Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Spesso si usa in modo improprio il termine “democrazia” per indicare il sistema politico in vigore nello stivale.
D’accordo che molti abbiano sostenuto che quanto accaduto negli ultimi 70 anni è dovuto al fatto che si tratta di una “giovane democrazia”, ma andare a votare periodicamente per eleggere i capi non vuol dire affatto credere di essere in una democrazia.
La democrazia è un modo di vivere più complesso,…più articolato che entra nel sistema sociale.
In questa fase politica, all’interno di Renzilandia, che sta operando per invertire il senso di percorrenza delle lancette dell’orologio della storia, dove con un consenso (sondaggi) del 31 %, che corrisponde al 16,6 % della popolazione abilitata al voto, si fa credere di essere all’interno di una “democrazia”.
E gli italiani ci credono pure, disposti a credere che gli asini volano.
In questo Paese l’estrema destra non ha mollato mai.
Quasi dopo vent’anni dalla caduta del fascismo hanno tentato di riportare indietro le lancette dell’orologio della storia, con il primo tentativo di colpo di stato nel 1964 con il generale dell’Arma dei Carabinieri, De Lorenzo e i suoi boys.
La successiva stagione stragista della “Strategia della tensione” ha rappresentato la fase successiva.
Ci si congratula che dopo 41 anni, la strage di Piazza della Loggia a Brescia abbia raggiunto finalmente la verità giudiziaria.
C’è ben poco da congratularsi.
Questo vuol dire che siamo all’interno di uno Stato parafascista, dove per 40 anni l’estrema destra fascista e i servizi segreti deviati sono riusciti a occultare la realtà costringendo lo Stato all'angolo.
Condannare all’ergastolo i responsabili che ora hanno 80 anni è un’ulteriore beffa.
^^^^^^^^^^^^
Giustizia & Impunità
Piazza della Loggia, un punto fermo nella storia di stragi senza colpevoli
di Gianni Barbacetto | 23 luglio 2015
Commenti (25)
Ci sono voluti 41 anni, tre inchieste e tredici processi per arrivare finalmente a una condanna per la strage di Brescia. Ergastolo per Carlo Maria Maggi, il capo della cellula veneta di Ordine Nuovo, e per Maurizio Tramonte, il fascista fonte “Tritone” dei servizi segreti. Erano stati assolti nella terza indagine sulla strage di piazza della Loggia. Poi la Cassazione ha cancellato l’assoluzione e ordinato un nuovo processo d’appello che ieri si è concluso con due ergastoli.
È provato, dunque, che l’esplosivo che uccise otto persone e ne ferì più di cento, quel 28 maggio 1974 a Brescia, è la gelignite conservata nella trattoria di Venezia “Scalinetto”, dove si ritrovavano gli uomini di Ordine Nuovo, e poi consegnata da Carlo Digilio a Marcello Soffiati, che la portò a Brescia. Soffiati e Digilio (l’unico condannato per la strage di piazza Fontana, di cui si era autoaccusato) sono morti, dunque non possono più essere condannati. Ma erano solo due militanti di Ordine Nuovo, che non potevano certo decidere da soli una strage come quella di Brescia. Era Maggi il capo della cellula veneta in grado di dare l’ordine.
Pubblicità
È Maggi infatti che il 25 maggio 1974, tre giorni prima della strage, in una riunione ad Abano Terme dice che bisogna fare un grande attentato, che bisogna proseguire nella strategia stragista iniziata il 12 dicembre 1969 in piazza Fontana a Milano: lo riferisce Tramonte, militante di Ordine Nuovo che era diventato un informatore del Sid (il servizio segreto militare) con il nome in codice di “fonte Tritone”. Il generale del Sid Gianadelio Maletti, che gestiva la fonte, la tenne nascosta e si guardò bene dal passare le informazioni di “Tritone”, preziosissime, ai magistrati che indagavano sulla strage. È il giudice istruttore di Milano Guido Salvini a scoprire, negli anni Novanta, chi è “Tritone”, che è così portato a giudizio.
Del ruolo di Maggi parlano anche altri due militanti di Ordine Nuovo, il veneto Nicola Rao e il milanese Pietro Battiston, in una conversazione intercettata nel 1995, in cui commentavano la partenza da Venezia, il giorno prima della strage di Brescia, di una valigia di esplosivo.
Tutto ciò non fu ritenuto sufficiente dai giudici del primo processo d’appello a Brescia, contraddetti dalla Cassazione. Ora la Corte d’assise d’appello di Milano ha messo un punto fermo in una lunga storia di stragi sempre senza colpevoli.
Soddisfatti, finalmente, i famigliari delle vittime. “La sentenza impone una profondissima riflessione su quegli anni dal ’69 al ’74”, ha dichiarato Manlio Milani. Il giudice Salvini oggi commenta: “Questo esito è il premio per un impegno, quello della Procura di Brescia, che non è mai venuto meno in tanti anni. Se la Procura di Milano avesse fatto altrettanto, credo che sarebbe stato possibile andare anche per piazza Fontana al di là di quella responsabilità storica che comunque le sentenze hanno accertato in modo indiscutibile nei confronti delle stesse cellule di Ordine Nuovo al centro del processo per piazza della Loggia”.
Il Fatto Quotidiano, 23 luglio 2015
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07 ... i/1899407/
D’accordo che molti abbiano sostenuto che quanto accaduto negli ultimi 70 anni è dovuto al fatto che si tratta di una “giovane democrazia”, ma andare a votare periodicamente per eleggere i capi non vuol dire affatto credere di essere in una democrazia.
La democrazia è un modo di vivere più complesso,…più articolato che entra nel sistema sociale.
In questa fase politica, all’interno di Renzilandia, che sta operando per invertire il senso di percorrenza delle lancette dell’orologio della storia, dove con un consenso (sondaggi) del 31 %, che corrisponde al 16,6 % della popolazione abilitata al voto, si fa credere di essere all’interno di una “democrazia”.
E gli italiani ci credono pure, disposti a credere che gli asini volano.
In questo Paese l’estrema destra non ha mollato mai.
Quasi dopo vent’anni dalla caduta del fascismo hanno tentato di riportare indietro le lancette dell’orologio della storia, con il primo tentativo di colpo di stato nel 1964 con il generale dell’Arma dei Carabinieri, De Lorenzo e i suoi boys.
La successiva stagione stragista della “Strategia della tensione” ha rappresentato la fase successiva.
Ci si congratula che dopo 41 anni, la strage di Piazza della Loggia a Brescia abbia raggiunto finalmente la verità giudiziaria.
C’è ben poco da congratularsi.
Questo vuol dire che siamo all’interno di uno Stato parafascista, dove per 40 anni l’estrema destra fascista e i servizi segreti deviati sono riusciti a occultare la realtà costringendo lo Stato all'angolo.
Condannare all’ergastolo i responsabili che ora hanno 80 anni è un’ulteriore beffa.
^^^^^^^^^^^^
Giustizia & Impunità
Piazza della Loggia, un punto fermo nella storia di stragi senza colpevoli
di Gianni Barbacetto | 23 luglio 2015
Commenti (25)
Ci sono voluti 41 anni, tre inchieste e tredici processi per arrivare finalmente a una condanna per la strage di Brescia. Ergastolo per Carlo Maria Maggi, il capo della cellula veneta di Ordine Nuovo, e per Maurizio Tramonte, il fascista fonte “Tritone” dei servizi segreti. Erano stati assolti nella terza indagine sulla strage di piazza della Loggia. Poi la Cassazione ha cancellato l’assoluzione e ordinato un nuovo processo d’appello che ieri si è concluso con due ergastoli.
È provato, dunque, che l’esplosivo che uccise otto persone e ne ferì più di cento, quel 28 maggio 1974 a Brescia, è la gelignite conservata nella trattoria di Venezia “Scalinetto”, dove si ritrovavano gli uomini di Ordine Nuovo, e poi consegnata da Carlo Digilio a Marcello Soffiati, che la portò a Brescia. Soffiati e Digilio (l’unico condannato per la strage di piazza Fontana, di cui si era autoaccusato) sono morti, dunque non possono più essere condannati. Ma erano solo due militanti di Ordine Nuovo, che non potevano certo decidere da soli una strage come quella di Brescia. Era Maggi il capo della cellula veneta in grado di dare l’ordine.
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È Maggi infatti che il 25 maggio 1974, tre giorni prima della strage, in una riunione ad Abano Terme dice che bisogna fare un grande attentato, che bisogna proseguire nella strategia stragista iniziata il 12 dicembre 1969 in piazza Fontana a Milano: lo riferisce Tramonte, militante di Ordine Nuovo che era diventato un informatore del Sid (il servizio segreto militare) con il nome in codice di “fonte Tritone”. Il generale del Sid Gianadelio Maletti, che gestiva la fonte, la tenne nascosta e si guardò bene dal passare le informazioni di “Tritone”, preziosissime, ai magistrati che indagavano sulla strage. È il giudice istruttore di Milano Guido Salvini a scoprire, negli anni Novanta, chi è “Tritone”, che è così portato a giudizio.
Del ruolo di Maggi parlano anche altri due militanti di Ordine Nuovo, il veneto Nicola Rao e il milanese Pietro Battiston, in una conversazione intercettata nel 1995, in cui commentavano la partenza da Venezia, il giorno prima della strage di Brescia, di una valigia di esplosivo.
Tutto ciò non fu ritenuto sufficiente dai giudici del primo processo d’appello a Brescia, contraddetti dalla Cassazione. Ora la Corte d’assise d’appello di Milano ha messo un punto fermo in una lunga storia di stragi sempre senza colpevoli.
Soddisfatti, finalmente, i famigliari delle vittime. “La sentenza impone una profondissima riflessione su quegli anni dal ’69 al ’74”, ha dichiarato Manlio Milani. Il giudice Salvini oggi commenta: “Questo esito è il premio per un impegno, quello della Procura di Brescia, che non è mai venuto meno in tanti anni. Se la Procura di Milano avesse fatto altrettanto, credo che sarebbe stato possibile andare anche per piazza Fontana al di là di quella responsabilità storica che comunque le sentenze hanno accertato in modo indiscutibile nei confronti delle stesse cellule di Ordine Nuovo al centro del processo per piazza della Loggia”.
Il Fatto Quotidiano, 23 luglio 2015
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Re: Diario della caduta di un regime.
Lentamente stiamo scivolando verso una forma di fascismo del terzo millennio.
Bavaglio del governo ai giornalisti d’inchiesta
Carcere per chi pubblica video e audio rubati
Blitz notturno sulla legge anti-intercettazioni: approvato emendamento Ncd che prevede la reclusione
per chi diffonde le conversazioni svolte di nascosto. Protesta M5s in commissione Giustizia della Camera
Carcere per chi fa video o registrazioni di nascosto “al fine di recare un danno alla reputazione”. La commissione Giustizia di Montecitorio ha approvato nella notte l’emendamento proposto da Area popolare (Ncd-Udc) al ddl Penale tra le proteste del M5s. Il governo ha deciso di accelerare sul provvedimento che prevede anche la delega all’esecutivo per la revisione della normativa sulla pubblicazione delle intercettazioni. I grillini si sono presentati in 50 e hanno chiesto di intervenire per fare ostruzionismo
http://www.ilfattoquotidiano.it/?refresh_ce
Bavaglio del governo ai giornalisti d’inchiesta
Carcere per chi pubblica video e audio rubati
Blitz notturno sulla legge anti-intercettazioni: approvato emendamento Ncd che prevede la reclusione
per chi diffonde le conversazioni svolte di nascosto. Protesta M5s in commissione Giustizia della Camera
Carcere per chi fa video o registrazioni di nascosto “al fine di recare un danno alla reputazione”. La commissione Giustizia di Montecitorio ha approvato nella notte l’emendamento proposto da Area popolare (Ncd-Udc) al ddl Penale tra le proteste del M5s. Il governo ha deciso di accelerare sul provvedimento che prevede anche la delega all’esecutivo per la revisione della normativa sulla pubblicazione delle intercettazioni. I grillini si sono presentati in 50 e hanno chiesto di intervenire per fare ostruzionismo
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Re: Diario della caduta di un regime.
E invece, ora, niente
(Andrea Scanzi)
25/07/2015 di triskel182
Cari Nannimoretti, Robertobenigni e compagnia sempre più quieta e sempre meno cantante, ditemi quanti girotondi avreste percorso – ovviamente a favor di telecamera – se, nella notte, il governo Berlusconi avesse fatto un blitz per accelerare la stretta sulle intercettazioni. Avreste gridato al golpe, alla deriva autoritaria, alla dittatura. Ci avreste fatto film, monologhi, sermoni. E invece, ora, niente. Vi piace proprio, questa congrega di paninari invecchiati e droidi renzine che prende ordini da Alfano (cioè da nessuno) per silenziare l’informazione libera. Un tempo, quando a sognare la censura era Berlusconi, davate il meglio di voi stessi. Oggi, non so quanto consapevolmente, vi siete ridotti a venerare il primo Mr Bean bischero che passava. Ieri guardavate la Luna e oggi il dito.
Parete aver perso non solo la rabbia, quanto anche e soprattutto la vergogna. Chissà cosa vi raccontate, quando siete soli con voi stessi, per giustificare questo silenzio-assenso di fronte a un governo sempre più caricaturale e comicamente terrificante. Sembravate così bravi ad arrabbiarvi, ma siete finiti anche voi ben dentro l’eterna domenica delle salme. Da rivoluzionari a pompieri. Anzi: da iconoclasti ispirati a servi (sciocchi?) qualsiasi. Peccato.
Da facebook.com/pages/Andrea-Scanzi/
(Andrea Scanzi)
25/07/2015 di triskel182
Cari Nannimoretti, Robertobenigni e compagnia sempre più quieta e sempre meno cantante, ditemi quanti girotondi avreste percorso – ovviamente a favor di telecamera – se, nella notte, il governo Berlusconi avesse fatto un blitz per accelerare la stretta sulle intercettazioni. Avreste gridato al golpe, alla deriva autoritaria, alla dittatura. Ci avreste fatto film, monologhi, sermoni. E invece, ora, niente. Vi piace proprio, questa congrega di paninari invecchiati e droidi renzine che prende ordini da Alfano (cioè da nessuno) per silenziare l’informazione libera. Un tempo, quando a sognare la censura era Berlusconi, davate il meglio di voi stessi. Oggi, non so quanto consapevolmente, vi siete ridotti a venerare il primo Mr Bean bischero che passava. Ieri guardavate la Luna e oggi il dito.
Parete aver perso non solo la rabbia, quanto anche e soprattutto la vergogna. Chissà cosa vi raccontate, quando siete soli con voi stessi, per giustificare questo silenzio-assenso di fronte a un governo sempre più caricaturale e comicamente terrificante. Sembravate così bravi ad arrabbiarvi, ma siete finiti anche voi ben dentro l’eterna domenica delle salme. Da rivoluzionari a pompieri. Anzi: da iconoclasti ispirati a servi (sciocchi?) qualsiasi. Peccato.
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Re: Diario della caduta di un regime.
La mondializzazione piace anche a loro.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Titolo di testa del sito de Il Giornale
Caos per i tagli alla sanità
Salta per 4 volte il numero legale in Senato: pesano le assenze di Ncd. Le Regioni: "Con i tagli salta il sistema"
Caos per i tagli alla sanità
Salta per 4 volte il numero legale in Senato: pesano le assenze di Ncd. Le Regioni: "Con i tagli salta il sistema"
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Re: Diario della caduta di un regime.
Il Senato salva Azzollini (Ncd) dall'arresto, in aula esplode la protesta di Lega e 5 Stelle
Questo parlamento non rappresenta i cittadini italiani
Azzollini, il no all'arresto spacca il Pd. Serracchiani: "Persa occasione per dare un segnale"
Palazzo Madama respinge la richiesta della procura di Trani per il senatore Ncd. Zanda: "Voto segreto usato come arma politica". Lega e M5S attaccano la maggioranza
29 luglio 2015
Azzollini, il no all'arresto spacca il Pd. Serracchiani: "Persa occasione per dare un segnale"
L'esito del voto in Senato (ansa)
I numeri apparsi sul tabellone di Palazzo Madama - 189 no, 96 sì, 17 astenuti - salvano dall'arresto il senatore Ncd Antonio Azzollini ma scatenano una tempesta politica. A partire dal vento gelido piombato sul Pd, che aveva lasciato libertà di voto secondo coscienza ai propri parlamentari e che ora subisce il contraccolpo per l'esito del voto segreto. "Purtroppo nel Parlamento italiano il voto segreto è diventato un'arma politica, troppo spesso usata strumentalmente", afferma Luigi Zanda, presidente del gruppo democratico al Senato. I
Questo parlamento non rappresenta i cittadini italiani
Azzollini, il no all'arresto spacca il Pd. Serracchiani: "Persa occasione per dare un segnale"
Palazzo Madama respinge la richiesta della procura di Trani per il senatore Ncd. Zanda: "Voto segreto usato come arma politica". Lega e M5S attaccano la maggioranza
29 luglio 2015
Azzollini, il no all'arresto spacca il Pd. Serracchiani: "Persa occasione per dare un segnale"
L'esito del voto in Senato (ansa)
I numeri apparsi sul tabellone di Palazzo Madama - 189 no, 96 sì, 17 astenuti - salvano dall'arresto il senatore Ncd Antonio Azzollini ma scatenano una tempesta politica. A partire dal vento gelido piombato sul Pd, che aveva lasciato libertà di voto secondo coscienza ai propri parlamentari e che ora subisce il contraccolpo per l'esito del voto segreto. "Purtroppo nel Parlamento italiano il voto segreto è diventato un'arma politica, troppo spesso usata strumentalmente", afferma Luigi Zanda, presidente del gruppo democratico al Senato. I
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Re: Diario della caduta di un regime.
UNA FOGNA A CIELO APERTO, CHIAMATA PD.
Politica
Azzollini salvo, ovvero come il Potere piscia in bocca agli elettori
di Peter Gomez | 29 luglio 2015
Antonio Azzollini è salvo.
Più della metà dei senatori del Pd, dopo il via libera del capogruppo Luigi Zanda, ha votato secondo coscienza.
Molti di loro però una coscienza non l’hanno mai avuta.
Altri invece se la sono venduta nel frattempo.
Così dal Senato della Repubblica arriva un messaggio chiaro: Azzollini è un perseguitato da tutta la magistratura.
Non solo dai Pm o dal gip di Trani.
Ce l’hanno con lui pure i giudici del tribunale del riesame di Bari che il 2 luglio hanno confermato l’ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti.
Ovviamente la verità è un’altra. Il fumus persecutionis non c’è.
Ma Azzollini è un potente esponente del Ncd, partito indispensabile alla sopravvivenza della maggioranza.
E sopratutto ha presieduto per dodici anni la commissione Bilancio del Senato, un organismo che filtra le leggi spesa e che da sempre è il luogo in cui avvengono scambi di ogni tipo.
Se i parlamentari vogliono finanziare una strada, un’opera pubblica, un ente del proprio collegio elettorale o in in qualche modo utile ai propri accoliti, devono passare da lì.
Questa è l’origine del suo potere.
E in questo modo si spiega pure la sua arroganza.
Emersa nell’inchiesta sul porto di Molfetta (uno maxitruffa da 170 miliardi di euro, per cui il Senato ha già negato l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche) durante la quale più testimoni hanno parlato di presunte pressioni e minacce rivolte da Azzollini a funzionari pubblici per spingerli a non collaborare con gli investigatori.
E diventata di dominio pubblico quando, nell’indagine sul crac da 500 milioni di euro della Casa di Cura Divina Provvidenza di Bisceglie, altri due testi, hanno detto di averlo sentito pronunciare con una suora una frase destinata a entrare nella storia del malaffare politico italiano: “Da oggi in poi qui comando io, sennò vi piscio in bocca”.
Come molti ricorderanno, la religiosa, arrestata assieme ad altre 10 persone, davanti al gip si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Poi ha inviato un memoriale in cui nega di averlo sentito pronunciare la minaccia.
Non sta a noi (né al Parlamento) stabilire chi abbia ragione. Lo faranno i giudici. Sappiamo però che i testimoni hanno l’obbligo di dire la verità. Gli indagati no.
Sappiamo anche che con il voto pro Azzollini il Senato ha pisciato in bocca ai cittadini.
A tutti quegli italiani che a bocca aperta speravano nella rottamazione di Matteo Renzi e che ora devono constatare come il suo Pd stia invece rottamando il proprio elettorato e quel poco di buono che ancora rimaneva della sua storia.
La truffa politica è evidente.
L’11 giugno il presidente del partito, Matteo Orfini, dichiara: “Credo che di fronte a una richiesta del genere si debbano valutare le carte, ma mi pare che sia inevitabile votare a favore dell’arresto”.
Mancano tre giorni ai ballottaggi delle comunali, apparire morbidi non conviene.
La giunta per le immunità dà così il via a una lunga istruttoria. Legge le carte, convoca Azzolini, e il Pd vota per le manette.
Si arriva al Senato dove i documenti processuali non li ha visti quasi nessuno.
Il capogruppo Zanda, però manda una lettera ai propri senatori con cui lascia a tutti la libertà di coscienza.
I vertici del partito non dicono una parola.
Sanno che il voto è segreto.
Che il risultato è scontato.
Ma stanno zitti.
Poi, a salvataggio compiuto, interviene il vice-segretario Dem, Debora Serracchiani, che dice: “Sono arrabbiata. Credo che abbiamo commesso un errore. Se fossi stato senatore avrei votato sì”.
Dalla pisciata in bocca, si passa a quella in testa. Se non fosse luglio ci direbbero che piove.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/07 ... i/1919078/
Politica
Azzollini salvo, ovvero come il Potere piscia in bocca agli elettori
di Peter Gomez | 29 luglio 2015
Antonio Azzollini è salvo.
Più della metà dei senatori del Pd, dopo il via libera del capogruppo Luigi Zanda, ha votato secondo coscienza.
Molti di loro però una coscienza non l’hanno mai avuta.
Altri invece se la sono venduta nel frattempo.
Così dal Senato della Repubblica arriva un messaggio chiaro: Azzollini è un perseguitato da tutta la magistratura.
Non solo dai Pm o dal gip di Trani.
Ce l’hanno con lui pure i giudici del tribunale del riesame di Bari che il 2 luglio hanno confermato l’ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti.
Ovviamente la verità è un’altra. Il fumus persecutionis non c’è.
Ma Azzollini è un potente esponente del Ncd, partito indispensabile alla sopravvivenza della maggioranza.
E sopratutto ha presieduto per dodici anni la commissione Bilancio del Senato, un organismo che filtra le leggi spesa e che da sempre è il luogo in cui avvengono scambi di ogni tipo.
Se i parlamentari vogliono finanziare una strada, un’opera pubblica, un ente del proprio collegio elettorale o in in qualche modo utile ai propri accoliti, devono passare da lì.
Questa è l’origine del suo potere.
E in questo modo si spiega pure la sua arroganza.
Emersa nell’inchiesta sul porto di Molfetta (uno maxitruffa da 170 miliardi di euro, per cui il Senato ha già negato l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche) durante la quale più testimoni hanno parlato di presunte pressioni e minacce rivolte da Azzollini a funzionari pubblici per spingerli a non collaborare con gli investigatori.
E diventata di dominio pubblico quando, nell’indagine sul crac da 500 milioni di euro della Casa di Cura Divina Provvidenza di Bisceglie, altri due testi, hanno detto di averlo sentito pronunciare con una suora una frase destinata a entrare nella storia del malaffare politico italiano: “Da oggi in poi qui comando io, sennò vi piscio in bocca”.
Come molti ricorderanno, la religiosa, arrestata assieme ad altre 10 persone, davanti al gip si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Poi ha inviato un memoriale in cui nega di averlo sentito pronunciare la minaccia.
Non sta a noi (né al Parlamento) stabilire chi abbia ragione. Lo faranno i giudici. Sappiamo però che i testimoni hanno l’obbligo di dire la verità. Gli indagati no.
Sappiamo anche che con il voto pro Azzollini il Senato ha pisciato in bocca ai cittadini.
A tutti quegli italiani che a bocca aperta speravano nella rottamazione di Matteo Renzi e che ora devono constatare come il suo Pd stia invece rottamando il proprio elettorato e quel poco di buono che ancora rimaneva della sua storia.
La truffa politica è evidente.
L’11 giugno il presidente del partito, Matteo Orfini, dichiara: “Credo che di fronte a una richiesta del genere si debbano valutare le carte, ma mi pare che sia inevitabile votare a favore dell’arresto”.
Mancano tre giorni ai ballottaggi delle comunali, apparire morbidi non conviene.
La giunta per le immunità dà così il via a una lunga istruttoria. Legge le carte, convoca Azzolini, e il Pd vota per le manette.
Si arriva al Senato dove i documenti processuali non li ha visti quasi nessuno.
Il capogruppo Zanda, però manda una lettera ai propri senatori con cui lascia a tutti la libertà di coscienza.
I vertici del partito non dicono una parola.
Sanno che il voto è segreto.
Che il risultato è scontato.
Ma stanno zitti.
Poi, a salvataggio compiuto, interviene il vice-segretario Dem, Debora Serracchiani, che dice: “Sono arrabbiata. Credo che abbiamo commesso un errore. Se fossi stato senatore avrei votato sì”.
Dalla pisciata in bocca, si passa a quella in testa. Se non fosse luglio ci direbbero che piove.
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Re: Diario della caduta di un regime.
UNA FOGNA A CIELO APERTO, CHIAMATA PD.
Dietro le quinte
Antonio Azzollini, la telefonata di Angelino Alfano a Matteo Renzi che salva il governo e il senatore di Ncd
Tutto come previsto: il Senato salva Antonio Azzollini, il senatore Ncd coinvolto nell'inchiesta sulla Divina Provvidenza su cui pendeva una richiesta d'arresto. Decisiva la "piroetta" del Pd di Matteo Renzi, che in Giunta si era espresso a favore delle manette e che però, quando si è arrivati al voto in aula, ha salvato il senatore. Le cifre sono schiaccianti: solo 96 i sì all'arresto, 17 gli astenuti contro i 189 onorevoli che si sono opposti alle manette.
Come detto, il Pd sulla faccenda ha cambiato idea a tempo record, e il segnale decisivo è arrivato martedì sera, quando Luigi Zanda, il capogruppo a Palazzo Madama dei democrat, ha inviato una missiva ai suoi per assicurare che sul voto "non c'è alcuna disciplina di partito", e chiedendo di "votare secondo coscienza".
Ma che cosa è successo? Secondo quanto scrive Affaritaliani.it, dietro alla svolta democratica ci sarebbe stata una telefonata di Angelino Alfano a Renzi, avvenuta nei giorni scorsi. Nessun tipo di minaccia da parte del leader di Ncd, che aveva assicurato il suo sostegno al governo qualunque fosse stato l'esito del voto. Eppure Alfano avrebbe fatto presente al premier che i senatori di Ncd-Area Popolare, in caso di sì alla richiesta dei giudici, avrebbero potuto agire in autonomia. Insomma, avrebbero potuto "vendicarsi" di testa loro, magari facendo mancare qualche decisivo voto al governo al Senato. Una prospettiva che avrebbe spaventato, e non poco, Palazzo Chigi. Così, quasi per magia, ecco che al Senato in 189 hanno detto no alle manette.
29 Luglio 2015
http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... ta-di.html
Dietro le quinte
Antonio Azzollini, la telefonata di Angelino Alfano a Matteo Renzi che salva il governo e il senatore di Ncd
Tutto come previsto: il Senato salva Antonio Azzollini, il senatore Ncd coinvolto nell'inchiesta sulla Divina Provvidenza su cui pendeva una richiesta d'arresto. Decisiva la "piroetta" del Pd di Matteo Renzi, che in Giunta si era espresso a favore delle manette e che però, quando si è arrivati al voto in aula, ha salvato il senatore. Le cifre sono schiaccianti: solo 96 i sì all'arresto, 17 gli astenuti contro i 189 onorevoli che si sono opposti alle manette.
Come detto, il Pd sulla faccenda ha cambiato idea a tempo record, e il segnale decisivo è arrivato martedì sera, quando Luigi Zanda, il capogruppo a Palazzo Madama dei democrat, ha inviato una missiva ai suoi per assicurare che sul voto "non c'è alcuna disciplina di partito", e chiedendo di "votare secondo coscienza".
Ma che cosa è successo? Secondo quanto scrive Affaritaliani.it, dietro alla svolta democratica ci sarebbe stata una telefonata di Angelino Alfano a Renzi, avvenuta nei giorni scorsi. Nessun tipo di minaccia da parte del leader di Ncd, che aveva assicurato il suo sostegno al governo qualunque fosse stato l'esito del voto. Eppure Alfano avrebbe fatto presente al premier che i senatori di Ncd-Area Popolare, in caso di sì alla richiesta dei giudici, avrebbero potuto agire in autonomia. Insomma, avrebbero potuto "vendicarsi" di testa loro, magari facendo mancare qualche decisivo voto al governo al Senato. Una prospettiva che avrebbe spaventato, e non poco, Palazzo Chigi. Così, quasi per magia, ecco che al Senato in 189 hanno detto no alle manette.
29 Luglio 2015
http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... ta-di.html
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Re: Diario della caduta di un regime.
UNA FOGNA A CIELO APERTO, CHIAMATA PD.
TUTTI A SCUOLA ALL'ISTITUTO SANTANCHE'
Negli ultimi 20 anni la politica si fa così.
Ci si diploma all'Istituto Santanchè.
Dove si insegna a raccontar balle nel miglior modo credibile.
Oggi è di turno l'ex allieva Debora Serracchiani, che ha imparato bene la lezione ma la recita male.
Nella prima ora di lezione nel suddetto Istituto, cercano di inculcare agli allievi il motto fondamentale che giustifica la presenza dell'Istituto.
GLI ITALIANI SONO FONDAMENTALMENTE CRETINI E BABBIONI, CHE SI BEVONO TUTTO QUANTO GLI SI RACCONTA.
L'IMPORTANTE E' ESSERE SUFFICIENTEMENTE CREDIBILI.
QUESTO E' IL NOSTRO COMPITO, INSEGNARVI COME RISULTARE IN TUTTE LE SITUAZIONI AD ESSERE SUFFICIENTEMENTE CREDIBILI.
^^^^^^^^
Il caso
Il Pd e le lacrime di coccodrillo su Azzollini
La vicesegretaria Serracchiani parla di "occasione persa per il cambiamento" e vorrebbe chiedere scusa, il capogruppo Zanda se la prende coi grillini, Renzi tace. Ma se erano così convinti che servisse l'arresto, perché i dem non l'hanno detto prima? Punto per punto, ecco la dimostrazione che le cose stanno diversamente
di Lia Quilici
29 luglio 2015
ARTICOLO + VIDEO
http://espresso.repubblica.it/
TUTTI A SCUOLA ALL'ISTITUTO SANTANCHE'
Negli ultimi 20 anni la politica si fa così.
Ci si diploma all'Istituto Santanchè.
Dove si insegna a raccontar balle nel miglior modo credibile.
Oggi è di turno l'ex allieva Debora Serracchiani, che ha imparato bene la lezione ma la recita male.
Nella prima ora di lezione nel suddetto Istituto, cercano di inculcare agli allievi il motto fondamentale che giustifica la presenza dell'Istituto.
GLI ITALIANI SONO FONDAMENTALMENTE CRETINI E BABBIONI, CHE SI BEVONO TUTTO QUANTO GLI SI RACCONTA.
L'IMPORTANTE E' ESSERE SUFFICIENTEMENTE CREDIBILI.
QUESTO E' IL NOSTRO COMPITO, INSEGNARVI COME RISULTARE IN TUTTE LE SITUAZIONI AD ESSERE SUFFICIENTEMENTE CREDIBILI.
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Il caso
Il Pd e le lacrime di coccodrillo su Azzollini
La vicesegretaria Serracchiani parla di "occasione persa per il cambiamento" e vorrebbe chiedere scusa, il capogruppo Zanda se la prende coi grillini, Renzi tace. Ma se erano così convinti che servisse l'arresto, perché i dem non l'hanno detto prima? Punto per punto, ecco la dimostrazione che le cose stanno diversamente
di Lia Quilici
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Re: Diario della caduta di un regime.
[quote="camillobenso"]UNA FOGNA A CIELO APERTO, CHIAMATA PD.
TUTTI A SCUOLA ALL'ISTITUTO SANTANCHE'
Negli ultimi 20 anni la politica si fa così.
Ci si diploma all'Istituto Santanchè.
Dove si insegna a raccontar balle nel miglior modo credibile.
Oggi è di turno l'ex allieva Debora Serracchiani, che ha imparato bene la lezione ma la recita male.
Nella prima ora di lezione nel suddetto Istituto, cercano di inculcare agli allievi il motto fondamentale che giustifica la presenza dell'Istituto.
GLI ITALIANI SONO FONDAMENTALMENTE CRETINI E BABBIONI, CHE SI BEVONO TUTTO QUANTO GLI SI RACCONTA.
L'IMPORTANTE E' ESSERE SUFFICIENTEMENTE CREDIBILI.
QUESTO E' IL NOSTRO COMPITO, INSEGNARVI COME RISULTARE IN TUTTE LE SITUAZIONI AD ESSERE SUFFICIENTEMENTE CREDIBILI.
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Il Pd e le lacrime di coccodrillo su Azzollini
La vicesegretaria Serracchiani parla di "occasione persa per il cambiamento" e vorrebbe chiedere scusa, il capogruppo Zanda se la prende coi grillini, Renzi tace. Ma se erano così convinti che servisse l'arresto, perché i dem non l'hanno detto prima? Punto per punto, ecco la dimostrazione che le cose stanno diversamente
di Lia Quilici
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Negli ultimi 20 anni la politica si fa così.
Ci si diploma all'Istituto Santanchè.
Dove si insegna a raccontar balle nel miglior modo credibile.
Oggi è di turno l'ex allieva Debora Serracchiani, che ha imparato bene la lezione ma la recita male.
Nella prima ora di lezione nel suddetto Istituto, cercano di inculcare agli allievi il motto fondamentale che giustifica la presenza dell'Istituto.
GLI ITALIANI SONO FONDAMENTALMENTE CRETINI E BABBIONI, CHE SI BEVONO TUTTO QUANTO GLI SI RACCONTA.
L'IMPORTANTE E' ESSERE SUFFICIENTEMENTE CREDIBILI.
QUESTO E' IL NOSTRO COMPITO, INSEGNARVI COME RISULTARE IN TUTTE LE SITUAZIONI AD ESSERE SUFFICIENTEMENTE CREDIBILI.
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Il Pd e le lacrime di coccodrillo su Azzollini
La vicesegretaria Serracchiani parla di "occasione persa per il cambiamento" e vorrebbe chiedere scusa, il capogruppo Zanda se la prende coi grillini, Renzi tace. Ma se erano così convinti che servisse l'arresto, perché i dem non l'hanno detto prima? Punto per punto, ecco la dimostrazione che le cose stanno diversamente
di Lia Quilici
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