Renzi
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Re: Renzi
Leopolda, i renziani mettono alla berlina la libertà di stampa. E indicano il nemico numero 1: il Fatto Quotidiano
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12 ... o/2298223/
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Re: Renzi
Leopolda tra disastri e attacchi al Fatto: Renzi non ne indovina una
di Andrea Scanzi | 13 dicembre 2015
Povero Renzi. Era difficile immaginare un disastro più fragoroso di quello che ha caratterizzato la sesta Leopolda. Al Pacioccone Mannaro non ne è andata bene una. Il caso “salvabanche”, drammaticamente sottovalutato e sempre più inquietante, ora dopo ora, anche per gli enormi conflitti di interesse che lo caratterizzano. La decisione di scappare da un incontro all’Università, terrorizzato dalle contestazioni. L’imposizione di una Leopolda blindatissima, con i risparmiatori truffati tenuti a debita distanza come lebbrosi per non sporcare la festa (?), e tutto questo dopo il flop dell’operazione gazebo “Pd coraggio” di una settimana prima.
La Leopolda doveva essere il rilancio della propaganda renziana, tra supercazzole jovanottiane e “visioni” ottimistiche da Smemoranda, ma tutti sono scappati dall’adunanza. Anzitutto i campioni, quelli che dovevano raccontare le “imprese”: una defezione dopo l’altra, dalla Pellegrini alla Cristoforetti. Renzi voleva collezionare selfie con i suoi idoli, ma non ha potuto fare altro che scattarsi qualche foto con i Faraone e Carbone.
Pubblicità
La madrina della Leopolda è sempre stata la Boschi, che è però arrivata all’appuntamento crivellata dalle critiche e depotenziata dall’enorme scandalo Etruria. Più di 5mila risparmiatori aretini – la sua città – sono stati rovinati dalla banca di cui il papà (multato 144mila euro per mancati controlli e svariate omissioni) era vicepresidente, il ministro piccola azionista e il fratello Emanuele curava il settore delle posizioni a sofferenza e a incaglio: “un settore”, racconta Davide Vecchi sul Fatto, “che ha bruciato 185 milioni solo di fondi concessi a ex amministratori e sindaci della banca e mai restituiti”.
Ad Arezzo, fino a pochi mesi fa la città più renziana d’Italia, i Boschi non si fanno più vedere. La Boschi, del resto, è anche responsabile dell’harakiri-Bracciali di giugno, un ameno ragazzotto imposto al partito come candidato sindaco che – in un delirio di onnipotenza renziana – doveva vincere facile e “governare 10 anni”. Come no. Infatti ha perso al secondo turno e ancora ad Arezzo tutti ridono. Anche Bracciali è scomparso, ma a dire il vero era scomparso anche quando c’era. E’ di Arezzo pure Marco Donati, uno che su Twitter si firma “marcodonats” (sì, con la “s”), deputato Pd più renziano di Renzi che il 22 novembre – il giorno del decreto salvabanche – scriveva entusiasta su Facebook: “Il provvedimento (..) rappresenta un segnale positivo per il territorio e in particolare per il personale, i correntisti e la clientela degli istituti di credito tra i quali quello aretino”. Un genio vero, che esemplifica una volta di più quel mix di incompetenza, pressappochismo e arroganza che caratterizza quasi sempre questa “nuova classe dirigente” renziana, composta perlopiù dal peggio della generazione nata nei Settanta e inizio Ottanta.
Marco Donati
22 nov 19,09
Donati (PD): Bene Governo su Banche e
provvedimento anti bail-in.
La notizia che il Consiglio dei Ministri
straordinario, convocato a Roma questo
pomeriggio, ha deliberato una serie di misure
che consentiranno a una parte del sistema
bancario italiano di evitare il bail-in è di
grande importanza.
Il provvedimento, che consente
tempraneamente di trovare una soluzione
anche alla travagliate vicende di Banca Etruria,
rappresenta un segnale positivo per il
territorio, e in particolare per il personale, i
correntisti e la clientela degli istituti di credito
tra i quaali quello aretino.
In questo disastro totale, Renzi è riuscito a peggiorare tutto con la trovata del “vota il titolo peggiore”. Un’idea così scema, sgradevole e controproducente che persino Claudio Velardi, notoriamente renzianissimo, ha riassunto così: “Matteuccio quel gioco è fesso e un po’ di regime”. Una frase che, peraltro, reggerebbe forse anche se si togliesse la parte “quel gioco”.
Lo stesso Ferruccio De Bortoli ha scritto: “Già che c’è, la prossima volta ce lo dica lui che titoli dobbiamo fare”. Ma la risposta si sa già: Renzi ama l’ottimismo, quindi adora titoli come “Voglio tutto” (Panorama), “Renzi ha le palle” (Il Giornale), “Quello strano fluido della Leopolda così il sindaco diventa fidanzato d’Italia” (Repubblica). A Renzi piace il giornalismo stile Pravda, e in questo può stare tranquillo: per un Saviano che ogni tanto si arrabbia, l’intellighenzia de sinistra resta bella zitta e prona. Moretti, ci sei? Benigni, ci sei?
Quello di Renzi alla Leopolda è un vero e proprio Editto Leopoldino, con il Fatto Quotidiano – chiamato “fango quotidiano” da quei quattro o cinque leoni da tastiera col poster in camera della Picierno – al primo posto. E qui, va detto, i renziani dimostrano se non altro una dote vera: hanno un pessimo gusto per gli idoli, ma sui nemici hanno gusti sopraffini. Al di là della conferma che Renzi è un personaggio oltremodo caricaturale, con un’idea di libertà di stampa paragonabile a quella che ha Hannibal Lecter dei vegani, la trovata – patetica e puerile – del “dagli all’untore Fatto Quotidiano” è l’ennesimo autogol. Per questa serie di motivi.
1) Permette a Grillo, e ai M5S, di rivalutare quasi la rubrica “Giornalista del giorno”, che in confronto pare una carezza affettuosa alla stampa italiana.
2) Regala una pubblicità smisurata a quelle stesse testate, e a quegli stessi giornalisti, che Renzi vorrebbe silenziare e che – tramite Sensi – evita come la peste in tivù.
3) Dona a quegli stessi giornalisti odiati un discreto godimento, perché quando si sta sulle palle a certa gente vuol dire che si è sulla strada giusta. Anzi giustissima.
4) Rafforza il paragone “renzismo = berlusconismo”, alimentando con ciò anche il fronte antirenziano, proprio come Berlusconi rinsaldava le fila dei suoi nemici quando insultava i Luttazzi, i Santoro e i Biagi. Fa cioè un ulteriore favore al “nemico”.
5) Mostra il vero volto di Renzi e renzismo: all’apparenza garbato, di fatto allegramente illiberale.
In ultima istanza, l’attacco di Renzi alla stampa sgradita non è solo irricevibile, ma è pure un suicidio politico. E anche questo non stupisce: Renzi è tanto arrogante quanto politicamente fragilissimo. E questo lo rende persino più pericoloso. Non è neanche un uomo solo al comando, ma un bimbominkia lanciato a bomba contro il disastro. Suo e del paese che – senza che nessuno glie l’abbia chiesto – governa, facendo disinvoltamente quel che gli gira e piace. Nella compiacenza pressoché generale dei media.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12 ... a/2300428/
di Andrea Scanzi | 13 dicembre 2015
Povero Renzi. Era difficile immaginare un disastro più fragoroso di quello che ha caratterizzato la sesta Leopolda. Al Pacioccone Mannaro non ne è andata bene una. Il caso “salvabanche”, drammaticamente sottovalutato e sempre più inquietante, ora dopo ora, anche per gli enormi conflitti di interesse che lo caratterizzano. La decisione di scappare da un incontro all’Università, terrorizzato dalle contestazioni. L’imposizione di una Leopolda blindatissima, con i risparmiatori truffati tenuti a debita distanza come lebbrosi per non sporcare la festa (?), e tutto questo dopo il flop dell’operazione gazebo “Pd coraggio” di una settimana prima.
La Leopolda doveva essere il rilancio della propaganda renziana, tra supercazzole jovanottiane e “visioni” ottimistiche da Smemoranda, ma tutti sono scappati dall’adunanza. Anzitutto i campioni, quelli che dovevano raccontare le “imprese”: una defezione dopo l’altra, dalla Pellegrini alla Cristoforetti. Renzi voleva collezionare selfie con i suoi idoli, ma non ha potuto fare altro che scattarsi qualche foto con i Faraone e Carbone.
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La madrina della Leopolda è sempre stata la Boschi, che è però arrivata all’appuntamento crivellata dalle critiche e depotenziata dall’enorme scandalo Etruria. Più di 5mila risparmiatori aretini – la sua città – sono stati rovinati dalla banca di cui il papà (multato 144mila euro per mancati controlli e svariate omissioni) era vicepresidente, il ministro piccola azionista e il fratello Emanuele curava il settore delle posizioni a sofferenza e a incaglio: “un settore”, racconta Davide Vecchi sul Fatto, “che ha bruciato 185 milioni solo di fondi concessi a ex amministratori e sindaci della banca e mai restituiti”.
Ad Arezzo, fino a pochi mesi fa la città più renziana d’Italia, i Boschi non si fanno più vedere. La Boschi, del resto, è anche responsabile dell’harakiri-Bracciali di giugno, un ameno ragazzotto imposto al partito come candidato sindaco che – in un delirio di onnipotenza renziana – doveva vincere facile e “governare 10 anni”. Come no. Infatti ha perso al secondo turno e ancora ad Arezzo tutti ridono. Anche Bracciali è scomparso, ma a dire il vero era scomparso anche quando c’era. E’ di Arezzo pure Marco Donati, uno che su Twitter si firma “marcodonats” (sì, con la “s”), deputato Pd più renziano di Renzi che il 22 novembre – il giorno del decreto salvabanche – scriveva entusiasta su Facebook: “Il provvedimento (..) rappresenta un segnale positivo per il territorio e in particolare per il personale, i correntisti e la clientela degli istituti di credito tra i quali quello aretino”. Un genio vero, che esemplifica una volta di più quel mix di incompetenza, pressappochismo e arroganza che caratterizza quasi sempre questa “nuova classe dirigente” renziana, composta perlopiù dal peggio della generazione nata nei Settanta e inizio Ottanta.
Marco Donati
22 nov 19,09
Donati (PD): Bene Governo su Banche e
provvedimento anti bail-in.
La notizia che il Consiglio dei Ministri
straordinario, convocato a Roma questo
pomeriggio, ha deliberato una serie di misure
che consentiranno a una parte del sistema
bancario italiano di evitare il bail-in è di
grande importanza.
Il provvedimento, che consente
tempraneamente di trovare una soluzione
anche alla travagliate vicende di Banca Etruria,
rappresenta un segnale positivo per il
territorio, e in particolare per il personale, i
correntisti e la clientela degli istituti di credito
tra i quaali quello aretino.
In questo disastro totale, Renzi è riuscito a peggiorare tutto con la trovata del “vota il titolo peggiore”. Un’idea così scema, sgradevole e controproducente che persino Claudio Velardi, notoriamente renzianissimo, ha riassunto così: “Matteuccio quel gioco è fesso e un po’ di regime”. Una frase che, peraltro, reggerebbe forse anche se si togliesse la parte “quel gioco”.
Lo stesso Ferruccio De Bortoli ha scritto: “Già che c’è, la prossima volta ce lo dica lui che titoli dobbiamo fare”. Ma la risposta si sa già: Renzi ama l’ottimismo, quindi adora titoli come “Voglio tutto” (Panorama), “Renzi ha le palle” (Il Giornale), “Quello strano fluido della Leopolda così il sindaco diventa fidanzato d’Italia” (Repubblica). A Renzi piace il giornalismo stile Pravda, e in questo può stare tranquillo: per un Saviano che ogni tanto si arrabbia, l’intellighenzia de sinistra resta bella zitta e prona. Moretti, ci sei? Benigni, ci sei?
Quello di Renzi alla Leopolda è un vero e proprio Editto Leopoldino, con il Fatto Quotidiano – chiamato “fango quotidiano” da quei quattro o cinque leoni da tastiera col poster in camera della Picierno – al primo posto. E qui, va detto, i renziani dimostrano se non altro una dote vera: hanno un pessimo gusto per gli idoli, ma sui nemici hanno gusti sopraffini. Al di là della conferma che Renzi è un personaggio oltremodo caricaturale, con un’idea di libertà di stampa paragonabile a quella che ha Hannibal Lecter dei vegani, la trovata – patetica e puerile – del “dagli all’untore Fatto Quotidiano” è l’ennesimo autogol. Per questa serie di motivi.
1) Permette a Grillo, e ai M5S, di rivalutare quasi la rubrica “Giornalista del giorno”, che in confronto pare una carezza affettuosa alla stampa italiana.
2) Regala una pubblicità smisurata a quelle stesse testate, e a quegli stessi giornalisti, che Renzi vorrebbe silenziare e che – tramite Sensi – evita come la peste in tivù.
3) Dona a quegli stessi giornalisti odiati un discreto godimento, perché quando si sta sulle palle a certa gente vuol dire che si è sulla strada giusta. Anzi giustissima.
4) Rafforza il paragone “renzismo = berlusconismo”, alimentando con ciò anche il fronte antirenziano, proprio come Berlusconi rinsaldava le fila dei suoi nemici quando insultava i Luttazzi, i Santoro e i Biagi. Fa cioè un ulteriore favore al “nemico”.
5) Mostra il vero volto di Renzi e renzismo: all’apparenza garbato, di fatto allegramente illiberale.
In ultima istanza, l’attacco di Renzi alla stampa sgradita non è solo irricevibile, ma è pure un suicidio politico. E anche questo non stupisce: Renzi è tanto arrogante quanto politicamente fragilissimo. E questo lo rende persino più pericoloso. Non è neanche un uomo solo al comando, ma un bimbominkia lanciato a bomba contro il disastro. Suo e del paese che – senza che nessuno glie l’abbia chiesto – governa, facendo disinvoltamente quel che gli gira e piace. Nella compiacenza pressoché generale dei media.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12 ... a/2300428/
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Re: Renzi
Caso Boschi, il costituzionalista Villone: “Un’ombra sul governo, ragioni di opportunità le impongono le dimissioni”
(Antonio Pitoni)
14/12/2015 di triskel182
L’ex senatore Pds e Ds: “In altri Paesi sarebbe bastato molto meno”. Ma sulla vicenda della Popolare dell’Etruria non c’è conflitto d’interessi: “Ha avuto il buon senso di non partecipare al Consiglio dei ministri che ha adottato il provvedimento sulle banche”.
E sull’affondo di Saviano contro il ministro: “Fondata la sua richiesta di chiarimenti”.
“Ci sono regole di comportamento che sono tanto più rigorose quando investono la sfera dell’etica pubblica”. Regole che avrebbero dovuto suggerire al ministro delle Riforme Maria Elena Boschi di dimettersi per ragioni “di opportunità politica”. Perché la vicenda della Banca Popolare dell’Etruria ha gettato “un’ombra sull’operato del governo”. Non ha dubbi Massimo Villone, professore emerito di diritto costituzionale alla Federico II di Napoli con una lunga carriera di parlamentare alle spalle.
Proveniente dall’esperienza del Partito comunista è stato senatore per quattro legislature, fino al 2008, con il Pds prima e i Ds poi, ricoprendo nel corso del suo secondo mandato anche lapresidenza della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama. Rifiutando l’adesione al Partito democratico.
Il decreto salva-banche varato dal governo, che interviene sulla gestione della crisi, tra le altre, della Popolare dell’Etruria della quale il padre della Boschi è stato vice presidente e il fratello dirigente, pone il ministro in una situazione di conflitto di interessi?
“Il ministro Boschi ha avuto il buon senso di non partecipare alle decisioni del Consiglio dei ministri che avevano ad oggetto l’intervento su queste banche. Direi quindi che, più che un problema di natura formale, si pone un problema di correttezza politica. In altri Paesi ci si sarebbe dimessi per molto meno. In Italia, invece, non c’è lo stesso senso del rispetto verso regole di comportamento che, prima che giuridiche, investono la sfera della correttezza politica”.
Quindi la Boschi si dovrebbe dimettere per una questione di correttezza politica?
“Certo. Pur non avendo ragione di dubitare della sua astensione dal Consiglio dei ministri che ha adottato il provvedimento, ciò non esclude che ci siano delle regole di comportamento che sono tanto più rigorose quando investono la sfera dell’etica pubblica”.
Invece l’esecutivo fa quadrato e difende il suo ministro…
“E’ la dimostrazione che questo governo da un lato rivendica l’adozione di criteri ultra rigorosi quando, a parole, invoca la rottamazione, ma dall’altro non si dimostra diverso dagli altri esecutivi che lo hanno preceduto per quanto riguarda le prassi concrete di comportamento”.
Per esempio?
“Rispetto alle vicende giudiziarie di alcuni componenti del governo e parlamentari si sono dimostrati più o meno garantisti a seconda della tipologia della situazione processuale”.
Basta non partecipare al Consiglio dei ministri per evitare il conflitto di interessi?
“Il confine resta quello della correttezza formale, se si va oltre si rischia di entrare in un terreno molto scivoloso. Mi spiego: per sostenere la sussistenza del conflitto d’interessi occorre fornire la prova che c’è stata un’incidenza sulla decisione del Consiglio dei ministri di quel tale e specifico interesse. Il che diventa una sorta di prova diabolica. Come si può sostenere che nell’intervento del governo sulla banca in questione (la Popolare dell’Etruria, ndr), il padre o il fratello del ministro (Boschi, ndr) hanno determinato l’orientamento del Consiglio dei ministri stesso? Provare una cosa del genere è impossibile. Per questo occorre che la politica si impegni a superare questo tipo di problematica”.
In che modo?
“Seguendo l’esempio di altri Paesi, dove la politica garantisce un livello di autocontrollo interno che va al di sopra della regola giuridica che, a volte, può non essere nelle condizioni di essere applicata”.
E se in Italia valesse lo stesso principio anche per il caso Boschi?
“Non c’è dubbio che da questa vicenda cada un’ombra sull’operato del governo. La circostanza suggerirebbe scelte che in altri Paesi non avrebbero generato né dubbi né perplessità sull’opportunità che un ministro si dimettesse. Abbiamo avuto, del resto, casi eloquenti: il ministro tedesco che si è dimesso per aver copiato la tesi di dottorato, il parlamentare britannico costretto a fare altrettanto perché il coniuge aveva comprato una videocassetta con soldi pubblici e quello americano costretto a farsi da parte per una vicenda di contributi non pagati alla colf”.
Considera fondata la richiesta di chiarimenti e, in mancanza, di dimissioni avanzata da Roberto Saviano nei confronti del ministro Boschi?
“Non da un punto di vista formale, non essendoci ragioni di ritenere che esistano, in tal senso, elementi giuridicamente rilevanti. Ma dal punto di vista dell’opportunità politica mi pare che sia più che fondata una richiesta di chiarimenti utili ad evitare che ricada sul governo un’ombra che certamente non fa bene all’esecutivo. In assenza di tali chiarimenti, legittime mi sembrano, per le stesse ragioni, anche le richieste di dimissioni”.
L’ha stupita la difesa della Boschi da parte del Pd, minoranza compresa, contro l’affondo di Saviano?
“Non mi ha stupito più di tanto. Ricordo una vecchia massima coniata da Ciriaco De Mita: le sfiducie e gli attacchi ai ministri servono solo a compattare il sostegno della maggioranza al ministro medesimo. Mi pare che la regola valga ancora oggi. Allo stesso tempo, come già detto, ritengo giustificata la richiesta di Saviano o di chiunque altro avverta l’esigenza di chiarezza. Anche se, come cittadino della Repubblica, mi piacerebbe che accadesse una cosa diversa”.
Quale?
“Che i chiarimenti fossero dati senza che nessuno li abbia chiesti o pretesi”.
Da ilfattoquotidiano.it
(Antonio Pitoni)
14/12/2015 di triskel182
L’ex senatore Pds e Ds: “In altri Paesi sarebbe bastato molto meno”. Ma sulla vicenda della Popolare dell’Etruria non c’è conflitto d’interessi: “Ha avuto il buon senso di non partecipare al Consiglio dei ministri che ha adottato il provvedimento sulle banche”.
E sull’affondo di Saviano contro il ministro: “Fondata la sua richiesta di chiarimenti”.
“Ci sono regole di comportamento che sono tanto più rigorose quando investono la sfera dell’etica pubblica”. Regole che avrebbero dovuto suggerire al ministro delle Riforme Maria Elena Boschi di dimettersi per ragioni “di opportunità politica”. Perché la vicenda della Banca Popolare dell’Etruria ha gettato “un’ombra sull’operato del governo”. Non ha dubbi Massimo Villone, professore emerito di diritto costituzionale alla Federico II di Napoli con una lunga carriera di parlamentare alle spalle.
Proveniente dall’esperienza del Partito comunista è stato senatore per quattro legislature, fino al 2008, con il Pds prima e i Ds poi, ricoprendo nel corso del suo secondo mandato anche lapresidenza della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama. Rifiutando l’adesione al Partito democratico.
Il decreto salva-banche varato dal governo, che interviene sulla gestione della crisi, tra le altre, della Popolare dell’Etruria della quale il padre della Boschi è stato vice presidente e il fratello dirigente, pone il ministro in una situazione di conflitto di interessi?
“Il ministro Boschi ha avuto il buon senso di non partecipare alle decisioni del Consiglio dei ministri che avevano ad oggetto l’intervento su queste banche. Direi quindi che, più che un problema di natura formale, si pone un problema di correttezza politica. In altri Paesi ci si sarebbe dimessi per molto meno. In Italia, invece, non c’è lo stesso senso del rispetto verso regole di comportamento che, prima che giuridiche, investono la sfera della correttezza politica”.
Quindi la Boschi si dovrebbe dimettere per una questione di correttezza politica?
“Certo. Pur non avendo ragione di dubitare della sua astensione dal Consiglio dei ministri che ha adottato il provvedimento, ciò non esclude che ci siano delle regole di comportamento che sono tanto più rigorose quando investono la sfera dell’etica pubblica”.
Invece l’esecutivo fa quadrato e difende il suo ministro…
“E’ la dimostrazione che questo governo da un lato rivendica l’adozione di criteri ultra rigorosi quando, a parole, invoca la rottamazione, ma dall’altro non si dimostra diverso dagli altri esecutivi che lo hanno preceduto per quanto riguarda le prassi concrete di comportamento”.
Per esempio?
“Rispetto alle vicende giudiziarie di alcuni componenti del governo e parlamentari si sono dimostrati più o meno garantisti a seconda della tipologia della situazione processuale”.
Basta non partecipare al Consiglio dei ministri per evitare il conflitto di interessi?
“Il confine resta quello della correttezza formale, se si va oltre si rischia di entrare in un terreno molto scivoloso. Mi spiego: per sostenere la sussistenza del conflitto d’interessi occorre fornire la prova che c’è stata un’incidenza sulla decisione del Consiglio dei ministri di quel tale e specifico interesse. Il che diventa una sorta di prova diabolica. Come si può sostenere che nell’intervento del governo sulla banca in questione (la Popolare dell’Etruria, ndr), il padre o il fratello del ministro (Boschi, ndr) hanno determinato l’orientamento del Consiglio dei ministri stesso? Provare una cosa del genere è impossibile. Per questo occorre che la politica si impegni a superare questo tipo di problematica”.
In che modo?
“Seguendo l’esempio di altri Paesi, dove la politica garantisce un livello di autocontrollo interno che va al di sopra della regola giuridica che, a volte, può non essere nelle condizioni di essere applicata”.
E se in Italia valesse lo stesso principio anche per il caso Boschi?
“Non c’è dubbio che da questa vicenda cada un’ombra sull’operato del governo. La circostanza suggerirebbe scelte che in altri Paesi non avrebbero generato né dubbi né perplessità sull’opportunità che un ministro si dimettesse. Abbiamo avuto, del resto, casi eloquenti: il ministro tedesco che si è dimesso per aver copiato la tesi di dottorato, il parlamentare britannico costretto a fare altrettanto perché il coniuge aveva comprato una videocassetta con soldi pubblici e quello americano costretto a farsi da parte per una vicenda di contributi non pagati alla colf”.
Considera fondata la richiesta di chiarimenti e, in mancanza, di dimissioni avanzata da Roberto Saviano nei confronti del ministro Boschi?
“Non da un punto di vista formale, non essendoci ragioni di ritenere che esistano, in tal senso, elementi giuridicamente rilevanti. Ma dal punto di vista dell’opportunità politica mi pare che sia più che fondata una richiesta di chiarimenti utili ad evitare che ricada sul governo un’ombra che certamente non fa bene all’esecutivo. In assenza di tali chiarimenti, legittime mi sembrano, per le stesse ragioni, anche le richieste di dimissioni”.
L’ha stupita la difesa della Boschi da parte del Pd, minoranza compresa, contro l’affondo di Saviano?
“Non mi ha stupito più di tanto. Ricordo una vecchia massima coniata da Ciriaco De Mita: le sfiducie e gli attacchi ai ministri servono solo a compattare il sostegno della maggioranza al ministro medesimo. Mi pare che la regola valga ancora oggi. Allo stesso tempo, come già detto, ritengo giustificata la richiesta di Saviano o di chiunque altro avverta l’esigenza di chiarezza. Anche se, come cittadino della Repubblica, mi piacerebbe che accadesse una cosa diversa”.
Quale?
“Che i chiarimenti fossero dati senza che nessuno li abbia chiesti o pretesi”.
Da ilfattoquotidiano.it
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Re: Renzi
MOLTI NEMICI, ......MOLTO ONORE
Benito Mussolini
Tutti i politici per disviare i problemi fastidiosi creano ad arte un nemico e una guerra su cui concentrarsi.
In modo particolare La Qualunque in questa fase che di guai può riempire un supermercato.
^^^^^^
Renzi di nuovo contro le scelte dei giornali
“Leopolda è buona politica, voi parlate d’altro”
Dopo l’attacco alla stampa (in particolare al Fatto Quotidiano), il premier torna a criticare i quotidiani
Interviene la Federazione della stampa: “Avversione a chi non è allineato, come nell’editto bulgaro”
Politica
Dopo il concorso per la peggiore prima pagina, il lamento per i giornali che non raccontano “tutto ciò che nella Leopolda accade davvero”. Matteo Renzi saluta con un post su facebook i partecipanti alla sesta Leopolda. “Sui giornali, come sempre, si è parlato di altro: soprattutto di banche. Ormai è una caratteristica della Leopolda: mentre i partecipanti discutono di politica, i media affrontano solo ciò che può essere ‘vendibile’ dai giornali”
^^^^^^
Leopolda, Renzi: “E’ buona politica, ma giornali parlano d’altro”. Fnsi: “Li mette alla berlina come Berlusconi e Grillo”
Politica
Il presidente del Consiglio annuncia che la convention il prossimo anno si moltiplicherà in mille città in vista del referendum costituzionale: "Tre giorni fantastici pieni di idee, sogni e progetti". La Federazione della Stampa: "Dall'editto bulgaro alle scomuniche del M5s fino alle parole del capo del governo: il filo rosso è sempre l'avversione a chi non è allineato"
di F. Q. | 14 dicembre 2015
Articolo + Video
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12 ... d/2300044/
Benito Mussolini
Tutti i politici per disviare i problemi fastidiosi creano ad arte un nemico e una guerra su cui concentrarsi.
In modo particolare La Qualunque in questa fase che di guai può riempire un supermercato.
^^^^^^
Renzi di nuovo contro le scelte dei giornali
“Leopolda è buona politica, voi parlate d’altro”
Dopo l’attacco alla stampa (in particolare al Fatto Quotidiano), il premier torna a criticare i quotidiani
Interviene la Federazione della stampa: “Avversione a chi non è allineato, come nell’editto bulgaro”
Politica
Dopo il concorso per la peggiore prima pagina, il lamento per i giornali che non raccontano “tutto ciò che nella Leopolda accade davvero”. Matteo Renzi saluta con un post su facebook i partecipanti alla sesta Leopolda. “Sui giornali, come sempre, si è parlato di altro: soprattutto di banche. Ormai è una caratteristica della Leopolda: mentre i partecipanti discutono di politica, i media affrontano solo ciò che può essere ‘vendibile’ dai giornali”
^^^^^^
Leopolda, Renzi: “E’ buona politica, ma giornali parlano d’altro”. Fnsi: “Li mette alla berlina come Berlusconi e Grillo”
Politica
Il presidente del Consiglio annuncia che la convention il prossimo anno si moltiplicherà in mille città in vista del referendum costituzionale: "Tre giorni fantastici pieni di idee, sogni e progetti". La Federazione della Stampa: "Dall'editto bulgaro alle scomuniche del M5s fino alle parole del capo del governo: il filo rosso è sempre l'avversione a chi non è allineato"
di F. Q. | 14 dicembre 2015
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Re: Renzi
I leopoldi e il Marchese del Grullo
Io sono io, e voi non siete un c...». Dal Marchese del Grillo, Alberto Sordi, siamo passati al Marchese del Grullo, Matteo Renzi
Alessandro Sallusti - Dom, 13/12/2015 - 06:00
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Stessa arroganza, stessa prepotenza avvicinano il premier e la sua corte all'aristocratico che maramaldeggiava nella Roma papalina del Settecento e che Mario Monicelli ha reso immortale nel celebre film.
Oggi non siamo in Vaticano ma alla Leopolda, l'ex stazione ferroviaria di Firenze dove da anni Matteo Renzi raduna la sua corte per celebrare se stesso.
Una passerella egocentrica e blindata sulla quale sfilano giullari e cortigiani per decantare le presunte doti del capo e di se stessi. Chi è fuori, chi non si allinea, è trattato e descritto come un reietto.
I giornali che hanno osato criticare il governo - tra i quali il nostro - sono esposti in bella vista in una gogna pubblica e al centro di un nuovo gioco di società dal titolo «Vota il peggiore». Non mi sorprende questo esercizio di democrazia.
Esattamente un anno fa - a tanto risale l'ultima volta che ci siamo sentiti al telefono - Matteo Renzi mi minacciò per una notizia che lo riguardava, pubblicata sul nostro sito: «Guarda - mi disse - che vengo sotto casa e ti spacco le gambe».
Non parlano, alla Leopolda, del colossale conflitto di interesse che coinvolge il ministro Boschi (e tutto il clan fiorentino, come si evince dalla notizia che pubblichiamo oggi in prima pagina) nel caso del fallimento della Banca dell'Etruria. E non vogliono neppure guastafeste. Funzionari compiacenti hanno infatti vietato oggi ai risparmiatori truffati dalla banca di papà Boschi di manifestare fuori dalla Leopolda. Sono per lo più pensionati, indegni anche solo di avvicinarsi alla corte giovane e brillante del premier. E viene rabbia a pensare come invece il via libera i prefetti lo diano praticamente ogni giorno a chiunque voglia occupare e paralizzare le nostre piazze, imbrattare e a volte devastare le nostre strade.Ma nei regimi funziona così. Il duce non va disturbato, il diritto a manifestare deve essere compresso e silenziato, l'informazione derisa, visto che almeno per il momento non può essere soppressa. Il Marchese del Grullo non ama il confronto, ormai gioca solo in casa e solo se la casa è blindata. Perché se mette fuori la testa, dal popolino parte una pernacchia lunga tanto.
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 03692.html
Io sono io, e voi non siete un c...». Dal Marchese del Grillo, Alberto Sordi, siamo passati al Marchese del Grullo, Matteo Renzi
Alessandro Sallusti - Dom, 13/12/2015 - 06:00
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Stessa arroganza, stessa prepotenza avvicinano il premier e la sua corte all'aristocratico che maramaldeggiava nella Roma papalina del Settecento e che Mario Monicelli ha reso immortale nel celebre film.
Oggi non siamo in Vaticano ma alla Leopolda, l'ex stazione ferroviaria di Firenze dove da anni Matteo Renzi raduna la sua corte per celebrare se stesso.
Una passerella egocentrica e blindata sulla quale sfilano giullari e cortigiani per decantare le presunte doti del capo e di se stessi. Chi è fuori, chi non si allinea, è trattato e descritto come un reietto.
I giornali che hanno osato criticare il governo - tra i quali il nostro - sono esposti in bella vista in una gogna pubblica e al centro di un nuovo gioco di società dal titolo «Vota il peggiore». Non mi sorprende questo esercizio di democrazia.
Esattamente un anno fa - a tanto risale l'ultima volta che ci siamo sentiti al telefono - Matteo Renzi mi minacciò per una notizia che lo riguardava, pubblicata sul nostro sito: «Guarda - mi disse - che vengo sotto casa e ti spacco le gambe».
Non parlano, alla Leopolda, del colossale conflitto di interesse che coinvolge il ministro Boschi (e tutto il clan fiorentino, come si evince dalla notizia che pubblichiamo oggi in prima pagina) nel caso del fallimento della Banca dell'Etruria. E non vogliono neppure guastafeste. Funzionari compiacenti hanno infatti vietato oggi ai risparmiatori truffati dalla banca di papà Boschi di manifestare fuori dalla Leopolda. Sono per lo più pensionati, indegni anche solo di avvicinarsi alla corte giovane e brillante del premier. E viene rabbia a pensare come invece il via libera i prefetti lo diano praticamente ogni giorno a chiunque voglia occupare e paralizzare le nostre piazze, imbrattare e a volte devastare le nostre strade.Ma nei regimi funziona così. Il duce non va disturbato, il diritto a manifestare deve essere compresso e silenziato, l'informazione derisa, visto che almeno per il momento non può essere soppressa. Il Marchese del Grullo non ama il confronto, ormai gioca solo in casa e solo se la casa è blindata. Perché se mette fuori la testa, dal popolino parte una pernacchia lunga tanto.
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 03692.html
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Re: Renzi
Chissà perchè La Qualunque dalla zia Leopolda s'é l'é presa con Il Fatto???
Dagospia è sempre più al vetriolo.
14 dic 2015 18:13
1. I PERFIDI GRILLINI LANCIANO IL GRIDO #SFIDUCIAMOLABOSCHI E TWITTER RISPONDE: UNA PIOGGIA DI MESSAGGI (E FOTOMONTAGGI) SULLA MINISTRA E LA DINASTIA DI BANCA ETRURIA
2. ''IL MI' BABBO È DIFFERENTE'' - ''80 SFUMATURE DI OBBLIGAZIONI SUBORDINATE'' - IN BANCA PADRE, FRATELLO E COGNATA. CON GLI INTERESSI MATURATI CI SCAPPA FUORI PURE IL CUGINO''
3. ''RENZI: NON ABBIAMO SCHELETRI NEGLI ARMADI. SOLO CADAVERI ANCORA CALDI''
- ''PROPONIAMOLA COME MINISTRO PER I RAPPORTI CON I PARADISI FISCALI''
- ''QUANDO GIOCAVA CON I SUOI A MONOPOLI ERANO TUTTI CONVINTI CHE IL PRIMO IN BANCAROTTA VINCEVA''
4. 'NON HA MOLTA FIDUCIA IN SE STESSA: AVEVA COMPRATO SOLO POCHE AZIONI DELLA BANCA ETRURIA!'
- 'DOVREBBE TORNARE A FAR LA MADONNA NEL PRESEPE VIVENTE. PERALTRO ANCHE LÌ C'ERA UNA MANGIATOIA'
- 'SI DIMETTA DA FIGLIA PER ELIMINARE IL CONFLITTO D'INTERESSI'
DAGOSELECTION
http://www.dagospia.com/rubrica-2/media ... 114949.htm
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14 dic 2015 18:13
1. I PERFIDI GRILLINI LANCIANO IL GRIDO #SFIDUCIAMOLABOSCHI E TWITTER RISPONDE: UNA PIOGGIA DI MESSAGGI (E FOTOMONTAGGI) SULLA MINISTRA E LA DINASTIA DI BANCA ETRURIA
2. ''IL MI' BABBO È DIFFERENTE'' - ''80 SFUMATURE DI OBBLIGAZIONI SUBORDINATE'' - IN BANCA PADRE, FRATELLO E COGNATA. CON GLI INTERESSI MATURATI CI SCAPPA FUORI PURE IL CUGINO''
3. ''RENZI: NON ABBIAMO SCHELETRI NEGLI ARMADI. SOLO CADAVERI ANCORA CALDI''
- ''PROPONIAMOLA COME MINISTRO PER I RAPPORTI CON I PARADISI FISCALI''
- ''QUANDO GIOCAVA CON I SUOI A MONOPOLI ERANO TUTTI CONVINTI CHE IL PRIMO IN BANCAROTTA VINCEVA''
4. 'NON HA MOLTA FIDUCIA IN SE STESSA: AVEVA COMPRATO SOLO POCHE AZIONI DELLA BANCA ETRURIA!'
- 'DOVREBBE TORNARE A FAR LA MADONNA NEL PRESEPE VIVENTE. PERALTRO ANCHE LÌ C'ERA UNA MANGIATOIA'
- 'SI DIMETTA DA FIGLIA PER ELIMINARE IL CONFLITTO D'INTERESSI'
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Re: Renzi
E nel frattempo
Legge di Stabilità, governo fa un passo indietro sulle trivellazioni: così tenta di evitare il referendum?
come dice Civati Renzi si sta sentendo sempre più fragile;
il presidente Emiliano sempre più in rotta con la linea del Nazareno e sulla Leopolda: " Mi sembra che la manifestazione sia stata giocata completamente sulla difensiva. Tutto qua"
Legge di Stabilità, governo fa un passo indietro sulle trivellazioni: così tenta di evitare il referendum?
come dice Civati Renzi si sta sentendo sempre più fragile;
il presidente Emiliano sempre più in rotta con la linea del Nazareno e sulla Leopolda: " Mi sembra che la manifestazione sia stata giocata completamente sulla difensiva. Tutto qua"
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Re: Renzi
INCORPORATED COOL EMOS
Dall'Italia
Il battibecco Renzi-Brunetta: «Caro ex ministro dei governi precedenti». E lui: «Vergogna»
Durante il dibattito in Aula alla Camera sul prossimo Consiglio Ue il presidente del Consiglio è stato interrotto dalle urla dell’ex ministro di Fi | Agenzia Vista Alexander Jakhnagiev - CorriereTv
http://video.corriere.it/battibecco-ren ... d5b80ea9fe
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Il battibecco Renzi-Brunetta: «Caro ex ministro dei governi precedenti». E lui: «Vergogna»
Durante il dibattito in Aula alla Camera sul prossimo Consiglio Ue il presidente del Consiglio è stato interrotto dalle urla dell’ex ministro di Fi | Agenzia Vista Alexander Jakhnagiev - CorriereTv
http://video.corriere.it/battibecco-ren ... d5b80ea9fe
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Re: Renzi
INCORPORATED COOL ETOR
Albertone si supera
Dal Corriere della Sera di oggi in edicola:
RENZI NO AD UN EUROPA A GUIDA TEDESCA CI VUOLE PIU' COLLEGIALITA'
In Europa reclama più collegialità, in Italia la respinge da mò.
I piccoli Adolf crescono.
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Dal Corriere della Sera di oggi in edicola:
RENZI NO AD UN EUROPA A GUIDA TEDESCA CI VUOLE PIU' COLLEGIALITA'
In Europa reclama più collegialità, in Italia la respinge da mò.
I piccoli Adolf crescono.
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Re: Renzi
INCORPORATED COOL ETOR
Scuola, l’ultima beffa 30mila senza stipendio e tredicesime da 1 euro
(CORRADO ZUNINO)
18/12/2015 di triskel182
Scuola
I sindacati: supplenti in attesa della busta paga da settembre Il ministero: mancano i soldi, ma da gennaio tutto sarà risolto.
ROMA – L’ultima umiliazione è la tredicesima da un euro. La stanno ricevendo in queste ore diversi insegnanti precari, supplenti brevi e annuali ai quali lo Stato non riesce a pagare il dovuto e — per autotutela legale — consegna una busta paga bugiarda: 202,80 euro di competenze, 201,80 euro di trattenute, il totale netto fa un euro e zero centesimi. In attesa di conguaglio. Solo a Padova la Cgil ha contato undici tredicesime beffa e questo è l’avamposto plateale di un problema nazionale ormai fuori controllo: il ministero dell’Istruzione non riesce a pagare lo stipendio alla maggior parte dei supplenti in carica, soprattutto a quelli chiamati per malattie e maternità dei titolari di cattedra.
I precari al verde — alcuni attendono lo stipendio di settembre — nel paese sono trentamila. Un disastro, alla vigilia delle ferie di Natale.
La prof Stefania Aceto, emigrata a Padova, racconta: «Ho lasciato un paese della provincia di Cosenza per poter insegnare e adesso il mio affitto lo pagano i miei genitori ». Antonio Amoroso insegna a Piove di Sacco e dice: «Da settembre a oggi mi hanno pagato nove giorni, non ho neppure i soldi per fare l’abbonamento a BusItalia». Patrizia Buccinì, siciliana nel Nord-Est, di tremila euro dovuti ne ha ricevuti cinquecento. L’ingegner Vito Orazio C. racconta che la figlia, precaria a Torino da otto anni, dopo quattro mesi di stipendio zero «è andata in cura per esaurimento nervoso». A Biella l’avvocato Giovanni Rinaldi ha depositato il primo decreto ingiuntivo per una docente che non è più in grado di garantire un pasto a sé e al figlio di 4 anni. Il sindacato Anief assicura che diversi insegnanti si sono dovuti rivolgere alla Caritas.
Il problema non è nuovo, ma quest’anno è particolarmente ampio e profondo. È accaduto che, con la Buona scuola lontana dall’approvazione, all’inizio del 2015 il ministero dell’Istruzione abbia chiesto al ministero delle Finanze un plafond per le supplenze di 110 milioni. Mesi dopo, ne sono arrivati poco più di venti. Quindi, per superare il vecchio problema dei pagamenti fatti direttamente dalle scuole (che nel passato spesso non avevano fondi sufficienti), il Mef ha centralizzato le operazioni di calcolo dei giorni lavorati e l’elaborazione del cedolino. Il risultato ha fortemente peggiorato le performance sulla questione. Il nuovo sistema informatico ha paralizzato segreterie scolastiche spesso sotto organico e impreparate. Sul sistema sono stati caricati, per errore, diversi precari incardinati con supplenza annuale e dai primi giorni di ottobre gran parte degli stipendi dei sostituti si sono bloccati. A novembre, mese picco per le sostituzioni temporanee, la situazione è diventata da allarme rosso. Ad oggi ci sono casi di versamenti non fatti per ore d’insegnamento del giugno 2014.
Articolo intero su La Repubblica del 18/12/2015.
Scuola, l’ultima beffa 30mila senza stipendio e tredicesime da 1 euro
(CORRADO ZUNINO)
18/12/2015 di triskel182
Scuola
I sindacati: supplenti in attesa della busta paga da settembre Il ministero: mancano i soldi, ma da gennaio tutto sarà risolto.
ROMA – L’ultima umiliazione è la tredicesima da un euro. La stanno ricevendo in queste ore diversi insegnanti precari, supplenti brevi e annuali ai quali lo Stato non riesce a pagare il dovuto e — per autotutela legale — consegna una busta paga bugiarda: 202,80 euro di competenze, 201,80 euro di trattenute, il totale netto fa un euro e zero centesimi. In attesa di conguaglio. Solo a Padova la Cgil ha contato undici tredicesime beffa e questo è l’avamposto plateale di un problema nazionale ormai fuori controllo: il ministero dell’Istruzione non riesce a pagare lo stipendio alla maggior parte dei supplenti in carica, soprattutto a quelli chiamati per malattie e maternità dei titolari di cattedra.
I precari al verde — alcuni attendono lo stipendio di settembre — nel paese sono trentamila. Un disastro, alla vigilia delle ferie di Natale.
La prof Stefania Aceto, emigrata a Padova, racconta: «Ho lasciato un paese della provincia di Cosenza per poter insegnare e adesso il mio affitto lo pagano i miei genitori ». Antonio Amoroso insegna a Piove di Sacco e dice: «Da settembre a oggi mi hanno pagato nove giorni, non ho neppure i soldi per fare l’abbonamento a BusItalia». Patrizia Buccinì, siciliana nel Nord-Est, di tremila euro dovuti ne ha ricevuti cinquecento. L’ingegner Vito Orazio C. racconta che la figlia, precaria a Torino da otto anni, dopo quattro mesi di stipendio zero «è andata in cura per esaurimento nervoso». A Biella l’avvocato Giovanni Rinaldi ha depositato il primo decreto ingiuntivo per una docente che non è più in grado di garantire un pasto a sé e al figlio di 4 anni. Il sindacato Anief assicura che diversi insegnanti si sono dovuti rivolgere alla Caritas.
Il problema non è nuovo, ma quest’anno è particolarmente ampio e profondo. È accaduto che, con la Buona scuola lontana dall’approvazione, all’inizio del 2015 il ministero dell’Istruzione abbia chiesto al ministero delle Finanze un plafond per le supplenze di 110 milioni. Mesi dopo, ne sono arrivati poco più di venti. Quindi, per superare il vecchio problema dei pagamenti fatti direttamente dalle scuole (che nel passato spesso non avevano fondi sufficienti), il Mef ha centralizzato le operazioni di calcolo dei giorni lavorati e l’elaborazione del cedolino. Il risultato ha fortemente peggiorato le performance sulla questione. Il nuovo sistema informatico ha paralizzato segreterie scolastiche spesso sotto organico e impreparate. Sul sistema sono stati caricati, per errore, diversi precari incardinati con supplenza annuale e dai primi giorni di ottobre gran parte degli stipendi dei sostituti si sono bloccati. A novembre, mese picco per le sostituzioni temporanee, la situazione è diventata da allarme rosso. Ad oggi ci sono casi di versamenti non fatti per ore d’insegnamento del giugno 2014.
Articolo intero su La Repubblica del 18/12/2015.
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