Ritorniamo a parlare delle pensioni
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Re: Ritorniamo a parlare delle pensioni
La Stampa 6.11.15
“Sussidi ai più poveri col taglio delle pensioni a 250 mila ricchi”
Il presidente Inps svela il suo piano. Renzi però lo blocca
di Paolo Baroni
Il presidente dell’Inps continua il suo pressing e rende pubblica la sua proposta di riforma delle pensioni illustrata a giugno al governo e tenuta fino ad ora coperta. E subito scoppia un vespaio di polemiche. «Bene le sue proposte, ma è meglio evitare confusione nei ruoli», commenta il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti. Più esplicito l’ex viceministro all’Economia ed ex Pd Stefano Fassina: «Boeri si dovrebbe ricordare qual è il suo ruolo. Oppure si faccia nominare ministro». Fredda la reazione che filtra dalle stanze del titolare della materia, il ministro del Lavoro Poletti. «Contributo utile, ma non realizzabile adesso».
Renzi prende tempo
Con Palazzo Chigi si è addirittura rischiato il corto circuito mediatico, perché quasi in contemporanea con la proposta-Boeri le agenzie ieri hanno diffuso nuovi stralci dell’intervista rilasciata da Renzi a Bruno Vespa per il suo ultimo libro in cui il premier spiega perché ha bloccato ogni piano sulla previdenza. «Noi paghiamo ogni anno 250 miliardi di euro di pensioni. Tagliamo lì? Io penso sia un errore - sostiene Renzi -. Alcuni correttivi proposti dall’Inps di Tito Boeri avevano un valore di equità: si sarebbe chiesto un contributo a chi ha avuto più di quanto versato, ma non mi è sembrato il momento: dobbiamo dare fiducia agli italiani. Se metti le mani sulle pensioni di gente che prende 2.000 euro al mese, non è una manovra che dà serenità e fiducia». E così in serata fonti del governo si sono affrettate a precisare che non c’è nessuno scontro tra governo e Inps, aggiungendo che anzi «la diffusione della proposta era concordata». Risposta che non convince Annamaria Furlan (Cisl) che invece chiede al governo «di fare chiarezza».
Un ddl in 16 articoli
Boeri, intanto, tira dritto per la sua strada. «Non per cassa, ma per equità» si intitola la sua proposta, già tratteggiata a grandi linee ai primi di luglio, e che ora prende la forma di un disegno di legge vero e proprio, composto da 16 articoli, 2 allegati e 9 schede tecniche. L’obiettivo è abbattere la povertà che colpisce soprattutto gli over 55 introducendo un prelievo su pensioni e vitalizi elevati. Oltre a ciò si prevede di unificare i trattamenti (la ricongiunzione sarà gratis), di intervenire sui trattamenti erogati all’estero e, soprattutto, pr favorire il ricambio generazionale viene introdotta la flessibilità in uscita prevedendo un sistema a partire da 63 e 7 mesi con penalizzazioni al massimo del 10% a fronte di un minino di 20 anni di contributi ed un assegno non inferiore ai 1500 euro. Per quanto riguarda i tagli, nel mirino finirebbero le circa 230 mila famiglie che si collocano nelle fasce a più alto reddito a cui si pensa di ridurre i trasferimenti assistenziali (pensioni e assegni sociali, integrazioni al minimo, ecc) fino ad ora destinati a loro «in virtù di una cattiva selettività degli strumenti esistenti»: il décalage parte dai 32 mila euro per azzerare ogni sussidio sopra quota 37 mila (55 mila per una coppia).
I «potenziali perdenti»
In particolare tra i «potenziali perdenti» Boeri indica anche circa 250.000 pensionati d’oro (con assegni non giustificati dai contributi versati), oltre a più di 4.000 percettori di vitalizi per cariche elettive. Tra 3.500 e 5.000 euro lordi mensili verrebbe bloccata l’indicizzazione fino a quando l’assegno non raggiunge il livello che avrebbe avuto col calcolo contributivo, mentre sopra quota 5.000 viene richiesto un contributo vero e proprio. Per i vitalizi la pensione verrebbe invece ricalcolata interamente col metodo contributivo (taglio medio del 34%).
L’aiuto ai poveri over 55
Una parte delle risorse, secondo questo piano, servirebbe ad istituire il «Sia55», ovvero il «Sostengo di inclusione attiva per gli ultra 55enni», che poi altro non è che la fascia d’età che da qualche anno patisce di più la povertà. L’idea, in questo caso, è quella di introdurre un reddito minino garantito di 500 euro al mese (400 nel 2016-2017) per ogni famiglia con almeno un componente ultra 55enne. Il contributo, che punta a dimezzare la povertà in queste fasce, sarebbe però subordinato alla stipula di un patto da parte dei membri del nucleo familiare beneficiario finalizzato all’inserimento lavorativo.
Poletti: costi non equi
L’operazione-Boeri nel suo complesso in parte si autofinanzia ed in parte richiede nuove risorse anche cospicue di qui ai prossimi anni. Tranchant il giudizio del ministero del Lavoro: «Al momento si è deciso di rinviare perché, oltre a misure utili come la flessibilità in uscita, il piano Boeri ne contiene altre che mettono le mani nel portafoglio a milioni di pensionati, con costi sociali non indifferenti e non equi. Per non far pagare questi costi ai pensionati servono risorse che, al momento, non ci sono. Si vedrà presto come intervenire in modo organico sul tema. Ma senza effetti collaterali».
“Sussidi ai più poveri col taglio delle pensioni a 250 mila ricchi”
Il presidente Inps svela il suo piano. Renzi però lo blocca
di Paolo Baroni
Il presidente dell’Inps continua il suo pressing e rende pubblica la sua proposta di riforma delle pensioni illustrata a giugno al governo e tenuta fino ad ora coperta. E subito scoppia un vespaio di polemiche. «Bene le sue proposte, ma è meglio evitare confusione nei ruoli», commenta il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti. Più esplicito l’ex viceministro all’Economia ed ex Pd Stefano Fassina: «Boeri si dovrebbe ricordare qual è il suo ruolo. Oppure si faccia nominare ministro». Fredda la reazione che filtra dalle stanze del titolare della materia, il ministro del Lavoro Poletti. «Contributo utile, ma non realizzabile adesso».
Renzi prende tempo
Con Palazzo Chigi si è addirittura rischiato il corto circuito mediatico, perché quasi in contemporanea con la proposta-Boeri le agenzie ieri hanno diffuso nuovi stralci dell’intervista rilasciata da Renzi a Bruno Vespa per il suo ultimo libro in cui il premier spiega perché ha bloccato ogni piano sulla previdenza. «Noi paghiamo ogni anno 250 miliardi di euro di pensioni. Tagliamo lì? Io penso sia un errore - sostiene Renzi -. Alcuni correttivi proposti dall’Inps di Tito Boeri avevano un valore di equità: si sarebbe chiesto un contributo a chi ha avuto più di quanto versato, ma non mi è sembrato il momento: dobbiamo dare fiducia agli italiani. Se metti le mani sulle pensioni di gente che prende 2.000 euro al mese, non è una manovra che dà serenità e fiducia». E così in serata fonti del governo si sono affrettate a precisare che non c’è nessuno scontro tra governo e Inps, aggiungendo che anzi «la diffusione della proposta era concordata». Risposta che non convince Annamaria Furlan (Cisl) che invece chiede al governo «di fare chiarezza».
Un ddl in 16 articoli
Boeri, intanto, tira dritto per la sua strada. «Non per cassa, ma per equità» si intitola la sua proposta, già tratteggiata a grandi linee ai primi di luglio, e che ora prende la forma di un disegno di legge vero e proprio, composto da 16 articoli, 2 allegati e 9 schede tecniche. L’obiettivo è abbattere la povertà che colpisce soprattutto gli over 55 introducendo un prelievo su pensioni e vitalizi elevati. Oltre a ciò si prevede di unificare i trattamenti (la ricongiunzione sarà gratis), di intervenire sui trattamenti erogati all’estero e, soprattutto, pr favorire il ricambio generazionale viene introdotta la flessibilità in uscita prevedendo un sistema a partire da 63 e 7 mesi con penalizzazioni al massimo del 10% a fronte di un minino di 20 anni di contributi ed un assegno non inferiore ai 1500 euro. Per quanto riguarda i tagli, nel mirino finirebbero le circa 230 mila famiglie che si collocano nelle fasce a più alto reddito a cui si pensa di ridurre i trasferimenti assistenziali (pensioni e assegni sociali, integrazioni al minimo, ecc) fino ad ora destinati a loro «in virtù di una cattiva selettività degli strumenti esistenti»: il décalage parte dai 32 mila euro per azzerare ogni sussidio sopra quota 37 mila (55 mila per una coppia).
I «potenziali perdenti»
In particolare tra i «potenziali perdenti» Boeri indica anche circa 250.000 pensionati d’oro (con assegni non giustificati dai contributi versati), oltre a più di 4.000 percettori di vitalizi per cariche elettive. Tra 3.500 e 5.000 euro lordi mensili verrebbe bloccata l’indicizzazione fino a quando l’assegno non raggiunge il livello che avrebbe avuto col calcolo contributivo, mentre sopra quota 5.000 viene richiesto un contributo vero e proprio. Per i vitalizi la pensione verrebbe invece ricalcolata interamente col metodo contributivo (taglio medio del 34%).
L’aiuto ai poveri over 55
Una parte delle risorse, secondo questo piano, servirebbe ad istituire il «Sia55», ovvero il «Sostengo di inclusione attiva per gli ultra 55enni», che poi altro non è che la fascia d’età che da qualche anno patisce di più la povertà. L’idea, in questo caso, è quella di introdurre un reddito minino garantito di 500 euro al mese (400 nel 2016-2017) per ogni famiglia con almeno un componente ultra 55enne. Il contributo, che punta a dimezzare la povertà in queste fasce, sarebbe però subordinato alla stipula di un patto da parte dei membri del nucleo familiare beneficiario finalizzato all’inserimento lavorativo.
Poletti: costi non equi
L’operazione-Boeri nel suo complesso in parte si autofinanzia ed in parte richiede nuove risorse anche cospicue di qui ai prossimi anni. Tranchant il giudizio del ministero del Lavoro: «Al momento si è deciso di rinviare perché, oltre a misure utili come la flessibilità in uscita, il piano Boeri ne contiene altre che mettono le mani nel portafoglio a milioni di pensionati, con costi sociali non indifferenti e non equi. Per non far pagare questi costi ai pensionati servono risorse che, al momento, non ci sono. Si vedrà presto come intervenire in modo organico sul tema. Ma senza effetti collaterali».
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Re: Ritorniamo a parlare delle pensioni
Corriere 6.11.15
«Tagli a pensioni alte» Resta il no del governo
di A. Bac.
«Reddito minimo ai 55enni. Uscita flessibile oltre tre volte il minimo, ricalcolo con il contributivo». Il piano sulle pensioni (fino a ieri riservato) del presidente dell’Inps, Tito Boeri, parte dal prelievo sulle pensioni d’oro e suscita polemiche. Tanto che il governo ha già accantonato l’ipotesi: «Non è attuabile, ci sono costi sociali ed economici troppo alti». Secondo Boeri le risorse per la lotta alla povertà dovrebbero venire da 250 mila pensionati d’oro.
ROMA «Abbattere la povertà, riducendola almeno del 50%, fra chi ha più di 55 anni di età e garantire una transizione più flessibile dal lavoro al non lavoro e viceversa». Il piano sulle pensioni, che il presidente dell’Inps, Tito Boeri, aveva presentato riservatamente al governo, ieri ha conquistato visibilità sul sito dell’istituto. Destando polemiche. E mettendo il governo nelle condizioni di ribadire il suo «no».
Due le proposte forti contenute nelle 69 pagine intitolate «Non per cassa ma per equità» e confezionate in un vero e proprio disegno di legge in 16 articoli. La prima: un «reddito minimo garantito» di 500 euro (400 € nel 2016 e nel 2017) al mese per una famiglia con almeno un componente ultra 55enne. Piano, finalizzato al reinserimento lavorativo, finanziabile con gli 1,2 miliardi che deriverebbero dalla rimodulazione delle prestazioni assistenziali percepite al di sopra dei 65 anni di età da quel 10% di popolazione che percepisce redditi più elevati, circa 230 mila famiglie. «Questo capitolo assistenziale della proposta è diventato in parte materiale per la delega povertà collegata alla Stabilità, che sarà chiusa entro l’estate» spiega il capoeconomista di Palazzo Chigi, Tommaso Nannicini.
L’altro capitolo invece, quello previdenziale sulla flessibilità in uscita, è stato per ora respinto: «La flessibilità resta una nostra priorità - prosegue Nannicini -. Ma ha un costo finanziario e dei costi politici che non vogliamo sostenere ora, oltre ad avere un impatto redistributivo un po’ perverso».
La proposta prevede per i trattamenti più elevati che fanno capo a gestioni speciali, quelle che di più si sono giovate del calcolo retributivo, circa 250 mila percettori, un contributo «equo» ottenuto attraverso l’immediato ricalcolo della pensione col sistema contributivo per gli assegni sopra i 5 mila euro. Ricalcolo più graduale tra i 3.500 e i 5 mila euro. Stesso metodo per circa 4 mila percettori di vitalizi per cariche elettive. Ulteriori risparmi verrebbero dal ricalcolo parziale delle pensioni delle persone con carriere sindacali e politiche.
I risparmi così ottenuti servirebbero anche a consentire l’uscita anticipata con penalizzazioni sul trattamento, ma solo per quelli sopra la soglia delle tre volte il minimo (1.500 euro), con una revisione al ribasso della quota retributiva. Penalizzazioni che, per 30 mila pensionati di lunga anzianità, potrebbero arrivare al 10% dell’assegno. Nel provvedimento c’è spazio per l’unificazione senza oneri delle pensioni tra le diverse gestioni e una forma di previdenza complementare volontaria. Risultato atteso: un abbattimento del 4% del debito pensionistico. Costi netti: 1,4 miliardi nel 2016, 2,7 nel 2017, 3,6 nel 2018 e il picco, 4,1 miliardi nel 2019.
«Tagli a pensioni alte» Resta il no del governo
di A. Bac.
«Reddito minimo ai 55enni. Uscita flessibile oltre tre volte il minimo, ricalcolo con il contributivo». Il piano sulle pensioni (fino a ieri riservato) del presidente dell’Inps, Tito Boeri, parte dal prelievo sulle pensioni d’oro e suscita polemiche. Tanto che il governo ha già accantonato l’ipotesi: «Non è attuabile, ci sono costi sociali ed economici troppo alti». Secondo Boeri le risorse per la lotta alla povertà dovrebbero venire da 250 mila pensionati d’oro.
ROMA «Abbattere la povertà, riducendola almeno del 50%, fra chi ha più di 55 anni di età e garantire una transizione più flessibile dal lavoro al non lavoro e viceversa». Il piano sulle pensioni, che il presidente dell’Inps, Tito Boeri, aveva presentato riservatamente al governo, ieri ha conquistato visibilità sul sito dell’istituto. Destando polemiche. E mettendo il governo nelle condizioni di ribadire il suo «no».
Due le proposte forti contenute nelle 69 pagine intitolate «Non per cassa ma per equità» e confezionate in un vero e proprio disegno di legge in 16 articoli. La prima: un «reddito minimo garantito» di 500 euro (400 € nel 2016 e nel 2017) al mese per una famiglia con almeno un componente ultra 55enne. Piano, finalizzato al reinserimento lavorativo, finanziabile con gli 1,2 miliardi che deriverebbero dalla rimodulazione delle prestazioni assistenziali percepite al di sopra dei 65 anni di età da quel 10% di popolazione che percepisce redditi più elevati, circa 230 mila famiglie. «Questo capitolo assistenziale della proposta è diventato in parte materiale per la delega povertà collegata alla Stabilità, che sarà chiusa entro l’estate» spiega il capoeconomista di Palazzo Chigi, Tommaso Nannicini.
L’altro capitolo invece, quello previdenziale sulla flessibilità in uscita, è stato per ora respinto: «La flessibilità resta una nostra priorità - prosegue Nannicini -. Ma ha un costo finanziario e dei costi politici che non vogliamo sostenere ora, oltre ad avere un impatto redistributivo un po’ perverso».
La proposta prevede per i trattamenti più elevati che fanno capo a gestioni speciali, quelle che di più si sono giovate del calcolo retributivo, circa 250 mila percettori, un contributo «equo» ottenuto attraverso l’immediato ricalcolo della pensione col sistema contributivo per gli assegni sopra i 5 mila euro. Ricalcolo più graduale tra i 3.500 e i 5 mila euro. Stesso metodo per circa 4 mila percettori di vitalizi per cariche elettive. Ulteriori risparmi verrebbero dal ricalcolo parziale delle pensioni delle persone con carriere sindacali e politiche.
I risparmi così ottenuti servirebbero anche a consentire l’uscita anticipata con penalizzazioni sul trattamento, ma solo per quelli sopra la soglia delle tre volte il minimo (1.500 euro), con una revisione al ribasso della quota retributiva. Penalizzazioni che, per 30 mila pensionati di lunga anzianità, potrebbero arrivare al 10% dell’assegno. Nel provvedimento c’è spazio per l’unificazione senza oneri delle pensioni tra le diverse gestioni e una forma di previdenza complementare volontaria. Risultato atteso: un abbattimento del 4% del debito pensionistico. Costi netti: 1,4 miliardi nel 2016, 2,7 nel 2017, 3,6 nel 2018 e il picco, 4,1 miliardi nel 2019.
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Re: Ritorniamo a parlare delle pensioni
Corriere 6.11.15
La mossa dell’Inps e quel confronto con Palazzo Chigi
di Antonella Baccaro
Da Palazzo Chigi, verso sera, fanno sapere che l’uscita del piano Boeri sul sito dell’Inps era stata concordata da qualche giorno, proprio per disinnescare eventuali polemiche, sempre in agguato con la Stabilità in Parlamento. Spiegano che la proposta dell’economista era già stata presa in considerazione e valutata. E anche respinta, «per motivi politici, economici, giuridici e di opportunità». Insomma è vecchia e superata. Soprattutto per la parte che riguarda il ricalcolo delle pensioni sopra tre volte il minimo che appare una soglia troppo elevata, per abbassare la quale, però, i costi esploderebbero.
Insomma nessuno atto di sfida di Boeri, quella pubblicazione. E nessuno scontro con il premier. Perché lo scontro (che c’è stato) è già chiuso. Con Boeri che in effetti si prepara ad attuare la prima parte della sua proposta, quella sull’assistenza. E Palazzo Chigi impegnato a far passare il messaggio che «le pensioni non si toccano».
E allora, perché tutto questo clamore? Perché solo un paio d’ore prima della pubblicazione concordata del piano, le agenzie hanno sfornato alcune dichiarazioni di Renzi, tratte dal libro di Vespa, in cui spiegava che «alcuni correttivi proposti da Boeri avevano un valore di equità: si sarebbe chiesto un contributo a chi ha avuto più di quanto versato. Non mi è sembrato il momento: dobbiamo dare fiducia agli italiani». Dopo questa bocciatura, l’incauta pubblicazione del piano Boeri è suonata come un atto di sfida che ha diviso i commentatori tra tifosi e detrattori dell’economista. In un crescendo cui le precisazioni di Palazzo Chigi hanno cercato di porre fine. Almeno fino a quando non è entrato in campo il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che per tagliare la polemica ha tagliato un po’ corto: «Si è deciso di rinviare perché quel piano, oltre a misure utili come la flessibilità in uscita, ne contiene altre che mettono le mani nel portafoglio a milioni di pensionati, con costi sociali non indifferenti e non equi».
La mossa dell’Inps e quel confronto con Palazzo Chigi
di Antonella Baccaro
Da Palazzo Chigi, verso sera, fanno sapere che l’uscita del piano Boeri sul sito dell’Inps era stata concordata da qualche giorno, proprio per disinnescare eventuali polemiche, sempre in agguato con la Stabilità in Parlamento. Spiegano che la proposta dell’economista era già stata presa in considerazione e valutata. E anche respinta, «per motivi politici, economici, giuridici e di opportunità». Insomma è vecchia e superata. Soprattutto per la parte che riguarda il ricalcolo delle pensioni sopra tre volte il minimo che appare una soglia troppo elevata, per abbassare la quale, però, i costi esploderebbero.
Insomma nessuno atto di sfida di Boeri, quella pubblicazione. E nessuno scontro con il premier. Perché lo scontro (che c’è stato) è già chiuso. Con Boeri che in effetti si prepara ad attuare la prima parte della sua proposta, quella sull’assistenza. E Palazzo Chigi impegnato a far passare il messaggio che «le pensioni non si toccano».
E allora, perché tutto questo clamore? Perché solo un paio d’ore prima della pubblicazione concordata del piano, le agenzie hanno sfornato alcune dichiarazioni di Renzi, tratte dal libro di Vespa, in cui spiegava che «alcuni correttivi proposti da Boeri avevano un valore di equità: si sarebbe chiesto un contributo a chi ha avuto più di quanto versato. Non mi è sembrato il momento: dobbiamo dare fiducia agli italiani». Dopo questa bocciatura, l’incauta pubblicazione del piano Boeri è suonata come un atto di sfida che ha diviso i commentatori tra tifosi e detrattori dell’economista. In un crescendo cui le precisazioni di Palazzo Chigi hanno cercato di porre fine. Almeno fino a quando non è entrato in campo il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che per tagliare la polemica ha tagliato un po’ corto: «Si è deciso di rinviare perché quel piano, oltre a misure utili come la flessibilità in uscita, ne contiene altre che mettono le mani nel portafoglio a milioni di pensionati, con costi sociali non indifferenti e non equi».
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Re: Ritorniamo a parlare delle pensioni
La separazione fra previdenza e assistenza non è semplice per le restistenze che ci sono e in ogni caso se si fà il ricalcolo contributivo per evitare resistenze bisognerebbe trovare delle compensazioni per ex attraverso azioni a basso rischio il cui interesse copra la parte prelevata.Ma il problema non si esaurisce qui perche con le risorse dell'assistenza si dovrebbe finanziare un reddito minimo garantito per le fasce più svantaggiate che copra diverse categorie innanzitutto i giovani e preveda forme di integrazioni al minimo per retribuzioni e trattamenti previdenziali insufficenti oltre ad agevolazioni per l'affitto,le utenze,assegni per figli che studiano.Ma pare che la volonta di istituire un reddito minimo garantito non ci sia perche c'è il clientelismo e il voto di scambio che la casta vuole continuare a perpretare.Senza aiutare i giovani e le fasce escluse la ripresa dell'Italia è più difficile e i giovani senza un welfare efficente preferiranno andarsene in europa facendo mancare sempre di più i contributi che fino ad adesso hanno ossigenato l'Inps.Inoltre dal momento che i giovani hanno una vita lavorativa discontinua non avranno pensioni sufficenti per cui andrebbero integrate al minimo pena l'incrinatura e il declino del paese perche manca sempre di più la domanda interna di beni e servizi.La soluzione per baypassare le resistenze potrebbe essere quella assicurativa che veda alleati diversi corpi sociali come i lavoratori dipendenti,i lavoratori a P IVA,il terzo settore,le Acli ed altri soggetti che vogliono partecipare.Del rmg ne usufruirebbe chi è assicurato e chi non è assicurato ma versa in condizioni disagiate,famiglie in situazione di sofferenza.Per ex nel caso dei lavoratori dipendenti sarebbe sufficente destinare una ora di permesso maturata ogni mese
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Re: Ritorniamo a parlare delle pensioni
lilly ha scritto:La separazione fra previdenza e assistenza non è semplice per le restistenze che ci sono e in ogni caso se si fà il ricalcolo contributivo per evitare resistenze bisognerebbe trovare delle compensazioni per ex attraverso azioni a basso rischio il cui interesse copra la parte prelevata.Ma il problema non si esaurisce qui perche con le risorse dell'assistenza si dovrebbe finanziare un reddito minimo garantito per le fasce più svantaggiate che copra diverse categorie innanzitutto i giovani e preveda forme di integrazioni al minimo per retribuzioni e trattamenti previdenziali insufficenti oltre ad agevolazioni per l'affitto,le utenze,assegni per figli che studiano.Ma pare che la volonta di istituire un reddito minimo garantito non ci sia perche c'è il clientelismo e il voto di scambio che la casta vuole continuare a perpretare.Senza aiutare i giovani e le fasce escluse la ripresa dell'Italia è più difficile e i giovani senza un welfare efficente preferiranno andarsene in europa facendo mancare sempre di più i contributi che fino ad adesso hanno ossigenato l'Inps.Inoltre dal momento che i giovani hanno una vita lavorativa discontinua non avranno pensioni sufficenti per cui andrebbero integrate al minimo pena l'incrinatura e il declino del paese perche manca sempre di più la domanda interna di beni e servizi.La soluzione per baypassare le resistenze potrebbe essere quella assicurativa che veda alleati diversi corpi sociali come i lavoratori dipendenti,i lavoratori a P IVA,il terzo settore,le Acli ed altri soggetti che vogliono partecipare.Del rmg ne usufruirebbe chi è assicurato e chi non è assicurato ma versa in condizioni disagiate,famiglie in situazione di sofferenza.Per ex nel caso dei lavoratori dipendenti sarebbe sufficente destinare una ora di permesso maturata ogni mese
Hh ho capito, ma come si fa a parlare di ricalcolo delle pensioni con retributivo allora?La separazione fra previdenza e assistenza non è semplice per le resistenze che ci sono
Certamente il calcolo della pensione com'era non andava bene poiche erano soprattutto quelle alte che ne beneficiavano di più anche se poi son i numeri in questo caso a fare la differenza e prima o poi ci arriveranno!!
E poi, come sono state rivalutate le pensioni in questi ultimi decenni?
Lo sappiamo tutti che il paniere veniva fatto di proposito anche perche non si incidesse piu' di tanto sulla rivalutazione?
Comunque a questo punto mi e' difficile che immediatamente possa entrare in vigore una legge sullla rivalutazione delle pensioni esistenti con sistema contributivi.
A mio avviso creerebbe una incertezza generalizzata che spesso e' peggio di una finanziaria. Dire che si ha sbagliato tutto finora e che quindi che ha ricevuto deve ritornare non mi sembra cosa molto onorevole.
Eppoi dove sta il problema? La non copertura inps per i prossimi anni?
Se e' vero questo, si cominci a scorporare dall'INPS tutto quello che non c'entra con l'istituto e poi, come ho detto gia in un altro post, se ne puo parlare.
Gli errori fatti dai precedenti governi non li possono pagare chi colpa non ne ha.
La collettivita' deve farsi carico carico dell'assistenza e non l'istituto previdenziale.
Lo so' , lilly, che questo problema e' molto scottante ma non possiamo bypassarlo. Creeremmo una tale incertezza che porterebbe anche a contrazioni sui consumi.
Ora si parla di un piccolo contributo da parte di coloro che hanno pensioni altre. Questo potrebbe essere giusto ma non deve essere una costrizione. (per indurre in certe interpretazioni, dico subito che non sono in queste fasce di reddito)
Per arrivare quindi al dunque del mio post, credo che la migliore cosa da fare sia quella che ho detto sopra riguardo l'assistenza e maggiori controlli sull'eluzione contributiva . Se occorre mettere una tax force .
Pero su questa mia ultima proposta non si e' fatto nulla e sembra che queste elusioni siano state tollerate da sempre perché a loro modo hanno dato un loro contributo occupazionale.
Se la mettiamo cosi' giustificando tutto questo, di che cosa allora dobbiamo parlare e chiedere se difficilmente potra' essere effettuato un cambiamento?
Se accettiamo queste loro logiche e' chiaro allora quanto ci viene proposto. E' la strada più facile e semplice. Non occorrono ne sociologhi ne economisti dalla testa grossa per arrivare a questo. Lo sapevamo anche noi.
un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Ritorniamo a parlare delle pensioni
la legge attuale vieta la residenza all estero per i pensionati con pensione sociale.
la nuova norma impone invece l' obbligo di risiedere all' estero e solo in alcuni paesi per i pensionati.
i motivi per cui i pensionati sociali sono obbligati a vivere all estero è legato all art 36 della costituzione italiana la giusta retribuzione
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inps compra casa all estero per i pensionati italiani con pensione sociale.
chi ha la pensione sociale può emigrare all esterno e chiedere all'INPS una casa all estero a titolo gratuito.
l ex ministro fornero sarà la presidente di una commissione incaricata di comprare case all estero
le case verranno comprate a Tenerife Varna Bulgaria viet name
filippine costa rica
un sindacalista pensionato che ha condotto la trattativa sindacale con l'INPS
ha dichiarato ' abbiamo sconfitto i cretini sociali neoliberisti '
risposta della ex ministro fornero : ' abbiamo esportato la nostra costituzione nel mondo,abbiamo fatto investimenti con una redditività
netta annuale superiore al 40 per cento '
la nuova norma impone invece l' obbligo di risiedere all' estero e solo in alcuni paesi per i pensionati.
i motivi per cui i pensionati sociali sono obbligati a vivere all estero è legato all art 36 della costituzione italiana la giusta retribuzione
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inps compra casa all estero per i pensionati italiani con pensione sociale.
chi ha la pensione sociale può emigrare all esterno e chiedere all'INPS una casa all estero a titolo gratuito.
l ex ministro fornero sarà la presidente di una commissione incaricata di comprare case all estero
le case verranno comprate a Tenerife Varna Bulgaria viet name
filippine costa rica
un sindacalista pensionato che ha condotto la trattativa sindacale con l'INPS
ha dichiarato ' abbiamo sconfitto i cretini sociali neoliberisti '
risposta della ex ministro fornero : ' abbiamo esportato la nostra costituzione nel mondo,abbiamo fatto investimenti con una redditività
netta annuale superiore al 40 per cento '
Chi c’è in linea
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