Come se ne viene fuori ?
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Re: Come se ne viene fuori ?
Questo articolo lo posto qui anzichè nel suo 3D naturale, a sostegno della tesi di Marco Della Luna.
Senza poi tenere conto che oggi riparte il campionato di calcio e la testa degli italioti torna nelle nuvole.
Quello che ci succede è secondario.
CANALE DI SICILIA
Migranti, in tre mila alla deriva davanti alla costa della Libia
Sarebbero almeno tre mila le persone su 4 barconi e 14 gommoni in arrivo dalla Libia. Sono in corso le operazioni di salvataggio
di Redazione Online
Nuova ondata di migranti - si stima tra le duemila e le tremila persone - in arrivo dalla Libia: decine di gommoni e barconi alla deriva hanno lanciato l’allarme chiedendo l’intervento dei mezzi di soccorso italiani ed europei schierati nel canale di Sicilia. Al momento sono 18 le richieste arrivate alla centrale operativa della guardia Costiera, che coordina gli interventi. Si tratta di 4 barconi e 14 gommoni con a bordo complessivamente, appunto, tra le duemila e le tremila persone.
I soccorsi
Nella zona sono state inviate nave Fiorillo e nave Diciotti della Guardia Costiera, una nave norvegese inserita in Triton, 4 motovedette delle Capitanerie, mezzi della Marina Militare e della Guardia di Finanza. Le operazioni di recupero dei migranti sono in corso.
La Centrale operativa della #GuardiaCostiera coordina il soccorso di numerose unità di migranti al largo della Libia
12:20 - 22 Ago 2015
http://www.corriere.it/cronache/15_agos ... 660c.shtml
STAMANI MI HANNO FATTO NOTARE UN FATTO EVIDENTE IN QUESTI MESI.
IL QUEROLO E LINGUACCIUTO LA QUALUNQUE(RIBATTEZZATO DA GIORGIA MELONI COME IL FIGLIO SEGRETO DI VANNA MARCHI), DA QUANDO GOVERNA NON SI E' MAI PRESENTATO DAVANTI AGLI ITALIANI CON UN SUO PIANO DI EMERGENZA PER AFFRONTARE IL PROBLEMA DEI MIGRANTI.
TACE, TACE, TACE DA SEMPRE.
LA DOMANDA SORGE SPONTANEA:
FA PARTE DEL PIANO PER MANADARE A RAMENDO IL PAESE, OPPURE E' UNA VITTIMA INCONSAPEVOLE DEL PIANO TEDESCO????????
Senza poi tenere conto che oggi riparte il campionato di calcio e la testa degli italioti torna nelle nuvole.
Quello che ci succede è secondario.
CANALE DI SICILIA
Migranti, in tre mila alla deriva davanti alla costa della Libia
Sarebbero almeno tre mila le persone su 4 barconi e 14 gommoni in arrivo dalla Libia. Sono in corso le operazioni di salvataggio
di Redazione Online
Nuova ondata di migranti - si stima tra le duemila e le tremila persone - in arrivo dalla Libia: decine di gommoni e barconi alla deriva hanno lanciato l’allarme chiedendo l’intervento dei mezzi di soccorso italiani ed europei schierati nel canale di Sicilia. Al momento sono 18 le richieste arrivate alla centrale operativa della guardia Costiera, che coordina gli interventi. Si tratta di 4 barconi e 14 gommoni con a bordo complessivamente, appunto, tra le duemila e le tremila persone.
I soccorsi
Nella zona sono state inviate nave Fiorillo e nave Diciotti della Guardia Costiera, una nave norvegese inserita in Triton, 4 motovedette delle Capitanerie, mezzi della Marina Militare e della Guardia di Finanza. Le operazioni di recupero dei migranti sono in corso.
La Centrale operativa della #GuardiaCostiera coordina il soccorso di numerose unità di migranti al largo della Libia
12:20 - 22 Ago 2015
http://www.corriere.it/cronache/15_agos ... 660c.shtml
STAMANI MI HANNO FATTO NOTARE UN FATTO EVIDENTE IN QUESTI MESI.
IL QUEROLO E LINGUACCIUTO LA QUALUNQUE(RIBATTEZZATO DA GIORGIA MELONI COME IL FIGLIO SEGRETO DI VANNA MARCHI), DA QUANDO GOVERNA NON SI E' MAI PRESENTATO DAVANTI AGLI ITALIANI CON UN SUO PIANO DI EMERGENZA PER AFFRONTARE IL PROBLEMA DEI MIGRANTI.
TACE, TACE, TACE DA SEMPRE.
LA DOMANDA SORGE SPONTANEA:
FA PARTE DEL PIANO PER MANADARE A RAMENDO IL PAESE, OPPURE E' UNA VITTIMA INCONSAPEVOLE DEL PIANO TEDESCO????????
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Re: Come se ne viene fuori ?
Con tutto il rispetto il penultimo articolo pare scritto da un sostenitore di Forza Italia.
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Re: Come se ne viene fuori ?
cielo 70 ha scritto:Con tutto il rispetto il penultimo articolo pare scritto da un sostenitore di Forza Italia.
Se ti riferisci a:
Svuota-Italia, ultimo atto: le riforme neofasciste di Renzi
Dato che condivido tutto, da quando è arrivato Monti ho cercato di dire le stesse cose, certamente senza successo, molto probabilmente per mia carenza nello spiegare i fatti, se mi dici dove ti sembra di Forza Italia, ed io non sono di Forza Italia, ne possiamo discutere.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Nel fatto che da quello che vedo pare quasi che Berlusconi sia stato destituito dai poteri forti (come se lui fosse democratico e non avesse portato l'Italia quasi a fallire) e gli altri siano stati tutti peggio.
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Re: Come se ne viene fuori ?
cielo 70 ha scritto:Nel fatto che da quello che vedo pare quasi che Berlusconi sia stato destituito dai poteri forti (come se lui fosse democratico e non avesse portato l'Italia quasi a fallire) e gli altri siano stati tutti peggio.
Non mi sono scordato di te, caro cielo 70.
(come se lui fosse democratico e non avesse portato l'Italia quasi a fallire)
Come sappiamo la storia la scrivono i vincitori, con tutte le considerazioni del caso.
Nel nostro caso, invece, noi siamo stati testimoni della storia dell’ultimo ventennio. Si tratta quindi di analizzare la verità storica senza eccedere nelle partigianerie. Distinguendola dalla verità percepita.
Silvietto scende in campo perché gli viene a mancare il CAF, (Craxi, Andreotti, Forlani) perché la magistratura li ha messi fuori gioco per il loro operato politico.
Craxi e Forlani per via di mani pulite, Andreotti grazie ad un probabile ricatto sul Pci si è fatto approvare una legge che prescriveva i suoi reati di appartenenza alla mafia
Silvietto viene costretto da Craxi ad entrare in politica perché era l’unico modo per salvare le sue aziende e salvare sé stesso dagli sviluppi delle indagini a suo carico che stavano avanzando inesorabilmente.
Non dobbiamo dimenticare che un anno prima, Mediobanca, nel suo rendiconto annuale, aveva ravvisato per il Gruppo Fininvest, nel 1992, 7.140 miliardi di lire di debiti (4.475 finanziari e 2.665 commerciali), mentre il loro capitale netto ammontava a 1.053 miliardi.
Con il CAF fuorigioco, Silvietto improvvisamente mancava di protezione e l’unica possibilità era entrare direttamente in politica. Ma lui la politica non l’aveva mai fatta prima e si era sempre limitato a sfruttarla a suo favore nel miglior modo possibile.
Ha cercato di circondarsi di gente fidata, ed all’inizio è anche stato così, ma poi nel tempo si è circondato di personaggi squallidi, per lo più opportunisti, ragion per cui, i suoi governi non potevano di certo brillare.
Pertanto possiamo ritenere, procedendo ad un’analisi distaccata, che malgrado abbia cercato di imparare il mestiere, il peso delle sue vicende giudiziarie precedenti abbiano pesato sui risultati del suo operato politico. Non c’è alcun dubbio che abbia portato l’Italia sull’orlo del baratro essendosi impegnato a risolvere in primis i suoi guai giudiziari piuttosto che interessarsi della ripresa del Paese colpito dalla crisi economico-finanziaria proveniente da Oltre Atlantico dal 2008 in avanti.
Ma in questo bisogna essere obiettivi, nel senso che questi risultati sono stati ottenuti anche con il concorso della sinistra, che non ha capito la deriva che era stata impressa al Paese.
Di queste cose, per esperienza personale recente, non se ne può parlare con lo zoccolo duro berlusconiano, perché come sempre gli italiani tifosi non ammettono mai gli errori del loro profeta. Qualsiasi sia la casacca che indossa.
L’Europa era perfettamente cosciente che l’operato di Berlusconi poteva trascinarla in un grosso guaio.
E da qui bisogna procedere con la verità storica percepita.
Già nell’estate del 2011, Napolitano aveva ricevuto pressioni dall’Europa per mettere da parte Berlusconi. Cosa che avverrà il 16 novembre dello stesso anno.
Ma già in quell’estate circolava il nome di Monti.
Monti legato a Bildelberg e alla Trilaterale come il suo successore Letta. Renzi, seguirà la politica che voleva l’Europa e che hanno seguito pedissequamente Monti e Letta.
Sono diversi osservatori della politica, che vedono lo strapotere della Germania, alle cui spalle opera la speculazione finanziaria legata alle banche continentali e di Oltre Atlantico.
I tre ultimi salvataggi della Grecia, hanno tutti origine da quel mondo che opera come un usuraio.
L’impressione che intenda mettere la Grecia nella condizione di colonia, è abbastanza diffusa.
Dopo tocca a noi. O meglio si stanno muovendo come sopra ad una scacchiera da almeno 5 anni nei nostri confronti.
Lamborghini, Ducati, Italcementi sono già nelle mani dei tedeschi.
Altre note sono nelle mane dei francesi, e quando la Francia soccomberà a favore dei tedeschi, quelle aziende passeranno nelle loro mani.
Del sistema industriale di 35 anni fa non è rimasto più niente.
Oramai siamo soccombenti.
Anche la Cina viene a fare shopping da noi.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Preambolo a: IL PUNTO (ITALIA)
Conservatori assenti
La Destra che l’Italia non ha
di Ernesto Galli della Loggia
Sulla Destra italiana il ventennio berlusconiano ha agito come una droga.
L’ha euforizzata con successi insperati, le ha fatto credere di essere sulla cresta dell’onda, che ormai il futuro era suo: per poi lasciarla stremata e a pezzi come appunto appare oggi.
Ma in realtà la colpa di Berlusconi è stata quella dell’illusionista, nulla di più.
In Italia, infatti, il problema di una Destra che non c’è, della sua inesistente identità politica, c’è da ben prima di lui: solo che è rimasto nascosto finora dall’assoluta egemonia della Democrazia cristiana prima, e poi da quella altrettanto assoluta del Cavaliere.
Svanite entrambe, ora esso ritorna.
Nella sostanza il problema della Destra italiana, io credo, è il problema della difficoltà che incontrano nel nostro Paese un’antropologia e una cultura politica conservatrici, analoghe cioè a quelle che più o meno caratterizzano in Europa le Destre di governo.
Non tragga in inganno l’apparenza.
È vero infatti che in larga maggioranza la società italiana appare conservatrice.
È vero che è diffidente delle novità, non ama i cambiamenti sostanziali, le svolte di alcun tipo; che è una società di antico e consolidato pessimismo, innestato su un fondo smaliziato fino al cinismo.
Ma il suo - questo è il punto - è un conservatorismo nullista, solo negativo: inutilizzabile politicamente se non per bloccare i riformatori e i progressisti, per fermare la Sinistra.
Serve magari a evitare i salti nel buio, come nel ‘48, ma tutto finisce lì.
Quello spontaneo della società italiana è un conservatorismo senza ambizioni, senza progetto, senz’alcun orizzonte istituzionale vero, sul quale è impossibile costruire nulla, o è possibile costruire tutto: perfino il sovversivismo fascista o le fortune di un governo che si vuole di sinistra.
Ma un moderno conservatorismo politico è altra cosa.
Innanzi tutto è liberale.
Cioè in economia è contro ogni strettoia corporativa o monopolistica a vantaggio di gruppi privilegiati e interessi protetti, senza per ciò essere sempre e comunque contro l’intervento pubblico.
Ideologicamente, poi, esso dovrebbe essere interessato soprattutto a promuovere e difendere la diversità delle opinioni.
Cercando altresì di essere culturalmente anticonformista e quindi simpatizzando con le minoranze e il loro punto di vista: sicché oggi, per esempio, diffiderà dello scientismo e dell’idolatria tecnologica imperanti, così come del pregiudizio egemone secondo cui ogni desiderio soggettivo può diventare un diritto.
E si asterrà, naturalmente, dall’omaggio universale a tutte le idee, le mode e le «diversità» politicamente corrette.
Proprio l’anticonformismo culturale e la simpatia per le posizioni di minoranza spingono un liberalismo così inteso a stare in guardia verso l’attuale modernità trionfatrice e travolgente dovunque: e proprio per questo a orientarsi in senso conservatore.
Il che oggi vuol dire mostrarsi attenti alla tradizione , cauti nel disfarsene sempre e comunque secondo quanto invece comandano i tempi.
Mostrarsi attenti, per esempio, a non indulgere a un certo materialismo e ateismo di maniera, e invece a considerare cosa preziosa il retaggio giudaico-cristiano iscritto nei nostri costumi e nelle nostre istituzioni; attenti, ancora, a non stravolgere la scuola, la trasmissione culturale - come invece accade da decenni - sotto una valanga di innovazioni dei programmi una più sciocca e inutile dell’ altra, di rilassatezza disciplinare e di democraticismi distruttivi.
Avere un orientamento conservatore significa anche, infine, voler conservare l’orizzonte entro cui si è nati, custodire per le generazioni future i paesaggi, i luoghi, i tesori d’arte, che il passato ci ha trasmesso.
Detto tutto ciò rimane però il punto fondamentale: in Italia una vera cultura politica conservatrice non può che essere soprattutto una cultura orientata allo Stato: allo Stato come garante da un lato dell’interesse generale (che alla fine è sempre l’interesse dei più deboli), e dall’altro dell’obbligo dell’adempimento da parte di tutti dei doveri verso questo interesse: tanto per cominciare pagando le tasse.
Tutela dell’interesse generale significa pure cercare di assicurare la snellezza e la chiarezza delle normative, l’imparzialità delle procedure amministrative, le competenze delle burocrazie, premiare il merito anziché i raccomandati, non lasciare la porta aperta agli sperperi o al furto del pubblico denaro.
E significa da ultimo prendersi cura della macchina dello Stato, delle sue articolazioni al centro e specialmente alla periferia, mantenendone le capacità di controllo sul territorio attraverso le prefetture, le sedi della Banca d’Italia, le intendenze di Finanza, le sovrintendenze alla tutela dei Beni culturali, eccetera.
Dal momento che in Italia, bisogna convincersene, la rinuncia a questa funzione dello Stato non innesca quasi mai una benefica esplosione degli animal spirits della società civile, bensì quasi sempre quella dei porci comodi della medesima, sotto l’egida delle oligarchie locali quando non della malavita organizzata.
Tutto questo corrisponde a quella cosa che si chiama autorità e sovranità dello Stato, le quali a una qualunque Destra dovrebbero forse stare a cuore; e che - c’è bisogno di dirlo? - fanno tutt’uno con l’idea di sovranità nazionale. Anche questa un’idea oggi abbastanza desueta ma che, sentendo l’aria che tira in Europa, è stata forse messa da parte un po’ troppo affrettatamente.
Lascio giudicare ai lettori se la Destra italiana si sia mostrata capace di essere conservatrice nel modo che si è fin qui detto.
A me pare di no, assolutamente di no.
Per lo più infatti essa appare tuttora la pedissequa rappresentante della pancia di un elettorato confusamente prepolitico, custode di interessi settoriali, modernista o reazionario secondo le convenienze.
Si può capire la Lega, la quale punta al tanto peggio tanto meglio e non si considera certo forza di governo.
Il problema sono tutti gli altri.
E negli altri regna l’assenza di qualunque cultura politica strutturata in grado di dar vita a una discussione vera, a un tentativo di bilancio, a uno straccio di ipotesi sul futuro. Nulla.
Tutti sembrano sperare solo nella resurrezione di Lazzaro Berlusconi o nelle risorse trasformistiche proprie unite a quelle del Pd: in realtà due speranze entrambe pallidissime.
Così la Destra italiana si avvia a diventare politicamente il proprio fantasma: qualcuno, ogni tanto, riferisce di averla avvistata in un talk show televisivo.
15 settembre 2015 (modifica il 15 settembre 2015 | 07:07) © RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/editoriali/15_se ... 5512.shtml
Conservatori assenti
La Destra che l’Italia non ha
di Ernesto Galli della Loggia
Sulla Destra italiana il ventennio berlusconiano ha agito come una droga.
L’ha euforizzata con successi insperati, le ha fatto credere di essere sulla cresta dell’onda, che ormai il futuro era suo: per poi lasciarla stremata e a pezzi come appunto appare oggi.
Ma in realtà la colpa di Berlusconi è stata quella dell’illusionista, nulla di più.
In Italia, infatti, il problema di una Destra che non c’è, della sua inesistente identità politica, c’è da ben prima di lui: solo che è rimasto nascosto finora dall’assoluta egemonia della Democrazia cristiana prima, e poi da quella altrettanto assoluta del Cavaliere.
Svanite entrambe, ora esso ritorna.
Nella sostanza il problema della Destra italiana, io credo, è il problema della difficoltà che incontrano nel nostro Paese un’antropologia e una cultura politica conservatrici, analoghe cioè a quelle che più o meno caratterizzano in Europa le Destre di governo.
Non tragga in inganno l’apparenza.
È vero infatti che in larga maggioranza la società italiana appare conservatrice.
È vero che è diffidente delle novità, non ama i cambiamenti sostanziali, le svolte di alcun tipo; che è una società di antico e consolidato pessimismo, innestato su un fondo smaliziato fino al cinismo.
Ma il suo - questo è il punto - è un conservatorismo nullista, solo negativo: inutilizzabile politicamente se non per bloccare i riformatori e i progressisti, per fermare la Sinistra.
Serve magari a evitare i salti nel buio, come nel ‘48, ma tutto finisce lì.
Quello spontaneo della società italiana è un conservatorismo senza ambizioni, senza progetto, senz’alcun orizzonte istituzionale vero, sul quale è impossibile costruire nulla, o è possibile costruire tutto: perfino il sovversivismo fascista o le fortune di un governo che si vuole di sinistra.
Ma un moderno conservatorismo politico è altra cosa.
Innanzi tutto è liberale.
Cioè in economia è contro ogni strettoia corporativa o monopolistica a vantaggio di gruppi privilegiati e interessi protetti, senza per ciò essere sempre e comunque contro l’intervento pubblico.
Ideologicamente, poi, esso dovrebbe essere interessato soprattutto a promuovere e difendere la diversità delle opinioni.
Cercando altresì di essere culturalmente anticonformista e quindi simpatizzando con le minoranze e il loro punto di vista: sicché oggi, per esempio, diffiderà dello scientismo e dell’idolatria tecnologica imperanti, così come del pregiudizio egemone secondo cui ogni desiderio soggettivo può diventare un diritto.
E si asterrà, naturalmente, dall’omaggio universale a tutte le idee, le mode e le «diversità» politicamente corrette.
Proprio l’anticonformismo culturale e la simpatia per le posizioni di minoranza spingono un liberalismo così inteso a stare in guardia verso l’attuale modernità trionfatrice e travolgente dovunque: e proprio per questo a orientarsi in senso conservatore.
Il che oggi vuol dire mostrarsi attenti alla tradizione , cauti nel disfarsene sempre e comunque secondo quanto invece comandano i tempi.
Mostrarsi attenti, per esempio, a non indulgere a un certo materialismo e ateismo di maniera, e invece a considerare cosa preziosa il retaggio giudaico-cristiano iscritto nei nostri costumi e nelle nostre istituzioni; attenti, ancora, a non stravolgere la scuola, la trasmissione culturale - come invece accade da decenni - sotto una valanga di innovazioni dei programmi una più sciocca e inutile dell’ altra, di rilassatezza disciplinare e di democraticismi distruttivi.
Avere un orientamento conservatore significa anche, infine, voler conservare l’orizzonte entro cui si è nati, custodire per le generazioni future i paesaggi, i luoghi, i tesori d’arte, che il passato ci ha trasmesso.
Detto tutto ciò rimane però il punto fondamentale: in Italia una vera cultura politica conservatrice non può che essere soprattutto una cultura orientata allo Stato: allo Stato come garante da un lato dell’interesse generale (che alla fine è sempre l’interesse dei più deboli), e dall’altro dell’obbligo dell’adempimento da parte di tutti dei doveri verso questo interesse: tanto per cominciare pagando le tasse.
Tutela dell’interesse generale significa pure cercare di assicurare la snellezza e la chiarezza delle normative, l’imparzialità delle procedure amministrative, le competenze delle burocrazie, premiare il merito anziché i raccomandati, non lasciare la porta aperta agli sperperi o al furto del pubblico denaro.
E significa da ultimo prendersi cura della macchina dello Stato, delle sue articolazioni al centro e specialmente alla periferia, mantenendone le capacità di controllo sul territorio attraverso le prefetture, le sedi della Banca d’Italia, le intendenze di Finanza, le sovrintendenze alla tutela dei Beni culturali, eccetera.
Dal momento che in Italia, bisogna convincersene, la rinuncia a questa funzione dello Stato non innesca quasi mai una benefica esplosione degli animal spirits della società civile, bensì quasi sempre quella dei porci comodi della medesima, sotto l’egida delle oligarchie locali quando non della malavita organizzata.
Tutto questo corrisponde a quella cosa che si chiama autorità e sovranità dello Stato, le quali a una qualunque Destra dovrebbero forse stare a cuore; e che - c’è bisogno di dirlo? - fanno tutt’uno con l’idea di sovranità nazionale. Anche questa un’idea oggi abbastanza desueta ma che, sentendo l’aria che tira in Europa, è stata forse messa da parte un po’ troppo affrettatamente.
Lascio giudicare ai lettori se la Destra italiana si sia mostrata capace di essere conservatrice nel modo che si è fin qui detto.
A me pare di no, assolutamente di no.
Per lo più infatti essa appare tuttora la pedissequa rappresentante della pancia di un elettorato confusamente prepolitico, custode di interessi settoriali, modernista o reazionario secondo le convenienze.
Si può capire la Lega, la quale punta al tanto peggio tanto meglio e non si considera certo forza di governo.
Il problema sono tutti gli altri.
E negli altri regna l’assenza di qualunque cultura politica strutturata in grado di dar vita a una discussione vera, a un tentativo di bilancio, a uno straccio di ipotesi sul futuro. Nulla.
Tutti sembrano sperare solo nella resurrezione di Lazzaro Berlusconi o nelle risorse trasformistiche proprie unite a quelle del Pd: in realtà due speranze entrambe pallidissime.
Così la Destra italiana si avvia a diventare politicamente il proprio fantasma: qualcuno, ogni tanto, riferisce di averla avvistata in un talk show televisivo.
15 settembre 2015 (modifica il 15 settembre 2015 | 07:07) © RIPRODUZIONE RISERVATA
http://www.corriere.it/editoriali/15_se ... 5512.shtml
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Re: Come se ne viene fuori ?
Anche questa buona analisi del direttore dell'Espresso, del numero uscito ieri in edicola si può inserire nel preambolo al PUNTO (ITALIA).
La parte che non condivido molto è il titolo:
L’opposizione interna vuole tentare lo sgambetto
al premier col pretesto della riforma del Senato.
Una prova di forza incomprensibile per i cittadini
Il Paese non capirebbe
una crisi di governo
E proprio così? Dopo 19 mesi di megapalle di Matteo La Qualunque, gli italiani con tutti i problemi che ci troviamo dove le prioprità sono solo quelle del potere del premier, mentre i problemi dei cittadini italiani stanno a zero, gli italiani non capirebbero a fronte di una cambio di cavallo?
eì per questo che chiedo il vostro parere. Va tutto bene madama la marchesa????
^^^^^^^^^^^^^^^^^
L’opposizione interna vuole tentare lo sgambetto
al premier col pretesto della riforma del Senato.
Una prova di forza incomprensibile per i cittadini
Il Paese non capirebbe
una crisi di governo
LA MALEDIZIONE della palude. Proprio a metà del guado della legislatura.
Dopo un anno e mezzo di governo, tra riforme varate e quelle annunciate.
Uno strepitoso e abbagliante 40,8 per cento (vero) a maggio 2014; un oscillante e meno gratificante 33/35 per cento (virtuale) nei sondaggi attuali.
Il momento è tosto. Il peggiore per Matteo Renzi e il suo governo.
L’opposizione interna lo vuole buttare giù. O per lo meno azzoppare.
Il pretesto è lo scontro sul Senato, con l’abolizione del bicameralismo paritario.
Il dibattito pubblico sulla riforma - delicatissima per il futuro assetto istituzionale - arriva ai cittadini attraverso lo specchio deformato della prova di forza degli uni contro gli altri. E viceversa.
Un brutto derby sul campo di Palazzo Madama. Manca, tra i legislatori, la forza delle idee.
Prevale un’idea per forza.
In queste condizioni il Paese non capirebbe una crisi di governo al buio; men che meno elezioni anticipate.
E la minaccia del voto diventa l’arma _finale del premier-segretario per portare a casa il risultato.
Quale che sia il renzismo si manifesta così: un pragmatismo spregiudicato, all’insegna del fare. Non conta tanto che cosa, ma come. In velocità, innanzitutto.
La legge elettorale prima, la riforma costituzionale ora sono piene di buchi e di incongruenze. Tuttavia a Renzi interessa l’approvazione comunque, per poter dire: io l’ho fatto, ci sono riuscito a differenza di tutti coloro che mi hanno preceduto.
L’Italicum, per esempio, con la soglia di sbarramento per il premio di maggioranza al partito - e non alla coalizione - fissata al 40 per cento, è _figlio di un’altra stagione, quando il partito di Renzi puntava a bissare il risultato delle europee.
Oggi, secondo quanto rileva “Atlante politico” di Ilvo Diamanti per “Repubblica”, in caso di elezioni si delineerebbe
un ballottaggio tra Pd e 5Stelle. Un brivido.
Eppure Renzi può ascrivere a suo merito l’abolizione dell’odiato Porcellum, il padre di tutti i nominati.
Averlo fatto, in un’Italia immobile, è di per se stesso un merito agli occhi di molti.
INTANTO IL ROTTAMATORE piè veloce si trasforma sempre più nel tessitore di una potente rete di posti-chiave in economia, nella cultura, nell’informazione.
“Renzomandati” è il neologismo creato per la copertina di questo numero.
Il servizio di Emiliano Fittipaldi (a pagina 14), con l’analisi di Massimo Cacciari (a pagina 25), racconta come, tra le nomine di questi ultimi mesi, il criterio di selezione della nuova classe dirigente risponda più alla logica dell’amicizia e dell’appartenenza, che al merito e alla competenza.
C’è in questo modo di operare un’idea antica: il partito-governo deve occupare tutti i gangli degli apparati statali, così resi dipendenti dalla volontà politica di Palazzo Chigi.
È una visione neo-centralista, con i suoi riferimenti storico-culturali agli anni 50/60, quelli del boom economico
e del miracolo italiano.
Non a caso Renzi decanta ogni giorno le italiche virtù fonte di un Pil in lenta ma sensibile crescita: un nuovo rilancio
economico è insomma possibile, a dispetto dei professoroni rosiconi.
Supremazia della regia politica sopra ogni scelta.
PERSINO UNO STRAORDINARIO evento sportivo viene speso in questa direzione.
La _finale di tennis tutta tricolore di New York tra Flavia Pennetta e Roberta Vinci è qualcosa di irripetibile, va riconosciuto.
E Renzi non si è lasciata sfuggire l’occasione di rinsaldare l’orgoglio nazionale, con lo sport che si fa politica e la politica scivola a livello di bar sport.
Lunedì 14 settembre, dopo il vittorioso weekend americano, il premier è stato ospite anche di “Tiki Taka”, programma
sportivo di Italia1: un Paese, ha detto, non sta insieme solo in base a conti, statistiche, Pil; sono le emozioni
a tenerlo unito e lo sport è l’emozione per eccellenza.
D’accordo, non è solo questione di numeri, ma di valori.
Quel giorno il premier aveva un impegno istituzionale a Bari; aveva preannunciato un masterplan per il Sud, un piano di lavoro per rilanciare l’economia di quelle regioni.
Il Mezzogiorno può attendere.
Meglio la rappresentazione di un successo immediato rispetto all’analisi di un insuccesso storico. Lo storytelling
continua.
E per ora appare vincente.
L'Espresso di questa settimana.
La parte che non condivido molto è il titolo:
L’opposizione interna vuole tentare lo sgambetto
al premier col pretesto della riforma del Senato.
Una prova di forza incomprensibile per i cittadini
Il Paese non capirebbe
una crisi di governo
E proprio così? Dopo 19 mesi di megapalle di Matteo La Qualunque, gli italiani con tutti i problemi che ci troviamo dove le prioprità sono solo quelle del potere del premier, mentre i problemi dei cittadini italiani stanno a zero, gli italiani non capirebbero a fronte di una cambio di cavallo?
eì per questo che chiedo il vostro parere. Va tutto bene madama la marchesa????
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L’opposizione interna vuole tentare lo sgambetto
al premier col pretesto della riforma del Senato.
Una prova di forza incomprensibile per i cittadini
Il Paese non capirebbe
una crisi di governo
LA MALEDIZIONE della palude. Proprio a metà del guado della legislatura.
Dopo un anno e mezzo di governo, tra riforme varate e quelle annunciate.
Uno strepitoso e abbagliante 40,8 per cento (vero) a maggio 2014; un oscillante e meno gratificante 33/35 per cento (virtuale) nei sondaggi attuali.
Il momento è tosto. Il peggiore per Matteo Renzi e il suo governo.
L’opposizione interna lo vuole buttare giù. O per lo meno azzoppare.
Il pretesto è lo scontro sul Senato, con l’abolizione del bicameralismo paritario.
Il dibattito pubblico sulla riforma - delicatissima per il futuro assetto istituzionale - arriva ai cittadini attraverso lo specchio deformato della prova di forza degli uni contro gli altri. E viceversa.
Un brutto derby sul campo di Palazzo Madama. Manca, tra i legislatori, la forza delle idee.
Prevale un’idea per forza.
In queste condizioni il Paese non capirebbe una crisi di governo al buio; men che meno elezioni anticipate.
E la minaccia del voto diventa l’arma _finale del premier-segretario per portare a casa il risultato.
Quale che sia il renzismo si manifesta così: un pragmatismo spregiudicato, all’insegna del fare. Non conta tanto che cosa, ma come. In velocità, innanzitutto.
La legge elettorale prima, la riforma costituzionale ora sono piene di buchi e di incongruenze. Tuttavia a Renzi interessa l’approvazione comunque, per poter dire: io l’ho fatto, ci sono riuscito a differenza di tutti coloro che mi hanno preceduto.
L’Italicum, per esempio, con la soglia di sbarramento per il premio di maggioranza al partito - e non alla coalizione - fissata al 40 per cento, è _figlio di un’altra stagione, quando il partito di Renzi puntava a bissare il risultato delle europee.
Oggi, secondo quanto rileva “Atlante politico” di Ilvo Diamanti per “Repubblica”, in caso di elezioni si delineerebbe
un ballottaggio tra Pd e 5Stelle. Un brivido.
Eppure Renzi può ascrivere a suo merito l’abolizione dell’odiato Porcellum, il padre di tutti i nominati.
Averlo fatto, in un’Italia immobile, è di per se stesso un merito agli occhi di molti.
INTANTO IL ROTTAMATORE piè veloce si trasforma sempre più nel tessitore di una potente rete di posti-chiave in economia, nella cultura, nell’informazione.
“Renzomandati” è il neologismo creato per la copertina di questo numero.
Il servizio di Emiliano Fittipaldi (a pagina 14), con l’analisi di Massimo Cacciari (a pagina 25), racconta come, tra le nomine di questi ultimi mesi, il criterio di selezione della nuova classe dirigente risponda più alla logica dell’amicizia e dell’appartenenza, che al merito e alla competenza.
C’è in questo modo di operare un’idea antica: il partito-governo deve occupare tutti i gangli degli apparati statali, così resi dipendenti dalla volontà politica di Palazzo Chigi.
È una visione neo-centralista, con i suoi riferimenti storico-culturali agli anni 50/60, quelli del boom economico
e del miracolo italiano.
Non a caso Renzi decanta ogni giorno le italiche virtù fonte di un Pil in lenta ma sensibile crescita: un nuovo rilancio
economico è insomma possibile, a dispetto dei professoroni rosiconi.
Supremazia della regia politica sopra ogni scelta.
PERSINO UNO STRAORDINARIO evento sportivo viene speso in questa direzione.
La _finale di tennis tutta tricolore di New York tra Flavia Pennetta e Roberta Vinci è qualcosa di irripetibile, va riconosciuto.
E Renzi non si è lasciata sfuggire l’occasione di rinsaldare l’orgoglio nazionale, con lo sport che si fa politica e la politica scivola a livello di bar sport.
Lunedì 14 settembre, dopo il vittorioso weekend americano, il premier è stato ospite anche di “Tiki Taka”, programma
sportivo di Italia1: un Paese, ha detto, non sta insieme solo in base a conti, statistiche, Pil; sono le emozioni
a tenerlo unito e lo sport è l’emozione per eccellenza.
D’accordo, non è solo questione di numeri, ma di valori.
Quel giorno il premier aveva un impegno istituzionale a Bari; aveva preannunciato un masterplan per il Sud, un piano di lavoro per rilanciare l’economia di quelle regioni.
Il Mezzogiorno può attendere.
Meglio la rappresentazione di un successo immediato rispetto all’analisi di un insuccesso storico. Lo storytelling
continua.
E per ora appare vincente.
L'Espresso di questa settimana.
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Re: Come se ne viene fuori ?
Caro camillobenso ma per caso pensi che continuando con questa cosa del giurassic park delle offesse si possa trovare una via d'uscita?Penso di no perche questo modo di fare inasprisce gli animi e crea un blocco,più semplicemente bisogna sminare i guasti inbcalcolabili fatti dal berlusconimsmo.Non c'è dubbio dopo che le nostre istituzioni vadano modernizzate senza per questo stravolgere le garanzie e gli equilibri nelle istituzioni.Il sindacato i partiti vanno modernizzati i sindacati intese aziendali possono tenere insieme competitività e tutele federarsi e rappresentare di più e meglio i lavaratori flesibili,i partiti separarsi dalla pubblica amministrazione e avere regole di democrazia e di finanziamento trasparenti tesseramento che non si presti a giochi di potere e regolato per evitare tesseramento fittizio avere il pass per la tessera.Per fare questo serve qualcuno dell'area liberal di sinistra welfar liberal ma attualmente questa opzione ancora non sembra pervadere completamente l'area di csx
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Re: Come se ne viene fuori ?
voi liberal di sinistra siete proprio insaziabili non vi basta l attacco ai diritti dei lavoratori non vi basta il ducetto fiorentino il fonzi toscano ?
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- Iscritto il: 02/03/2015, 18:13
Re: Come se ne viene fuori ?
aaa42 ce ne sono diverse di opzioni liberal c'è anche quella che si dice liberal ma non lo è.Welfar liberal è welfare compenetrato a principi liberali e per questo si differenzia dalle altre.Per esempio bisogna mettere il reddito minimo garantito serve il welfare familiare l'edilizia pubblica bisogna in breve dare più risorse all'assistenza.Poi per quando riguarda il diritto di assemblea questo è sacrosanto ma di certo almeno durante la stagione estiva và organizzata da creare meno disagi possibili e non si fà parlando male dei sindacati
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