Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzione?

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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camillobenso
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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LA CALDA ESTATE DEL 2015



Ma, mi chiedo ancora, siamo proprio sicuri che la gente non sia cosciente che per risolvere tutto questo bisogna portare industrie ed altro in questi paesi magari eliminando alcuni ns. superflui consumi?
pancho



Non so voi, ma quello che mi è sembrato di capire per come funziona l’ambaradan su questo pianeta, ed in modo particolare su quel lembo di terra a forma di Stivale piazzato nell’emisfero Nord del globo, la ggente non vuole pensare.

Preferisce lasciare ad altri l’incombenza di pensare. Nel ventennio questa incombenza l’avevano data a Benito. Ma anche dopo, con il sistema repubblicano, non è che le cose siano cambiate più di tanto.

Tanto è vero che in questi ultimi anni ci siamo affidati agli uomini della Provvidenza. Prima Silvietto, 20 anni, poi Monti e adesso La Qualunque.

Tanto è vero, che anche stamani da queste parti, on the road, ci stava chi alle primarie dell’ex PD (secondo Caldarola, ex direttore dell’Unità il Pd non esiste più) raccontava l’entusiasmo in fila per votare La Qualunque.

Con il suo modo di fare, con le supercazzole a getto continuo, aveva incantato molti. Le pecore avevano trovato il loro buon pastore. E come in un Carosello degli anni ’70 si affidavano a:
“Gigantee,…..pensaci tu!!!!”
https://www.youtube.com/watch?v=nrTf2Kcv1wg

La ggente non vuole pensare. Non vuole subire ma non vuole pensare.

Da queste parti, di doglianze in materia di migranti se ne sentono a iosa, ma le soluzioni non vanno oltre le proposte dei guru politicanti che vanno in tv.

Lo si intuisce anche da 2 post sopra, con l’articolo di Galli Della Loggia sulle sollecitazioni dei suoi lettori.
camillobenso
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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LA CALDA ESTATE DEL 2015



Il punto di vista di Mauro Armanino

Mondo
Cronache dal Niger – Meglio prigionieri in Europa che liberi in Africa


E’ Mamadou che lo sosteneva andando stamane alla stazione della nota compagnia dei bus Rimbo.

Meglio prigionieri in Europa, diceva.

Era partito due anni fa dal suo paese, la Guinea Conakry dalla disperazione.

A scuola per qualche tempo grazie ad una suora per imparare il mestiere di piastrellista per far quadrare la sua vita.

Ha tentato l’avventura passando per il Mali fino all’Algeria.

Non lo pagavano secondo il lavoro che faceva.

Il salario era settimanale ma ogni volta vi levano un po’ di soldi.

Gli algerini sono razzisti, sostiene Mamadou come un’evidenza.

I lavori più pesanti sono per i neri.


Siamo tutti manovali ma gli algerini puliscono alla fine e noi facciamo gli scavi, sottolinea Mamadou.

A parità di lavoro loro sono pagati meglio che noi neri
.

In Africa dovremmo viaggiare liberamente e parlava come un politico della Cedeao, l’Africa Occidentale come mercato.


Alla frontiera di Arlit, col Niger, l’hanno obbligato a pagare 20mila franchi. In tasca non gli rimane che il passaporto che nessuno si degna più di controllare.



Meglio prigionieri in Europa, diceva Mamadou. Ha degli amici in Europa coi quali è in contatto tramite Facebook. Gli dicono che anche in Europa la vita è talvolta dura. Che senza i documenti si rischia la prigione o l’espulsione. Mamadou questo lo sa e con ragione dice che è meglio la prigione in Europa. La libertà di qui è inutile, sentenzia Mamadou come un filosofo greco. I migranti esportano la filosofia della vita camminando. Sviluppavano lo stesso concetto i migranti nigerini qualche tempo fa. Meglio le bombe della Libia che la fame del Niger. Una filosofia alternativa rispetto a quella insegnata nell’università statale Abdou Moumouni di Niamey. Una facoltà nella quale da anni si fabbricano decine di disoccupati. Meglio prigionieri altrove, dall’altra parte del mare, che liberi da questa parte. Mamadou torna in Guinea domattina presto passando da Bamako. Dovrà prima ricuperare i bagagli custoditi nell’altra compagnia di bus Sonef. Incontrerà forse il suo mestiere di piastrellista se nel frattempo le piastrelle non avranno anch’esse disertato il campo.

L’altro Mamadou è a metà originario della Sierra Leone e per l’altra metà della Guinea. Parla meglio il francese che l’inglese per via di sua madre. L’anno scorso era in Libia per tentare il mare. Dopo aver lavorato qualche mese era riuscito a mettere da parte i 400 dollari per pagarsi il viaggio. Ha dovuto negoziare col passeur perché gli chiedeva il doppio. Dopo due giorni di attesa nascosti in una camera hanno preso il mare nella notte. A bordo erano almeno 150 con un paio di donne come contorno. Poco dopo la partenza il canotto di plastica ha cominciato ad afffondare. Hanno potuto tornare a riva dove la polizia libica li arresta e li spoglia di quanto avevano nascosto per la traversata. Li hanno detenuti per tre settimane col cibo sufficiente a mantenerli in vita prima di abbandonarli al loro destino. Mamadou ha lasciato la Libia per rifugiarsi in Algeria. Anche lui manovale come la maggior parte dei migranti di Algeri. Ha lavorato per qualche tempo nella costruzione coi cinesi. Dodici ore di lavoro al giorno, una prigione a cantiere aperto.

Anche lui è d’accordo con l’altro Mamadou. Meglio prigionieri in Europa che liberi in Africa. Poi elenca la lista delle libertà perdute nei suoi due paesi di origine. Uno di nascita, la Sierra Leone e il secondo di elezione.Quest’ultima viene spostata più avanti ormai da anni, quando si sarà sicuri della vittoria. Nell’altro c’è stato l’Ebola a decimare quanto rimaneva dopo la guerra civile delle mani mozzate per non votare. A ruota seguiva la corruzione e la prigione della miseria nella sua famiglia. Non ha mai conosciuto suo padre e c’è sua madre che continua ad aspettarlo a casa. Il canotto stava naufragando e lui con gli altri hanno cominciato a gridare dalla paura. Hanno abbracciato la riva del continente che avevano lasciato alle spalle. Sono tornati alla libertà della prigione della quale volevano sbarazzarsi. Si è trovato come ospite dell’altra prigione in Libia con l’accusa di tentato crimine da traversata. E soprattutto con la scusa per rubare quanto aveva nascosto nelle tasche dei pantaloni cha aveva indossato per il viaggio. Nessun bagaglio, solo tre paia di abiti indossati, il cellulare e il resto dei soldi sparso tra il corpo da qualche parte. Lui si chiama Mamadou e con l’altro Mamadou partiranno domattina verso la libertà.

Niamey, agosto 015

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08 ... a/1928033/
camillobenso
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

Messaggio da camillobenso »

iospero ha scritto:Il Sud (del mondo) come modello della lentezza che ci salverà
di Alessandro Cannavale |ilF.Q. 2 agosto 2015

Quando Luis Sepulveda e Carlo Petrini, nel bel libro intitolato Un’idea di felicità, elogiano la lentezza come potente antidoto al dramma della modernità ultraveloce, cercano una soluzione virtuosa declinandola in stili di vita sostenibili e più compatibili con gli ecosistemi e la stessa natura dell’uomo. Sepulveda rivela che, in diversi contesti etnici, “la lumaca è un simbolo di equilibrio. Perché la lumaca possiede il giusto, solamente il giusto. Ha lo spazio esatto in cui abitare, il suo esoscheletro”. Un equivoco di fondo giace, neanche troppo sotto traccia, nel nostro concetto di modernità: quello secondo cui efficienza e frenesia siano inseparabili. Attirati tutti in questo mirabolante tourbillon, i cittadini sono distratti dal legittimo diritto al lavoro, come da quello del piacere. Non il lusso, si badi bene, ma il piacere. Quello delle gioie semplici.

Sembra di rileggere le indicazioni di Pepe Mujica, il presidente dell’Uruguay, citato spesso da Sepulveda, che “devolve ai poveri quasi tutto lo stipendio, non ha la scorta, gli basta avere la casa e quel che serve per mangiare”. L’uomo della sobrietà, che ha dimostrato di non voler piegare il proprio programma politico al volere del mercato. E che cerca di spiegare a tutti che la chiave della vita risiede nel diritto alla felicità. Sepulveda sostiene alcune tesi importanti: anzitutto, che dobbiamo stabilire il nostro specifico ritmo di vita. “Questo significa battersi per non soccombere al mito della vertiginosa velocità che, oggi, ci viene proposta come sinonimo di rapida soddisfazione. L’idea è che se ci affrettiamo arriveremo prima: anche alla soddisfazione, anche al piacere”. Scegliere la lentezza non vuol dire andare piano, bensì “recuperare un proprio ritmo personale di sviluppo”.
Sepulveda sottolinea anche il valore della solidarietà. Con fermezza. Solidarietà, parola associata oggi ai tagli dell’economia, vuol dire non dimenticare mail “il dovere, che abbiamo tutti, di proteggere chi è più debole di noi, chi non ha la nostra stessa possibilità di confrontarsi con il mondo”. Non si può pretendere di esser felici nell’indifferenza. “Sapere, per esempio, che chi ci è vicino vive una situazione di ingiustizia sociale è una ferita alla nostra idea di felicità”. E così, per Sepulveda, il modello politico-sociale migliore proviene ancora dall’Uruguay di Mujica, che ha fatto una scelta coraggiosa: “Noi vogliamo diventare un paese senza povertà. L’unico obiettivo che abbiamo per i prossimi dieci anni è farla finita con la povertà e garantire a tutti gli abitanti della nostra nazione una vita degna, come primo passo per avere tutti, domani, una vita piena, realizzata, e anche felice”. Invece gran parte del mondo – nazioni che sfruttano e sfruttate – sono sotto la dittatura del mercato. “La dittatura invisibile sotto il cui giogo soffriamo tutti, la dittatura del mercato, non ha etica, non ha morale, non ha un codice di comportamento, non risponde a nessuna istituzione. Il mercato lavora da solo, è onnipotente, onnipresente”. E cita le multinazionali che stravolgono le colture tradizionali con specie geneticamente modificate e imponendo la convenienza puramente commerciale di veri stravolgimenti colturali ed ambientali di fette di territorio sempre più ampie. Sempre sotto l’egida del “libero mercato”.

Tuttavia, quando da noi si propone il modello della “lentezza” di cui parlano diversi intellettuali, da tempo, si pensa subito all’indolenza, alla pigrizia, al non voler fare in attesa di qualche provvidenziale forma di assistenza. È un equivoco pericoloso, da fugare senza esitazioni. Il vero dramma, nei contesti più tormentati, è piuttosto l’innesco dell’indifferenza. Che non è lentezza, ma stasi mortifera. Incapacità e mancata volontà di capire e reagire. Quell’indifferenza fu ritratta splendidamente da Antonio Gramsci. “L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare”.

Questa abdicazione alla propria volontà lascia campo libero a chi se ne avvantaggia per gestire il corso degli eventi secondo i propri comodi. E l’effetto di queste scelte nefaste viene poi presentato come un’ineluttabile fatalità. Questa indifferenza è disinteresse verso la res publica, cittadinanza dell’abulia, del non voto e della non partecipazione. Che mina, dalle fondamenta, il senso e il ruolo della democrazia. E questo atteggiamento è diffusissimo da noi. Soprattutto nel Sud Italia.

“Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale però rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente”.

Ciascuno dovrebbe domandarsi: cosa abbiam fatto rispetto all’ultimo scandalo, agli ultimi arresti, agli ultimi atti osceni della casta? Se non abbiam fatto nulla, la nostra indifferenza ci chiama in correità.

[/
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A:
Luis Sepulveda classe 1949,
Carlin Petrini classe 1949,
Pepe Mujica classe 1935.

bisognerebbe porre 3 domande:

- Qual è il senso della vita

- Perché ci sono cervelli che la pensano come loro è perché altri cervelli che pensano di avere tutto per godersi gli 80 anni di vita media, e sono disposti a sopprimere chi non la pensa come loro.

- Perché chi non la pensa come loro è la maggioranza.
iospero
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

Messaggio da iospero »

In
Il Sud (del mondo) come modello della lentezza che ci salverà
di Alessandro Cannavale |ilF.Q. 2 agosto 2015

alla fine conclude


Ciascuno dovrebbe domandarsi: cosa abbiam fatto rispetto all’ultimo scandalo, agli ultimi arresti, agli ultimi atti osceni della casta? Se non abbiam fatto nulla, la nostra indifferenza ci chiama in correità.

Tutto vero , ma in pratica cosa fare ?
democraticamente possiamo dimostrare il nostro dissenso, la nostra indignazione, condividere gli appelli fatti da diverse organizzazioni , esprimere il nostro voto al momento delle elezioni, scendere in piazza a dimostrare, cercare di convincere più gente possibile di aprire gli occhi e la mente sul modo di procedere della nostra civiltà e fin tanto che siamo minoranza non dobbiamo mollare , ma resistere, insistere caparbiamente e soprattutto puntare sulle nuove generazioni affinchè si rendano conto dove stiamo andando.

scrive Camillobenso
- Perché chi non la pensa come loro è la maggioranza.
siamo proprio sicuri ? o forse non si pongono nemmeno il problema ?

Se chiedi :" E' giusto lasciare morire di fame il tuo prossimo ?"
o " E' giusto che sia il mercato e non la democrazia a guidare il mondo? "

le risposte potrebbero non coincidere con ciò che sta succedendo.
iospero
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

Messaggio da iospero »

ACCOGLIAMOCI.IT
SENZA GHETTI NE RUSPE

Delibere di iniziativa popolare per il superamento dei campi rom e per la riforma dell’accoglienza ai rifugiati a Roma

MANCANO
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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iospero ha scritto:In
Il Sud (del mondo) come modello della lentezza che ci salverà
di Alessandro Cannavale |ilF.Q. 2 agosto 2015

alla fine conclude


Ciascuno dovrebbe domandarsi: cosa abbiam fatto rispetto all’ultimo scandalo, agli ultimi arresti, agli ultimi atti osceni della casta? Se non abbiam fatto nulla, la nostra indifferenza ci chiama in correità.

Tutto vero , ma in pratica cosa fare ?
democraticamente possiamo dimostrare il nostro dissenso, la nostra indignazione, condividere gli appelli fatti da diverse organizzazioni , esprimere il nostro voto al momento delle elezioni, scendere in piazza a dimostrare, cercare di convincere più gente possibile di aprire gli occhi e la mente sul modo di procedere della nostra civiltà e fin tanto che siamo minoranza non dobbiamo mollare , ma resistere, insistere caparbiamente e soprattutto puntare sulle nuove generazioni affinchè si rendano conto dove stiamo andando.

scrive Camillobenso
- Perché chi non la pensa come loro è la maggioranza.
siamo proprio sicuri ? o forse non si pongono nemmeno il problema ?

Se chiedi :" E' giusto lasciare morire di fame il tuo prossimo ?"
o " E' giusto che sia il mercato e non la democrazia a guidare il mondo? "

le risposte potrebbero non coincidere con ciò che sta succedendo.
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

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scrive Camillobenso
- Perché chi non la pensa come loro è la maggioranza.
siamo proprio sicuri ? o forse non si pongono nemmeno il problema ?

Se chiedi :" E' giusto lasciare morire di fame il tuo prossimo ?"
o " E' giusto che sia il mercato e non la democrazia a guidare il mondo? "

le risposte potrebbero non coincidere con ciò che sta succedendo.
[/quote]



Se chiedi :" E' giusto lasciare morire di fame il tuo prossimo ?"
o " E' giusto che sia il mercato e non la democrazia a guidare il mondo? "





Oggi Il Giornale.it pubblica sulla su hp:

Muore mentre fa il bagno
Il cadavere sulla spiaggia
tra l'indifferenza di tutti

Chiara Sarra

L'uomo si è sentito male mentre nuotava a Mondello (Palermo). Il suo corpo è rimasto sulla sabbia per ore, mentre i bagnanti si divertivano attorno a lui


Non è normale, ma oggi è normale perché i tempi sono cambiati.

“Lasciare morire di fame il tuo prossimo
”, non è normale per chi frequenta questo forum, senza fare sbrodolamenti per autoincensarci, ma non è così altrove.

La notizia che in cinque anni in Grecia a causa della crisi si sono verificati 10.000 suicidi, non mi sembra che abbia sconvolto più di tanto gli europei.

E’ scivolata via come gocce d’acqua su di un’ombrello in un giorno di pioggia.

Non interessa più nessuno.

Le trattative sono proseguite sui soliti binari pur sapendo che provocheranno altri suicidi.


Su LIBRE qualche giorno fa è comparsa questa notizia:
Strage di bambini: in Europa ne sparisce uno ogni 2 minuti

31/7 • segnalazioni •
E’ la strage degli innocenti: sono centinaia, ogni anno, i bambini che scompaiono. Solo in Italia, secondo il ministero dell’interno, non meno di 15.000 minori negli ultimi quarant’anni. Che fine fanno? Finiscono in pasto agli orchi, denuncia l’avvocato Paolo Franceschetti, protagonista di clamorosi libri-inchiesta sugli “omicidi rituali”, da quelli del “Mostro di Firenze” agli ultimi recenti casi di cronaca che invadono i media. «I minori rapiti – sostiene Franceschetti – finiscono nella rete dei pedofili e dei trafficati di organi, nel peggiore dei casi diventano “attori” in atroci “snuff movie”, in cui vengono violentati, seviziati e infine uccisi davanti alla telecamera, nell’ambito di filmati destinati a pervertiti in grado di pagare milioni di euro, per quelle pellicole». Ma non è tutto: «Secondo la polizia di Stato – aggiunge Franceschetti – il conto delle piccole vittime potrebbe essere sottostimato, perché è difficile calcolare il numero dei bambini Rom che spariscono e, in genere, i figli degli immigrati clandestini, che non sono in grado di sporgere denuncia». Infine, a completare l’olocausto provvede la crisi economica: «Ci sono neonati “prenotati” e “comprati” subito dopo la nascita: è la tragedia della miseria».
Sono spariti nel nulla e di loro si sono perse le tracce: scomparsi, per sempre. «Sono migliaia, in Italia, i bambini di cui non si hanno più notizie», conferma “Repubblica”. «Un piccolo esercito che in quarant’anni, dal 1974 al 2014, conta 15.117 minori. Di questi, la maggior parte (13.489) è rappresentata da bambini stranieri». Le cifre, allarmanti e drammatiche, sono state rese note da Vittorio Piscitelli, del ministero dell’interno, commissario straordinario per le persone scomparse. «I bambini e i ragazzini sono una componente preponderante delle persone che ogni anno scompaiono nel nostro paese: tra tutte le persone di cui si è registrata la sparizione, il 51,7% ha meno di 18 anni», annota il giornale. Tanti gli stranieri: «Facile pensare che la schiacciante maggioranza dei minori stranieri mai più rintracciati rispetto agli italiani, 13.489 contro 1.628, sia dovuta al fatto che questi ragazzini, che quando arrivano in Italia magari sui barconi vengono poi spediti nelle case di accoglienza, da queste strutture, come è noto, fuggono molto presto».
Lo stesso Piscitelli spiega che «i minori stranieri non accompagnati sono il problema dei problemi. Si tende a non considerarli come persone scomparse, perché una volta giunti nel nostro paese non vogliono farsi identificare per non rischiare di dover rimanere in Italia. Ma i loro diritti vanno tutelati e non ci si può lavare le mani». Povertà e guerra le cause più frequenti, continua “Repubblica”: in generale, la causa della scomparsa «è sempre il disagio, la povertà o la guerra», e nel “64-65% dei casi il ritrovamento avviene nelle prime ore dopo la scomparsa, soprattutto nel caso dei minori, i quali non hanno risorse e quindi sono spinti a chiedere aiuto. «Di fronte a queste cifre la mobilitazione dovrebbe essere massima, e invece la crisi economica colpisce anche qui: il 116.000, numero telefonico europeo per i bambini scomparsi, rischia di chiudere a causa dei tagli della Commissione Europea». Ernesto Caffo, presidente del Telefono Azzuro, denuncia: «Ogni anno, nel mondo spariscono 8 milioni di bambini; in Europa 270.000, cioè uno ogni due minuti».
In Italia, continua Caffo, dal maggio 2009 all’aprile 2015 il numero 116.000 ha gestito 610 casi di bambini spariti. Nel 38% dei casi si trattava di fughe da casa, nel 31% di fughe da istituti, nel 10% di sottrazioni internazionali, nel 6% di minori stranieri non accompagnati. Nel 2014 in Europa la linea 116.000 ha gestito 6.119 casi di bambini scomparsi. «Per cercare di arginare il fenomeno, bisogna essere più tempestivi nelle ricerche», avverte Mariacarla Bocchino, dirigente dello Sco, il Servizio Centrale Operativo della polizia di Stato. «Una ricerca fatta nell’immediato – sottolinea – ha una percentuale di successo di almeno l’85%, mentre una ricerca ritardata di qualche ora potrebbe non avere mai percentuale di successo». Solo la Caritas ha accolto nell’ultimo anno oltre 400 minori non accompagnati. «Dal 2011 è aumentato in maniera esponenziale il numero dei minori non accompagnati accolti», racconta Maria Francesca Posa, responsabile dell’area minori della Caritas di Roma. «Nell’ultimo anno abbiamo accolto oltre 400 ragazzi, sfuggiti dai paesi devastati dalla guerre o dalla crisi economica. Arrivano qui in Italia con una speranza di futuro: si tratta perlopiù di ragazzi maschi, con un età media di 16 anni e con un livello di scolarità di 9».
Durissimo monsignor Marcelo Sanchez Sorondo, responsabile vaticano delle scienze sociali: «Con la globalizzazione dell’indifferenza, mossa dal solo profitto, i bambini vengono vittimizzati». Un campionario dell’orrore: «Vendita di organi, avviamento alla prostituzione e alla pornografia, narcotraffico, elemosina forzata, adozioni transfrontaliere irregolari, matrimoni forzati, reclutamento di bambini-soldato, schiavitù da parte di gruppi terroristici e lavoro forzato». Per far fronte a questo dramma, sostiene Sorondo, occorre «una buona politica economica e ambientale e un’istruzione di qualità e universale». Non manca chi vede nel fenomeno un sintomo desolante della fine della nostra civilità: i bambini rappresentano il futuro, martirizzarli significa puntare sul suicidio collettivo. Franceschetti va oltre l’immaginabile, svelando l’esistenza di network esoterici «al vertice della società, dell’economia e della finanza», composti di individui convinti – come scriveva il mago inglese Aleister Crowley – che l’omicidio rituale di un bambino, cioè di un essere puro e carico di energia positiva, conferisca «straordinaria potenza» al mostro che lo uccide. E intanto, la strage silenziosa continua.



Non mi sembra che abbia avuto l’attenzione dovuta.

Siamo nel 2015, ed il diritto alla vita dovrebbe essere un dato acquisito per tutti.

Ci siamo iperincazzati ai tempi, quando la Rai proiettava i primi filmati dei bambini ebrei inviati nei forni crematori.

"MAI PIU’” Hanno dichiarato i soldati anglo-americani e russi venuti a contatto con i vari campi di sterminio.

“MAI PIU’”, ripetono tutti gli oratori che commemorano le stragi da anni.

Non è così. Non è stato così.
pancho
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

Messaggio da pancho »

Camillobenso
La notizia che in cinque anni in Grecia a causa della crisi si sono verificati 10.000 suicidi, non mi sembra che abbia sconvolto più di tanto gli europei.
Con questa Europa non si va molto lontani anzi sembra che vada indietro come i gamberi.
Fino a che i problemi si riversano su altri e meglio non farci caso ma quanto cominciano a riversarsi dentro i tuoi confini., beh allora bisogna che subito l'Europa se ne faccia carico immediatamente.

Questa e' l'Europa della Francia e del Regno Unito e non solo di loro due.

Che ce facciamo allora di questa Europa se continua cosi'?

Col senno di poi si potrebbe dire che l'Italia a fatto bene a far finta di non accorgersi degli immigrati "clandestini" che sbarcavano lasciandoli incamminare per le frontiere.
Non se ne veniva a capo di questo problema e quindi solo con questa decisione, un po fuori luogo, probabilmente si potrà trovare una soluzione accettabile.( parlo al condizionale poiche le cose si sono alquanto incancrenite e quindi difficili da risolversi)

Quindi, se non ritorniamo al vero senso dei padri costituenti europei tanto vale non continuare.

Ci faremo continuamente del male poiche se ora il problema delle migrazioni veniva riversato ai paesi costieri domani ci potremmo trovare difronte ad altri problemi sui quali questi paesi potrebbero non essere cosi tanto interessati a risolverli.

E cosi dove potremmo andare a finire se non tutti quanti nel bel mezzo di un gran casino?


un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
camillobenso
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

Messaggio da camillobenso »

IL SEGNO DEI TEMPI


Prime pagine dei quotidiani di oggi, alcuni riportano in forma ridotta la notizia dei 100 morti al largo della Libia di ieri.

Altri non la riportano affatto come Il Fatto Quotidiano.

Solo il Manifesto da risalto alla notizia cono una foto da un terzo di pagina dal titolo:

"Morti a strascico"

E' il segno dei tempi. Ci stiamo incamminando lentamente verso la cultura di chi abitava in prossimità dei campi di sterminio nazisti.

Si vedeva uscire il fumo dai camini, si sentiva un cattivo odore, ci si chiedeva cosa fosse, e dopo appurato l'arcano ci si abituava come niente fosse.

A più di 70 anni dall'Olocausto la storia si ripete.

I numeri dei decessi per il momento sono inferiori a quelli nazisti, ma si va avati ugualmente nella macelleria umana.

Questi hanno la pelle nera. Alcuni li chiamano scimmie.

L'umanità rimane ancorata ai suoi riti barbarici.


Diventa più che lecito chiedersi qual'è il senso della vita.
camillobenso
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Re: Immigrazione-La piaga del nuovo millennio.Quale soluzion

Messaggio da camillobenso »

Il Giornale sta facendo una campagna anti immigrati in appoggio alla Lega. Sostiene contemporaneamente la destra, e comunque Berlusconi in funzione anti-Renzi anche se il Nazareno compare e scompare a secondo degli interessi.

Poi fa un articolo come questo:


Così l'orrore di Boko Haram sta insanguinando l'Africa


Nigeria, Niger, Ciad, Camerun, il gorgo del male allarga il suo raggio trascinando verso il centro del vortice di morte, uomini, donne, bambini


Daniele Bellocchio - Gio, 06/08/2015 - 20:07


Un vertigine sull'orrore che oltrepassa ogni scibile umano, che rende tangibili gli incubi più reconditi dell'uomo: ecco cos'è la guerra della setta jihadista Boko Haram.

Nigeria, Niger, Ciad, Camerun, il gorgo del male allarga il suo raggio trascinando verso il centro del vortice di morte, uomini, donne, bambini, fedeli e infedeli. La pietà è stata seviziata, è morta anch'essa sui campi di battaglia del gruppo nigeriano. Non c'è pudore e neppure vergogna ma solo una volontà di morte e barbarie di singoli votati a un collettivismo senza volto. Non sono più uomini, non hanno storie e passato e nemmeno un futuro, sono la mano armata di una follia assassina, azionata con il combustibile della santità.

Ed è così che dalle terre del Sahel ogni giorno arriva un nuovo bilancio di morte. Se da un lato infatti la coalizione formata dalle truppe di Ciad, Niger e Nigeria combatte contro le soldataglie di Abubakar Shekau, dall'altro queste continuano a creare terrore. Infatti dopo aver ucciso nei giorni scorsi 16 pescatori nigeriani sul Lago Ciad, perchè di fede cristiana, ieri altri 9 uomini che tornavano con le proprie reti dalle sponde del lago sono stati fermati da un gruppo di guerriglieri e ammazzati. Ma l'incubo si sta diffondendo anche fuori confine. Il Camerun è divenuto un obiettivo costante delle incursioni degli islamisti e l' ultimo caso si è verificato martedì quando la formazione jihadista all'alba ha attaccato il villaggio di Tchakarmari, al confine con la Nigeria. Il bilancio è stato, secondo fonti locali, di case date alle fiamme, decine i morti e di un centinaio di persone prese in ostaggio.

E a paralizzare il mondo, nelle ultime ore, è anche un filmato. Dopo minuti di combattimenti in cui gli jihadisti nigeriani fanno sfoggio di armamenti e coraggio immolandosi verso l'avveniristico sogno del Califfato in terra d'Africa, ecco poi l'inquadratura simbolo dell'odio, il marchio di fabbrica del volere di tenebra della consorteria nera, dalla Siria alla Nigeria: uomini in cappuccio, l'indice alzato verso Allah, il pugnale puntato verso la telecamera e un poliziotto sgozzato. La Nigeria sanguina, il Presidente Buhari promette guerra e intanto però la vita dei civili prosegue logorata da un incubo tangibile che ha calpestato ogni credo e trovato in un'eresia di atrocità la sola ragione d'essere.


http://www.ilgiornale.it/news/mondo/cos ... 58959.html



COSA DOVREBBERO FARE GLI ABITANTI DI QUELL'AREA????

UN TEMPO C'ERANO I CASCHI BLU.

E ADESSO CHE CE NE SAREBBE BISOGNO DOVE STANNO???
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