MOVIMENTO 5 STELLE
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
STAR WARS - 11
Quarto, perquisiti casa e ufficio di Rosa Capuozzo
Il pianto al telefono: “Non posso finire in galera”
I carabinieri sono in Comune dove stanno acquisendo documenti su presunte infiltrazioni della camorra
LE INTERCETTAZIONI – Al telefono con un consigliere M5s che risponde: “Fico dice di stare tranquilli”
Cronaca
I carabinieri stanno acquisendo documenti nell’ambito dell’inchiesta su presunte infiltrazioni della camorra nel Comune di Quarto, guidato dal sindaco Rosa Capuozzo (M5s). Perquisizioni sono in corso anche a casa del sindaco, oltre che nel suo ufficio. Lo scopo, secondo fonti giudiziarie, è trovare prove della tentata estorsione dell’ex consigliere M5s Giovanni De Robbio ai danni della Capuozzo (leggi). In un’intercettazione del 16 dicembre si sente Rosa Capuozzo che parla al telefono con un consigliere M5s: “Non riesco a reggere una cosa del genere”. E l’interlocutore le risponde: “Fico dice di stare tranquilli” (di Vincenzo Iurillo)
http://www.ilfattoquotidiano.it/
^^^^^^^^^^
Quarto, carabinieri a casa e nell’ufficio del sindaco Capuozzo: cercano elementi sulla tentata estorsione
Articolo + video + Vox polpuli(COMMENTI- 196)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01 ... e/2363332/
Quarto, perquisiti casa e ufficio di Rosa Capuozzo
Il pianto al telefono: “Non posso finire in galera”
I carabinieri sono in Comune dove stanno acquisendo documenti su presunte infiltrazioni della camorra
LE INTERCETTAZIONI – Al telefono con un consigliere M5s che risponde: “Fico dice di stare tranquilli”
Cronaca
I carabinieri stanno acquisendo documenti nell’ambito dell’inchiesta su presunte infiltrazioni della camorra nel Comune di Quarto, guidato dal sindaco Rosa Capuozzo (M5s). Perquisizioni sono in corso anche a casa del sindaco, oltre che nel suo ufficio. Lo scopo, secondo fonti giudiziarie, è trovare prove della tentata estorsione dell’ex consigliere M5s Giovanni De Robbio ai danni della Capuozzo (leggi). In un’intercettazione del 16 dicembre si sente Rosa Capuozzo che parla al telefono con un consigliere M5s: “Non riesco a reggere una cosa del genere”. E l’interlocutore le risponde: “Fico dice di stare tranquilli” (di Vincenzo Iurillo)
http://www.ilfattoquotidiano.it/
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Quarto, carabinieri a casa e nell’ufficio del sindaco Capuozzo: cercano elementi sulla tentata estorsione
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
STAR WARS - 12
bufera al comune flegreo
Il sindaco Capuozzo al telefono col capogruppo M5S: «Non posso finire in galera per colpe altrui»
Quarto, nelle scorse settimane si è sfogata, in lacrime, con Alessandro Nicolais:
«Ho subìto minacce per qualsiasi cosa. Ho lottato con minacce per la casa. Ho detto:
ma smantellatemi questa c...di casa, non faccio un passo indietro»
di Titti Beneduce
http://corrieredelmezzogiorno.corriere. ... be2e.shtml
bufera al comune flegreo
Il sindaco Capuozzo al telefono col capogruppo M5S: «Non posso finire in galera per colpe altrui»
Quarto, nelle scorse settimane si è sfogata, in lacrime, con Alessandro Nicolais:
«Ho subìto minacce per qualsiasi cosa. Ho lottato con minacce per la casa. Ho detto:
ma smantellatemi questa c...di casa, non faccio un passo indietro»
di Titti Beneduce
http://corrieredelmezzogiorno.corriere. ... be2e.shtml
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
STAR WARS - 13
Scontri
Pd e M5s, è guerra in nome della legalità
L'ombra della camorra sul comune di Quarto e la condanna dell'ex assessore Pd Ozzimo per Mafia Capitale incendiano lo scontro tra renziani e grillini. La campagna elettorale delle amministrative è così ufficialmente aperta
di Susanna Turco
08 gennaio 2016
Pd e M5s, è guerra in nome della legalità
Alla faccia dei Cinque stelle “stampella” del Pd: è invece guerra (mediatica) senza esclusione di colpi, quella che si combatte sotto la bandiera della legalità tra i democratici e i grillini. Chiamati in causa, entrambi, dall’azione della magistratura. Da un lato, infatti, c’è l’inchiesta sull’amministrazione comunale di Quarto, comune flegreo guidato dai Cinque Stelle su cui pesa l’ombra dell’infiltrazione camorristica nell’elezione e nell’attività dell’ex consigliere De Robbio (indagato dalla Dda); dall’altro, c’è la condanna in primo grado di Daniele Ozzimo, ex assessore Pd a Roma, accusato di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio nell’ambito di uno dei processi stralcio di Mafia Capitale.
E se per la prima parte della giornata è il Pd che va all’attacco dei grillini, chiedendo chiarimenti sul caso, in un crescendo nel quale si invoca anche l’intervento di Alfano per valutare se sia il caso di commissariare il comune, nel pomeriggio invece, poco dopo la condanna di Ozzimo, sono i Cinque stelle a partire al contrattacco. Prima arriva il commento di Alessandro Di Battista, che parla di “macchina del fango” fatta partire dal Pd “contro M5S” “proprio nel giorno della condanna di Ozzimo” e attacca: “Accusano noi ma condannano loro!”. Poi, peraltro invocato più volte dai dem, interviene Beppe Grillo in persona. Con un post sul suo sito, fatto di otto domande e risposte, il leader pentastellato chiarisce che la camorra “non condiziona il M5S di Quarto”, che la sindaca Rosa Capuozzo “non ha mai ceduto alle richieste dell’ex consigliere” (sospeso una decina di giorni prima di essere indagato), e puntualizza che i voti raccolti da De Robbio non sono stati determinanti (ne ha presi 840, il M5S “ha vinto con 70.79 per cento, pari a 9.744 voti contro i 4.020 degli avversari”).
Insomma, spiega Grillo, “sindaco e amministrazione sono parte lesa”, nella vicenda di Quarto. Anche se, fa notare il deputato renziano Ernesto Carbone, “esiste un dato politico sul quale sorvolano con leggerezza: Quarto è il feudo elettorale degli stessi Di Maio e Fico. Da quella sede, nella loro campagna elettorale, facevano grandi rampogne moraliste senza però mai accorgersi che l'onda che spingeva i 5 stelle era un'onda sporca”.
Insomma, se la condanna di Ozzimo arriva a riaprire le ferite mai chiuse di un Pd romano devastato da Mafia Capitale, l’ombra della camorra – pur arginata quanto si vuole - tra le fila dei Cinque stelle, dove peraltro quattro su cinque componenti il direttorio è campano, è la novità che contribuisce a movimentare il quadro.
Volano tra i due partiti accuse a tutti i livelli: i Cinque stelle rinfacciano al Pd l’elezione di De Luca, il salvataggio dell’ Ncd Azzollini , la legge anticorruzione che “di anti ha solo il nome”, parlano di un partito di “condannati e rei confessi”, invitano Orfini a “portare le arance in carcere a Ozzimo”. Il Pd dal canto suo rinfaccia il no grillino alla legge sul reato per voto di scambio politico-mafioso, la mancata denuncia da parte di Rosa Capuozzo per le minacce ricevute e domanda perché i Cinque stelle, così pronti a invocare la “ghigliottina” per gli altri, stavolta non si pongano “neanche il problema delle dimissioni del sindaco”.
Su twitter, giusto per la cronaca, l’hashtag lanciato da Grillo (#condannovoi) prevale come era prevedibile su quello dem (#malgoverno5stelle).
Complessivamente, non un bel vedere. Probabilmente, al netto degli sviluppi giudiziari, un assaggio della campagna elettorale per le amministrative, ormai ufficialmente cominciata.
http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... =HEF_RULLO
Scontri
Pd e M5s, è guerra in nome della legalità
L'ombra della camorra sul comune di Quarto e la condanna dell'ex assessore Pd Ozzimo per Mafia Capitale incendiano lo scontro tra renziani e grillini. La campagna elettorale delle amministrative è così ufficialmente aperta
di Susanna Turco
08 gennaio 2016
Pd e M5s, è guerra in nome della legalità
Alla faccia dei Cinque stelle “stampella” del Pd: è invece guerra (mediatica) senza esclusione di colpi, quella che si combatte sotto la bandiera della legalità tra i democratici e i grillini. Chiamati in causa, entrambi, dall’azione della magistratura. Da un lato, infatti, c’è l’inchiesta sull’amministrazione comunale di Quarto, comune flegreo guidato dai Cinque Stelle su cui pesa l’ombra dell’infiltrazione camorristica nell’elezione e nell’attività dell’ex consigliere De Robbio (indagato dalla Dda); dall’altro, c’è la condanna in primo grado di Daniele Ozzimo, ex assessore Pd a Roma, accusato di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio nell’ambito di uno dei processi stralcio di Mafia Capitale.
E se per la prima parte della giornata è il Pd che va all’attacco dei grillini, chiedendo chiarimenti sul caso, in un crescendo nel quale si invoca anche l’intervento di Alfano per valutare se sia il caso di commissariare il comune, nel pomeriggio invece, poco dopo la condanna di Ozzimo, sono i Cinque stelle a partire al contrattacco. Prima arriva il commento di Alessandro Di Battista, che parla di “macchina del fango” fatta partire dal Pd “contro M5S” “proprio nel giorno della condanna di Ozzimo” e attacca: “Accusano noi ma condannano loro!”. Poi, peraltro invocato più volte dai dem, interviene Beppe Grillo in persona. Con un post sul suo sito, fatto di otto domande e risposte, il leader pentastellato chiarisce che la camorra “non condiziona il M5S di Quarto”, che la sindaca Rosa Capuozzo “non ha mai ceduto alle richieste dell’ex consigliere” (sospeso una decina di giorni prima di essere indagato), e puntualizza che i voti raccolti da De Robbio non sono stati determinanti (ne ha presi 840, il M5S “ha vinto con 70.79 per cento, pari a 9.744 voti contro i 4.020 degli avversari”).
Insomma, spiega Grillo, “sindaco e amministrazione sono parte lesa”, nella vicenda di Quarto. Anche se, fa notare il deputato renziano Ernesto Carbone, “esiste un dato politico sul quale sorvolano con leggerezza: Quarto è il feudo elettorale degli stessi Di Maio e Fico. Da quella sede, nella loro campagna elettorale, facevano grandi rampogne moraliste senza però mai accorgersi che l'onda che spingeva i 5 stelle era un'onda sporca”.
Insomma, se la condanna di Ozzimo arriva a riaprire le ferite mai chiuse di un Pd romano devastato da Mafia Capitale, l’ombra della camorra – pur arginata quanto si vuole - tra le fila dei Cinque stelle, dove peraltro quattro su cinque componenti il direttorio è campano, è la novità che contribuisce a movimentare il quadro.
Volano tra i due partiti accuse a tutti i livelli: i Cinque stelle rinfacciano al Pd l’elezione di De Luca, il salvataggio dell’ Ncd Azzollini , la legge anticorruzione che “di anti ha solo il nome”, parlano di un partito di “condannati e rei confessi”, invitano Orfini a “portare le arance in carcere a Ozzimo”. Il Pd dal canto suo rinfaccia il no grillino alla legge sul reato per voto di scambio politico-mafioso, la mancata denuncia da parte di Rosa Capuozzo per le minacce ricevute e domanda perché i Cinque stelle, così pronti a invocare la “ghigliottina” per gli altri, stavolta non si pongano “neanche il problema delle dimissioni del sindaco”.
Su twitter, giusto per la cronaca, l’hashtag lanciato da Grillo (#condannovoi) prevale come era prevedibile su quello dem (#malgoverno5stelle).
Complessivamente, non un bel vedere. Probabilmente, al netto degli sviluppi giudiziari, un assaggio della campagna elettorale per le amministrative, ormai ufficialmente cominciata.
http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... =HEF_RULLO
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
STAR WARS - 14
Rodotà: 5 Stelle, unico voto utile contro il regime di Renzi
Scritto il 11/1/16 • nella Categoria: idee
Renzi scherza col fuoco: intere categorie delegittimate giorno dopo giorno potrebbero ribellarsi, e metterlo con le spalle al muro.
Giocherà il tutto per tutto al referendum sulla riforma costituzionale?
Rischia: la maggioranza potrebbe non seguirlo più. Lui dirà: o me, o il populismo?
Idem: l’Italia non è la Francia, e il Movimento 5 Stelle non è il Front National.
Al contrario, potrebbe rivelarsi «l’unico voto utile, oggi», per sbarrare la strada al regime post-democratico di cui Renzi è alfiere: democrazia ancora formalmente in piedi, ma completamente svuotata, in modo che i cittadini non contino più niente.
Lo sostiene Stefano Rodotà, intervistato da Andrea Fabozzi per il “Manifesto”, partendo dall’analisi del recente voto in Francia e in Spagna, dal quale il bipolarismo è uscito distrutto.
«Il populismo è una spiegazione troppo semplice.
I partiti tradizionali non riescono più da tempo a leggere la società.
Non è populismo, è crisi della rappresentanza».
Il Front National «coltivava da tempo il disegno di sostituirsi ai due grandi partiti in crisi, ed è stato facilitato dalla rincorsa a destra di Sarkozy e Hollande, che hanno finito per legittimare Le Pen», osserva Rodotà.
«In Spagna, Podemos ha interpretato un movimento reale, quello degli Indignados, e ha predisposto uno strumento di tipo partitico per raccogliere il fenomeno».
Da noi, Renzi benedice la nuova legge elettorale italiana e sostiene che in Italia non ci sarà lo smottamento francese e spagnolo?
«Non coglie il senso di quello che sta succedendo e, con la sua risposta, non fa che aumentare la distanza tra il partito e la società».
Sostanzialmente, Renzi dice: “A me della rappresentanza non importa nulla, a me interessa la stabilità”.
«Ma con un governo che rappresenta appena un terzo degli elettori ci sono enormi problemi di legittimazione, di coesione sociale e al limite anche di tenuta democratica», sottolinea Rodotà.
L’ingegneria elettorale, continua il giurista, è solo «un modo per sfuggire alle questioni importanti».
In questi anni è stato invocato il modello spagnolo, insieme a quello neozelandese e quello israeliano: «Sembrava di stare al supermarket delle leggi elettorali. Tutto andava bene per mortificare la rappresentanza, sulla base dell’idea che ciò che sfugge agli schemi è populismo. Invece è una legittima richiesta dei cittadini di partecipare ed essere rappresentati».
Il nuovo sistema italiano? «Presenta il rischio di distorsioni spaventose: può aprire la strada a soluzioni pericolose, ma anche ad alternative interessanti.
Penso per esempio alla stagione referendaria che abbiamo davanti: dal referendum costituzionale, a quelli possibili su Jobs Act, scuola e Italicum».
Renzi è meno tranquillo di quanto dice? «È possibile, del resto le previsioni sul referendum costituzionale sono difficili, ancora non sappiamo esattamente come si schiereranno le forze politiche».
Di certo la partita non è chiusa.
Rodotà ricorda che nel 1974 una situazione elettorale che sembrava chiusa fu sbloccata proprio da un referendum, quello sul divorzio.
«I cittadini furono messi in condizione di votare senza vincoli di appartenenza politica e l’anno dopo si produsse il grande risultato alle amministrative del partito comunista».
Il fatto che Renzi abbia deciso di giocarsi tutto sul referendum costituzionale apre una serie di problemi: il primo è la questione dell’informazione.
«C’è già un forte allineamento di giornali e tv con il governo, la riforma della Rai non potrà che peggiorare le cose.
Renzi ha già impropriamente politicizzato tutto il percorso della riforma, il dibattito parlamentare è stato gestito in modo autoritario.
In teoria quando si scrivono le regole del gioco i cittadini dovrebbero poter votare slegati da considerazioni sul governo, in pratica non sarà così».
Per Rodotà, è assolutamente possibile superare il “bicameralismo perfetto” in maniera avanzata, favorendo la rappresentanza e la partecipazione, senza escludere la stabilità.
Proposte avanzate e subito scartate, nemmeno discusse.
«Alcuni di noi avevano denunciato il rischio autoritario della riforma costituzionale: siamo stati criticati.
Poi abbiamo cominciato a leggere di rischi plebiscitari, “democratura” e via dicendo.
Troppo tardi, ormai lo stile di governo di Renzi è già un’anticipazione di quello che sarà il sistema con le nuove regole costituzionali e la nuova legge elettorale.
Il Parlamento è già stato messo da parte, addomesticato o ignorato, com’è accaduto sul Jobs Act per le proposte della commissione della Camera sul controllo a distanza dei lavoratori. Lo stesso sta avvenendo sulle intercettazioni».
Secondo il giurista, «stiamo scivolando verso una democrazia scarnificata, rinunciamo pezzo a pezzo agli elementi sostanziali – la rappresentatività, i diritti sociali e individuali – in cambio del mantenimento di quelli formali – il voto, la produzione legislativa.
La situazione è grave.
Se questo orientamento proseguirà, non credo che il presidente della Repubblica distoglierà il suo sguardo».
Renzi, invece, tira dritto.
Il suo gioco è chiaro: se il referendum dovesse andargli male, «punterà alle elezioni anticipate con un messaggio del tipo: o partito democratico o morte, o me o i populisti».
Per Rodotà, può essere un calcolo sbagliato: «L’Italia non è la Francia per almeno due ragioni.
Il Movimento 5 Stelle non fa paura come il neofascismo del Front National.
E la mossa dei candidati socialisti in favore di quelli di Sarkozy è stata seguita perché lì la dialettica politica restava aperta.
Da noi al contrario si rischierebbe l’investitura solitaria, rinunciare significherebbe consegnarsi pienamente a Renzi.
L’appello al voto utile non credo funzionerà anche perché l’Italia non solo non è la Francia, ma non è più neanche l’Italia di qualche anno fa.
Renzi non può chiedere il voto a chi quotidianamente delegittima, negando il diritto di cittadinanza alle posizioni critiche.
Infatti si comincia a sentire che il vero voto utile, quello che può servire a mantenere aperta la situazione italiana, può essere quello al Movimento 5 Stelle.
Sono ragionamenti non assenti dall’attuale dibattito a sinistra, mi pare un fatto notevole».
Rodotà: 5 Stelle, unico voto utile contro il regime di Renzi
Scritto il 11/1/16 • nella Categoria: idee
Renzi scherza col fuoco: intere categorie delegittimate giorno dopo giorno potrebbero ribellarsi, e metterlo con le spalle al muro.
Giocherà il tutto per tutto al referendum sulla riforma costituzionale?
Rischia: la maggioranza potrebbe non seguirlo più. Lui dirà: o me, o il populismo?
Idem: l’Italia non è la Francia, e il Movimento 5 Stelle non è il Front National.
Al contrario, potrebbe rivelarsi «l’unico voto utile, oggi», per sbarrare la strada al regime post-democratico di cui Renzi è alfiere: democrazia ancora formalmente in piedi, ma completamente svuotata, in modo che i cittadini non contino più niente.
Lo sostiene Stefano Rodotà, intervistato da Andrea Fabozzi per il “Manifesto”, partendo dall’analisi del recente voto in Francia e in Spagna, dal quale il bipolarismo è uscito distrutto.
«Il populismo è una spiegazione troppo semplice.
I partiti tradizionali non riescono più da tempo a leggere la società.
Non è populismo, è crisi della rappresentanza».
Il Front National «coltivava da tempo il disegno di sostituirsi ai due grandi partiti in crisi, ed è stato facilitato dalla rincorsa a destra di Sarkozy e Hollande, che hanno finito per legittimare Le Pen», osserva Rodotà.
«In Spagna, Podemos ha interpretato un movimento reale, quello degli Indignados, e ha predisposto uno strumento di tipo partitico per raccogliere il fenomeno».
Da noi, Renzi benedice la nuova legge elettorale italiana e sostiene che in Italia non ci sarà lo smottamento francese e spagnolo?
«Non coglie il senso di quello che sta succedendo e, con la sua risposta, non fa che aumentare la distanza tra il partito e la società».
Sostanzialmente, Renzi dice: “A me della rappresentanza non importa nulla, a me interessa la stabilità”.
«Ma con un governo che rappresenta appena un terzo degli elettori ci sono enormi problemi di legittimazione, di coesione sociale e al limite anche di tenuta democratica», sottolinea Rodotà.
L’ingegneria elettorale, continua il giurista, è solo «un modo per sfuggire alle questioni importanti».
In questi anni è stato invocato il modello spagnolo, insieme a quello neozelandese e quello israeliano: «Sembrava di stare al supermarket delle leggi elettorali. Tutto andava bene per mortificare la rappresentanza, sulla base dell’idea che ciò che sfugge agli schemi è populismo. Invece è una legittima richiesta dei cittadini di partecipare ed essere rappresentati».
Il nuovo sistema italiano? «Presenta il rischio di distorsioni spaventose: può aprire la strada a soluzioni pericolose, ma anche ad alternative interessanti.
Penso per esempio alla stagione referendaria che abbiamo davanti: dal referendum costituzionale, a quelli possibili su Jobs Act, scuola e Italicum».
Renzi è meno tranquillo di quanto dice? «È possibile, del resto le previsioni sul referendum costituzionale sono difficili, ancora non sappiamo esattamente come si schiereranno le forze politiche».
Di certo la partita non è chiusa.
Rodotà ricorda che nel 1974 una situazione elettorale che sembrava chiusa fu sbloccata proprio da un referendum, quello sul divorzio.
«I cittadini furono messi in condizione di votare senza vincoli di appartenenza politica e l’anno dopo si produsse il grande risultato alle amministrative del partito comunista».
Il fatto che Renzi abbia deciso di giocarsi tutto sul referendum costituzionale apre una serie di problemi: il primo è la questione dell’informazione.
«C’è già un forte allineamento di giornali e tv con il governo, la riforma della Rai non potrà che peggiorare le cose.
Renzi ha già impropriamente politicizzato tutto il percorso della riforma, il dibattito parlamentare è stato gestito in modo autoritario.
In teoria quando si scrivono le regole del gioco i cittadini dovrebbero poter votare slegati da considerazioni sul governo, in pratica non sarà così».
Per Rodotà, è assolutamente possibile superare il “bicameralismo perfetto” in maniera avanzata, favorendo la rappresentanza e la partecipazione, senza escludere la stabilità.
Proposte avanzate e subito scartate, nemmeno discusse.
«Alcuni di noi avevano denunciato il rischio autoritario della riforma costituzionale: siamo stati criticati.
Poi abbiamo cominciato a leggere di rischi plebiscitari, “democratura” e via dicendo.
Troppo tardi, ormai lo stile di governo di Renzi è già un’anticipazione di quello che sarà il sistema con le nuove regole costituzionali e la nuova legge elettorale.
Il Parlamento è già stato messo da parte, addomesticato o ignorato, com’è accaduto sul Jobs Act per le proposte della commissione della Camera sul controllo a distanza dei lavoratori. Lo stesso sta avvenendo sulle intercettazioni».
Secondo il giurista, «stiamo scivolando verso una democrazia scarnificata, rinunciamo pezzo a pezzo agli elementi sostanziali – la rappresentatività, i diritti sociali e individuali – in cambio del mantenimento di quelli formali – il voto, la produzione legislativa.
La situazione è grave.
Se questo orientamento proseguirà, non credo che il presidente della Repubblica distoglierà il suo sguardo».
Renzi, invece, tira dritto.
Il suo gioco è chiaro: se il referendum dovesse andargli male, «punterà alle elezioni anticipate con un messaggio del tipo: o partito democratico o morte, o me o i populisti».
Per Rodotà, può essere un calcolo sbagliato: «L’Italia non è la Francia per almeno due ragioni.
Il Movimento 5 Stelle non fa paura come il neofascismo del Front National.
E la mossa dei candidati socialisti in favore di quelli di Sarkozy è stata seguita perché lì la dialettica politica restava aperta.
Da noi al contrario si rischierebbe l’investitura solitaria, rinunciare significherebbe consegnarsi pienamente a Renzi.
L’appello al voto utile non credo funzionerà anche perché l’Italia non solo non è la Francia, ma non è più neanche l’Italia di qualche anno fa.
Renzi non può chiedere il voto a chi quotidianamente delegittima, negando il diritto di cittadinanza alle posizioni critiche.
Infatti si comincia a sentire che il vero voto utile, quello che può servire a mantenere aperta la situazione italiana, può essere quello al Movimento 5 Stelle.
Sono ragionamenti non assenti dall’attuale dibattito a sinistra, mi pare un fatto notevole».
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
STAR WARS - 15
Domande e risposte su Quarto
(Alessandro Di Battista)
11/01/2016 di triskel182
https://triskel182.wordpress.com/2016/0 ... -battista/
Domande e risposte su Quarto
(Alessandro Di Battista)
11/01/2016 di triskel182
https://triskel182.wordpress.com/2016/0 ... -battista/
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
STAR WARS - 16
Il punto di vista di Ilvo Diamanti
Repubblica 11.1.16
Far finta di essere sani
IL M5S è, da sempre, coinvolto da polemiche. Dall’esterno ma anche dall’interno. D’altronde, è nella sua stessa natura
di Ilvo Diamanti
LA NATURA di movimento sorto “in polemica” con i partiti “tradizionali”.
E, per questo, fluido, e, al tempo stesso, refrattario all’istituzionalizzazione.
Perché rischierebbe di omologarlo al sistema che esso contesta.
Il prof. Paolo Becchi, in passato (presunto) ideologo del MoVimento, ha cancellato, nei giorni scorsi, la propria iscrizione proprio per questo motivo.
Perché il M5s avrebbe accantonato la sua «diversità» fra i ricordi del passato.
Senza guida, con Grillo ridotto a un «ologramma».
Peggio: complice del governo.
La stampella di Renzi, con cui si è accordato per l’elezione dei giudici costituzionali.
Queste critiche, in effetti, non hanno scosso il MoVimento.
Becchi, d’altronde, conta poco nel M5s.
E la sua uscita polemica appare un tentativo di trovare un po’ di spazio mediatico, per non finire del tutto dimenticato.
Tuttavia, la questione sollevata, al di là di tutto, è fondata.
Soprattutto, in merito alla “normalizzazione”.
Come altri partiti “normali”, il M5s, infatti, è scosso da tensioni e conflitti “personali”.
A Bologna, Livorno, a Parma… Ma, prima ancora, proprio in questi giorni, è coinvolto in uno scandalo locale molto insidioso.
A Quarto, dov’è accusato di essere stato “infiltrato” dalla camorra.
Una sorta di “stella nera”, come ha suggerito ieri Roberto Saviano, su Repubblica.
Insomma il M5s sembra essersi svegliato, bruscamente, dal “sogno” che lo aveva trainato per molti anni.
Eppure, le polemiche, interne ed esterne non sembrano averlo danneggiato.
Fino ad oggi.
Almeno, sul piano dei consensi.
I sondaggi, condotti negli ultimi giorni (e per questo da valutare con molta prudenza, visto che si tratta di un periodo festivo), segnalano la tenuta del M5s.
Non lontano dal Pd.
Penalizzato dagli scandali bancari.
Gli stessi sondaggi, peraltro, suggeriscono che, in caso di ballottaggio, come previsto dalla nuova legge elettorale, la competizione sarebbe incerta.
Come si spiega questo apparente paradosso di un M5s diviso, accusato da (ipotetici) ideologi e (reali) amministratori interni di essere divenuto un partito “normale” — come tutti gli altri — e, nonostante tutto, ”premiato” dagli elettori?
La ragione più probabile è proprio questa.
La fine dell’equivoco del “non-partito”, portabandiera dell’antipolitica.
Perché, in realtà, il M5s era ed è un partito.
Come tutti i soggetti politici che partecipano alle elezioni, con i propri candidati.
Ed entrano, dunque, in Parlamento.
Perché i partiti sono attori della democrazia rappresentativa.
Che agiscono nelle Camere per conto dei “cittadini”.
Certamente, il M5s si serve degli strumenti e dei metodi della democrazia diretta.
Utilizza la Rete, promuove referendum.
Ma si tratta di percorsi seguiti anche da altri soggetti politici.
In sequenza inversa.
In quanto utilizzano prima gli strumenti della politica tradizionale e quindi i new media.
La stessa “politica dell’anti-politica”: è un argomento utilizzato da tutti gli attori politici.
Ormai da anni.
Con effetti diversi.
Il M5s, sicuramente, con risultati migliori degli altri.
Perché è più credibile.
Mentre, gli altri partiti — storicamente consolidati — si sono deteriorati.
Non solo dal punto di vista dei comportamenti, ma sul piano organizzativo.
Hanno, cioè, perduto i tradizionali rapporti con la società, con il territorio.
Il M5s, invece, è presente sul “terreno” immateriale della rete.
Ma, ormai, anche su quello “materiale”.
Visto che, sul piano elettorale, è distribuito in modo omogeneo in tutto il Paese.
Mentre, in ambito locale, dispone di numerosi amministratori.
Gli altri partiti sono “partiti” liquefatti, più che liquidi.
Nella società e sul territorio.
Così se, come ho sostenuto altre volte, il M5s è una sorta di mappa della crisi rappresentativa, in questa fase ci permette di dare un senso diverso al clima d’opinione antipolitico e antipartitico.
Che non esprime un cupio dissolvi.
Un desiderio di distruggere rivolto ai “partiti in quanto tali”.
Ma a “questi” partiti.
Al modello che essi interpretano in questa fase.
Dis-organizzati, a bassa intensità ideologica, non dico ideale.
Ridotti a leader abili sui media e agili sui social, piuttosto che a mobilitare le piazze — e le masse.
Il problema del M5s, per questo, è duplice.
In primo luogo, la difficoltà di combinare questi diversi modelli.
Di muoversi fra i media — vecchi e ancor più nuovi — e la piazza.
Fra rete e territorio.
Perché, se si considera la base elettorale, evoca davvero un partito di massa, tanto è trasversale.
Però fatica a intrattenere un dialogo costante con gli elettori, visto che una parte ancora elevata di essi non ha familiarità con la rete.
Inoltre, è difficile elaborare progetti e idee senza luoghi di riflessione e di elaborazione.
A meno che tutto non si risolva e sia risolto nella figura di Casaleggio.
L’episodio di infiltrazione malavitosa denunciato a Quarto, per questo, potrebbe essere valutato in modo ambivalente.
Conferma della “normalizzazione” del M5s.
Oppure, al contrario, come conseguenza dell’eccessiva fluidità, che lo rende contendibile e controllabile dall’esterno.
Da soggetti e organizzazioni di diversa natura.
Anche poco sicura e rassicurante.
D’altra parte, però, il M5s non può rassegnarsi a diventare un partito.
Magari migliore.
Perché la “diversità” è nella sua biografia.
E la “legalità” è nella sua scheda genetica. Allora, per citare Giorgio Gaber, occorre “Far finta di essere sani”.
Cioè, di essere diversi.
Un non-partito. A ogni costo.
Per questo, nel blog di Beppe Grillo, sono state richieste ufficialmente le dimissioni di Rosa Capuozzo, sindaco di Quarto. Perché è a rischio la stessa identità del MoVimento.
Protagonista della contro-democrazia (per citare Pierre Rosanvallon).
La democrazia della sorveglianza.
l M5s, garante della legalità, degli altri e anzitutto propria, non si può rassegnare a episodi di corruzione.
Non solo per ragioni etiche, ma politiche (ed elettorali).
Diverrebbe un partito come gli altri.
Ma molto più debole e precario.
Perché ne imiterebbe i vizi, senza averne la storia né le radici.
Il punto di vista di Ilvo Diamanti
Repubblica 11.1.16
Far finta di essere sani
IL M5S è, da sempre, coinvolto da polemiche. Dall’esterno ma anche dall’interno. D’altronde, è nella sua stessa natura
di Ilvo Diamanti
LA NATURA di movimento sorto “in polemica” con i partiti “tradizionali”.
E, per questo, fluido, e, al tempo stesso, refrattario all’istituzionalizzazione.
Perché rischierebbe di omologarlo al sistema che esso contesta.
Il prof. Paolo Becchi, in passato (presunto) ideologo del MoVimento, ha cancellato, nei giorni scorsi, la propria iscrizione proprio per questo motivo.
Perché il M5s avrebbe accantonato la sua «diversità» fra i ricordi del passato.
Senza guida, con Grillo ridotto a un «ologramma».
Peggio: complice del governo.
La stampella di Renzi, con cui si è accordato per l’elezione dei giudici costituzionali.
Queste critiche, in effetti, non hanno scosso il MoVimento.
Becchi, d’altronde, conta poco nel M5s.
E la sua uscita polemica appare un tentativo di trovare un po’ di spazio mediatico, per non finire del tutto dimenticato.
Tuttavia, la questione sollevata, al di là di tutto, è fondata.
Soprattutto, in merito alla “normalizzazione”.
Come altri partiti “normali”, il M5s, infatti, è scosso da tensioni e conflitti “personali”.
A Bologna, Livorno, a Parma… Ma, prima ancora, proprio in questi giorni, è coinvolto in uno scandalo locale molto insidioso.
A Quarto, dov’è accusato di essere stato “infiltrato” dalla camorra.
Una sorta di “stella nera”, come ha suggerito ieri Roberto Saviano, su Repubblica.
Insomma il M5s sembra essersi svegliato, bruscamente, dal “sogno” che lo aveva trainato per molti anni.
Eppure, le polemiche, interne ed esterne non sembrano averlo danneggiato.
Fino ad oggi.
Almeno, sul piano dei consensi.
I sondaggi, condotti negli ultimi giorni (e per questo da valutare con molta prudenza, visto che si tratta di un periodo festivo), segnalano la tenuta del M5s.
Non lontano dal Pd.
Penalizzato dagli scandali bancari.
Gli stessi sondaggi, peraltro, suggeriscono che, in caso di ballottaggio, come previsto dalla nuova legge elettorale, la competizione sarebbe incerta.
Come si spiega questo apparente paradosso di un M5s diviso, accusato da (ipotetici) ideologi e (reali) amministratori interni di essere divenuto un partito “normale” — come tutti gli altri — e, nonostante tutto, ”premiato” dagli elettori?
La ragione più probabile è proprio questa.
La fine dell’equivoco del “non-partito”, portabandiera dell’antipolitica.
Perché, in realtà, il M5s era ed è un partito.
Come tutti i soggetti politici che partecipano alle elezioni, con i propri candidati.
Ed entrano, dunque, in Parlamento.
Perché i partiti sono attori della democrazia rappresentativa.
Che agiscono nelle Camere per conto dei “cittadini”.
Certamente, il M5s si serve degli strumenti e dei metodi della democrazia diretta.
Utilizza la Rete, promuove referendum.
Ma si tratta di percorsi seguiti anche da altri soggetti politici.
In sequenza inversa.
In quanto utilizzano prima gli strumenti della politica tradizionale e quindi i new media.
La stessa “politica dell’anti-politica”: è un argomento utilizzato da tutti gli attori politici.
Ormai da anni.
Con effetti diversi.
Il M5s, sicuramente, con risultati migliori degli altri.
Perché è più credibile.
Mentre, gli altri partiti — storicamente consolidati — si sono deteriorati.
Non solo dal punto di vista dei comportamenti, ma sul piano organizzativo.
Hanno, cioè, perduto i tradizionali rapporti con la società, con il territorio.
Il M5s, invece, è presente sul “terreno” immateriale della rete.
Ma, ormai, anche su quello “materiale”.
Visto che, sul piano elettorale, è distribuito in modo omogeneo in tutto il Paese.
Mentre, in ambito locale, dispone di numerosi amministratori.
Gli altri partiti sono “partiti” liquefatti, più che liquidi.
Nella società e sul territorio.
Così se, come ho sostenuto altre volte, il M5s è una sorta di mappa della crisi rappresentativa, in questa fase ci permette di dare un senso diverso al clima d’opinione antipolitico e antipartitico.
Che non esprime un cupio dissolvi.
Un desiderio di distruggere rivolto ai “partiti in quanto tali”.
Ma a “questi” partiti.
Al modello che essi interpretano in questa fase.
Dis-organizzati, a bassa intensità ideologica, non dico ideale.
Ridotti a leader abili sui media e agili sui social, piuttosto che a mobilitare le piazze — e le masse.
Il problema del M5s, per questo, è duplice.
In primo luogo, la difficoltà di combinare questi diversi modelli.
Di muoversi fra i media — vecchi e ancor più nuovi — e la piazza.
Fra rete e territorio.
Perché, se si considera la base elettorale, evoca davvero un partito di massa, tanto è trasversale.
Però fatica a intrattenere un dialogo costante con gli elettori, visto che una parte ancora elevata di essi non ha familiarità con la rete.
Inoltre, è difficile elaborare progetti e idee senza luoghi di riflessione e di elaborazione.
A meno che tutto non si risolva e sia risolto nella figura di Casaleggio.
L’episodio di infiltrazione malavitosa denunciato a Quarto, per questo, potrebbe essere valutato in modo ambivalente.
Conferma della “normalizzazione” del M5s.
Oppure, al contrario, come conseguenza dell’eccessiva fluidità, che lo rende contendibile e controllabile dall’esterno.
Da soggetti e organizzazioni di diversa natura.
Anche poco sicura e rassicurante.
D’altra parte, però, il M5s non può rassegnarsi a diventare un partito.
Magari migliore.
Perché la “diversità” è nella sua biografia.
E la “legalità” è nella sua scheda genetica. Allora, per citare Giorgio Gaber, occorre “Far finta di essere sani”.
Cioè, di essere diversi.
Un non-partito. A ogni costo.
Per questo, nel blog di Beppe Grillo, sono state richieste ufficialmente le dimissioni di Rosa Capuozzo, sindaco di Quarto. Perché è a rischio la stessa identità del MoVimento.
Protagonista della contro-democrazia (per citare Pierre Rosanvallon).
La democrazia della sorveglianza.
l M5s, garante della legalità, degli altri e anzitutto propria, non si può rassegnare a episodi di corruzione.
Non solo per ragioni etiche, ma politiche (ed elettorali).
Diverrebbe un partito come gli altri.
Ma molto più debole e precario.
Perché ne imiterebbe i vizi, senza averne la storia né le radici.
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
Penso che ciò sia nella natura del personaggio Renzi.Giocherà il tutto per tutto al referendum sulla riforma costituzionale?
Da guascone spregiudicato che è, ormai non può far altro che ...quello che fa.
" (...) volare non si può più in questa mia Italia disonorata ed afflitta; a mala pena si riesce a strisciare nel fango da cui è stata ricoperta;
nella melma di quella furbizia di cui ognuno si crede fruitore senza riuscire a capire di esserne schiavo; in quella merda istituzionale che
ha fatto dell'inciucio dell'imbroglio e del malaffare l'unica vera ragione di potere.
Richiudo la finestra alle mie spalle. Volare non posso e, comunque, non è il momento; ci sono lotte, battaglie, forse guerre,
da fare e fatti da concretizzare e misfatti da sventare. (...) ottobre non è lontano ed il prossimo inverno vedrà il riscatto di
questo paese al grido di ...
io voto NO ... porca puttana!."
Francesco Briganti
Certo che la posta in gioco è alta!
Dobbiamo veramente mettercela tutta, anche perché un certo venticello riporta l'eco di parole strane,
c'è chi parla di “tecnica della riduzione del danno”.
Penso che si voglia intendere: visto che non ci sono grandi alternative... Renzi non è il massimo ma... teniamoci il male minore.
Tenendo conto di quanto noi italiani siamo conigli più che pecore o meglio: le sappiamo rappresentare entrambe molto bene,
il pericolo c'è ed è reale.
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
erding ha scritto:Penso che ciò sia nella natura del personaggio Renzi.Giocherà il tutto per tutto al referendum sulla riforma costituzionale?
Da guascone spregiudicato che è, ormai non può far altro che ...quello che fa.
" (...) volare non si può più in questa mia Italia disonorata ed afflitta; a mala pena si riesce a strisciare nel fango da cui è stata ricoperta;
nella melma di quella furbizia di cui ognuno si crede fruitore senza riuscire a capire di esserne schiavo; in quella merda istituzionale che
ha fatto dell'inciucio dell'imbroglio e del malaffare l'unica vera ragione di potere.
Richiudo la finestra alle mie spalle. Volare non posso e, comunque, non è il momento; ci sono lotte, battaglie, forse guerre,
da fare e fatti da concretizzare e misfatti da sventare. (...) ottobre non è lontano ed il prossimo inverno vedrà il riscatto di
questo paese al grido di ...
io voto NO ... porca puttana!."
Francesco Briganti
Certo che la posta in gioco è alta!
Dobbiamo veramente mettercela tutta, anche perché un certo venticello riporta l'eco di parole strane,
c'è chi parla di “tecnica della riduzione del danno”.
Penso che si voglia intendere: visto che non ci sono grandi alternative... Renzi non è il massimo ma... teniamoci il male minore.
Tenendo conto di quanto noi italiani siamo conigli più che pecore o meglio: le sappiamo rappresentare entrambe molto bene,
il pericolo c'è ed è reale.
La situazione è grave perché ancora oggi 11 gennaio 2016, Masia ha fornito un sondaggio a Mentana, in cui sembra che 2/3 degli italiani siano orientati a votare SI.
Quello che prevale nei conigli, come li hai chiamati tu, è una grande ignoranza.
In parte Renzi gioca su:
Penso che si voglia intendere: visto che non ci sono grandi alternative... Renzi non è il massimo ma... teniamoci il male minore.
Ed è per questo che ha messo in palio la sua permanenza in politica. Gioca su questa indecisione di molti.
Quindi, non si tratta più di valutare il contenuto Costituzionale, ma sposta l’obiettivo sulla sua persona ed il pericolo di cosa può succedere se lui perde.
Siamo alla solita truffa all’italiana.
Quanti di quei 2/3 indicati da Masia sono in grado di comprendere la truffa di La Qualunque??????
Quanti di loro sono in grado di capire le ragioni del Comitato del No, con quanto sostengono Rodotà, Zagrebelsky, Carlassarre, Azzariti ed altri?
Ribaltare la situazione la vedo dura.
Perché La Qualunque ci tiene tanto a quella riforma?
Molti dei commentatori si orientano sul fatto che spinge per un successo personale.
Io sono di diverso parere. C’entra il suo successo personale, ma è indiretto, perché in caso di sconfitta della mancata riforma ci penseranno i suoi padroni a toglierlo dal circuito politico.
Non bisogna dimenticare il perché Renzi ha sostituito all’improvviso Letta.
Non bisogna dimenticare cosa h chiesto la J.P. Morgan nel giugno del 2013:
JP Morgan all’Eurozona: “Sbarazzatevi delle costituzioni antifasciste”
18 giugno 2013, di Redazione Wall Street Italia
http://www.wallstreetitalia.com/jp-morg ... ifasciste/
Ricetta Jp Morgan per Europa integrata: liberarsi delle costituzioni antifasciste
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/06 ... te/630787/
Può darsi che la mia valutazione sia errata, ma credo che la scelta di Renzi, defenestrando Letta non sia casuale.
Come non è per niente casuale che il provinciale fiorentino digiuno di politica parlamentare porti avanti da subito, una riforma Costituzionale appena arrivato a Roma nel pieno di una crisi economica come questa.
La cosa primaria che serviva agli italiani due anni fa, era lavoro e ripartenza dell’economia.
Non è certo il ridicolo Job Act che può far ripartire l’economia e l’occupazione. Ci possono credere solo i merli che non capiscono di economia.
Perché invece Renzi ha spinto, per quello che chiedeva la J.P. Morgan???
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
Da un commento su F.Q.:
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Big Grim • 3 ore fa
Paolo Pagliaro (La7) fa notare nel suo servizio che solo il 33% degli Italiani ha capito la riforma, il 47% l'ha capita poco e il 20% per nulla. Mi ha colpito il fatto che tali percentuali vanno a replicare quelle poco prima annunciate da Mentana nel tg: 33% sono per il NO e 67% circa per il SI'. Verrebbe quasi da pensare che chi vota Sì sono i medesimi che hanno capito poco o nulla e che chi vota NO sono invece coloro che la riforma l'hanno compresa (sarà un caso ma le percentuali sono praticamente identiche...). Ora si intende come mai Renzi non sia tanto interessato a spiegare le vere (e nefaste) conseguenze della sua schi-forma costituzionale, quanto a trasformare il tutto in una sorta di ''derby calcistico'' in cui si scontrano proRenzi VS Gufi. Ragione in più per interessarsi alla questione ed ovviamente votare NO a questo obbrobrio.
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Big Grim • 3 ore fa
Paolo Pagliaro (La7) fa notare nel suo servizio che solo il 33% degli Italiani ha capito la riforma, il 47% l'ha capita poco e il 20% per nulla. Mi ha colpito il fatto che tali percentuali vanno a replicare quelle poco prima annunciate da Mentana nel tg: 33% sono per il NO e 67% circa per il SI'. Verrebbe quasi da pensare che chi vota Sì sono i medesimi che hanno capito poco o nulla e che chi vota NO sono invece coloro che la riforma l'hanno compresa (sarà un caso ma le percentuali sono praticamente identiche...). Ora si intende come mai Renzi non sia tanto interessato a spiegare le vere (e nefaste) conseguenze della sua schi-forma costituzionale, quanto a trasformare il tutto in una sorta di ''derby calcistico'' in cui si scontrano proRenzi VS Gufi. Ragione in più per interessarsi alla questione ed ovviamente votare NO a questo obbrobrio.
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Re: MOVIMENTO 5 STELLE
https://www.facebook.com/dibattista.ale ... 518954714/
Caso Quarto: io, Luigi Di Maio e Roberto Fico in diretta dalla Camera. Condividete come non mai!
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Questa sera Di Maio a Ballarò
Ciao
Paolo11
Caso Quarto: io, Luigi Di Maio e Roberto Fico in diretta dalla Camera. Condividete come non mai!
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Paolo11
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