Renzi

E' il luogo della libera circolazione delle idee "a ruota libera"
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camillobenso
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Re: Renzi

Messaggio da camillobenso »

Maurizio Crozza venerdì scorso a Crozza nel Paese delle Meraviglie si è inventato un modo nuovo per rappresentare una situazione che gli italiani subiscono costantemente ed in abbondanza ogni giorno che Dio manda in Terra.

Nel linguaggio comune di tutti i giorni tra persone che si conoscono, e i più spavaldi non si limitano a fare questa distinzione, si usa oramai questo termine che però viene ritenuto volgare dai più.

Crozza lo ha sostituito con la composizione di tre termini differenti nel significato, ma che letti in inglese fa riferimento a quanto non si usa ripetere, ostentando un certo tipo di educazione.

http://www.la7.it/crozza/rivedila7/croz ... 015-163755
Punto : 9:10

http://forumisti.mondoforum.com/viewtop ... 9bf#p41811

Molto probabilmente Crozza o qualche suo collaboratore si è ricordato quella traduzione in francese in voga 60 anni fa da queste parti in cui in certi casi il francese era affine al milanese, riguardante i calcoli della nonna di Ada.

Crozza si è riferito ai termini :

Incorporated = incorporato
1. (Inglese US) Un tipo di società, un soggetto giuridico in cui la proprietà è stato organizzato in azioni. Un azionista non ha responsabilità alla società e le potenziali perdite del socio sono limitate al valore del titolo rivolgendosi a zero nel caso di un fallimento.
A cui corrispondono gli acronimi:

Acronimi
• Inc
• Ltd. (inglese britannico)


Al successivo :

Cool = Fashion = Seguendo la moda.
Non so perché abbia usato questo termine in cool è più usato per indicare freddo, feschezza, ecc.

Ed infine il numero 8, eit in inglese.

La lettura di : Incorporated, nel suo acronimo + fashion+8 fornisce il suono di quanto si vorrebbe dire e non si può dire.


Per La Qualunque questa composizione si presta a pennello, basta sostituire il numero 8 con etor.

Con La Qualunque
https://www.youtube.com/watch?v=T8CXxV8AHZU
https://www.youtube.com/watch?v=kPI7iayIcxI

Siamo passati da Terminator a Incorporated, faschion, etor.

L’ultima di Incorporated, faschion, etor, è il pagamento del canone Eiar, nella bolletta dell’Enel.

Ne hanno parlato a Di Martedì. Domani il video.
paolo11
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Re: Renzi

Messaggio da paolo11 »

camillobenso
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Re: Renzi

Messaggio da camillobenso »

il manifesto 8.10.15
Il neopopulismo di governo
Renzime democratico
Il nostro paese si sta trasformando in un deserto nel quale crescono solo varietà diverse di una stessa pianta, tutte germogliate da un ceppo originario, il berlusconismo, che sta malinconicamente rinsecchendosi

di Aldo Carra

Il paesaggio politico italiano si sta ridisegnando sempre di più attorno alla figura del presidente del Consiglio. Più che parlare di regime autoritario si potrebbe parlare di renzime democratico, una forma nuova di integrazione tra populismo, comunicazione e governo che supera la tradizionale distinzione tra destra e sinistra, ma conservando uno zoccolo duro nel popolo di sinistra da cui nasce, un populismo di nuova generazione che rimodella sistema politico e competitors. Di populismi ne abbiamo avuti e ne abbiamo tanti oggi in Europa.
In genere essi si collocano a destra dall’opposizione e a questo modello si ispira la Lega. Ma in Italia ne abbiamo partorito altri. Anche il M5S si è affermato grazie a un forte populismo antisistema, ma con alcune novità importanti: una forte attrazione nel popolo di sinistra su temi come la partecipazione, l’ambiente, la moralizzazione della politica, una innovativa capacità di comunicazione e di spettacolarizzazione della politica e del rapporto con i cittadini.
M5S e Lega nascono, comunque, come forze antisistema ed esterne al sistema dei partiti storici. Il neopopulismo renziano si presenta, invece, con due peculiarità: nasce come forza di governo, anzi solo per governare (non potrebbe esistere senza) ; nasce come rottura/evoluzione/trasformazione dall’interno di un partito, anzi dell’ultima forza politica storica organizzata. Adesso che, a metà legislatura e col completamento delle riforme, si sta concludendo la prima fase di questa esperienza, può essere utile analizzare i principali filoni che ne hanno ispirato l’azione.
Il filone anticasta. Dopo quanto emerso a partire dall’omonimo libro, la lotta contro la casta era stata il principale cavallo di battaglia del M5S. Un tema così pregnante non poteva non essere cavalcato e così è stato: due tra le più importanti modifiche del nostro assetto istituzionale — Province e Senato — sono state affrontate utilizzando come motivazione principale la necessità di ridurre gli eletti, la casta. Non si è compiuta una analisi delle funzioni e dei livelli istituzionali proliferati, dai municipi delle grandi città, ai comuni, alle comunità montane, alle province, alle regioni, per ristrutturarli in un disegno organico, ma si è scelta la via della semplificazione eliminando gli organi elettivi e dando vita in ambedue i casi ad organismi pasticciati e pressoché inutili. La chiave contro la casta e i costi della politica è stata fondamentale ed è servita a accrescere la concentrazione dei poteri nell’esecutivo.
Il filone governabilità. Strettamente connesso a questo processo è il modello elettorale delineato con lo slogan «sapere la sera delle elezioni chi ha vinto», problema appena sentito dall’opinione pubblica ed esasperato volutamente per far passare un modello che cozza con la nostra cultura costituzionale e con l’equilibrio tra rappresentanza e governabilità.
Si è nascosta, così, dietro al messaggio della governabilità, la sostanza di accentramento nelle mani di una sola persona dei poteri decisionali e di nomina senza contrappesi. Una scelta gravissima e carica di rischi futuri che assegnerà il 55% dei seggi a un partito che avrà il consenso del 30% dei votanti e del 15% degli elettori passata col consenso della minoranza di sinistra che, di fronte a tanta gravità, si trastullava con le preferenze.
Il filone antiprivilegi. Anche la lotta ai privilegi non poteva non essere un cavallo di battaglia del neopopulismo. Spostando il concetto di privilegio dagli strati sociali ricchi a tutti coloro che stanno meglio degli ultimi, si è arrivati ad additare come privilegiati quelli che hanno un lavoro tutelato a fronte dei tanti precari e disoccupati. Tutto questo per arrivare a colmare l’ingiustizia eliminando l’articolo 18 a vita per i nuovi assunti. Un caso esemplare di eliminazione di una ingiustizia per alcuni eliminando la giustizia per tutti.
Il filone antiburocrazia. A questo filone, anch’esso molto sentito dalla popolazione, si è ispirata la cosiddetta riforma della pubblica amministrazione che ha partorito finora solo slogan e banalità elevati a principi, ma tanto basta per far sfogare sui fannulloni il malessere dei cittadini. Anche la riforma della scuola con la concentrazione di poteri nei presidi promossi a manager per decreto, si colloca in questo filone.
Il filone antisprechi. E’ stata cavalcata con nomine e contronomine la riduzione della spesa pubblica ed enti locali e sanità sono stati additati come i responsabili da dare in pasto all’opinione pubblica. Conseguenze immediate: gli enti locali deperiscono e tassano di più i cittadini. Conseguenze future: alcune analisi saranno rese più difficili a meno di non pagarsele, chi può.
Il filone distributivo. Casta, privilegi, burocrazia, sprechi: fin qui niente di diverso dagli altri populismi. Ma trattandosi di neopopulismo di governo si sono potuti attivare anche altri canali.
Uno in chiave compensativa nella scuola: a condizione che accettassero sedi lontane e la nuova organizzazione si è offerta la sistemazione a una parte dei precari. Altri in chiave distributiva: gli 80 euro, i consistenti finanziamenti alle imprese che trasformano i precari in stabili per tre anni e adesso la promessa di detassare le prime case rientrano in questo filone. Giocati al momento opportuno per far passare provvedimenti indigesti e soprattutto nei tempi giusti essi costituiscono l’altra faccia delle politiche renziane. Naturalmente non si tratta di una redistribuzione volta a ridurre le disuguaglianze: se gli 80 euro sono andati ai redditi medio bassi, gli incentivi sono andati alle imprese e la detassazione della casa favorirà i ricchi. Gli effetti economici concreti saranno difficili da calcolare, ma i consensi elettorali facili da raccogliere.
Da questa schematica rivisitazione delle politiche del governo emerge una strategia che ha una sua organicità e che risponde a una visione. Così il nostro paese si sta trasformando in un deserto nel quale crescono solo varietà diverse di una stessa pianta — il populismo — tutte germogliate da un ceppo originario, il berlusconismo, che sta malinconicamente rinsecchendosi.
In queste condizioni ambientali stiamo svolgendo un dibattito ampio sulla sinistra e sul suo futuro. In presenza di due populismi di opposizione e di uno di governo il compito non è affatto facile. E forte può essere la tentazione di importare le piante che crescono in altri paesi, o provare a ripiantare i semi originari.
Ma se questa è la situazione occorre ben altro. Dovremo scavare in profondità, arrivare alla sorgente, rigenerare il terreno, creare le condizioni perché nuove piante attecchiscano e crescano.
E’ probabile che incassate le riforme la prima fase analizzata si chiuda e se ne apra un’altra. Essa dovrà fare i conti con una ripresa tanto strombazzata quanto inferiore a quella, pur fragile, dell’Europa. I problemi finanziari ed economici non potranno sempre essere rinviati e molto dipenderà dalla capacità di sinistre e sindacati di rimetterli al centro dell’agenda politica.
Se posso permettermi una sollecitazione forse, dopo questa prima fase del nostro dibattito, dovremmo avviarne un’altra. Potremo seguire anche noi un filone referendario per tentare di cancellare alcune leggi e dovremmo farlo insieme, convincendo e costruendo unità e consensi. Ma non possiamo limitarci a questo. Penso che dovremmo aprire una nuova fase di discussione incentrata fortemente sui contenuti, per mettere a punto un preciso programma di governo rivolto a quella parte ampia della popolazione che sta pagando il prezzo della crisi e soprattutto alle nuove generazioni.
Qui forse abbiamo qualcosa da riprendere da quanto si muove in Spagna, in Grecia, in Gran Bretagna: in questi paesi le forze di sinistra sono impegnate ad affrontare il problema del governare e di come gestire da sinistra una fuoriuscita dalle politiche di austerità. Questo sì che sarebbe un metodo di lavoro da importare per dare un nostro contributo ad una battaglia che non può che essere europea.
paolo11
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Re: Renzi

Messaggio da paolo11 »

erding
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Re: Renzi

Messaggio da erding »

Renzi, il Reticente del Consiglio


di Marco Travaglio | 11 ottobre 2015


Ahiahiahi, signor Renzi, lei mi cade sulle cene! L’altro giorno, quando il premier & C. hanno preteso le dimissioni del sindaco Marino
per aver mentito su qualche cena da poche centinaia di euro ciascuna, avevamo come il sospetto che la scelta di alzare
improvvisamente l’asticella dell’etica pubblica si sarebbe rivelata un boomerang, o almeno un pericoloso precedente per molti.
Infatti. Il nostro Davide Vecchi è andato a controllare quanto spendeva Renzi in cene “di rappresentanza” da presidente della
Provincia e poi da sindaco di Firenze. E ha scoperto che, al confronto, Marino è un dilettante col braccino corto.
Matteo il Magnifico faceva le cose in grande. Nel quinquennio alla Provincia (2004-2009), spese con la Visa dell’ente pubblico,
cioè a carico dei contribuenti, la bellezza di 1 milione di euro, di cui 70 mila in tre anni per trasferte negli Stati Uniti (anche lui)
e 600 mila in ristoranti, anche a botte di mille-duemila euro, per pranzi e cene giustificati (si fa per dire) con ricevute molto
generiche e anche comiche: la scritta “pasto unico” sotto conti da 1.855, 1.300 e 1.050 euro è roba da Pantagruel.
Comunque la Provincia sborsava senza discutere: il capogabinetto addetto alla firma, Giovanni Palumbo, seguì Renzi al Comune
e a Palazzo Chigi: meglio non lasciarlo mai solo. E il procuratore di Firenze che archiviò varie denunce, dopo che il ministero
dell’Economia aveva evidenziato “gravi anomalie” nelle spese della gestione renziana, andò in pensione e fu subito ripescato
come consulente del sindaco renziano Nardella.Ma oggi pubblichiamo (a pag. 5) un’intervista al proprietario del ristorante fiorentino
“Da Lino”, che ricorda le cene e le feste di Renzi con moglie, parenti e amici al seguito, e soprattutto le modalità di pagamento:
l’allegra comitiva se ne andava senza passare per la cassa perché l’ordine era di inviare la fattura al Comune, che poi saldava tutto.
Tutta attività “istituzionale”, ci mancherebbe.
Ora, può essere che l’oste ricordi male. Ma lo stesso si può dire degli osti che sbugiardano Marino sulle sue cene, peraltro costate
ai contribuenti romani molto meno di quelle di Renzi ai fiorentini. Che farà il capo del governo? Sarà ingenuo come Marino e indicherà
uno per uno i commensali tra ambasciatori, manager, dirigenti di onlus e preti per rivestire di “rappresentanza” le gaie tavolate?
Oppure farà come sempre, cioè non dirà nulla, rimettendosi alle sentenze definitive dei giudici penali e contabili (campa cavallo)?
Se sappiamo che Marino ha mentito, infatti, è perché ha avuto la malaugurata idea di rispondere, e per iscritto, a chi contestava
le sue spese. Se avesse fatto come Renzi e le altre reincarnazioni del Marchese del Grillo, nessuno gli rinfaccerebbe le bugie.
Ma al massimo i silenzi. Che, nel suo caso di brutto anatroccolo, farebbero comunque notizia. Le non-risposte di Renzi
invece non le ha mai denunciate nessuno, anche perché avrebbero dovuto farlo gli stessi cortigiani che non gli hanno mai posto una domanda.
In un caso il premier ha risposto: quando Marco Lillo lo interpellò sul trucchetto dell’assunzione nell’azienda paterna per
gonfiarsi lo stipendio pubblico e i contributi pensionistici, ai quali poi rinunciò. Quando invece gli domandammo delle intercettazioni
con il generale della Gdf Michele Adinolfi, il Reticente del Consiglio si cucì la bocca. E quando i 5Stelle presentarono un’interrogazione
alla Camera, mandò la solita Boschi a raccontare frottole. Quattro.

1) “Nelle conversazioni non è neppure citata l’ipotesi di avvicendamento dell’allora premier” Enrico Letta. Falso: Renzi ventilava con
l’amico ufficiale l’ipotesi di “buttare all’aria tutto”, cioè di rovesciare il governo Letta, il che “sarebbe meglio per il Paese perché lui è proprio incapace”.

2) “Quel che è grave è che intercettazioni prive di rilevanza penale anziché essere stralciate siano finite a un giornale e siano
state pubblicate. Su questo sono in atto delle verifiche per accertare eventuali responsabilità”. Falso: le intercettazioni non
sono “finite a un giornale”: le hanno depositate i pm agli avvocati dell’inchiesta Cpl Concordia. E, dopo il deposito, hanno
perso il carattere di segretezza, dunque il Fatto le ha legittimamente e doverosamente riferite, senza commettere alcunché di “grave”.

3) “Nulla da riferire ha il governo, perché non sono coinvolti esponenti del governo”. Falso: dalle intercettazioni emergono le pressioni
di Renzi e del sottosegretario Lotti per far promuovere l’amico Adinolfi a comandante generale della Gdf al posto del gen. Capolupo.

4) “Non si fa riferimento mai a possibili sostituzioni o promozioni nella Guardia di Finanza né tantomeno a possibili ricatti nei confronti
dell’allora presidente Napolitano”. Falso: Adinolfi e Nardella, durante una cena romana, attribuivano la conferma di Capolupo al presunto
strapotere del figlio di Napolitano, Giulio, e ai conseguenti pretesi ricatti sul capo dello Stato (“ce l’hanno per le palle Gianni De Gennaro
e Letta, pur sapendo qualcosa di Giulio”, diceva Adinolfi).
Ora, per carità, nessuno pretende le dimissioni della Boschi per aver mentito al Parlamento e di Renzi per avere speso molto più di
Marino in cene molto poco istituzionali. In cambio però Renzi e i suoi cari potrebbero smetterla di fingere scandalo per le cene e le
bugie di Marino. Se ne inventino un’altra.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10 ... o/2117261/
iospero
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Re: Renzi

Messaggio da iospero »

Morti sul lavoro in aumento. E la sinistra?
di Diego Fusaro | 10 ottobre 2015

È il caso di dirlo: ci si ammazza di lavoro in Italia. Tre vittime al giorno. I dati parlano chiaro.

Per la prima volta dal 2006 si è registrata una tragica inversione di tendenza: crescono esponenzialmente le cosiddette “morti bianche”. Addirittura 752 le vittime da gennaio ad agosto. L’anno scorso se ne erano registrate 652.

Non vi è da stupirsi, tuttavia. Con le nuove politiche neoliberiste di restrutturazione del lavoro, di tagli lineari su tutto il fronte, era prevedibile. Meno diritti, meno tutele; minor personale, più ore di lavoro per il singolo lavoratore; meno fondi, meno norme di sicurezza; più precarietà, meno garanzie; e così via.

E sorge una domanda, forse la domanda delle domande, se non altro sul piano politico: dov’è la sinistra? Dove ha lasciato le classi che un tempo difendeva con lotte giuste e sacrosante?

È impegnata in altro, dicono: nelle lotte per i diritti civili, di modo che i disoccupati e i precari – se non muoiono prima di lavoro – possano sposarsi anche se appartenenti allo stesso sesso o interrompere con l’eutanasia la vita a loro piacimento. La società non esiste, diceva qualcuno non molto tempo fa: e se non esiste, non ha più senso occuparsi del sociale.

Pubblicità

Degni di attenzione e di lotte sono solo i diritti dell’individuo programmaticamente desocializzato: che astrattamente potrà fare tutto (sposarsi con chi vuole, interrompere la sua vita quando vuole), e concretamente non potrà fare nulla, disoccupato e a tempo determinato com’è.

Insomma, diciamolo: per non occuparsi di lavoro e di diritti sociali, di lotta di classe e di opposizione al fanatismo capitalistico, per la sinistra ogni scusa e ogni alibi sono buoni. Antifascismo in assenza completa di fascismo, proteste sempre e solo per i diritti civili dell’individuo isolato (in un abbandono completo della dimensione del sociale), e così via.

Quante scuse per nascondere la propria integrale riconciliazione con l’ordine capitalistico! Quante scuse per occultare il proprio allineamento con l’integralismo del sistema economico! Quante scuse per nascondere il proprio passaggio armi e bagagli dalla lotta contro il capitale alla lotta per il capitale! Ecco svelato l’enigma delle sinistre.

I diritti civili, di per sé giusti e nobili, vengono oggi impiegati come arma di distrazione di massa per occultare il trionfo su tutta la linea delle politiche neoliberiste di smantellamento dei diritti sociali in nome della riorganizzazione del lavoro e del taglio della spesa pubblica.

La critica sistemica in nome dell’emancipazione di tutti si rideclina come ricerca spasmodica dell’affermazione antiborghese dell’io individuale: da Carlo Marx si passa a Fabio Fazio, da Antonio Gramsci a Roberto Saviano, da Lenin a Nichi Vendola.

La sinistra si batte per i diritti dell’io individuale e intanto smantella i diritti sociali: posto fisso, articolo 18 e, presto o tardi, diritto di sciopero. Se l’avessero mai fatto le destre, si sarebbero forse (auspicabilmente!) scatenate le piazze. Lo fanno le sinistre, e tutto sembra normale e fisiologico. L’astuzia del capitale sta nell’affidarsi, oggi, a un macellaio col grembiule rosso, di modo che gli schizzi di sangue dei lavoratori non si vedano.
pancho
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Re: Renzi

Messaggio da pancho »

iospero ha scritto:Morti sul lavoro in aumento. E la sinistra?
di Diego Fusaro | 10 ottobre 2015

È il caso di dirlo: ci si ammazza di lavoro in Italia. Tre vittime al giorno. I dati parlano chiaro.

Per la prima volta dal 2006 si è registrata una tragica inversione di tendenza: crescono esponenzialmente le cosiddette “morti bianche”. Addirittura 752 le vittime da gennaio ad agosto. L’anno scorso se ne erano registrate 652.

Non vi è da stupirsi, tuttavia. Con le nuove politiche neoliberiste di restrutturazione del lavoro, di tagli lineari su tutto il fronte, era prevedibile. Meno diritti, meno tutele; minor personale, più ore di lavoro per il singolo lavoratore; meno fondi, meno norme di sicurezza; più precarietà, meno garanzie; e così via.

E sorge una domanda, forse la domanda delle domande, se non altro sul piano politico: dov’è la sinistra? Dove ha lasciato le classi che un tempo difendeva con lotte giuste e sacrosante?

È impegnata in altro, dicono: nelle lotte per i diritti civili, di modo che i disoccupati e i precari – se non muoiono prima di lavoro – possano sposarsi anche se appartenenti allo stesso sesso o interrompere con l’eutanasia la vita a loro piacimento. La società non esiste, diceva qualcuno non molto tempo fa: e se non esiste, non ha più senso occuparsi del sociale.

Pubblicità

Degni di attenzione e di lotte sono solo i diritti dell’individuo programmaticamente desocializzato: che astrattamente potrà fare tutto (sposarsi con chi vuole, interrompere la sua vita quando vuole), e concretamente non potrà fare nulla, disoccupato e a tempo determinato com’è.

Insomma, diciamolo: per non occuparsi di lavoro e di diritti sociali, di lotta di classe e di opposizione al fanatismo capitalistico, per la sinistra ogni scusa e ogni alibi sono buoni. Antifascismo in assenza completa di fascismo, proteste sempre e solo per i diritti civili dell’individuo isolato (in un abbandono completo della dimensione del sociale), e così via.

Quante scuse per nascondere la propria integrale riconciliazione con l’ordine capitalistico! Quante scuse per occultare il proprio allineamento con l’integralismo del sistema economico! Quante scuse per nascondere il proprio passaggio armi e bagagli dalla lotta contro il capitale alla lotta per il capitale! Ecco svelato l’enigma delle sinistre.

I diritti civili, di per sé giusti e nobili, vengono oggi impiegati come arma di distrazione di massa per occultare il trionfo su tutta la linea delle politiche neoliberiste di smantellamento dei diritti sociali in nome della riorganizzazione del lavoro e del taglio della spesa pubblica.

La critica sistemica in nome dell’emancipazione di tutti si rideclina come ricerca spasmodica dell’affermazione antiborghese dell’io individuale: da Carlo Marx si passa a Fabio Fazio, da Antonio Gramsci a Roberto Saviano, da Lenin a Nichi Vendola.

La sinistra si batte per i diritti dell’io individuale e intanto smantella i diritti sociali: posto fisso, articolo 18 e, presto o tardi, diritto di sciopero. Se l’avessero mai fatto le destre, si sarebbero forse (auspicabilmente!) scatenate le piazze. Lo fanno le sinistre, e tutto sembra normale e fisiologico. L’astuzia del capitale sta nell’affidarsi, oggi, a un macellaio col grembiule rosso, di modo che gli schizzi di sangue dei lavoratori non si vedano.
E sorge una domanda, forse la domanda delle domande, se non altro sul piano politico: dov’è la sinistra? Dove ha lasciato le classi che un tempo difendeva con lotte giuste e sacrosante?
Hai perfettamente ragione, ma di quale sinistra parli ?Non vedi che oramai che sono quasi tutti autoreferenziali?
Il popolo delle fabbriche ormai e' divenuto minoritario e quindi non porta gli stessi voti che portava qualche ventennio fa.

L'odore dei soldi ha preso pure chi un tempo si definiva di sinistra e che probabilmente lo votava per lo stesso motivo che ora votano Salvini, Grillo e quant'altri.

Non per gli obiettivi di una vera sinistra ma per il proprio interesse personale che una volta raggiunto finisce la loro protesta.
Molti di questi, divenuti piccoli imprenditori, si son domostrati peggio di quelli che loro stessi un tempo contestavano magari anche con forza.

Purtroppo ora abbiamo davanti una classe politica dirigente(votata da noi) non all'altezza del loro compito(di sinistra) e appena si accorgono che gli puo' sfuggire qualche privilegio, son subito pronti a salire nel carro del vincitore, Veltroni docet:IO????... non sono mai stato comunista!!!. Stesse frasi dell'apostolo Pietro nell'orto degli ulivi quanto le guardie romane gli chiesero se conosceva il Cristo. Mai conosciuto!!!!

Quindi, caro amico Erding, la sinistra siamo noi non loro signori intellettualoidi e sapientoni e se lo siamo veramente la sinistra dovra rinascere soltanto da noi e basta. Sempre se ne saremo capaci. Questo e' il grosso problema.

Tutto il resto e' da buttare nella monnezza compresi coloro che non hanno saputo ribellarsi o ancor peggio hanno taciuto quando dovevano parlare.


un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
camillobenso
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Re: Renzi

Messaggio da camillobenso »

Tiziano Renzi indagato per bancarotta, gip Genova respinge archiviazione: “Nuove indagini sul fallimento della Chil Post”
Secondo il giudice, "le risultanze investigative forniscono dati in apparente contrasto con la conclusione cui è pervenuta la pubblica accusa". Difesa: "Non ci saranno sorprese"
di F. Q. | 12 ottobre 2015



Respinta la richiesta di archiviazione per il fallimento della Chil Post che vede indagato il padre del premier, Tiziano Renzi, per bancarotta fraudolenta. Le indagini andranno avanti. Lo ha deciso il gip del Tribunale di Genova Roberta Bossi che ha disposto nuovi approfondimenti per il crac della società di marketing.

Secondo il gip genovese, “le risultanze investigative forniscono dati in apparente contrasto con la conclusione cui è pervenuta la pubblica accusa”. Per questo “si rende necessario un supplemento di indagine volto a acclarare i rapporti contrattuali intercorsi tra il gruppo Tnt e le società Chil Post srl e Chil promozioni srl”. “Si tratta di accertamenti che non daranno sorprese, essendo tutto documentabile e privo di ogni rilievo di carattere penale” ha detto l’avvocato Federico Bagattini, difensore di Tiziano Renzi, commentando la decisione del gip di Genova sulla vicenda Chil Post. Già a giugno il gip aveva ordinato nuovi accertamenti respingendo anche in quel caso la richiesta di archiviazione da parte del pm Marco Airoldi.

La Chil post, una società di marketing e promozione con sede a Genova, era stata dichiarata fallita il 7 febbraio 2013, tre anni dopo il passaggio di proprietà dal padre del premier Tiziano Renzi a Antonello Gambelli e Mariano Massone. Per il pm Marco Airoldi non sarebbe però emerso alcun elemento per far ritenere che Renzi avesse avuto una ‘regia’ anche dopo la cessione, nonostante i dubbi sui suoi datati rapporti d’affari con Massone.

Il padre del premier era stato accusato di una bancarotta fraudolenta per 1,3 milioni di euro a seguito del fallimento della Chil. Il curatore fallimentare aveva ravvisato alcuni passaggi sospetti nella cessione di rami d’azienda ‘sani’ alla Eventi Sei, società intestata alla moglie di Tiziano Renzi, Laura Bovoli, per poco più di 3000 euro, cifra non ritenuta congrua.

Prima della cessione della società, Matteo Renzi, insieme alle sorelle, ne era stato amministratore e dal 1999 al 2004 era stato anche dipendente della Chil spa. Quando l’attuale capo del Governo venne eletto presidente della Provincia di Firenze (2004), aveva avuto il ‘distacco’ dall’azienda dopo averne ceduto il 40% delle quote; continuò a percepire i contributi lavorativi per nove anni.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10 ... t/2118719/
camillobenso
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Re: Renzi

Messaggio da camillobenso »

Le nuove avventure di Pinocchio

Capitolo 24 - Due pesi e due misure


Là dove si racconta delle rendicontazioni di Ignazio Sottomarino, che gli è costata la poltrona di sindaco della capitale, mentre il suo accusatore se la cava con un semplice “Pagavo io, è tutto online”.


Cene di Renzi sindaco “con fatture al Comune”
La Corte dei Conti apre un fascicolo sulle spese

Il ristoratore Lino Amantini al Fatto: “Portava la qualunque, si addebitava a Palazzo Vecchio” (leggi)
La risposta del premier via sms: “Pagavo io, è tutto online”. Ma le rendicontazioni non ci sono (leggi)
Politica
La Corte dei Conti ha aperto un fascicolo a seguito delle dichiarazioni del ristoratore fiorentino Lino Amantini che domenica ha raccontato al Fatto Quotidiano che ai tempi di Matteo Renzi sindaco inviava le fatture dei pasti del primo cittadino direttamente a Palazzo Vecchio. Già ieri il premier aveva inviato al nostro giornale alcuni sms negando la ricostruzione del titolare della trattoria da Lino e lo stesso ristoratore ha tentato di difendersi negando di “aver detto quello che mi hanno fatto dire”. Il Fatto conferma quanto fedelmente riportato

di Davide Vecchi

Da IFQ.
camillobenso
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Re: Renzi

Messaggio da camillobenso »

Cene di Renzi sindaco “con fatture a Palazzo Vecchio”, la Corte dei Conti apre un fascicolo: “Accertamenti sulle spese”

La Corte dei Conti ha aperto un fascicolo a seguito delle dichiarazioni del ristoratore fiorentino Lino Amantini che domenica ha raccontato al Fatto Quotidiano che ai tempi di Matteo Renzi sindaco inviava le fatture dei pasti del primo cittadino direttamente a Palazzo Vecchio.

Già ieri il premier aveva inviato al nostro giornale alcuni sms negando la ricostruzione del titolare della trattoria da Lino e lo stesso ristoratore, da due giorni assediato da telecamere e cronisti, ha tentato di difendersi negando di “aver detto quello che mi hanno fatto dire”.

Il Fatto conferma quanto fedelmente riportato nell’intervista, un cordiale colloquio avuto sabato alle 12 nella “sala Renzi”, una stanza in cui l’oggi premier era solito farsi riservare perché più appartata.

I magistrati contabili – che già avevano acquisito parte della documentazione relativa alle spese di rappresentanza e alle assunzioni per chiamata diretta effettuate da Renzi quando era sindaco e già in corso di verifiche – hanno reso noto che acquisiranno ulteriore materiale dall’archivio amministrativo del Comune di Firenze per accertare tutte le spese dell’ex sindaco.

In giornata si è mossa anche l’opposizione di Palazzo Vecchio.

Nel corso dell’odierno consiglio comunale, infatti, il consigliere Tommaso Grassi ha chiesto al sindaco Dario Nardella – presente in aula – di “rendere trasparenti le spese di questa amministrazione e della precedente”.

Ha detto Grassi: “Abbiamo letto tutti stamani sui giornali che dopo le dimissioni del sindaco di Roma Ignazio Marino sono saliti agli onori della cronaca la questione degli scontrini e delle fatture del nostro presidente del Consiglio.

Renzi noi lo conosciamo bene, ci ha mostrato già in Provincia ottime performance.

Ma stamani ha risposto al Fatto Quotidiano che gli chiedeva di rendere pubblici i suoi scontrini di averli già messi per primo on line.

Ebbene noi siamo andati a cercarli ma non ne abbiamo trovato uno, salvo qualche generica indicazione di spesa.

Rispetto a quello che è stato fatto dall’ex sindaco Marino che ha indicato scontrini, data e compagnia con la massima trasparenza immaginabile.

Io, che già ero consigliere quando Renzi era sindaco, ho già chiesto negli anni per ben quattro volte di avere copia di questa documentazione ma mi è stata sempre negata.

Quindi ci uniamo alla richiesta del Fatto e le chiediamo di rendere gli scontrini tutti – sia quelli di Renzi sia i suoi, Nardella – trasparenti nel miglior modo possibile, visto che al momento online di trasparente sulle spese c’è ben poco”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10 ... o/2120918/
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