La Terza Guerra Mondiale
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Re: La Terza Guerra Mondiale
I GIORNI DEL KAOS
I segni che lasciano il segno
Per ricordarci come è nata la guerra in Europa.
Mentana apre il TG7 mostrando solo la copertina dell'ultimo video prodotto dall'Isis, in cui compaiono la Torre di Londra, la Torre Eiffel e il Colosseo.
Ma noi siamo in una botte di ferro con i 4 moschettieri: La Qualunque, Alfano, Pinotti, Gentilò.
I segni che lasciano il segno
Per ricordarci come è nata la guerra in Europa.
Mentana apre il TG7 mostrando solo la copertina dell'ultimo video prodotto dall'Isis, in cui compaiono la Torre di Londra, la Torre Eiffel e il Colosseo.
Ma noi siamo in una botte di ferro con i 4 moschettieri: La Qualunque, Alfano, Pinotti, Gentilò.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
I GIORNI DEL KAOS
Effetti collaterali
Attentati Parigi, Germania-Olanda annullata. Evacuato stadio di Hannover: “Teste di cuoio nell’impianto” – DIRETTA ORA PER
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11 ... a/2228779/
PS. La Merkel è sparita dalla scena europea??????????
Effetti collaterali
Attentati Parigi, Germania-Olanda annullata. Evacuato stadio di Hannover: “Teste di cuoio nell’impianto” – DIRETTA ORA PER
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11 ... a/2228779/
PS. La Merkel è sparita dalla scena europea??????????
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I GIORNI DEL KAOS
Effetti collaterali
Finché c'è guerra c'è speranza
- See more at: http://www.report.rai.it/dl/Report/punt ... nYMip.dpuf
^^^^
Speciale Piazzapulita - Stato islamico: nascita di un format
http://www.la7.it/piazzapulita/rivedila ... 015-160002
Effetti collaterali
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Re: La Terza Guerra Mondiale
I GIORNI DEL KAOS
I segni che lasciano il segno
Per ricordarci come è nata la guerra in Europa.
L’Italia vende caccia al Kuwait. Da lì milioni di dollari al Califfo
di Stefano Pasta 17 Novembre 2015
«Li stiamo armando noi». Il Fatto Quotidiano, 17 novembre 2015 (m.p.r.)
«Il Kuwait è l’epicentro del finanziamento dei gruppi terroristi in Siria», mentre il Qatar ne costituisce il retroterra grazie a “un habitat permissivo che consente ai terroristi di alimentarsi ”.
Lo sostiene David Cohen, sottosegretario americano per il terrorismo e l’intelligence finanziaria, citando un rapporto del Dipartimento di Stato del 2013.
Dai due Paesi e dall’Arabia Saudita, per il Washington Institute for Near Policy, l’Isis ha ricevuto oltre 40 milioni di dollari negli ultimi due anni. Al terrorismo islamista non mancano benefattori nel Golfo.
E l'Italia che fa? Firma commesse, esporta armi, intasca petrodollari.
Quando l’11 settembre Matteo Renzi ha siglato un memorandum d’intesa con il primo ministro kuwaitiano, Finmeccanica ha registrato un +5,4% in Borsa.
Spianava la strada all’acquisto per 8 miliardi di euro di 28 caccia Eurofighter di un consorzio europeo in cui l’azienda guidata da Mauro Moretti pesa quasi la metà. La firma definitiva è questione di settimane, la Difesa ci lavora dal 2012 e la ministra Roberta Pinotti si è recata più di una volta in Kuwait. Sarà la più grande commessa mai ottenuta da Finmeccanica.
Il committente è il governo del Paese che il il Dipartimento di Stato Usa indica come base dei “finanziamenti a gruppi estremisti in Siria”. Del resto, dal 2012 al 2014 il made in Italy ha esportato armi al Kuwait per 17 milioni di euro.
Al Qatar 146 milioni. Come prevede la legge, tutto approvato dal governo. Proprio il Qatar è stato indicato come il principale finanziatore del Califfato da George Smiley, nome di copertura di un trafficante d’armi italiano intervistato domenica da Report.
Ha detto da Londra: “È stato armato in funzione anti Iran, ma poi ci è scappato di mano.
Nel nostro ambiente si sa perfettamente che l’Isis è una creatura dell’Occidente.
Anche l’Italia a sua insaputa ha armato l’Isis, armando la Siria di Assad e addestrando le sue milizie che poi sono passate all’Isis”.
Poi fa il nome di Omaar Jama, nipote dell’ex dittatore del Puntland in Somalia, accusato di essere il tramite tra “insospettabili che vivono a Roma” e i terroristi di Al Shabaab, affiliati ad Al Qaida in Africa.
Questo ex studente di Giurisprudenza a Firenze è indagato per reclutamento clandestino di contractor e traffico d’armi dalla Dda di Napoli. Nel 2007, invece, ha lavorato come consulente della Spm, riconducibile a Stefano Perotti, accusato di aver pagato benefit all’ex top manager del Ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza in cambio di appalti
. È la vicenda che ha portato alle dimissioni del ministro Maurizio Lupi.
Nella ricostruzione di Report spuntano un campo di addestramento nel Principato di Seborga, paesino autoproclamatosi indipendente in provincia di Imperia, i palazzi di Finmeccanica e Giorgio Carpi, indagato per traffico d’armi con i Casalesi e fondatore della Legione Brenno, una struttura militare segreta nata nel 1993 per operare in Croazia.
È ben più che un’ipotesi che l’Isis sia stato armato e finanziato dalle monarchie del Golfo e si sia rafforzato con la complicità della Turchia. “L’Unodc (l’agenzia Onu che si occupa di criminalità e droga, ndr) – spiega Giorgio Beretta dell’Opal (Osservatorio permanente sulle armi leggere) – stima che il 90% dei traffici illegali di armi proviene dal commercio legale. Frutto della triangolazione o dell’aver armato gruppi che poi cambiano alleanze”. Dal 2005 al 2012 i vari governi italiani hanno confermato commesse per 375,5 milioni di euro in Libia (ora a chi sono in mano?).
In Arabia Saudita, dove Renzi è appena stato in visita, esportiamo bombe che per le associazioni pacifiste vengono sganciate contro gli sciiti in Yemen.
L’ultimo carico è partito da Cagliari il 29 ottobre.
Per l’autorevole Sipri (Stockholm International Peace Research Institute), l’Italia è stata la principale esportatrice europea di armi in Siria dell’ultimo decennio, 131 milioni di euro.
Abbiamo rifornito sia Assad, sia l’opposizione.
Dal 2011 le consegne sono sospese, ma aumentano quelle verso i Paesi confinanti. La Turchia per esempio: da meno di 30 milioni di euro nel 2009 a oltre 85 nel 2014.
Difficile pensare che a Istanbul siano diventati tutti collezionisti di armi o che il tiro al piattello sia diventato lo sport più diffuso.
http://www.eddyburg.it/2015/11/litalia- ... da-li.html
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L’Italia vende caccia al Kuwait. Da lì milioni di dollari al Califfo
di Stefano Pasta 17 Novembre 2015
«Li stiamo armando noi». Il Fatto Quotidiano, 17 novembre 2015 (m.p.r.)
«Il Kuwait è l’epicentro del finanziamento dei gruppi terroristi in Siria», mentre il Qatar ne costituisce il retroterra grazie a “un habitat permissivo che consente ai terroristi di alimentarsi ”.
Lo sostiene David Cohen, sottosegretario americano per il terrorismo e l’intelligence finanziaria, citando un rapporto del Dipartimento di Stato del 2013.
Dai due Paesi e dall’Arabia Saudita, per il Washington Institute for Near Policy, l’Isis ha ricevuto oltre 40 milioni di dollari negli ultimi due anni. Al terrorismo islamista non mancano benefattori nel Golfo.
E l'Italia che fa? Firma commesse, esporta armi, intasca petrodollari.
Quando l’11 settembre Matteo Renzi ha siglato un memorandum d’intesa con il primo ministro kuwaitiano, Finmeccanica ha registrato un +5,4% in Borsa.
Spianava la strada all’acquisto per 8 miliardi di euro di 28 caccia Eurofighter di un consorzio europeo in cui l’azienda guidata da Mauro Moretti pesa quasi la metà. La firma definitiva è questione di settimane, la Difesa ci lavora dal 2012 e la ministra Roberta Pinotti si è recata più di una volta in Kuwait. Sarà la più grande commessa mai ottenuta da Finmeccanica.
Il committente è il governo del Paese che il il Dipartimento di Stato Usa indica come base dei “finanziamenti a gruppi estremisti in Siria”. Del resto, dal 2012 al 2014 il made in Italy ha esportato armi al Kuwait per 17 milioni di euro.
Al Qatar 146 milioni. Come prevede la legge, tutto approvato dal governo. Proprio il Qatar è stato indicato come il principale finanziatore del Califfato da George Smiley, nome di copertura di un trafficante d’armi italiano intervistato domenica da Report.
Ha detto da Londra: “È stato armato in funzione anti Iran, ma poi ci è scappato di mano.
Nel nostro ambiente si sa perfettamente che l’Isis è una creatura dell’Occidente.
Anche l’Italia a sua insaputa ha armato l’Isis, armando la Siria di Assad e addestrando le sue milizie che poi sono passate all’Isis”.
Poi fa il nome di Omaar Jama, nipote dell’ex dittatore del Puntland in Somalia, accusato di essere il tramite tra “insospettabili che vivono a Roma” e i terroristi di Al Shabaab, affiliati ad Al Qaida in Africa.
Questo ex studente di Giurisprudenza a Firenze è indagato per reclutamento clandestino di contractor e traffico d’armi dalla Dda di Napoli. Nel 2007, invece, ha lavorato come consulente della Spm, riconducibile a Stefano Perotti, accusato di aver pagato benefit all’ex top manager del Ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza in cambio di appalti
. È la vicenda che ha portato alle dimissioni del ministro Maurizio Lupi.
Nella ricostruzione di Report spuntano un campo di addestramento nel Principato di Seborga, paesino autoproclamatosi indipendente in provincia di Imperia, i palazzi di Finmeccanica e Giorgio Carpi, indagato per traffico d’armi con i Casalesi e fondatore della Legione Brenno, una struttura militare segreta nata nel 1993 per operare in Croazia.
È ben più che un’ipotesi che l’Isis sia stato armato e finanziato dalle monarchie del Golfo e si sia rafforzato con la complicità della Turchia. “L’Unodc (l’agenzia Onu che si occupa di criminalità e droga, ndr) – spiega Giorgio Beretta dell’Opal (Osservatorio permanente sulle armi leggere) – stima che il 90% dei traffici illegali di armi proviene dal commercio legale. Frutto della triangolazione o dell’aver armato gruppi che poi cambiano alleanze”. Dal 2005 al 2012 i vari governi italiani hanno confermato commesse per 375,5 milioni di euro in Libia (ora a chi sono in mano?).
In Arabia Saudita, dove Renzi è appena stato in visita, esportiamo bombe che per le associazioni pacifiste vengono sganciate contro gli sciiti in Yemen.
L’ultimo carico è partito da Cagliari il 29 ottobre.
Per l’autorevole Sipri (Stockholm International Peace Research Institute), l’Italia è stata la principale esportatrice europea di armi in Siria dell’ultimo decennio, 131 milioni di euro.
Abbiamo rifornito sia Assad, sia l’opposizione.
Dal 2011 le consegne sono sospese, ma aumentano quelle verso i Paesi confinanti. La Turchia per esempio: da meno di 30 milioni di euro nel 2009 a oltre 85 nel 2014.
Difficile pensare che a Istanbul siano diventati tutti collezionisti di armi o che il tiro al piattello sia diventato lo sport più diffuso.
http://www.eddyburg.it/2015/11/litalia- ... da-li.html
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Re: La Terza Guerra Mondiale
I GIORNI DEL KAOS
I segni che lasciano il segno
Per ricordarci come è nata la guerra in Europa.
INCUBO ATTENTATI, STADI SVUOTATI DAL TERRORE
Allarme bomba, paura a Hannover|Foto
Cancellata Germania-Olanda|Live blog
I servizi segreti lanciano l’allerta, notte di panico in Germania: allarmi a ripetizione. Polizia: rischio concreto. Allo stadio era attesa la Merkel. Nazionali scortate in luogo segreto, evacuati treni, stazione e sala concerti. Pacchi sospetti, ma nessun ordigno trovato.
A Bruxelles salta Belgio-Spagna
http://www.corriere.it/sport/15_novembr ... c7f9.shtml
I segni che lasciano il segno
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Allarme bomba, paura a Hannover|Foto
Cancellata Germania-Olanda|Live blog
I servizi segreti lanciano l’allerta, notte di panico in Germania: allarmi a ripetizione. Polizia: rischio concreto. Allo stadio era attesa la Merkel. Nazionali scortate in luogo segreto, evacuati treni, stazione e sala concerti. Pacchi sospetti, ma nessun ordigno trovato.
A Bruxelles salta Belgio-Spagna
http://www.corriere.it/sport/15_novembr ... c7f9.shtml
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Re: La Terza Guerra Mondiale
I GIORNI DEL KAOS
I segni che lasciano il segno
Per ricordarci come è nata la guerra in Europa.
La Stampa 17.11.15
La verità scomoda di Putin: “All’Isis soldi da Paesi del G20”
Il leader russo mette in imbarazzo sauditi, Qatar, Emirati e Turchia. Finanziamenti “privati” e complicità nel traffico illegale di petrolio
di Maurizio Molinari
qui
http://www.lastampa.it/2015/11/17/ester ... agina.html
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La Stampa 17.11.15
La verità scomoda di Putin: “All’Isis soldi da Paesi del G20”
Il leader russo mette in imbarazzo sauditi, Qatar, Emirati e Turchia. Finanziamenti “privati” e complicità nel traffico illegale di petrolio
di Maurizio Molinari
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http://www.lastampa.it/2015/11/17/ester ... agina.html
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Re: La Terza Guerra Mondiale
I GIORNI DEL KAOS
I segni che lasciano il segno
Per ricordarci come è nata la guerra in Europa.
Il rapporto
Strage di Parigi, Europa nel terrore. L'Europol: un esercito di giovani pronto al martirio
Tra i 3000 e i 5000 foreign fighter partiti per Siria e Iraq. Alcuni sono morti da kamikaze, altri sono tornati, invisibili agli inquirenti. E fanno paura all'intelligence della Ue. Che l'anno scorso aveva smantellato una cellula fondamentalista che preparava attacchi suicidi in Francia. Una prova generale di quanto accaduto il 13 novembre
di Giovanni Tizian
17 novembre 2015
http://espresso.repubblica.it/attualita ... =HEF_RULLO
I segni che lasciano il segno
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Il rapporto
Strage di Parigi, Europa nel terrore. L'Europol: un esercito di giovani pronto al martirio
Tra i 3000 e i 5000 foreign fighter partiti per Siria e Iraq. Alcuni sono morti da kamikaze, altri sono tornati, invisibili agli inquirenti. E fanno paura all'intelligence della Ue. Che l'anno scorso aveva smantellato una cellula fondamentalista che preparava attacchi suicidi in Francia. Una prova generale di quanto accaduto il 13 novembre
di Giovanni Tizian
17 novembre 2015
http://espresso.repubblica.it/attualita ... =HEF_RULLO
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Re: La Terza Guerra Mondiale
I nodi di 70 anni di pessima geopolitica e strategia militare da parte dell'Occidente vengono alfine al pettine. Certamente un paese che non produce armi se nessuno gliele vende non può attaccare nessun altro (a meno che voglia usare bastoni e pietre), ma "pecunia non olet" così da decenni chi produce armi (e noi siamo fra quelli) vende senza problemi armi a tutti pensando solo al profitto a breve termine e non alle implicazioni geopolitiche-strategiche-economiche a lungo termine che tali vendite comportano.
Viviamo in un mondo che continua a mangiare uova oggi senza pensare alle galline di domani, tutte le aziende pensano solo alla prossima trimestrale che elargirà dividendi agli azionisti e ricchi premi ai manager-squali e non a uno sviluppo sostenibile di quell'azienda nel tempo per garantire valore all'impresa e creare una ricchezza diffusa. Il politico pensa solo ai sondaggi per la prossima tornata elettorale e non a concepire una politica di largo respiro per la crescita duratura e sostenibile del proprio paese e a migliorare le condizioni di vita dei suoi cittadini.
Ci avvitiamo sempre più in un mondo super oligarchico dove pochissimi super ricchi avranno sempre più e le masse sempre più povere e schiavizzate serviranno solo come mezzo di arricchimento ulteriore per i "potenti", e combatteranno fra di loro per permettere ai loro padroni di lottare per il potere assoluto.
Ci salveremo solo quando il 99% della popolazione smetterà di lottare in modo fratricida e costringerà probabilmente solo con la forza quell'1% a distribuire la ricchezza del pianeta fra tutti e togliendo loro il "potere".
Viviamo in un mondo che continua a mangiare uova oggi senza pensare alle galline di domani, tutte le aziende pensano solo alla prossima trimestrale che elargirà dividendi agli azionisti e ricchi premi ai manager-squali e non a uno sviluppo sostenibile di quell'azienda nel tempo per garantire valore all'impresa e creare una ricchezza diffusa. Il politico pensa solo ai sondaggi per la prossima tornata elettorale e non a concepire una politica di largo respiro per la crescita duratura e sostenibile del proprio paese e a migliorare le condizioni di vita dei suoi cittadini.
Ci avvitiamo sempre più in un mondo super oligarchico dove pochissimi super ricchi avranno sempre più e le masse sempre più povere e schiavizzate serviranno solo come mezzo di arricchimento ulteriore per i "potenti", e combatteranno fra di loro per permettere ai loro padroni di lottare per il potere assoluto.
Ci salveremo solo quando il 99% della popolazione smetterà di lottare in modo fratricida e costringerà probabilmente solo con la forza quell'1% a distribuire la ricchezza del pianeta fra tutti e togliendo loro il "potere".
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Anonymous annuncia: "Abbiamo oscurato 5.500 account Twitter dell'Is"
Anonymous annuncia: "Abbiamo oscurato 5.500 account Twitter dell'Is"
Dopo gli attacchi a Parigi, ieri c'era stata la "dichiarazione di guerra" allo Stato islamico da parte degli hacktivisti
ROMA - Anonymous ha colpito. Dopo gli attacchi terroristici di Parigi, aveva rilanciato la sua battaglia informatica allo Stato Islamico, una sorta di "guerra totale" sulla rete. Oggi ha fatto sapere di aver violato e oscurato 5.500 account dell'Is su Twitter nell'ambito delle operazioni #opISIS and #opPARIS. Ne dà notizia sui social network la stessa organizzazione, aggiungendo di aver consegnato i dati personali di alcuni sostenitori dell'Is all'Esercito libero siriano.
Anonymous dichiara guerra all'Is: "Vi daremo la caccia"
Anonymous, comunità virtuale di hacker, ha già colpito in passato lo Stato Islamico e le sue diramazioni informatiche: ma, dopo le stragi a Parigi di tre giorni fa, ha adesso deciso di passare a una vera e propria "guerra" contro gli uomini del califfato che li hanno rivendicati. Nei giorni scorsi, in un video postato su YouTube ha definito gli jihadisti come "parassiti", avvertendo che d'ora in poi il gruppo darà loro la caccia senza tregua.
#OpParis, Anonymous: "Siamo sulle tracce dei terroristi e non ci fermeremo"
"Quegli attentati non possono restare impuniti", sottolineava in lingua francese l'autore, indossando la caratteristica maschera con le fattezze di Guy Fawkes, il cospiratore inglese del XVII secolo divenuto simbolo universale di ribellione. "Contro di voi lanceremo la nostra più vasta operazione di sempre. Aspettatevi molti cyber-attacchi. Vi abbiamo dichiarato guerra. State pronti", ha incalzato. "Noi non perdoneremo, e non dimenticheremo". In pochissimo tempo il messaggio ha superato 1,1 milioni di visualizzazioni. Anonymous afferma di aver identificato e denunciato sui social network più di 39.000 profili di seguaci dell'Isis, oltre 25.000 dei quali sospesi.
da repubblica .it
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Dopo quanto abbiamo visto in rete credo che questa sia una delle più idonee forme di reclutamento
dell'Isis, e Anonymous è la miglior risposta , più efficace dei bombardamenti.
Poi chiaramente l' Intelligence e il blocco della vendita delle armi da parte di tutti e verso tutti dovrebbe essere la risposta globale contro il terrorismo e la malavita in genere
Anonymous annuncia: "Abbiamo oscurato 5.500 account Twitter dell'Is"
Dopo gli attacchi a Parigi, ieri c'era stata la "dichiarazione di guerra" allo Stato islamico da parte degli hacktivisti
ROMA - Anonymous ha colpito. Dopo gli attacchi terroristici di Parigi, aveva rilanciato la sua battaglia informatica allo Stato Islamico, una sorta di "guerra totale" sulla rete. Oggi ha fatto sapere di aver violato e oscurato 5.500 account dell'Is su Twitter nell'ambito delle operazioni #opISIS and #opPARIS. Ne dà notizia sui social network la stessa organizzazione, aggiungendo di aver consegnato i dati personali di alcuni sostenitori dell'Is all'Esercito libero siriano.
Anonymous dichiara guerra all'Is: "Vi daremo la caccia"
Anonymous, comunità virtuale di hacker, ha già colpito in passato lo Stato Islamico e le sue diramazioni informatiche: ma, dopo le stragi a Parigi di tre giorni fa, ha adesso deciso di passare a una vera e propria "guerra" contro gli uomini del califfato che li hanno rivendicati. Nei giorni scorsi, in un video postato su YouTube ha definito gli jihadisti come "parassiti", avvertendo che d'ora in poi il gruppo darà loro la caccia senza tregua.
#OpParis, Anonymous: "Siamo sulle tracce dei terroristi e non ci fermeremo"
"Quegli attentati non possono restare impuniti", sottolineava in lingua francese l'autore, indossando la caratteristica maschera con le fattezze di Guy Fawkes, il cospiratore inglese del XVII secolo divenuto simbolo universale di ribellione. "Contro di voi lanceremo la nostra più vasta operazione di sempre. Aspettatevi molti cyber-attacchi. Vi abbiamo dichiarato guerra. State pronti", ha incalzato. "Noi non perdoneremo, e non dimenticheremo". In pochissimo tempo il messaggio ha superato 1,1 milioni di visualizzazioni. Anonymous afferma di aver identificato e denunciato sui social network più di 39.000 profili di seguaci dell'Isis, oltre 25.000 dei quali sospesi.
da repubblica .it
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Dopo quanto abbiamo visto in rete credo che questa sia una delle più idonee forme di reclutamento
dell'Isis, e Anonymous è la miglior risposta , più efficace dei bombardamenti.
Poi chiaramente l' Intelligence e il blocco della vendita delle armi da parte di tutti e verso tutti dovrebbe essere la risposta globale contro il terrorismo e la malavita in genere
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Attentati Parigi: l’Isis vince facile sull’ispettore ‘Hollande’ Clouseau
di Antonio Padellaro | 17 novembre 2015
Giuliano Ferrara ha molti difetti ma senza dubbio sa scrivere e sa leggere l’ora. E se nel puntuale resoconto scritto per il Foglio ci racconta che alle 19 e 50 del venerdi della carneficina di Parigi, sulla linea 47, allo Chatelet “un altoparlante annuncia che per ragioni di polizia, il bus devia e praticamente ritorna indietro”, e lui scende e si avvia a piedi, ci sta dicendo qualcosa che non conoscevamo.
Che se il botto grosso, secondo le cronache, comincia a partire dalle 21 e “la mobilitazione sinistra della polizia, la deviazione dei bus, il blocco di Boulevard Sébastopol, cominciano un’ora prima, forse sapevano qualcosa, i servizi avevano intuito il fattaccio imminente, ma non sono riusciti nella impossibile dissuasione dei jihadisti kamikaze”. Perché diavolo impossibile? Perché nelle ore successive, otto o nove uomini in nero riusciranno a impadronirsi di mezza città, sparando a piacimento e senza apparente resistenza, se chi doveva e poteva sgominarli era già in allarme?
E perché davanti al teatro Bataclan, da tempo nel mirino degli islamici per la sua spiccata connotazione ebraica (a cominciare dai proprietari), c’erano solo un paio di agenti, immediatamente abbattuti come sagome di cartone in un tiro a segno? Potremmo continuare a lungo perché non c’è luogo della mattanza dove i killer del Califfato abbiano subìto perdite in scontri a fuoco che da quanto si è potuto capire da alcuni video la Police ha affrontato con tattiche più che altro difensive. Se si eccettua l’irruzione dei corpi speciali al Bataclan quando ormai però la macelleria era quasi terminata.
E ancora: se il governo francese ha ammesso di sapere “che si stavano preparando attentati non solo in Francia ma in tutta Europa”, sarebbe interessante capire se la presenza rilassata e soddisfatta del presidente Francoise Hollande allo Stade de France (prima che un addetto gli soffiasse all’orecchio una parolina) rispondeva forse a una sottile tattica per disorientare i kamikaze? Oppure ci troviamo di fronte alla più colossale catastrofe della sicurezza nella storia “de la republique”, che fa impallidire persino l’annunciatissima strage di Charlie Hebdo, il giornale più minacciato dell’universo, piantonato in solitudine da quel povero gendarme liquidato con una pallottola in fronte, come una pratica superflua.
Per favore, che non ci vengano a raccontare la cazzata suprema della “normalità” come segno della superiorità della “nostra” civiltà rispetto alla “loro barbarie”, perché alla messa cantata del “non dobbiamo farci condizionare dal nemico che vuole cambiare il nostro stile di vita”, possono partecipare tutti, e ci mancherebbe altro, tranne coloro che sono pagati (e spesso strapagati) per garantire la sicurezza pubblica, che non possono farsi vivi solo a babbo morto. Apprendere che nella scorsa notte sono stati fatti oltre 150 blitz in diverse città francesi, con 23 arresti e ritrovamento di depositi d’armi, ci riempie di giubilo anche se un interrogativo sorge spontaneo: perché non ci hanno pensato prima? E, per carità di patria (siamo tutti francesi) non infieriremo sulla notizia apparsa su tutti i siti e che così recita: “Dopo un assedio durato parecchie ore la polizia NON ha catturato Salah Abdeslam, membro del commando del Bataclan”. Complimenti.
Ora, è sperabile, che la sicurezza italiana funzioni meglio, e conoscendo la sagacia e la competenza dei nostri 007 non abbiamo dubbi in proposito. Abbiamo provato sommessamente a dire che forse, in questo clima, con un rinvio di qualche mese del Giubileo, il nostro antiterrorismo potrebbe strutturarsi meglio sul territorio. Ci viene ripetuto il mantra sul nostro stile di vita, e bla bla bla.
Poi leggiamo sul Giornale l’allarme dei poliziotti: “Auto guaste, armi vecchie e niente fondi. Non siamo Rambo, ci mancano i mezzi. Ci hanno tolto pure i giubbotti antiproiettile”. Esagerazioni dei sindacati di polizia? Speriamo. Più allarmante quanto dichiara a Repubblica, il procuratore Antiterrorismo Franco Roberti: “Il pericolo è oggettivo e certamente il Giubileo rappresenta un aumento del rischio anche se sarebbe sbagliato rinunciarvi”. E poi: “Dobbiamo essere pronti a cedere una parte delle nostre libertà”. E no, questo si chiama mettere le mani avanti poiché, gentile procuratore, prima di “cedere libertà” vorremmo sapere come e perché le libertà che abbiamo impediscono un’efficace azione di prevenzione e repressione del terrorismo. Invece delle solite litanie del ministro Alfano sullo Stato che la vincerà, gradiremmo che il premier Renzi desse contenuto concreto a frasi come: “Il momento è delicato” (caspiterina), per cui “bisogna agire con determinazione, saggezza, buon senso”. Ottimo. Ci dica con quanti uomini e quali mezzi. E se recarsi a San Pietro per celebrare l’Anno Santo sarà oppure no una scommessa col destino.
il Fatto Quotidiano, 17 novembre 2015
di Antonio Padellaro | 17 novembre 2015
Giuliano Ferrara ha molti difetti ma senza dubbio sa scrivere e sa leggere l’ora. E se nel puntuale resoconto scritto per il Foglio ci racconta che alle 19 e 50 del venerdi della carneficina di Parigi, sulla linea 47, allo Chatelet “un altoparlante annuncia che per ragioni di polizia, il bus devia e praticamente ritorna indietro”, e lui scende e si avvia a piedi, ci sta dicendo qualcosa che non conoscevamo.
Che se il botto grosso, secondo le cronache, comincia a partire dalle 21 e “la mobilitazione sinistra della polizia, la deviazione dei bus, il blocco di Boulevard Sébastopol, cominciano un’ora prima, forse sapevano qualcosa, i servizi avevano intuito il fattaccio imminente, ma non sono riusciti nella impossibile dissuasione dei jihadisti kamikaze”. Perché diavolo impossibile? Perché nelle ore successive, otto o nove uomini in nero riusciranno a impadronirsi di mezza città, sparando a piacimento e senza apparente resistenza, se chi doveva e poteva sgominarli era già in allarme?
E perché davanti al teatro Bataclan, da tempo nel mirino degli islamici per la sua spiccata connotazione ebraica (a cominciare dai proprietari), c’erano solo un paio di agenti, immediatamente abbattuti come sagome di cartone in un tiro a segno? Potremmo continuare a lungo perché non c’è luogo della mattanza dove i killer del Califfato abbiano subìto perdite in scontri a fuoco che da quanto si è potuto capire da alcuni video la Police ha affrontato con tattiche più che altro difensive. Se si eccettua l’irruzione dei corpi speciali al Bataclan quando ormai però la macelleria era quasi terminata.
E ancora: se il governo francese ha ammesso di sapere “che si stavano preparando attentati non solo in Francia ma in tutta Europa”, sarebbe interessante capire se la presenza rilassata e soddisfatta del presidente Francoise Hollande allo Stade de France (prima che un addetto gli soffiasse all’orecchio una parolina) rispondeva forse a una sottile tattica per disorientare i kamikaze? Oppure ci troviamo di fronte alla più colossale catastrofe della sicurezza nella storia “de la republique”, che fa impallidire persino l’annunciatissima strage di Charlie Hebdo, il giornale più minacciato dell’universo, piantonato in solitudine da quel povero gendarme liquidato con una pallottola in fronte, come una pratica superflua.
Per favore, che non ci vengano a raccontare la cazzata suprema della “normalità” come segno della superiorità della “nostra” civiltà rispetto alla “loro barbarie”, perché alla messa cantata del “non dobbiamo farci condizionare dal nemico che vuole cambiare il nostro stile di vita”, possono partecipare tutti, e ci mancherebbe altro, tranne coloro che sono pagati (e spesso strapagati) per garantire la sicurezza pubblica, che non possono farsi vivi solo a babbo morto. Apprendere che nella scorsa notte sono stati fatti oltre 150 blitz in diverse città francesi, con 23 arresti e ritrovamento di depositi d’armi, ci riempie di giubilo anche se un interrogativo sorge spontaneo: perché non ci hanno pensato prima? E, per carità di patria (siamo tutti francesi) non infieriremo sulla notizia apparsa su tutti i siti e che così recita: “Dopo un assedio durato parecchie ore la polizia NON ha catturato Salah Abdeslam, membro del commando del Bataclan”. Complimenti.
Ora, è sperabile, che la sicurezza italiana funzioni meglio, e conoscendo la sagacia e la competenza dei nostri 007 non abbiamo dubbi in proposito. Abbiamo provato sommessamente a dire che forse, in questo clima, con un rinvio di qualche mese del Giubileo, il nostro antiterrorismo potrebbe strutturarsi meglio sul territorio. Ci viene ripetuto il mantra sul nostro stile di vita, e bla bla bla.
Poi leggiamo sul Giornale l’allarme dei poliziotti: “Auto guaste, armi vecchie e niente fondi. Non siamo Rambo, ci mancano i mezzi. Ci hanno tolto pure i giubbotti antiproiettile”. Esagerazioni dei sindacati di polizia? Speriamo. Più allarmante quanto dichiara a Repubblica, il procuratore Antiterrorismo Franco Roberti: “Il pericolo è oggettivo e certamente il Giubileo rappresenta un aumento del rischio anche se sarebbe sbagliato rinunciarvi”. E poi: “Dobbiamo essere pronti a cedere una parte delle nostre libertà”. E no, questo si chiama mettere le mani avanti poiché, gentile procuratore, prima di “cedere libertà” vorremmo sapere come e perché le libertà che abbiamo impediscono un’efficace azione di prevenzione e repressione del terrorismo. Invece delle solite litanie del ministro Alfano sullo Stato che la vincerà, gradiremmo che il premier Renzi desse contenuto concreto a frasi come: “Il momento è delicato” (caspiterina), per cui “bisogna agire con determinazione, saggezza, buon senso”. Ottimo. Ci dica con quanti uomini e quali mezzi. E se recarsi a San Pietro per celebrare l’Anno Santo sarà oppure no una scommessa col destino.
il Fatto Quotidiano, 17 novembre 2015
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