La Terza Guerra Mondiale
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Re: La Terza Guerra Mondiale
I GIORNI DEL KAOS
Belgio: “Stiamo cercando 10 potenziali kamikaze”
Mentre il fantasma di Salah appare e scompare
Nuovo allarme del ministro degli Esteri: “Sono armati e pronti a commettere attentati come a Parigi”
La primula dell’Islam da 10 giorni è avvistata e sfugge: troppo inafferrabile per essere un vero jihadista?
Mondo
Nel giorno in cui a Bruxelles cessa l’allerta 4, soldati armati continuano a pattugliare le strade. E le autorità belghe cercano dieci persone “che potrebbero possedere esplosivi, con l’intenzione di commettere un attentato analogo a quelli di Parigi” (leggi). Intanto Salah Abdeslam si sta facendo beffe delle polizie di tutta Europa: o è abilissimo. O dispone di una rete clandestina d’assistenza talmente efficace da mettere in crisi le intelligence più scafate. Oppure ci stanno raccontando balle
(di Leonardo Coen)
^^^^^
Bruxelles, ministro Esteri belga: “Si ricercano 10 potenziali kamikaze. Sono armati”
Didier Reynders conferma le indiscrezioni dei giorni scorsi: gli uomini nel mirino delle autorità avrebbero con sé kalashnikov "o molto di più" e la maggior minaccia sarebbe per negozi e centri commerciali. Intanto a Bruxelles riaprono le scuole e alcune stazioni della metro. Un mese prima degli attacchi di Parigi, il sindaco di Molenbeek aveva ricevuto un elenco di 80 sospetti jihadisti. E Salah Abdeslam è ancora ricercato
di F. Q. | 25 novembre 2015
Prima erano soltanto indiscrezioni, ma oggi arriva la conferma da parte del ministro degli Esteri Didier Reynders. Le autorità di Bruxelles cercano circa dieci persone “che sarebbero pesantemente armate e potrebbero possedere esplosivi”, con “l’intenzione di commettere un attentato analogo a quelli di Parigi“. I ricercati, ha detto Reynders, disporrebbero di fucili kalashnikov o “persino di più”, mentre la maggior minaccia sarebbe per negozi e centri commerciali. Intanto, dopo quattro giorni di blocco, Bruxelles prova a tornare alla normalità, con la riapertura delle scuole e di alcune fermate della metropolitana. Ma ancora nessuna notizia su Salah Abdeslam, ricercato numero uno da tutte le polizie d’Europa e uomo del commando che ha partecipato agli attentati di Parigi del 13 novembre. Da da 10 giorni viene avvistato ovunque, dal Belgio alla Germania, ma sfugge sempre. Reynders, nell’intervista a Abc News anticipata sul sito della tv pubblica belga Rtbf, assicura che la autorità stanno esaminando diverse piste per rintracciarlo e si dice fiducioso sul suo arresto.
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Parlando del carente scambio di informazioni tra i servizi dei diversi paesi europei, il ministro afferma che ci sono dei miglioramenti, ma che non sono ancora sufficienti: “Dopo la morte di 130 e più persone a Parigi, è impossibile dire che sia stato un successo le le intelligence. Dobbiamo fare di più, e ancora di più”. Intanto a Bruxelles, a protezione delle scuole sono stati schierati 300 agenti addizionali, alcuni dei quali hanno osservato i genitori dei bambini che lasciavano i bambini agli ingressi. Circa la metà delle stazioni della metropolitana è stata riaperta, per la maggior parte in centro, e 200 soldati sono stati assegnati alla loro protezione.
Confermata detenzione dell”autista’ di Salah – La Camera di Consiglio del Tribunale di primo grado di Bruxelles ha prorogato di un mese la detenzione di A. Lazez, il cittadino belga di origini marocchine, di 39 anni, accusato di coinvolgimento negli attentati di Parigi. Lazez, residente nel quartiere Jette, è stato arrestato il 20 novembre scorso con l’accusa di coinvolgimento in attività terroristiche e omicidi terroristici. Lazez è sospettato infatti di aver accompagnato Salah Abdeslam nella sua fuga dopo gli attentati di Parigi. L’uomo ha sempre respinto ogni accusa. Nella perquisizione della sua auto sono state trovate due armi da fuoco e tracce di sangue, secondo quanto riferisce la Procura di Bruxelles. Inoltre, ha aggiunto che O. Ali, 31 anni, residente nel quartiere di Molenbeek, e un altro uomo arrestato martedì, entrambi accusati di coinvolgimento in un gruppo terroristico e di omicidi terroristici, compariranno di fronte alla Camera dei Consiglio del tribunale di Bruxelles il 27 novembre.
La lista dei terroristi di Molenbeek consegnata al sindaco un mese prima della strage di Parigi – Françoise Schepmans, il sindaco di Molenbeek, – comune belga vicino al centro di Bruxelles ormai tristemente noto come una delle culle del jihadismo europeo – aveva ricevuto un elenco di 80 sospetti jihadisti, residenti nel comune alla periferia della capitale, un mese prima degli attacchi di Parigi. Nella lista, compilata dagli apparati di sicurezza belgi, riporta il New York Times, comparivano anche i nomi di Brahim e Salah Abdeslam, i due fratelli membri del commando terroristico e quello di Abdelhamid Abaaoud, sospettato di essere la mente degli attentati. “Cosa avrei dovuto fare? Non è compito mio controllare i possibili terroristi. E’ responsabilità della polizia federale”, ha commentato la Schepmans. I due fratelli Abdeslam, rileva il Nyt, vivevano ad appena un centinaio di metri dall’ufficio del sindaco, mentre un terzo fratello, Mohamed Abdeslam – fermato e rilasciato nei giorni scorsi – lavora invece per l’amministrazione comunale della Schepmans. Il New York Times riporta inoltre che anche Muriel Targnion, sindaco di Verviers, nel Belgio orientale, aveva ricevuto una lista di 34 sospetti jihadisti residenti in città. La Targnion però si difende affermando che la lista conteneva solamente un numero e non indicava né i nomi, né gli indirizzi degli estremisti.
Hannover, sono stati gli 007 israeliani ad avvertire la Germania – Il magazine tedesco Stern rivela che sono stati i servizi israeliani ad avvertire le loro controparti tedesche della minaccia di un possibile attacco terroristico all’amichevole Olanda-Germania in calendario lo scorso 17 novembre ad Hannover. L’intelligence di Tel Aviv avrebbe informato i tedeschi di un imminente minaccia simile agli attacchi del 13 novembre a Parigi, menzionando tempi e obiettivi, fra i quali anche lo stadio. La partita, alla quale doveva assistere anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, è stata annullata per motivi di sicurezza poco prima dell’inizio.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11 ... i/2252142/
Belgio: “Stiamo cercando 10 potenziali kamikaze”
Mentre il fantasma di Salah appare e scompare
Nuovo allarme del ministro degli Esteri: “Sono armati e pronti a commettere attentati come a Parigi”
La primula dell’Islam da 10 giorni è avvistata e sfugge: troppo inafferrabile per essere un vero jihadista?
Mondo
Nel giorno in cui a Bruxelles cessa l’allerta 4, soldati armati continuano a pattugliare le strade. E le autorità belghe cercano dieci persone “che potrebbero possedere esplosivi, con l’intenzione di commettere un attentato analogo a quelli di Parigi” (leggi). Intanto Salah Abdeslam si sta facendo beffe delle polizie di tutta Europa: o è abilissimo. O dispone di una rete clandestina d’assistenza talmente efficace da mettere in crisi le intelligence più scafate. Oppure ci stanno raccontando balle
(di Leonardo Coen)
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Bruxelles, ministro Esteri belga: “Si ricercano 10 potenziali kamikaze. Sono armati”
Didier Reynders conferma le indiscrezioni dei giorni scorsi: gli uomini nel mirino delle autorità avrebbero con sé kalashnikov "o molto di più" e la maggior minaccia sarebbe per negozi e centri commerciali. Intanto a Bruxelles riaprono le scuole e alcune stazioni della metro. Un mese prima degli attacchi di Parigi, il sindaco di Molenbeek aveva ricevuto un elenco di 80 sospetti jihadisti. E Salah Abdeslam è ancora ricercato
di F. Q. | 25 novembre 2015
Prima erano soltanto indiscrezioni, ma oggi arriva la conferma da parte del ministro degli Esteri Didier Reynders. Le autorità di Bruxelles cercano circa dieci persone “che sarebbero pesantemente armate e potrebbero possedere esplosivi”, con “l’intenzione di commettere un attentato analogo a quelli di Parigi“. I ricercati, ha detto Reynders, disporrebbero di fucili kalashnikov o “persino di più”, mentre la maggior minaccia sarebbe per negozi e centri commerciali. Intanto, dopo quattro giorni di blocco, Bruxelles prova a tornare alla normalità, con la riapertura delle scuole e di alcune fermate della metropolitana. Ma ancora nessuna notizia su Salah Abdeslam, ricercato numero uno da tutte le polizie d’Europa e uomo del commando che ha partecipato agli attentati di Parigi del 13 novembre. Da da 10 giorni viene avvistato ovunque, dal Belgio alla Germania, ma sfugge sempre. Reynders, nell’intervista a Abc News anticipata sul sito della tv pubblica belga Rtbf, assicura che la autorità stanno esaminando diverse piste per rintracciarlo e si dice fiducioso sul suo arresto.
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Parlando del carente scambio di informazioni tra i servizi dei diversi paesi europei, il ministro afferma che ci sono dei miglioramenti, ma che non sono ancora sufficienti: “Dopo la morte di 130 e più persone a Parigi, è impossibile dire che sia stato un successo le le intelligence. Dobbiamo fare di più, e ancora di più”. Intanto a Bruxelles, a protezione delle scuole sono stati schierati 300 agenti addizionali, alcuni dei quali hanno osservato i genitori dei bambini che lasciavano i bambini agli ingressi. Circa la metà delle stazioni della metropolitana è stata riaperta, per la maggior parte in centro, e 200 soldati sono stati assegnati alla loro protezione.
Confermata detenzione dell”autista’ di Salah – La Camera di Consiglio del Tribunale di primo grado di Bruxelles ha prorogato di un mese la detenzione di A. Lazez, il cittadino belga di origini marocchine, di 39 anni, accusato di coinvolgimento negli attentati di Parigi. Lazez, residente nel quartiere Jette, è stato arrestato il 20 novembre scorso con l’accusa di coinvolgimento in attività terroristiche e omicidi terroristici. Lazez è sospettato infatti di aver accompagnato Salah Abdeslam nella sua fuga dopo gli attentati di Parigi. L’uomo ha sempre respinto ogni accusa. Nella perquisizione della sua auto sono state trovate due armi da fuoco e tracce di sangue, secondo quanto riferisce la Procura di Bruxelles. Inoltre, ha aggiunto che O. Ali, 31 anni, residente nel quartiere di Molenbeek, e un altro uomo arrestato martedì, entrambi accusati di coinvolgimento in un gruppo terroristico e di omicidi terroristici, compariranno di fronte alla Camera dei Consiglio del tribunale di Bruxelles il 27 novembre.
La lista dei terroristi di Molenbeek consegnata al sindaco un mese prima della strage di Parigi – Françoise Schepmans, il sindaco di Molenbeek, – comune belga vicino al centro di Bruxelles ormai tristemente noto come una delle culle del jihadismo europeo – aveva ricevuto un elenco di 80 sospetti jihadisti, residenti nel comune alla periferia della capitale, un mese prima degli attacchi di Parigi. Nella lista, compilata dagli apparati di sicurezza belgi, riporta il New York Times, comparivano anche i nomi di Brahim e Salah Abdeslam, i due fratelli membri del commando terroristico e quello di Abdelhamid Abaaoud, sospettato di essere la mente degli attentati. “Cosa avrei dovuto fare? Non è compito mio controllare i possibili terroristi. E’ responsabilità della polizia federale”, ha commentato la Schepmans. I due fratelli Abdeslam, rileva il Nyt, vivevano ad appena un centinaio di metri dall’ufficio del sindaco, mentre un terzo fratello, Mohamed Abdeslam – fermato e rilasciato nei giorni scorsi – lavora invece per l’amministrazione comunale della Schepmans. Il New York Times riporta inoltre che anche Muriel Targnion, sindaco di Verviers, nel Belgio orientale, aveva ricevuto una lista di 34 sospetti jihadisti residenti in città. La Targnion però si difende affermando che la lista conteneva solamente un numero e non indicava né i nomi, né gli indirizzi degli estremisti.
Hannover, sono stati gli 007 israeliani ad avvertire la Germania – Il magazine tedesco Stern rivela che sono stati i servizi israeliani ad avvertire le loro controparti tedesche della minaccia di un possibile attacco terroristico all’amichevole Olanda-Germania in calendario lo scorso 17 novembre ad Hannover. L’intelligence di Tel Aviv avrebbe informato i tedeschi di un imminente minaccia simile agli attacchi del 13 novembre a Parigi, menzionando tempi e obiettivi, fra i quali anche lo stadio. La partita, alla quale doveva assistere anche la cancelliera tedesca Angela Merkel, è stata annullata per motivi di sicurezza poco prima dell’inizio.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11 ... i/2252142/
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Re: La Terza Guerra Mondiale
I GIORNI DEL KAOS
Le forniture di armi
(Alessandro Di Battista)
25/11/2015 di triskel182
https://triskel182.wordpress.com/2015/1 ... -battista/
Le forniture di armi
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Re: La Terza Guerra Mondiale
I GIORNI DEL KAOS
Nella nebbia Non ci sono segnali chiari, regna il “tutto è possibile”
Italia nel mirino: teoremi del panico
» FABIO MINI
Tra i teoremi che dominano l'analisi del terrorismo islamico, uno particolarmente subdolo è quello che vuole l'Isis non solo onnipotente, onnisciente e onnipresente, ma presente soprattutto in Italia.
Il nostro paese, in quanto "geograficamente luogo di transito" e socialmente "troppo accondiscendente" nei confronti
della comunità islamica e dell'immigrazione, sarebbe a elevato rischio d'infiltrazione degli estremisti.
Secondo alcuni, il fatto che non abbiamo subito un attentato è dovuto alla prevenzione dei nostri Servizi.
Altra tesi è che gli attacchi non si siano verificati perché la criminalità organizzata non ha ancora stretto alleanze con il terrorismo islamico e quindi non consente ingerenze e infiltrazioni estremiste che complicherebbero la vita e gli affari dei criminali.
Un'altra tesi vuole che grazie alla nostra politica ondivaga, ma sostanzialmente rinunciataria, nella lotta al terrorismo,
non offriamo pretesti per un attacco.
Non solo, ma saremmo addirittura protetti da un patto non scritto con gli stessi terroristi che ci lascerebbero in pace in cambio del disimpegno nelle operazioni internazionali e della generosa fornitura di armi ai paesi che li sponsorizzano.
C'è poi la tesi che saremo sicuramente attaccati: si tratta solo di tempo e opportunità.
Il tempo non è molto e le opportunità aumentano specialmente con il Giubileo.
Si diceva la stessa cosa anche per l'Expo, ma è andato tutto bene avvalorando la tesi finale, che poi è la più radicata, che si tratta solo di "culo".
Oggi il rischio nel nostro paese non è più alto del 13 novembre quando è stato compiuto l'attacco a Parigi.
Anzi dovrebbe essere minore perché almeno la cellula francese è stata parzialmente eliminata.
Non dovrebbe comunque essere più elevato dell'inizio dell'anno.
Secondo il Viminale, dopo l'attacco a Charlie Hebdo, i nostri organi di sicurezza controllavano in Italia "oltre un centinaio" di sospetti islamisti.
I foreign fighters che avevano avuto qualche rapporto con l'Italia erano 53.
Ci vennero dati nomi e cognomi.
Oggi non sappiamo quanti potenziali terroristi ci siano e nessuno si è premurato di darci dei numeri.
È tutto molto vago o scontato.
Lo stesso schieramento su tutto il territorio nazionale dell'esercito è il segno della mancanza di obiettivi precisi.
I rinforzi dovrebbero rassicurare, ma dopo un po' impensieriscono.
Se la prevenzione non si risolve negli arresti ma costringe all'espulsione dei sospetti, significa che non esistono prove sufficienti ad iniziare un procedimento giudiziario e, nel dubbio, si rimandano ai paesi d'origine anche coloro che non c'entrano niente.
Col rischio di mandarli a morire.
Se oggi, rispetto a un anno fa i sospettati fossero ancora "più di cento" non avremmo fatto alcun passo in avanti; se fossero di più avremmo fallito nel controllo, e se fossero di meno non ci sarebbe alcuna ragione di seminare panico.
Se questo avviene, come sta avvenendo, può significare che mentre in pubblico i nostri politici si sbracciano nelle
rassicurazioni, nei centri di controllo della sicurezza, prevalga la cortina fumogena delle "possibilità" sul calcolo
delle "probabilità".
Il teorema del "tutto è possibile", fa di ogni velo una maschera di fanatici suicidi e fa dell'epiteto "tutti bastardi" non un avvertimento colorito, ma una incitazione alla violenza indirizzata a chi si vuole difendere e a chi potrebbe attaccarci.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ilfattoquotidiano
Nella nebbia Non ci sono segnali chiari, regna il “tutto è possibile”
Italia nel mirino: teoremi del panico
» FABIO MINI
Tra i teoremi che dominano l'analisi del terrorismo islamico, uno particolarmente subdolo è quello che vuole l'Isis non solo onnipotente, onnisciente e onnipresente, ma presente soprattutto in Italia.
Il nostro paese, in quanto "geograficamente luogo di transito" e socialmente "troppo accondiscendente" nei confronti
della comunità islamica e dell'immigrazione, sarebbe a elevato rischio d'infiltrazione degli estremisti.
Secondo alcuni, il fatto che non abbiamo subito un attentato è dovuto alla prevenzione dei nostri Servizi.
Altra tesi è che gli attacchi non si siano verificati perché la criminalità organizzata non ha ancora stretto alleanze con il terrorismo islamico e quindi non consente ingerenze e infiltrazioni estremiste che complicherebbero la vita e gli affari dei criminali.
Un'altra tesi vuole che grazie alla nostra politica ondivaga, ma sostanzialmente rinunciataria, nella lotta al terrorismo,
non offriamo pretesti per un attacco.
Non solo, ma saremmo addirittura protetti da un patto non scritto con gli stessi terroristi che ci lascerebbero in pace in cambio del disimpegno nelle operazioni internazionali e della generosa fornitura di armi ai paesi che li sponsorizzano.
C'è poi la tesi che saremo sicuramente attaccati: si tratta solo di tempo e opportunità.
Il tempo non è molto e le opportunità aumentano specialmente con il Giubileo.
Si diceva la stessa cosa anche per l'Expo, ma è andato tutto bene avvalorando la tesi finale, che poi è la più radicata, che si tratta solo di "culo".
Oggi il rischio nel nostro paese non è più alto del 13 novembre quando è stato compiuto l'attacco a Parigi.
Anzi dovrebbe essere minore perché almeno la cellula francese è stata parzialmente eliminata.
Non dovrebbe comunque essere più elevato dell'inizio dell'anno.
Secondo il Viminale, dopo l'attacco a Charlie Hebdo, i nostri organi di sicurezza controllavano in Italia "oltre un centinaio" di sospetti islamisti.
I foreign fighters che avevano avuto qualche rapporto con l'Italia erano 53.
Ci vennero dati nomi e cognomi.
Oggi non sappiamo quanti potenziali terroristi ci siano e nessuno si è premurato di darci dei numeri.
È tutto molto vago o scontato.
Lo stesso schieramento su tutto il territorio nazionale dell'esercito è il segno della mancanza di obiettivi precisi.
I rinforzi dovrebbero rassicurare, ma dopo un po' impensieriscono.
Se la prevenzione non si risolve negli arresti ma costringe all'espulsione dei sospetti, significa che non esistono prove sufficienti ad iniziare un procedimento giudiziario e, nel dubbio, si rimandano ai paesi d'origine anche coloro che non c'entrano niente.
Col rischio di mandarli a morire.
Se oggi, rispetto a un anno fa i sospettati fossero ancora "più di cento" non avremmo fatto alcun passo in avanti; se fossero di più avremmo fallito nel controllo, e se fossero di meno non ci sarebbe alcuna ragione di seminare panico.
Se questo avviene, come sta avvenendo, può significare che mentre in pubblico i nostri politici si sbracciano nelle
rassicurazioni, nei centri di controllo della sicurezza, prevalga la cortina fumogena delle "possibilità" sul calcolo
delle "probabilità".
Il teorema del "tutto è possibile", fa di ogni velo una maschera di fanatici suicidi e fa dell'epiteto "tutti bastardi" non un avvertimento colorito, ma una incitazione alla violenza indirizzata a chi si vuole difendere e a chi potrebbe attaccarci.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
I GIORNI DEL KAOS
Isis, Germania invierà Tornado contro lo Stato islamico. Putin a Hollande: “Russia pronta a cooperare con la Francia”
Mondo
Il presidente francese a Mosca per un bilaterale con il numero uno del Cremlino: "Ora è il momento di assumersi la responsabilità per quanto sta accadendo". La cancelliera Angela Merkel chiederà il voto del Bundestag per il via all'operazione in Siria in sostegno alla Francia. Lo stesso ha già fatto Cameron alla Camera dei Comuni. Intanto gli Usa mandano 50 ufficiali per aiutare i peshmerga
di F. Q. | 26 novembre 2015
La Germania invierà i Tornado contro lo Stato islamico. La decisione presa da Angela Merkel è stata riferita dalla Dpa, la principale agenzia di stampa tedesca. Proprio ieri, 25 novembre, la cancelliera aveva incontrato il presidente della Repubblica francese François Hollande: quest’ultimo aveva chiesto maggiore impegno militare e Berlino aveva promesso un sostegno in Mali. La decisione di inviare i Tornado è stata presa presa durante l’incontro fra la cancelliera e i ministri. Al vertice tenuto a Berlino hanno partecipato fra gli altri il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier e la ministra della Difesa Ursula von der Leyen: “Senza un confronto militare con l’Isis non usciremo dalla situazione in Siria”, ha detto Steimeier – non abbiamo solo un sentimento di compartecipazione, siamo solidali”.
“Non possiamo stare a guardare mentre l’Isis si rafforza”, ha detto la Merkel, parlando ad una riunione del gruppo parlamentare dell’Unione, secondo quanto riferito da un partecipante. La cancelliera ha definito “necessario” l’intervento militare tedesco contro Isis.
“Non rinforzeremo solo la missione di addestramento nel nord dell’Iraq – ha spiegato Henning Otte, parlamentare Cdu e membro della Commissione Difesa del Bundestag – ma invieremo i nostri Tornado di ricognizione in Siria per la guerra contro l’Isis”. Secondo l’agenzia Dpa, Berlino metterà a disposizione della coalizione anche una nave da guerra ed almeno un aereo da rifornimento. La decisione comunque deve passare da un voto del Bundestag.
Nonostante gli intenti comuni, i due leader hanno evitato di guardarsi durante il loro breve scambio televisivo, sottolineando il rapporto ancora teso tra la Russia e l’Occidente a causa della crisi in Ucraina e delle differenze sulla politica in Medioriente. Sia la Russia sia la Francia hanno intensificato la loro campagna di bombardamenti aerei in Siria ma hanno obiettivi diversi. Mosca sta prendendo di mira una vasta gamma di forze ribelli – includendo tra gli altri anche lo Stato islamico – essendo alleato del presidente siriano Bashar al-Assad. Parigi e la coalizione guidata dagli Usa stanno concentrando i loro raid solo contro l’Isis e chiedono a gran voce che Assad si dimetta e non partecipi al processo politico verso la pace.
Putin a Hollande: “Russia pronta a collaborare con la Francia”
Hollande ha incassato anche l’impegno della Russia: Mosca è pronta a cooperare con la Francia, ha detto Vladimir Putin ricevendo il presidente francese al Cremlino. Il numero uno della Federazione russa ha plaudito alla “grande attenzione” e agli “sforzi” del presidente francese “per creare una larga coalizione anti-terrorismo” che è “assolutamente necessaria: in questo senso le nostre posizioni coincidono”, ha detto Putin.
“Ora è il momento di assumersi la responsabilità per quanto sta accadendo – aveva detto Hollande in un discorso televisivo all’inizio dei colloqui – il nostro nemico è Daesh, lo Stato islamico, che ha un territorio, un esercito e risorse. Per questo le potenze mondiali devono creare una grande coalizione per colpire questi terroristi” in Siria e in Iraq. “Sono a Mosca con voi – ha sottolineato il capo dell’Eliseo – per vedere come possiamo agire insieme e coordinarci in modo da poter colpire questo gruppo terroristico, ma anche per raggiungere una soluzione politica per la pace”.
Raid in Siria, Cameron spinge sull’acceleratore. Corbyn frena
In giornata il premier britannico David Cameron è tornato alla carica per ottenere dalla Camera dei Comuni il via libera all’allargamento dei raid “anti-Isis” della Raf dall’Iraq alla Siria. Cameron punta a convincere il fronte degli indecisi, che finora gli ha impedito di affrontare un nuovo voto dopo la cocente bocciatura del 2013, quando il governo voleva bombardare le forze di Assad. Parlando prima in commissione Esteri, che ancora nei giorni scorsi ha frenato, il premier ha insistito che il Paese non può “subappaltare la sua sicurezza”. “Dobbiamo colpire questi terroristi ora” ha detto Cameron ai Comuni. Per il premier britannico si tratta di “interesse nazionale”, oltre che schierarsi “con la Francia” dopo i fatti di Parigi. Cameron nega peraltro che i raid possano fare della Gran Bretagna “un bersaglio più grande”. Cameron ha riconosciuto che la “la chiave in Siria è una soluzione politica”, insistendo che dal punto di vista di Londra questa soluzione deve prevedere che il presidente Bashar al-Assad “se ne vada”.
Ma ha anche ripetuto che “non si può attendere che questo accada prima di assumere un’azione militare” su quella che ha chiamato “la roccaforte” dell’Isis (la Siria). Rispondendo alle dettagliate obiezioni dell’opposizione è comunque tornato a escludere un qualsiasi coinvolgimento di forze di terra britanniche in Siria. Dubbi sull’efficacia di una partecipazione britannica ai raid sono stati avanzati da Jeremy Corbyn, leader dell’opposizione laburista. Corbyn ha messo in guardia dalle “conseguenze impreviste” anche “alla luce dei risultati di altri interventi militari occidentali in anni recenti”. Ha quindi notato che sul terreno mancano forze credibili e affidabili alleate della Gran Bretagna e si è chiesto se i bombardamenti rafforzeranno davvero la sicurezza del Regno Unito di fronte alla minaccia terroristica. Domande “pertinenti”, ha ammesso Cameron, dicendo tuttavia di poter dare garanzie e in particolare dichiarandosi convinto che i raid “contribuiranno alla sicurezza” dei cittadini.
Media arabi: “50 militari Usa nel nord della Siria”
Nel frattempo, secondo un’emittente panaraba, 50 ufficiali militari americani sono arrivati nel nord della Siria, con la missione di aiutare i combattenti curdi che lottano contro i militanti dello Stato islamico. I militari sono entrati in Siria dalla frontiera con la Turchia di Murshid Binar. Alcuni di loro si sono diretti a Kobane, mentre altri sono andati verso la città di Qamishli. Per il momento non sono disponibili altri dettagli, ma l’invio sembra essere la messa in atto della promessa del presidente americano Barack Obama di inviare alcune decine di soldati delle forze speciali in Siria per la prima missione a tempo indeterminato di Washington nel Paese. La Casa Bianca aveva precisato che la missione non prevede la partecipazione attiva a combattimenti.
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Isis, Germania invierà Tornado contro lo Stato islamico. Putin a Hollande: “Russia pronta a cooperare con la Francia”
Mondo
Il presidente francese a Mosca per un bilaterale con il numero uno del Cremlino: "Ora è il momento di assumersi la responsabilità per quanto sta accadendo". La cancelliera Angela Merkel chiederà il voto del Bundestag per il via all'operazione in Siria in sostegno alla Francia. Lo stesso ha già fatto Cameron alla Camera dei Comuni. Intanto gli Usa mandano 50 ufficiali per aiutare i peshmerga
di F. Q. | 26 novembre 2015
La Germania invierà i Tornado contro lo Stato islamico. La decisione presa da Angela Merkel è stata riferita dalla Dpa, la principale agenzia di stampa tedesca. Proprio ieri, 25 novembre, la cancelliera aveva incontrato il presidente della Repubblica francese François Hollande: quest’ultimo aveva chiesto maggiore impegno militare e Berlino aveva promesso un sostegno in Mali. La decisione di inviare i Tornado è stata presa presa durante l’incontro fra la cancelliera e i ministri. Al vertice tenuto a Berlino hanno partecipato fra gli altri il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier e la ministra della Difesa Ursula von der Leyen: “Senza un confronto militare con l’Isis non usciremo dalla situazione in Siria”, ha detto Steimeier – non abbiamo solo un sentimento di compartecipazione, siamo solidali”.
“Non possiamo stare a guardare mentre l’Isis si rafforza”, ha detto la Merkel, parlando ad una riunione del gruppo parlamentare dell’Unione, secondo quanto riferito da un partecipante. La cancelliera ha definito “necessario” l’intervento militare tedesco contro Isis.
“Non rinforzeremo solo la missione di addestramento nel nord dell’Iraq – ha spiegato Henning Otte, parlamentare Cdu e membro della Commissione Difesa del Bundestag – ma invieremo i nostri Tornado di ricognizione in Siria per la guerra contro l’Isis”. Secondo l’agenzia Dpa, Berlino metterà a disposizione della coalizione anche una nave da guerra ed almeno un aereo da rifornimento. La decisione comunque deve passare da un voto del Bundestag.
Nonostante gli intenti comuni, i due leader hanno evitato di guardarsi durante il loro breve scambio televisivo, sottolineando il rapporto ancora teso tra la Russia e l’Occidente a causa della crisi in Ucraina e delle differenze sulla politica in Medioriente. Sia la Russia sia la Francia hanno intensificato la loro campagna di bombardamenti aerei in Siria ma hanno obiettivi diversi. Mosca sta prendendo di mira una vasta gamma di forze ribelli – includendo tra gli altri anche lo Stato islamico – essendo alleato del presidente siriano Bashar al-Assad. Parigi e la coalizione guidata dagli Usa stanno concentrando i loro raid solo contro l’Isis e chiedono a gran voce che Assad si dimetta e non partecipi al processo politico verso la pace.
Putin a Hollande: “Russia pronta a collaborare con la Francia”
Hollande ha incassato anche l’impegno della Russia: Mosca è pronta a cooperare con la Francia, ha detto Vladimir Putin ricevendo il presidente francese al Cremlino. Il numero uno della Federazione russa ha plaudito alla “grande attenzione” e agli “sforzi” del presidente francese “per creare una larga coalizione anti-terrorismo” che è “assolutamente necessaria: in questo senso le nostre posizioni coincidono”, ha detto Putin.
“Ora è il momento di assumersi la responsabilità per quanto sta accadendo – aveva detto Hollande in un discorso televisivo all’inizio dei colloqui – il nostro nemico è Daesh, lo Stato islamico, che ha un territorio, un esercito e risorse. Per questo le potenze mondiali devono creare una grande coalizione per colpire questi terroristi” in Siria e in Iraq. “Sono a Mosca con voi – ha sottolineato il capo dell’Eliseo – per vedere come possiamo agire insieme e coordinarci in modo da poter colpire questo gruppo terroristico, ma anche per raggiungere una soluzione politica per la pace”.
Raid in Siria, Cameron spinge sull’acceleratore. Corbyn frena
In giornata il premier britannico David Cameron è tornato alla carica per ottenere dalla Camera dei Comuni il via libera all’allargamento dei raid “anti-Isis” della Raf dall’Iraq alla Siria. Cameron punta a convincere il fronte degli indecisi, che finora gli ha impedito di affrontare un nuovo voto dopo la cocente bocciatura del 2013, quando il governo voleva bombardare le forze di Assad. Parlando prima in commissione Esteri, che ancora nei giorni scorsi ha frenato, il premier ha insistito che il Paese non può “subappaltare la sua sicurezza”. “Dobbiamo colpire questi terroristi ora” ha detto Cameron ai Comuni. Per il premier britannico si tratta di “interesse nazionale”, oltre che schierarsi “con la Francia” dopo i fatti di Parigi. Cameron nega peraltro che i raid possano fare della Gran Bretagna “un bersaglio più grande”. Cameron ha riconosciuto che la “la chiave in Siria è una soluzione politica”, insistendo che dal punto di vista di Londra questa soluzione deve prevedere che il presidente Bashar al-Assad “se ne vada”.
Ma ha anche ripetuto che “non si può attendere che questo accada prima di assumere un’azione militare” su quella che ha chiamato “la roccaforte” dell’Isis (la Siria). Rispondendo alle dettagliate obiezioni dell’opposizione è comunque tornato a escludere un qualsiasi coinvolgimento di forze di terra britanniche in Siria. Dubbi sull’efficacia di una partecipazione britannica ai raid sono stati avanzati da Jeremy Corbyn, leader dell’opposizione laburista. Corbyn ha messo in guardia dalle “conseguenze impreviste” anche “alla luce dei risultati di altri interventi militari occidentali in anni recenti”. Ha quindi notato che sul terreno mancano forze credibili e affidabili alleate della Gran Bretagna e si è chiesto se i bombardamenti rafforzeranno davvero la sicurezza del Regno Unito di fronte alla minaccia terroristica. Domande “pertinenti”, ha ammesso Cameron, dicendo tuttavia di poter dare garanzie e in particolare dichiarandosi convinto che i raid “contribuiranno alla sicurezza” dei cittadini.
Media arabi: “50 militari Usa nel nord della Siria”
Nel frattempo, secondo un’emittente panaraba, 50 ufficiali militari americani sono arrivati nel nord della Siria, con la missione di aiutare i combattenti curdi che lottano contro i militanti dello Stato islamico. I militari sono entrati in Siria dalla frontiera con la Turchia di Murshid Binar. Alcuni di loro si sono diretti a Kobane, mentre altri sono andati verso la città di Qamishli. Per il momento non sono disponibili altri dettagli, ma l’invio sembra essere la messa in atto della promessa del presidente americano Barack Obama di inviare alcune decine di soldati delle forze speciali in Siria per la prima missione a tempo indeterminato di Washington nel Paese. La Casa Bianca aveva precisato che la missione non prevede la partecipazione attiva a combattimenti.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11 ... o/2255212/
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Re: La Terza Guerra Mondiale
L'escalation della guerra ha fatto un altro passo in avanti.
I nostri connazionali la pensano così:
Vamos a la Muerte • 15 minuti fa
"La decisione di inviare i Tornado è stata presa presa durante l’incontro fra la cancelliera e i ministri": il repentino cambio di strategia (l'ennesimo) della cancelliera sembra dettato più da "consigli" esterni che da reale convinzione. Che al vertice di Berlino fosse presente anche l'ambasciatore degli Usa? Più che una probabilità oserei dire quasi una certezza. E c'è ancora qualche simpaticone che continua a scambiare questa cu...a per una statista. Mah.
"Mosca sta prendendo di mira una vasta gamma di forze ribelli – includendo tra gli altri anche lo Stato islamico – essendo alleato del presidente siriano Bashar al-Assad. Parigi e la coalizione guidata dagli Usa stanno concentrando i loro raid SOLO contro l’Isis": come no. Il Fatto si dimentica di menzionare che la Siria è messa a ferro e fuoco da 5 anni da bande di terroristi mercenari tagliagole armate e foraggiate dall'Occidente. Senza le ingerenze occidentali la Siria vivrebbe n Pace come prima del 2011. Dopo il bell'articolo di ieri noto con dispiacere che questo giornale è tornato alla Propaganda.
"I militari americani sono entrati in Siria dalla frontiera con la Turchia di Murshid Binar": già che c'erano avranno anche spiegato ai terroristi amici della Turchia e alle truppe del tiranno Erdogan come abbattere altri jet russi. Russi che, en passant, sono gli unici a combattere realmente l'Isis - oltre, ovviamente all'esercito siriano del Presidente Assad che da 5 anni fronteggia questi criminali.
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Daniele MI • 17 minuti fa
venghino...venghino signore e signori nel nostro luna park chiamato mondo...venite a provare una delle più belle attrazioni dei nostri tempi...il lancio di bombe a c. sullo stato chiamato Siria ....
Non vi annoierete ...le bombe sono escluse dal prezzo del biglietto...le potete comunque acquistare in quantità direttamente dai fabbricanti di armi presenti nel nostro fantastico luna park...
Potete colpire qualunque cosa in Siria...nessuna penalità vi sarà riconosciuta....si vince facile...
Il premio...un bel pacco di elettori con il cervello a massa...cosa chiedere di più?
Affrettatevi...al nostro gioco si sono già uniti i nostri amici francia, italia germania, inghilterra...
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traurig • 2 ore fa
Gli USA continuano a giocare al "Divide et Impera" con i protagonisti della mattanza medio orientale. Ora mandano consiglieri militari ai Curdi, suscitando sicuramente le ire del Califfo Erdogan, dittatore della Turchia e finanziatore dell'Isis, MA ANCHE membro veterano della NATO.
Insomma un colpo al cerchio ed uno alla botte, nella speranza che ambedue si sfascino, per poter continuare a comandare sul Medio Oriente.
In quello scenario stanno ormai palesandosi con imbarazzante evidenza tutte le CONTRADDIZIONI ed IPOCRISIE della sgangherata Armata Brancaleone anti ISIS, che in realtà finanzia l'ISIS ed ha ben altri obiettivi, tutti legati ai soldi, al petrolio ed al potere.
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I nostri connazionali la pensano così:
Vamos a la Muerte • 15 minuti fa
"La decisione di inviare i Tornado è stata presa presa durante l’incontro fra la cancelliera e i ministri": il repentino cambio di strategia (l'ennesimo) della cancelliera sembra dettato più da "consigli" esterni che da reale convinzione. Che al vertice di Berlino fosse presente anche l'ambasciatore degli Usa? Più che una probabilità oserei dire quasi una certezza. E c'è ancora qualche simpaticone che continua a scambiare questa cu...a per una statista. Mah.
"Mosca sta prendendo di mira una vasta gamma di forze ribelli – includendo tra gli altri anche lo Stato islamico – essendo alleato del presidente siriano Bashar al-Assad. Parigi e la coalizione guidata dagli Usa stanno concentrando i loro raid SOLO contro l’Isis": come no. Il Fatto si dimentica di menzionare che la Siria è messa a ferro e fuoco da 5 anni da bande di terroristi mercenari tagliagole armate e foraggiate dall'Occidente. Senza le ingerenze occidentali la Siria vivrebbe n Pace come prima del 2011. Dopo il bell'articolo di ieri noto con dispiacere che questo giornale è tornato alla Propaganda.
"I militari americani sono entrati in Siria dalla frontiera con la Turchia di Murshid Binar": già che c'erano avranno anche spiegato ai terroristi amici della Turchia e alle truppe del tiranno Erdogan come abbattere altri jet russi. Russi che, en passant, sono gli unici a combattere realmente l'Isis - oltre, ovviamente all'esercito siriano del Presidente Assad che da 5 anni fronteggia questi criminali.
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Daniele MI • 17 minuti fa
venghino...venghino signore e signori nel nostro luna park chiamato mondo...venite a provare una delle più belle attrazioni dei nostri tempi...il lancio di bombe a c. sullo stato chiamato Siria ....
Non vi annoierete ...le bombe sono escluse dal prezzo del biglietto...le potete comunque acquistare in quantità direttamente dai fabbricanti di armi presenti nel nostro fantastico luna park...
Potete colpire qualunque cosa in Siria...nessuna penalità vi sarà riconosciuta....si vince facile...
Il premio...un bel pacco di elettori con il cervello a massa...cosa chiedere di più?
Affrettatevi...al nostro gioco si sono già uniti i nostri amici francia, italia germania, inghilterra...
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traurig • 2 ore fa
Gli USA continuano a giocare al "Divide et Impera" con i protagonisti della mattanza medio orientale. Ora mandano consiglieri militari ai Curdi, suscitando sicuramente le ire del Califfo Erdogan, dittatore della Turchia e finanziatore dell'Isis, MA ANCHE membro veterano della NATO.
Insomma un colpo al cerchio ed uno alla botte, nella speranza che ambedue si sfascino, per poter continuare a comandare sul Medio Oriente.
In quello scenario stanno ormai palesandosi con imbarazzante evidenza tutte le CONTRADDIZIONI ed IPOCRISIE della sgangherata Armata Brancaleone anti ISIS, che in realtà finanzia l'ISIS ed ha ben altri obiettivi, tutti legati ai soldi, al petrolio ed al potere.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
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Ras-Putin • 2 ore fa
Col "Assad se ne vada" insiste Cameron...con cio' dimostrando di essere solo un....oo, che pensa solo a questa mappa e sul gasdotto...che appare sempre piu' come un sogno....rotto. http://www.wallstreetitalia.co...
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Gianluca • 2 ore fa
Qua finisce male!!!
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bimbo bamba • 2 ore fa
la Merkel, a differenza di Hollande, prima di intervenire in Siria, chiede il voto al Parlamento
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Chrome • 3 ore fa
Non c'è bisogno di alcun intervento da parte di Francia e Germania in Siria. Ci stanno già i Russi, che stanno facendo un lavoro egregio. Se proprio vogliono fare qualcosa di utile, francesi e tedeschi si dovrebbero coordinare col comando congiunto di Baghdad.
Quindi, la domanda è: che ci vanno a fare, tedeschi e francesi in Siria, tenendo presente oltretutto che nessuno li ha invitati? I Russi sono in Siria su esplicito invito del governo locale che, quantunque si strombazzi il contrario, ha tutto il diritto di essere considerato come legittimo e di chiedere l'aiuto di chi gli pare. I tedeschi e francesi no. Quindi, che vogliono fare? Se chiedono di coordinarsi coi Russi, è un conto. Altrimenti, si deve desumere che sono lì solo ad intralciare il lavoro di chi in Siria sta combattendo seriamente.
Ma lo sanno, francesi e tedeschi, che i Russi stanno dislocando in Siria le batterie di missili S-300, proprio allo scopo di sgomberare i cieli siriani da ospiti indesiderati? Immagino che lo sappiano bene. E questa è una ragione più che ottima perché si coordino tra di loro.
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max Chrome • 2 ore fa
Ci vanno solo perchè la siria è storicamente controllata dalla francia e lasciare campo libero ai russi vorrebbe dire perdere uno, se non il territorio più prezioso, in termini di risorse e dislocamento, della regione.
Adesso sono tutte rose e viole, ma sconfitto l'isis che ne sarà di Assad? Se ne andrà per un governo di trasizione come vogliono i francesi e il resto della coalizione o resterà al suo posto fino alle elezioni come vuole Putin?
Spero di sbagliarmi e che trovino un accordo ma secondo me ce ne verrà una gamba.
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traurig max • 2 ore fa
il problema è che NESSUNO vuole chiarire quali sono i suoi reali progetti sul futuro della Siria ed ognuno tira l'acqua al suo mulino.
Comunque l'intervento russo ha effettivamente smascherato le contraddizioni e le ipocrisie degli Occidentali, della Turchia, dell'Arabia Saudita, del Qatar e degli Emirati Arabi.....
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Ras-Putin • 2 ore fa
Col "Assad se ne vada" insiste Cameron...con cio' dimostrando di essere solo un....oo, che pensa solo a questa mappa e sul gasdotto...che appare sempre piu' come un sogno....rotto. http://www.wallstreetitalia.co...
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Gianluca • 2 ore fa
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bimbo bamba • 2 ore fa
la Merkel, a differenza di Hollande, prima di intervenire in Siria, chiede il voto al Parlamento
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Chrome • 3 ore fa
Non c'è bisogno di alcun intervento da parte di Francia e Germania in Siria. Ci stanno già i Russi, che stanno facendo un lavoro egregio. Se proprio vogliono fare qualcosa di utile, francesi e tedeschi si dovrebbero coordinare col comando congiunto di Baghdad.
Quindi, la domanda è: che ci vanno a fare, tedeschi e francesi in Siria, tenendo presente oltretutto che nessuno li ha invitati? I Russi sono in Siria su esplicito invito del governo locale che, quantunque si strombazzi il contrario, ha tutto il diritto di essere considerato come legittimo e di chiedere l'aiuto di chi gli pare. I tedeschi e francesi no. Quindi, che vogliono fare? Se chiedono di coordinarsi coi Russi, è un conto. Altrimenti, si deve desumere che sono lì solo ad intralciare il lavoro di chi in Siria sta combattendo seriamente.
Ma lo sanno, francesi e tedeschi, che i Russi stanno dislocando in Siria le batterie di missili S-300, proprio allo scopo di sgomberare i cieli siriani da ospiti indesiderati? Immagino che lo sappiano bene. E questa è una ragione più che ottima perché si coordino tra di loro.
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max Chrome • 2 ore fa
Ci vanno solo perchè la siria è storicamente controllata dalla francia e lasciare campo libero ai russi vorrebbe dire perdere uno, se non il territorio più prezioso, in termini di risorse e dislocamento, della regione.
Adesso sono tutte rose e viole, ma sconfitto l'isis che ne sarà di Assad? Se ne andrà per un governo di trasizione come vogliono i francesi e il resto della coalizione o resterà al suo posto fino alle elezioni come vuole Putin?
Spero di sbagliarmi e che trovino un accordo ma secondo me ce ne verrà una gamba.
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traurig max • 2 ore fa
il problema è che NESSUNO vuole chiarire quali sono i suoi reali progetti sul futuro della Siria ed ognuno tira l'acqua al suo mulino.
Comunque l'intervento russo ha effettivamente smascherato le contraddizioni e le ipocrisie degli Occidentali, della Turchia, dell'Arabia Saudita, del Qatar e degli Emirati Arabi.....
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Re: La Terza Guerra Mondiale
I GIORNI DEL KAOS
Made in Italy e Qatar: facciamo affari con chi finanzia l’Isis
Scritto il 26/11/15 • LIBRE nella Categoria: segnalazioni
«Non facciamo affari con paesi che finanziano l’Isis», così il premier Matteo Renzi ha liquidato l’argomento ad esplicita domanda, nel corso dell’intervista rilasciata a SkyTg24 mercoledì sera. Storiella, questa, che andrà ad aggiungersi alla collezione di bugie sesquipedali alle quali il premier ci ha abituato. Se è vero, infatti, che è da qualche tempo ormai riconosciuto a livello internazionale il ruolo principale dell’emirato del Qatar nel finanziamento del Daesh (Isis), non si vede all’orizzonte nessun provvedimento nei confronti del Qatar da parte dello Stato italiano. Le attività economiche dei qatarioti nel nostro paese sono diverse e seppure non raggiungano ancora la mole di investimenti già toccata in Francia, la dimensione degli affari tra Italia e Qatar, pubblica o privata che sia, sta diventando altrettanto importante. Sebbene non abbiano ancora comprato una squadra di calcio, come è capitato al Paris Saint-Germain, il fondo sovrano qatariota, la Qatar Holding Llc, ha buoni rapporti con imprenditori italiani e addirittura con il Fondo Strategico Italiano Spa (Fsi), società controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti, cioè direttamente dallo ministero del Tesoro.
La società, che fu fondata dall’ex ministro Giulio Tremonti nel 2011, venne ideata sul modello francese per difendere le aziende italiane che grazie alla crisi rischiavano spesso di venir acquistate da società straniere, come è accaduto alla Parmalat. Tuttavia sembra che finito il governo Berlusconi, lo scopo sia stato tutt’altro. L’Fsi nel 2013, nei mesi successivi ad una visita in Qatar dell’allora premier Mario Monti, ha costituito una joint venture con il fondo sovrano qatariota dando vita ad una società dedicata, si legge nel comunicato, squisitamente al made In Italy, denominata Iq Made in Italy Venture. La società, forte dei milioni del fondo sovrano è entrata (tanto per trarre un esempio delle sue attività) in società con un colosso della carne italiana, Cremonini, rilevando il 28,4% della Inalca, gruppo dell’imprenditore bolognese, che si occupa della distribuzione delle sue carni all’estero.
Al di fuori degli affari con il ministero del Tesoro, il fondo sovrano qatariota ha rilevato all’inizio dell’anno per intero, passando dal 40% precedente al 100% attuale, la struttura di Porta Nuova a Milano, il complesso di grattacieli e palazzi, che era controllata dalla Hines srg (insieme ad altre società come Unicredit) dell’imprenditore Manfredi Catella. Siamo dunque all’ennesima fregatura di Renzi, a meno che non si voglia avere l’ardire di negare i coinvolgimenti dell’emirato nel finanziamento di gruppi radicali islamici, compresi i gruppi afferenti all’Isis. Non solo con il Qatar ci facciamo bellamente affari, ma consentiamo agli emiri di papparsi i nostri prodotti made In Italy, comprese le aziende dell’alta moda come Valentino, acquistata dagli Al-Thani nel 2012. Ma il Qatar ha compiuto negli anni una politica molto accorta, dove ha saputo da un lato proporsi come interlocutore di pace, lo ha fatto in Afghanistan, e lo ha fatto in Libano. E dall’altro ha cavalcato le primavere arabe, che se non erano piaciute ai sauditi, che hanno perso, a causa di queste ultime, alcune roccaforti come l’Egitto di Mubarak, hanno consentito ai qatarioti di fomentare più di tutti, i ribelli in Libia.
Ma stranamente non se ne parla mai, né ne parlano i soliti analisti ed opinionisti che affollano le trasmissioni di approfondimento che si accalcano negli ultimi giorni. I soldi del Qatar fanno comodo a molti paesi europei, in primis la Francia. Sebbene ora sul campo degli imputati ci sta andando l’Arabia Saudita, chi è ben informato sa che i sauditi formalmente non hanno finanziato direttamente l’Is, ma semmai il fronte di al-Nusra. Ma è anche bene sapere come abbiamo spiegato anche sulle colonne di questa testata che il fronte di ribelli armato e definito a torto come moderato e l’Isis sono praticamente la stessa cosa. Se al-Nusra nasce da una cellula di Al-Qaida, l’Isis nasce dalla stesa radice dei movimenti wahabiti, ma questa è un altra storia. Ciò che importa è sapere che l’Italia non solo fa affari con il Qatar, ma vende armi ai sauditi tramite Finmeccanica, come ampiamente evidenziato in questi giorni e in tono polemico dagli esponenti del Cinque Stelle, così come il nostro vende la sua compagnia aerea di bandiera agli emirati arabi, altro Stato accusato di avere più di buoni rapporti con certe frange islamiste.
Ma Renzi oltre a queste incongruenze non perde occasione di fare la solita propaganda di bassa lega. La totale assenza di dialogo con il Vaticano viene spacciata come un successo. Secondo il premier, infatti, al Papa non si poteva chiedere di rinviare il Giubileo, ma questa è implicitamente un’ammissione di debolezza. Di fatto Papa Francesco ha imposto un Giubileo non programmato in una città come Roma, che vive uno dei peggiori momenti della sua storia, non tanto per una questione di sicurezza, ma a livello amministrativo, sociale e politico. Nessuno vuole vietare alla Chiesa cattolica di compiere la propria missione, ma rimandare un evento così importante come il Giubileo e aspettare un momento politico più stabile dell’amministrazione della capitale, sarebbe stato saggio. E che il presidente del consiglio non abbia neanche provato a costruire un dialogo con il Vaticano sulla questione del Giubileo è abbastanza grave. Anche la promessa di aumentare la spesa pubblica per l’apparato di sicurezza in barba alla spending review, appare buttata lì per imbonire l’opinione pubblica.
L’emergenza immigrazione ha messo a dura prova la capacità dello Stato italiano in generale di garantire sicurezza e giustizia ai propri cittadini. E sappiamo bene come il traffico di migranti serva a molte società vicine ai partiti per fare affari. Motivo per il quale, viste le condizioni della Polizia di Stato, piuttosto che rassicurarsi delle parole del premier, bisogna ringraziare qualcuno lassù che il nostro paese conti davvero così poco in questo periodo storico da risultare poco credibile, a nostro avviso, che vi possa essere una reale minaccia terroristica alle città italiane. Infine il premier ha dato merito all’intelligence italiana nell’aver dato una mano importante nell’individuazione di Jihadi John, cosa tutta da verificare, ammesso che uccidere uno che fa il boia sia così importante nella lotta all’islamismo e non invece il solito gossip di guerra buono per twitter e i telegiornali.
Dunque soltanto in una cosa ci sentiamo di concordare con il leader del Pd: è inutile farsi prendere dall’isteria, l’Italia ha saputo già superare gravi minacce terroristiche, senza fare ricorso ad ulteriori restrizioni delle libertà personali, soprattutto in un’epoca nella quale siamo spiati da internet e tecnologie varie molto più di 30-40 anni fa, e spesso basterebbe un bambino un po’ pratico per conoscere vita morte e miracoli di una persona soltanto dal profilo Facebook. Ma è anche vero che dell’Italia del 2015 c’è poco da fidarsi, il disagio e il caos in cui vivono le nostre città da alcuni anni la dice lunga sulle possibilità di tenuta dello Stato italiano in caso di grave emergenza e destabilizzazione. Per il resto Renzi e Pd bocciati e menzogneri, come sempre.
(Mirco Coppola, “Allarme terrorismo, le nuove menzogne di Renzi”, da “Opinione Pubblica” del 19 novembre 2015).
Made in Italy e Qatar: facciamo affari con chi finanzia l’Isis
Scritto il 26/11/15 • LIBRE nella Categoria: segnalazioni
«Non facciamo affari con paesi che finanziano l’Isis», così il premier Matteo Renzi ha liquidato l’argomento ad esplicita domanda, nel corso dell’intervista rilasciata a SkyTg24 mercoledì sera. Storiella, questa, che andrà ad aggiungersi alla collezione di bugie sesquipedali alle quali il premier ci ha abituato. Se è vero, infatti, che è da qualche tempo ormai riconosciuto a livello internazionale il ruolo principale dell’emirato del Qatar nel finanziamento del Daesh (Isis), non si vede all’orizzonte nessun provvedimento nei confronti del Qatar da parte dello Stato italiano. Le attività economiche dei qatarioti nel nostro paese sono diverse e seppure non raggiungano ancora la mole di investimenti già toccata in Francia, la dimensione degli affari tra Italia e Qatar, pubblica o privata che sia, sta diventando altrettanto importante. Sebbene non abbiano ancora comprato una squadra di calcio, come è capitato al Paris Saint-Germain, il fondo sovrano qatariota, la Qatar Holding Llc, ha buoni rapporti con imprenditori italiani e addirittura con il Fondo Strategico Italiano Spa (Fsi), società controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti, cioè direttamente dallo ministero del Tesoro.
La società, che fu fondata dall’ex ministro Giulio Tremonti nel 2011, venne ideata sul modello francese per difendere le aziende italiane che grazie alla crisi rischiavano spesso di venir acquistate da società straniere, come è accaduto alla Parmalat. Tuttavia sembra che finito il governo Berlusconi, lo scopo sia stato tutt’altro. L’Fsi nel 2013, nei mesi successivi ad una visita in Qatar dell’allora premier Mario Monti, ha costituito una joint venture con il fondo sovrano qatariota dando vita ad una società dedicata, si legge nel comunicato, squisitamente al made In Italy, denominata Iq Made in Italy Venture. La società, forte dei milioni del fondo sovrano è entrata (tanto per trarre un esempio delle sue attività) in società con un colosso della carne italiana, Cremonini, rilevando il 28,4% della Inalca, gruppo dell’imprenditore bolognese, che si occupa della distribuzione delle sue carni all’estero.
Al di fuori degli affari con il ministero del Tesoro, il fondo sovrano qatariota ha rilevato all’inizio dell’anno per intero, passando dal 40% precedente al 100% attuale, la struttura di Porta Nuova a Milano, il complesso di grattacieli e palazzi, che era controllata dalla Hines srg (insieme ad altre società come Unicredit) dell’imprenditore Manfredi Catella. Siamo dunque all’ennesima fregatura di Renzi, a meno che non si voglia avere l’ardire di negare i coinvolgimenti dell’emirato nel finanziamento di gruppi radicali islamici, compresi i gruppi afferenti all’Isis. Non solo con il Qatar ci facciamo bellamente affari, ma consentiamo agli emiri di papparsi i nostri prodotti made In Italy, comprese le aziende dell’alta moda come Valentino, acquistata dagli Al-Thani nel 2012. Ma il Qatar ha compiuto negli anni una politica molto accorta, dove ha saputo da un lato proporsi come interlocutore di pace, lo ha fatto in Afghanistan, e lo ha fatto in Libano. E dall’altro ha cavalcato le primavere arabe, che se non erano piaciute ai sauditi, che hanno perso, a causa di queste ultime, alcune roccaforti come l’Egitto di Mubarak, hanno consentito ai qatarioti di fomentare più di tutti, i ribelli in Libia.
Ma stranamente non se ne parla mai, né ne parlano i soliti analisti ed opinionisti che affollano le trasmissioni di approfondimento che si accalcano negli ultimi giorni. I soldi del Qatar fanno comodo a molti paesi europei, in primis la Francia. Sebbene ora sul campo degli imputati ci sta andando l’Arabia Saudita, chi è ben informato sa che i sauditi formalmente non hanno finanziato direttamente l’Is, ma semmai il fronte di al-Nusra. Ma è anche bene sapere come abbiamo spiegato anche sulle colonne di questa testata che il fronte di ribelli armato e definito a torto come moderato e l’Isis sono praticamente la stessa cosa. Se al-Nusra nasce da una cellula di Al-Qaida, l’Isis nasce dalla stesa radice dei movimenti wahabiti, ma questa è un altra storia. Ciò che importa è sapere che l’Italia non solo fa affari con il Qatar, ma vende armi ai sauditi tramite Finmeccanica, come ampiamente evidenziato in questi giorni e in tono polemico dagli esponenti del Cinque Stelle, così come il nostro vende la sua compagnia aerea di bandiera agli emirati arabi, altro Stato accusato di avere più di buoni rapporti con certe frange islamiste.
Ma Renzi oltre a queste incongruenze non perde occasione di fare la solita propaganda di bassa lega. La totale assenza di dialogo con il Vaticano viene spacciata come un successo. Secondo il premier, infatti, al Papa non si poteva chiedere di rinviare il Giubileo, ma questa è implicitamente un’ammissione di debolezza. Di fatto Papa Francesco ha imposto un Giubileo non programmato in una città come Roma, che vive uno dei peggiori momenti della sua storia, non tanto per una questione di sicurezza, ma a livello amministrativo, sociale e politico. Nessuno vuole vietare alla Chiesa cattolica di compiere la propria missione, ma rimandare un evento così importante come il Giubileo e aspettare un momento politico più stabile dell’amministrazione della capitale, sarebbe stato saggio. E che il presidente del consiglio non abbia neanche provato a costruire un dialogo con il Vaticano sulla questione del Giubileo è abbastanza grave. Anche la promessa di aumentare la spesa pubblica per l’apparato di sicurezza in barba alla spending review, appare buttata lì per imbonire l’opinione pubblica.
L’emergenza immigrazione ha messo a dura prova la capacità dello Stato italiano in generale di garantire sicurezza e giustizia ai propri cittadini. E sappiamo bene come il traffico di migranti serva a molte società vicine ai partiti per fare affari. Motivo per il quale, viste le condizioni della Polizia di Stato, piuttosto che rassicurarsi delle parole del premier, bisogna ringraziare qualcuno lassù che il nostro paese conti davvero così poco in questo periodo storico da risultare poco credibile, a nostro avviso, che vi possa essere una reale minaccia terroristica alle città italiane. Infine il premier ha dato merito all’intelligence italiana nell’aver dato una mano importante nell’individuazione di Jihadi John, cosa tutta da verificare, ammesso che uccidere uno che fa il boia sia così importante nella lotta all’islamismo e non invece il solito gossip di guerra buono per twitter e i telegiornali.
Dunque soltanto in una cosa ci sentiamo di concordare con il leader del Pd: è inutile farsi prendere dall’isteria, l’Italia ha saputo già superare gravi minacce terroristiche, senza fare ricorso ad ulteriori restrizioni delle libertà personali, soprattutto in un’epoca nella quale siamo spiati da internet e tecnologie varie molto più di 30-40 anni fa, e spesso basterebbe un bambino un po’ pratico per conoscere vita morte e miracoli di una persona soltanto dal profilo Facebook. Ma è anche vero che dell’Italia del 2015 c’è poco da fidarsi, il disagio e il caos in cui vivono le nostre città da alcuni anni la dice lunga sulle possibilità di tenuta dello Stato italiano in caso di grave emergenza e destabilizzazione. Per il resto Renzi e Pd bocciati e menzogneri, come sempre.
(Mirco Coppola, “Allarme terrorismo, le nuove menzogne di Renzi”, da “Opinione Pubblica” del 19 novembre 2015).
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Re: La Terza Guerra Mondiale
I GIORNI DEL KAOS
Quando le armate Anglo-Americane e Sovietiche si trovarono di fronte ai campi di sterminio nazisti dissero all'unanimità: MAI PIU'
Per settant'anni ci siamo cullati in questa pia illusione.
La puntata di questa sera di PIAZZAPULITA ha dimostrato che sono tornati.
I nuovi nazisti non stazionano più in Germania. Sono in Medio Oriente. Sono i signori dell'ISIS.
Quando le armate Anglo-Americane e Sovietiche si trovarono di fronte ai campi di sterminio nazisti dissero all'unanimità: MAI PIU'
Per settant'anni ci siamo cullati in questa pia illusione.
La puntata di questa sera di PIAZZAPULITA ha dimostrato che sono tornati.
I nuovi nazisti non stazionano più in Germania. Sono in Medio Oriente. Sono i signori dell'ISIS.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Scenari
L'Italia e la guerra: l'analisi di tre ex premier
Romano Prodi, Mario Monti, Enrico Letta. Tre ex presidenti del Consiglio valutano il cambiamento della situazione continentale e il ruolo del nostro Paese dopo il 13 novembre
di Marco Damilano
26 novembre 2015
«In un momento così tragico il presidente Hollande ha ritrovato un’immagine di forza che aveva perduto», spiega Monti, oggi a guida del gruppo che studia a Bruxelles la riforma delle risorse proprie dell’Unione europea. «Il suo paese è il destinatario di un’ondata emotiva senza precedenti, l’agenda della politica europea si sposta sulle questioni della sicurezza e sul piano della reazione militare su cui strutturalmente e congiunturalmente la Francia è in prima linea. La Germania sull’accoglienza dei rifugiati si è comportata in modo positivo, anche agli occhi dei Paesi dell’Europa del Sud. Ma è una politica che potrebbe ritorcersi contro la cancelliera». Ma il passaggio di leadership, dalla Germania alla Francia, è di breve periodo, si legge nell'analisi in edicola venerdì e online su E+ . «Non credo sia un riequilibrio durevole», ragiona Monti. «È prima di tutto l’occupazione di uno spazio visivo da parte della Francia».
Prodi, ex presidente della Commissione Ue, vede un’accentuazione del ruolo francese, ma non un cambio di leadership. «In Europa la Francia ha sempre fatto il ministro della Difesa, la Merkel il presidente del Consiglio, Schauble il ministro dell'Economia. Certo, il ruolo di ministro della Difesa per Hollande in un'Europa impaurita diventa più importante, ma la Francia senza l'appoggio degli Stati Uniti non può fare molto». Per Prodi la via maestra resta l'accordo tra Usa e Russia: «da questo punto di vista la Turchia che abbatte il caccia russo prova a impedire il dialogo tra Obama e Putin».
«L’Europa appare bypassata dagli avvenimenti. Hollande tratta direttamente con i paesi del consiglio di sicurezza Onu. Ed è vero che nei prossimi mesi ci sarà il tentativo di un cambio al vertice dell’Europa. La Germania avrà l’occhio rivolto all’interno», spiega da Parigi Enrico Letta. «Eppure sarebbe un grave errore considerare l’Europa solo come un impedimento. La strage di Parigi dimostra che la sicurezza non può essere garantita da un singolo paese, Francia e Belgio non si sono scambiati le informazioni, eppure sono paesi fratelli. Gli Stati nazionali pensano di costruire presso le loro opinioni pubbliche uno storytelling di successo se fanno da soli, ma è vero il contrario. Serve un Fbi europea, un sistema di coordinamento sovranazionale».
La prudente strategia del governo italiano piace ad alcuni predecessori di Renzi, spesso critici con il premier. «È una politica saggia: dopo tanti danni provocati da decisioni imprudenti la cautela è d’obbligo», benedice Prodi. «Una posizione assennata e condivisibile», aggiunge Monti. «Piuttosto bisogna chiedersi se una politica rivolta esclusivamente a rilanciare i consumi privati, il benessere individuale e delle singole famiglie, ad esempio con la riduzione delle tasse, con accenti quasi reaganiani, non sia in contrasto con la necessità di rilanciare e di finanziare beni pubblici come la sicurezza, interna e esterna: intelligence, forze dell’ordine, controllo delle frontiere».
Letta è più dubbioso: «L’Italia è in bilico: seguire la sua antica tradizione cerchiobottista significa rompere con la solidarietà europea e con la Francia. Sarebbe una furbizia irresponsabile. È il momento di mettersi con decisione al fianco della Francia colpita. Il che non vuol dire, sia chiaro, mandare i nostri soldati a Raqqa».
L'articolo integrale sull'Espresso in edicola venerdì 27 e online su E+
http://espresso.repubblica.it/archivio/ ... =HEF_RULLO
L'Italia e la guerra: l'analisi di tre ex premier
Romano Prodi, Mario Monti, Enrico Letta. Tre ex presidenti del Consiglio valutano il cambiamento della situazione continentale e il ruolo del nostro Paese dopo il 13 novembre
di Marco Damilano
26 novembre 2015
«In un momento così tragico il presidente Hollande ha ritrovato un’immagine di forza che aveva perduto», spiega Monti, oggi a guida del gruppo che studia a Bruxelles la riforma delle risorse proprie dell’Unione europea. «Il suo paese è il destinatario di un’ondata emotiva senza precedenti, l’agenda della politica europea si sposta sulle questioni della sicurezza e sul piano della reazione militare su cui strutturalmente e congiunturalmente la Francia è in prima linea. La Germania sull’accoglienza dei rifugiati si è comportata in modo positivo, anche agli occhi dei Paesi dell’Europa del Sud. Ma è una politica che potrebbe ritorcersi contro la cancelliera». Ma il passaggio di leadership, dalla Germania alla Francia, è di breve periodo, si legge nell'analisi in edicola venerdì e online su E+ . «Non credo sia un riequilibrio durevole», ragiona Monti. «È prima di tutto l’occupazione di uno spazio visivo da parte della Francia».
Prodi, ex presidente della Commissione Ue, vede un’accentuazione del ruolo francese, ma non un cambio di leadership. «In Europa la Francia ha sempre fatto il ministro della Difesa, la Merkel il presidente del Consiglio, Schauble il ministro dell'Economia. Certo, il ruolo di ministro della Difesa per Hollande in un'Europa impaurita diventa più importante, ma la Francia senza l'appoggio degli Stati Uniti non può fare molto». Per Prodi la via maestra resta l'accordo tra Usa e Russia: «da questo punto di vista la Turchia che abbatte il caccia russo prova a impedire il dialogo tra Obama e Putin».
«L’Europa appare bypassata dagli avvenimenti. Hollande tratta direttamente con i paesi del consiglio di sicurezza Onu. Ed è vero che nei prossimi mesi ci sarà il tentativo di un cambio al vertice dell’Europa. La Germania avrà l’occhio rivolto all’interno», spiega da Parigi Enrico Letta. «Eppure sarebbe un grave errore considerare l’Europa solo come un impedimento. La strage di Parigi dimostra che la sicurezza non può essere garantita da un singolo paese, Francia e Belgio non si sono scambiati le informazioni, eppure sono paesi fratelli. Gli Stati nazionali pensano di costruire presso le loro opinioni pubbliche uno storytelling di successo se fanno da soli, ma è vero il contrario. Serve un Fbi europea, un sistema di coordinamento sovranazionale».
La prudente strategia del governo italiano piace ad alcuni predecessori di Renzi, spesso critici con il premier. «È una politica saggia: dopo tanti danni provocati da decisioni imprudenti la cautela è d’obbligo», benedice Prodi. «Una posizione assennata e condivisibile», aggiunge Monti. «Piuttosto bisogna chiedersi se una politica rivolta esclusivamente a rilanciare i consumi privati, il benessere individuale e delle singole famiglie, ad esempio con la riduzione delle tasse, con accenti quasi reaganiani, non sia in contrasto con la necessità di rilanciare e di finanziare beni pubblici come la sicurezza, interna e esterna: intelligence, forze dell’ordine, controllo delle frontiere».
Letta è più dubbioso: «L’Italia è in bilico: seguire la sua antica tradizione cerchiobottista significa rompere con la solidarietà europea e con la Francia. Sarebbe una furbizia irresponsabile. È il momento di mettersi con decisione al fianco della Francia colpita. Il che non vuol dire, sia chiaro, mandare i nostri soldati a Raqqa».
L'articolo integrale sull'Espresso in edicola venerdì 27 e online su E+
http://espresso.repubblica.it/archivio/ ... =HEF_RULLO
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Re: La Terza Guerra Mondiale
I GIORNI DEL KAOS
Terrorismo, blitz delle forze speciali tedesche in due moschee a Berlino: “Preparavano attentato”
Alta tensione anche in Belgio: falso allarme in grande Moschea di Bruxelles per polvere bianca sospetta (era farina). Nessun arresto, invece, nell'operazione tra Charleroi e Namur. A Trieste sequestrati 800 fucili a pompa in transito dalla Turchia al Belgio. Alfano: "Oggi espulso un marocchino di 35 anni che viveva a Milano"
di F. Q. | 26 novembre 2015
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11 ... o/2254750/
Terrorismo, blitz delle forze speciali tedesche in due moschee a Berlino: “Preparavano attentato”
Alta tensione anche in Belgio: falso allarme in grande Moschea di Bruxelles per polvere bianca sospetta (era farina). Nessun arresto, invece, nell'operazione tra Charleroi e Namur. A Trieste sequestrati 800 fucili a pompa in transito dalla Turchia al Belgio. Alfano: "Oggi espulso un marocchino di 35 anni che viveva a Milano"
di F. Q. | 26 novembre 2015
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11 ... o/2254750/
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