La Terza Guerra Mondiale
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Francesco ci era arrivato prima:
Papa Francesco: "Una terza guerra combattuta a pezzi con crimini e ...
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09 ... i/1119546/
13 set 2014 ... Papa Francesco: “Una terza guerra combattuta a pezzi con crimini e ... per ricordare i cento anni dallo scoppio della Prima guerra mondiale.
Papa Francesco a Sarajevo, “terza guerra mondiale combattuta a ...
http://it.euronews.com/2015/06/06/papa- ... a-a-pezzi/
6 giu 2015 ... Papa Francesco a Sarajevo, “terza guerra mondiale combattuta a pezzi” ... Ma c'è chi invece “fomenta la guerra”, per creare lo scontro di civiltà ...
Mattarella: «Da terrorismo germi della terza guerra mondiale»
Il capo dello Stato: «Sta alla nostra responsabilità fermare» le violenze introdotte «anche da fanatiche distorsioni fede». «Umanità con profughi, fermezza con scafisti»
di Redazione Online
http://www.corriere.it/politica/15_agos ... ec30.shtml
Papa Francesco: "Una terza guerra combattuta a pezzi con crimini e ...
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09 ... i/1119546/
13 set 2014 ... Papa Francesco: “Una terza guerra combattuta a pezzi con crimini e ... per ricordare i cento anni dallo scoppio della Prima guerra mondiale.
Papa Francesco a Sarajevo, “terza guerra mondiale combattuta a ...
http://it.euronews.com/2015/06/06/papa- ... a-a-pezzi/
6 giu 2015 ... Papa Francesco a Sarajevo, “terza guerra mondiale combattuta a pezzi” ... Ma c'è chi invece “fomenta la guerra”, per creare lo scontro di civiltà ...
Mattarella: «Da terrorismo germi della terza guerra mondiale»
Il capo dello Stato: «Sta alla nostra responsabilità fermare» le violenze introdotte «anche da fanatiche distorsioni fede». «Umanità con profughi, fermezza con scafisti»
di Redazione Online
http://www.corriere.it/politica/15_agos ... ec30.shtml
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Ripeto che per capire chi vuole veramente la guerra basta "seguire il denaro" e così facendo alla fine si arriva a Washington. La guerra (basta che come al solito non tocchi il suolo USA) è come sempre la panacea per risolvere le distorsioni del capitalismo/liberismo sfrenato. Oltretutto distoglie le masse dal vero obiettivo: i super ricchi. Lo ha capito anche il Vaticano che vede, questa volta, minacciati seriamente i suoi interessi in caso di conflitto religioso nel Mediterraneo europeo e infatti inizia a muoversi.
Gli unici a non averlo capito sono i governi europei all'interno della NATO. Hanno due sole vie d'uscita: prendere il controllo dell'Alleanza togliendolo agli Yankees (molto difficile) o uscire in massa da essa e formarne una nuova solo europea che dialoghi immediatamente con la Russia per risolvere il problema ISIS/terrorismo islamico e pacificare l'Ucraina.
Per evitare la guerra bisogna far capire agli USA che se la vogliono se la dovranno combattere loro direttamente e non per interposta persona e che rischiano di averla anche a casa loro altrimenti non c'è via d'uscita. Tutto il resto è solo "fuffa"... chiacchiere al vento.
Gli unici a non averlo capito sono i governi europei all'interno della NATO. Hanno due sole vie d'uscita: prendere il controllo dell'Alleanza togliendolo agli Yankees (molto difficile) o uscire in massa da essa e formarne una nuova solo europea che dialoghi immediatamente con la Russia per risolvere il problema ISIS/terrorismo islamico e pacificare l'Ucraina.
Per evitare la guerra bisogna far capire agli USA che se la vogliono se la dovranno combattere loro direttamente e non per interposta persona e che rischiano di averla anche a casa loro altrimenti non c'è via d'uscita. Tutto il resto è solo "fuffa"... chiacchiere al vento.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Mattarella: «Da terrorismo germi della terza guerra mondiale»
Il capo dello Stato: «Sta alla nostra responsabilità fermare» le violenze introdotte «anche da fanatiche distorsioni fede». «Umanità con profughi, fermezza con scafisti»
di Redazione Online
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Corradino Mineo stamane su facebook:
"Un democristiano fuori tempo e fuori luogo.
Sì, caro Mattarella, é questo che Ella rischia di diventare. Dico democristiano nell’accezione che si dava al termine dopo 30-40 anni di ininterrotto e usurante esercizio del potere: qualcuno uso a edulcora la realtà, a mediare anche quando non si potrebbe, a porsi al centro comunque, perchè è così comodo mettersi al centro della scena e dei consensi. Lei ha voluto citare il Papa, scorgendo nelle cronache del mondo “germi della terza guerra mondiale”, ma per poi banalizzarne la causa, “il terrorismo alimentato anche da fanatiche disorsioni della fede”. Così attribuendo a uno degli effetti lo status di causa.
Bergoglio parla di Stati, di mercanti di armi, o di produzione di armi che esalta i mercati. Da penitente, prega perchè le religioni monoteiste non alimentino odio e terrorismo. Quasi il contrario di quel che Lei ha detto. Il Papa ricorda come il genocidio degli Armeni, che si portò dietro la persecuzione dei cristiani, nacque un secolo fa dalla guerra turco russa. Francesco vede come la guerra tra sunniti e sciiti usa il terrorismo, ma sa che la alimentano le monarchie del petrolio e la incoraggia il divide et impera di Israele. Erdogan spara sul Pkk e ne sollecita la reazione terrorista per vincere le prossime elezioni anticipate. E molti tagliagole islamici, caro Presidente, furono reclutati in carcere da Imam wahabiti pagati dai sauditi. Altri fecero le loro prove al soldo dell’Occidente in Iraq, nell’ex Iugoslavia e nell’ex URSS.
Si guardi, Mattarella, dalla banalizzazione che strappa l’applauso. Troppo facile. Tutti concordano - pure Giuliano Ferrara- se dal Quirinale si addita il nemico terrorista Quasi tutti sognano una guerra in Africa (contro il terrorismo, of course) che ci sbarazzi dell’immigrazione ("800mila richieste di Asilo in Germania", Financial times). E quasi nessuno ama fare i conti con la crisi dell’Occidente, quella crisi per cui il Papa chiede oggi che “la vita della famiglia non sia mai ostaggio del profitto”. Vede, Presidente, se Lei si mette a fare il democristiano (scusi se mi ripeto) fuori tempo e fuori luogo, sprecherà il settennato e deluderà chi in Lei aveva riposto speranze. Non potrà moderare il premier che vuole imporre una riforma costituzionale da Lei definita impropria già nel 1983. Non potrà costituzionalizzare il dissenso a 5 Stelle, nè contenere la deriva razzista, alimentata anche da bugie e omissioni del governo sui migranti. Vale la candela?
(...) "
Corradino Mineo
Il capo dello Stato: «Sta alla nostra responsabilità fermare» le violenze introdotte «anche da fanatiche distorsioni fede». «Umanità con profughi, fermezza con scafisti»
di Redazione Online
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Corradino Mineo stamane su facebook:
"Un democristiano fuori tempo e fuori luogo.
Sì, caro Mattarella, é questo che Ella rischia di diventare. Dico democristiano nell’accezione che si dava al termine dopo 30-40 anni di ininterrotto e usurante esercizio del potere: qualcuno uso a edulcora la realtà, a mediare anche quando non si potrebbe, a porsi al centro comunque, perchè è così comodo mettersi al centro della scena e dei consensi. Lei ha voluto citare il Papa, scorgendo nelle cronache del mondo “germi della terza guerra mondiale”, ma per poi banalizzarne la causa, “il terrorismo alimentato anche da fanatiche disorsioni della fede”. Così attribuendo a uno degli effetti lo status di causa.
Bergoglio parla di Stati, di mercanti di armi, o di produzione di armi che esalta i mercati. Da penitente, prega perchè le religioni monoteiste non alimentino odio e terrorismo. Quasi il contrario di quel che Lei ha detto. Il Papa ricorda come il genocidio degli Armeni, che si portò dietro la persecuzione dei cristiani, nacque un secolo fa dalla guerra turco russa. Francesco vede come la guerra tra sunniti e sciiti usa il terrorismo, ma sa che la alimentano le monarchie del petrolio e la incoraggia il divide et impera di Israele. Erdogan spara sul Pkk e ne sollecita la reazione terrorista per vincere le prossime elezioni anticipate. E molti tagliagole islamici, caro Presidente, furono reclutati in carcere da Imam wahabiti pagati dai sauditi. Altri fecero le loro prove al soldo dell’Occidente in Iraq, nell’ex Iugoslavia e nell’ex URSS.
Si guardi, Mattarella, dalla banalizzazione che strappa l’applauso. Troppo facile. Tutti concordano - pure Giuliano Ferrara- se dal Quirinale si addita il nemico terrorista Quasi tutti sognano una guerra in Africa (contro il terrorismo, of course) che ci sbarazzi dell’immigrazione ("800mila richieste di Asilo in Germania", Financial times). E quasi nessuno ama fare i conti con la crisi dell’Occidente, quella crisi per cui il Papa chiede oggi che “la vita della famiglia non sia mai ostaggio del profitto”. Vede, Presidente, se Lei si mette a fare il democristiano (scusi se mi ripeto) fuori tempo e fuori luogo, sprecherà il settennato e deluderà chi in Lei aveva riposto speranze. Non potrà moderare il premier che vuole imporre una riforma costituzionale da Lei definita impropria già nel 1983. Non potrà costituzionalizzare il dissenso a 5 Stelle, nè contenere la deriva razzista, alimentata anche da bugie e omissioni del governo sui migranti. Vale la candela?
(...) "
Corradino Mineo
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Condivido.Maucat ha scritto:Ripeto che per capire chi vuole veramente la guerra basta "seguire il denaro" e così facendo alla fine si arriva a Washington. La guerra (basta che come al solito non tocchi il suolo USA) è come sempre la panacea per risolvere le distorsioni del capitalismo/liberismo sfrenato. Oltretutto distoglie le masse dal vero obiettivo: i super ricchi. Lo ha capito anche il Vaticano che vede, questa volta, minacciati seriamente i suoi interessi in caso di conflitto religioso nel Mediterraneo europeo e infatti inizia a muoversi.
Gli unici a non averlo capito sono i governi europei all'interno della NATO. Hanno due sole vie d'uscita: prendere il controllo dell'Alleanza togliendolo agli Yankees (molto difficile) o uscire in massa da essa e formarne una nuova solo europea che dialoghi immediatamente con la Russia per risolvere il problema ISIS/terrorismo islamico e pacificare l'Ucraina.
Per evitare la guerra bisogna far capire agli USA che se la vogliono se la dovranno combattere loro direttamente e non per interposta persona e che rischiano di averla anche a casa loro altrimenti non c'è via d'uscita. Tutto il resto è solo "fuffa"... chiacchiere al vento.
L'altra sera mi è capitato di sentire Cacciari in una conferenza su “Geofilosofia dell'Europa”.
Cacciari si chiedeva: dove arrivano i confini dell'Europa?
Può l'Europa sussistere senza un dialogo con la Russia?
È pensabile una Europa che esclude il patrimonio di letteratura di Tolstoi o Dostojevski?
E senza la Turchia (Byzantium)?
L'Europa non è una realtà, per ora è un compito.
Aggiungeva:
L'esempio americano non è trasferibile nella complessa realtà europea, l'ì c'è una sola lingua (e la lingua non è un mero strumento)
L'Europa può essere solo federale, perché non sopporterebbe una unica egemonia. Lo stato centrale inevitabilmente soffoca le nazioni.
A meno che non ci importa nulla delle varie identità, che sono fatte tutte di storia ed arte millenaria, dobbiamo tendere ad una vera unificazione attraverso il riconoscimento e l'esaltazione delle varie identità, in uno spirito universale ma gelosi delle singole diversità/identità.
Purtroppo stiamo vivendo in assenza di una strategia e di una autorità, la gestione non di un tramonto ma di una decadenza, manca chi indica la strada, preoccupati solo di vincere le imminenti elezioni. Così facendo non si tiene il passo con le altre egemonie mondiali. La stessa Germania è solo uno staterello che non ha una visione sufficientemente progettuale a lungo sguardo.
L'Europa deve saper tramontare, senza annullarsi e senza "decadenza"!
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Re: La Terza Guerra Mondiale
L'Europa deve saper tramontare, senza annullarsi e senza "decadenza"!
erding
Oggi su L’Avvenire Prodi rilascia questa intervista:
L’intervista.
L’ex leader della Commissione, nel giorno del sì tedesco
agli aiuti per Atene, denuncia i troppi rinvii su Grecia e immigrazione «Summit fondativo o l’Europa muore»
Prodi: tentati di far da soli, soprattutto a Berlino
ARTURO CELLETTI E EUGENIO FATIGANTE
Sfidiamo Romano Prodi con una domanda
netta. Quattro sole parole. Come trova
l’Europa? La risposta è cruda, come è
cruda e amara l’analisi che ne segue: «La trovo
in uno stato terribile». Una pausa leggera. Come
se il 76enne ex presidente della Commissione
Ue (reduce anche ieri da una "passeggiata" di 58
km. in bicicletta) volesse darci il tempo di riflettere
su quell’aggettivo: terribile. «Nessuno dei
grandi problemi è stato affrontato con spirito europeo.
Né la Grecia, né l’immigrazione. Sono stati
tutti lasciati esplodere». Più volte Prodi aveva
denunciato una mancanza di visione dei leader
europei; e anche oggi, nel giorno in cui Berlino
dice sì al piano di aiuti ad Atene, resta con i piedi
per terra. «Il problema non è stato affrontato
in maniera definitiva: abbiamo evitato il peggio
e abbiamo fatto il male. All’ultimo momento si
è scongiurata un’uscita drammatica, ma con rimedi
del tutto insufficienti per un rientro della
Grecia nella vita politico-economica della Ue che
sia stabile e duraturo». Sfidiamo ancora Prodi: il
nodo Grexit si ripresenterà? Il professore annuisce.
«Il debito non potrà mai essere pagato; sì, il
problema si ripresenterà in futuro perché una
cosa sono le aspirine, un’altra sono gli antibiotici
». Ancora una domanda "facile": perché non sono
stati dati gli antibiotici? «Perché anche sulla
Grecia non c’è stato un dialogo collettivo; c’è stato,
invece, uno sterile scontro di dottrine. E quando
si scontrano le dottrine non c’è mai una soluzione
definitiva». All’improvviso la Grecia resta
sullo sfondo e Prodi torna a denunciare ritardi
ed egoismi della Ue, mettendo sul banco degli
imputati la Germania del Cancelliere Merkel e del
ministro delle Finanze, Schaeuble. «Sta emergendo
una dottrina nuova...». Ancora una pausa,
quasi impercettibile: «... sì, sta venendo avanti
una certa tentazione di togliere potere alla
Commissione per ridarla agli Stati membri».
Perché? Qual è l’obiettivo?
Mi fermo alla denuncia, non voglio spingermi
oltre. Continuo però a chiedermi se nel profondo
dell’opinione pubblica tedesca non stia emergendo
l’ipotesi che la Germania ce la possa
fare da sola. Sola, con gli Stati che le stanno
attorno. Sola, con una costellazione di Paesi che
potremmo chiamare satelliti. Continuo a chiedermi
se la Germania non abbia un’idea nuova
di Europa. Se magari si pensi che esiste la Germania
e che poi tutti gli altri Paesi sono quasi un
peso. Sì, in questi ultimi mesi una domanda,
sempre la stessa, si riaffaccia nelle mie riflessioni:
la Germania punta a sostituirsi all’Europa?».
Lei che dice?
Non lo so, mi pongo però il problema. E rifletto
sul protagonismo di Berlino negli ultimi tempi.
Non voglio agitare fantasmi e capisco che dietro
lo strapotere tedesco, oltre alla virtù del popolo
tedesco stesso, c’è anche la profonda crisi degli
altri. Ma l’analisi va fatta: le decisioni che contano
sono sempre più estranee all’Europa e sempre
più concentrate sulla Germania.
Come si dovrebbe rispondere all’idea di Schaeuble
di togliere forza alla Commissione? Magari
con un vertice straordinario della Unione?
Di vertici dell’Unione se ne fanno quasi uno ogni
mese: per anni c’è sempre stato un vertice.
Ma sempre per discutere sulla gestione del presente
e mai per la definizione del futuro. Ora serve
una soluzione nuova. Non basta più un vertice,
serve di più. Serve un summit "largo" con i
Paesi della Ue, le istituzioni europee e con in più
i grandi partiti politici. Bisogna ricominciare a
parlare di politica perché così non si può più andare avanti.
Così l’Europa muore. Muore, ma non
con fragore. Muore di inedia. Muore perché gli
altri nel mondo fanno progressi incredibili e noi
siamo fermi. Muore perché le altre economie
corrono e noi non siamo capaci nemmeno a decidere
sulle cose che riguardano casa nostra
Qual è la prima cosa che le viene in mente?
L’Ucraina. Che c’entravano gli americani con l’Ucraina?
Qui è in gioco il rapporto Russia-Europa
e invece ho visto un ruolo dominante degli Stati
Uniti. Non sono certo anti-americano, ma un
tempo sulle cose europee erano gli europei a decidere.
Oggi no. Oggi nelle grandi cose del mondo
non ci siamo più. Google, Apple, Alibaba, tutta
roba americana o cinese: l’Europa dov’è? Non
c’è una rete mondiale che ci vede protagonisti.
Avevamo già dodici anni fa l’occasione di realizzare
il collegamento satellitare mondiale. Poi i
soliti veti, i soliti no: Gran Bretagna, Germania...
Se vogliamo sparire dalla faccia della Terra, stiamo
facendo benissimo.
Non crede che i leader di oggi pensino più a loro
stessi che all’Europa?
È così, il problema è che sono tutti leader "barometrici".
Leader con visione corta, che si fanno
guidare dai sondaggi, incapaci di progettare,
di ragionare sul futuro. Leader ossessionati dai
voti politici che si accavallano. Sono tutti così,
non ci sono eccezioni. Già, in questo momento
non ci sono eccezioni. Qualche tempo fa osservatori
cinesi mi interrogavano: "Com’è possibile
che problemi come scuola e pensioni qui da
voi vengano affrontati con l’orizzonte di mesi e
non di decenni?". Notavano le nostre contraddizioni,
capivano che anche in Italia - come nel
resto d’Europa - si rincorre quello che si aspetta
l’elettorato. Guardi l’immigrazione. Un problema
drammatico e serio, che non viene mai affrontato
tenendo conto degli assestamenti di
lungo periodo.
Eppure la Germania sembra cominciare a capire...
Sì, la Germania negli ultimi giorni sembra diventata
più cosciente. Credo che una svolta stia
maturando, guardando quello che sta succedendo
in Grecia: Kos e la Turchia si guardano,
sono lì, separate solo da un pezzetto di mare. È
vero, la Libia è il fronte più pesante, più tragico;
ma guai a sottovalutare quello che sta accadendo
in Grecia.
È di lunedì il documento dei cinque grandi Paesi
europei che con gli Stati Uniti spingono per
un governo di pacificazione in Libia...
Sono da sempre convintissimo che per trovare
una via d’uscita bisogna mettere tutti attorno a
un tavolo. Tutte le tribù, Tripoli, Misurata... Tutti,
ripeto - ancora una volta - tutti. O è così o non
si risolve nulla. Quel documento è un’espressione
di buona volontà, sei grandi Paesi che invitano
alla pacificazione è un aiuto importante all’azione
che sta facendo l’Onu, ma...
Ma cosa, professor Prodi?
Non è possibile giocare su due tavoli. Dare vita
a un nuovo pressing per un governo di pacificazione
e ragionare sulla possibilità di armare il governo
di Tobruk o di intervenire militarmente in
Libia. Su una partita così delicata non si possono
dare segnali contraddittori.
Lei su quale opzione scommetterebbe?
Io sono obbligato a sperare che davanti a tanto
dolore, disperazione, tragedie così terribili, ci si
metta tutti attorno a un tavolo. Poi ci saranno i
soliti mille problemi;
ma l’altra opzione è
sciagurata. La via dell’invasione
armata
non ha nessuna prospettiva,
né politica
né militare.
Che facciamo,
mandiamo
200mila soldati?
Vorrebbe
dire una tragedia
senza fine perché
mandare soldati in
un Paese con le divisioni
interne che ha
la Libia vuol dire rendere
eterna la guerra.
Io non voglio un altro
Iraq o un’altra Afghanistan:
laggiù abbiamo
pagato duramente
scelte miopi. Il problema
lo devono risolvere
i libici e noi dobbiamo obbligarli
a mettersi attorno a un tavolo.
Poi, per il mantenimento della
pace, possiamo mandare rinforzi
militari. Ma solo per garantire il
rispetto dei patti sottoscritti. Come
in Libano, come in Albania.
E l’Onu che fa?
L’Onu fa quello che gli
lasciano fare. Io conosco
quella realtà: l’Onu
ha le mani legate,
ha risorse limitate, per
prendere qualsiasi decisione
bisogna andare
davanti al Consiglio
di sicurezza. Non me la sento davvero di condannare
le Nazioni Unite: fanno quello che possono
e cercano di farlo bene. Però a me non possono
mica chiedere di fare danza classica...
Provi a riflettere sul dibattito italiano: i no agli
immigrati minano gli interessi nazionali?
Come sono possibili quei no?
Come è possibile
che uno dica "nel mio territorio no". Penso all’Italia
e penso all’Europa. Vale per tutti, e tutti devono
pesare scelte e parole.
Ci sta provando a far capire qualcosa?
Sta montando una mistura di populismi. Il populismo
di destra su ordine e immigrazione si lega
a un altro populismo, questa volta di sinistra,
su temi anti-casta o come il reddito minimo. La
maestra di questa dottrina è la signora Le Pen,
ma in Italia c’è chi segue lettera per lettera quella
lezione. Il populismo segue le due grandi paure:
quella per la sicurezza e quella per l’economia.
E se qualcuno riesce a mettere insieme i
due temi, vince. Vince facendo leva sulla disperazione
di tanta gente, ma vince.
Come si fronteggia il rischio?
Con la capacità di rassicurare. La risposta al populismo
è rassicurare, perché la gente ha paura
davvero.
Noi oggi facciamo "accoglienza" in Italia?
Noi facciamo primo soccorso, non accoglienza.
Con i numeri di oggi non è poco. Ma accogliere
vuol dire trattare la gente in modo civile, anche
se nel lungo periodo diventa uno sforzo molto
impegnativo.
E quindi?
È uno sforzo grosso. Affrontabile, seppure con
difficoltà, da un Paese delle nostre dimensioni,
ma grosso. Ma nello stesso tempo debbo
dire all’Europa: non
basta uno sforzo finanziario,
serve una
vera disponibilità ad
accogliere, l’Italia da
sola non ce la fa.
Guardiamo gli ultimi
dati economici non
positivi. Dobbiamo
rassegnarci a una Ue che non
cresce e a un’Italia "maglia nera"
in questa Europa?
Credo di sì. L’Europa arranca e
senza vere novità dobbiamo rassegnarci
a non crescere. Finché
andremo avanti con queste politiche
miopi non ci potrà essere
ripresa. La Germania non può continuare ad accumulare
un surplus del 6-7% nella bilancia
commerciale senza cambiare politica. Anche nel
proprio interesse. Ma ora qualcosa potrebbe
cambiare.
Perché?
Perché qualche problema comincia ad averlo
anche la Germania. Berlino pagherà il rallentamento
delle esportazioni. Russia e Cina per la
Germania sono due "mercatoni". Un esempio?
Le nostre esportazioni in Cina sono il 2,5% dell’export
totale, quelle della Germania arrivano a
sfiorare il 7. Anche Berlino dovrà fare attenzione:
la crisi morde tutti e anche i tedeschi dovranno
immaginare strade diverse.
Strade diverse significa maggiore flessibilità?
Sarebbe giusto sforare nella Legge di stabilità il
tetto del 3%?
Abbiamo limiti di manovra estremamente ristretti.
E poi appena uno pensa di avvicinarsi
in modo non armonicamente concordato al
tetto del 3 per cento, riscatta lo spread. E allora
quello che entra dalla porta riuscirebbe dalla
finestra.
È stato annunciato dal premier un piano di riduzione
fiscale: la convince o vede rischi?
Sto facendo in questi giorni i conti sulla compatibilità
delle diverse promesse. Sono promesse
in cui manca ancora l’aspetto quantitativo
e delle compatibilità. La sfida della prossima
manovra sarà appunto rendere compatibili
su più anni questi impegni finora non precisati.
E guardate che non è una risposta evasiva,
è una risposta seria.
Si riparla di abolizione della Tasi prima casa.
Mi limito a ricordare che una forma di tassazione
immobiliare sostiene i bilanci delle comunità
locali di tutte le democrazie. E che anche mantenendo
l’imposta, si può arrivare a misure eque.
Nel 2008, nelle proposte del mio governo eravamo
arrivati ad abolirla nel 60% dei casi, quindi
si può fare anche solo per la maggioranza meno
agiata della popolazione.
Mentre l’Europa fatica c’è chi, come la Gran Bretagna,
ha deciso di affidare a un referendum la
propria permanenza futura nell’Unione.
Un grave errore. Tutta la forza di equilibrio che
la Gran Bretagna esercitava in Europa si è dissolta.
Oggi siamo davanti a un dilemma: in Gran
Bretagna sta crescendo il partito europeo, di chi
dice che uscire sarebbe un errore, ma il primo
ministro Cameron si è spinto così avanti che è
costretto ora a chiedere l’impossibile ai suoi soci
europei. L’alternativa sarà fra una Gran Bretagna
che esce dall’Europa - cosa che ritengo
assai improbabile - e una Gran Bretagna che
partecipa sempre meno a una politica europea
comune e che chiede sempre più eccezioni per
se stessa. Che diventa membro di una comunità
commerciale e non di una comunità politica.
Sarà un voto molto dettato dagli interessi
economici.
Torniamo un attimo alla Grecia: per l’Europa è
un po’ come il Sud per l’Italia?
No, la Grecia è una nazione, il nostro Sud è il terzo
di un Paese. Ci sono elementi comuni in tanti
parametri (disoccupazione, crollo della natalità,
arretramento nel periodo della crisi), ma le
soluzioni non possono essere paragonabili.
Come lo salviamo il Meridione?
Il discorso è complesso. Non c’è un Mezzogiorno
omogeneo: l’Abruzzo, il Molise e la Puglia si
stanno muovendo meglio, ma la Campania, la
Calabria, la Sicilia sono immobili. E i problemi
di vent’anni fa sono quelli di oggi.
E perché?
Perché c’è una grande rassegnazione, perché si
guarda al futuro con scetticismo. In una crisi economica
così dura le parti più deboli sono quelle
che più soffrono e che più facilmente perdono
la speranza. Inoltre non possiamo mancare
di elencare le piaghe del passato che durano nel
presente, come criminalità ed evasione fiscale.
Che messaggio darebbe al Sud?
I progetti su cui ho lavorato e scommesso
quand’ero al governo sono stati tutti demoliti
dalla società locale. Penso al porto di Gioia Tauro,
a quello di Taranto. Erano partiti benissimo
come una scommessa per il futuro, sono stati
travolti da un’inefficienza assoluta. Il problema
del Sud è il Sud. È una burocrazia sfaldata. Poi ogni
tanto nascono delle autoillusioni, come la
grande speranza del turismo. Ma il turismo esige
un’apertura al mondo, esige infrastrutture, ospedali
efficienti, penso a chi attira gli anziani
d’inverno come sta facendo il Sud della Spagna.
Invece il più bell’insieme del mondo, che è la Sicilia,
ha solo il 9% dei turisti delle Baleari: non so
se ridere o piangere. Questo avviene perché la società
locale non funziona.
È un male incurabile?
Le Regioni si fanno una concorrenza inutile. Di
recente in una tavola rotonda ho provato a chiedere
una strategia comune a cinque governatori
meridionali. Mi guardavano come per dirmi
"ma si rende conto?". Sì, è l’ultima analisi amara.
Ma Italia e Europa sono ammalate dello stesso
male: non hanno al loro interno una strategia
comune e non riescono più a camminare verso
il futuro.
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erding
Oggi su L’Avvenire Prodi rilascia questa intervista:
L’intervista.
L’ex leader della Commissione, nel giorno del sì tedesco
agli aiuti per Atene, denuncia i troppi rinvii su Grecia e immigrazione «Summit fondativo o l’Europa muore»
Prodi: tentati di far da soli, soprattutto a Berlino
ARTURO CELLETTI E EUGENIO FATIGANTE
Sfidiamo Romano Prodi con una domanda
netta. Quattro sole parole. Come trova
l’Europa? La risposta è cruda, come è
cruda e amara l’analisi che ne segue: «La trovo
in uno stato terribile». Una pausa leggera. Come
se il 76enne ex presidente della Commissione
Ue (reduce anche ieri da una "passeggiata" di 58
km. in bicicletta) volesse darci il tempo di riflettere
su quell’aggettivo: terribile. «Nessuno dei
grandi problemi è stato affrontato con spirito europeo.
Né la Grecia, né l’immigrazione. Sono stati
tutti lasciati esplodere». Più volte Prodi aveva
denunciato una mancanza di visione dei leader
europei; e anche oggi, nel giorno in cui Berlino
dice sì al piano di aiuti ad Atene, resta con i piedi
per terra. «Il problema non è stato affrontato
in maniera definitiva: abbiamo evitato il peggio
e abbiamo fatto il male. All’ultimo momento si
è scongiurata un’uscita drammatica, ma con rimedi
del tutto insufficienti per un rientro della
Grecia nella vita politico-economica della Ue che
sia stabile e duraturo». Sfidiamo ancora Prodi: il
nodo Grexit si ripresenterà? Il professore annuisce.
«Il debito non potrà mai essere pagato; sì, il
problema si ripresenterà in futuro perché una
cosa sono le aspirine, un’altra sono gli antibiotici
». Ancora una domanda "facile": perché non sono
stati dati gli antibiotici? «Perché anche sulla
Grecia non c’è stato un dialogo collettivo; c’è stato,
invece, uno sterile scontro di dottrine. E quando
si scontrano le dottrine non c’è mai una soluzione
definitiva». All’improvviso la Grecia resta
sullo sfondo e Prodi torna a denunciare ritardi
ed egoismi della Ue, mettendo sul banco degli
imputati la Germania del Cancelliere Merkel e del
ministro delle Finanze, Schaeuble. «Sta emergendo
una dottrina nuova...». Ancora una pausa,
quasi impercettibile: «... sì, sta venendo avanti
una certa tentazione di togliere potere alla
Commissione per ridarla agli Stati membri».
Perché? Qual è l’obiettivo?
Mi fermo alla denuncia, non voglio spingermi
oltre. Continuo però a chiedermi se nel profondo
dell’opinione pubblica tedesca non stia emergendo
l’ipotesi che la Germania ce la possa
fare da sola. Sola, con gli Stati che le stanno
attorno. Sola, con una costellazione di Paesi che
potremmo chiamare satelliti. Continuo a chiedermi
se la Germania non abbia un’idea nuova
di Europa. Se magari si pensi che esiste la Germania
e che poi tutti gli altri Paesi sono quasi un
peso. Sì, in questi ultimi mesi una domanda,
sempre la stessa, si riaffaccia nelle mie riflessioni:
la Germania punta a sostituirsi all’Europa?».
Lei che dice?
Non lo so, mi pongo però il problema. E rifletto
sul protagonismo di Berlino negli ultimi tempi.
Non voglio agitare fantasmi e capisco che dietro
lo strapotere tedesco, oltre alla virtù del popolo
tedesco stesso, c’è anche la profonda crisi degli
altri. Ma l’analisi va fatta: le decisioni che contano
sono sempre più estranee all’Europa e sempre
più concentrate sulla Germania.
Come si dovrebbe rispondere all’idea di Schaeuble
di togliere forza alla Commissione? Magari
con un vertice straordinario della Unione?
Di vertici dell’Unione se ne fanno quasi uno ogni
mese: per anni c’è sempre stato un vertice.
Ma sempre per discutere sulla gestione del presente
e mai per la definizione del futuro. Ora serve
una soluzione nuova. Non basta più un vertice,
serve di più. Serve un summit "largo" con i
Paesi della Ue, le istituzioni europee e con in più
i grandi partiti politici. Bisogna ricominciare a
parlare di politica perché così non si può più andare avanti.
Così l’Europa muore. Muore, ma non
con fragore. Muore di inedia. Muore perché gli
altri nel mondo fanno progressi incredibili e noi
siamo fermi. Muore perché le altre economie
corrono e noi non siamo capaci nemmeno a decidere
sulle cose che riguardano casa nostra
Qual è la prima cosa che le viene in mente?
L’Ucraina. Che c’entravano gli americani con l’Ucraina?
Qui è in gioco il rapporto Russia-Europa
e invece ho visto un ruolo dominante degli Stati
Uniti. Non sono certo anti-americano, ma un
tempo sulle cose europee erano gli europei a decidere.
Oggi no. Oggi nelle grandi cose del mondo
non ci siamo più. Google, Apple, Alibaba, tutta
roba americana o cinese: l’Europa dov’è? Non
c’è una rete mondiale che ci vede protagonisti.
Avevamo già dodici anni fa l’occasione di realizzare
il collegamento satellitare mondiale. Poi i
soliti veti, i soliti no: Gran Bretagna, Germania...
Se vogliamo sparire dalla faccia della Terra, stiamo
facendo benissimo.
Non crede che i leader di oggi pensino più a loro
stessi che all’Europa?
È così, il problema è che sono tutti leader "barometrici".
Leader con visione corta, che si fanno
guidare dai sondaggi, incapaci di progettare,
di ragionare sul futuro. Leader ossessionati dai
voti politici che si accavallano. Sono tutti così,
non ci sono eccezioni. Già, in questo momento
non ci sono eccezioni. Qualche tempo fa osservatori
cinesi mi interrogavano: "Com’è possibile
che problemi come scuola e pensioni qui da
voi vengano affrontati con l’orizzonte di mesi e
non di decenni?". Notavano le nostre contraddizioni,
capivano che anche in Italia - come nel
resto d’Europa - si rincorre quello che si aspetta
l’elettorato. Guardi l’immigrazione. Un problema
drammatico e serio, che non viene mai affrontato
tenendo conto degli assestamenti di
lungo periodo.
Eppure la Germania sembra cominciare a capire...
Sì, la Germania negli ultimi giorni sembra diventata
più cosciente. Credo che una svolta stia
maturando, guardando quello che sta succedendo
in Grecia: Kos e la Turchia si guardano,
sono lì, separate solo da un pezzetto di mare. È
vero, la Libia è il fronte più pesante, più tragico;
ma guai a sottovalutare quello che sta accadendo
in Grecia.
È di lunedì il documento dei cinque grandi Paesi
europei che con gli Stati Uniti spingono per
un governo di pacificazione in Libia...
Sono da sempre convintissimo che per trovare
una via d’uscita bisogna mettere tutti attorno a
un tavolo. Tutte le tribù, Tripoli, Misurata... Tutti,
ripeto - ancora una volta - tutti. O è così o non
si risolve nulla. Quel documento è un’espressione
di buona volontà, sei grandi Paesi che invitano
alla pacificazione è un aiuto importante all’azione
che sta facendo l’Onu, ma...
Ma cosa, professor Prodi?
Non è possibile giocare su due tavoli. Dare vita
a un nuovo pressing per un governo di pacificazione
e ragionare sulla possibilità di armare il governo
di Tobruk o di intervenire militarmente in
Libia. Su una partita così delicata non si possono
dare segnali contraddittori.
Lei su quale opzione scommetterebbe?
Io sono obbligato a sperare che davanti a tanto
dolore, disperazione, tragedie così terribili, ci si
metta tutti attorno a un tavolo. Poi ci saranno i
soliti mille problemi;
ma l’altra opzione è
sciagurata. La via dell’invasione
armata
non ha nessuna prospettiva,
né politica
né militare.
Che facciamo,
mandiamo
200mila soldati?
Vorrebbe
dire una tragedia
senza fine perché
mandare soldati in
un Paese con le divisioni
interne che ha
la Libia vuol dire rendere
eterna la guerra.
Io non voglio un altro
Iraq o un’altra Afghanistan:
laggiù abbiamo
pagato duramente
scelte miopi. Il problema
lo devono risolvere
i libici e noi dobbiamo obbligarli
a mettersi attorno a un tavolo.
Poi, per il mantenimento della
pace, possiamo mandare rinforzi
militari. Ma solo per garantire il
rispetto dei patti sottoscritti. Come
in Libano, come in Albania.
E l’Onu che fa?
L’Onu fa quello che gli
lasciano fare. Io conosco
quella realtà: l’Onu
ha le mani legate,
ha risorse limitate, per
prendere qualsiasi decisione
bisogna andare
davanti al Consiglio
di sicurezza. Non me la sento davvero di condannare
le Nazioni Unite: fanno quello che possono
e cercano di farlo bene. Però a me non possono
mica chiedere di fare danza classica...
Provi a riflettere sul dibattito italiano: i no agli
immigrati minano gli interessi nazionali?
Come sono possibili quei no?
Come è possibile
che uno dica "nel mio territorio no". Penso all’Italia
e penso all’Europa. Vale per tutti, e tutti devono
pesare scelte e parole.
Ci sta provando a far capire qualcosa?
Sta montando una mistura di populismi. Il populismo
di destra su ordine e immigrazione si lega
a un altro populismo, questa volta di sinistra,
su temi anti-casta o come il reddito minimo. La
maestra di questa dottrina è la signora Le Pen,
ma in Italia c’è chi segue lettera per lettera quella
lezione. Il populismo segue le due grandi paure:
quella per la sicurezza e quella per l’economia.
E se qualcuno riesce a mettere insieme i
due temi, vince. Vince facendo leva sulla disperazione
di tanta gente, ma vince.
Come si fronteggia il rischio?
Con la capacità di rassicurare. La risposta al populismo
è rassicurare, perché la gente ha paura
davvero.
Noi oggi facciamo "accoglienza" in Italia?
Noi facciamo primo soccorso, non accoglienza.
Con i numeri di oggi non è poco. Ma accogliere
vuol dire trattare la gente in modo civile, anche
se nel lungo periodo diventa uno sforzo molto
impegnativo.
E quindi?
È uno sforzo grosso. Affrontabile, seppure con
difficoltà, da un Paese delle nostre dimensioni,
ma grosso. Ma nello stesso tempo debbo
dire all’Europa: non
basta uno sforzo finanziario,
serve una
vera disponibilità ad
accogliere, l’Italia da
sola non ce la fa.
Guardiamo gli ultimi
dati economici non
positivi. Dobbiamo
rassegnarci a una Ue che non
cresce e a un’Italia "maglia nera"
in questa Europa?
Credo di sì. L’Europa arranca e
senza vere novità dobbiamo rassegnarci
a non crescere. Finché
andremo avanti con queste politiche
miopi non ci potrà essere
ripresa. La Germania non può continuare ad accumulare
un surplus del 6-7% nella bilancia
commerciale senza cambiare politica. Anche nel
proprio interesse. Ma ora qualcosa potrebbe
cambiare.
Perché?
Perché qualche problema comincia ad averlo
anche la Germania. Berlino pagherà il rallentamento
delle esportazioni. Russia e Cina per la
Germania sono due "mercatoni". Un esempio?
Le nostre esportazioni in Cina sono il 2,5% dell’export
totale, quelle della Germania arrivano a
sfiorare il 7. Anche Berlino dovrà fare attenzione:
la crisi morde tutti e anche i tedeschi dovranno
immaginare strade diverse.
Strade diverse significa maggiore flessibilità?
Sarebbe giusto sforare nella Legge di stabilità il
tetto del 3%?
Abbiamo limiti di manovra estremamente ristretti.
E poi appena uno pensa di avvicinarsi
in modo non armonicamente concordato al
tetto del 3 per cento, riscatta lo spread. E allora
quello che entra dalla porta riuscirebbe dalla
finestra.
È stato annunciato dal premier un piano di riduzione
fiscale: la convince o vede rischi?
Sto facendo in questi giorni i conti sulla compatibilità
delle diverse promesse. Sono promesse
in cui manca ancora l’aspetto quantitativo
e delle compatibilità. La sfida della prossima
manovra sarà appunto rendere compatibili
su più anni questi impegni finora non precisati.
E guardate che non è una risposta evasiva,
è una risposta seria.
Si riparla di abolizione della Tasi prima casa.
Mi limito a ricordare che una forma di tassazione
immobiliare sostiene i bilanci delle comunità
locali di tutte le democrazie. E che anche mantenendo
l’imposta, si può arrivare a misure eque.
Nel 2008, nelle proposte del mio governo eravamo
arrivati ad abolirla nel 60% dei casi, quindi
si può fare anche solo per la maggioranza meno
agiata della popolazione.
Mentre l’Europa fatica c’è chi, come la Gran Bretagna,
ha deciso di affidare a un referendum la
propria permanenza futura nell’Unione.
Un grave errore. Tutta la forza di equilibrio che
la Gran Bretagna esercitava in Europa si è dissolta.
Oggi siamo davanti a un dilemma: in Gran
Bretagna sta crescendo il partito europeo, di chi
dice che uscire sarebbe un errore, ma il primo
ministro Cameron si è spinto così avanti che è
costretto ora a chiedere l’impossibile ai suoi soci
europei. L’alternativa sarà fra una Gran Bretagna
che esce dall’Europa - cosa che ritengo
assai improbabile - e una Gran Bretagna che
partecipa sempre meno a una politica europea
comune e che chiede sempre più eccezioni per
se stessa. Che diventa membro di una comunità
commerciale e non di una comunità politica.
Sarà un voto molto dettato dagli interessi
economici.
Torniamo un attimo alla Grecia: per l’Europa è
un po’ come il Sud per l’Italia?
No, la Grecia è una nazione, il nostro Sud è il terzo
di un Paese. Ci sono elementi comuni in tanti
parametri (disoccupazione, crollo della natalità,
arretramento nel periodo della crisi), ma le
soluzioni non possono essere paragonabili.
Come lo salviamo il Meridione?
Il discorso è complesso. Non c’è un Mezzogiorno
omogeneo: l’Abruzzo, il Molise e la Puglia si
stanno muovendo meglio, ma la Campania, la
Calabria, la Sicilia sono immobili. E i problemi
di vent’anni fa sono quelli di oggi.
E perché?
Perché c’è una grande rassegnazione, perché si
guarda al futuro con scetticismo. In una crisi economica
così dura le parti più deboli sono quelle
che più soffrono e che più facilmente perdono
la speranza. Inoltre non possiamo mancare
di elencare le piaghe del passato che durano nel
presente, come criminalità ed evasione fiscale.
Che messaggio darebbe al Sud?
I progetti su cui ho lavorato e scommesso
quand’ero al governo sono stati tutti demoliti
dalla società locale. Penso al porto di Gioia Tauro,
a quello di Taranto. Erano partiti benissimo
come una scommessa per il futuro, sono stati
travolti da un’inefficienza assoluta. Il problema
del Sud è il Sud. È una burocrazia sfaldata. Poi ogni
tanto nascono delle autoillusioni, come la
grande speranza del turismo. Ma il turismo esige
un’apertura al mondo, esige infrastrutture, ospedali
efficienti, penso a chi attira gli anziani
d’inverno come sta facendo il Sud della Spagna.
Invece il più bell’insieme del mondo, che è la Sicilia,
ha solo il 9% dei turisti delle Baleari: non so
se ridere o piangere. Questo avviene perché la società
locale non funziona.
È un male incurabile?
Le Regioni si fanno una concorrenza inutile. Di
recente in una tavola rotonda ho provato a chiedere
una strategia comune a cinque governatori
meridionali. Mi guardavano come per dirmi
"ma si rende conto?". Sì, è l’ultima analisi amara.
Ma Italia e Europa sono ammalate dello stesso
male: non hanno al loro interno una strategia
comune e non riescono più a camminare verso
il futuro.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
https://www.youtube.com/watch?v=nt-Zm6o1fCs
Ci mancava solo lo sveglione.
Corea del Nord, Kim Jong-un dichiara “stato di guerra” contro il Sud
Mondo
L'ordine è arrivato dal leader di Pyongyang, secondo quanto riporta l'agenzia stampa ufficiale Kcna, nel corso di una riunione allargata di emergenza della Commissione militare centrale del Partito dei lavoratori. Seul parla di "grave provocazione militare". E intanto gli Usa hanno elevato al massimo lo stato di vigilanza
di F. Q. | 21 agosto 2015
Il capo supremo della Corea del Nord, Kim Jong-un, ha ordinato ai suoi generali di mobilitare le forze armate e di prepararsi a entrare in “quasi stato di guerra” a partire dalle 17 ora locale, le dieci e mezza in Italia, posizionandosi nelle aree di prima linea con la Corea del Sud.
La decisione del capo supremo del regime nordcoreano è arrivata a seguito di un intenso scambio di colpi di artiglieria pesante verificatosi ieri sul confine occidentale.
Dura la replica del ministro della Difesa di Seul: “Risponderemo con forza a qualunque tipo di attacco e la Corea del Nord dovrà assumersi tutta la responsabilità per questo tipo di azioni di rappresaglia”.
L’ordine di mobilitazione dell’esercito è arrivato dal primo ministro di Pyongyang, secondo quanto riporta l’agenzia stampa ufficiale Kcna, nel corso di una riunione allargata di emergenza della Commissione militare centrale del Partito dei lavoratori, l’unico che detiene il potere nel Paese.
Il capo supremo della Repubblica Popolare Democratica ha comandato all’esercito di essere pronto a eventuali operazioni possibili in qualsiasi momento. Inoltre, nella riunione d’emergenza con i massimi responsabili delle forze armate, sono state discusse contromisure politiche e militari con l’obiettivo di eliminare qualsiasi tipo di minaccia proveniente da Seul.
“I comandanti dell’Esercito del popolo coreano – riferiscono i media nordcoreani – sono stati rapidamente inviati presso le truppe in prima linea per guidare le operazioni militari destinate a distruggere le apparecchiature di propaganda psicologica, se il nemico non interromperà la propaganda entro quarantotto ore, e per prepararsi a possibili reazioni del nemico sud coreano”.
La decisione di Pyongyang arriva dopo l’escalation di tensione che si è registrata nell’ultimo periodo tra i due paesi. I comandanti delle forze armante nordcoreane hanno negato le ricostruzioni di Seul che addebitano al Nord la responsabilità “dell’incidente del pomeriggio di giovedì”, classificando come “grave provocazione militare” i trentasei colpi di artiglieria sparati dal Sud. I vertici sudcoreani, invece, hanno affermato che dal Nord sono arrivati due serie di attacchi: la prima è stata un singolo proiettile di artiglieria antiaerea, mentre la seconda ha visto diversi tiri di cannoni.
Dopo la mobilitazione dell’esercito di Pyongyang, anche Seul ha deciso di fare la propria contromossa. Il ministro della Difesa sudcoreano, Han Min-koo, ha esortato i soldati a “reagire con forza, contro qualsiasi aggressore” proveniente da Nord. Nel frattempo, secondo l’agenzia sudcoreana Yonhap, gli Stati Uniti, alleati strategici della Corea del Sud, hanno alzato al massimo livello lo stadio di vigilanza nell’area.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08 ... d/1972523/
Ci mancava solo lo sveglione.
Corea del Nord, Kim Jong-un dichiara “stato di guerra” contro il Sud
Mondo
L'ordine è arrivato dal leader di Pyongyang, secondo quanto riporta l'agenzia stampa ufficiale Kcna, nel corso di una riunione allargata di emergenza della Commissione militare centrale del Partito dei lavoratori. Seul parla di "grave provocazione militare". E intanto gli Usa hanno elevato al massimo lo stato di vigilanza
di F. Q. | 21 agosto 2015
Il capo supremo della Corea del Nord, Kim Jong-un, ha ordinato ai suoi generali di mobilitare le forze armate e di prepararsi a entrare in “quasi stato di guerra” a partire dalle 17 ora locale, le dieci e mezza in Italia, posizionandosi nelle aree di prima linea con la Corea del Sud.
La decisione del capo supremo del regime nordcoreano è arrivata a seguito di un intenso scambio di colpi di artiglieria pesante verificatosi ieri sul confine occidentale.
Dura la replica del ministro della Difesa di Seul: “Risponderemo con forza a qualunque tipo di attacco e la Corea del Nord dovrà assumersi tutta la responsabilità per questo tipo di azioni di rappresaglia”.
L’ordine di mobilitazione dell’esercito è arrivato dal primo ministro di Pyongyang, secondo quanto riporta l’agenzia stampa ufficiale Kcna, nel corso di una riunione allargata di emergenza della Commissione militare centrale del Partito dei lavoratori, l’unico che detiene il potere nel Paese.
Il capo supremo della Repubblica Popolare Democratica ha comandato all’esercito di essere pronto a eventuali operazioni possibili in qualsiasi momento. Inoltre, nella riunione d’emergenza con i massimi responsabili delle forze armate, sono state discusse contromisure politiche e militari con l’obiettivo di eliminare qualsiasi tipo di minaccia proveniente da Seul.
“I comandanti dell’Esercito del popolo coreano – riferiscono i media nordcoreani – sono stati rapidamente inviati presso le truppe in prima linea per guidare le operazioni militari destinate a distruggere le apparecchiature di propaganda psicologica, se il nemico non interromperà la propaganda entro quarantotto ore, e per prepararsi a possibili reazioni del nemico sud coreano”.
La decisione di Pyongyang arriva dopo l’escalation di tensione che si è registrata nell’ultimo periodo tra i due paesi. I comandanti delle forze armante nordcoreane hanno negato le ricostruzioni di Seul che addebitano al Nord la responsabilità “dell’incidente del pomeriggio di giovedì”, classificando come “grave provocazione militare” i trentasei colpi di artiglieria sparati dal Sud. I vertici sudcoreani, invece, hanno affermato che dal Nord sono arrivati due serie di attacchi: la prima è stata un singolo proiettile di artiglieria antiaerea, mentre la seconda ha visto diversi tiri di cannoni.
Dopo la mobilitazione dell’esercito di Pyongyang, anche Seul ha deciso di fare la propria contromossa. Il ministro della Difesa sudcoreano, Han Min-koo, ha esortato i soldati a “reagire con forza, contro qualsiasi aggressore” proveniente da Nord. Nel frattempo, secondo l’agenzia sudcoreana Yonhap, gli Stati Uniti, alleati strategici della Corea del Sud, hanno alzato al massimo livello lo stadio di vigilanza nell’area.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08 ... d/1972523/
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Re: La Terza Guerra Mondiale
La vox populi in qusti casi è un obbligo.
così la pensa il Bel Paese.
Ivo Serenthà • 24 minuti fa
Mandiamo Razzi con l'aggiunta del felpato a fare i mediatori e ce li togliamo per sempre dalle scatole.....
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camillobenso Ivo Serenthà • in alcuni secondi Tieni duro, questo commento deve ancora essere approvato da Il Fatto Quotidiano.
Solo loro??????
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Miky9 • un'ora fa
ma cosa aspettano gli USA e " amigos" a portar loro la famosa democrazia ?
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fabrizio • un'ora fa
Ci sarà sempre tensione fra le due Coree fin chè quella del nord sarà guidata da semi-deficienti.
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così la pensa il Bel Paese.
Ivo Serenthà • 24 minuti fa
Mandiamo Razzi con l'aggiunta del felpato a fare i mediatori e ce li togliamo per sempre dalle scatole.....
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camillobenso Ivo Serenthà • in alcuni secondi Tieni duro, questo commento deve ancora essere approvato da Il Fatto Quotidiano.
Solo loro??????
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Miky9 • un'ora fa
ma cosa aspettano gli USA e " amigos" a portar loro la famosa democrazia ?
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fabrizio • un'ora fa
Ci sarà sempre tensione fra le due Coree fin chè quella del nord sarà guidata da semi-deficienti.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
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jorgito • un'ora fa
mandiamoci razzi e salvini a dar man forte al lardoso insieme formeranno il trio favoloso
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frattale • un'ora fa
Sta cercando solo un altro barbiere, quello ufficiale è stato epurato a cannonate, Salvini e Razzi si sono mobilitati per trovargliene un altro.
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^^^^^^^
CHISSA' PERCHE' TANTO ENTUSIASMO PER RAZZI E SALVINI?
jorgito • un'ora fa
mandiamoci razzi e salvini a dar man forte al lardoso insieme formeranno il trio favoloso
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frattale • un'ora fa
Sta cercando solo un altro barbiere, quello ufficiale è stato epurato a cannonate, Salvini e Razzi si sono mobilitati per trovargliene un altro.
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^^^^^^^
CHISSA' PERCHE' TANTO ENTUSIASMO PER RAZZI E SALVINI?
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Re: La Terza Guerra Mondiale
VenomSnake1974 • 2 ore fa
Il lardoso satrapo e padrone di milioni di schiavi, ha emesso la quotidiana quota di maleodorante gas intestinale. Questa triste abitudine, finirà per farlo avvampare, con grande dispiacere dei Razzi e Salvini et similia, infestanti anche questo thread.
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emanuela borghesi • 2 ore fa
Con una faccia così dovrebbe solo vendere bomboloni.
Siamo messi male noi in quanto a politici ma anche questi....
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cenzino • 2 ore fa
Ergastolo per il parrucchiere di Kim. sisi.
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Il lardoso satrapo e padrone di milioni di schiavi, ha emesso la quotidiana quota di maleodorante gas intestinale. Questa triste abitudine, finirà per farlo avvampare, con grande dispiacere dei Razzi e Salvini et similia, infestanti anche questo thread.
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emanuela borghesi • 2 ore fa
Con una faccia così dovrebbe solo vendere bomboloni.
Siamo messi male noi in quanto a politici ma anche questi....
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cenzino • 2 ore fa
Ergastolo per il parrucchiere di Kim. sisi.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Corrado55 • 3 ore fa
Non credo che il problema sia KIM JONG-UN, e nemmeno le provocazioni della Corea del sud, o le intromissioni degli USA, neppure l'ISIS e chi la finanzia, e neanche tutte le guerre che ci sono qua e là con annesse torture e massacri, credo che il problema sia proprio la razza umana .
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parsifaly2k • 3 ore fa
Cavolo Kim si è ispirato alla sinistra PD per dare anche lui un penultimatum
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Non credo che il problema sia KIM JONG-UN, e nemmeno le provocazioni della Corea del sud, o le intromissioni degli USA, neppure l'ISIS e chi la finanzia, e neanche tutte le guerre che ci sono qua e là con annesse torture e massacri, credo che il problema sia proprio la razza umana .
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parsifaly2k • 3 ore fa
Cavolo Kim si è ispirato alla sinistra PD per dare anche lui un penultimatum
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