Portogallo, alla sinistra è vietato governare

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iospero
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Portogallo, alla sinistra è vietato governare

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Portogallo, alla sinistra è vietato governare
di Iside Gjergji | 24 ottobre 2015

Gli scandali che stanno attraversando le democrazie in Europa, di elezione in elezione, durante questi anni di crisi economica senza fine, stanno facendo emergere in superficie molte dinamiche politico-istituzionali che solitamente restano sotterranee, tra cui il galoppante processo di centralizzazione dei poteri e le crescenti tendenze autoritarie delle istituzioni.

Coloro che vogliono portare un esempio concreto di queste trasformazioni in atto, solitamente fanno riferimento al “caso greco” e al modo in cui le istituzioni europee, con la Bce e la Commissione in prima fila, hanno piegato il governo e le istituzioni elleniche, imponendo con aggressività i loro diktat economici e politici. Da qualche giorno, però, c’è un altro esempio da fare e riguarda un altro paese europeo: il Portogallo, che, come la Grecia, è stato sottoposto alla “terapia” di austerità della Troika per quattro lunghi anni. Contrariamente alla Grecia, però, il Portogallo, nel 2014, è uscito dal programma di assistenza finanziaria, restituendo il debito alle banche e alle istituzioni creditrici. A pagare, come è d’uso, sono state le masse di lavoratori e di pensionati che si sono visti tagliare in modo drastico stipendi e pensioni. Il governo socialdemocratico di Pedro Passos Coelho ha imposto, a colpi di leggi, estreme misure di austerità, talvolta anche più pesanti di quelle greche.



Le ultime elezioni parlamentari dell’ottobre 2015 hanno visto vincente il partito socialdemocratico, che è stato confermato il più grande partito del Paese, ma senza garantirgli la maggioranza in parlamento. Non erano in pochi a pensare inizialmente che il Partito socialista – che negli ultimi anni ha sempre avuto un ruolo ambiguo (tuonando di giorno contro le misure di austerità nel mentre di notte le votava in parlamento) – avrebbe offerto ai socialdemocratici il suo appoggio, magari in cambio di alcune concessioni. Invece, dopo lunghe trattative, ha dichiarato la settimana scorsa, il patto con il Bloco de Esquerda (Blocco di Sinistra) e il Partito comunista che, messi insieme, riescono a essere maggioranza in parlamento. Per aderire al patto, i socialisti hanno chiesto e ottenuto che le formazioni di sinistra rinunciassero alle richieste di uscita dall’Euro e dalla Nato.

A seguito dell’annuncio del patto tra i partiti di sinistra, il presidente della repubblica portoghese avrebbe dovuto conferire loro l’incarico di formare il governo, come prevede la costituzione. E invece c’è stato un colpo di scena: il presidente Anibal Cavaco Silva si è rifiutato di conferire l’incarico alla coalizione di sinistra. Queste le motivazioni addotte dal presidente: “In 40 anni di democrazia, nessun governo in Portogallo è mai dipeso dall’appoggio di forze politiche antieuropeiste, […] di forze politiche che chiedono di abrogare il Trattato di Lisbona, il Fiscal Compact, il Patto di crescita e di stabilità, lo smantellamento dell’unione monetaria e di portare il Portogallo fuori dall’Euro, oltre alla fuoriuscita dalla Nato. […] Dopo aver affrontato il programma di assistenza finanziaria, con pesanti sacrifici, è mio dovere, e rientra nei miei poteri costituzionali, fare tutto ciò che è possibile per prevenire l’invio di falsi segnali alle istituzioni finanziarie, agli investitori e ai mercati”.


Per questi motivi, il presidente Cavaco Silva ha chiesto, invece, al partito socialdemocratico di formare un governo di minoranza. I partiti di sinistra giurano ora che non voteranno mai la fiducia a un simile governo. In teoria, se ciò dovesse accadere, il presidente dovrebbe sciogliere il parlamento e indire nuove elezioni entro i primi sei mesi del prossimo anno. Ma chissà quali altri colpi di scena attendono il Portogallo. E poi, per quale motivo andare ad elezioni, visto che, in ogni caso, ormai è formalmente vietato per i partiti di sinistra governare il Paese?

Il mercato e le banche, del resto, non possono essere disturbati. Bisogna lasciarli lavorare.

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Dopo quanto abbiamo visto in Grecia e adesso vediamo in Portogallo , non dimentichi di quanto successo e sta succedendo in Italia, dobbiamo porci degli obiettivi a livello europeo perché diversamente non se ne viene fuori.
In questa situazione l'Italia è l'ago della bilancia il paese da cui dipende il destino dell'Europa , non vedo attualmente
una formazione DI SINISTRA in grado di pesare da sola affermandosi alle elezioni , ma nello stesso tempo potrebbe avere la possibilità di essere decisiva insieme al M5S.
I programmi delle due formazioni si differenziano solo in alcune parti , diventerebbe veramente interessante che le decisioni non dipendessero da Grillo -Casaleggio, ma dalla consultazione dei cittadini.
Mi spiego meglio, visto che il M5S è favorevole al Referendum senza quorum, questa sarebbe appunto una delle prime riforme costituzionali da fare , dopo su qls argomento fondamentale non ci sia condivisione si faccia il referendum e ci si adegui.
iospero
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Re: Portogallo, alla sinistra è vietato governare

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Elezioni Portogallo 2015: golpe eurocratico?
di Diego Fusaro | 27 ottobre 2015 - da il F.Q.

Nel silenzio generale, è accaduto qualcosa di estremamente grave in Portogallo. Non se ne è parlato a sufficienza, e c’era da aspettarselo. Il sistema mediatico punta i riflettori solo su ciò che riconferma l’ordine esistente, mai su ciò che ne svela le contraddizioni e i difetti.

Cos’è accaduto di preciso? In Portogallo vi è stata la grave decisione del presidente della repubblica Cavaco Silva di non affidare l’incarico di governo alla coalizione di sinistra che ha raggiunto la maggioranza, che rischierebbe con le sue “pretese populiste” di “destabilizzare i mercati”.

In pratica, il Presidente si è rifiutato di conferire l’incarico al leader della coalizione anti-euro Antonio Costa che ha regolarmente vinto le elezioni se unito in coalizione con il Bloco de Esquerda. Motivo? Si destabilizzerebbero i mercati. La coalizione anti-euro portoghese è per l’uscita dall’eurozona, ma anche per lo scioglimento della Nato: è, insomma, memore della lezione di Marx, a differenza dei partiti di sinistra italici al guinzaglio di Monsieur le Capital. È, diciamolo, una sinistra che non ha sostituito la lotta per il lavoro e i diritti sociali con le lotte per i diritti dell’individuo astratto à la Robinson Crusoe.

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Quanto sta avvenendo in Portogallo merita attenzione e, in un certo senso, deve destare preoccupazione per almeno tre ordini di motivi:

1) Finalmente si mostra il vero volto dell’Unione Europea, ossia dell’unificazione monetaria dell’Europa tramite la moneta unica e il potere finanziario; e il vero volto dell’Europa è oggi un volto fintamente democratico, essendo invece la sua essenza di tipo autoritario e contraria a ogni autentica vocazione democratica. Nell’Europa delle banche il potere è concentrato nella Bce e i popoli e gli Stati come soggetti non contano nulla.

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Se emergono il dissenso e la volontà di uscire dal sistema euro, ecco che l’autoritarismo si mostra apertamente, come nel caso del Portogallo: decide il mercato, non il popolo. Se le scelte del popolo contrastano con quelle del mercato, tanto peggio per il popolo!

Come ho sostenuto nel mio “Il futuro è nostro” (cap. VI), l’euro e l’Unione Europea sono il compimento, nel Vecchio continente, del “capitalismo assoluto”, affrancato anche dalla residua forza del politico e dello Stato sovrano nazionale con primato della politica sull’economia. Sorge, ovviamente, una domanda: dove sono, questa volta, le anime belle della democrazia italiana? Dove sono quelli che sempre si agitano in nome dei diritti e della democrazia?

2) Finalmente anche le sinistre europee stanno acquistando coscienza di cosa sia realmente l’Unione Europea e perché occorra abbandonarla il prima possibile per rifondare un’Europa dei popoli e della democrazia, che non sia soltanto l’Europa della moneta unica e della troika. Già Lenin, nel 1915, l’aveva intuito: al cospetto della parola d’ordine “Stati Uniti d’Europa”, Lenin si era opposto fermamente, sostenendo che un tale progetto sarebbe stato inequivocabilmente reazionario, perché Stati Uniti d’Europa avrebbe voluto semplicemente dire unificazione dei capitali europei e, dunque, sconfitta del socialismo. Ed è quel che da Maastricht a Lisbona si è realizzato!

La sinistra portoghese rivela di aver compreso che la lotta contro il capitale e per il lavoro deve oggi necessariamente determinarsi come lotta contro l’Europa dell’euro e delle banche, della finanza e dell’economia spoliticizzata. Il Portogallo ci insegna che la lotta contro l’Unione Europea dell’euro non è reazionaria, ma emancipativa.

3) È ormai chiaro come il sole – e la vicenda portoghese ce lo rivela, una volta di più – che nel quadro dell’attuale eurocrazia la sola realtà sovrana è il mercato: ad esso tutto dev’essere rimesso e sacrificato. Quando le scelte democratiche contrastino con le sacre leggi del mercato, sono le prime a dover essere sacrificate: è quel che è accaduto in Portogallo. Ed è la prova che, per un verso, libero mercato e democrazia non sono compatibili e che, per un altro verso, l’Unione Europea ha scelto il libero mercato, non la democrazia. Chi ancora difende l’Unione Europea, sia onesto e lo dica apertamente: sta difendendo il mercato contro la democrazia.
pancho
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Re: Portogallo, alla sinistra è vietato governare

Messaggio da pancho »

iospero ha scritto:Elezioni Portogallo 2015: golpe eurocratico?
di Diego Fusaro | 27 ottobre 2015 - da il F.Q.

Nel silenzio generale, è accaduto qualcosa di estremamente grave in Portogallo. Non se ne è parlato a sufficienza, e c’era da aspettarselo. Il sistema mediatico punta i riflettori solo su ciò che riconferma l’ordine esistente, mai su ciò che ne svela le contraddizioni e i difetti.

Cos’è accaduto di preciso? In Portogallo vi è stata la grave decisione del presidente della repubblica Cavaco Silva di non affidare l’incarico di governo alla coalizione di sinistra che ha raggiunto la maggioranza, che rischierebbe con le sue “pretese populiste” di “destabilizzare i mercati”.

In pratica, il Presidente si è rifiutato di conferire l’incarico al leader della coalizione anti-euro Antonio Costa che ha regolarmente vinto le elezioni se unito in coalizione con il Bloco de Esquerda. Motivo? Si destabilizzerebbero i mercati. La coalizione anti-euro portoghese è per l’uscita dall’eurozona, ma anche per lo scioglimento della Nato: è, insomma, memore della lezione di Marx, a differenza dei partiti di sinistra italici al guinzaglio di Monsieur le Capital. È, diciamolo, una sinistra che non ha sostituito la lotta per il lavoro e i diritti sociali con le lotte per i diritti dell’individuo astratto à la Robinson Crusoe.

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Quanto sta avvenendo in Portogallo merita attenzione e, in un certo senso, deve destare preoccupazione per almeno tre ordini di motivi:

1) Finalmente si mostra il vero volto dell’Unione Europea, ossia dell’unificazione monetaria dell’Europa tramite la moneta unica e il potere finanziario; e il vero volto dell’Europa è oggi un volto fintamente democratico, essendo invece la sua essenza di tipo autoritario e contraria a ogni autentica vocazione democratica. Nell’Europa delle banche il potere è concentrato nella Bce e i popoli e gli Stati come soggetti non contano nulla.

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Come ho sostenuto nel mio “Il futuro è nostro” (cap. VI), l’euro e l’Unione Europea sono il compimento, nel Vecchio continente, del “capitalismo assoluto”, affrancato anche dalla residua forza del politico e dello Stato sovrano nazionale con primato della politica sull’economia. Sorge, ovviamente, una domanda: dove sono, questa volta, le anime belle della democrazia italiana? Dove sono quelli che sempre si agitano in nome dei diritti e della democrazia?

2) Finalmente anche le sinistre europee stanno acquistando coscienza di cosa sia realmente l’Unione Europea e perché occorra abbandonarla il prima possibile per rifondare un’Europa dei popoli e della democrazia, che non sia soltanto l’Europa della moneta unica e della troika. Già Lenin, nel 1915, l’aveva intuito: al cospetto della parola d’ordine “Stati Uniti d’Europa”, Lenin si era opposto fermamente, sostenendo che un tale progetto sarebbe stato inequivocabilmente reazionario, perché Stati Uniti d’Europa avrebbe voluto semplicemente dire unificazione dei capitali europei e, dunque, sconfitta del socialismo. Ed è quel che da Maastricht a Lisbona si è realizzato!

La sinistra portoghese rivela di aver compreso che la lotta contro il capitale e per il lavoro deve oggi necessariamente determinarsi come lotta contro l’Europa dell’euro e delle banche, della finanza e dell’economia spoliticizzata. Il Portogallo ci insegna che la lotta contro l’Unione Europea dell’euro non è reazionaria, ma emancipativa.

3) È ormai chiaro come il sole – e la vicenda portoghese ce lo rivela, una volta di più – che nel quadro dell’attuale eurocrazia la sola realtà sovrana è il mercato: ad esso tutto dev’essere rimesso e sacrificato. Quando le scelte democratiche contrastino con le sacre leggi del mercato, sono le prime a dover essere sacrificate: è quel che è accaduto in Portogallo. Ed è la prova che, per un verso, libero mercato e democrazia non sono compatibili e che, per un altro verso, l’Unione Europea ha scelto il libero mercato, non la democrazia. Chi ancora difende l’Unione Europea, sia onesto e lo dica apertamente: sta difendendo il mercato contro la democrazia.
E' una vergogna che il "vero" popolo di sinistra non evidenzi questo fatto grave.

Ci si spacca in due sul problema della sicurezza e magari si perdono di vista questi fatti gravosi.

Ma esiste ancora il pensiero socialista o di sinistra, come altri lo intendono, o piuttosto e' scomparso definitivamente?

Siamo oramai allo sbando e di questo non si puo incolpare sempre la dirigenza politica per averci distaccato dai veri problemi sociali. Noi abbiamo un cervello da mettere in funzione che, purtroppo non lo usiamo più ed aspettiamo che siano ancora gli altri a dirci quale sia giusto e quale sia sbagliato.

Un popolo del genere e' giusto che si meriti tutto questo. Lamentarsi in continuazione non serve se non sei per primo tu a fare qualcosa.

un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
iospero
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Re: Portogallo, alla sinistra è vietato governare

Messaggio da iospero »

Portogallo, la sinistra fa cadere il governo. E ora?
di Iside Gjergji | 11 novembre 2015 - da il F.Q

E così, come aveva promesso, la coalizione di sinistra ha fatto cadere ieri il neonato governo portoghese, votando in Parlamento una mozione di sfiducia con 123 voti a favore. Il percorso che però ha davanti non sarà una passeggiata. Il primo ostacolo da superare sarà la riluttanza, di dubbia costituzionalità, del presidente Cavaco Silva a consentire la formazione di un governo di sinistra. Soltanto due settimane fa egli si è detto contrario all’ipotesi di un governo di sinistra, al cui interno ci siano forze che contrastano i trattati dell’Unione europea e che vogliono la fuoriuscita dall’euro e dalla Nato.
La coalizione di sinistra pensa di aggirare l’ostacolo con la proposta di un governo socialista, con Antonio Costa come primo ministro, e con l’appoggio esterno del Bloco de Esquerda e del partito comunista. In questo modo, la soluzione, almeno apparentemente, sembrerebbe a portata di mano per tutti: al presidente verrebbe data la possibilità di non perdere la faccia, dando ai soli socialisti l’incarico di formare il governo, poiché i partiti “estremisti” resterebbero ufficialmente fuori; i mercati, la Bce e Bruxelles possono fare sonni tranquilli, perché il partito di Costa ha già dato prova di fedeltà ai dogmi dell’austerità, dell’euro e della Nato, sia con i voti del passato sia con le dichiarazioni degli ultimi giorni; il Bloco de Esquerda e il partito comunista si sentirebbero con ‘le mani libere’, potendo contemporaneamente sia appoggiare il governo sia criticarlo.
In realtà, la situazione è decisamente più complicata e l’ipotesi di nuove elezioni non è affatto scongiurata. Il blocco sociale e politico che si riconosce nel centrodestra non sembra intenzionato a rassegnarsi alla sconfitta in Parlamento, e la reazione convulsa del presidente della Repubblica, che esclude a priori la possibilità di un governo delle sinistre, a prescindere dal risultato elettorale o dal voto parlamentare, ne è la prova lampante.

I socialisti, dal loro canto, smaniosi di tornare al governo dopo gli ultimi anni di “esilio”, non si stanno curando troppo della solidità dell’alleanza con i partiti che dovrebbero appoggiare dall’esterno il loro governo. Basta osservare come la mozione di sfiducia di ieri, che secondo i partiti che l’hanno votata esprimeva una “posizione congiunta”, fosse composta da tre documenti diversi, non proprio coincidenti, per intuire che si stanno facendo i conti senza l’oste. Secondo voci di corridoio, l’unico accordo a cui sarebbero giunti finora le sinistre sarebbe l’idea di accordarsi per il futuro (attraverso incontri periodici): un meta-accordo, insomma.

Poi ci sono le sinistre, Bloco de Esquerda e partito comunista, assai diverse tra di loro, che, immemori dell’esperienza greca, si pensano furbe e capaci di giocare su più tavoli, senza mai perdere. Nella migliore delle ipotesi, pensano o sperano ingenuamente che, in qualche modo, con la pazienza, il voto o il buon senso, riusciranno a condizionare o a far ragionare sia il governo socialista di Antonio Costa che i grandi capi di Bruxelles, spingendoli, tutti insieme, ad allentare la presa sull’austerità e sul rigore di bilancio. Un po’ come quando Varoufakis si presentava ai consessi con i rappresentanti del capitale e pensava di poterli inchiodare con la teoria dei giochi, con gli argomenti democratici o, ancora peggio, con il buon senso. Oltre a ciò, le sinistre portoghesi si illudono ora a pensare che la non formale partecipazione al governo li liberi in qualche modo dalle responsabilità politiche e sociali che ne conseguono e, di conseguenza, di riuscire a non bruciare il consenso guadagnato nelle recenti elezioni.
Quel che accadrà lo scopriremo a breve. Nel frattempo, di elezione in elezione, il numero dei disoccupati di lunga durata torna ad aumentare, dopo il picco del 2014, arrivando al 47,7% (circa 618 mila persone), lo stipendio minimo continua ad essere di 505 euro al mese, e il Portogallo è tornato a essere la nazione europea con il maggior numero di emigrati in rapporto alla popolazione (si parla di numeri che superano l’emigrazione degli anni Settanta del secolo scorso).
camillobenso
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Iscritto il: 06/04/2012, 20:00

Re: Portogallo, alla sinistra è vietato governare

Messaggio da camillobenso »

Il punto di vista di Giulietto Chiesa, usando i debiti filtri.


Giulietto Chiesa: La Troika di nuovo all'attacco della democrazia


Il braccio di ferro fra democrazia e dittatura europea rivela la profondità della crisi. Portogallo: governo al perdente per 'non mandare segnali sbagliati alla finanza'


http://megachip.globalist.it/
aaaa42
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Iscritto il: 08/03/2012, 23:18

Re: Portogallo, alla sinistra è vietato governare

Messaggio da aaaa42 »

questo intervento e molto interessante il socialismo e un movimento di riforme di struttura ma e anche un movimento di balordi come il blarismo.
quale socialismo in Portogallo ?
_----_-----------

http://www.sinistrainrete.info/index.ph ... Itemid=127
iospero
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Re: Portogallo, alla sinistra è vietato governare

Messaggio da iospero »

aaaa42 ha scritto:questo intervento e molto interessante il socialismo e un movimento di riforme di struttura ma e anche un movimento di balordi come il blarismo.
quale socialismo in Portogallo ?
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http://www.sinistrainrete.info/index.ph ... Itemid=127
Come scritto più volte esiste in questa Europa un problema , è in ballo il concetto stesso di democrazia.
E' possibile o non è possibile che negli stati di questa Europa ci possa essere una alternanza di governo della destra o della sinistra liberamente votati ? a questa domanda dovrebbero dare una risposta tutti i partiti ,
diversamente le stesse libere elezioni sarebbero una colossale presa in giro.
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