La Terza Guerra Mondiale
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Re: La Terza Guerra Mondiale
http://www.corriere.it/esteri/15_dicemb ... resh_ce-cp
Esplora il significato del termine: Iraq, Renzi: «450 militari italiani per difendere i lavori alla diga di Mosul»
Una ditta di Cesena, la Trevi, vince l’appalto per i lavori del bacino sul fiume Tigri
Il premier: «È nel cuore di un’area pericolosa per Isis: eviteremo venga distrutta»
di Redazione Online
Iraq, Renzi: «450 militari italiani per difendere i lavori alla diga di Mosul»
Una ditta di Cesena, la Trevi, vince l’appalto per i lavori del bacino sul fiume Tigri
Il premier: «È nel cuore di un’area pericolosa per Isis: eviteremo venga distrutta»
di Redazione Online
Evitare che la diga di Mosul possa entrare nel mirino di terroristi e far sì che i lavori di risistemazione di questa infrastruttura vitale per l’Iraq - a cura della Trevi, ditta di Cesena che ha vinto l’appalto - possano partire. Questi - spiegano fonti qualificate - i compiti dei 450 militari italiani che presto saranno inviati a Mosul, come ha annunciato martedì il premier Matteo Renzi. Durante Porta a Porta, infatti, il primo ministro ha spiegato: «Siamo in Iraq per l’addestramento ma anche con un’operazione importante nella diga di Mosul, cuore di un’area molto pericolosa al confine con lo stato islamico, è seriamente danneggiata e se crollasse Baghdad sarebbe distrutta. L’appalto è stato vinto da un’azienda italiana, noi metteremo 450 nostri uomini insieme agli americani e la sistemeremo».
La paura di una bomba d’acqua
L’impianto, infatti, situato 35 chilometri a nord di Mosul, è seriamente danneggiato, secondo quanto reso noto recentemente da fonti curde. E se dovesse crollare porterebbe la morte e la distruzione nelle province di Ninive, Kirkuk e Salahuddin, causando probabilmente danni fino a Baghdad, 350 chilometri a sud. Ari Harsin, deputato al Parlamento della regione autonoma del Kurdistan iracheno, ha detto che i rischi sono dovuti alla mancata manutenzione della diga per diversi anni, e che un intervento per la sua messa in sicurezza potrebbe costare ora tra i 250 milioni e i 500 milioni di dollari.
Per circa due settimane nell’agosto del 2014, quando l’Isis si impadronì con una fulminea offensiva di Mosul e dell’intera provincia di Ninive, si temette che i jiihadisti potessero impiegarla proprio come arma, facendola saltare in aria. Un allarme rientrato quando i Peshmerga riuscirono a riprendere il controllo dell’impianto, con l’aiuto dei raid aerei americani. Lo sbarramento, costruito sul fiume Tigri, fu inaugurato nel 1983, durante il passato regime di Saddam Hussein, con il nome di «Diga Sadda». Alta 131 metri e lunga 3,2 chilometri, la diga ha una capacità di 8 milioni di metri cubi e approvvigiona di elettricità 1,7 milioni di residenti della regione.
L’azienda
La Trevi, fondata in Emilia nel 1957, è attiva in oltre 80 Paesi con 30 filiali. Quattro le divisioni principali: Trevi, per servizi nell’ingegneria del sottosuolo; Petreven, attiva nella perforazione petrolifera; Soilmec, per macchinari e impianti di ingegneria del sottosuolo; e Drillmec, che produce impianti per perforazioni (petrolio, gas e acqua). La Capogruppo è Trevi Finanziaria, quotata a Milano dal luglio del 1999, che ha chiuso il 2014 con ricavi per 1,25 miliardi di euro ed un utile netto di 24,4 milioni. Nei primi nove mesi del 2015, i ricavi sono stati pari a 956 milioni, per una perdita di 131,4 milioni di euro.
Trevi in Iraq
Trevi è attiva in Iraq già dal 2008, quando con Drillmec siglò un accordo con Iraqi Drilling Company per la fornitura di 6 impianti per la perforazione, per un valore di oltre 100 milioni di dollari. Già nel 2011 la ditta era stata molto vicina alla conquista dell’appalto della diga di Mosul, che però secondo alcune indiscrezioni di stampa sarebbe poi sfumato. Nel novembre di quell’anno, Trevi spiegò in una nota che «una aggiudicazione legalmente valida e definitiva da parte degli organi governativi iracheni competenti non è ancora avvenuta» con il processo di negoziazione «da ritenersi ancora in atto». È solo quattro anni dopo che il nome di Trevi rispunta nel contesto iracheno, quando gli Usa fanno sapere il loro apprezzamento per la disponibilità manifestata dal gruppo.
..............
Ciao
Paolo11
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Una ditta di Cesena, la Trevi, vince l’appalto per i lavori del bacino sul fiume Tigri
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Iraq, Renzi: «450 militari italiani per difendere i lavori alla diga di Mosul»
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Il premier: «È nel cuore di un’area pericolosa per Isis: eviteremo venga distrutta»
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Evitare che la diga di Mosul possa entrare nel mirino di terroristi e far sì che i lavori di risistemazione di questa infrastruttura vitale per l’Iraq - a cura della Trevi, ditta di Cesena che ha vinto l’appalto - possano partire. Questi - spiegano fonti qualificate - i compiti dei 450 militari italiani che presto saranno inviati a Mosul, come ha annunciato martedì il premier Matteo Renzi. Durante Porta a Porta, infatti, il primo ministro ha spiegato: «Siamo in Iraq per l’addestramento ma anche con un’operazione importante nella diga di Mosul, cuore di un’area molto pericolosa al confine con lo stato islamico, è seriamente danneggiata e se crollasse Baghdad sarebbe distrutta. L’appalto è stato vinto da un’azienda italiana, noi metteremo 450 nostri uomini insieme agli americani e la sistemeremo».
La paura di una bomba d’acqua
L’impianto, infatti, situato 35 chilometri a nord di Mosul, è seriamente danneggiato, secondo quanto reso noto recentemente da fonti curde. E se dovesse crollare porterebbe la morte e la distruzione nelle province di Ninive, Kirkuk e Salahuddin, causando probabilmente danni fino a Baghdad, 350 chilometri a sud. Ari Harsin, deputato al Parlamento della regione autonoma del Kurdistan iracheno, ha detto che i rischi sono dovuti alla mancata manutenzione della diga per diversi anni, e che un intervento per la sua messa in sicurezza potrebbe costare ora tra i 250 milioni e i 500 milioni di dollari.
Per circa due settimane nell’agosto del 2014, quando l’Isis si impadronì con una fulminea offensiva di Mosul e dell’intera provincia di Ninive, si temette che i jiihadisti potessero impiegarla proprio come arma, facendola saltare in aria. Un allarme rientrato quando i Peshmerga riuscirono a riprendere il controllo dell’impianto, con l’aiuto dei raid aerei americani. Lo sbarramento, costruito sul fiume Tigri, fu inaugurato nel 1983, durante il passato regime di Saddam Hussein, con il nome di «Diga Sadda». Alta 131 metri e lunga 3,2 chilometri, la diga ha una capacità di 8 milioni di metri cubi e approvvigiona di elettricità 1,7 milioni di residenti della regione.
L’azienda
La Trevi, fondata in Emilia nel 1957, è attiva in oltre 80 Paesi con 30 filiali. Quattro le divisioni principali: Trevi, per servizi nell’ingegneria del sottosuolo; Petreven, attiva nella perforazione petrolifera; Soilmec, per macchinari e impianti di ingegneria del sottosuolo; e Drillmec, che produce impianti per perforazioni (petrolio, gas e acqua). La Capogruppo è Trevi Finanziaria, quotata a Milano dal luglio del 1999, che ha chiuso il 2014 con ricavi per 1,25 miliardi di euro ed un utile netto di 24,4 milioni. Nei primi nove mesi del 2015, i ricavi sono stati pari a 956 milioni, per una perdita di 131,4 milioni di euro.
Trevi in Iraq
Trevi è attiva in Iraq già dal 2008, quando con Drillmec siglò un accordo con Iraqi Drilling Company per la fornitura di 6 impianti per la perforazione, per un valore di oltre 100 milioni di dollari. Già nel 2011 la ditta era stata molto vicina alla conquista dell’appalto della diga di Mosul, che però secondo alcune indiscrezioni di stampa sarebbe poi sfumato. Nel novembre di quell’anno, Trevi spiegò in una nota che «una aggiudicazione legalmente valida e definitiva da parte degli organi governativi iracheni competenti non è ancora avvenuta» con il processo di negoziazione «da ritenersi ancora in atto». È solo quattro anni dopo che il nome di Trevi rispunta nel contesto iracheno, quando gli Usa fanno sapere il loro apprezzamento per la disponibilità manifestata dal gruppo.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
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La paura di una bomba d’acqua
L’impianto, infatti, situato 35 chilometri a nord di Mosul, è seriamente danneggiato, secondo quanto reso noto recentemente da fonti curde. E se dovesse crollare porterebbe la morte e la distruzione nelle province di Ninive, Kirkuk e Salahuddin, causando probabilmente danni fino a Baghdad, 350 chilometri a sud. Ari Harsin, deputato al Parlamento della regione autonoma del Kurdistan iracheno, ha detto che i rischi sono dovuti alla mancata manutenzione della diga per diversi anni, e che un intervento per la sua messa in sicurezza potrebbe costare ora tra i 250 milioni e i 500 milioni di dollari.
Per circa due settimane nell’agosto del 2014, quando l’Isis si impadronì con una fulminea offensiva di Mosul e dell’intera provincia di Ninive, si temette che i jiihadisti potessero impiegarla proprio come arma, facendola saltare in aria. Un allarme rientrato quando i Peshmerga riuscirono a riprendere il controllo dell’impianto, con l’aiuto dei raid aerei americani. Lo sbarramento, costruito sul fiume Tigri, fu inaugurato nel 1983, durante il passato regime di Saddam Hussein, con il nome di «Diga Sadda». Alta 131 metri e lunga 3,2 chilometri, la diga ha una capacità di 8 milioni di metri cubi e approvvigiona di elettricità 1,7 milioni di residenti della regione.
L’azienda
La Trevi, fondata in Emilia nel 1957, è attiva in oltre 80 Paesi con 30 filiali. Quattro le divisioni principali: Trevi, per servizi nell’ingegneria del sottosuolo; Petreven, attiva nella perforazione petrolifera; Soilmec, per macchinari e impianti di ingegneria del sottosuolo; e Drillmec, che produce impianti per perforazioni (petrolio, gas e acqua). La Capogruppo è Trevi Finanziaria, quotata a Milano dal luglio del 1999, che ha chiuso il 2014 con ricavi per 1,25 miliardi di euro ed un utile netto di 24,4 milioni. Nei primi nove mesi del 2015, i ricavi sono stati pari a 956 milioni, per una perdita di 131,4 milioni di euro.
Trevi in Iraq
Trevi è attiva in Iraq già dal 2008, quando con Drillmec siglò un accordo con Iraqi Drilling Company per la fornitura di 6 impianti per la perforazione, per un valore di oltre 100 milioni di dollari. Già nel 2011 la ditta era stata molto vicina alla conquista dell’appalto della diga di Mosul, che però secondo alcune indiscrezioni di stampa sarebbe poi sfumato. Nel novembre di quell’anno, Trevi spiegò in una nota che «una aggiudicazione legalmente valida e definitiva da parte degli organi governativi iracheni competenti non è ancora avvenuta» con il processo di negoziazione «da ritenersi ancora in atto». È solo quattro anni dopo che il nome di Trevi rispunta nel contesto iracheno, quando gli Usa fanno sapere il loro apprezzamento per la disponibilità manifestata dal gruppo.
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Paolo11
ITALIANEN TUTTI KRANTISSIMI MERLEN SCIEMONEN
E’ questo che ha sempre pensato Incorporated Cool Etor degli abitanti del Bel Paese.
Basta raccontargli quattro balle messe in croce, e loro si bevono sempre tutto.
Tanto, quando se ne accorgono è troppo tardi per metterci rimedio.
Quando nell’ottobre scorso Crozza riparte con il suo “Crozza nel paese delle meraviglie”, ha inventato un nuovo repertorio, dopo i noti Razzi e De Luca, grazie alla percezione straordinaria sua e del suo staff.
http://www.la7.it/crozza/rivedila7/croz ... 015-163755
Quattro giorni fa Obama aveva dichiarato che l’Isis doveva essere distrutta. Poi ha aggiunto che l’Italia ci darà una mano.
La Qualunque che recita molto bene l’italiano opportunista rappresentato magnificamente da Alberto Sordi, in questa fase si era tenuto debitamente alla larga. In primis perché non ha i soldi per sostenere una guerra, e poi perché potrebbe giocarsi Palazzo Chigi.
Gli italiani ad eccezione della destra non vogliono la guerra. Tanto che anche Marco Travaglio ha lodato Renzi per essersi tenuto in disparte dall’agitazione dei Paesi europei
Ma non dobbiamo dimenticare che facciamo parte della Nato. E Obama ne ha chiesto conto.
Ed ecco che il solito Alberto Sordi del terzo millennio, spara una palla delle sue.
Annuncia a Porta a Porta che mandiamo 450 uomini a Mosul per proteggere l’impresa italiana che ha vinto
la gara d’appalto per la riparazione della diga.
Ma come hanno fatto notare oggi ai piddini lingua lunga sulla 7, un simile annuncio doveva essere fatto prima in Parlamento.
Ma come ha fatto notare la Santanché, Renzi che ha in dispregio il Parlamento queste cose non le considera.
Preferisce annunciarle nella Terza Camera dell’amico Vespa.
Le aziende che operano in zona di guerra o comunque pericolose, affidano la sicurezza dei loro dipendenti ai contractors.
Lo ha affermato stamani ad Omnibus anche il Prof. Emanuele Parsi che si occupa da anni di geopolitica.
Ma la qualunque è fatto così. Non affronta mai la realtà negativa. Ci gira sempre attorno.
Pensare di affrontare un futuro in armi con questo Alberto Sordi fa venire i brividi.
Senza poi pensare al suo staff.
La Pinotti ieri si era affrettata a dire che non siamo in guerra.
Ci aspetta un futuro assai gramo.
Ritornano in mente le parole del Prof. Sartori: “Questo è un governo di incompetenti guidato da un incompetente”.
Qualcuno sostiene che abbiamo il governo che ci meritiamo. E’ proprio così?????
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Isis, Pinotti: “Soldati italiani in Iraq non combatteranno”. Esperti: “Falso, diga di Mosul bersaglio di attacchi dei jihadisti”
Politica
A Porta a Porta Matteo Renzi ha annunciato l'invio di 450 uomini dell'esercito con il compito di difendere l'impianto, controllato dai Peshmerga, dai fondamentalisti. Gianandrea Gaiani, direttore di Analisidifesa.it: "E' un’operazione molto pericolosa per i nostri militari perché saranno un obiettivo attraente per l'Isis in quanto truppe 'crociate'". Germano Dottori, docente di studi strategici alla Luiss: "Intervento in favore degli Usa per compensare aperture alla Russia"
di Enrico Piovesana | 17 dicembre 2015
Commenti (291)
A gennaio verranno inviati in Iraq 450/500 soldati italiani per proteggere la diga di Mosul, in zona di guerra, a pochi chilometri dalla roccaforte irachena dell’Isis. L’annuncio a effetto di Matteo Renzi, ieri sera alla trasmissione televisiva di Bruno Vespa, Porta a Porta, ha colto di sorpresa la stessa Difesa – come confermano fonti dello Stato Maggiore contattate dal IlFattoQuotidiano.it. La decisione doveva essere resa pubblica più avanti, una volta definiti i dettagli operativi, ma l’uscita del premier ha l’aspetto un’utile diversivo nel pieno della tempesta bancaria.
Il ministro della Difesa Roberta Pinotti, colta in contropiede, prova a metterci una pezza, assicurando che i soldati “non andranno a combattere” ma solo “a proteggere il lavoro dell’impresa italiana che compirà il lavori sulla diga”. Insomma, Mosul come la Tav in Val di Susa: militari a protezione di un cantiere, nulla di più. Ma come faranno i soldati italiani a respingere la crescente offensiva dell’Isis contro questo strategico obiettivo senza combattere?
Le forze del Califfato, acquartierate poco a sud della diga, non hanno mai allentato la pressione militare sulle milizie Peshmerga curde che nell’agosto 2014 hanno riconquistato ‘impianto caduto in mano all’Isis e che da allora la presidiano in forze. Diversi sono stati gli attacchi missilistici contro il quartier generale curdo presso la diga: l’ultimo a settembre. Dopo la caduta di Sinjar, riconquistata dai curdi il 13 novembre, gli attacchi si sono notevolmente intensificati.
Il 19 novembre i miliziani dell’Isis hanno sferrato un’offensiva alla diga nel cuore della notte, con armi pesanti e auto-bombe: dopo ore di battaglia i Peshmerga curdi hanno respinto l’attacco, uccidendo 28 miliziani dell’Isis. Che sono tornati alla carica a inizio dicembre con un nuovo attacco alla diga nel corso del quale sei soldati curdi sono rimasti uccisi. Il tenente Jamal Mahmoud, comandante del contingente Peshmerga che presidia la diga, ha spiegato che la situazione è difficile a causa del crescente sostegno di cui l’Isis gode tra la popolazione dei villaggi della zona: “Noi diamo loro elettricità, e loro ricambiano con le pallottole”.
I militari italiani si troveranno in prima linea e dovranno fronteggiare i continui attacchi dell’Isis. “E’ un’operazione molto pericolosa per i nostri soldati – conferma al IlFattoQuotidiano.it l’analista militare Gianandrea Gaiani, direttore di Analisidifesa.it – perché saranno un obiettivo attraente per l’Isis in quanto truppe occidentali ‘crociate’ e soprattutto un bersaglio fisso molto facile da colpire. Un impiego statico estremamente rischioso e privo di senso: non è così – conclude Gaiani – che si fa la guerra all’isis”.
Più che con la guerra al terrorismo e la strategia militare, infatti, le decisione di Renzi sembra motivata da esigenze di politica estera legate al mantenimento degli equilibri internazionali dopo il formale stop italiano al rinnovo automatico delle sanzioni alla Russia. Ne è convinto Germano Dottori, docente di studi strategici e politica internazionale alla Luiss di Roma. “Con questa decisione Renzi si è messo in continuità con Berlusconi, cercando di compensare le proprie aperture alla Russia, peraltro esclusivamente di facciata, con interventi militari al fianco degli Stati Uniti in teatri scomodi. Temo che esporremo le nostre truppe a maggiori rischi solo per ricucire un finto strappo”.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/12 ... i/2309695/
Politica
A Porta a Porta Matteo Renzi ha annunciato l'invio di 450 uomini dell'esercito con il compito di difendere l'impianto, controllato dai Peshmerga, dai fondamentalisti. Gianandrea Gaiani, direttore di Analisidifesa.it: "E' un’operazione molto pericolosa per i nostri militari perché saranno un obiettivo attraente per l'Isis in quanto truppe 'crociate'". Germano Dottori, docente di studi strategici alla Luiss: "Intervento in favore degli Usa per compensare aperture alla Russia"
di Enrico Piovesana | 17 dicembre 2015
Commenti (291)
A gennaio verranno inviati in Iraq 450/500 soldati italiani per proteggere la diga di Mosul, in zona di guerra, a pochi chilometri dalla roccaforte irachena dell’Isis. L’annuncio a effetto di Matteo Renzi, ieri sera alla trasmissione televisiva di Bruno Vespa, Porta a Porta, ha colto di sorpresa la stessa Difesa – come confermano fonti dello Stato Maggiore contattate dal IlFattoQuotidiano.it. La decisione doveva essere resa pubblica più avanti, una volta definiti i dettagli operativi, ma l’uscita del premier ha l’aspetto un’utile diversivo nel pieno della tempesta bancaria.
Il ministro della Difesa Roberta Pinotti, colta in contropiede, prova a metterci una pezza, assicurando che i soldati “non andranno a combattere” ma solo “a proteggere il lavoro dell’impresa italiana che compirà il lavori sulla diga”. Insomma, Mosul come la Tav in Val di Susa: militari a protezione di un cantiere, nulla di più. Ma come faranno i soldati italiani a respingere la crescente offensiva dell’Isis contro questo strategico obiettivo senza combattere?
Le forze del Califfato, acquartierate poco a sud della diga, non hanno mai allentato la pressione militare sulle milizie Peshmerga curde che nell’agosto 2014 hanno riconquistato ‘impianto caduto in mano all’Isis e che da allora la presidiano in forze. Diversi sono stati gli attacchi missilistici contro il quartier generale curdo presso la diga: l’ultimo a settembre. Dopo la caduta di Sinjar, riconquistata dai curdi il 13 novembre, gli attacchi si sono notevolmente intensificati.
Il 19 novembre i miliziani dell’Isis hanno sferrato un’offensiva alla diga nel cuore della notte, con armi pesanti e auto-bombe: dopo ore di battaglia i Peshmerga curdi hanno respinto l’attacco, uccidendo 28 miliziani dell’Isis. Che sono tornati alla carica a inizio dicembre con un nuovo attacco alla diga nel corso del quale sei soldati curdi sono rimasti uccisi. Il tenente Jamal Mahmoud, comandante del contingente Peshmerga che presidia la diga, ha spiegato che la situazione è difficile a causa del crescente sostegno di cui l’Isis gode tra la popolazione dei villaggi della zona: “Noi diamo loro elettricità, e loro ricambiano con le pallottole”.
I militari italiani si troveranno in prima linea e dovranno fronteggiare i continui attacchi dell’Isis. “E’ un’operazione molto pericolosa per i nostri soldati – conferma al IlFattoQuotidiano.it l’analista militare Gianandrea Gaiani, direttore di Analisidifesa.it – perché saranno un obiettivo attraente per l’Isis in quanto truppe occidentali ‘crociate’ e soprattutto un bersaglio fisso molto facile da colpire. Un impiego statico estremamente rischioso e privo di senso: non è così – conclude Gaiani – che si fa la guerra all’isis”.
Più che con la guerra al terrorismo e la strategia militare, infatti, le decisione di Renzi sembra motivata da esigenze di politica estera legate al mantenimento degli equilibri internazionali dopo il formale stop italiano al rinnovo automatico delle sanzioni alla Russia. Ne è convinto Germano Dottori, docente di studi strategici e politica internazionale alla Luiss di Roma. “Con questa decisione Renzi si è messo in continuità con Berlusconi, cercando di compensare le proprie aperture alla Russia, peraltro esclusivamente di facciata, con interventi militari al fianco degli Stati Uniti in teatri scomodi. Temo che esporremo le nostre truppe a maggiori rischi solo per ricucire un finto strappo”.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
La vox populi
pasqui • 4 ore fa
Egregia sig.ra Pinotti,
il governo,paradossalmente, è l'unico soggetto Istituzionale che non riconosce che l'Italia è in guerra. Un parlamento di irresponsabili e di cialtroni è più devastante di un conflitto.Gioco forza moriranno dei soldati Italiani,ciò che non si può accettare che si sacrifichino vite umane a difesa di una Nazione di imbelli.L'Italia non merita martiri. Cordialmente Pasqui
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pasqui • 4 ore fa
Egregia sig.ra Pinotti,
il governo,paradossalmente, è l'unico soggetto Istituzionale che non riconosce che l'Italia è in guerra. Un parlamento di irresponsabili e di cialtroni è più devastante di un conflitto.Gioco forza moriranno dei soldati Italiani,ciò che non si può accettare che si sacrifichino vite umane a difesa di una Nazione di imbelli.L'Italia non merita martiri. Cordialmente Pasqui
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Re: La Terza Guerra Mondiale
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cave canem • 4 ore fa
... soldati che vanno su un fronte di guerra e non combattono. Non è un controsenso semantico?
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Marco Giunio Bruto • 4 ore fa
Un'autentica missione di guerra, pure molto pericolosa, di quelle che gli Americani ormai lasciano da fare ad altri per non rischiare le proprie truppe.
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Luca Zanellato • 5 ore fa
Ipocrisia italiana: "... mandiamo aiuti ... non andiamo a combattere ... li aiutiamo a presidiare una diga strategica ... non andiamo a combattere ... presidiamo la diga per evitare che se la prenda l'ISIS ... non andiamo a combattere ... andiamo con armi perché dobbiamo difenderci da eventuali aggrssori ... non andiamo a combattere ... useremo le armi contro chi ci attacca ... non andiamo a combattere ... spareremo mirando verso gli assalitori ... non andiamo a combattere ..."
E basta... o fai, o non fai, smettiamo di prenderci in giro!
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EzioP1 • 5 ore fa
Premesso che la riparazione della diga
è necessaria se non si vuole correre il rischio che questa si rompa
e generi allagamenti e annegamenti dei civili che stanno a valle,
evitiamo di fare confusione tra il difendere delle posizioni dove ci
sono lavoratori indifesi e attaccare e fare la guerra. Nel primo caso
i militari là dislocati se attaccati dovranno difendersi
contrattaccando, nel secondo caso invece sarebbero i nostri militari
ad attaccare per primi. Quindi guerra solo se necessaria per difesa
verso guerra “tout court”. Siamo nel primo caso, chi fa prevalere
il secondo lo fa solo per strumentalizzare.
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Romperi • 5 ore fa
Dopo londra ecco che anche roma entra in guerra diretta contro l'idea di un medio oriente libero e sovrano.
Mancano solo madrid, che non può ancora esporsi in quanto in procinto delle elezioni politiche, e berlòino, che però per la causa della nato, e quindi dell'america, ha già fatto tanto ospitando i siriani costretti a fuggire da casa sotto le bombe democratiche dell'occidente.
Chissà se adesso il perchè degli attentati di parigi diventa chiaro anche chi dorme con gli occhi aperti.
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Massimiliano Florit • 6 ore fa
Credo che per quelli dell ISIS non ci sia regalo migliore, 450 soldati Italiani,più civili Italiani che in cambio di denaro o petrolio andranno a lavorare in Iraq,una ditta ha vinto una commessa per svolgere lavori di manutenzione in una diga in Iraq,in un luogo ad alto rischio,intanto non capisco come il governo abbia permesso questo,che una ditta Italiana possa mandare in quei luoghi dei civili Italiani...e il ministro Pinotti o forse sarebbe l caso di darle il nomignolo di Pinotto se non fosse che qua ci sono in gioco vite umane, afferma che i soldati,che si troveranno a pochi KM da dove sono le truppe di quei criminali dell ISIS ,non vanno per combattere,noo vanno a fare una scampagnata...l' onestà intellettuale vorrebbe che almeno simili dichiarazioni siano evitate,che si dica onestamente,speriamo che non debbano mai combattere,speriamo che non debba servire,ma capisco che il governo Renzi &company della onestà intellettuale non sappiano cosa farsene! Comunque ISIS ringrazia,sai che vittoria per loro riuscire a catturare il primo soldato crociato,spero almeno che a quei soldati verrà fornito tutto l'equipaggiamento necessario per fronteggiare qualsiasi attacco,e se mai ,prego per loro che mai avvenga, uno o più soldati Italiani stiano per finire nelle mani dell ISIS...si ricordino di tenere un colpo nel caricatore...
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Ultiman • 6 ore fa
Strategicamente: è una sciocchezza di dimensioni colossali.
L'ISIS in Libia non attacca i pozzi di petrolio ENI: perché? Da domani potrebbe anche farlo, per rappresaglia. Che facciamo? Non li abbiamo 450 uomini da mandare ovunque.
Tatticamente: è una faccenda alquanto pericolosa, ma a mio avviso gestibile.
Se si saprà agire bene a livello intelligence (vedi ENI), se si potranno schierare elicotteri da assalto tipo Mangusta, se ci sarà la possibilità di avere un po' di copertura area (se si potesse disporre degli AC130U sarebbe mooolto meglio), se saranno dislocati uomini delle SF in giusta quantità, se si potrà disporre di batterie di controartiglieria... Forse, dico forse, ce la caviamo con poco (parlo di perdite umane). Ma potremmo anche stare per infilarci in una bella trappola.
Adesso forse qualcuno capirà il perché degli F35, dei FRECCIA, dei C27 armati...
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elianto63 • 6 ore fa
Qualcuno ci può dire quanto costerà l'operazione?
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jacomo • 6 ore fa
A cosa serve un soldato se non per combattere?.A cosa serve un esercito se non è pronto a combattere?.In Iraq e Siria non ci sono zone di guerra e zone tranquille,e nessuno scappa al benvenuto dell'Isis.Dire il contrario mi sembra illusorio.
3
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ottotto • 6 ore fa
Ha ragione la Pinotti. I nostri soldati quando arriveranno i fondamentalisti gli offriranno tea e pasticcini intessendo interessanti conversazioni sull'espansione dell'Isis e quali forme migliori da adottare per migliorarlo. Ma per favore! Signora Pinotti quando vai in una zona di guerra nonostante tu non voglia sei chiamato a rispondere al fuoco. Lo sanno i soldati sotto l'egida dell'Onu. Per giustificarsi le bugie le dica meglio.
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achille ferroni • 6 ore fa
bene , non andranno a combattere , dice pinotti ; e se vengono attaccati telefonano al ministero in attesa di ordini ? o prenderanno ordini dalla ditta che farà il lavori di consolidamento ?
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cave canem • 4 ore fa
... soldati che vanno su un fronte di guerra e non combattono. Non è un controsenso semantico?
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Marco Giunio Bruto • 4 ore fa
Un'autentica missione di guerra, pure molto pericolosa, di quelle che gli Americani ormai lasciano da fare ad altri per non rischiare le proprie truppe.
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Luca Zanellato • 5 ore fa
Ipocrisia italiana: "... mandiamo aiuti ... non andiamo a combattere ... li aiutiamo a presidiare una diga strategica ... non andiamo a combattere ... presidiamo la diga per evitare che se la prenda l'ISIS ... non andiamo a combattere ... andiamo con armi perché dobbiamo difenderci da eventuali aggrssori ... non andiamo a combattere ... useremo le armi contro chi ci attacca ... non andiamo a combattere ... spareremo mirando verso gli assalitori ... non andiamo a combattere ..."
E basta... o fai, o non fai, smettiamo di prenderci in giro!
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EzioP1 • 5 ore fa
Premesso che la riparazione della diga
è necessaria se non si vuole correre il rischio che questa si rompa
e generi allagamenti e annegamenti dei civili che stanno a valle,
evitiamo di fare confusione tra il difendere delle posizioni dove ci
sono lavoratori indifesi e attaccare e fare la guerra. Nel primo caso
i militari là dislocati se attaccati dovranno difendersi
contrattaccando, nel secondo caso invece sarebbero i nostri militari
ad attaccare per primi. Quindi guerra solo se necessaria per difesa
verso guerra “tout court”. Siamo nel primo caso, chi fa prevalere
il secondo lo fa solo per strumentalizzare.
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Romperi • 5 ore fa
Dopo londra ecco che anche roma entra in guerra diretta contro l'idea di un medio oriente libero e sovrano.
Mancano solo madrid, che non può ancora esporsi in quanto in procinto delle elezioni politiche, e berlòino, che però per la causa della nato, e quindi dell'america, ha già fatto tanto ospitando i siriani costretti a fuggire da casa sotto le bombe democratiche dell'occidente.
Chissà se adesso il perchè degli attentati di parigi diventa chiaro anche chi dorme con gli occhi aperti.
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Massimiliano Florit • 6 ore fa
Credo che per quelli dell ISIS non ci sia regalo migliore, 450 soldati Italiani,più civili Italiani che in cambio di denaro o petrolio andranno a lavorare in Iraq,una ditta ha vinto una commessa per svolgere lavori di manutenzione in una diga in Iraq,in un luogo ad alto rischio,intanto non capisco come il governo abbia permesso questo,che una ditta Italiana possa mandare in quei luoghi dei civili Italiani...e il ministro Pinotti o forse sarebbe l caso di darle il nomignolo di Pinotto se non fosse che qua ci sono in gioco vite umane, afferma che i soldati,che si troveranno a pochi KM da dove sono le truppe di quei criminali dell ISIS ,non vanno per combattere,noo vanno a fare una scampagnata...l' onestà intellettuale vorrebbe che almeno simili dichiarazioni siano evitate,che si dica onestamente,speriamo che non debbano mai combattere,speriamo che non debba servire,ma capisco che il governo Renzi &company della onestà intellettuale non sappiano cosa farsene! Comunque ISIS ringrazia,sai che vittoria per loro riuscire a catturare il primo soldato crociato,spero almeno che a quei soldati verrà fornito tutto l'equipaggiamento necessario per fronteggiare qualsiasi attacco,e se mai ,prego per loro che mai avvenga, uno o più soldati Italiani stiano per finire nelle mani dell ISIS...si ricordino di tenere un colpo nel caricatore...
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Ultiman • 6 ore fa
Strategicamente: è una sciocchezza di dimensioni colossali.
L'ISIS in Libia non attacca i pozzi di petrolio ENI: perché? Da domani potrebbe anche farlo, per rappresaglia. Che facciamo? Non li abbiamo 450 uomini da mandare ovunque.
Tatticamente: è una faccenda alquanto pericolosa, ma a mio avviso gestibile.
Se si saprà agire bene a livello intelligence (vedi ENI), se si potranno schierare elicotteri da assalto tipo Mangusta, se ci sarà la possibilità di avere un po' di copertura area (se si potesse disporre degli AC130U sarebbe mooolto meglio), se saranno dislocati uomini delle SF in giusta quantità, se si potrà disporre di batterie di controartiglieria... Forse, dico forse, ce la caviamo con poco (parlo di perdite umane). Ma potremmo anche stare per infilarci in una bella trappola.
Adesso forse qualcuno capirà il perché degli F35, dei FRECCIA, dei C27 armati...
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elianto63 • 6 ore fa
Qualcuno ci può dire quanto costerà l'operazione?
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jacomo • 6 ore fa
A cosa serve un soldato se non per combattere?.A cosa serve un esercito se non è pronto a combattere?.In Iraq e Siria non ci sono zone di guerra e zone tranquille,e nessuno scappa al benvenuto dell'Isis.Dire il contrario mi sembra illusorio.
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ottotto • 6 ore fa
Ha ragione la Pinotti. I nostri soldati quando arriveranno i fondamentalisti gli offriranno tea e pasticcini intessendo interessanti conversazioni sull'espansione dell'Isis e quali forme migliori da adottare per migliorarlo. Ma per favore! Signora Pinotti quando vai in una zona di guerra nonostante tu non voglia sei chiamato a rispondere al fuoco. Lo sanno i soldati sotto l'egida dell'Onu. Per giustificarsi le bugie le dica meglio.
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achille ferroni • 6 ore fa
bene , non andranno a combattere , dice pinotti ; e se vengono attaccati telefonano al ministero in attesa di ordini ? o prenderanno ordini dalla ditta che farà il lavori di consolidamento ?
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Re: La Terza Guerra Mondiale
L'Italia farà anche parte della Nato, ma se ha un debito pubblico altissimo come finanzia le spese se non ce le ha per le altre cose di tutti i giorni?camillobenso ha scritto: ITALIANEN TUTTI KRANTISSIMI MERLEN SCIEMONEN
E’ questo che ha sempre pensato Incorporated Cool Etor degli abitanti del Bel Paese.
Basta raccontargli quattro balle messe in croce, e loro si bevono sempre tutto.
Tanto, quando se ne accorgono è troppo tardi per metterci rimedio.
Quando nell’ottobre scorso Crozza riparte con il suo “Crozza nel paese delle meraviglie”, ha inventato un nuovo repertorio, dopo i noti Razzi e De Luca, grazie alla percezione straordinaria sua e del suo staff.
http://www.la7.it/crozza/rivedila7/croz ... 015-163755
Quattro giorni fa Obama aveva dichiarato che l’Isis doveva essere distrutta. Poi ha aggiunto che l’Italia ci darà una mano.
La Qualunque che recita molto bene l’italiano opportunista rappresentato magnificamente da Alberto Sordi, in questa fase si era tenuto debitamente alla larga. In primis perché non ha i soldi per sostenere una guerra, e poi perché potrebbe giocarsi Palazzo Chigi.
Gli italiani ad eccezione della destra non vogliono la guerra. Tanto che anche Marco Travaglio ha lodato Renzi per essersi tenuto in disparte dall’agitazione dei Paesi europei
Ma non dobbiamo dimenticare che facciamo parte della Nato. E Obama ne ha chiesto conto.
Ed ecco che il solito Alberto Sordi del terzo millennio, spara una palla delle sue.
Annuncia a Porta a Porta che mandiamo 450 uomini a Mosul per proteggere l’impresa italiana che ha vinto
la gara d’appalto per la riparazione della diga.
Ma come hanno fatto notare oggi ai piddini lingua lunga sulla 7, un simile annuncio doveva essere fatto prima in Parlamento.
Ma come ha fatto notare la Santanché, Renzi che ha in dispregio il Parlamento queste cose non le considera.
Preferisce annunciarle nella Terza Camera dell’amico Vespa.
Le aziende che operano in zona di guerra o comunque pericolose, affidano la sicurezza dei loro dipendenti ai contractors.
Lo ha affermato stamani ad Omnibus anche il Prof. Emanuele Parsi che si occupa da anni di geopolitica.
Ma la qualunque è fatto così. Non affronta mai la realtà negativa. Ci gira sempre attorno.
Pensare di affrontare un futuro in armi con questo Alberto Sordi fa venire i brividi.
Senza poi pensare al suo staff.
La Pinotti ieri si era affrettata a dire che non siamo in guerra.
Ci aspetta un futuro assai gramo.
Ritornano in mente le parole del Prof. Sartori: “Questo è un governo di incompetenti guidato da un incompetente”.
Qualcuno sostiene che abbiamo il governo che ci meritiamo. E’ proprio così?????
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Re: La Terza Guerra Mondiale
http://www.imolaoggi.it/2015/12/16/mini ... alla-nato/
Ministro turco: si puo’ occupare la Russia in meno di 7 giorni grazie alla Nato
EUROPA UE, NEWSmercoledì, 16, dicembre, 2015
Il ministro degli Esteri turco: è possibile occupare la Russia in meno di 7 giorni insieme alla NATO
Le autorità turche hanno perso quel po’ di sangue freddo che avevano e laconicamente hanno avvertito la Russia che ci sono dei “limiti” e hanno invitato Mosca alla “calma”. Ciò si verifica mentre vi è forte tensione tra i due paesi dopo la distruzione di un bombardiere russo da parte dell’aviazione turca, vicino al confine siriano.
Così, il ministro turco degli Affari Esteri, Mevlüt Cavusoglu ha detto il canale di notizie turca NTV:
“Invitiamo la Russia, che è uno dei nostri principali partner commerciali, a stare tranquilla, ma diciamo anche che la nostra pazienza è limitata” (AFP).
Egli ha detto: “Dal momento dell‘incidente del Sukhoi-24 , la Russia ha colto ogni occasione immaginabile per minacciare la Turchia. Certamente il nostro governo si comporta come un governo maturo e con esperienza, ma la nostra pazienza ha dei limiti. Di fronte agli sforzi della Russia non abbiamo, nessuna paura, nessun rimorso. Agiamo con moderazione, per riportare le nostre relazioni di nuovo alla normalità, ma se necessario, vi assicuro che si può occupare la Russia in meno 7 giorni attraverso la NATO ed i nostri alleati livello regionale “. (AWDNEWS)
-----------
Ciao
Paolo11
Ministro turco: si puo’ occupare la Russia in meno di 7 giorni grazie alla Nato
EUROPA UE, NEWSmercoledì, 16, dicembre, 2015
Il ministro degli Esteri turco: è possibile occupare la Russia in meno di 7 giorni insieme alla NATO
Le autorità turche hanno perso quel po’ di sangue freddo che avevano e laconicamente hanno avvertito la Russia che ci sono dei “limiti” e hanno invitato Mosca alla “calma”. Ciò si verifica mentre vi è forte tensione tra i due paesi dopo la distruzione di un bombardiere russo da parte dell’aviazione turca, vicino al confine siriano.
Così, il ministro turco degli Affari Esteri, Mevlüt Cavusoglu ha detto il canale di notizie turca NTV:
“Invitiamo la Russia, che è uno dei nostri principali partner commerciali, a stare tranquilla, ma diciamo anche che la nostra pazienza è limitata” (AFP).
Egli ha detto: “Dal momento dell‘incidente del Sukhoi-24 , la Russia ha colto ogni occasione immaginabile per minacciare la Turchia. Certamente il nostro governo si comporta come un governo maturo e con esperienza, ma la nostra pazienza ha dei limiti. Di fronte agli sforzi della Russia non abbiamo, nessuna paura, nessun rimorso. Agiamo con moderazione, per riportare le nostre relazioni di nuovo alla normalità, ma se necessario, vi assicuro che si può occupare la Russia in meno 7 giorni attraverso la NATO ed i nostri alleati livello regionale “. (AWDNEWS)
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Paolo11
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Re: La Terza Guerra Mondiale
Questi turchi dovrebbero cambiare "pusher"...paolo11 ha scritto:http://www.imolaoggi.it/2015/12/16/mini ... alla-nato/
Ministro turco: si puo’ occupare la Russia in meno di 7 giorni grazie alla Nato
EUROPA UE, NEWSmercoledì, 16, dicembre, 2015
Il ministro degli Esteri turco: è possibile occupare la Russia in meno di 7 giorni insieme alla NATO
Le autorità turche hanno perso quel po’ di sangue freddo che avevano e laconicamente hanno avvertito la Russia che ci sono dei “limiti” e hanno invitato Mosca alla “calma”. Ciò si verifica mentre vi è forte tensione tra i due paesi dopo la distruzione di un bombardiere russo da parte dell’aviazione turca, vicino al confine siriano.
Così, il ministro turco degli Affari Esteri, Mevlüt Cavusoglu ha detto il canale di notizie turca NTV:
“Invitiamo la Russia, che è uno dei nostri principali partner commerciali, a stare tranquilla, ma diciamo anche che la nostra pazienza è limitata” (AFP).
Egli ha detto: “Dal momento dell‘incidente del Sukhoi-24 , la Russia ha colto ogni occasione immaginabile per minacciare la Turchia. Certamente il nostro governo si comporta come un governo maturo e con esperienza, ma la nostra pazienza ha dei limiti. Di fronte agli sforzi della Russia non abbiamo, nessuna paura, nessun rimorso. Agiamo con moderazione, per riportare le nostre relazioni di nuovo alla normalità, ma se necessario, vi assicuro che si può occupare la Russia in meno 7 giorni attraverso la NATO ed i nostri alleati livello regionale “. (AWDNEWS)
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Re: La Terza Guerra Mondiale
il manifesto 18.12.15
Ankara manda i carri armati nelle città kurde
Turchia.
Migliaia di soldati e poliziotti dispiegati per inasprire i coprifuoco a sud-est. 200mila persone in fuga, 200 i civili uccisi da luglio. Ma i kurdi continuano a manifestare
di Chiara Cruciati
Nel Kurdistan turco è in corso una vera operazione militare contro combattenti del Pkk e popolazione civile. Una punizione collettiva che ha ucciso già oltre 200 civili e costretto alla fuga 200mila persone. Ankara aveva promesso un inasprimento della repressione, ma quello che accade nel sud est della Turchia va oltre. È una guerra: ieri nelle principali città kurde sono stati dispiegati i carri armati che non hanno sparato contro edifici civili, mentre migliaia di soldati e poliziotti arrivavano a Diyarbakir, Silopi, Yuksekowa, Cizre per intensificare i coprifuoco dichiarati due settimane fa.
Nel pomeriggio a Diyarbakir tre case sono state centrate da colpi di artiglieria, ferendo 7 persone; nelle stesse ore le forze turche occupavano la sede del comune di Silopi, nel devastato distretto di Sirnak.
I morti sono quotidiani. Ieri a cadere sotto il fuoco turco sono stati 25 combattenti del Pkk, ma anche un anziano morto soffocato nella sua casa a Silopi centrata da una bomba. Il giorno prima una 30enne e un bambino di 11 anni erano stati uccisi a Cizre: «I cecchini turchi prendono di mira soprattutto i bambini – ci racconta l’attivista Burcu Çiçek Sahinli – Sono almeno 20 i minorenni uccisi da luglio, quando la guerra è ricominciata. Ora sono entrati i carri armati, sparano».
Il governo dell’Akp vuole «sradicare» il Partito Kurdo dei Lavoratori, dice. Ma le azioni compiute in questi mesi nel Kurdistan turco svelano altri obiettivi: piegare definitivamente la resistenza popolare kurda, in un periodo in cui aveva attinto nuova linfa dai combattenti kurdi siriani di Rojava; e distruggere il partito di sinistra Hdp. Per ora, però, i kurdi non si arrendono: mercoledì e ieri erano migliaia le persone in piazza nelle principali città, aperta sfida ai coprifuoco di Ankara.
Ankara manda i carri armati nelle città kurde
Turchia.
Migliaia di soldati e poliziotti dispiegati per inasprire i coprifuoco a sud-est. 200mila persone in fuga, 200 i civili uccisi da luglio. Ma i kurdi continuano a manifestare
di Chiara Cruciati
Nel Kurdistan turco è in corso una vera operazione militare contro combattenti del Pkk e popolazione civile. Una punizione collettiva che ha ucciso già oltre 200 civili e costretto alla fuga 200mila persone. Ankara aveva promesso un inasprimento della repressione, ma quello che accade nel sud est della Turchia va oltre. È una guerra: ieri nelle principali città kurde sono stati dispiegati i carri armati che non hanno sparato contro edifici civili, mentre migliaia di soldati e poliziotti arrivavano a Diyarbakir, Silopi, Yuksekowa, Cizre per intensificare i coprifuoco dichiarati due settimane fa.
Nel pomeriggio a Diyarbakir tre case sono state centrate da colpi di artiglieria, ferendo 7 persone; nelle stesse ore le forze turche occupavano la sede del comune di Silopi, nel devastato distretto di Sirnak.
I morti sono quotidiani. Ieri a cadere sotto il fuoco turco sono stati 25 combattenti del Pkk, ma anche un anziano morto soffocato nella sua casa a Silopi centrata da una bomba. Il giorno prima una 30enne e un bambino di 11 anni erano stati uccisi a Cizre: «I cecchini turchi prendono di mira soprattutto i bambini – ci racconta l’attivista Burcu Çiçek Sahinli – Sono almeno 20 i minorenni uccisi da luglio, quando la guerra è ricominciata. Ora sono entrati i carri armati, sparano».
Il governo dell’Akp vuole «sradicare» il Partito Kurdo dei Lavoratori, dice. Ma le azioni compiute in questi mesi nel Kurdistan turco svelano altri obiettivi: piegare definitivamente la resistenza popolare kurda, in un periodo in cui aveva attinto nuova linfa dai combattenti kurdi siriani di Rojava; e distruggere il partito di sinistra Hdp. Per ora, però, i kurdi non si arrendono: mercoledì e ieri erano migliaia le persone in piazza nelle principali città, aperta sfida ai coprifuoco di Ankara.
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Re: La Terza Guerra Mondiale
VI SIETE DIMENTICATI QUESTA REALTA'???
QUANDO TUTTO QUESTO TOCCAVA A NOI???
http://www.la7.it/omnibus/rivedila7/omn ... 015-170653
PUNTO12:48
Strage di Gorla
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La strage di Gorla è stato un fatto di guerra che causò la morte di 184 bambini (chiamati anche piccoli martiri di Gorla), a seguito di un bombardamento aereo alleato che colpì la scuola elementare "Francesco Crispi" di Milano, nel quartiere di Gorla, il 20 ottobre 1944, durante la seconda guerra mondiale.
QUANDO TUTTO QUESTO TOCCAVA A NOI???
http://www.la7.it/omnibus/rivedila7/omn ... 015-170653
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Strage di Gorla
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
La strage di Gorla è stato un fatto di guerra che causò la morte di 184 bambini (chiamati anche piccoli martiri di Gorla), a seguito di un bombardamento aereo alleato che colpì la scuola elementare "Francesco Crispi" di Milano, nel quartiere di Gorla, il 20 ottobre 1944, durante la seconda guerra mondiale.
Chi c’è in linea
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