IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
Tutti i legami del trio Renzi-Boschi-Verdini
29 - 09 - 2014Edoardo Petti
Nell’editoriale contro il premier, Ferruccio de Bortoli aveva in mente i legami chiacchierati che ruotano attorno all’epicentro “fiorentino” del potere? Subbuglio giudiziario in vista?
Gran parte del mondo politico e della pubblicistica ne è convinta. Il Patto del Nazareno siglato da Matteo Renzi e Silvio Berlusconi non è un accordo su una mediocre riforma elettorale e su una controversa revisione del bicameralismo parlamentare. Ma costituisce un’intesa di potere contenente segreti inconfessabili avvolti dall’atmosfera di oscure trame massoniche.
Un patto dal sapore massonico?
La più recente e autorevole espressione di tale consapevolezza viene dall’editoriale sferzante scritto da Ferruccio de Bortoli sul Corriere della Sera. Una riflessione che nel passaggio cruciale sullo “stantio odore di massoneria” continua ad alimentare le più svariate letture e interpretazioni.
Alcune riguardano i rapporti discussi tra figure molto legate al leader del Partito democratico, importanti banchieri e uomini d’affari, esponenti di spicco di Forza Italia. Tutti accomunati dal robusto radicamento fiorentino e toscano.
Il rilancio del piano P2
È il caso dell’analisi dello storico ministro delle finanze socialista Rino Formica, che nei giorni dell’ascesa a Palazzo Chigi dell’ex fautore della Rottamazione accostò il patto stretto con l’ex Cavaliere al famigerato Piano di Rinascita Democratica messo a punto dalla loggia massonica segreta P2 guidata da Licio Gelli.
Concetto rimarcato sulla rivista “Critica sociale”, e argomentato in un’intervista rilasciata a Il Sussidiario.net. Formica parla di “maggioranza occulta e in sonno Renzi-Berlusconi, tesa a neutralizzare i corpi intermedi e la democrazia partecipativa per semplificare in modo brutale”.
Il ruolo nebuloso delle fondazioni
Ragionamento recuperato e sviluppato sul blog di Gad Lerner da Andrea Mollica. Il quale riprende un articolo-inchiesta scritto da Davide Vecchi sul Fatto Quotidiano riguardo l’attività e il finanziamento delle fondazioni legate al premier nel corso della sua ascesa politica nazionale.
Si tratta – rileva il giornalista – delle associazioni “Festina Lente”, “Link” e “Big Bang”, poi trasformata in “Open”. Complessivamente le 3 fondazioni hanno raccolto più di 4 milioni di euro, ufficialmente grazie a eventi promozionali e cene elettorali.
Figure chiave della raccolta di fondi del giovane e ambizioso Renzi fin dal 2007 sono Marco Carrai e Alberto Bianchi. Nessuno dei quali, precisa Vecchi, ha voluto spiegare nel dettaglio la provenienza dei finanziamenti.
La benevolenza di Verdini
Altro capitolo dell’inchiesta pubblicata sul giornale diretto da Antonio Padellaro concerne le relazioni dell’ex sindaco di Firenze con il senatore di Forza Italia Denis Verdini, plenipotenziario di Berlusconi nella trattativa su Italicum e revisione costituzionale.
“Nel 2009 – ricorda Vecchi – Renzi sedette al tavolo d’onore, a fianco del parlamentare ‘azzurro’ e della moglie alla festa de Il Giornale della Toscana. Pubblicato dalla Società Toscana di Edizioni che faceva capo proprio a Verdini, coinvolto in un’indagine giudiziaria per truffa a causa del suo fallimento”.
Sempre nel 2009, prosegue Vecchi, il Popolo della libertà candidò per scelta dell’allora coordinatore nazionale l’ex calciatore Giovanni Galli contro Renzi per Palazzo Vecchio: “Un regalo fatto da chi non ha mai negato la propria simpatia per il numero uno del Nazareno”.
Le clausole segrete del Patto del Nazareno
Ben oltre si spinge il parlamentare Cinque Stelle Riccardo Fraccaro parlando di “pizzini segreti del Patto del Nazareno e di riforme come merce di scambio per la cricca”. L’esponente penta-stellato individua in Verdini “la perfetta incarnazione dell’inciucio Renzi-Berlusconi, l’uomo ideale per portare avanti tanti gli interessi di Forza Italia quanto del Pd oltre ai propri”.
Figura che agli occhi del deputato M5S “condivide con il premier e Maria Elena Boschi l’origine nella Toscana degli istituti di credito e delle logge. Un’impronta che non caratterizza solo una legge elettorale e una revisione del Senato contraria allo spirito della Costituzione repubblicana, ma contempla la promessa di non intaccare il conflitto di interessi dell’ex Cavaliere e di non recepire la direttiva europea sui tetti alle pubblicità”.
Un avvocato di prestigio
Un ruolo chiave nell’entourage del leader del Partito democratico sarebbe esercitato dall’avvocato Umberto Tombari. Professore di Diritto commerciale all’Università di Firenze, è tra i legali civilisti più stimati d’Italia.
Nel 2001 è stato nominato membro della Commissione per la riforma del diritto societario istituita presso il Ministero di Giustizia, occupandosi di struttura finanziaria delle società per azioni. Nel 2012 ha collaborato al decreto-legge Sviluppo messo a punto da Corrado Passera curando il tema delle aggregazioni tra imprese.
È presidente del Consiglio di amministrazione di Sviluppo Imprese Centro Italia, partecipata da istituti finanziari come Fidi Toscana, Mps Capital Services, Banca Cr Firenze, Cassa di Risparmio di San Miniato e Banca Etruria. Riveste il ruolo di consigliere indipendente di Ferragamo e Prelios. E guida il cda di Firenze Mobilità, legata alla Firenze Parcheggi il cui amministratore delegato fino al 2013 era l’imprenditore e consigliere politico di Renzi Marco Carrai.
Una testa di ponte per neutralizzare Bazoli?
A riprova dello stretto legame con il capo del governo vi sarebbe la sua nomina il 27 maggio a presidente dell’Ente Cassa di risparmio di Firenze, la fondazione che controlla la banca toscana. La quale detiene il 3,4 per cento di Intesa San Paolo, l’istituto creditizio capitanato da Giovanni Bazoli che lo stesso Renzi avrebbe in mente di “rottamare”.
Il percorso di Maria Elena Boschi
Frequentazione e rapporti dell’avvocato civilista con l’inner circle renziano trovano un ultimo rilevante anello di congiunzione, messo in luce da Alessandro Da Rold e Marco Fattorini su Linkiesta.it. Si tratta dell’attuale responsabile per le riforme istituzionali Boschi, che iniziò la propria carriera professionale in uno degli studi legali più blasonati di Firenze: il Tombari Corsi D’Angelo e associati.
“Realtà – scrivono i due giornalisti – nella quale la futura consigliera giuridica di Renzi e co-protagonista della Leopolda 2013 ha capito in fretta come funziona il mondo. E soprattutto l’Italia”.
29 - 09 - 2014Edoardo Petti
Nell’editoriale contro il premier, Ferruccio de Bortoli aveva in mente i legami chiacchierati che ruotano attorno all’epicentro “fiorentino” del potere? Subbuglio giudiziario in vista?
Gran parte del mondo politico e della pubblicistica ne è convinta. Il Patto del Nazareno siglato da Matteo Renzi e Silvio Berlusconi non è un accordo su una mediocre riforma elettorale e su una controversa revisione del bicameralismo parlamentare. Ma costituisce un’intesa di potere contenente segreti inconfessabili avvolti dall’atmosfera di oscure trame massoniche.
Un patto dal sapore massonico?
La più recente e autorevole espressione di tale consapevolezza viene dall’editoriale sferzante scritto da Ferruccio de Bortoli sul Corriere della Sera. Una riflessione che nel passaggio cruciale sullo “stantio odore di massoneria” continua ad alimentare le più svariate letture e interpretazioni.
Alcune riguardano i rapporti discussi tra figure molto legate al leader del Partito democratico, importanti banchieri e uomini d’affari, esponenti di spicco di Forza Italia. Tutti accomunati dal robusto radicamento fiorentino e toscano.
Il rilancio del piano P2
È il caso dell’analisi dello storico ministro delle finanze socialista Rino Formica, che nei giorni dell’ascesa a Palazzo Chigi dell’ex fautore della Rottamazione accostò il patto stretto con l’ex Cavaliere al famigerato Piano di Rinascita Democratica messo a punto dalla loggia massonica segreta P2 guidata da Licio Gelli.
Concetto rimarcato sulla rivista “Critica sociale”, e argomentato in un’intervista rilasciata a Il Sussidiario.net. Formica parla di “maggioranza occulta e in sonno Renzi-Berlusconi, tesa a neutralizzare i corpi intermedi e la democrazia partecipativa per semplificare in modo brutale”.
Il ruolo nebuloso delle fondazioni
Ragionamento recuperato e sviluppato sul blog di Gad Lerner da Andrea Mollica. Il quale riprende un articolo-inchiesta scritto da Davide Vecchi sul Fatto Quotidiano riguardo l’attività e il finanziamento delle fondazioni legate al premier nel corso della sua ascesa politica nazionale.
Si tratta – rileva il giornalista – delle associazioni “Festina Lente”, “Link” e “Big Bang”, poi trasformata in “Open”. Complessivamente le 3 fondazioni hanno raccolto più di 4 milioni di euro, ufficialmente grazie a eventi promozionali e cene elettorali.
Figure chiave della raccolta di fondi del giovane e ambizioso Renzi fin dal 2007 sono Marco Carrai e Alberto Bianchi. Nessuno dei quali, precisa Vecchi, ha voluto spiegare nel dettaglio la provenienza dei finanziamenti.
La benevolenza di Verdini
Altro capitolo dell’inchiesta pubblicata sul giornale diretto da Antonio Padellaro concerne le relazioni dell’ex sindaco di Firenze con il senatore di Forza Italia Denis Verdini, plenipotenziario di Berlusconi nella trattativa su Italicum e revisione costituzionale.
“Nel 2009 – ricorda Vecchi – Renzi sedette al tavolo d’onore, a fianco del parlamentare ‘azzurro’ e della moglie alla festa de Il Giornale della Toscana. Pubblicato dalla Società Toscana di Edizioni che faceva capo proprio a Verdini, coinvolto in un’indagine giudiziaria per truffa a causa del suo fallimento”.
Sempre nel 2009, prosegue Vecchi, il Popolo della libertà candidò per scelta dell’allora coordinatore nazionale l’ex calciatore Giovanni Galli contro Renzi per Palazzo Vecchio: “Un regalo fatto da chi non ha mai negato la propria simpatia per il numero uno del Nazareno”.
Le clausole segrete del Patto del Nazareno
Ben oltre si spinge il parlamentare Cinque Stelle Riccardo Fraccaro parlando di “pizzini segreti del Patto del Nazareno e di riforme come merce di scambio per la cricca”. L’esponente penta-stellato individua in Verdini “la perfetta incarnazione dell’inciucio Renzi-Berlusconi, l’uomo ideale per portare avanti tanti gli interessi di Forza Italia quanto del Pd oltre ai propri”.
Figura che agli occhi del deputato M5S “condivide con il premier e Maria Elena Boschi l’origine nella Toscana degli istituti di credito e delle logge. Un’impronta che non caratterizza solo una legge elettorale e una revisione del Senato contraria allo spirito della Costituzione repubblicana, ma contempla la promessa di non intaccare il conflitto di interessi dell’ex Cavaliere e di non recepire la direttiva europea sui tetti alle pubblicità”.
Un avvocato di prestigio
Un ruolo chiave nell’entourage del leader del Partito democratico sarebbe esercitato dall’avvocato Umberto Tombari. Professore di Diritto commerciale all’Università di Firenze, è tra i legali civilisti più stimati d’Italia.
Nel 2001 è stato nominato membro della Commissione per la riforma del diritto societario istituita presso il Ministero di Giustizia, occupandosi di struttura finanziaria delle società per azioni. Nel 2012 ha collaborato al decreto-legge Sviluppo messo a punto da Corrado Passera curando il tema delle aggregazioni tra imprese.
È presidente del Consiglio di amministrazione di Sviluppo Imprese Centro Italia, partecipata da istituti finanziari come Fidi Toscana, Mps Capital Services, Banca Cr Firenze, Cassa di Risparmio di San Miniato e Banca Etruria. Riveste il ruolo di consigliere indipendente di Ferragamo e Prelios. E guida il cda di Firenze Mobilità, legata alla Firenze Parcheggi il cui amministratore delegato fino al 2013 era l’imprenditore e consigliere politico di Renzi Marco Carrai.
Una testa di ponte per neutralizzare Bazoli?
A riprova dello stretto legame con il capo del governo vi sarebbe la sua nomina il 27 maggio a presidente dell’Ente Cassa di risparmio di Firenze, la fondazione che controlla la banca toscana. La quale detiene il 3,4 per cento di Intesa San Paolo, l’istituto creditizio capitanato da Giovanni Bazoli che lo stesso Renzi avrebbe in mente di “rottamare”.
Il percorso di Maria Elena Boschi
Frequentazione e rapporti dell’avvocato civilista con l’inner circle renziano trovano un ultimo rilevante anello di congiunzione, messo in luce da Alessandro Da Rold e Marco Fattorini su Linkiesta.it. Si tratta dell’attuale responsabile per le riforme istituzionali Boschi, che iniziò la propria carriera professionale in uno degli studi legali più blasonati di Firenze: il Tombari Corsi D’Angelo e associati.
“Realtà – scrivono i due giornalisti – nella quale la futura consigliera giuridica di Renzi e co-protagonista della Leopolda 2013 ha capito in fretta come funziona il mondo. E soprattutto l’Italia”.
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
Il Corriere della Sera, la massoneria, Renzi e de Bortoli. Solo opinioni?
26 - 09 - 2014Michele Arnese
Che strani certi editori. Invece di brindare perché il quotidiano di cui sono azionisti fa opinione, pubblica notizie inedite ed è al centro del dibattito politico ed economico, loro affermano che quel quotidiano quasi non lo leggono. E’ quello che ha detto in sostanza l’amministratore delegato, Sergio Marchionne, ai giornalisti che gli chiedevano della nuova veste grafica del Corriere della Sera e soprattutto della staffilata che il direttore a bagnomaria del Corsera, Ferruccio de Bortoli, aveva rifilato a Matteo Renzi. Un Marchionne alla Gianfranco Fini, quando snobbava la lettura del Secolo d’Italia, organo di quell’Alleanza Nazionale di cui era presidente.
Che strani editori. Anche il patron di Tod’s, Diego Della Valle, che pure bisticcia quasi ogni giorno con Marchionne, e si pavoneggia per essere azionista di peso del quotidiano di via Solferino, non ha brindato troppo al nuovo Corriere della Sera. Ci sarà tempo, ma ora forse è meglio non rincarare le critiche verso il premier fiorentino.
Sembra quasi che gli unici dispiaciuti per un Corriere della Sera più pimpante che mai siano i principali azionisti. Certo, de Bortoli negli ultimi tempi ha fatto ben poco per evitare dissidi con la proprietà, visto che facendosi intervistare da Report sulla “Battaglia di Solferino“ ha sollevato dubbi e critiche su alcune operazioni editoriali (Recoletos) e immobiliari (palazzo di via Solferino) del gruppo capitanato dall’ad, Pietro Scott Jovane, gradito in particolare al gruppo Fiat presieduto da John Elkann.
Malizie dietrologiche? Forse. Non minori, però, rispetto alle varie interpretazioni lette in questi giorni su veri o presunti bersagli dell’editoriale di de Bortoli (qui una summa ragionata e dettagliata di Fabrizia Argano). A questo punto, se ne può azzardare anche un’altra, in particolare per quel passaggio controverso dell’articolo di de Bortoli sullo stantio odore di massoneria. Un siluro che avrebbe come bersaglio diretto Denis Verdini, tanto berlusconiano quanto renziano, e bersaglio indiretto Matteo Renzi. E chissà, magari un bersaglio di striscio, anche Luigi Bisignani, di recente non troppo amico (eufemismo) di de Bortoli per un libro allusivo a svariate interviste.
Insomma, l’editoriale-sciabolata è stato un modo per dire, hanno pensato in molti: cari Renzi e Verdini, non potete decidere pure il prossimo inquilino del Quirinale. Altri osservatori fanno notare: non era un avvertimento, ma un consiglio sotto forma di reprimenda. Ovvero: carissimi, attenti che il patto del Nazareno, anche sul Colle, potrebbe essere messo a dura prova da alcuni fascicoli giudiziari “fiorentini”. Le ipotesi dunque si sprecano.
Quello che è certo è che ai rilievi sollevati da de Bortoli (ben più efficaci delle peraltro ben poco renziane articolesse recenti di Eugenio Scalfari), sulla reale solidità di Renzi e del governo Renzi, nessuno ha replicato nel merito. Neppure gli azionisti di Rcs. Che invece di gongolare ci tengono a far sapere, come Marchionne, che il Corriere praticamente non lo leggono. Ma si guardano bene dal vendere le quote e il controllo, nonostante Marchionne produca auto.
L’amerikano, evidentemente, è molto italiano.
26 - 09 - 2014Michele Arnese
Che strani certi editori. Invece di brindare perché il quotidiano di cui sono azionisti fa opinione, pubblica notizie inedite ed è al centro del dibattito politico ed economico, loro affermano che quel quotidiano quasi non lo leggono. E’ quello che ha detto in sostanza l’amministratore delegato, Sergio Marchionne, ai giornalisti che gli chiedevano della nuova veste grafica del Corriere della Sera e soprattutto della staffilata che il direttore a bagnomaria del Corsera, Ferruccio de Bortoli, aveva rifilato a Matteo Renzi. Un Marchionne alla Gianfranco Fini, quando snobbava la lettura del Secolo d’Italia, organo di quell’Alleanza Nazionale di cui era presidente.
Che strani editori. Anche il patron di Tod’s, Diego Della Valle, che pure bisticcia quasi ogni giorno con Marchionne, e si pavoneggia per essere azionista di peso del quotidiano di via Solferino, non ha brindato troppo al nuovo Corriere della Sera. Ci sarà tempo, ma ora forse è meglio non rincarare le critiche verso il premier fiorentino.
Sembra quasi che gli unici dispiaciuti per un Corriere della Sera più pimpante che mai siano i principali azionisti. Certo, de Bortoli negli ultimi tempi ha fatto ben poco per evitare dissidi con la proprietà, visto che facendosi intervistare da Report sulla “Battaglia di Solferino“ ha sollevato dubbi e critiche su alcune operazioni editoriali (Recoletos) e immobiliari (palazzo di via Solferino) del gruppo capitanato dall’ad, Pietro Scott Jovane, gradito in particolare al gruppo Fiat presieduto da John Elkann.
Malizie dietrologiche? Forse. Non minori, però, rispetto alle varie interpretazioni lette in questi giorni su veri o presunti bersagli dell’editoriale di de Bortoli (qui una summa ragionata e dettagliata di Fabrizia Argano). A questo punto, se ne può azzardare anche un’altra, in particolare per quel passaggio controverso dell’articolo di de Bortoli sullo stantio odore di massoneria. Un siluro che avrebbe come bersaglio diretto Denis Verdini, tanto berlusconiano quanto renziano, e bersaglio indiretto Matteo Renzi. E chissà, magari un bersaglio di striscio, anche Luigi Bisignani, di recente non troppo amico (eufemismo) di de Bortoli per un libro allusivo a svariate interviste.
Insomma, l’editoriale-sciabolata è stato un modo per dire, hanno pensato in molti: cari Renzi e Verdini, non potete decidere pure il prossimo inquilino del Quirinale. Altri osservatori fanno notare: non era un avvertimento, ma un consiglio sotto forma di reprimenda. Ovvero: carissimi, attenti che il patto del Nazareno, anche sul Colle, potrebbe essere messo a dura prova da alcuni fascicoli giudiziari “fiorentini”. Le ipotesi dunque si sprecano.
Quello che è certo è che ai rilievi sollevati da de Bortoli (ben più efficaci delle peraltro ben poco renziane articolesse recenti di Eugenio Scalfari), sulla reale solidità di Renzi e del governo Renzi, nessuno ha replicato nel merito. Neppure gli azionisti di Rcs. Che invece di gongolare ci tengono a far sapere, come Marchionne, che il Corriere praticamente non lo leggono. Ma si guardano bene dal vendere le quote e il controllo, nonostante Marchionne produca auto.
L’amerikano, evidentemente, è molto italiano.
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
Tutte le letture dell’editoriale anti-Renzi di de Bortoli
25 - 09 - 2014Fabrizia Argano
Mappa delle principali interpretazioni, più o meno esplicite, e a volte pure dietrologiche, alla stroncatura del presidente del Consiglio sul Corriere della Sera.
Marketing, vendetta, ambizione, lo zampinto dei poteri forti, il ruolo di Mario Draghi o Ignazio Visco. Le congetture si sprecano attorno all’editoriale con cui Ferruccio de Bortoli ha rottamato il presidente del Consiglio sul Corriere della Sera.
L’eccezionalità dell’attacco ha scatenato le letture più disparate di cui Formiche.net fa una summa qui. Quale sarà la più veritiera?
E’ IL MARKETING, BELLEZZA
Le parole di de Bortoli si inserirebbero nella strategia per lanciare il nuovo prodotto, cioè la nuova veste grafica del Corsera inaugurata ieri. Piuttosto che i soliti commenti autocelebrativi, perché non sparigliare le carte con un editoriale aggressivo e fuori dall’ordinario sul presidente del Consiglio? È l’interpretazione che dà in un’intervista a Linkiesta l’esperto di comunicazione politica e fondatore del sito Il Rottamatore Claudio Velardi: “Ieri (martedì 23 settembre, ndr) era lì nella sua stanza al Corriere e si è fatto questa domanda. Che posso fare per fare notizia che domani mi esce il giornale nuovo? E quindi, per fare un pò di rumore ha deciso di attaccare Renzi. Il mondo del giornalismo funziona così. Spariamo a zero su Renzi che almeno se ne parla”.
SASSI DEL PASSATO…
C’è il filone personalistico, che si diversifica in tre differenti versioni. Qualcuno che ha varcato per lungo tempo il portone di via Solferino 28 ha confidato a Formiche.net, pensa si tratti di semplici sassolini da togliersi dopo anni e anni di obbligato aplomb rizzoliano da parte di un direttore in uscita e quindi più libero: “Un addio con calcio nel sedere a tutto, visto che de Bortoli ha già la data di scadenza”.
O SPRAZZI DAL FUTURO?
C’è chi invece la legge come una mossa di posizionamento per un futuro, forse politico, del giornalista. È la tesi dell’ex direttore del settimanale rizzoliano Il Mondo Gianni Gambarotta che tra l’altro la giudica positivamente visto il vuoto della politica italiana e il bla bla bla di Renzi.
LA VENDETTA
C’è anche un Ferruccio de Bortoli in versione Kill Bill tra le ricostruzioni possibili. Il direttore del Corriere della Sera con la sciabolata di ieri si sarebbe vendicato per due episodi. Il primo è lo scambio di sms al vetriolo riportato da Dagospia tra Renzi e de Bortoli per la scelta di far alloggiare un giornalista del quotidiano nello stesso hotel prescelto dal premier a Forte dei marmi, ad agosto. Il secondo è il duro attacco, sottinteso al Corriere, riservato da Renzi nel suo discorso in Parlamento per i Mille giorni. Sotto accusa sono finite le “citofonate” dei magistrati ai giornalisti – così definite dal premier in Parlamento – per l’inchiesta contro i manager di Eni. Un boccone troppo amaro da digerire per de Bortoli?
LA MINACCIA TROIKA
Spazio poi alle tesi più ardite.
C’è chi individua nell’editoriale di de Bortoli una mossa da parte dei poteri forti per far sapere al rottamatore di Firenze che non è più gradito tra “i professionisti della tartina”, come li chiama lui. E per mettere in guardia sul possibile arrivo della Troika al governo del Paese.
Lo dice nel suo commento su Europa Stefano Menichini: l’editoriale “autorizza a sospettare che l’insofferenza dell’establishment verso l’irruenza del premier sia ormai a livelli di guardia, superati i quali possano effettivamente ripartire manovre di commissariamento della politica, con tanti saluti anche al 40,8 per cento”.
VISCO…
O magari le sue parole fanno parte di una strategia per spianare la strada a un nome più gradito di Renzi, come quello di Ignazio Visco, sussurra Libero che strilla in prima pagina “Renzi primo licenziato”. L’ipotesi Visco a Palazzo Chigi viene paventata anche da una delle firme storiche del Corsera, contattata da Formiche.net. E tra l’altro le tesi su politica economica e austerità, fra Visco e Draghi, non sono troppo collimanti.
O DRAGHI?
Sono in molti, come Claudio Petruccioli su Formiche.net, a porre l’accento sul passaggio di de Bortoli dedicato al Quirinale. Nell’editoriale, viene criticato il patto oscuro e impregnato di “massoneria” tra Renzi e Berlusconi, via Denis Verdini, che riguarderebbe anche il futuro successore di Napolitano. Ma perché? Forse per suggerire un altro nome molto gettonato nell’ultimo periodo come quello di Mario Draghi? L’ipotesi del presidente della Bce come successore di Giorgio Napolitano è stata adombrata per primo dall’analista Francesco Galietti, fondatore della società Policy Sonar e blogger di Formiche.net, in questo post; l’ipotesi è stata ripresa e analizzata dall’intellettuale cattolico Benedetto Ippolito, firma di Formiche.net, e poi stroncata da Edward Luttwak. E della questione Colle negli scorsi giorni il capo dell’economia del Fatto Quotidiano, Stefano Feltri, ne ha fatto il centro di un articolo sul quotidiano diretto da Antonio Padellaro.
LA LETTURA GEOPOLITICA
Originale è infine la prospettiva geopolitica data a Formiche.net dal saggista Giancarlo Galli secondo cui le parole di de Bortoli rifletterebbero la preoccupazione degli imprenditori italiani per l’eccessivo filo-americanismo del premier: “La classe economica del nostro Paese ritiene che gli sbocchi privilegiati delle attività commerciali italiane siano i mercati orientali. Russi e asiatici in primo luogo. E per questo motivo ha giudicato malissimo la politica muscolare perseguita dal Presidente del Consiglio verso Mosca, da cui importiamo energia e soprattutto gas metano”, ha detto Galli nell’intervista citata oggi dal quotidiano il Giornale in un articolo di Gian Maria De Francesco.
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
Tutti i perché della sciabolata di de Bortoli a Renzi
24 - 09 - 2014Fabrizia Argano
Le indiscrezioni raccolte da Formiche.net sul tosto editoriale del direttore del Corriere della Sera nei confronti del premier. E su quel passaggio controverso sulla massoneria e la successione al Quirinale...
“Non è mai successo che il Corriere della Sera attaccasse l’intero governo e arrivasse ad evocare addirittura la massoneria”.
Il commento di una firma storica di via Solferino affidato a Formiche.net fa comprendere la portata dell’editoriale con cui Ferruccio de Bortoli ha scelto di inaugurare il nuovo Corriere della Sera in edicola oggi (qui il corsivo di Leo Soto per Formiche.net).
Una stroncatura mai così netta da parte del moderato direttore del quotidiano più moderato del Paese nei confronti di Matteo Renzi e del suo governo. Ma perché? Le interpretazioni cercate da Formiche.net tra i corridoi di via Solferino divergono.
DE BORTOLI BALLA DA SOLO…
C’è chi pensa che de Bortoli “balli da solo”. Nessun attacco concordato con gli editori il suo, è la lettura, ma solo “un addio con calcio nel sedere a tutto, visto che de Bortoli ha già la data di scadenza” e lascerà la direzione del Corsera il 30 aprile.
Questa analisi è suggerita anche da Gianni Gambarotta. Su Formiche.net, l’ex direttore del settimanale rizzoliano Il Mondo scrive come de Bortoli giochi “una sua partita di direttore di quotidiano libero da ogni vincolo e la gioca senza dar retta ad allenatori e suggeritori”. E ipotizza che forse ci sarà una carriera politica nel suo futuro, anche perché “la politica italiana di oggi è un immenso nulla nel quale rimbombano i bla-bla-bla di Renzi. In questo vuoto una personalità come de Bortoli sarebbe un gigante…”.
… O IN GRUPPO?
C’è chi invece sposa una lettura “corale” della vicenda. “Le sue parole rappresentano il sentiment di gran parte dell’establishment e dell’elettorato”, spiega un giornalista di via Solferino che chiede l’anonimato e che fa notare come il Corriere non sia mai stato renziano. Soddisfazione sarebbe la reazione diffusa in redazione – si vocifera – per aver mostrato “la schiena dritta nei confronti di un premier arrogante che per giunta tratta malissimo i giornalisti”.
I RILIEVI DI MUCCHETTI
Anche Massimo Mucchetti, ex vicedirettore del Corsera e ora senatore “ribelle” Pd, non crede alla tesi individuale e fa notare sul suo blog come “con l’editoriale di oggi, de Bortoli esprime le profonde riserve di ampi settori della classe dirigente sulle attitudini del premier di adempiere al dover suo”. E aggiunge la sua personale considerazione sul presidente del Consiglio: “Renzi ha dimostrato di avere la capacità di avviare il cambiamento come nessuno prima di lui. E Dio sa quanto l’Italia abbia bisogno. E cambiare significa anche cambiare le persone. Non ha ancora dimostrato la capacità di costruire il pensiero d’azione e la squadra che servono al Paese. Il tempo per recuperare è poco. E questo è il dramma che incombe”.
IL PASSAGGIO CONTROVERSO SULLA MASSONERIA
Particolare stupore e curiosità ha suscitato poi il passaggio in cui, in riferimento al patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi e anche alla successione al Quirinale, de Bortoli parla di “stantio odore di massoneria”. Cosa voleva dire il direttore del Corsera? “Forse sta per uscire qualcosa di nuovo a riguardo sul fronte giudiziario – azzarda qualcuno nei corridoi di via Solferino – de Bortoli è molto prudente, se è arrivato ad affermare una cosa del genere, significa che è preparato a rispondere e a motivare le sue parole”. Oppure il contesto è la corsa al successore di Giorgio Napolitano al Quirinale? Si sta parlando di Mario Draghi per caso?
24 - 09 - 2014Fabrizia Argano
Le indiscrezioni raccolte da Formiche.net sul tosto editoriale del direttore del Corriere della Sera nei confronti del premier. E su quel passaggio controverso sulla massoneria e la successione al Quirinale...
“Non è mai successo che il Corriere della Sera attaccasse l’intero governo e arrivasse ad evocare addirittura la massoneria”.
Il commento di una firma storica di via Solferino affidato a Formiche.net fa comprendere la portata dell’editoriale con cui Ferruccio de Bortoli ha scelto di inaugurare il nuovo Corriere della Sera in edicola oggi (qui il corsivo di Leo Soto per Formiche.net).
Una stroncatura mai così netta da parte del moderato direttore del quotidiano più moderato del Paese nei confronti di Matteo Renzi e del suo governo. Ma perché? Le interpretazioni cercate da Formiche.net tra i corridoi di via Solferino divergono.
DE BORTOLI BALLA DA SOLO…
C’è chi pensa che de Bortoli “balli da solo”. Nessun attacco concordato con gli editori il suo, è la lettura, ma solo “un addio con calcio nel sedere a tutto, visto che de Bortoli ha già la data di scadenza” e lascerà la direzione del Corsera il 30 aprile.
Questa analisi è suggerita anche da Gianni Gambarotta. Su Formiche.net, l’ex direttore del settimanale rizzoliano Il Mondo scrive come de Bortoli giochi “una sua partita di direttore di quotidiano libero da ogni vincolo e la gioca senza dar retta ad allenatori e suggeritori”. E ipotizza che forse ci sarà una carriera politica nel suo futuro, anche perché “la politica italiana di oggi è un immenso nulla nel quale rimbombano i bla-bla-bla di Renzi. In questo vuoto una personalità come de Bortoli sarebbe un gigante…”.
… O IN GRUPPO?
C’è chi invece sposa una lettura “corale” della vicenda. “Le sue parole rappresentano il sentiment di gran parte dell’establishment e dell’elettorato”, spiega un giornalista di via Solferino che chiede l’anonimato e che fa notare come il Corriere non sia mai stato renziano. Soddisfazione sarebbe la reazione diffusa in redazione – si vocifera – per aver mostrato “la schiena dritta nei confronti di un premier arrogante che per giunta tratta malissimo i giornalisti”.
I RILIEVI DI MUCCHETTI
Anche Massimo Mucchetti, ex vicedirettore del Corsera e ora senatore “ribelle” Pd, non crede alla tesi individuale e fa notare sul suo blog come “con l’editoriale di oggi, de Bortoli esprime le profonde riserve di ampi settori della classe dirigente sulle attitudini del premier di adempiere al dover suo”. E aggiunge la sua personale considerazione sul presidente del Consiglio: “Renzi ha dimostrato di avere la capacità di avviare il cambiamento come nessuno prima di lui. E Dio sa quanto l’Italia abbia bisogno. E cambiare significa anche cambiare le persone. Non ha ancora dimostrato la capacità di costruire il pensiero d’azione e la squadra che servono al Paese. Il tempo per recuperare è poco. E questo è il dramma che incombe”.
IL PASSAGGIO CONTROVERSO SULLA MASSONERIA
Particolare stupore e curiosità ha suscitato poi il passaggio in cui, in riferimento al patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi e anche alla successione al Quirinale, de Bortoli parla di “stantio odore di massoneria”. Cosa voleva dire il direttore del Corsera? “Forse sta per uscire qualcosa di nuovo a riguardo sul fronte giudiziario – azzarda qualcuno nei corridoi di via Solferino – de Bortoli è molto prudente, se è arrivato ad affermare una cosa del genere, significa che è preparato a rispondere e a motivare le sue parole”. Oppure il contesto è la corsa al successore di Giorgio Napolitano al Quirinale? Si sta parlando di Mario Draghi per caso?
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
Riforma Senato, ok alla legge. Aventino delle opposizioni. Calderoli: “E’ Carta di Gelli”. Parla Napolitano, M5s e Fi fuori
di F. Q. | 13 ottobre 2015
Altro che puzzare: i voti dei verdiniani servivano proprio. Se la riforma costituzionale di Matteo Renzi passa con un margine largo (179 sì, 16 no e 7 astenuti; ora esame alla Camera e infine referendum) è solo grazie al gruppo Ala, nato al Senato per rincorrere la stella del patto del Nazareno frantumato da Silvio Berlusconi, con speranza di poter contare anche su altre partite come – soprattutto – una riforma della giustizia
Articolo+Foto+Video
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10 ... o/2123135/
di F. Q. | 13 ottobre 2015
Altro che puzzare: i voti dei verdiniani servivano proprio. Se la riforma costituzionale di Matteo Renzi passa con un margine largo (179 sì, 16 no e 7 astenuti; ora esame alla Camera e infine referendum) è solo grazie al gruppo Ala, nato al Senato per rincorrere la stella del patto del Nazareno frantumato da Silvio Berlusconi, con speranza di poter contare anche su altre partite come – soprattutto – una riforma della giustizia
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
Di Maio ha spiegato molto chiaramente nell'intervista a Floris, che con l'entrata in vigore del nuovo Senato (piduista-ndt) Mantovani della Regione Lombardia non sarebbe stato arrestato.
E' di certo un buon punto di forza per far votare NO al Referendum Costituzionale.
Gli italiani lo capiranno?????
E' di certo un buon punto di forza per far votare NO al Referendum Costituzionale.
Gli italiani lo capiranno?????
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
Si poteva mai immaginare che la hp de Il Giornale.it sarebbe arrivata a tanto?
Il titolo, e subito sotto una foto gigante dei posti vuoti in Senato con fogli bianchi, rossi e verdi sui banchi?
Riforme, cancellato il Senato:
così Renzi forza la democrazia
La riforma del Senato passa con le opposizioni in trincea. Berlusconi: "Situazione di grave emergenza democratica"
di Sergio Rame
1 ora fa
http://www.ilgiornale.it/?refresh_cens
Berlusconi che arriva a denunciare una grave situazione democratica?????????????
La denuncia è strumentale ed appartiene alla lotta politica, ma nello stesso tempo é veritiera.
E queste cose devono venire da destra, mentre la ex sinistra depositaria della lotta della Resistenza, non fà un piega???????????
Disporre sotto le chiappe una poltrona, una poltroncina, un divanetto, un puff, é così importante fino a farsi ottenebrare la mente????????????????
Il titolo, e subito sotto una foto gigante dei posti vuoti in Senato con fogli bianchi, rossi e verdi sui banchi?
Riforme, cancellato il Senato:
così Renzi forza la democrazia
La riforma del Senato passa con le opposizioni in trincea. Berlusconi: "Situazione di grave emergenza democratica"
di Sergio Rame
1 ora fa
http://www.ilgiornale.it/?refresh_cens
Berlusconi che arriva a denunciare una grave situazione democratica?????????????
La denuncia è strumentale ed appartiene alla lotta politica, ma nello stesso tempo é veritiera.
E queste cose devono venire da destra, mentre la ex sinistra depositaria della lotta della Resistenza, non fà un piega???????????
Disporre sotto le chiappe una poltrona, una poltroncina, un divanetto, un puff, é così importante fino a farsi ottenebrare la mente????????????????
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
26 giugno 2006
RISULTATO REFERENDUM COSTITUZIONALE
« Approvate il testo della Legge Costituzionale concernente 'Modifiche alla Parte II della Costituzione' approvato dal Parlamento e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 269 del 18 novembre 2005? »
Ha votato il 52.46%
RISPOSTA AFFERMATIVA SÌ 9.970.513 38,71%
RISPOSTA NEGATIVA NO 15.783.269 61,29
Vedo che anche i referendum costituzionali non trovano molta partecipazione nell'elettorato italiano,
speriamo che gli elettori di sinistra si comportino come la vota scorsa, fra l'altro oggi tra le forze politiche in parlamento solo PD e Ncd hanno approvato la riforma, forze politiche che nei sondaggi attuali rappresentano solo il 33% circa dei votanti.
RISULTATO REFERENDUM COSTITUZIONALE
« Approvate il testo della Legge Costituzionale concernente 'Modifiche alla Parte II della Costituzione' approvato dal Parlamento e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 269 del 18 novembre 2005? »
Ha votato il 52.46%
RISPOSTA AFFERMATIVA SÌ 9.970.513 38,71%
RISPOSTA NEGATIVA NO 15.783.269 61,29
Vedo che anche i referendum costituzionali non trovano molta partecipazione nell'elettorato italiano,
speriamo che gli elettori di sinistra si comportino come la vota scorsa, fra l'altro oggi tra le forze politiche in parlamento solo PD e Ncd hanno approvato la riforma, forze politiche che nei sondaggi attuali rappresentano solo il 33% circa dei votanti.
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
Se è legittimo cambiare idea, è legittimo non cambiarla
Con 179 voti favorevoli si consuma un altro passaggio della riforma costituzionale, che se confermata dalla Camera potrà approdare alla seconda lettura, in cui la approvazione deve avvenire a maggioranza assoluta, ieri raggiunta e superata agevolmente seppure in un’aula per metà vuota, da cui mancavano tutti i principali gruppi di opposizione (M5S, FI e Lega).
La maggioranza, in sostanza, sembra destinata a essere un po’ più ampia di quella che approvò la riforma del 2006 (quella ideata da Berlusconi e Calderoli e poi bocciata dagli elettori), grazie al ricompattamento del Pd e al soccorso dell’Ala (destra) di Verdini.
Riconquistare la minoranza Pd è stato, in fondo, agevole per il governo: è bastato mezzo comma e gli strepiti contro la deriva autoritaria sono diventati inni all’equilibrio della riforma. In particolare, dopo avere minacciato fuoco e fiamme per mantenere l’elettività dei senatori (perché, in effetti, tutta questa arzigogolata riforma nasce dalla determinazione a eliminare il suffragio universale per il Senato), la minoranza Pd si è accontentata del fatto che i senatori siano sì eletti dai consigli regionali, ma «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge di cui al sesto comma».
Il testo presenta una formulazione contorta, capace di mantenere le mani libere al ceto politico per cooptarsi agevolmente (come già avviene per la formazione dei consigli provinciali) ma non lascia dubbi circa il fatto che ad eleggere i senatori-consiglieri regionali (74) e i senatori-sindaci (21) saranno i consigli regionali.
Dire che i consigli regionali “ratificano” le decisioni degli elettori è semplicemente falso perché in contrasto con la lettera dell’articolo in questione. E del resto non avrebbe senso: se davvero decidessero gli elettori (ai quali – forse è il caso di ricordarlo – spetta la sovranità) perché mai ci dovrebbe essere una ratifica dei consigli regionali?
Ma tanto è bastato – dicevamo – alla minoranza Pd (ormai a tutti gli effetti dissolta nella maggioranza) per votare a favore (con l’eccezione di Mineo e Tocci, rimasti contrari e Casson e Tronti, astenuti) e far rientrare qualunque critica. Che in fondo l’affezione al partito conta più di quella alla Costituzione (con buona pace del divieto di mandato imperativo).
Ho personalmente apprezzato le parole e la posizione di Elena Cattaneo, che si è astenuta.
La convinzione dell’Ala verdiniana, invece, è profonda e viene da lontano. Come hanno ricordato i diretti interessati e il governo all’unisono, in fondo, si tratta di senatori che avevano già votato – quando stavano in Forza Italia – la riforma (nell’agosto 2014). È (il resto di) Forza Italia ad avere cambiato idea nell’ultimo anno. Il che è legittimo e frequente, anche perché i testi mutano e i posizionamenti politici ancora di più. Ma se è legittimo cambiare idea lo è certamente anche non farlo. Semmai sarebbe interessante sapere se il mantenimento e il cambiamento delle idee (diciamo) avviene sempre con spirito costituente. Perché la senatrice a vita Cattaneo nella sua dichiarazione finale ha detto come le risulti «difficile individuare nelle scissioni e ricomposizioni dei gruppi presenti in quest’aula, in prossimità delle votazioni decisive, l’interesse del Paese a una buona riforma». Ecco, in effetti, anche da fuori del Senato l’impressione è proprio la stessa.
E l’impressione che questa riforma non sia buona per niente, in effetti, aumenta andandola a vedere da vicino: barocca nella scrittura, incerta nei contenuti, con competenze solo enunciate attribuite alla rinfusa a un Senato di nominati («in conformità delle scelte degli elettorI», ci mancherebbe, mica in contraddizione con queste: che democratici!), e con una decina di procedimenti legislativi e un governo che comunque – a un certo punto – può costringere a un voto finale e risolutivo: insomma, basta chiacchiere di questo che – per rovesciare l’auspicio di Spinelli rispetto alla prospettiva del Parlamento europeo – è un parlatoio, mica un Parlamento.
Con 179 voti favorevoli si consuma un altro passaggio della riforma costituzionale, che se confermata dalla Camera potrà approdare alla seconda lettura, in cui la approvazione deve avvenire a maggioranza assoluta, ieri raggiunta e superata agevolmente seppure in un’aula per metà vuota, da cui mancavano tutti i principali gruppi di opposizione (M5S, FI e Lega).
La maggioranza, in sostanza, sembra destinata a essere un po’ più ampia di quella che approvò la riforma del 2006 (quella ideata da Berlusconi e Calderoli e poi bocciata dagli elettori), grazie al ricompattamento del Pd e al soccorso dell’Ala (destra) di Verdini.
Riconquistare la minoranza Pd è stato, in fondo, agevole per il governo: è bastato mezzo comma e gli strepiti contro la deriva autoritaria sono diventati inni all’equilibrio della riforma. In particolare, dopo avere minacciato fuoco e fiamme per mantenere l’elettività dei senatori (perché, in effetti, tutta questa arzigogolata riforma nasce dalla determinazione a eliminare il suffragio universale per il Senato), la minoranza Pd si è accontentata del fatto che i senatori siano sì eletti dai consigli regionali, ma «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge di cui al sesto comma».
Il testo presenta una formulazione contorta, capace di mantenere le mani libere al ceto politico per cooptarsi agevolmente (come già avviene per la formazione dei consigli provinciali) ma non lascia dubbi circa il fatto che ad eleggere i senatori-consiglieri regionali (74) e i senatori-sindaci (21) saranno i consigli regionali.
Dire che i consigli regionali “ratificano” le decisioni degli elettori è semplicemente falso perché in contrasto con la lettera dell’articolo in questione. E del resto non avrebbe senso: se davvero decidessero gli elettori (ai quali – forse è il caso di ricordarlo – spetta la sovranità) perché mai ci dovrebbe essere una ratifica dei consigli regionali?
Ma tanto è bastato – dicevamo – alla minoranza Pd (ormai a tutti gli effetti dissolta nella maggioranza) per votare a favore (con l’eccezione di Mineo e Tocci, rimasti contrari e Casson e Tronti, astenuti) e far rientrare qualunque critica. Che in fondo l’affezione al partito conta più di quella alla Costituzione (con buona pace del divieto di mandato imperativo).
Ho personalmente apprezzato le parole e la posizione di Elena Cattaneo, che si è astenuta.
La convinzione dell’Ala verdiniana, invece, è profonda e viene da lontano. Come hanno ricordato i diretti interessati e il governo all’unisono, in fondo, si tratta di senatori che avevano già votato – quando stavano in Forza Italia – la riforma (nell’agosto 2014). È (il resto di) Forza Italia ad avere cambiato idea nell’ultimo anno. Il che è legittimo e frequente, anche perché i testi mutano e i posizionamenti politici ancora di più. Ma se è legittimo cambiare idea lo è certamente anche non farlo. Semmai sarebbe interessante sapere se il mantenimento e il cambiamento delle idee (diciamo) avviene sempre con spirito costituente. Perché la senatrice a vita Cattaneo nella sua dichiarazione finale ha detto come le risulti «difficile individuare nelle scissioni e ricomposizioni dei gruppi presenti in quest’aula, in prossimità delle votazioni decisive, l’interesse del Paese a una buona riforma». Ecco, in effetti, anche da fuori del Senato l’impressione è proprio la stessa.
E l’impressione che questa riforma non sia buona per niente, in effetti, aumenta andandola a vedere da vicino: barocca nella scrittura, incerta nei contenuti, con competenze solo enunciate attribuite alla rinfusa a un Senato di nominati («in conformità delle scelte degli elettorI», ci mancherebbe, mica in contraddizione con queste: che democratici!), e con una decina di procedimenti legislativi e un governo che comunque – a un certo punto – può costringere a un voto finale e risolutivo: insomma, basta chiacchiere di questo che – per rovesciare l’auspicio di Spinelli rispetto alla prospettiva del Parlamento europeo – è un parlatoio, mica un Parlamento.
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Re: IL REFERENDUM COSTITUZIONALE
Di Maio a Martedì da Floris ha detto una cosa che alla fine bloccherà il Parlamento ancor peggio di un parlamento bicamerale e cioè :
1) il Senato ha la facoltà di avocare qls legge fatta dalla Camera e bloccarla con mille artifici per 40 giorni;
2) C'è da tener conto che le maggioranze dei due rami sono del tutto di provenienza diversa.
1) il Senato ha la facoltà di avocare qls legge fatta dalla Camera e bloccarla con mille artifici per 40 giorni;
2) C'è da tener conto che le maggioranze dei due rami sono del tutto di provenienza diversa.
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