Diario della caduta di un regime.

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camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

Non riesco a capire chi è stato attratto da La Qualunque. Come era difficile capire chi era attratto da quello spara palle di Berlusconi.

Siamo sempre alla solita politica del Foro Boario della prima Repubblica dove al centro ci sta il mercato personale delle vacche.




Meno carcere e intercettazioni, carriere separate
Le condizioni di B per votare le riforme del Pd


Secondo il Corriere della Sera l’ex Cavaliere è pronto al Nazareno bis. Ma vuole un impegno da Renzi
Quattro punti sui temi della giustizia da proporre ora che, dopo l’intesa sulla Rai, l’aria sembra cambiata



^^^^^^

Riforme, Berlusconi per tornare al tavolo con il Pd vuole riforma della Giustizia: le quattro condizioni


Secondo il Corriere della Sera l'ex Cavaliere è pronto al Nazareno bis a patto che Renzi sia disposto a: limitare le intercettazioni, rivedere l'uso del carcere preventivo, sperare le carriere dei magistrati e cambiare il meccanismo di formazione dei collegi giudicanti
di F. Q. | 13 agosto 2015



Stretta sulle intercettazioni, limiti alla carcerazione preventiva, separazione delle carriere dei magistrati e cambio sulla formazione dei collegi giudicanti. Le condizioni di Silvio Berlusconi per tornare al tavolo delle riforme con il Pd e pensare a un patto del Nazareno bis passano per il suo tallone d’Achille: la riforma della giustizia. Secondo quanto ricostruito dal Corriere della Sera, l’ex Cavaliere sarebbe pronto a rimettersi alle spalle il gran tradimento di febbraio dell’elezione del presidente della Repubblica a patto che Matteo Renzi sia disposto a quattro interventi mirati. Italicum, elezione diretta del Senato e altri dettagli importano poco, il leader di Forza Italia ha altre richieste in testa.

Nella lista ci sono: un intervento per limitare la pubblicazione e l’utilizzo delle conversazioni nelle indagini, tema di cui il governo ha già intenzione di occuparsi; il ricorso al carcere preventivo solo nei casi di reati considerati “gravi”; la creazione di due Consigli superiori della magistratura, uno per chi giudica e uno per chi indaga; infine un intervento sui criteri di formazione dei collegi giudicanti.


La bozza della proposta è circolata tra alcuni fedelissimi e incaricato della trattativa è, scrive il Corriere, il capogruppo azzurro al Senato Paolo Romani. In vacanza a Forte dei Marmi, abbastanza vicino geograficamente al segretario Pd per non destare troppi sospetti nei suoi spostamenti, è il portavoce incaricato di ridare il via alle danze. Berlusconi ha visto che l’aria era cambiata dopo l’elezione di Monica Maggioni alla presidenza della Rai: l’accordo tra Renzi e Fedele Confalonieri per il via libera al nome proposto a sinistra ha dimostrato che il dialogo non solo è possibile, ma serve a entrambi.

Mentre la politica sotto l’ombrellone minaccia rappresaglie e barricate al rientro in Parlamento, Renzi cerca i voti che gli serviranno per far approvare la riforma del Senato a settembre. Minoranza Pd, Sel, M5S, Lega Nord e Forza Italia hanno la possibilità di far saltare il banco se compatti chiederanno l’elezione diretta della seconda Camera e il presidente del Consiglio sa che per farcela dovrà trovare una mediazione o almeno un accordo. “Ci auguriamo un approfondimento politico di Forza Italia per recuperare un legame che serve al Paese”, ha detto il capogruppo Pd Ettore Rosato. “Aspettiamo pazienti”, ha ribadito il vicesegretario Lorenzo Guerini. I democratici guardano a Forza Italia e ignorano la sinistra Pd: gli azzurri quella riforma l’hanno già votata una volta, prima che saltasse tutto, e potrebbero essere la sponda che richiederà meno compromessi sul testo. Anche perché Berlusconi ha in mente altro.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08 ... i/1956209/
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

‘Se perde Renzi vincono Salvini o Grillo’. E quindi?
di Andrea Scanzi | 15 agosto 2015
Commenti (629)



Non so se ci avete fatto caso, ma in giro si trovano sempre meno renziani. Lo voterebbero ancora in tanti, ma gli invasati sono diminuiti. E’ passato poco più di un anno dal boom delle Europee, ma sembran dieci o venti. Lasciando stare i renziani folgorati sulla via del ducetto caricaturale di Rignano, null’altro che berlusconiani 2.0 che tifano Renzi come si può tifare una squadra di calcio, è significativo ascoltare le motivazioni residue di chi lo voterebbe ancora (sebbene già molto delusi dal suo operato).

Qual è la loro tesi di fondo? Perché lo fanno? Per abitudine, perché “una volta il Pd era il Pci“, perché “in fondo è ancora di sinistra”.

Frasi che conosciamo. C’è però una frase oggi più gettonata di ieri, ed è questa: “Meglio votare Renzi, perché altrimenti al governo ci vanno Salvini o Grillo“.


Parliamo dunque, e ancora, di un voto non al “meglio” ma al “meno peggio”.

E’ la tesi degli stanchi fedeli alla linea (quale linea?) tipo Staino, Zucconi o Lerner. E fin qui nulla di nuovo.

Ma è perfino la tesi delle dirette interessate come Serracchiani e Boschi.

Le quali, consce di non avere granché doti, chiedono il voto non perché sono credibili ma perché si ritengono (sbagliando) meno peggio dei loro avversari.


Riflettiamo su questa frase, che è poi una minaccia neanche troppo velata: “Ehi, votate noi, altrimenti sarà il disastro e l’Apocalisse cadrà sulle vostre vite“.

E’ davvero così? Veramente, se Renzi non fosse al governo, il paese andrebbe incontro allo sfacelo (più di quanto già non accada)?


Ipotizziamo una vittoria di Salvini.

Sarebbe il disastro? La morte, la fine? No.

L’Italia avrebbe solo l’ennesimo governo bruttino, brutto o bruttissimo di centrodestra.

A livello nazionale Salvini non vince neanche un torneo di Subbuteo, quindi dovrebbe allearsi (al di là delle sue sparate e promesse) coi soliti noti. Berlusconi su tutti.

Avremmo quindi un governo tipo quelli del 2001 o 2008: orrendo, ma sopravviveremmo.

Anche in tema di immigrazione, dopo aver titillato gli umori peggiori del paese per allargare il consenso, una volta al governo Salvini farebbe quello che ha sempre fatto la Lega: niente.

Io non voterei mai Lega Nord, men che meno su scala nazionale (mentre capisco chi lo ha fatto in Veneto tenendo conto che l’alternativa principale era una come la Moretti), ma finiamola con questi scenari da nuovo nazismo, da dittatura o da fine del mondo. Fedriga ministro sarebbe da incubo, ma non so se più di una Pinotti (è una gara dura, sì).


Ipotizziamo ora una vittoria dei 5 Stelle. Certo, se la stessa domanda fosse stata posta due anni fa, magari dopo aver visto lo streaming disastroso con cui gli ineffabili Lombardi e Crimi riuscirono a polverizzare in cinque minuti almeno due milioni di voti, molti avrebbero detto: “Oddio no, il mio paese a questi dilettanti allo sbaraglio non lo darò mai!“.

Ovvio. Però sono passati più di due anni, i 5 Stelle governano in molte realtà (senza che quelle realtà siano andate incontro all’Armageddon) e nel frattempo Grillo e Casaleggio – altri “scacciatori” di voto per tanti moderati o delusi di sinistra – sono sullo sfondo.

Davvero c’è qualcuno che trema all’idea di avere al governo Di Maio, Morra o Di Battista? A chi fa paura questa gente?

Anche la critica di “competenza” è ormai ridicola, perché attualmente al governo non ci sono le Nilde Jotti ma le Madia: se questo è il livello, tutti – ma proprio tutti – possono andare al governo. Sfido chiunque dotato di un minimo di onestà intellettuale a sostenere che una Picierno sia più preparata di una Lezzi.


Il ritornello “Se perde Renzi vincono Salvini o Grillo“, più che una tesi convincente, sembra la mossa della disperazione da parte di tanti elettori renziani che, in privato, probabilmente si vergognano di farlo. Una sorta di copertina di Linus per le loro coscienze: una frase che dia loro il brivido autoassolutorio dell’innocenza.

Resta però, ora più che mai, una frase priva di senso: se non ci fosse Renzi, questo paese andrebbe avanti come sempre ha fatto e sempre farà. Forse peggio, probabilmente meglio. Con tutta la buona volontà, pare arduo ritenere salvifica e addirittura indispensabile questa accolita sghemba di arrogantelli impreparati.

Quando vi dicono “Se perde Renzi al governo vanno Salvini o Grillo“, rispondete così: “E quindi? Peggio delle Boschi e dei Faraone è impossibile. Vai tranquillo“. Non potranno darvi torto (anche se ci proveranno).


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/08 ... i/1960241/
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

Il renziano Giachetti apre a una modifica dell’Italicum?
«Ma ne abbiamo le scatole piene dei sergenti che non contano nulla. Renzi dica a chiare lettere se vuole modificare l’Italicum col premio alla coalizione e se vuole rivedere la riforma costituzionale con l’elettività piena del Senato».



Pretende troppo Brunetta.

La Qualunque sta tentando l’uno due per mettere il sistema al tappeto e cercare di impossessarsene.

Ha iniziato poco dopo essersi insediato a palazzo Chigi.

Si è dato da fare per l’eliminazione del Senato elettivo. In questo modo può usufruire di un Senato eletto da lui, ma poi che conta ben poco. In questo modo avrebbe a disposizione solo la Camera come Mussolini.

Non sono momenti di una Camera sola con tanti dittatorelli in erba in circolazione.

L’altro colpetto andato a segno è quello dell’Italicum.

Ha fatto varare la legge forte del suo consenso di allora.

Il premio di maggioranza l’ha imposto al partito e non alla coalizione.

Furbone. Solo il PD poteva aggiudicarselo. Una visione dittatoriale di prima grandezza.

Adesso il vento è cambiato, il PD veleggia intorno al 31 % e quindi il premio di maggioranza se lo scorda.

Reclamano di conseguenza le destre tagliate fuori dalla corsa elettorale.

Il fantasma di Berlusconi non ci sta. E quindi Brunetta lavora in questa direzione.


^^^^^^^^^


16 ago 2015 13:43

“RENZI SBRUFFONE”


- BRUNETTA: “NON HA MAGGIORANZA E MI MERAVIGLIO COME MATTARELLA NON LO CONVOCHI ANCORA AL QUIRINALE. 176 SENATORI HANNO FIRMATO EMENDAMENTI CONTRO LA LINEA DEL GOVERNO. PER MOLTO MENO BERLUSCONI È STATO CHIAMATO AL COLLE’’

“La smetta di fare il bullo, il battutista, ormai costretto alle sorprese alle feste dell’Unità per evitare che qualcuno la sorpresa la faccia a lui, nel partito” - “Non riuscirà a mettere zizzania dentro Forza Italia Tra Romani e Boschi forse un Campari, ma non compari”…


Carmelo Lopapa per Repubblica.it




«Se Renzi vuol fare qualche apertura la faccia in Parlamento, ma lui, in persona. La smetta di fare il bullo, il battutista, ormai costretto alle sorprese alle feste dell’Unità per evitare che qualcuno la sorpresa la faccia a lui, nel partito. Quel Pd che l’Unità la mantiene giusto nel nome delle feste. Una sbruffone che fa la faccia feroce, che minaccia senza far spaventare nessuno».



Si fermi un attimo, onorevole Renato Brunetta. Evidentemente non ha gradito la sortita del premier che ha attribuito proprio a lei la colpa del mancato accordo con Fi. Le riforme con o senza di voi, Renzi dice che però le porta avanti.

«Ma di cosa parla? Non ha maggioranza e mi meraviglio come il presidente Mattarella non lo convochi ancora al Quirinale. Centosettantasei senatori hanno firmato emendamenti contro la linea del governo. Per molto meno Berlusconi è stato chiamato al Colle, gli sono state chieste le dimissioni perché sul rendiconto dello Stato aveva ottenuto la maggioranza relativa e non assoluta. Due pesi e due misure, nella migliore delle ipotesi».



Lei va giù duro, eppure il premier spera ancora di poter fare le riforme con quanti più parlamentari possibile.

«Ma dove? Ma quando? Mentre prima c’era l’intelligenza politica di Verdini ad assisterlo, adesso le battute appaiono banali, stucchevoli, violente, insopportabili. Della coppia, Denis era la parte più intelligente, lungimirante e strategica, senza di lui Renzi è nudo, si conferma un politicante di provincia».



Ma guardi che Verdini vicino a lui ci sarebbe, oggi più di prima.


«Macché, lo era un tempo quale mediatore per conto di Berlusconi, adesso che si è consegnato a Renzi è buttato via, inutilizzato, cosa ha portato? Cinque voti?»



Comunque è colpa sua. Ha sentito? L’intesa con Romani c’era, poi alla Camera con Brunetta è saltato tutto.

«Mi fa tenerezza. Si vede tutta la sua insipienza culturale e politica. Non si rende conto di cos’è una fase politica, di cosa è stato per noi il Nazareno e il suo tradimento. Si illude se pensa di mettere zizzania in Fi. Romani e Brunetta la pensano alla stessa maniera. I giochetti sono finiti».





Romani non ha escluso di prendere un aperitivo col ministro Boschi in vacanza e il Mattinale definisce quell’aperitivo “crepuscolare”. Lo invitate a resistere alla “sirenetta di Arezzo”.


«Ma sì. L’abbiamo buttata sull’ironia. Anche perché Romani è a Forte dei Marmi, luogo da signori milanesi, lei a Marina di Pietrasanta, che io amo. Magari un Campari sì, ma compari no! E su questo con Paolo, ma soprattutto con Berlusconi, siamo perfettamente in sintonia. Il Nazareno degli incontri segreti, dei patti scritti e non scritti, dei sotterfugi, è finito.



Se adesso Renzi vuol fare qualche apertura la faccia in Parlamento, ma lui in persona».

Il renziano Giachetti apre a una modifica dell’Italicum?


«Ma ne abbiamo le scatole piene dei sergenti che non contano nulla. Renzi dica a chiare lettere se vuole modificare l’Italicum col premio alla coalizione e se vuole rivedere la riforma costituzionale con l’elettività piena del Senato».



Niente listino per eleggere i senatori?


Non si accettiamo imbrogli e pastrocchi».
erding
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Francesco Briganti
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… AVANTI POPOLO …

… “All'atto pratico cosa significa?
"Faremo presidi davanti alle prefetture, alle banche, alle Agenzie delle entrate. Inviteremo a non acquistare i prodotti che finanziano lo Stato, le Cinque Giornate di Milano iniziarono così, con lo sciopero del fumo e del gioco. Lavoratori, artigiani, allevatori, agricoltori, tassisti, partite Iva, trasportatori, poliziotti, nessuno escluso".
Sarà uno sciopero generale (…)?
"Una serrata, più che uno sciopero. Insieme ai nostri sindaci e presidenti della Regione stiamo studiando anche il modo di rimandare il pagamento delle tasse".
Non le sembra una manovra eversiva?
"A questo punto, visti i numeri, è il governo che occupa abusivamente un posto che non gli spetta. Rimandare il pagamento delle tasse in certi casi non è eversione ma sopravvivenza. Ed è un appello collettivo che facciamo, anche ai 5 Stelle, ai Fratelli d'Italia, ai sindacati, alle associazioni di categoria".
L'autunno caldo, o anzi, i forconi (…).
"Sì, ma in modo costruttivo e strutturato. Non il casino tanto per fare casino. Una disobbedienza pacifica".
Non teme che una situazione del genere le possa scappare di mano?
"È il contrario. Organizziamo il dissenso con un obiettivo preciso, contro le reazioni di singoli che davvero potrebbero sfuggire al controllo. La gente più moderata possibile, oggi, è disperata". (Repubblica; oggi; ndr).

Quello che avete appena letto è la parte finale di una intervista. Non ci sono dubbi né tentennamenti è ciò che io auspico da molto tempo, è ciò che tantissimi di noi pensano, alcuni dicono, altri scrivono trovando quel coraggio di cui la maggior parte degli italiani è privo. E’, in ultima analisi ciò che già da tantissimo tempo sarebbe occorso fare per mettere un freno a quello strapotere economico che sta uccidendo la Grecia, che sta affamando noi e che, comunque sia, non è una terapia essendo la patologia stessa.

Ho volutamente omesso, racchiudendo dei puntini tra due parentesi tonde ogni riferimento al partito di cui il personaggio intervistato fa parte. Volevo che ciascuno leggendo si sentisse libero di approvare o riprovare senza essere mal predisposto sin dall’inizio; l’ho fatto perché quanto nell’intervista non solo è pienamente condivisibile, ma resta, oramai, l’unica cosa da fare per abbattere il dominio innaturale di chi e coloro che hanno fatto della usurpazione e della prepotenza gli unici mezzi di potere e governo.

Le risposte all’intervistatore sono di Matteo Salvini: persona alla quale non affiderei la gestione di un parcheggio abusivo figurarsi quella del governo di una nazione. Eppure, per quanto io poco consideri Salvini, efferato ossimoro politico tra fascismo e populismo sociale, io di queste parole condivido ogni sillaba, ogni concetto, ogni soluzione. Quello che mi fa specie e che quelle parole dovrebbero uscire dalla bocca di ogni esponente di sinistra che si ritenga onestamente e sinceramente tale.

Dovrebbero essere il mantra dei sindacati; i quali dovrebbero farne il grido di guerra dei giovani disoccupati, delle donne discriminate sul lavoro, quelle che ancora ne hanno uno; degli esodati; dei professori ridotti a servi della gleba; dei giudici frustrati e derisi; dei medici e degli operatori della sanità costretti ad essere passacarte senza l’autorità e l’indipendenza necessarie a fare doverosamente il proprio mestiere.

Ed invece, grande stronzata di valenza storica, in nome di una governabilità tutta effimera ed inutile completamente asservita ad una finanza eletta al rango di economia globale prima ancora di nazionale, si lascia nelle mani e nelle parole di uno, da una parte e/o di due folli dall’altra, imbecille l’uno e tre volte furbi gli altri due, il potere di raccogliere attorno ad ognuno di loro il disagio, la disperazione, il disamore per una nazione mai stato, di uno stato mai paese e di persone che non hanno mai capito cosa vuol dire essere un popolo unito.

Ebbene, italiani vil razza dannata, quelli che ancora sappiamo discernere tra il bene ed il male accettiamo quest’ultimo pur di uscire da una situazione alla quale occorrerebbe opporsi, oramai, essendo in armi e disposti a morire pur di cambiarla; ci stiamo affidando, ad ogni giorno che passa, a degli inaffidabili dei quali siamo costretti a fidarci giacché non abbiamo più rappresentanti capaci di rendersi, anche solo rendersi, credibili.

Stiamo assistendo istante per istante alla distruzione dei nostri diritti giacché costoro, I Salvini, i Grillo e i mago Merlino, quando vincessero, e perdio e purtroppo vinceranno!, dovranno risolvere una situazione ad oggi men che risolvibile e quasi disperata e lo faranno uscendo, dovranno farlo, definitivamente da ogni contesto democratico e se non dovessero farlo loro ci sarà chi ne prenderà il posto. Vi ricorda nulla il nome PINOCHET?. Il bello, è che non sarà per niente colpa loro; la colpa sarà di noi stronzi e stupidi uomini e donne della sinistra …

QUELLA VERA o di quella che, evidentemente, non ha mai avuto il coraggio di ESSERLO!.

Francesco Briganti

Quale sarà l'evoluzione "inevitabile", "necessaria", "indispensabile" di una situazione ormai da tempo insostenibile?

Purtroppo come spesso è successo e succede sono gli sciacalli a portare bandiera...
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Sarà uno sciopero generale (…)?
"Una serrata, più che uno sciopero. Insieme ai nostri sindaci e presidenti della Regione stiamo studiando anche il modo di rimandare il pagamento delle tasse".
Non le sembra una manovra eversiva?
"A questo punto, visti i numeri, è il governo che occupa abusivamente un posto che non gli spetta. Rimandare il pagamento delle tasse in certi casi non è eversione ma sopravvivenza. Ed è un appello collettivo che facciamo, anche ai 5 Stelle, ai Fratelli d'Italia, ai sindacati, alle associazioni di categoria".
L'autunno caldo, o anzi, i forconi (…).
"Sì, ma in modo costruttivo e strutturato. Non il casino tanto per fare casino. Una disobbedienza pacifica".
Non teme che una situazione del genere le possa scappare di mano?
"È il contrario. Organizziamo il dissenso con un obiettivo preciso, contro le reazioni di singoli che davvero potrebbero sfuggire al controllo. La gente più moderata possibile, oggi, è disperata". (Repubblica; oggi; ndr).

Quello che avete appena letto è la parte finale di una intervista. Non ci sono dubbi né tentennamenti è ciò che io auspico da molto tempo, è ciò che tantissimi di noi pensano, alcuni dicono, altri scrivono trovando quel coraggio di cui la maggior parte degli italiani è privo. E’, in ultima analisi ciò che già da tantissimo tempo sarebbe occorso fare per mettere un freno a quello strapotere economico che sta uccidendo la Grecia, che sta affamando noi e che, comunque sia, non è una terapia essendo la patologia stessa.

Ho volutamente omesso, racchiudendo dei puntini tra due parentesi tonde ogni riferimento al partito di cui il personaggio intervistato fa parte. Volevo che ciascuno leggendo si sentisse libero di approvare o riprovare senza essere mal predisposto sin dall’inizio; l’ho fatto perché quanto nell’intervista non solo è pienamente condivisibile, ma resta, oramai, l’unica cosa da fare per abbattere il dominio innaturale di chi e coloro che hanno fatto della usurpazione e della prepotenza gli unici mezzi di potere e governo.

Le risposte all’intervistatore sono di Matteo Salvini: persona alla quale non affiderei la gestione di un parcheggio abusivo figurarsi quella del governo di una nazione. Eppure, per quanto io poco consideri Salvini, efferato ossimoro politico tra fascismo e populismo sociale, io di queste parole condivido ogni sillaba, ogni concetto, ogni soluzione. Quello che mi fa specie e che quelle parole dovrebbero uscire dalla bocca di ogni esponente di sinistra che si ritenga onestamente e sinceramente tale.

Dovrebbero essere il mantra dei sindacati; i quali dovrebbero farne il grido di guerra dei giovani disoccupati, delle donne discriminate sul lavoro, quelle che ancora ne hanno uno; degli esodati; dei professori ridotti a servi della gleba; dei giudici frustrati e derisi; dei medici e degli operatori della sanità costretti ad essere passacarte senza l’autorità e l’indipendenza necessarie a fare doverosamente il proprio mestiere.

Ed invece, grande stronzata di valenza storica, in nome di una governabilità tutta effimera ed inutile completamente asservita ad una finanza eletta al rango di economia globale prima ancora di nazionale, si lascia nelle mani e nelle parole di uno, da una parte e/o di due folli dall’altra, imbecille l’uno e tre volte furbi gli altri due, il potere di raccogliere attorno ad ognuno di loro il disagio, la disperazione, il disamore per una nazione mai stato, di uno stato mai paese e di persone che non hanno mai capito cosa vuol dire essere un popolo unito.

Ebbene, italiani vil razza dannata, quelli che ancora sappiamo discernere tra il bene ed il male accettiamo quest’ultimo pur di uscire da una situazione alla quale occorrerebbe opporsi, oramai, essendo in armi e disposti a morire pur di cambiarla; ci stiamo affidando, ad ogni giorno che passa, a degli inaffidabili dei quali siamo costretti a fidarci giacché non abbiamo più rappresentanti capaci di rendersi, anche solo rendersi, credibili.

Stiamo assistendo istante per istante alla distruzione dei nostri diritti giacché costoro, I Salvini, i Grillo e i mago Merlino, quando vincessero, e perdio e purtroppo vinceranno!, dovranno risolvere una situazione ad oggi men che risolvibile e quasi disperata e lo faranno uscendo, dovranno farlo, definitivamente da ogni contesto democratico e se non dovessero farlo loro ci sarà chi ne prenderà il posto. Vi ricorda nulla il nome PINOCHET?. Il bello, è che non sarà per niente colpa loro; la colpa sarà di noi stronzi e stupidi uomini e donne della sinistra …

QUELLA VERA o di quella che, evidentemente, non ha mai avuto il coraggio di ESSERLO!.

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Quale sarà l'evoluzione "inevitabile", "necessaria", "indispensabile" di una situazione ormai da tempo insostenibile?

Purtroppo come spesso è successo e succede sono gli sciacalli a portare bandiera...




I vecchietti come paolo11, pancho, se la ricorderanno questa canzone di Gianni Meccia.(se ascolteranno anche il seguito avranno un sossulto nel ritornare ai nostri anni verdi)


ROTOLA ROTOLA ROTOLA
STRADA FACENDO ROTOLA
RIMBALZA QUA E LA’, LA LA LA LA LA
ROTOLA ROTOLA ROTOLA

https://www.youtube.com/watch?v=Za--9My4n-Q

^^^^^^^

Oggi tutti noi stiamo inesorabilmente rotolando verso l’ignoto.

Non le sembra una manovra eversiva?

"A questo punto, visti i numeri, è il governo che occupa abusivamente un posto che non gli spetta. Rimandare il pagamento delle tasse in certi casi non è eversione ma sopravvivenza. Ed è un appello collettivo che facciamo, anche ai 5 Stelle, ai Fratelli d'Italia, ai sindacati, alle associazioni di categoria".
L'autunno caldo, o anzi, i forconi (…)


Non ci si può meravigliare

Non ci si può anche meravigliare di quanto successo al Luna Park di Tarquinia.

Nel Tg7 delle 13,30 è stata segnalata la rabbia della gente per l’eliminazione dei coniugi titolari della pizzeria in quel di Brescia da parte di due asiatici.


Nel 1970 le Brigate Rosse si formarono per molto meno.

Il disagio sociale odierno è più alto di allora. Non ci stavano la crisi economica, la mancanza di lavoro, la crisi etica e sociale come quelle di oggi.

Era solo una crisi di crescita.

Di prospettive oggi non ce ne sono. La classe dirigente odierna è completamente alla frutta.

Sul fronte dell’immigrazione nessuno ha il coraggio di prendere il toro per le corna e prospettare a livello europeo e nella sede istituzionale internazionale, l’Onu, questo problema epocale, anche se siamo tutti consapevoli che l’Onu ha fatto la fine della vecchia Società delle Nazioni costituita nel 1920,all’indomani della Prima Guerra Mondiale e resa inoperante nel 1939.

Ovvio poi che Salvini tenti di sfruttare la situazione a suo favore.

Sono gli altri che se ne stanno fermi a crogiolarsi in un mare di palle senza porre alternative concrete.

La storia dell’umanità ci dice che è sempre andata così.

Perché dovrebbe andare diversamente ora che ci ritroviamo con la peggiore classe dirigente a livello nazionale, a livello europeo, a livello mondiale???

Perché dobbiamo andare sottoterra in anticipo rispetto alle nostre scadenze naturali???

Voi avete per caso in saccoccia la tessera per ritornare su questo pianeta?
??
Maucat
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da Maucat »

Hai ragione camillobenso, le BR nacquero per molto meno e non solo loro.
Oggi dopo 25 anni di degrado intellettivo indotto da un uso fraudolento dei Media e del denaro da parte del NWO, il mondo sta affrontando malissimo il declino dell'Impero Americano e potremmo ritrovarci a breve in una situazione tipo 476 d.C..
Certo che non sarebbe bello dover lasciare anzitempo questa "valle di lacrime" anche perché il viaggio di ritorno non esiste, ma per ridare un'aggiustata alle cose avremmo bisogno di un po' di uomini nettamente sopra la media per intelligenza, onestà, moralità distribuiti fra le principali etnie e categorie sociali.
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

TG7 Ore 20,00

La Lega balla da sola.

Tutti i partiti hanno rifiutato la proposta di Salvini, come sopra riportato.

Solo Giorgia Meloni ha aderito.
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

Politica
Renzi e il dopo Renzi: il nuovo gioco dell’estate si gioca su due tavoli
di Pierfranco Pellizzetti | 17 agosto 2015



Se il gioco dell’estate – tra l’ucronia e l’auspicio/profezia che pretende di auto-avverarsi – è “l’indovinala grillo” del dopo Matteo Renzi, si rende subito necessario prefigurare una partita su due tavoli alternativi; strettamente dipendenti dal tipo di regole elettorali con cui si andrà a giocare il confronto. Ossia, distinguendo se l’Italicum manterrà l’attuale premio di maggioranza riservato al partito, con ballottaggio tra i primi due soggetti più votati non essendosi raggiunta da nessun contendente quota 40%; oppure il giovane premier sotto assedio, alla ricerca di un consenso irrinunciabile per aggirare le trappole in Senato, cederà alle insistenze berlusconiane accondiscendendo a ritarare la norma sulle coalizioni.

Due contesti alternativi, in cui si determina il ruolo che può giocare o meno il soggetto attualmente dato dai sondaggi in seconda posizione in quanto a consensi elettorali: il Movimento Cinquestelle, che riprende a intercettare indignazione ma resta vincolato al suo netto rifiuto di qualsivoglia ipotesi di alleanza.
Pubblicità

Infatti, se prevale il criterio coalizionale aumentano immediatamente le chances di quella Destra data per spacciata dopo le impallinature che parevano aver messo fuori gioco il suo capo/federatore Silvio Berlusconi: il vero “rieccolo” della politica italiana. E l’avvisaglia dell’ennesima resurrezione è stata fornita dalle ultime amministrative; nel Comune di Venezia e – soprattutto – in Regione Liguria.

Ossia, la strategia vincente ingloba la Lega di Matteo Salvini senza consentirgli di afferrare la leadership. Dunque, agganciando e valorizzando la crescita elettorale leghista, ottenuta con la trucida cavalcata di temi sciovinistico-razzisti, offrendogli un involucro perbenistico che rassicura i benpensanti; e – al tempo stesso – consente di incassare vantaggi di potere come coinvolgimento nella spartizione dei posti negli organigrammi. Matteo Salvini, vero politicante di stampo padano bertoldesco “scarpe grosse e cervello fino”, sa benissimo che con il 15% dei consensi ha raggiunto il proprio tetto. Dunque molto meglio monetizzare tale peso in partenariato con chi detiene più di lui posizionamenti funzionali alle combinazioni aggregative vincenti. Operazioni che richiedono la messa in campo di personaggi che impersonifichino la “forza tranquilla” di un “berlusconismo dal volto umano”. E il gregario banalotto Giovanni Toti incarna perfettamente la tipologia richiesta.

Insomma, i ruggiti salviniani fanno rimbombare la scena politica ma tutto lascia pensare che, fatto il lavoro sporco, altri sono destinati a essere protagonisti di quanto va sperimentandosi nei laboratori periferici. Nel restyling di una Destra che esce ancora una volta dal sacello; dopo il tentativo renziano di inglobarne l’elettorato nel confuso Partito della Nazione, crocifisso a morte dalle repliche impietose di una realtà che le chiacchiere del premier non sono valse a miracolare. Riposi in pace. Nonostante le preci delle nuove “tre Marie” (Serracchiani, Boschi e Madia).

Invece, se saranno le singole formazioni a contrapporsi, crescono le opportunità pentastellari di andare a ballottaggio. Certamente un risultato lusinghiero per i diretti interessati, ma che risulterebbe di nessuna importanza sostanziale (per l’auspicato salto di qualità politica) se non si accompagnasse a un’effettiva volontà di assumere la guida del Paese. Cioè diventare classe dirigente sul serio.

Un guado da attraversare nel passaggio dalla prima alla seconda generazione del M5s, che comporta non soltanto un ricambio di personale ma anche la liberazione da taluni vincoli mentali che rendono problematico tanto vincere come poi essere all’altezza del terribile compito che ne consegue. Dunque, rassicurare e progettare.

Appurato che il dramma italiano non ha certo urgenza di un ricambio purchessia.

Difatti, come hanno dimostrato le elezioni europee del 2014, i toni truculenti per vellicare la base più fidelizzata terrorizzano il voto d’opinione, impedendo allargamenti nel bacino di consensi. Le semplificazioni da show diventano elusive a fronte della complessità dei problemi. E non si risolvono con un click nel Web. Come conferma un testimone autorevole quale Juan Carlos Monedero, già numero due di Podemos, che nel suo recente Corso urgente di politica per gente decente (Feltrinelli, 2015) ironizza su quanti “credono che il click-attivismo in rete sia il trionfo della nuova agorà democratica”.
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Strategie

Sergio Mattarella e le consultazioni private con i politici: si prepara un post-Renzi?


Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Sulla scia di queste sagge parole, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sta delicatamente preparando il campo a un post-Renzi, nel caso in cui il premier non avesse i numeri per le riforme e la legislatura dovesse andare a ramengo. Una possibilità ancora remota, un'eventualità che sembra scongiurata dalle contrattazioni che Renzi sta attuando per portare sulla sponda della maggioranza un numero sempre crescente di personalità politiche.

Lo scenario - Ma se tutto questo non dovesse funzionare - è lo scenario tracciato da Claudio Cerasa su Il Foglio - se a settembre il premier non dovesse avere i numeri al Senato per far passare la riforma istituzionale e questo fragile governo dovesse cadere vittima dei moti di ribelli democratici, di forzisti insoddisfatti e di populisti alla ribalta, che si fa? Sergio Mattarella sta cautamente preparandosi all'eventualità, facendo precedere le sue vacanze estive da alcuni colloqui privati con esponenti di spicco dei partiti. Di opposizione e non. L'obiettivo dichiarato a fil di voce è di non farsi trovare impreparato dal possibile decadere della legislatura: così Mattarella percorre in punta di piedi la strada implicitamente tracciata dal suo predecessore Giorgio Napolitano, chiedendo personalmente ai politici che contano quanto siano disposti a fare per non far cadere Matteo Renzi. E così emerge la disponibilità di Forza Italia, testimoniata dalle parole di un personaggio della compagine del Cav che Mattarella ha incontrato a luglio. Ma il do ut des degli azzurri rimane sempre lo stesso: sì all'appoggio, a un nuovo Nazareno, se però si modifica la legge elettorale (premio di maggioranza alla coalizione e non alla lista); e su questo fronte l'instabilità è data dal fatto che Renzi pare non aver la minima intenzione di modificare questa norma. Forza Italia teme il tranello; la paura è che Renzi chieda all'opposizione di votare prima la riforma costituzionale, senza dare la garanzia che in seguito si modifichi la legge elettorale secondo la volontà forzista. Comunque Forza Italia ha dimostrato a più riprese la disponibilità a entrare a far parte della grande maggioranza allargata che popola i sogni di Renzi, l'unica in grado di far approvare le riforme e impedire l'affossamento del governo.

L'intento - Cerasa sottolinea che il Presidente ha affermato: "Non consentirò acrobazie". Il che vuol dire che il capo dello stato prenderà fermamente in mano le redini del gioco nel caso in cui a settembre, al momento del voto, il governo non avesse più i numeri per tenersi in piedi con le sue gambe. Le redini per far votare le riforme a un altro governo che non sia questo, uno switch non traumatico che consenta di non affidare l'elezione della nuova classe politica a una legge elettorale che prevede Italicum alla Camera e Consultellum al Senato. Il rischio più grande, nel caso si tornasse alla pratica dimenticata di far votare gli italiani, è che vincano i populismi, i partiti che fanno la voce grossa e che adunano il malcontento del popolo esasperato del Belpaese. Mattarella ne è terrorizzato, e vede nel successo di questo governo l'arma più forte per impedire la marcia trionfale di Grillo e di Salvini. E a proposito di Lega Nord, alcuni uomini vicini al presidente della Repubblica hanno sondato gli animi anche fra gli esponenti di verde vestiti, per vedere quanta disponibilità a sostenere le riforme volute da Renzi ci sia nell'aria. La condizione è la stessa degli azzurri, apertura con riserve per la riforma elettorale; nessuna voglia invece di far parte di un governissimo. Alcuni dicono addirittura di aver sentito un uccellino fare qualche nome di possibili sostituti al governo Renzi. Altro interpellato da Mattarella prima della pausa estiva è stato l'ex segretario del Pd Pierluigi Bersani. Ma l'appuntamento più significativo dell'agenda di Mattarella per capire quanto remota realmente sia la disfatta di Renzi, è quello con il presidente del Senato Pietro Grasso che si terrà a settembre, al ritorno dalle vacanze. Dalle parole da insider di Grasso, Mattarella riuscirà a capire che aria tira davvero nella maggioranza, se una maggioranza netta ci sarà ancora.

http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... ivate.html
camillobenso
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RITORNO AL PASSATO



“Hai conquistato Roma, conquisterai il paradiso”
Cavalli e Rolls Royce: l’addio al boss Casamonica

Gigantografie con il patriarca del clan coinvolto in Mafia capitale vestito come il Papa, musica del Padrino e persino un elicottero che lancia petali su folla (video). I funerali nella chiesa di Don Bosco


Mafie

Sei cavalli neri che trainano una carrozza antica, una folla di gente che accompagna la bara e la banda musicale che intona l’indimenticabile colonna sonora del Padrino. Non è un film e né il funerale di un mammasantissima nella Sicilia degli anni ’50. Siamo a Roma, nella chiesa Don Bosco, ed è qui che familiari e amici si sono radunati per dare ultimo saluto a Vittorio Casamonica , uno dei boss principali del clan che porta il suo nome. “Re di Roma”, recita il poster affisso fuori dalla chiesa. La stessa definizione di una recente copertina dell’Espresso che citava i Casamonica insieme a Carminati e ai clan Fasciani e Senese

vIDEO E FOTO


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