La Terza Guerra Mondiale
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Anche Telegram dichiara guerra all'Is: chiusi 78 account jihadisti
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19 novembre 2015
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ROMA - La messaggeria online Telegram ha annunciato la chiusura di 78 profili utilizzati da sostenitori dello Stato islamico per comunicare. E' la prima volta che questa app di messagistica, considerata particolarmente sicura, assume un provvedimento di questo genere.
Lo scrive il sito internet del quotidiano francese Le Monde.
Tutti i canali ufficiali dell'Is, in francese e inglese, sono stati chiusi, così come l'agenzia di stampa dell'organizzazione terroristica. Inoltre Telegram ha annunciato che metterà in campo meccanismi per la segnalazione di contenuti "riprovevoli".
È su Telegram che lo Stato islamico ha rivendicato la paternità degli attacchi a Parigi il 13 novembre, come in precedenza la paternità dell'attentato all'
aereo russo caduto nel Sinai. Telegram è stata creata da due russi, i fratelli durov. Uno dei due è Pavel Durov, fondatore di Vkontakte, il Facebook russo.
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ROMA - La messaggeria online Telegram ha annunciato la chiusura di 78 profili utilizzati da sostenitori dello Stato islamico per comunicare. E' la prima volta che questa app di messagistica, considerata particolarmente sicura, assume un provvedimento di questo genere.
Lo scrive il sito internet del quotidiano francese Le Monde.
Tutti i canali ufficiali dell'Is, in francese e inglese, sono stati chiusi, così come l'agenzia di stampa dell'organizzazione terroristica. Inoltre Telegram ha annunciato che metterà in campo meccanismi per la segnalazione di contenuti "riprovevoli".
È su Telegram che lo Stato islamico ha rivendicato la paternità degli attacchi a Parigi il 13 novembre, come in precedenza la paternità dell'attentato all'
aereo russo caduto nel Sinai. Telegram è stata creata da due russi, i fratelli durov. Uno dei due è Pavel Durov, fondatore di Vkontakte, il Facebook russo.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
I GIORNI DEL KAOS
Quanto successo a Parigi venerdì 13 novembre non poteva che generare kaos in questa parte dell’emisfero.
Su LIBRE stamani Federico Dezzani fornisce la sua particolare lettura:
Dezzani: sui francesi veglia la Dgse, e i risultati si vedono
Scritto il 19/11/15 • nella Categoria: segnalazioni
Per scovare i mandanti della carneficina del “venerdì 13” non serve allontanarsi da Parigi, probabilmente basterebbe visitare il quartier generale della Dgse, la Cia francese.
Lo sostiene Federico Dezzani, analizzando le falle, troppo clamorose, della sicurezza: tre kamikaze che si fanno saltare in aria allo stadio, uccidendo solo se stessi, per dar modo ai colleghi di scorrazzare in pieno centro su una Seat Leon nera, per quasi mezz’ora, sparando nel mucchio.
Tutti gli indizi, afferma Dezzani, conducono ai vertici dei servizi segreti francesi, rinnovati sotto Nicolas Sarkozy e confermati sotto la presidenza di François Hollande: «Con il subentrare allo spionaggio transalpino di personaggi vicini agli angloamericani è avviata nel 2012 la strategia della tensione.
Dopo una pausa coincidente con i primi due anni della presidenza di Hollande, il terrorismo islamico riesplode in concomitanza alla caduta verticale del capo dello Stato nei sondaggi».
Sarebbe questo, sostiene l’analista, il vero ruolo della “Direction générale de la sécurité extérieure”: organizzare l’accurata copertura necessaria a rendere efficace l’azione dei commando, nient’altro che manovalanza reclutata e addestrata.
Sul suo blog, Dezzani ricostruisce la mattanza.
Apre le danze alle 21.30 davanti allo Stade de France il kamikaze Ahmad al Mohammad, con cintura esplosiva: si fa saltare in aria ed è il solo a morire.
Cinque minuti dopo, in centro, compare la Seat HollandeLeon: i terroristi a bordo sparano contro i ristoranti “Petit Cambodge” e “Carrillon”, 15 morti.
Allo stadio si fa esplodere un secondo kamikaze (Bilal Hafdi?), morendo senza causare vittime. Intanto la Seat raggiunge Rue de la Fontaine au Roi, bersaglio i locali “Casa Nostra” e “Bonne Bière”, 5 morti tra gli avventori.
Poi l’auto si ferma in Rue de la Charonne, davanti al bistrot “Belle Equipe”: altre 19 vittime. Alle 21.40, vicino a Place de la Nation, un terrorista sceso probabilmente dall’auto nera, Brahim Abdeslam, si fa esplodere al locale “Compte Voltaire”: ferisce alcuni avventori ma è l’unico a perdere la vita.
La Leon nera, guidata presumibilmente dal fratello del kamikaze, Saleh Abdeslam, sarà ritrovata a Montreuil, ad ovest di Parigi, con tre Kalashinkov a bordo.
Non è finita: alle 21.40 scendono da una Volkswagen Polo nera quattro terroristi, armati di fucili automatici e a pompa.
Fanno irruzione nella sala da concerto Bataclan, durante un’esibizione degli Eagle of Death Metal: inneggiando ad Allah, alla Siria ed all’Iraq compiono una carneficina.
Pochi minuti dopo, alle 21.53, ancora nei pressi dello stadio si fa esplodere un terzo kamikaze: nessuna vittima, eccetto lui.
«Solo a questo punto, Hollande è trasportato al ministero degli interni, mentre la partita continua fino al termine».
Venti minuti dopo la mezzanotte, le teste di cuoio fanno finalmente irruzione nel Bataclan, dove nel frattempo è avvenuta la mattanza: tutti terroristi si fanno esplodere, tranne Samy Animour che è colpito a morte prima di azionare la cintura.
Bilancio del terrore nel teatro, 90 morti.
Ma intanto affiorano le prime stranezze: mentre per il “Wall Street Journal” Hollande avrebbe lasciato lo stadio alla prima e non alla terza esplosione, le foto ritraggono il presidente nella sala stampa dello stadio alle 21.36, quindi sarebbe corretta la versione di “Le Monde”: Hollande trasportato all’esterno solo dopo la terza e ultima esplosione, a rischio ormai cessato.
E’ come se i kamikaze avessero ricevuto l’ordine di farsi saltare in aria non tanto per uccidere spettatori, quanto per attirare la polizia lontano dal centro, dove stavano per entrare in azione i commando di killer.
«Tra l’esplosione del primo e del terzo kamikaze intercorrono 33 minuti: è il tempo dell’azione terroristica nel suo complesso, anche se gli ultimi strascichi si protraggono al Bataclan fino alle 00.20».
La terza deflagrazione nei pressi dello stadio, in Rue de la Cokerie vicino al McDonald’s, era il segnale che la sicurezza attendeva per trasportare Hollande fuori dallo stadio? Le prime stranezze risalgono a due ore prima della strage: alle 19.30, secondo “Le Figaro”, un avventore del ristorante “Cellar”, a tre minuti del Bataclan, ha inutilmente segnalato alla polizia la presenza di un’auto sospetta, una Volkswagen Polo nera, parcheggiata di traverso, con a bordo quattro individui (musulmani europei, secondo il ristoratore).
Erano intenti a digitare sui telefonini e, a quanto pare, in evidente stato di alterazione da droghe.
«E’ risaputo che i tagliagole dell’Isis in Siria ed Iraq facciano uso di anfetamine, sia per commettere atrocità a cuor leggero sia per sconfiggere la paura», scrive Dezzani.
Il 26 ottobre al porto di Beirut sono state bloccate due tonnellate di anfetamine Captagon prima che fossero imbarcate sull’aereo privato di un principe saudita.
Secondo Dezzani, gli elementi direttamente operativi il 13 novembre a Parigi sarebbero stati non meno di 20-25: troppi, per passare inosservati.
«Che un complotto riguardante un tale numero di persone, molte delle quali note ai servizi e per di più “calde”, sia sfuggito ai radar della sicurezza francese – a dieci mesi di distanza da Charlie Hebdo e a tre mesi dall’attacco terroristico sul treno Amsterdam-Parigi – è una falla simile all’11 Settembre: impossibile, a meno che i servizi non siano complici».
Quanto alla provenienza delle armi, si scopre che il 5 novembre la polizia tedesca aveva fermato in Baviera uno slavo ortodosso del Montenegro a bordo di una Volkswagen carica di Kalashnikov e diretta a Parigi.
Le auto impiegate, poi, sono piene di indizi, dalle targhe ai biglietti dei parcheggi: «Sembrano essere studiati apposta per indirizzare le indagini in Belgio, dove anche agli attentatori di Charlie Hebdo avrebbero acquistato le armi: lo scopo è probabilmente alleggerire la posizione delle autorità francesi, rendendo più giustificabili all’opinione pubblica i continui smacchi subiti dalle forze di sicurezza.
Le dichiarazioni di Hollande e Valls puntano infatti a discolpare la Francia ed evidenziare le responsabilità esterne».
La parte più assurda della vicenda?
E’ la pretesa che l’operazione sia stata pianificata in Siria.
Secondo Hollande, «gli attacchi sono stati stati decisi, pianificati in Siria, organizzati in Belgio e condotti sul nostro territorio con complici francesi».
Avvalorano questa testi persino i «fantomatici servizi iracheni», secondo cui la Francia sarebbe stata informata in anticipo, almeno il giorno prima, dell’ordine di morte “partito dal Califfo”.
Abu Bakr Al-Baghdadi? «Nient’altro che un prodotto dei servizi americani, sfornato dal famigerato carcere di Bucca gestito dalle truppe statunitensi in Iraq, crogiolo di quasi tutti i capi dell’Isis».
In ogni caso, aggiunge Dezzani, visto che l’Isis bombardato dalla Russia è ormai in rotta da settimane, è pura fantasia ipotizzare che un micidiale “quartier generale” dei terroristi sunniti abbia potuto organizzato gli attentati in Francia senza farsi scoprire da Nsa, Cia, Mossad e Dgse.
Ma la cronaca regala anche risvolti tragicomici: secondo la “Cnn”, dalla sua roccaforte di Raqqa (ora bersagliata dai missili russi) i boss del Califfato avrebbero aggirato l’Fbi usando messaggi criptati in modo semplicissimo.
«Ora si scopre che gli attacchi di Parigi sono stati organizzati attraverso la messaggeria della PlayStation 4: è l’equivalente dei taglierini per dirottare i Boeing sulle Torri Gemelle».
Terroristi braccati? Macché: «Si scopre che “la mente” della strage di Parigi, il marocchino Abdelhamid Abaaoud, si vanta – sulla propaganda web del Califfato – di viaggiare indisturbato tra Siria e Belgio, pur essendo ricercato dalle polizie di mezzo mondo.
Ricorda un po’ i brigatisti che, negli anni di piombo, riuscivano sempre ad evadere dal carcere in un modo o nell’altro».
Ma se il vero Al-Baghdadi «è già morto, almeno due volte», e se l’Isis è sotto scacco in Siria ed Iraq, visto che il commando del “venerdì 13” è composto «da piccoli criminali della banlieue parigina e qualche reduce siriano in botta da anfetamine», chi ha coordinato e supervisionato gli attacchi?
«Cherchez à la Dgse», suggerisce Dezzani, puntando il dito contro l’intelligence francese all’estero, l’equivalente transalpino della Cia e dell’Mi6.
Ai tempi di Jacques Chirac, di tanto in tanto il servizio francese rifilava agli americani qualche colpo basso, come «la sullodata morte di Bin Laden», secondo i francesi risalente al 2006, «per ridicolizzare la “Guerra al terrore” di George W. Bush e Tony Blair».
Ma la situazione si è ribaltata con l’avvento al’Eliseo di Nicolas Sarkozy: tra i primi provvedimenti del neo-presidente, oltre a riportare la Francia sotto il comando integrato Bernard Bajoletdella Nato, «c’è, non a caso, il pensionamento dei vertici dei servizi fedeli a Chirac e la cooptazione di nuovi elementi, di provata fede atlantica».
Una rivoluzione copernicana: dal 2007, secondo “Le Monde”, l’intelligence inglese ha accesso illimitato ai dati riservati francesi. E nel 2008 arriva a coordinare i servizi Bernard Bajolet, ex-ambasciatore francese in Iraq e Algeria. Poi torna alla diplomazia in Afghanistan, ma nel 2013 è lo stesso Hollande a richiamarlo alla guida della Dgse.
«Il periodo in esame – rileva Dezzani – coincide con i tentativi di Parigi, Washington, Londra, Tel Aviv e monarchie sunnite, di rovesciare Bashar Assad: Hollande arriva fino ad ipotizzare un intervento franco-americano contro Damasco nell’estate del 2013, prima che Obama si tiri indietro lasciandolo con il cerino in mano».
Strategia della tensione? Parla da sola la tragedia del 2012, con il franco-algerino Mohammed Merah che a Tolosa fa 8 vittime, colpendo militari e comunità ebraica.
Poi si scoprirà che il killer era un informatore della Dgse: «Quante cose avrebbe potuto raccontare, il giovane magrebino, se non fosse stato ucciso nel blitz delle teste di cuoio per “catturarlo”?».
Sarkozy perde le elezioni, e all’Eliseo arriva Hollande: «La strategia della tensione è momentaneamente archiviata, finché i sondaggi di gradimento del presidente socialista raggiungono, nel breve volgere di tre anni, un record negativo storico».
E riecco il terrore, da “Charlie Hebdo” al treno Amsterdam-Parigi, fino alla strage di novembre.
Uno stragismo che, sotto Hollande, secondo Dezzani «ha compiuto un salto di qualità: sia per l’efferatezza e spettacolarità crescente degli attacchi, sia per la loro internazionalizzazione».
La violenza a Parigi «si salda col tentativo, da parte del Likud israeliano e dei falchi americani, di trascinare il presidente Barack Obama in guerra, prima in Yemen (Charlie Hebdo) e poi in Siria, con l’ultima carneficina parigina».
Ecco perché diventa facile sospettare che Bajolet, il capo della Dgse, non potesse essere all’oscuro degli Mohammed Meraheventi in preparazione.
«La corresponsabilità dei servizi francesi nelle stragi dell’ultimo anno – aggiunge Dezzani – è certificata dalla sconcertante indulgenza di cui godono, nonostante le incessanti e drammatiche débacle».
Dall’inizio del 2015 sono state uccise quasi 150 persone, senza che nessuna testa sia caduta.
Al contrario: anziché accusare la sicurezza, Hollande annuncia misure d’emergenza per limitare la libertà, controlli sulla stampa e perquisizioni non autorizzate dalla magistratura.
La strage di Parigi serviva anche per costringere Obama a spedire truppe in Siria?
Obiettivo mancato: il capo della Casa Bianca si è accordato con Putin al G20 di Antalya e ha bocciato qualsiasi ipotesi di “stivali americani” sul suolo siriano.
Ma non c’è da stare tranquilli, conclude Dezzani, perché c’è il rischio che la strategia della tensione venga utilmente impiegata in politica interna, e sempre di più: «Si può dire che i vertici del sistema euro-atlantico considerano ormai lo stragismo di Stato un arnese della politica simile alle mance elettorali sotto elezioni: l’avvicinarsi di tornate elettorali decisive, tra il 2016 ed il 2017, rende sicuro il crescendo di violenza».
Quanto successo a Parigi venerdì 13 novembre non poteva che generare kaos in questa parte dell’emisfero.
Su LIBRE stamani Federico Dezzani fornisce la sua particolare lettura:
Dezzani: sui francesi veglia la Dgse, e i risultati si vedono
Scritto il 19/11/15 • nella Categoria: segnalazioni
Per scovare i mandanti della carneficina del “venerdì 13” non serve allontanarsi da Parigi, probabilmente basterebbe visitare il quartier generale della Dgse, la Cia francese.
Lo sostiene Federico Dezzani, analizzando le falle, troppo clamorose, della sicurezza: tre kamikaze che si fanno saltare in aria allo stadio, uccidendo solo se stessi, per dar modo ai colleghi di scorrazzare in pieno centro su una Seat Leon nera, per quasi mezz’ora, sparando nel mucchio.
Tutti gli indizi, afferma Dezzani, conducono ai vertici dei servizi segreti francesi, rinnovati sotto Nicolas Sarkozy e confermati sotto la presidenza di François Hollande: «Con il subentrare allo spionaggio transalpino di personaggi vicini agli angloamericani è avviata nel 2012 la strategia della tensione.
Dopo una pausa coincidente con i primi due anni della presidenza di Hollande, il terrorismo islamico riesplode in concomitanza alla caduta verticale del capo dello Stato nei sondaggi».
Sarebbe questo, sostiene l’analista, il vero ruolo della “Direction générale de la sécurité extérieure”: organizzare l’accurata copertura necessaria a rendere efficace l’azione dei commando, nient’altro che manovalanza reclutata e addestrata.
Sul suo blog, Dezzani ricostruisce la mattanza.
Apre le danze alle 21.30 davanti allo Stade de France il kamikaze Ahmad al Mohammad, con cintura esplosiva: si fa saltare in aria ed è il solo a morire.
Cinque minuti dopo, in centro, compare la Seat HollandeLeon: i terroristi a bordo sparano contro i ristoranti “Petit Cambodge” e “Carrillon”, 15 morti.
Allo stadio si fa esplodere un secondo kamikaze (Bilal Hafdi?), morendo senza causare vittime. Intanto la Seat raggiunge Rue de la Fontaine au Roi, bersaglio i locali “Casa Nostra” e “Bonne Bière”, 5 morti tra gli avventori.
Poi l’auto si ferma in Rue de la Charonne, davanti al bistrot “Belle Equipe”: altre 19 vittime. Alle 21.40, vicino a Place de la Nation, un terrorista sceso probabilmente dall’auto nera, Brahim Abdeslam, si fa esplodere al locale “Compte Voltaire”: ferisce alcuni avventori ma è l’unico a perdere la vita.
La Leon nera, guidata presumibilmente dal fratello del kamikaze, Saleh Abdeslam, sarà ritrovata a Montreuil, ad ovest di Parigi, con tre Kalashinkov a bordo.
Non è finita: alle 21.40 scendono da una Volkswagen Polo nera quattro terroristi, armati di fucili automatici e a pompa.
Fanno irruzione nella sala da concerto Bataclan, durante un’esibizione degli Eagle of Death Metal: inneggiando ad Allah, alla Siria ed all’Iraq compiono una carneficina.
Pochi minuti dopo, alle 21.53, ancora nei pressi dello stadio si fa esplodere un terzo kamikaze: nessuna vittima, eccetto lui.
«Solo a questo punto, Hollande è trasportato al ministero degli interni, mentre la partita continua fino al termine».
Venti minuti dopo la mezzanotte, le teste di cuoio fanno finalmente irruzione nel Bataclan, dove nel frattempo è avvenuta la mattanza: tutti terroristi si fanno esplodere, tranne Samy Animour che è colpito a morte prima di azionare la cintura.
Bilancio del terrore nel teatro, 90 morti.
Ma intanto affiorano le prime stranezze: mentre per il “Wall Street Journal” Hollande avrebbe lasciato lo stadio alla prima e non alla terza esplosione, le foto ritraggono il presidente nella sala stampa dello stadio alle 21.36, quindi sarebbe corretta la versione di “Le Monde”: Hollande trasportato all’esterno solo dopo la terza e ultima esplosione, a rischio ormai cessato.
E’ come se i kamikaze avessero ricevuto l’ordine di farsi saltare in aria non tanto per uccidere spettatori, quanto per attirare la polizia lontano dal centro, dove stavano per entrare in azione i commando di killer.
«Tra l’esplosione del primo e del terzo kamikaze intercorrono 33 minuti: è il tempo dell’azione terroristica nel suo complesso, anche se gli ultimi strascichi si protraggono al Bataclan fino alle 00.20».
La terza deflagrazione nei pressi dello stadio, in Rue de la Cokerie vicino al McDonald’s, era il segnale che la sicurezza attendeva per trasportare Hollande fuori dallo stadio? Le prime stranezze risalgono a due ore prima della strage: alle 19.30, secondo “Le Figaro”, un avventore del ristorante “Cellar”, a tre minuti del Bataclan, ha inutilmente segnalato alla polizia la presenza di un’auto sospetta, una Volkswagen Polo nera, parcheggiata di traverso, con a bordo quattro individui (musulmani europei, secondo il ristoratore).
Erano intenti a digitare sui telefonini e, a quanto pare, in evidente stato di alterazione da droghe.
«E’ risaputo che i tagliagole dell’Isis in Siria ed Iraq facciano uso di anfetamine, sia per commettere atrocità a cuor leggero sia per sconfiggere la paura», scrive Dezzani.
Il 26 ottobre al porto di Beirut sono state bloccate due tonnellate di anfetamine Captagon prima che fossero imbarcate sull’aereo privato di un principe saudita.
Secondo Dezzani, gli elementi direttamente operativi il 13 novembre a Parigi sarebbero stati non meno di 20-25: troppi, per passare inosservati.
«Che un complotto riguardante un tale numero di persone, molte delle quali note ai servizi e per di più “calde”, sia sfuggito ai radar della sicurezza francese – a dieci mesi di distanza da Charlie Hebdo e a tre mesi dall’attacco terroristico sul treno Amsterdam-Parigi – è una falla simile all’11 Settembre: impossibile, a meno che i servizi non siano complici».
Quanto alla provenienza delle armi, si scopre che il 5 novembre la polizia tedesca aveva fermato in Baviera uno slavo ortodosso del Montenegro a bordo di una Volkswagen carica di Kalashnikov e diretta a Parigi.
Le auto impiegate, poi, sono piene di indizi, dalle targhe ai biglietti dei parcheggi: «Sembrano essere studiati apposta per indirizzare le indagini in Belgio, dove anche agli attentatori di Charlie Hebdo avrebbero acquistato le armi: lo scopo è probabilmente alleggerire la posizione delle autorità francesi, rendendo più giustificabili all’opinione pubblica i continui smacchi subiti dalle forze di sicurezza.
Le dichiarazioni di Hollande e Valls puntano infatti a discolpare la Francia ed evidenziare le responsabilità esterne».
La parte più assurda della vicenda?
E’ la pretesa che l’operazione sia stata pianificata in Siria.
Secondo Hollande, «gli attacchi sono stati stati decisi, pianificati in Siria, organizzati in Belgio e condotti sul nostro territorio con complici francesi».
Avvalorano questa testi persino i «fantomatici servizi iracheni», secondo cui la Francia sarebbe stata informata in anticipo, almeno il giorno prima, dell’ordine di morte “partito dal Califfo”.
Abu Bakr Al-Baghdadi? «Nient’altro che un prodotto dei servizi americani, sfornato dal famigerato carcere di Bucca gestito dalle truppe statunitensi in Iraq, crogiolo di quasi tutti i capi dell’Isis».
In ogni caso, aggiunge Dezzani, visto che l’Isis bombardato dalla Russia è ormai in rotta da settimane, è pura fantasia ipotizzare che un micidiale “quartier generale” dei terroristi sunniti abbia potuto organizzato gli attentati in Francia senza farsi scoprire da Nsa, Cia, Mossad e Dgse.
Ma la cronaca regala anche risvolti tragicomici: secondo la “Cnn”, dalla sua roccaforte di Raqqa (ora bersagliata dai missili russi) i boss del Califfato avrebbero aggirato l’Fbi usando messaggi criptati in modo semplicissimo.
«Ora si scopre che gli attacchi di Parigi sono stati organizzati attraverso la messaggeria della PlayStation 4: è l’equivalente dei taglierini per dirottare i Boeing sulle Torri Gemelle».
Terroristi braccati? Macché: «Si scopre che “la mente” della strage di Parigi, il marocchino Abdelhamid Abaaoud, si vanta – sulla propaganda web del Califfato – di viaggiare indisturbato tra Siria e Belgio, pur essendo ricercato dalle polizie di mezzo mondo.
Ricorda un po’ i brigatisti che, negli anni di piombo, riuscivano sempre ad evadere dal carcere in un modo o nell’altro».
Ma se il vero Al-Baghdadi «è già morto, almeno due volte», e se l’Isis è sotto scacco in Siria ed Iraq, visto che il commando del “venerdì 13” è composto «da piccoli criminali della banlieue parigina e qualche reduce siriano in botta da anfetamine», chi ha coordinato e supervisionato gli attacchi?
«Cherchez à la Dgse», suggerisce Dezzani, puntando il dito contro l’intelligence francese all’estero, l’equivalente transalpino della Cia e dell’Mi6.
Ai tempi di Jacques Chirac, di tanto in tanto il servizio francese rifilava agli americani qualche colpo basso, come «la sullodata morte di Bin Laden», secondo i francesi risalente al 2006, «per ridicolizzare la “Guerra al terrore” di George W. Bush e Tony Blair».
Ma la situazione si è ribaltata con l’avvento al’Eliseo di Nicolas Sarkozy: tra i primi provvedimenti del neo-presidente, oltre a riportare la Francia sotto il comando integrato Bernard Bajoletdella Nato, «c’è, non a caso, il pensionamento dei vertici dei servizi fedeli a Chirac e la cooptazione di nuovi elementi, di provata fede atlantica».
Una rivoluzione copernicana: dal 2007, secondo “Le Monde”, l’intelligence inglese ha accesso illimitato ai dati riservati francesi. E nel 2008 arriva a coordinare i servizi Bernard Bajolet, ex-ambasciatore francese in Iraq e Algeria. Poi torna alla diplomazia in Afghanistan, ma nel 2013 è lo stesso Hollande a richiamarlo alla guida della Dgse.
«Il periodo in esame – rileva Dezzani – coincide con i tentativi di Parigi, Washington, Londra, Tel Aviv e monarchie sunnite, di rovesciare Bashar Assad: Hollande arriva fino ad ipotizzare un intervento franco-americano contro Damasco nell’estate del 2013, prima che Obama si tiri indietro lasciandolo con il cerino in mano».
Strategia della tensione? Parla da sola la tragedia del 2012, con il franco-algerino Mohammed Merah che a Tolosa fa 8 vittime, colpendo militari e comunità ebraica.
Poi si scoprirà che il killer era un informatore della Dgse: «Quante cose avrebbe potuto raccontare, il giovane magrebino, se non fosse stato ucciso nel blitz delle teste di cuoio per “catturarlo”?».
Sarkozy perde le elezioni, e all’Eliseo arriva Hollande: «La strategia della tensione è momentaneamente archiviata, finché i sondaggi di gradimento del presidente socialista raggiungono, nel breve volgere di tre anni, un record negativo storico».
E riecco il terrore, da “Charlie Hebdo” al treno Amsterdam-Parigi, fino alla strage di novembre.
Uno stragismo che, sotto Hollande, secondo Dezzani «ha compiuto un salto di qualità: sia per l’efferatezza e spettacolarità crescente degli attacchi, sia per la loro internazionalizzazione».
La violenza a Parigi «si salda col tentativo, da parte del Likud israeliano e dei falchi americani, di trascinare il presidente Barack Obama in guerra, prima in Yemen (Charlie Hebdo) e poi in Siria, con l’ultima carneficina parigina».
Ecco perché diventa facile sospettare che Bajolet, il capo della Dgse, non potesse essere all’oscuro degli Mohammed Meraheventi in preparazione.
«La corresponsabilità dei servizi francesi nelle stragi dell’ultimo anno – aggiunge Dezzani – è certificata dalla sconcertante indulgenza di cui godono, nonostante le incessanti e drammatiche débacle».
Dall’inizio del 2015 sono state uccise quasi 150 persone, senza che nessuna testa sia caduta.
Al contrario: anziché accusare la sicurezza, Hollande annuncia misure d’emergenza per limitare la libertà, controlli sulla stampa e perquisizioni non autorizzate dalla magistratura.
La strage di Parigi serviva anche per costringere Obama a spedire truppe in Siria?
Obiettivo mancato: il capo della Casa Bianca si è accordato con Putin al G20 di Antalya e ha bocciato qualsiasi ipotesi di “stivali americani” sul suolo siriano.
Ma non c’è da stare tranquilli, conclude Dezzani, perché c’è il rischio che la strategia della tensione venga utilmente impiegata in politica interna, e sempre di più: «Si può dire che i vertici del sistema euro-atlantico considerano ormai lo stragismo di Stato un arnese della politica simile alle mance elettorali sotto elezioni: l’avvicinarsi di tornate elettorali decisive, tra il 2016 ed il 2017, rende sicuro il crescendo di violenza».
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Re: La Terza Guerra Mondiale
I GIORNI DEL KAOS
Cominciamo a ballare anche noi.
Racconta chi era in metropolitana ieri, ha segnalato che lo squillo di un telefono di un arabo con un pacco, ha concentrato l'attenzione degli astanti per tutto il tragitto.
Non staccavano l'attenzione dal pacco.
OGGI
•Ultima ora•
Milano, evacuata fermata metro del Duomo: "Pacco sospetto"
http://www.ilfattoquotidiano.it/
Cominciamo a ballare anche noi.
Racconta chi era in metropolitana ieri, ha segnalato che lo squillo di un telefono di un arabo con un pacco, ha concentrato l'attenzione degli astanti per tutto il tragitto.
Non staccavano l'attenzione dal pacco.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
I GIORNI DEL KAOS
Che sarebbero arrivati questi giorni, me l'aspettavo da tempo. E voi?????
Lunedì mattina u.s., eravamo seduti al bar dell'Esselunga. Ed intorno a noi su due tavoli ci stavano delle donne mussulmane.
Abbiamo dovuto spostarci lontano perché l'amico leghista non sopportava la presenza fisica di quelle donne.
I maschi arabi non dell'Isis fino a che punto possono tollerare questi sfregi?
Se le cose peggioreranno, succederà di peggio.
Si comincia sempre così, ma non si sà come finisce.
Musulmane aggredite
a Bologna: “Insulti
sputi e velo strappato”
(Di A. Dall'Oca)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11 ... e/2234206/
Che sarebbero arrivati questi giorni, me l'aspettavo da tempo. E voi?????
Lunedì mattina u.s., eravamo seduti al bar dell'Esselunga. Ed intorno a noi su due tavoli ci stavano delle donne mussulmane.
Abbiamo dovuto spostarci lontano perché l'amico leghista non sopportava la presenza fisica di quelle donne.
I maschi arabi non dell'Isis fino a che punto possono tollerare questi sfregi?
Se le cose peggioreranno, succederà di peggio.
Si comincia sempre così, ma non si sà come finisce.
Musulmane aggredite
a Bologna: “Insulti
sputi e velo strappato”
(Di A. Dall'Oca)
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Re: La Terza Guerra Mondiale
I GIORNI DEL KAOS
Il punto di vista di Gwenyth Todd,
19 nov 2015 19:01
PUTIN, SALVACI TU! FIRMATO: IL GOVERNO AMERICANO!
- UN EX MEMBRO DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA USA SOSTIENE CHE I RUSSI SIANO GLI UNICI AL MONDO IN GRADO DI SCONFIGGERE L’ISIS, E DICE APERTAMENTE CHE LA TURCHIA APPOGGIA LO STATO ISLAMICO
– L’OCCIDENTE? “CASTRATO DAI MEDIA E DALL’OPINIONE PUBBLICA”
Gwyneth Todd all'agenzia di notizie russa Sputnik: ''Sia l’Europa che l’America sanno che la Turchia, uno dei membri chiave della Nato, è anche un supporter dell’Isis e non la difenderanno mai qualora Erdogan decidesse di mettersi contro la Russia in Siria. E Le monarchie del Golfo non rischierebbero mai un confronto armato contro Putin''…
Da http://sputniknews.com
“La Russia è l'unica grande potenza in grado di distruggere l’Isis perché può ignorare le accuse e le pressioni dei media occidentali”. Lo ha detto Gwenyth Todd, un ex consigliere di Barack Obama ed ex membro del Consiglio di Sicurezza Nazionale (NSC) della Casa Bianca.
"Il mondo ha bisogno di un paese veramente potente, pronto a fare qualsiasi cosa per respingere questi terroristi ben armati e finanziati. È inoltre necessario mettere un attimo da parte le accuse di violazione dei diritti umani e cercare di fermare il flusso di denaro proveniente dalla Turchia e dai paesi del Golfo diretto ad alimentare lo stato islamico”, ha detto Gwenyth Todd a Sputnik.
Todd ha spiegato che gli Stati Uniti hanno grande difficoltà a intraprendere azioni di guerra contro i terroristi perché "ci sono molti cittadini americani che vogliono assolutamente evitare tutti i danni collaterali legati a una possibile guerra o anche solo le violenze necessarie a fermare i colpevoli."
Il problema però riguarda l’Occidente nel suo complesso, spiega Todd, perché anche gli inglesi, i tedeschi e i francesi vogliono evitare un intervento deciso. E in più sono disposti a chiudere un occhio anche con quei governi che violano i diritti umani, pur di proteggere i loro interessi economici.
"Nessuno di questi atteggiamenti può essere efficace quando si tratta di fronteggiare l’avanzata del terrorismo – afferma l’ex membro dell’NSC - Se l'Occidente rifiuta di vendicarsi, i terroristi capiranno che potranno agire indisturbati perché non avremo mai il coraggio di attaccarli veramente”.
Il sospetto che hanno i terroristi è che ora anche la Russia sia stata contagiata dalla paura occidentale di compiere un intervento risolutivo e, per Gwenyth Todd, l’abbattimento del Metrojet russo sarebbe servito a provare questa teoria. “Gli Stati Uniti, incapaci di agire – sostiene Todd – si sentirebbero estremamente sollevati se la Russia si decidesse a distruggere il quartier generale dello Stato Islamico, ignorando le pressioni dell’opinione pubblica”.
Il momento è molto favorevole, il giudizio su un intervento russo sarebbe mitigato dagli ultimi attentati di Parigi e dalla rivendicazione da parte dell’Isis dell’attentato all’aereo russo. Ma per Todd “questa finestra rimarrà aperta solo per poco tempo, e la Russia deve muoversi molto velocemente e colpire l’Isis con grande forza se vuole essere efficace”.
“Strategicamente l’Occidente sa che la Turchia, uno dei membri chiave della Nato, è anche un supporter dell’Isis e non la difenderà se Erdogan decidesse di mettersi contro la Russia in Siria. E i paesi del Golfo non rischierebbero mai un confronto armato contro Putin”.
Il punto di vista di Gwenyth Todd,
19 nov 2015 19:01
PUTIN, SALVACI TU! FIRMATO: IL GOVERNO AMERICANO!
- UN EX MEMBRO DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA USA SOSTIENE CHE I RUSSI SIANO GLI UNICI AL MONDO IN GRADO DI SCONFIGGERE L’ISIS, E DICE APERTAMENTE CHE LA TURCHIA APPOGGIA LO STATO ISLAMICO
– L’OCCIDENTE? “CASTRATO DAI MEDIA E DALL’OPINIONE PUBBLICA”
Gwyneth Todd all'agenzia di notizie russa Sputnik: ''Sia l’Europa che l’America sanno che la Turchia, uno dei membri chiave della Nato, è anche un supporter dell’Isis e non la difenderanno mai qualora Erdogan decidesse di mettersi contro la Russia in Siria. E Le monarchie del Golfo non rischierebbero mai un confronto armato contro Putin''…
Da http://sputniknews.com
“La Russia è l'unica grande potenza in grado di distruggere l’Isis perché può ignorare le accuse e le pressioni dei media occidentali”. Lo ha detto Gwenyth Todd, un ex consigliere di Barack Obama ed ex membro del Consiglio di Sicurezza Nazionale (NSC) della Casa Bianca.
"Il mondo ha bisogno di un paese veramente potente, pronto a fare qualsiasi cosa per respingere questi terroristi ben armati e finanziati. È inoltre necessario mettere un attimo da parte le accuse di violazione dei diritti umani e cercare di fermare il flusso di denaro proveniente dalla Turchia e dai paesi del Golfo diretto ad alimentare lo stato islamico”, ha detto Gwenyth Todd a Sputnik.
Todd ha spiegato che gli Stati Uniti hanno grande difficoltà a intraprendere azioni di guerra contro i terroristi perché "ci sono molti cittadini americani che vogliono assolutamente evitare tutti i danni collaterali legati a una possibile guerra o anche solo le violenze necessarie a fermare i colpevoli."
Il problema però riguarda l’Occidente nel suo complesso, spiega Todd, perché anche gli inglesi, i tedeschi e i francesi vogliono evitare un intervento deciso. E in più sono disposti a chiudere un occhio anche con quei governi che violano i diritti umani, pur di proteggere i loro interessi economici.
"Nessuno di questi atteggiamenti può essere efficace quando si tratta di fronteggiare l’avanzata del terrorismo – afferma l’ex membro dell’NSC - Se l'Occidente rifiuta di vendicarsi, i terroristi capiranno che potranno agire indisturbati perché non avremo mai il coraggio di attaccarli veramente”.
Il sospetto che hanno i terroristi è che ora anche la Russia sia stata contagiata dalla paura occidentale di compiere un intervento risolutivo e, per Gwenyth Todd, l’abbattimento del Metrojet russo sarebbe servito a provare questa teoria. “Gli Stati Uniti, incapaci di agire – sostiene Todd – si sentirebbero estremamente sollevati se la Russia si decidesse a distruggere il quartier generale dello Stato Islamico, ignorando le pressioni dell’opinione pubblica”.
Il momento è molto favorevole, il giudizio su un intervento russo sarebbe mitigato dagli ultimi attentati di Parigi e dalla rivendicazione da parte dell’Isis dell’attentato all’aereo russo. Ma per Todd “questa finestra rimarrà aperta solo per poco tempo, e la Russia deve muoversi molto velocemente e colpire l’Isis con grande forza se vuole essere efficace”.
“Strategicamente l’Occidente sa che la Turchia, uno dei membri chiave della Nato, è anche un supporter dell’Isis e non la difenderà se Erdogan decidesse di mettersi contro la Russia in Siria. E i paesi del Golfo non rischierebbero mai un confronto armato contro Putin”.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
camillobenso ha scritto:I GIORNI DEL KAOS
Che sarebbero arrivati questi giorni, me l'aspettavo da tempo. E voi?????
Lunedì mattina u.s., eravamo seduti al bar dell'Esselunga. Ed intorno a noi su due tavoli ci stavano delle donne mussulmane.
Abbiamo dovuto spostarci lontano perché l'amico leghista non sopportava la presenza fisica di quelle donne.
I maschi arabi non dell'Isis fino a che punto possono tollerare questi sfregi?
Se le cose peggioreranno, succederà di peggio.
Si comincia sempre così, ma non si sà come finisce.
Musulmane aggredite
a Bologna: “Insulti
sputi e velo strappato”
(Di A. Dall'Oca)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11 ... e/2234206/
La vox populi ci aiuta a capire gli umori dei tricolori, che non promettono bene.
tachione • 40 minuti fa
"La comunità islamica denuncia episodi di intolleranza". Se non fosse una tragedia ci sarebbe da ridere a crepapelle.
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Andrea Persi. • un'ora fa
Ma perchè questi dementi non sia arruolano e vanno a combattere in Siria, così si sfogano.
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Lorisss • un'ora fa
"Quando salgo in autobus, poi, non ne parliamo: mi guardano come se fossi scesa da Marte.... "
Beh, con il velo in Italia, nel 2015 forse sì. Cmq libere di farlo. Qui, nel tanto odiato occidente, ci sono queste libertà, anche quella di voler essere sottomesse ai mariti, padri, fratelli.
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Gianni • un'ora fa
Attualmente sono a Dubai. Per strada ci sono donne con velo integrale, donne con il foulard e donne in pantaloni corti, uomini vestiti in tunica bianca e uomini vestiti alla occidentale. Dunque convivere si può.
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Neon+Atlas • un'ora fa
"Sono stanca di dovermi continuamente dissociare da qualcosa che né io, né la mia religione condividiamo: l’Isis."
Se dei pazzi fanatici compiono stragi in nome del libro per te sacro, ti conviene dissociartene sempre e il più possibile, che dici? Piano piano la gente capirà e passerà!
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Marco D • un'ora fa
Molti commentatori, come me del resto, scrivono da mesi, anzi, anni che se non si fossero messe delle regole giuste, se non ci fossimo liberati dal degrado, che troppe tasse solo agli italiani mentre i diritti solo agli stranieri, che se questi continuavano con la loro arroganza a fare quel che volevano, bastava poco alla rivolta. Sta succedendo ora con i musulmani? Aspettate qualche altro evento con i rumeni, albanesi o profughi e vedremo la guerra civile più incivile che sia esistita. Fa che (preghiamo di no) subiamo un attentanto durante il giubileo, e non fermeremo più la rabbia degli italiani...purtroppo...
Il problema è che le scellerate scelte dei governanti hanno fatto si di abusare troppo della libertà trasformandola in licenza e quindi nel caos e insicurezza.
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claudio • un'ora fa
Mi dispiace per i musulmani che devono subire questi comportamenti incivili di alcuni italiani. Io ho vissuto in egitto, libya e tunisia e mi sono sempre trovato bene. Secondo me le nostre televisioni danno troppo spazio a politici e giornalisti razzisti che incitano l'odio...si dimenticano che pochi anni fa avevamo anche noi i nostri terroristi.
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Phil • un'ora fa
Il vile attacco è sicuramente un esempio della vigliaccheria occidentali. Quando mai le civiltà islamiche hanno mostrato atti simili nei confronti delle donne? Già già
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carlo pedersoli (bubba dupont) • un'ora fa
Dalla Bologna... bologna di oggi mi aspetto questo, ed altro.
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gliese581 • un'ora fa
Incredibile come i sinistrorsi continuino a difendere il velo, un simbolo di oppressione e di sottomissione della donna anche quando messo volontariamente
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Molti commentatori, come me del resto, scrivono da mesi, anzi, anni che se non si fossero messe delle regole giuste, se non ci fossimo liberati dal degrado, che troppe tasse solo agli italiani mentre i diritti solo agli stranieri, che se questi continuavano con la loro arroganza a fare quel che volevano, bastava poco alla rivolta. Sta succedendo ora con i musulmani? Aspettate qualche altro evento con i rumeni, albanesi o profughi e vedremo la guerra civile più incivile che sia esistita. Fa che (preghiamo di no) subiamo un attentanto durante il giubileo, e non fermeremo più la rabbia degli italiani...purtroppo...
Il problema è che le scellerate scelte dei governanti hanno fatto si di abusare troppo della libertà trasformandola in licenza e quindi nel caos e insicurezza.
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claudio • un'ora fa
Mi dispiace per i musulmani che devono subire questi comportamenti incivili di alcuni italiani. Io ho vissuto in egitto, libya e tunisia e mi sono sempre trovato bene. Secondo me le nostre televisioni danno troppo spazio a politici e giornalisti razzisti che incitano l'odio...si dimenticano che pochi anni fa avevamo anche noi i nostri terroristi.
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Phil • un'ora fa
Il vile attacco è sicuramente un esempio della vigliaccheria occidentali. Quando mai le civiltà islamiche hanno mostrato atti simili nei confronti delle donne? Già già
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carlo pedersoli (bubba dupont) • un'ora fa
Dalla Bologna... bologna di oggi mi aspetto questo, ed altro.
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gliese581 • un'ora fa
Incredibile come i sinistrorsi continuino a difendere il velo, un simbolo di oppressione e di sottomissione della donna anche quando messo volontariamente
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Marco Debartolomeo • un'ora fa
Le "danze" sono iniziate.....
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karmine b • un'ora fa
abbiamo imparato da loro
pretendono di imporre i loro costumi ed usi...si becchino gli sputi e tacciano...per sempre
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dancal • un'ora fa
Non c'è da stupirsi.
Tranne per il fatto che a qualcuno piaccia essere sottomesso...
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Ippolita • un'ora fa
Io penso che la piena dignità delle donne, la totale parità di diritti delle donne con quelli degli uomini, sia uno dei valori che vanno difesi come irrinunciabili.
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assolutamente_no Ippolita • un'ora fa
Giustissimo, ma bisognerebbe inculcarlo anche in molti paesi musulmani dove la donna vale "qualcosina" meno di un uomo
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Cristina Correani Ippolita • un'ora fa
Infatti nessuno aggredisce gli uomini con la barba.
La barba la vediamo anche sui volti dei bianchi occidentali ma nessuno l'associa al terrorismo islamico.
Le "danze" sono iniziate.....
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karmine b • un'ora fa
abbiamo imparato da loro
pretendono di imporre i loro costumi ed usi...si becchino gli sputi e tacciano...per sempre
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dancal • un'ora fa
Non c'è da stupirsi.
Tranne per il fatto che a qualcuno piaccia essere sottomesso...
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Ippolita • un'ora fa
Io penso che la piena dignità delle donne, la totale parità di diritti delle donne con quelli degli uomini, sia uno dei valori che vanno difesi come irrinunciabili.
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assolutamente_no Ippolita • un'ora fa
Giustissimo, ma bisognerebbe inculcarlo anche in molti paesi musulmani dove la donna vale "qualcosina" meno di un uomo
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Cristina Correani Ippolita • un'ora fa
Infatti nessuno aggredisce gli uomini con la barba.
La barba la vediamo anche sui volti dei bianchi occidentali ma nessuno l'associa al terrorismo islamico.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
I GIORNI DEL KAOS
La notizia di Valss di 10 ore fà, è stata fatta sparire dai siti dei quotidiani italiani.
Attentati di Parigi: blitz nelle Ardenne Il premier Valls avverte: «Terroristi potrebbero avere armi chimiche» - Corriere.it
Corriere della Sera - 10 ore fa
... il rischio che i terroristi usino armi chimiche e batteriologiche in futuri attacchi terroristici».
da Google
La notizia di Valss di 10 ore fà, è stata fatta sparire dai siti dei quotidiani italiani.
Attentati di Parigi: blitz nelle Ardenne Il premier Valls avverte: «Terroristi potrebbero avere armi chimiche» - Corriere.it
Corriere della Sera - 10 ore fa
... il rischio che i terroristi usino armi chimiche e batteriologiche in futuri attacchi terroristici».
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Re: La Terza Guerra Mondiale
I GIORNI DEL KAOS
Come siamo fatti.
Nel nostro giardino
(Massimo Gramellini)
19/11/2015 di triskel182
Vergogna, tremenda vergogna: gli europei si sentono più coinvolti dagli attentati di Parigi che da quelli che esplodono ogni giorno in altre aree del pianeta. Delle trentaduemila vite mietute l’anno scorso dalla falce terrorista, solo alcune centinaia erano occidentali. Il 2,6% del totale. Eppure è intorno a quello striminzito 2,6 che noi piangiamo le nostre lacrime migliori e organizziamo dibattiti e rappresaglie, razzisti disumani che non siamo altro.
Ai flagellanti che sono già all’opera per titillare una specialità della casa – il senso di colpa – vorrei garbatamente esprimere il mio dissenso. Non è il razzismo a guidare i nostri impulsi emotivi, ma un umanissimo criterio di prossimità.
Ti preoccupi di più se va a pezzi l’appartamento del tuo vicino che se crolla un grattacielo su Marte. Le stragi immonde di Boko Haram in Nigeria ci sconvolgono, ma non ci coinvolgono. Gli attentati di Tunisi, in cui pure morirono quattro italiani, e quelli di Sharm el-Sheikh, villaggio vacanze europeo sul Mar Rosso, li abbiamo incassati con un certo autocontrollo. Al di là della naturale commozione per le vittime, il segnale che trasmettevano al nostro cervello era: non puoi più muoverti di casa. Ce ne siamo fatti una ragione. Ma gli eccidi di Parigi diffondono un messaggio molto più stringente: rischi la pelle persino se resti a casa tua. Dove per «casa» si intende non solo il luogo in cui abiti, ma la comunità che condivide le tue abitudini e i tuoi codici. L’Occidente, insomma. Sarà anche una debolezza, ma è davvero una vergogna o un delitto riconoscerla?
Da La Stampa del 19/11/2015.
Come siamo fatti.
Nel nostro giardino
(Massimo Gramellini)
19/11/2015 di triskel182
Vergogna, tremenda vergogna: gli europei si sentono più coinvolti dagli attentati di Parigi che da quelli che esplodono ogni giorno in altre aree del pianeta. Delle trentaduemila vite mietute l’anno scorso dalla falce terrorista, solo alcune centinaia erano occidentali. Il 2,6% del totale. Eppure è intorno a quello striminzito 2,6 che noi piangiamo le nostre lacrime migliori e organizziamo dibattiti e rappresaglie, razzisti disumani che non siamo altro.
Ai flagellanti che sono già all’opera per titillare una specialità della casa – il senso di colpa – vorrei garbatamente esprimere il mio dissenso. Non è il razzismo a guidare i nostri impulsi emotivi, ma un umanissimo criterio di prossimità.
Ti preoccupi di più se va a pezzi l’appartamento del tuo vicino che se crolla un grattacielo su Marte. Le stragi immonde di Boko Haram in Nigeria ci sconvolgono, ma non ci coinvolgono. Gli attentati di Tunisi, in cui pure morirono quattro italiani, e quelli di Sharm el-Sheikh, villaggio vacanze europeo sul Mar Rosso, li abbiamo incassati con un certo autocontrollo. Al di là della naturale commozione per le vittime, il segnale che trasmettevano al nostro cervello era: non puoi più muoverti di casa. Ce ne siamo fatti una ragione. Ma gli eccidi di Parigi diffondono un messaggio molto più stringente: rischi la pelle persino se resti a casa tua. Dove per «casa» si intende non solo il luogo in cui abiti, ma la comunità che condivide le tue abitudini e i tuoi codici. L’Occidente, insomma. Sarà anche una debolezza, ma è davvero una vergogna o un delitto riconoscerla?
Da La Stampa del 19/11/2015.
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