fa sia stato un ossequio a Bruxelles più che la prova di una effettiva volontà di collaborare. Centristi, conservatori e socialisti infatti non hanno alcuna intenzione di farsi trascinare nelle sabbie mobili di una campagna elettorale dove, gioco forza, sarà lo stesso memorandum ad essere al centro di comizi e altre promesse.
Soprattutto il partito To Potami, guidato dal giornalista Stavros Theodorakis, è già al lavoro per coagulare una piattaforma riformista e unitaria (anche se ognuno andrà da solo con proprie liste) con l’intenzione, a urne chiuse, di dare vita a un esecutivo pro Ue e anti populismi che si distingua dalle “promesse irrealizzabili” di Syriza. E senza l’attuale premier. “Nessun’altra intesa senza riforme”, è la sua posizione. E ha già detto che voterà ‘sì’ solo agli impegni del primo ministro verso i partner internazionali per assicurare la partecipazione del paese alla zona euro, ma non sosterrà altri progetti di legge di natura governativa. Martedì, durante un’affollata conferenza stampa, Theodorakis ha chiesto a Tsipras come intende procedere su legge elettorale, premio di maggioranza e governabilità. Un altro indizio di come la politica (con i suoi riti e i nodi di candidature e collegi) sia tornata prepotentemente al centro della scena.
twitter @FDepalo
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07 ... i/1894169/
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Re: G R E C I A
Analisi, queste, troppo facili da fare ed adatte ai soliti maitre a penser del cacchio.camillobenso ha scritto:
Grecia, lo Tsipras II è appena nato ma già traballa. E rischia di non avere i voti
Zonaeuro
Mercoledì il premier deve ottenere il via libera al secondo pacchetto di riforme imposte dai creditori. Da cui ha stralciato le norme su baby pensioni, agricoltori e isole per paura di perdere l'appoggio delle opposizioni. Syriza potrebbe implodere e in caso di incidente parlamentare prenderebbe corpo l’ipotesi di voto a settembre. Intanto To Potami è già al lavoro per dar vita a un esecutivo pro Ue
di Francesco De Palo | 21 luglio 2015
Un governo debole, insicuro della propria tenuta già in occasione del voto di mercoledì sul secondo pacchetto di riforme da 970 pagine e con la consapevolezza di aver perso ancora del tempo prezioso. Ora, più che i creditori, è la politica a preoccupare sotto l’Acropoli. Lo Tsipras II è nato già morto, sentenziano alcuni commentatori. Proprio dopo aver “tagliato” le ali degli scissionisti di Syriza, e nonostante il sondaggio che dà il partito del premier al 42,5%, mancherebbero adesso i voti in Parlamento per far passare il memorandum e assicurare vitalità a un esecutivo oggetto di continue bordate (c’è anche un attore come viceministro alla previdenza sociale).
Questa la ragione alla base dello svuotamento del ddl in aula da domani, da cui sono state stralciate le disposizioni su baby pensioni, agricoltori e isole per paura che non lo votassero non solo i due partiti di governo ma nemmeno le opposizioni, che non vogliono scontentare il proprio elettorato. Tsipras per legge ha bisogno di almeno 120 voti: al di sotto di quella soglia il governo cade. Il minimo per l’approvazione di un provvedimento è 151. Se fino al referendum Syriza e Anel assieme ne contavano 161, dopo la “espulsione” dei ribelli Yanis Varoufakis e Panagiotis Lafazanis, passando per la presidente della camera Zoi Kostantopoulou, sono scesi a 123. Troppo pochi per dormire sonni tranquilli e attendere la scadenza elettorale.
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Ecco che in caso di incidente parlamentare nei prossimi giorni prenderebbe sempre più corpo l’ipotesi di voto a settembre con una data già fissata: il 13. Con un corollario fatto di pericolosi scatti in avanti, come un agosto praticamente tutto in campagna elettorale, per convincere i greci che quelle misure sono state “il male migliore per il Paese”. Ma con il rischio che Syriza imploda e perda per intero il proprio contenuto, trasformandosi sempre più in un partito di centro, un po’ come il Pasok, alla cui sinistra scalpita la pattuglia che vorrebbe Varoufakis alla guida di un movimento trasversale, riformista ma non piegato all’Ue.
“La Syriza partigiana deve essere abbinata con quella sociale – ha detto Tsipras quasi replicando agli scissionisti – per accogliere le preoccupazioni e le aspettative di decine di migliaia di persone comuni che ci sostengono con le loro speranze”. Se invece il governo terrà, giungendo indenne al 20 agosto (altra data cerchiata di rosso per rimborsi e ok definitivi al pacchetto intero di misure), allora si voterà in autunno, probabilmente a novembre. Ma più o meno con le stesse criticità per Tsipras. A supportare questa tesi la chiusura aprioristica dei partiti di opposizione: non scenderanno oggi a patti con il premier, come se il voto di una settimana fa sia stato un ossequio a Bruxelles più che la prova di una effettiva volontà di collaborare. Centristi, conservatori e socialisti infatti non hanno alcuna intenzione di farsi trascinare nelle sabbie mobili di una campagna elettorale dove, gioco forza, sarà lo stesso memorandum ad essere al centro di comizi e altre promesse.
Soprattutto il partito To Potami, guidato dal giornalista Stavros Theodorakis, è già al lavoro per coagulare una piattaforma riformista e unitaria (anche se ognuno andrà da solo con proprie liste) con l’intenzione, a urne chiuse, di dare vita a un esecutivo pro Ue e anti populismi che si distingua dalle “promesse irrealizzabili” di Syriza. E senza l’attuale premier. “Nessun’altra intesa senza riforme”, è la sua posizione. E ha già detto che voterà ‘sì’ solo agli impegni del primo ministro verso i partner internazionali per assicurare la partecipazione del paese alla zona euro, ma non sosterrà altri progetti di legge di natura governativa. Martedì, durante un’affollata conferenza stampa, Theodorakis ha chiesto a Tsipras come intende procedere su legge elettorale, premio di maggioranza e governabilità. Un altro indizio di come la politica (con i suoi riti e i nodi di candidature e collegi) sia tornata prepotentemente al centro della scena.
twitter @FDepalo
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07 ... i/1894169/
Son d'accordo con le affermazioni di Brancaccio in cui cita la faciloneria di certi giornalisti o altro, che ora additano come unico responsabile di tutto questo Tsipras.
Lui almeno ci ha provato ma nello stesso tempo si e' trovato da solo contro un gigante di questa portata.
La sinistra Europea dove stava in questo momento in cui Tsipras aveva assolutamente bisogno di un aiuto, magari anche morale?
Certamente bisogna dargli atto che ha provato ma direi ancor di piu' che ha osato dove altri nemmeno se lo sognavano(PD docet).
Ora la breccia e' stata aperta e per quanto piccola che sia e' sempre una breccia che invita altri ad addentrarsi in questo cammino.
Se esiste una vera sinistra, questa dovrebbe essere la prima ad accorgersi di questa prima che lo facciano altri che non hanno alcuna attinenza con i ns. progetti/obiettivi.
un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: G R E C I A
Se esiste una vera sinistra, questa dovrebbe essere la prima ad accorgersi di questa prima che lo facciano altri che non hanno alcuna attinenza con i ns. progetti/obiettivi.
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La sinistra europea non esiste.
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La sinistra europea non esiste.
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