Diario della caduta di un regime.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Politici-spazzatura e catastrofe, qualcuno lo spieghi ai media
Scritto il 01/9/15 • LBRE nella Categoria: idee
Una delle cause strutturali per cui la crisi europea ha colpito l’Italia più di altri paesi sono le sue antiche carenze quanto a istruzione e ricerca e sviluppo (R&S).
In vista di una transizione a un diverso modello produttivo e occupazionale sarebbe essenziale aumentare in misura considerevole la spesa pubblica per la scuola secondaria e l’università.
Con il 22% dei diplomati contro una media del 36 per l’intera Ue, l’Italia occupa l’ultimo posto in tale classifica. È una percentuale scandalosamente bassa; e ancora più scandaloso è il fatto che dinanzi all’obbiettivo proposto dalla Commissione Europea di raggiungere il 40% entro il 2020 come media Ue, uno dei nostri recenti governi abbia risposto che l’Italia punta nientemeno che al 27%. Dati analoghi valgono per i laureati.
L’obiezione per cui diplomare o laureare un maggior numero di giovani non serve allo sviluppo, o è addirittura un danno, perché tanto non trovano lavoro, è priva di senso.
Anche in tema di R&S siamo messi male. Tra i 32 paesi Ocse l’Italia occupa il penultimo posto quanto a spesa in R&S, con un misero 1,25% tra pubblico e privato. Le statistiche delle richieste di brevetto depositate presso l’Ufficio Brevetti europeo, che vedono l’Italia in coda ai maggiori paesi Ue sia quanto a numero sia quanto a contenuto tecnologico, riflettono tale povertà di spesa. Come minimo occorrerebbe raddoppiare quest’ultima nel più breve tempo possibile. Di fronte ai problemi sopra richiamati, alla pericolosità della crisi Ue, ed alla addizionale gravità di quella italiana, il governo Renzi non esiste. Non che, per ora, le opposizioni offrano gran che di meglio. Moltiplicare invettive contro il dominio della finanza, oggi ben rappresentato dall’euro, non serve: anche il “Mein Kampf” ne era pieno (dieci anni dopo, non a caso, il suo autore giunto al potere impiegò poche settimane per accordarsi con la grande finanza).
Il dominio bisogna prima seriamente studiarlo, per poi smontarlo pezzo per pezzo con strumenti politici e legislativi appropriati. Né serve a molto inveire contro la casta. Una volta stabilito che si tratta di una intera classe politica che ha fatto da decenni il suo tempo, nonché di buona parte della classe imprenditoriale, si tratta di sostituirla con una classe avente una concezione del mondo diversa e opposta, che sappia amministrare il paese e ogni sua parte in nome dei diritti al lavoro e del lavoro; dell’uguaglianza (in una economia dove gli amministratori delegati guadagnino magari 50 volte i loro dipendenti e facciano bene il loro mestiere invece di guadagnare 500 volte e farlo male); dei beni comuni da sottrarre alle privatizzazioni; di una economia che non distrugga l’ambiente nel quale dovrebbero vivere e prosperare i nostri discendenti.
Allo scopo di far emergere dal paese, che da più di un segno appare in grado di farlo, una nuova classe dirigente all’altezza del compito, occorrono i voti. Per moltiplicare i voti necessari occorre che il maggior numero possibile di elettori comprenda qual è l’enormità della posta in gioco, in Italia come nella Ue, e la relativa urgenza. E se è vero che l’opinione politica si forma per la massima parte sotto l’irradiazione dei media, è di lì che bisogna partire. Supponendo che la traccia proposta sopra sia qualcosa di assimilabile a uno schema di programma politico a largo raggio, bisognerebbe quindi avviare una campagna di comunicazione estesa, incessante, capillare, volta a mostrare che la rappresentazione che il governo e i media fanno di quanto avviene è una deformazione della realtà, e poco importa se non è intenzionale. Insistendo su pochi punti essenziali, siano essi quelli qui indicati o altri – purché siano pochi e di peso analogo. Lo scopo è semplice: ottenere che alle prossime elezioni parecchi milioni di cittadini votino per una società migliore di quella verso cui stiamo rotolando, a causa dei nostri governi passati e presenti, non meno che della deriva programmata della Ue verso una oligarchia ottusa quanto brutale.
(Luciano Gallino, estratto da “Europa: la crisi è strutturale, la soluzione è politica”, intervento pubblicato sul sito della Fiom-Cgil il 21 luglio 2015).
Una delle cause strutturali per cui la crisi europea ha colpito l’Italia più di altri paesi sono le sue antiche carenze quanto a istruzione e ricerca e sviluppo (R&S). In vista di una transizione a un diverso modello produttivo e occupazionale sarebbe essenziale aumentare in misura considerevole la spesa pubblica per la scuola secondaria e l’università. Con il 22% dei diplomati contro una media del 36 per l’intera Ue, l’Italia occupa l’ultimo posto in tale classifica. È una percentuale scandalosamente bassa; e ancora più scandaloso è il fatto che dinanzi all’obbiettivo proposto dalla Commissione Europea di raggiungere il 40% entro il 2020 come media Ue, uno dei nostri recenti governi abbia risposto che l’Italia punta nientemeno che al 27%. Dati analoghi valgono per i laureati. L’obiezione per cui diplomare o laureare un maggior numero di giovani non serve allo sviluppo, o è addirittura un danno, perché tanto non trovano lavoro, è priva di senso. I giovani non trovano lavoro perché non esistono politiche economiche capaci di creare nuovo lavoro nel momento in cui il lavoro tradizionale scompare.
Anche in tema di R&S siamo messi male. Tra i 32 paesi Ocse l’Italia occupa il penultimo posto quanto a spesa in R&S, con un misero 1,25% tra pubblico e privato. Le statistiche delle richieste di brevetto depositate presso l’Ufficio Brevetti europeo, che Matteo Renzivedono l’Italia in coda ai maggiori paesi Ue sia quanto a numero sia quanto a contenuto tecnologico, riflettono tale povertà di spesa. Come minimo occorrerebbe raddoppiare quest’ultima nel più breve tempo possibile. Di fronte ai problemi sopra richiamati, alla pericolosità della crisi Ue, ed alla addizionale gravità di quella italiana, il governo Renzi non esiste. Non che, per ora, le opposizioni offrano gran che di meglio. Moltiplicare invettive contro il dominio della finanza, oggi ben rappresentato dall’euro, non serve: anche il “Mein Kampf” ne era pieno (dieci anni dopo, non a caso, il suo autore giunto al potere impiegò poche settimane per accordarsi con la grande finanza).
Il dominio bisogna prima seriamente studiarlo, per poi smontarlo pezzo per pezzo con strumenti politici e legislativi appropriati. Né serve a molto inveire contro la casta. Una volta stabilito che si tratta di una intera classe politica che ha fatto da decenni il suo tempo, nonché di buona parte della classe imprenditoriale, si tratta di sostituirla con una classe avente una concezione del mondo diversa e opposta, che sappia amministrare il paese e ogni sua parte in nome dei diritti al lavoro e del lavoro; dell’uguaglianza (in una economia dove gli amministratori delegati guadagnino magari 50 volte i loro dipendenti e Il sociologo Luciano Gallinofacciano bene il loro mestiere invece di guadagnare 500 volte e farlo male); dei beni comuni da sottrarre alle privatizzazioni; di una economia che non distrugga l’ambiente nel quale dovrebbero vivere e prosperare i nostri discendenti.
Allo scopo di far emergere dal paese, che da più di un segno appare in grado di farlo, una nuova classe dirigente all’altezza del compito, occorrono i voti. Per moltiplicare i voti necessari occorre che il maggior numero possibile di elettori comprenda qual è l’enormità della posta in gioco, in Italia come nella Ue, e la relativa urgenza. E se è vero che l’opinione politica si forma per la massima parte sotto l’irradiazione dei media, è di lì che bisogna partire. Supponendo che la traccia proposta sopra sia qualcosa di assimilabile a uno schema di programma politico a largo raggio, bisognerebbe quindi avviare una campagna di comunicazione estesa, incessante, capillare, volta a mostrare che la rappresentazione che il governo e i media fanno di quanto avviene è una deformazione della realtà, e poco importa se non è intenzionale. Insistendo su pochi punti essenziali, siano essi quelli qui indicati o altri – purché siano pochi e di peso analogo. Lo scopo è semplice: ottenere che alle prossime elezioni parecchi milioni di cittadini votino per una società migliore di quella verso cui stiamo rotolando, a causa dei nostri governi passati e presenti, non meno che della deriva programmata della Ue verso una oligarchia ottusa quanto brutale.
(Luciano Gallino, estratto da “Europa: la crisi è strutturale, la soluzione è politica”, intervento pubblicato sul sito della Fiom-Cgil il 21 luglio 2015).
Scritto il 01/9/15 • LBRE nella Categoria: idee
Una delle cause strutturali per cui la crisi europea ha colpito l’Italia più di altri paesi sono le sue antiche carenze quanto a istruzione e ricerca e sviluppo (R&S).
In vista di una transizione a un diverso modello produttivo e occupazionale sarebbe essenziale aumentare in misura considerevole la spesa pubblica per la scuola secondaria e l’università.
Con il 22% dei diplomati contro una media del 36 per l’intera Ue, l’Italia occupa l’ultimo posto in tale classifica. È una percentuale scandalosamente bassa; e ancora più scandaloso è il fatto che dinanzi all’obbiettivo proposto dalla Commissione Europea di raggiungere il 40% entro il 2020 come media Ue, uno dei nostri recenti governi abbia risposto che l’Italia punta nientemeno che al 27%. Dati analoghi valgono per i laureati.
L’obiezione per cui diplomare o laureare un maggior numero di giovani non serve allo sviluppo, o è addirittura un danno, perché tanto non trovano lavoro, è priva di senso.
Anche in tema di R&S siamo messi male. Tra i 32 paesi Ocse l’Italia occupa il penultimo posto quanto a spesa in R&S, con un misero 1,25% tra pubblico e privato. Le statistiche delle richieste di brevetto depositate presso l’Ufficio Brevetti europeo, che vedono l’Italia in coda ai maggiori paesi Ue sia quanto a numero sia quanto a contenuto tecnologico, riflettono tale povertà di spesa. Come minimo occorrerebbe raddoppiare quest’ultima nel più breve tempo possibile. Di fronte ai problemi sopra richiamati, alla pericolosità della crisi Ue, ed alla addizionale gravità di quella italiana, il governo Renzi non esiste. Non che, per ora, le opposizioni offrano gran che di meglio. Moltiplicare invettive contro il dominio della finanza, oggi ben rappresentato dall’euro, non serve: anche il “Mein Kampf” ne era pieno (dieci anni dopo, non a caso, il suo autore giunto al potere impiegò poche settimane per accordarsi con la grande finanza).
Il dominio bisogna prima seriamente studiarlo, per poi smontarlo pezzo per pezzo con strumenti politici e legislativi appropriati. Né serve a molto inveire contro la casta. Una volta stabilito che si tratta di una intera classe politica che ha fatto da decenni il suo tempo, nonché di buona parte della classe imprenditoriale, si tratta di sostituirla con una classe avente una concezione del mondo diversa e opposta, che sappia amministrare il paese e ogni sua parte in nome dei diritti al lavoro e del lavoro; dell’uguaglianza (in una economia dove gli amministratori delegati guadagnino magari 50 volte i loro dipendenti e facciano bene il loro mestiere invece di guadagnare 500 volte e farlo male); dei beni comuni da sottrarre alle privatizzazioni; di una economia che non distrugga l’ambiente nel quale dovrebbero vivere e prosperare i nostri discendenti.
Allo scopo di far emergere dal paese, che da più di un segno appare in grado di farlo, una nuova classe dirigente all’altezza del compito, occorrono i voti. Per moltiplicare i voti necessari occorre che il maggior numero possibile di elettori comprenda qual è l’enormità della posta in gioco, in Italia come nella Ue, e la relativa urgenza. E se è vero che l’opinione politica si forma per la massima parte sotto l’irradiazione dei media, è di lì che bisogna partire. Supponendo che la traccia proposta sopra sia qualcosa di assimilabile a uno schema di programma politico a largo raggio, bisognerebbe quindi avviare una campagna di comunicazione estesa, incessante, capillare, volta a mostrare che la rappresentazione che il governo e i media fanno di quanto avviene è una deformazione della realtà, e poco importa se non è intenzionale. Insistendo su pochi punti essenziali, siano essi quelli qui indicati o altri – purché siano pochi e di peso analogo. Lo scopo è semplice: ottenere che alle prossime elezioni parecchi milioni di cittadini votino per una società migliore di quella verso cui stiamo rotolando, a causa dei nostri governi passati e presenti, non meno che della deriva programmata della Ue verso una oligarchia ottusa quanto brutale.
(Luciano Gallino, estratto da “Europa: la crisi è strutturale, la soluzione è politica”, intervento pubblicato sul sito della Fiom-Cgil il 21 luglio 2015).
Una delle cause strutturali per cui la crisi europea ha colpito l’Italia più di altri paesi sono le sue antiche carenze quanto a istruzione e ricerca e sviluppo (R&S). In vista di una transizione a un diverso modello produttivo e occupazionale sarebbe essenziale aumentare in misura considerevole la spesa pubblica per la scuola secondaria e l’università. Con il 22% dei diplomati contro una media del 36 per l’intera Ue, l’Italia occupa l’ultimo posto in tale classifica. È una percentuale scandalosamente bassa; e ancora più scandaloso è il fatto che dinanzi all’obbiettivo proposto dalla Commissione Europea di raggiungere il 40% entro il 2020 come media Ue, uno dei nostri recenti governi abbia risposto che l’Italia punta nientemeno che al 27%. Dati analoghi valgono per i laureati. L’obiezione per cui diplomare o laureare un maggior numero di giovani non serve allo sviluppo, o è addirittura un danno, perché tanto non trovano lavoro, è priva di senso. I giovani non trovano lavoro perché non esistono politiche economiche capaci di creare nuovo lavoro nel momento in cui il lavoro tradizionale scompare.
Anche in tema di R&S siamo messi male. Tra i 32 paesi Ocse l’Italia occupa il penultimo posto quanto a spesa in R&S, con un misero 1,25% tra pubblico e privato. Le statistiche delle richieste di brevetto depositate presso l’Ufficio Brevetti europeo, che Matteo Renzivedono l’Italia in coda ai maggiori paesi Ue sia quanto a numero sia quanto a contenuto tecnologico, riflettono tale povertà di spesa. Come minimo occorrerebbe raddoppiare quest’ultima nel più breve tempo possibile. Di fronte ai problemi sopra richiamati, alla pericolosità della crisi Ue, ed alla addizionale gravità di quella italiana, il governo Renzi non esiste. Non che, per ora, le opposizioni offrano gran che di meglio. Moltiplicare invettive contro il dominio della finanza, oggi ben rappresentato dall’euro, non serve: anche il “Mein Kampf” ne era pieno (dieci anni dopo, non a caso, il suo autore giunto al potere impiegò poche settimane per accordarsi con la grande finanza).
Il dominio bisogna prima seriamente studiarlo, per poi smontarlo pezzo per pezzo con strumenti politici e legislativi appropriati. Né serve a molto inveire contro la casta. Una volta stabilito che si tratta di una intera classe politica che ha fatto da decenni il suo tempo, nonché di buona parte della classe imprenditoriale, si tratta di sostituirla con una classe avente una concezione del mondo diversa e opposta, che sappia amministrare il paese e ogni sua parte in nome dei diritti al lavoro e del lavoro; dell’uguaglianza (in una economia dove gli amministratori delegati guadagnino magari 50 volte i loro dipendenti e Il sociologo Luciano Gallinofacciano bene il loro mestiere invece di guadagnare 500 volte e farlo male); dei beni comuni da sottrarre alle privatizzazioni; di una economia che non distrugga l’ambiente nel quale dovrebbero vivere e prosperare i nostri discendenti.
Allo scopo di far emergere dal paese, che da più di un segno appare in grado di farlo, una nuova classe dirigente all’altezza del compito, occorrono i voti. Per moltiplicare i voti necessari occorre che il maggior numero possibile di elettori comprenda qual è l’enormità della posta in gioco, in Italia come nella Ue, e la relativa urgenza. E se è vero che l’opinione politica si forma per la massima parte sotto l’irradiazione dei media, è di lì che bisogna partire. Supponendo che la traccia proposta sopra sia qualcosa di assimilabile a uno schema di programma politico a largo raggio, bisognerebbe quindi avviare una campagna di comunicazione estesa, incessante, capillare, volta a mostrare che la rappresentazione che il governo e i media fanno di quanto avviene è una deformazione della realtà, e poco importa se non è intenzionale. Insistendo su pochi punti essenziali, siano essi quelli qui indicati o altri – purché siano pochi e di peso analogo. Lo scopo è semplice: ottenere che alle prossime elezioni parecchi milioni di cittadini votino per una società migliore di quella verso cui stiamo rotolando, a causa dei nostri governi passati e presenti, non meno che della deriva programmata della Ue verso una oligarchia ottusa quanto brutale.
(Luciano Gallino, estratto da “Europa: la crisi è strutturale, la soluzione è politica”, intervento pubblicato sul sito della Fiom-Cgil il 21 luglio 2015).
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Re: Diario della caduta di un regime.
Cicciobomba Cannoniere
(Marco travaglio)
01/09/2015 di triskel182
Ormai l’assuefazione alle balle è talmente diffusa e l’inutilità del Parlamento talmente conclamata che non solo nessuno, nemmeno in quel che resta dell’opposizione, chiede più le dimissioni dei ministri bugiardi. Ma si rinuncia persino a invocare il rito – doveroso quanto superfluo – di chiamare il governo a “riferire alle Camere”. Lasciamo un momento da parte le balle spaziali sparate ogni giorno da Renzi (negli asili, nelle elementari,nelle medie e nelle superiori che stanno riaprendo i battenti già si assaporano gli effetti balsamici della “Buona Scuola”), anche perché è impossibile acchiapparle tutte. E concentriamoci su due fra i ministri più ballisti: Angelino Alfano e Giuliano Poletti.
Alfano è quello che accusa la giunta di Ignazio Marino (mai indagato) per Mafia Capitale e si tiene nell’Ncd e nel governo il sottosegretario Giuseppe Castiglione (indagato per turbativa d’asta sul Cara di Mineo); poi, al posto del Comune di Roma, scioglie il municipio di Ostia, pur ammettendo che “la legge prevede il commissariamento di Roma, ma abbiamo ritenuto che non sussistessero i presupposti e sussistessero invece per un supporto del Viminale per cambiare la rotta”: una barzelletta. Però annuncia in pompa magna che – grazie a un disegno di legge, a un decreto e a vari regolamenti varati dall’ultimo Consiglio dei ministri – Marino sarà guardato a vista dal prefetto Franco Gabrielli per “gli interventi di risanamento dei settori risultati più compromessi dagli accertamenti ispettivi” e per “il “raccordo operativo tra le Istituzioni interessate alle opere per il Giubileo”. La stampa erige subito il monumento equestre a Gabrielli “super prefetto” con tanto di “super poteri”, manco fosse il generale Dalla Chiesa,per altro sprovvisto di super poteri esattamente come Gabrielli. Il quale avrà gli stessi identici poteri di prima: quelli di qualunque altro prefetto di qualsiasi altra città. Come se il governo non si fosse mai riunito e non avesse mai deliberato. Tutta fuffa per giustificare l’ingiustificabile e illegittima decisione tutta politica di Alfano e Gabrielli di non sciogliere il Comune di Roma, violando la legge che, in casi analoghi e anche molto meno gravi, prevede lo scioglimento: infatti lo ha provocato – spesso per molto meno – in ben 253 consigli comunali dal 1991 a oggi. Il perché lo sanno tutti: i sondaggi dicono che, se Roma tornasse alle urne, vincerebbero i 5Stelle. Ma questo non si può dire. Molto meglio mentire anche sul movente della menzogna.
E così si racconta che, col Giubileo alle porte, non si può votare (falso: le poche opere per il Giubileo sono già state quasi tutte deliberate; e in ogni caso, sciolta la giunta, la città sarebbe regolarmente governata dal commissario). Come può il ministro dell’Interno mentire così spudoratamente e impunemente? Poletti è quello che troneggiava con tutta la panza alf amoso cenone del 2010 in un centro per rifugiati organizzata dal capotavola Salvatore Buzzi (già ergastolano per omicidio, poi riarrestato per Mafia Capitale), con il sindaco Pdl Gianni Alemanno(oggi inquisito anche lui per mafia), il capo dell’Ama Franco Panzironi (arrestato con Buzzi), il pregiudicato in semilibertà Luciano Casamonica e il consigliere Pd Daniele Ozzimo (ora indagato). E già per questo dovrebbe sloggiare dal governo per motivi di precauzione igienico-sanitaria. Poi ogni mese spaccia dati taroccati sull’occupazione per magnificare gli effetti miracolosi del Jobs Act che finora non ha neppure scalfito la disoccupazione,sempre ferma al 12,7%, cioè allo stesso livello del febbraio 2014, quando nacque il governo Renzie Poletti divenne ministro del Lavoro. Il suo problema è che non conosce la sottrazione: non riesce a levare i contratti cessati dalla somma di quelli attivati. Non è cattivo, proprio non ce la fa: il segno meno non gli risulta. Giocondo e rubicondo com’è, vede solo il più. E quando non c’è se lo inventa. L’altro giorno Ciccio-bomba Cannoniere ha mentito addirittura più del solito e, una volta sgamato, è stato costretto a rettificare, minimizzando però la falsificazione come un innocente “errore umano”
(Marco travaglio)
01/09/2015 di triskel182
Ormai l’assuefazione alle balle è talmente diffusa e l’inutilità del Parlamento talmente conclamata che non solo nessuno, nemmeno in quel che resta dell’opposizione, chiede più le dimissioni dei ministri bugiardi. Ma si rinuncia persino a invocare il rito – doveroso quanto superfluo – di chiamare il governo a “riferire alle Camere”. Lasciamo un momento da parte le balle spaziali sparate ogni giorno da Renzi (negli asili, nelle elementari,nelle medie e nelle superiori che stanno riaprendo i battenti già si assaporano gli effetti balsamici della “Buona Scuola”), anche perché è impossibile acchiapparle tutte. E concentriamoci su due fra i ministri più ballisti: Angelino Alfano e Giuliano Poletti.
Alfano è quello che accusa la giunta di Ignazio Marino (mai indagato) per Mafia Capitale e si tiene nell’Ncd e nel governo il sottosegretario Giuseppe Castiglione (indagato per turbativa d’asta sul Cara di Mineo); poi, al posto del Comune di Roma, scioglie il municipio di Ostia, pur ammettendo che “la legge prevede il commissariamento di Roma, ma abbiamo ritenuto che non sussistessero i presupposti e sussistessero invece per un supporto del Viminale per cambiare la rotta”: una barzelletta. Però annuncia in pompa magna che – grazie a un disegno di legge, a un decreto e a vari regolamenti varati dall’ultimo Consiglio dei ministri – Marino sarà guardato a vista dal prefetto Franco Gabrielli per “gli interventi di risanamento dei settori risultati più compromessi dagli accertamenti ispettivi” e per “il “raccordo operativo tra le Istituzioni interessate alle opere per il Giubileo”. La stampa erige subito il monumento equestre a Gabrielli “super prefetto” con tanto di “super poteri”, manco fosse il generale Dalla Chiesa,per altro sprovvisto di super poteri esattamente come Gabrielli. Il quale avrà gli stessi identici poteri di prima: quelli di qualunque altro prefetto di qualsiasi altra città. Come se il governo non si fosse mai riunito e non avesse mai deliberato. Tutta fuffa per giustificare l’ingiustificabile e illegittima decisione tutta politica di Alfano e Gabrielli di non sciogliere il Comune di Roma, violando la legge che, in casi analoghi e anche molto meno gravi, prevede lo scioglimento: infatti lo ha provocato – spesso per molto meno – in ben 253 consigli comunali dal 1991 a oggi. Il perché lo sanno tutti: i sondaggi dicono che, se Roma tornasse alle urne, vincerebbero i 5Stelle. Ma questo non si può dire. Molto meglio mentire anche sul movente della menzogna.
E così si racconta che, col Giubileo alle porte, non si può votare (falso: le poche opere per il Giubileo sono già state quasi tutte deliberate; e in ogni caso, sciolta la giunta, la città sarebbe regolarmente governata dal commissario). Come può il ministro dell’Interno mentire così spudoratamente e impunemente? Poletti è quello che troneggiava con tutta la panza alf amoso cenone del 2010 in un centro per rifugiati organizzata dal capotavola Salvatore Buzzi (già ergastolano per omicidio, poi riarrestato per Mafia Capitale), con il sindaco Pdl Gianni Alemanno(oggi inquisito anche lui per mafia), il capo dell’Ama Franco Panzironi (arrestato con Buzzi), il pregiudicato in semilibertà Luciano Casamonica e il consigliere Pd Daniele Ozzimo (ora indagato). E già per questo dovrebbe sloggiare dal governo per motivi di precauzione igienico-sanitaria. Poi ogni mese spaccia dati taroccati sull’occupazione per magnificare gli effetti miracolosi del Jobs Act che finora non ha neppure scalfito la disoccupazione,sempre ferma al 12,7%, cioè allo stesso livello del febbraio 2014, quando nacque il governo Renzie Poletti divenne ministro del Lavoro. Il suo problema è che non conosce la sottrazione: non riesce a levare i contratti cessati dalla somma di quelli attivati. Non è cattivo, proprio non ce la fa: il segno meno non gli risulta. Giocondo e rubicondo com’è, vede solo il più. E quando non c’è se lo inventa. L’altro giorno Ciccio-bomba Cannoniere ha mentito addirittura più del solito e, una volta sgamato, è stato costretto a rettificare, minimizzando però la falsificazione come un innocente “errore umano”
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Re: Diario della caduta di un regime.
Il Tg3 oramai è diventato poco attendibile. Le notizie le da, o le omette, a secondo degli interessi dell'ultimo partito di riferimento. Per i dati Istat ha suonato la grancassa, mentre ha omesso i dati sullo stop europeo circa le tasse sulla casa.
Non così il Tg7.
Era ora che arrivassero dati positivi dopo l'abbassamento del costo del petrolio e il
quantitative easing di Draghi.
OVVIAMENTE il ladro di merendine, in gran affanno, non ha esitato ad attribuire il merito al suo Jobs Act.
I DATI economici
Lavoro, disoccupazione giù al 12%
Bene la crescita: Pil rivisto al rialzo
Renzi: «Italia si rimette in moto»
Calo dei senza lavoro dello 0,5% a luglio. Note positive anche sui giovani. Migliorano le attese sulla crescita nel secondo semestre dell’anno. Squinzi: «Un +0,3% non basta» Camusso attacca il premier: «Torni con i piedi per terra e la smetta con la propaganda»
di Redazione Online
http://www.corriere.it/economia/15_sett ... 3a45.shtml
^^
Tasse sulla casa, l’Europa smonta il piano Renzi
“Proposta contraria alle raccomandazioni Ue”
Fonti dell’Unione: “E’ ben noto che il Consiglio ha chiesto all’Italia di spostare sugli immobili e i consumi
il carico fiscale che grava su lavoro e capitale”. Riforme? “E’ essenziale che lo slancio sia mantenuto”
Economia & Lobby
Nel giorno in cui Matteo Renzi festeggia la revisione al rialzo dei dati sul Pil e l’aumento dell’occupazione a luglio, dalla Commissione europea arriva una doccia gelata (leggi). Fonti di Bruxelles hanno infatti fatto sapere che il taglio delle tasse sulla casa promesso dal premier va in direzione contraria rispetto alle raccomandazioni della Ue e che lo spazio di manovra sul deficit concesso a Roma ammonta a circa 6,4 miliardi, non i 17 che Renzi domenica ha dato per acquisiti
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09 ... i/2000552/
Non così il Tg7.
Era ora che arrivassero dati positivi dopo l'abbassamento del costo del petrolio e il
quantitative easing di Draghi.
OVVIAMENTE il ladro di merendine, in gran affanno, non ha esitato ad attribuire il merito al suo Jobs Act.
I DATI economici
Lavoro, disoccupazione giù al 12%
Bene la crescita: Pil rivisto al rialzo
Renzi: «Italia si rimette in moto»
Calo dei senza lavoro dello 0,5% a luglio. Note positive anche sui giovani. Migliorano le attese sulla crescita nel secondo semestre dell’anno. Squinzi: «Un +0,3% non basta» Camusso attacca il premier: «Torni con i piedi per terra e la smetta con la propaganda»
di Redazione Online
http://www.corriere.it/economia/15_sett ... 3a45.shtml
^^
Tasse sulla casa, l’Europa smonta il piano Renzi
“Proposta contraria alle raccomandazioni Ue”
Fonti dell’Unione: “E’ ben noto che il Consiglio ha chiesto all’Italia di spostare sugli immobili e i consumi
il carico fiscale che grava su lavoro e capitale”. Riforme? “E’ essenziale che lo slancio sia mantenuto”
Economia & Lobby
Nel giorno in cui Matteo Renzi festeggia la revisione al rialzo dei dati sul Pil e l’aumento dell’occupazione a luglio, dalla Commissione europea arriva una doccia gelata (leggi). Fonti di Bruxelles hanno infatti fatto sapere che il taglio delle tasse sulla casa promesso dal premier va in direzione contraria rispetto alle raccomandazioni della Ue e che lo spazio di manovra sul deficit concesso a Roma ammonta a circa 6,4 miliardi, non i 17 che Renzi domenica ha dato per acquisiti
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Re: Diario della caduta di un regime.
SODOMIZZEMOS
Il PD da tempo non esiste più. Al suo posto c'é la banda di SODOMIZZEMOS, guidata dall'ineffabile La Qualunque.
In futuro userò il termine SODOMIZZEMOS, perché credo che non verrebbe accettata dall'amministrazione del forum la versione popolare più corretta che tutti noi possiamo immaginare equivalente di SODOMIZZEMOS.
Non c'è nessuna differenza tra uomini e donne della banda di SODOMIZZEMOS.
La mission è una sola per tutti:
FOTTERE, FOTTERE, FOTTERE, tutti gli italiani merloni giganti doc, estremamente boccaloni che si bevono di tutto e di più.
Questa sera di scena dalla Gruber ad Otto e mezzo era presente un'ancella della banda di SODOMIZZEMOS, che ha tentato comunque di sodomizzare gli italiani in collegamento con LA7, cercando di convincere Cacciari e Landini sulla bontà della cancellazione della tassa sulla prima casa.
Abbiamo visto un Cacciari mai incazzato in quel modo. Ha espresso il suo top dell'incazzatura, del tipo Sgarbi quando è fuori di melone.......come dicono da queste parti.
Il PD da tempo non esiste più. Al suo posto c'é la banda di SODOMIZZEMOS, guidata dall'ineffabile La Qualunque.
In futuro userò il termine SODOMIZZEMOS, perché credo che non verrebbe accettata dall'amministrazione del forum la versione popolare più corretta che tutti noi possiamo immaginare equivalente di SODOMIZZEMOS.
Non c'è nessuna differenza tra uomini e donne della banda di SODOMIZZEMOS.
La mission è una sola per tutti:
FOTTERE, FOTTERE, FOTTERE, tutti gli italiani merloni giganti doc, estremamente boccaloni che si bevono di tutto e di più.
Questa sera di scena dalla Gruber ad Otto e mezzo era presente un'ancella della banda di SODOMIZZEMOS, che ha tentato comunque di sodomizzare gli italiani in collegamento con LA7, cercando di convincere Cacciari e Landini sulla bontà della cancellazione della tassa sulla prima casa.
Abbiamo visto un Cacciari mai incazzato in quel modo. Ha espresso il suo top dell'incazzatura, del tipo Sgarbi quando è fuori di melone.......come dicono da queste parti.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Intervista
Padre Alex Zanotelli: «A Napoli i ragazzini muoiono perché lo Stato non c'è»
Il prete, da dieci anni missionario nel rione Sanità, prova a svegliare le coscienze: «È una città divisa a metà, quella ricca e sorda, quella degradata e sofferente». E a "l'Espresso" spiega come in mancanza di opportunità, i ragazzini finiscono nella rete della criminalità
di Giovanni Tizian
09 settembre 2015
Napoli è come un quadro diviso a metà. «In tutto e per tutto rappresenta due città, quella ricca che sta bene e quella degradata dove si muore». Padre Alex Zanotelli è il missionario che da ormai 10 anni vive in quel pezzo di città fatto di futuro incerto e dilaniato dai clan e dalla criminalità. Il rione Sanità è centro ma è come se fosse una lontana periferia. «La borghesia cittadina deve rendersi conto che ciò che accade qui e in altre zone li riguarda, non può restare indifferente, questi sono conflitti sociali che richiamano tutti quanti alle nostre responsabilità» spiega a “l'Espresso”. Tutti colpevoli dunque, non solo lo Stato, i governi e la politica, assenti cronici in questo inferno dove la camorra ammazza e spezza giovani vite.
Dopo l'omicidio di Gennaro Cesarano , 17 anni, Alex Zanotelli ha chiesto e ottenuto che la messa della mattina successiva all'agguato venisse celebrata all'esterno, con il sangue ancora caldo sul piazzale antistante la chiesa. Ha preso la parola e ha lanciato un messaggio rivolto alle coscienze di tutti: «Nessuno verrà a salvarci, alziamo la testa e liberiamoci».
Ancora un altro giovane ucciso per strada. Padre Zanotelli, cosa sta succedendo nel ventre di Napoli?
«Sta succedendo qualcosa di molto grave, nell'indifferenza collettiva. Non solo al rione Sanità, ma anche in altri quartieri cittadini. Ci sono bande di piccoli criminali dietro cui c'è la camorra che si contende l'affare lucroso della droga. L'uccisione di Gennaro è solo l'ultimo episodio di una lunga serie. Ora la gente, in particolare le donne, che sono madri e sorelle, ha deciso di reagire, di ribellarsi. Anche perché nessuno verrà a salvarle, spetta a loro farlo».
Quindi alla Sanità, come in altri rioni, lo Stato non ha fatto lo Stato e la politica non sta facendo politica.
«Esattamente. La verità è che siamo abbandonati a noi stessi. Un esempio: in un quartiere così popoloso non c'è un asilo nido comunale, c'è solo una scuola elementare, mancano le medie e c'è una sola superiore, seconda in classifica per dispersione scolastica a livello nazionale. Ora, è normale che se l'offerta scolastica è così ridotta, i giovani vivano la strada e qui entrino in contatto con realtà criminali di ogni genere.
Ma il territorio è controllato almeno?
«Non dallo Stato. Non c'è nessuno che fa rispettare le regole, non ci sono vigili. C'è un distacco enorme tra questa realtà e il resto del Paese. In più siamo al Sud, un territorio scomparso dall'agenda politica, lasciato affondare lentamente».
Un deserto di opportunità legali. E qui ovviamente la camorra gioca facile.
« La camorra per questi ragazzi rappresenta spesso l'unica alternativa per trovare un lavoro. Se il clan offre uno stipendio mensile di 500 o 600 euro nella mancanza di altre possibilità molti scelgono di stare dalla parte della criminalità. Ma dovrebbe essere lo Stato a garantire posti di lavoro e un futuro certo a questo esercito di ragazzi a rischio che vivono nei quartieri più poveri d'Italia».
Torniamo perciò alle responsabilità collettive. Questi omicidi, questa violenza, chiamano in causa non solo la camorra ma anche altri?
«Ci sono responsabilità politiche e sociali molto estese: i nostri giovani non hanno più ideali, vivono alla giornata, e se anche gli universitari passano le serate a ubriacarsi nel salotto della città, figuariamoci nelle zone degradate e dimenticate cosa avviene. Ritengo poi che l'aver elevato a ideologia dominante le politiche di austerità abbia avuto tra le conseguenze quello di aver releagato ai margini ancora di più chi già viveva situazioni drammatiche. È necessario cambiare rotta, immaginare un modello diverso di società, più giusta e più responsabile».
http://espresso.repubblica.it/attualita ... =HEF_RULLO
Padre Alex Zanotelli: «A Napoli i ragazzini muoiono perché lo Stato non c'è»
Il prete, da dieci anni missionario nel rione Sanità, prova a svegliare le coscienze: «È una città divisa a metà, quella ricca e sorda, quella degradata e sofferente». E a "l'Espresso" spiega come in mancanza di opportunità, i ragazzini finiscono nella rete della criminalità
di Giovanni Tizian
09 settembre 2015
Napoli è come un quadro diviso a metà. «In tutto e per tutto rappresenta due città, quella ricca che sta bene e quella degradata dove si muore». Padre Alex Zanotelli è il missionario che da ormai 10 anni vive in quel pezzo di città fatto di futuro incerto e dilaniato dai clan e dalla criminalità. Il rione Sanità è centro ma è come se fosse una lontana periferia. «La borghesia cittadina deve rendersi conto che ciò che accade qui e in altre zone li riguarda, non può restare indifferente, questi sono conflitti sociali che richiamano tutti quanti alle nostre responsabilità» spiega a “l'Espresso”. Tutti colpevoli dunque, non solo lo Stato, i governi e la politica, assenti cronici in questo inferno dove la camorra ammazza e spezza giovani vite.
Dopo l'omicidio di Gennaro Cesarano , 17 anni, Alex Zanotelli ha chiesto e ottenuto che la messa della mattina successiva all'agguato venisse celebrata all'esterno, con il sangue ancora caldo sul piazzale antistante la chiesa. Ha preso la parola e ha lanciato un messaggio rivolto alle coscienze di tutti: «Nessuno verrà a salvarci, alziamo la testa e liberiamoci».
Ancora un altro giovane ucciso per strada. Padre Zanotelli, cosa sta succedendo nel ventre di Napoli?
«Sta succedendo qualcosa di molto grave, nell'indifferenza collettiva. Non solo al rione Sanità, ma anche in altri quartieri cittadini. Ci sono bande di piccoli criminali dietro cui c'è la camorra che si contende l'affare lucroso della droga. L'uccisione di Gennaro è solo l'ultimo episodio di una lunga serie. Ora la gente, in particolare le donne, che sono madri e sorelle, ha deciso di reagire, di ribellarsi. Anche perché nessuno verrà a salvarle, spetta a loro farlo».
Quindi alla Sanità, come in altri rioni, lo Stato non ha fatto lo Stato e la politica non sta facendo politica.
«Esattamente. La verità è che siamo abbandonati a noi stessi. Un esempio: in un quartiere così popoloso non c'è un asilo nido comunale, c'è solo una scuola elementare, mancano le medie e c'è una sola superiore, seconda in classifica per dispersione scolastica a livello nazionale. Ora, è normale che se l'offerta scolastica è così ridotta, i giovani vivano la strada e qui entrino in contatto con realtà criminali di ogni genere.
Ma il territorio è controllato almeno?
«Non dallo Stato. Non c'è nessuno che fa rispettare le regole, non ci sono vigili. C'è un distacco enorme tra questa realtà e il resto del Paese. In più siamo al Sud, un territorio scomparso dall'agenda politica, lasciato affondare lentamente».
Un deserto di opportunità legali. E qui ovviamente la camorra gioca facile.
« La camorra per questi ragazzi rappresenta spesso l'unica alternativa per trovare un lavoro. Se il clan offre uno stipendio mensile di 500 o 600 euro nella mancanza di altre possibilità molti scelgono di stare dalla parte della criminalità. Ma dovrebbe essere lo Stato a garantire posti di lavoro e un futuro certo a questo esercito di ragazzi a rischio che vivono nei quartieri più poveri d'Italia».
Torniamo perciò alle responsabilità collettive. Questi omicidi, questa violenza, chiamano in causa non solo la camorra ma anche altri?
«Ci sono responsabilità politiche e sociali molto estese: i nostri giovani non hanno più ideali, vivono alla giornata, e se anche gli universitari passano le serate a ubriacarsi nel salotto della città, figuariamoci nelle zone degradate e dimenticate cosa avviene. Ritengo poi che l'aver elevato a ideologia dominante le politiche di austerità abbia avuto tra le conseguenze quello di aver releagato ai margini ancora di più chi già viveva situazioni drammatiche. È necessario cambiare rotta, immaginare un modello diverso di società, più giusta e più responsabile».
http://espresso.repubblica.it/attualita ... =HEF_RULLO
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Re: Diario della caduta di un regime.
DA IL CINEGIORNALE LUCE AL TELEGIONALE LUCE, E I SUOI DERIVATI.
Chi si é perso il ventennio fascista può recuperare con il ventennio del berlusconiano e ora con il berlusconismo senza Berlusconi.
12 settembre 2015 | di Mario Ventriglia
Picierno vs Pansa: “Abbiamo fatto ripartire l’Italia”. “Le consiglio di essere meno entusiasta”
L’eurodeputata Pina Picierno (Pd) a ‘Otto e mezzo’ (La7) descrive un’Italia fuori dalla crisi. “Gli indicatori economici parlano di un Paese che, finalmente, ha ritrovato la fiducia, di un Paese che ha ripreso a credere in se stesso” e aggiunge “è il grande merito di questo governo, quello di aver fatto ripartire l’Italia”. Il giornalista Giampaolo Pansa le replica: “Se io fossi il suo spin-doctor per quanto riguarda le sue apparizioni televisive le consiglierei di essere un tantino meno entusiasta, perché la sua narrazione è troppo rosa, non è così la vita”’
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/09/ ... ca/413372/
Chi si é perso il ventennio fascista può recuperare con il ventennio del berlusconiano e ora con il berlusconismo senza Berlusconi.
12 settembre 2015 | di Mario Ventriglia
Picierno vs Pansa: “Abbiamo fatto ripartire l’Italia”. “Le consiglio di essere meno entusiasta”
L’eurodeputata Pina Picierno (Pd) a ‘Otto e mezzo’ (La7) descrive un’Italia fuori dalla crisi. “Gli indicatori economici parlano di un Paese che, finalmente, ha ritrovato la fiducia, di un Paese che ha ripreso a credere in se stesso” e aggiunge “è il grande merito di questo governo, quello di aver fatto ripartire l’Italia”. Il giornalista Giampaolo Pansa le replica: “Se io fossi il suo spin-doctor per quanto riguarda le sue apparizioni televisive le consiglierei di essere un tantino meno entusiasta, perché la sua narrazione è troppo rosa, non è così la vita”’
http://tv.ilfattoquotidiano.it/2015/09/ ... ca/413372/
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Re: Diario della caduta di un regime.
LA VOX POPULI
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mario • un'ora fa
La Picierno blattera la favola della ripresa come da ordini di Partito e non sa nemmeno di cosa stia parlando non conosce minimamente cosa sia il lavoro produttivo dei lavoratori che non arrivano a fine mese,ma che pagano lo stipendio a questo politico inutile e incompetente.
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cimacapi • un'ora fa
ma non si vergognano a mandare in TV personaggi come :PIPERNO o CHAOKI (il marocchino) e tanti anonimi che fanno solo perdere voti.
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Antonio{@} • un'ora fa
La signora Gruber ... più giovane
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Edoardo • 2 ore fa
Cosa vuol dire aver fatto la "gavetta" nelle segreterie di partito. E' la reincarnazione delle oche del campidoglio o cassa di risonanza del sistema Renzi
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theironman • 2 ore fa
In una cosa c'è stato un miglioramento: prima Renzi non lo batteva nessuno a menzogne, ora quelle come la Picierno stanno arrivando ai suoi livelli. Ma quello, comunque, è imbattibile: come dice lei evitano le passerelle. Soprattutto quelle a New York alla finale degli US Open, è vero Picierno? Piuttosto che andare a Termini Imerese dove la Fiat rischia di chiudere per sempre, meglio andare a prendersi meriti altrui... Vergogna.
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mario • un'ora fa
La Picierno blattera la favola della ripresa come da ordini di Partito e non sa nemmeno di cosa stia parlando non conosce minimamente cosa sia il lavoro produttivo dei lavoratori che non arrivano a fine mese,ma che pagano lo stipendio a questo politico inutile e incompetente.
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cimacapi • un'ora fa
ma non si vergognano a mandare in TV personaggi come :PIPERNO o CHAOKI (il marocchino) e tanti anonimi che fanno solo perdere voti.
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Antonio{@} • un'ora fa
La signora Gruber ... più giovane
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Edoardo • 2 ore fa
Cosa vuol dire aver fatto la "gavetta" nelle segreterie di partito. E' la reincarnazione delle oche del campidoglio o cassa di risonanza del sistema Renzi
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theironman • 2 ore fa
In una cosa c'è stato un miglioramento: prima Renzi non lo batteva nessuno a menzogne, ora quelle come la Picierno stanno arrivando ai suoi livelli. Ma quello, comunque, è imbattibile: come dice lei evitano le passerelle. Soprattutto quelle a New York alla finale degli US Open, è vero Picierno? Piuttosto che andare a Termini Imerese dove la Fiat rischia di chiudere per sempre, meglio andare a prendersi meriti altrui... Vergogna.
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Re: Diario della caduta di un regime.
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CONAN • 3 ore fa
Che pena! e queste qui sarebbero quote rosa,e poi ti dicono che sei misogino...
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Michele Giuseppe Fadda CONAN • 2 ore fa
Le donne di potere purtroppo sono tali e quali ai maschi, sempre.
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Carla Olson • 3 ore fa
Pansa attacca sempre Renzi,sarà perchè ha fatto fuori il figlio da Finmeccanica?Ah,saperlo.
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Marcos • 3 ore fa
Essendo due persone notoriamente attaccate al portafoglio forse erano un po' rancorosi perche' non li avevano pagati abbastanza per andare li'?
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cima2000 • 3 ore fa
sono mesi...balle....sono settimane che ci sono segni appena positivi...e per dichiarare ripresa economica servono 3 trimestri di PIL positivo...quindi se ne parla a primavera.
le balle non finiscono mai...ma queste BALLE non le dicono davanti ad un economista.
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Maurik • 3 ore fa
Ma...sta raccontando la favola di "cappuccetto rosso"?
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cosp 54 • 3 ore fa
E' la preferita di Scanzi come insopportabile politicamente ma fa coppia con le varie rotta seracchiani boschi...va be! ormai cominciano essere troppe presuntuose e irritanti tali e quali le berlusconiane dei tempi d'oro!!
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Ramon Hey Hey • 3 ore fa
Picierno?
Teatro di Pulcinella.
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CONAN • 3 ore fa
Che pena! e queste qui sarebbero quote rosa,e poi ti dicono che sei misogino...
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Michele Giuseppe Fadda CONAN • 2 ore fa
Le donne di potere purtroppo sono tali e quali ai maschi, sempre.
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Carla Olson • 3 ore fa
Pansa attacca sempre Renzi,sarà perchè ha fatto fuori il figlio da Finmeccanica?Ah,saperlo.
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Marcos • 3 ore fa
Essendo due persone notoriamente attaccate al portafoglio forse erano un po' rancorosi perche' non li avevano pagati abbastanza per andare li'?
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cima2000 • 3 ore fa
sono mesi...balle....sono settimane che ci sono segni appena positivi...e per dichiarare ripresa economica servono 3 trimestri di PIL positivo...quindi se ne parla a primavera.
le balle non finiscono mai...ma queste BALLE non le dicono davanti ad un economista.
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Maurik • 3 ore fa
Ma...sta raccontando la favola di "cappuccetto rosso"?
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cosp 54 • 3 ore fa
E' la preferita di Scanzi come insopportabile politicamente ma fa coppia con le varie rotta seracchiani boschi...va be! ormai cominciano essere troppe presuntuose e irritanti tali e quali le berlusconiane dei tempi d'oro!!
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Ramon Hey Hey • 3 ore fa
Picierno?
Teatro di Pulcinella.
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Re: Diario della caduta di un regime.
Pregasi abolire la realtà
(Marco Travaglio)
13/09/2015 di triskel182
Chissà se, dopo quel che è accaduto in Germania e dunque in Europa sull’onda dell’emozione per la foto di Aylan Kurdi, il piccolo profugo siriano morto sulla spiaggia di Bodrum, qualcuno oserà ancora dubitare della potenza delle immagini e dunque della televisione (che rimane la loro prima centrale di spaccio). Il dibattito, su un tema definitivamente risolto in qualunque paese normale, infuria soltanto in Italia, che normale non è mai stata. Qui càpita ancora di veder accolte da risolini di compatimento le denunce sui conflitti d’interessi dei partiti padroni della Rai e di B. padrone di Mediaset. Tant’è che la legge che dovrebbe risolverli, promessa mille volte da tutti, non è stata approvata da nessuno. B., politicamente morente, continua a controllare tre reti private e un pezzo di Rai, che per il resto è nelle mani del presidente del Consiglio, il quale vi ha appena piazzato un direttore generale di sua stretta obbedienza e si accinge a fare altrettanto con reti e tg (come se non fossero già passati tutti spontaneamente dalla sua parte) nel disinteresse generale. Come se questa fosse la cosa più normale del mondo.
Da quando la foto di Aylan ha fatto il giro del mondo, i giornali di centrodestra hanno la bava alla bocca, perché la percezione dell’ondata migratoria è cambiata di botto. E li ha costretti a piantarla di gridare all’“invasione” e di invocare soluzioni militari per risolverla armi in pugno. Persino Salvini, che ha tanti difetti ma molto fiuto, è dovuto scendere dalla ruspa e annunciare (solo a parole, ma è già qualcosa) che è pronto a ospitare un rifugiato in casa sua (prima diceva solo “a casa loro”). La comunicazione vince sull’informazione, peraltro non pervenuta.
Quando il Pd e il sindaco di Roma si sono scagliati contro Porta a Porta per la puntata sui Casamonica, nessuno – a parte Enrico Mentana –ha notato l’anomalia di una politica che, oltre a occupare la Rai come il cortile di casa propria, pretende pure di farne e disfarne i palinsesti. Anche il caso Casamonica rientra a pieno titolo nel conflitto d’interessi irrisolto. Siamo sicuri che le polemiche per il programma di Bruno Vespa riguardassero, com’è sembrato agli occhi più superficiali e disattenti, la qualità del programma per l’immoralità della beatificazione, anzi della folklorizzazione di un clan criminale? No, non è per questo che s’è levato il can-can. Altrimenti Vespa sarebbe stato fermato molto prima, anni fa, quando riservò trattamenti ancor più compiacenti e ammiccanti a personaggi ben più pericolosi e gravidi di responsabilità morali e penali di Vera e Vittorino Casamonica.
La sua ventennale collezione di plastici spazia da Andreotti a Dell’Utri, da Contrada a Previti, da Scattone & Ferraro a madame Franzoni. Il fatto è che ai partiti, tutti, l’esistenza di un comodo salotto che funge da autolavaggio per le sporcizie dei potenti ha sempre fatto comodo. Così come le armi di distrazione di massa che Vespa usava a piene mani per dirottare l’attenzione generale dalle vergogne della classe dirigente ai delittacci della cronaca nera. Se i figli del defunto boss Vittorio Casamonica hanno provocato il cortocircuito non è stato perché Vespa non li ha incalzati con le domande giuste (quando mai l’ha fatto?), e nemmeno perché li ha trattati con i guanti dando loro di gomito e contribuendo alla loro operazione-simpatia, banalizzando la pericolosità delle organizzazioni criminali che si sono mangiate Roma. È stato perché, senza neppure pensarci, Vespa ha riportato in primo piano un nervo scoperto, un tallone d’Achille del Pd e del governo nazionale e romano, compreso il nuovo santino Gabrielli, che non hanno saputo impedire il Funeral Party: una pagina nera che lorsignori speravano frettolosamente archiviata con qualche colpetto di maquillage mediatico. Cose che possono capitare anche nel peggiore dei talk show, non per nulla così invisi al premier e a Campo Dall’Orto. Rivedere quelle facce, risentire quelle voci e rituffarsi nel kitsch della malavita romana è stato un utile quanto involontario promemoria per rammentare agl’italiani le complicità di destra e sinistra che hanno consentito alle mafie di prendere il potere.
Tre mesi fa Palazzo Chigi avrebbe fatto i salti di gioia per la puntata di Porta a Porta, perché a giugno Renzi aveva deciso di licenziare Ignaro Marino. Ora, dopo i sondaggi che danno vincenti i 5Stelle, il premier ha cambiato idea e infatti ha interrotto gli attacchi al sindaco: dunque guai a chi lo indebolisce. E guai a chi mostra ancora i Casamonica, la cui tragicomica volgarità diventa un’aggravante per chi li ha lasciati scorrazzare e prosperare indisturbati. Ben altre sono le immagini che il governo vuole in tv, in prima pagina e dunque nella testa della gente: quelle sorridenti, positive e ottimistiche dell’Italia in piena ripresa. Quelle che occupano i tweet e gli annunci del premier, attentissimo a tenersi alla larga da ogni elemento negativo, corrucciato, pessimistico. Saviano ha notato lo scandaloso silenzio di Renzi sul ritorno della guerra di camorra a Napoli. E figurarsi ieri con quanto sollievo il capo del governo è saltato sull’aereo (in attesa di volare sul suo Air Force Renz, geloso marcio di Frank Underwood) per mettere il cappello sulle tenniste italiane agli Us Open e marinare l’inaugurazione della Fiera del Levante a Bari, dove i sindaci meridionali l’attendevano al varco per conoscere i suoi eventuali progetti per un Sud ormai fallito e abbandonato (11 deputati su 630 a dibattere alla Camera sul Mezzogiorno) e protestare contro la Buona Scuola, le trivelle, il Tap e altre delizie. Le immagini spiacevoli non vanno trasmesse, così non esistono. Gufe che non sono altro.
(Marco Travaglio)
13/09/2015 di triskel182
Chissà se, dopo quel che è accaduto in Germania e dunque in Europa sull’onda dell’emozione per la foto di Aylan Kurdi, il piccolo profugo siriano morto sulla spiaggia di Bodrum, qualcuno oserà ancora dubitare della potenza delle immagini e dunque della televisione (che rimane la loro prima centrale di spaccio). Il dibattito, su un tema definitivamente risolto in qualunque paese normale, infuria soltanto in Italia, che normale non è mai stata. Qui càpita ancora di veder accolte da risolini di compatimento le denunce sui conflitti d’interessi dei partiti padroni della Rai e di B. padrone di Mediaset. Tant’è che la legge che dovrebbe risolverli, promessa mille volte da tutti, non è stata approvata da nessuno. B., politicamente morente, continua a controllare tre reti private e un pezzo di Rai, che per il resto è nelle mani del presidente del Consiglio, il quale vi ha appena piazzato un direttore generale di sua stretta obbedienza e si accinge a fare altrettanto con reti e tg (come se non fossero già passati tutti spontaneamente dalla sua parte) nel disinteresse generale. Come se questa fosse la cosa più normale del mondo.
Da quando la foto di Aylan ha fatto il giro del mondo, i giornali di centrodestra hanno la bava alla bocca, perché la percezione dell’ondata migratoria è cambiata di botto. E li ha costretti a piantarla di gridare all’“invasione” e di invocare soluzioni militari per risolverla armi in pugno. Persino Salvini, che ha tanti difetti ma molto fiuto, è dovuto scendere dalla ruspa e annunciare (solo a parole, ma è già qualcosa) che è pronto a ospitare un rifugiato in casa sua (prima diceva solo “a casa loro”). La comunicazione vince sull’informazione, peraltro non pervenuta.
Quando il Pd e il sindaco di Roma si sono scagliati contro Porta a Porta per la puntata sui Casamonica, nessuno – a parte Enrico Mentana –ha notato l’anomalia di una politica che, oltre a occupare la Rai come il cortile di casa propria, pretende pure di farne e disfarne i palinsesti. Anche il caso Casamonica rientra a pieno titolo nel conflitto d’interessi irrisolto. Siamo sicuri che le polemiche per il programma di Bruno Vespa riguardassero, com’è sembrato agli occhi più superficiali e disattenti, la qualità del programma per l’immoralità della beatificazione, anzi della folklorizzazione di un clan criminale? No, non è per questo che s’è levato il can-can. Altrimenti Vespa sarebbe stato fermato molto prima, anni fa, quando riservò trattamenti ancor più compiacenti e ammiccanti a personaggi ben più pericolosi e gravidi di responsabilità morali e penali di Vera e Vittorino Casamonica.
La sua ventennale collezione di plastici spazia da Andreotti a Dell’Utri, da Contrada a Previti, da Scattone & Ferraro a madame Franzoni. Il fatto è che ai partiti, tutti, l’esistenza di un comodo salotto che funge da autolavaggio per le sporcizie dei potenti ha sempre fatto comodo. Così come le armi di distrazione di massa che Vespa usava a piene mani per dirottare l’attenzione generale dalle vergogne della classe dirigente ai delittacci della cronaca nera. Se i figli del defunto boss Vittorio Casamonica hanno provocato il cortocircuito non è stato perché Vespa non li ha incalzati con le domande giuste (quando mai l’ha fatto?), e nemmeno perché li ha trattati con i guanti dando loro di gomito e contribuendo alla loro operazione-simpatia, banalizzando la pericolosità delle organizzazioni criminali che si sono mangiate Roma. È stato perché, senza neppure pensarci, Vespa ha riportato in primo piano un nervo scoperto, un tallone d’Achille del Pd e del governo nazionale e romano, compreso il nuovo santino Gabrielli, che non hanno saputo impedire il Funeral Party: una pagina nera che lorsignori speravano frettolosamente archiviata con qualche colpetto di maquillage mediatico. Cose che possono capitare anche nel peggiore dei talk show, non per nulla così invisi al premier e a Campo Dall’Orto. Rivedere quelle facce, risentire quelle voci e rituffarsi nel kitsch della malavita romana è stato un utile quanto involontario promemoria per rammentare agl’italiani le complicità di destra e sinistra che hanno consentito alle mafie di prendere il potere.
Tre mesi fa Palazzo Chigi avrebbe fatto i salti di gioia per la puntata di Porta a Porta, perché a giugno Renzi aveva deciso di licenziare Ignaro Marino. Ora, dopo i sondaggi che danno vincenti i 5Stelle, il premier ha cambiato idea e infatti ha interrotto gli attacchi al sindaco: dunque guai a chi lo indebolisce. E guai a chi mostra ancora i Casamonica, la cui tragicomica volgarità diventa un’aggravante per chi li ha lasciati scorrazzare e prosperare indisturbati. Ben altre sono le immagini che il governo vuole in tv, in prima pagina e dunque nella testa della gente: quelle sorridenti, positive e ottimistiche dell’Italia in piena ripresa. Quelle che occupano i tweet e gli annunci del premier, attentissimo a tenersi alla larga da ogni elemento negativo, corrucciato, pessimistico. Saviano ha notato lo scandaloso silenzio di Renzi sul ritorno della guerra di camorra a Napoli. E figurarsi ieri con quanto sollievo il capo del governo è saltato sull’aereo (in attesa di volare sul suo Air Force Renz, geloso marcio di Frank Underwood) per mettere il cappello sulle tenniste italiane agli Us Open e marinare l’inaugurazione della Fiera del Levante a Bari, dove i sindaci meridionali l’attendevano al varco per conoscere i suoi eventuali progetti per un Sud ormai fallito e abbandonato (11 deputati su 630 a dibattere alla Camera sul Mezzogiorno) e protestare contro la Buona Scuola, le trivelle, il Tap e altre delizie. Le immagini spiacevoli non vanno trasmesse, così non esistono. Gufe che non sono altro.
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Re: Diario della caduta di un regime.
4 set 2015 12:56
UNA POLVERIERA DA 200 MILIARDI DI EURO - LE BANCHE ITALIANE SONO PIENE DI SOFFERENZE: I PRESTITI CHE NON VENGONO RIMBORSATI VALGONO 197 MILIARDI DI EURO E CRESCONO AL RITMO DI QUASI 3 MILIARDI AL MESE
- E IL GOVERNO CHE FA? NIENTE
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 108547.htm
UNA POLVERIERA DA 200 MILIARDI DI EURO - LE BANCHE ITALIANE SONO PIENE DI SOFFERENZE: I PRESTITI CHE NON VENGONO RIMBORSATI VALGONO 197 MILIARDI DI EURO E CRESCONO AL RITMO DI QUASI 3 MILIARDI AL MESE
- E IL GOVERNO CHE FA? NIENTE
http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 108547.htm
Chi c’è in linea
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