Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la SX?
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Secondo voi una sinistra senza laeder è possibile ?
Il M5S sta sperimentando un movimento che prevede al massimo 2 legislature, degli eletti che dovrebbero essere i portavoci della piattaforma digitale e Grillo $ Casaleggio con il compito di numi tutelari, questo movimento dovrebbe andare alla guida del paese alle prossime elezioni.
Il M5S sta sperimentando un movimento che prevede al massimo 2 legislature, degli eletti che dovrebbero essere i portavoci della piattaforma digitale e Grillo $ Casaleggio con il compito di numi tutelari, questo movimento dovrebbe andare alla guida del paese alle prossime elezioni.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
iospero ha scritto:Secondo voi una sinistra senza laeder è possibile ?
Il M5S sta sperimentando un movimento che prevede al massimo 2 legislature, degli eletti che dovrebbero essere i portavoci della piattaforma digitale e Grillo $ Casaleggio con il compito di numi tutelari, questo movimento dovrebbe andare alla guida del paese alle prossime elezioni.
No la sinistra non può non avere un leader. Ma deve essere un coordinatore ed avere una squadra.
Il M5S è ancora troppo giovane per la politica.
Può fare presa su chi non riflette, il fatto di prevedere al massimo 2 legislature.
E' una proposta assurda, in pratica.
Se fa proposte ad effetto come La Qualunque, andrà al potere ma durerà poco.
Il Movimento 5 Stelle (M5S) è un partito politico italiano fondato a Genova il 4 ottobre 2009.
Stiamo pertanto entrando nel settimo anno.
Se si chiede alla massa che prossimamente li voterà, chi sono i personaggi principali risponderanno DI MAIO e DI BATTISTA.
Già a formare un governo con persone competenti sono in difficoltà.
Diventa quindi assurdo mandare a casa DI MAIO e DI BATTISTA per mantenere fede ad una regola propagandistica, senza né capo nè coda.
Mandano a casa i due più rappresentativi per sostituirli con dei signor nessuno?????
L'esperienza della Banda del Buco di La Qualunque, gravida di signor nessuno, tanto che il prof. SARTORI scrisse subito sul Corriere della Sera, dopo aver preso atto della lista dei ministri del governo La Qualunque:
"E' UN GOVERNO DI INCOMPETENTI GUIDATI DA UN INCOMPETENTE."
Non basta questa lezione pratica e gratuiita??????
Anche il M5S deve fare lo stesso errore????????
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
------------------------------------------------------------------------iospero ha scritto:Secondo voi una sinistra senza laeder è possibile ?
Il M5S sta sperimentando un movimento che prevede al massimo 2 legislature, degli eletti che dovrebbero essere i portavoci della piattaforma digitale e Grillo $ Casaleggio con il compito di numi tutelari, questo movimento dovrebbe andare alla guida del paese alle prossime elezioni.
la tua questione è molto complessa che cosa è la laedership per la sinistra ?
metodo : TESI, ANTITESI e SINTESI
Berlinguer era un leader.
Berlusconi era/è un leader.
sono uguali ?
quali sono le differenze di leadership.
la Democrazia Cristiana a parte De Gasperi ha avuto un grande leader UNICO ?
----------------------------------------------------------------------------------
come si sceglie un leader politico ?
Ruolo dei partiti e leadership ?
Ruolo delle primarie italiane e leadership ?
------------------------------------------------------------------------------
la rappresentaza politica dei soggetti sociali ?
la definizione dei consigli soviet da parte di Lenin ?
la definizione di Kautsky di consigli di gestione del territorio ?
---------------------------------------------------------------------
le candidature di Airauto ( Torino) , Civati ( Milano) e Fassina ( Roma ).
alla luce delle problematiche di cui sopra tutte da analizzare e valorizzare queste candidature sono corrette ?
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
A mio parere:aaaa42 ha scritto:------------------------------------------------------------------------iospero ha scritto:Secondo voi una sinistra senza laeder è possibile ?
Il M5S sta sperimentando un movimento che prevede al massimo 2 legislature, degli eletti che dovrebbero essere i portavoci della piattaforma digitale e Grillo $ Casaleggio con il compito di numi tutelari, questo movimento dovrebbe andare alla guida del paese alle prossime elezioni.
la tua questione è molto complessa che cosa è la laedership per la sinistra ?
metodo : TESI, ANTITESI e SINTESI
Berlinguer era un leader.
Berlusconi era/è un leader.
sono uguali ?
quali sono le differenze di leadership.
la Democrazia Cristiana a parte De Gasperi ha avuto un grande leader UNICO ?
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come si sceglie un leader politico ?
Ruolo dei partiti e leadership ?
Ruolo delle primarie italiane e leadership ?
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la rappresentaza politica dei soggetti sociali ?
la definizione dei consigli soviet da parte di Lenin ?
la definizione di Kautsky di consigli di gestione del territorio ?
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le candidature di Airauto ( Torino) , Civati ( Milano) e Fassina ( Roma ).
alla luce delle problematiche di cui sopra tutte da analizzare e valorizzare queste candidature sono corrette ?
tesi-antitesi - sintesi
- un comitato scientifico composto da esperti deve confutare e rispondere ai vari interrogativi posti dalle due parti
- gli iscritti devono alla fine esprimersi e la maggioranza dà la direzione, spetta al segretario saper ascoltare e alla fine prendere le decisioni. Quindi se il segretario interpreta bene il suo ruolo diventa un laeder.
Circa il principio delle due legislature in linea di massima lo condivido, resta il fatto che un comitato di esperti in rappresentanza degli iscritti dovrebbe valutare la convenienza o meno di permettere ad alcuni di fare eccezione nell'interesse generale, ma sempre controllando che non si creino dei potentati.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
da L'Altra Europa ...
L’UNITÀ È TERAPEUTICA
di Roberto Musacchio – 7 gennaio 2016 -
Sarà che il giornale fondato da Antonio Gramsci, l’Unità, è diventato ben altro da quello immaginato dal suo padre nobile ma, purtroppo, la perdita di senso ha investito anche una delle parole chiave che hanno accompagnato la storia gloriosa della sinistra in Italia, appunto l’unità. Che essendo poi Gramsci l’uomo che insegnava anche lo spirito di scissione, scissione dal pensiero dominante, dava all’unita il senso primo di unità del popolo, diremmo oggi di ciò che il liberismo divide, e della tua parte, essendo Gramsci fondatore di un partito, quello comunista, che ha costruito una storia lunga e complessa proprio sapendo usare e dello spirito di scissione e dell’unità. Un partito forte e articolato, profondamente autonomo e, anche per questo, unitario. Nella situazione dissestata della sinistra in Italia di oggi, che naturalmente risente di una sconfitta molto più grande del movimento operaio in particolare nella dimensione europea e nella incapacità di ripensarsi in essa, da tempo ho pensato che l’unità tornasse ad essere un elemento prezioso per provare a riprendere un cammino. Naturalmente accompagnato da un nuovo spirito di scissione in particolare rispetto alla costruzione dell’”Europa Reale” che ha travolto, corrotto, emarginato le vecchie sinistre. E’ del tutto evidente che parlare di unita’ significa affrontare questioni enormi. Penso appunto alle rotture operate dalla rivoluzione neo liberale e dall’edificazione europea. E dunque a temi come la precarizzazione, i migranti, le nuove gerarchizzazioni ecc.
Fare coalizione sociale e’ indispensabile ma tutt’altro che facile. Ma anche guardando più terra-terra, all’unità politica, non c’è dubbio che le difficoltà siano comunque grandi ed alimentano un moltiplicarsi dei distinguo che sembra non aver fine. L’unità dal basso e non dall’alto. Quella dei militanti e non dei ceti politici. L’auto rappresentanza e non la delega. Quella di governo contro quella identitaria. Quella con chi ci sta. Quella dei campi larghi e quella della linea giusta. Quella di azione e quella di partito. E si potrebbe continuare. Ma, volendo stare all’attualità, e al mio vissuto, mi prendo il diritto di dire che pure qualche passo avanti era stato fatto.
La lista l’Altra Europa con Tsipras ha provato a cimentarsi su una dimensione nuova, quella europea, e di li a ricostruire un nesso tra spirito di scissione e unità. Con qualche, modesto ma di prospettiva, risultato. La difficoltà a praticare sul serio un’altra Europa ha certo mostrato subito la difficoltà del cimento a partire dalla durezza dello scontro greco e di una Grecia lasciata sola e subito diventata occasione di nuove divisioni. Ma, restando questo per me il tema fondamentale, vorrei oggi dire della dimensione italiana che certo non prescinde ma ha le sue prerogative. Il lungo tavolo delle sinistre esistenti, che naturalmente si prestava ad ogni critica possibile a partire da quanto non fosse li’ rappresentato, aveva pure prodotto un testo unitario, Noi ci siamo, sottoscritto da tutti, e convocato un’assemblea. Il tutto e’ durato assai poco quasi immediatamente travolto dagli infiniti distinguo che sembrano ormai aver trasformato quello che un tempo era comunque possibile chiamare popolo di sinistra in una serie infinita di gruppi e monadi sospettose, anche giustamente per le troppe disillusioni, ma senza, almeno a mio giudizio, capacità di andare oltre.
Mi e’ capitato di scrivere che i processi unitari si possono fare o per grande spirito costituente, o per manifesta egemonia di una parte capace di farsi tutto, o per “terreno di lotta” cioè con una lotta per l’unità. E di dire che mi pare che noi si sia in questa terza situazione. Oggi vorrei aggiungere una quarta evenienza: l’unità come pratica terapeutica di noi stessi. Lungi da me l’idea di psichiatrizzare la situazione, anche per lunga relazione con i movimenti basagliani. Ma voglio solo, politicamente, riflettere su ciò che la rottura del processo unitario e della speranza comunque suscitata sta determinando. Non parlo solo del disincanto diffuso ma dell’avvitarsi delle singole parti in problemi che rischiano di dilaniare ulteriormente gli stessi che hanno fatto venir meno l’unità più larga in nome di una “propria” idea di unità. Basta vedere cosa accade intorno al tema delle cosiddette alleanze di centro sinistra e a come rischi di bastare una offensiva, per altro forte, del Pd e di Renzi, per dilaniare interi corpi politici. Ma lo stesso tema delle identità politiche affrontato fuori da un contesto ampio e in divenire rischia di rifluire in identitarismo, vecchio o nuovo. E costruire coalizioni sociali o auto rappresentanza al netto di un nuovo processo politico grande e forte capace di invertire il corso degli eventi rischia il velleitarismo. Naturalmente tutti questi problemi esistono in sè. Ripensarsi prendendo atto della crisi europea del centro sinistra non e’ facile. Naturalmente lo dico dal punto di vista di chi e’ già convinto da tempo che occorra farlo ma anche con rispetto e pazienza per chi ancora cerca vie di fuga in una situazione come quella italiana che in breve tempo e’ passata dalla, per me, illusione dei sindaci buoni alla realtà del partito della nazione, che e’ poi il partito della Troika. Ho voglia di interloquire su questo provando a spiegare e convincere del mio punto di vista e cioè che se proprio dai territori non si esce dalla morsa del partito della Troika non si farà mai Barcellona o Madrid e che questo, come a Barcellona e Madrid, passa da uno spirito di scissione che ricostruisce una diversa unità.
E cosi vorrei dire la mia su come le identità si possono rendere feconde e non mummificare o su come l’unità sociale o l’auto rappresentanza non eludono la politica ma hanno bisogno di una politica grande. Fare insieme, in tanti, senza pregiudizi, queste discussioni può aiutare a trovare soluzioni migliori. Per questo dico che l’unità e’ anche terapeutica. Io ho vissuto corpi politici piccoli e potenzialmente ” coesi “, corpi grandi e anche intermedi. Alla fine posso dire che imparare a vivere la complessità, l’etica del discorso per citare Habermas, e’ un grande contributo a evitare i solipsismi. La politica e’ anche provare a incrociare la propria vita con quella della storia cercando risposte all’una e all’altra. Per questo, anche alla luce dei fatti di queste ore che ho richiamato, mi sento di rilanciare questo bisogno “terapeutico” di unità.
Avevamo un appello, Noi ci siamo. Io l’ho sottoscritto. Come bisogno di fare la lotta per l’unità con uno strumento che era di tutti. E insisto a chiedere che, anche ripensando ciò che e’ già stato proposto, si faccia una vera assemblea di tutte e tutti per affrontare insieme i problemi, fare insieme i referendum che tanto peseranno sulle nostre vite costituzionali e sociali, fare le lotte, reagire alle aggressioni di chi ci vuole dividere, fare un soggetto politico nuovo e di tutte e tutti.
L’UNITÀ È TERAPEUTICA
di Roberto Musacchio – 7 gennaio 2016 -
Sarà che il giornale fondato da Antonio Gramsci, l’Unità, è diventato ben altro da quello immaginato dal suo padre nobile ma, purtroppo, la perdita di senso ha investito anche una delle parole chiave che hanno accompagnato la storia gloriosa della sinistra in Italia, appunto l’unità. Che essendo poi Gramsci l’uomo che insegnava anche lo spirito di scissione, scissione dal pensiero dominante, dava all’unita il senso primo di unità del popolo, diremmo oggi di ciò che il liberismo divide, e della tua parte, essendo Gramsci fondatore di un partito, quello comunista, che ha costruito una storia lunga e complessa proprio sapendo usare e dello spirito di scissione e dell’unità. Un partito forte e articolato, profondamente autonomo e, anche per questo, unitario. Nella situazione dissestata della sinistra in Italia di oggi, che naturalmente risente di una sconfitta molto più grande del movimento operaio in particolare nella dimensione europea e nella incapacità di ripensarsi in essa, da tempo ho pensato che l’unità tornasse ad essere un elemento prezioso per provare a riprendere un cammino. Naturalmente accompagnato da un nuovo spirito di scissione in particolare rispetto alla costruzione dell’”Europa Reale” che ha travolto, corrotto, emarginato le vecchie sinistre. E’ del tutto evidente che parlare di unita’ significa affrontare questioni enormi. Penso appunto alle rotture operate dalla rivoluzione neo liberale e dall’edificazione europea. E dunque a temi come la precarizzazione, i migranti, le nuove gerarchizzazioni ecc.
Fare coalizione sociale e’ indispensabile ma tutt’altro che facile. Ma anche guardando più terra-terra, all’unità politica, non c’è dubbio che le difficoltà siano comunque grandi ed alimentano un moltiplicarsi dei distinguo che sembra non aver fine. L’unità dal basso e non dall’alto. Quella dei militanti e non dei ceti politici. L’auto rappresentanza e non la delega. Quella di governo contro quella identitaria. Quella con chi ci sta. Quella dei campi larghi e quella della linea giusta. Quella di azione e quella di partito. E si potrebbe continuare. Ma, volendo stare all’attualità, e al mio vissuto, mi prendo il diritto di dire che pure qualche passo avanti era stato fatto.
La lista l’Altra Europa con Tsipras ha provato a cimentarsi su una dimensione nuova, quella europea, e di li a ricostruire un nesso tra spirito di scissione e unità. Con qualche, modesto ma di prospettiva, risultato. La difficoltà a praticare sul serio un’altra Europa ha certo mostrato subito la difficoltà del cimento a partire dalla durezza dello scontro greco e di una Grecia lasciata sola e subito diventata occasione di nuove divisioni. Ma, restando questo per me il tema fondamentale, vorrei oggi dire della dimensione italiana che certo non prescinde ma ha le sue prerogative. Il lungo tavolo delle sinistre esistenti, che naturalmente si prestava ad ogni critica possibile a partire da quanto non fosse li’ rappresentato, aveva pure prodotto un testo unitario, Noi ci siamo, sottoscritto da tutti, e convocato un’assemblea. Il tutto e’ durato assai poco quasi immediatamente travolto dagli infiniti distinguo che sembrano ormai aver trasformato quello che un tempo era comunque possibile chiamare popolo di sinistra in una serie infinita di gruppi e monadi sospettose, anche giustamente per le troppe disillusioni, ma senza, almeno a mio giudizio, capacità di andare oltre.
Mi e’ capitato di scrivere che i processi unitari si possono fare o per grande spirito costituente, o per manifesta egemonia di una parte capace di farsi tutto, o per “terreno di lotta” cioè con una lotta per l’unità. E di dire che mi pare che noi si sia in questa terza situazione. Oggi vorrei aggiungere una quarta evenienza: l’unità come pratica terapeutica di noi stessi. Lungi da me l’idea di psichiatrizzare la situazione, anche per lunga relazione con i movimenti basagliani. Ma voglio solo, politicamente, riflettere su ciò che la rottura del processo unitario e della speranza comunque suscitata sta determinando. Non parlo solo del disincanto diffuso ma dell’avvitarsi delle singole parti in problemi che rischiano di dilaniare ulteriormente gli stessi che hanno fatto venir meno l’unità più larga in nome di una “propria” idea di unità. Basta vedere cosa accade intorno al tema delle cosiddette alleanze di centro sinistra e a come rischi di bastare una offensiva, per altro forte, del Pd e di Renzi, per dilaniare interi corpi politici. Ma lo stesso tema delle identità politiche affrontato fuori da un contesto ampio e in divenire rischia di rifluire in identitarismo, vecchio o nuovo. E costruire coalizioni sociali o auto rappresentanza al netto di un nuovo processo politico grande e forte capace di invertire il corso degli eventi rischia il velleitarismo. Naturalmente tutti questi problemi esistono in sè. Ripensarsi prendendo atto della crisi europea del centro sinistra non e’ facile. Naturalmente lo dico dal punto di vista di chi e’ già convinto da tempo che occorra farlo ma anche con rispetto e pazienza per chi ancora cerca vie di fuga in una situazione come quella italiana che in breve tempo e’ passata dalla, per me, illusione dei sindaci buoni alla realtà del partito della nazione, che e’ poi il partito della Troika. Ho voglia di interloquire su questo provando a spiegare e convincere del mio punto di vista e cioè che se proprio dai territori non si esce dalla morsa del partito della Troika non si farà mai Barcellona o Madrid e che questo, come a Barcellona e Madrid, passa da uno spirito di scissione che ricostruisce una diversa unità.
E cosi vorrei dire la mia su come le identità si possono rendere feconde e non mummificare o su come l’unità sociale o l’auto rappresentanza non eludono la politica ma hanno bisogno di una politica grande. Fare insieme, in tanti, senza pregiudizi, queste discussioni può aiutare a trovare soluzioni migliori. Per questo dico che l’unità e’ anche terapeutica. Io ho vissuto corpi politici piccoli e potenzialmente ” coesi “, corpi grandi e anche intermedi. Alla fine posso dire che imparare a vivere la complessità, l’etica del discorso per citare Habermas, e’ un grande contributo a evitare i solipsismi. La politica e’ anche provare a incrociare la propria vita con quella della storia cercando risposte all’una e all’altra. Per questo, anche alla luce dei fatti di queste ore che ho richiamato, mi sento di rilanciare questo bisogno “terapeutico” di unità.
Avevamo un appello, Noi ci siamo. Io l’ho sottoscritto. Come bisogno di fare la lotta per l’unità con uno strumento che era di tutti. E insisto a chiedere che, anche ripensando ciò che e’ già stato proposto, si faccia una vera assemblea di tutte e tutti per affrontare insieme i problemi, fare insieme i referendum che tanto peseranno sulle nostre vite costituzionali e sociali, fare le lotte, reagire alle aggressioni di chi ci vuole dividere, fare un soggetto politico nuovo e di tutte e tutti.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Civati e l’unità della sinistra fuori dal PD
di Salvatore Primiceri (sito)
sabato 9 gennaio 2016
Possibile, la formazione politica fondata da Pippo Civati, si prepara al suo primo congresso e alle elezioni amministrative con le parole d'ordine dell'autonomia e dell'unità da ricercare fuori dal PD. Su Renzi: "Sta trasformando il referendum costituzionale in un plebiscito tipo il peggior de Gaulle".
Il leader di Possibile, Pippo Civati
In attesa di entrare nel vivo della fase congressuale che porterà all'elezione del primo segretario di "Possibile", la formazione politica fondata da Pippo Civati discute dei rapporti con le altre forze di sinistra in vista soprattutto delle prossime elezioni amministrative.
E' lo stesso Civati a sgomberare il campo da equivoci e a chiarire ancora una volta il senso e lo scopo di Possibile e quali debbano essere gli interlocutori con cui il nuovo partito dovrà confrontarsi.
"Se non stai con il Pd, non stai con il Pd", tira dritto Civati che spiega in un suo articolo pubblicato sul suo blog: "Se ne rifiuti le politiche degli ultimi anni, se voterai contro in occasione del referendum sulla Costituzione che, in virtù di una cultura repubblicana che fa spavento, il premier sta trasformando in un plebiscito tipo il peggior de Gaulle, se pensi che le soluzioni individuate finora e le persone scelte per governarle siano in alcuni casi sbagliate in altri pessime allora non ti allei per sostenerle".
E ancora: "Il PD si é trasformato in qualcosa di molto diverso, ha freddato Marino nel romanzo capitale, ha allargato a Ncd un po’ dappertutto (dalla Sicilia risalendo la Penisola), fa primarie a cui possono partecipare anche esponenti che non sono di centrosinistra (tanto cosa volete che sia), discute con Tosi di eventuali scenari locali e nazionali, ha prorogato le larghe intese sine die affidandosi al sostegno (decisivo) di parlamentari che erano più berlusconiani di Berlusconi, trasformando il tutto in una fantastica operazione politica, rispetto alla quale Bersani sembra uno del Chiapas".
La prima parola d'ordine di Possibile è quindi "autonomia" e libertà dai condizionamenti.
Partendo dal giudizio su PD e Renzi, occorre quindi capire quanti lo condividono e quanti siano disposti a unire le forze.
Possibile non vuole creare - spiega ancora Civati - "un rassemblement di parlamentari o di dirigenti vecchi e nuovi, ma un processo completamente diverso che nasca da battaglie da vivere fuori dal Palazzo, come abbiamo provato a fare con i referendum".
L'unità è quindi Possibile e Civati spiega di averla sempre ricercata "fin da quando abbiamo invitato tutti a partecipare a uno schema che partisse dalle comunità locali, dove collaborare e costruire militanza e quindi anche quelli che una volta si chiamavano dirigenti politici. Dirigenti politici di nuovo segno, però, interessati soprattutto alla questione della sovranità e della rappresentanza".
In questa unità non c'è spazio per il PD. Conclude Civati: "La formula di Possibile ha promesso e sta cercando di realizzare un lavoro civico, città per città, paese per paese, in cui la politica riconosca la propria parzialità. Liste di senso civico e politico, fondate su principi chiari e condivisi, e un lavoro appassionante. In cui non siano importanti le targhe, le sigle, i simboli, ma il concetto (e il cuore e le gambe) di chi partecipa. Senza attendere le primarie degli altri, ma avviando consultazioni proprie. Senza aspettare che prevalga questa o quella corrente, senza cercare di capire se la propria città fa parte dell’accordo con il Pd oppure no".
E infine annuncia sorprese e percorsi importanti già avviati in città come Ravenna, Crotone, Torino, Trieste, Roma e Milano.
Le città ideali di Possibile dovranno essere luoghi dove non ci siano periferie escluse dal centro, dove la questione sociale (reddito e casa) siano assunte come prioritarie, dove ci si difenda dall'attacco tardo-liberista ai servizi pubblici (qualsiasi servizio pubblico), dove si smantellino ceti di potere e si chiuda con gli sperperi (oligarghici). Dove si lotti palmo a palmo contro le disuguaglianze e contro le discriminazioni, per la trasparenza e per la condivisione degli spazi, delle opportunità, dei tempi. Città che chiudano con la stagione del cemento e puntino tutto sull'efficienza energetica e la valorizzazione ambientale, che cambino definitivamente la politica dei rifiuti, che diano voce agli esclusi (e quindi assenteisti dal voto, come spiegavamo con Andrea Pertici in Appartiene al popolo).
Città dove i sindaci contrastino le politiche sbagliate che riguardano gli enti locali (e un po' tutto il resto) e non le assecondino con entusiasmo, come sta sorprendentemente (ma anche no) accadendo da anni. Città in cui l'innovazione sia prima di tutto culturale e sociale, perché sono la stessa cosa.
Città in comune, come quella Barcellona di cui tutti (stra)parlano.
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Alle obbiezioni "ma dove può arrivare Civati", o " Civati non è un laeder che scalda gli animi " la risposta semplice mi sembra debba essere " al momento non ci interessa il potere, ci interessa la politica per un domani in cui tutti quelli che vogliono partecipare abbiano la possibilità di farlo."
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
La mia scelta politica si chiama sinistra, un luogo che mi piace abitare e trasformare. Per me il tema è come si contende il campo al Partito della Nazione mantenendo alta la critica al governo Renzi. Dobbiamo però decidere se assistere alla rivoluzione passiva renziana lasciandogli tutto il campo o provare a contendergli parte del campo. In ogni caso la nostra posizione ufficiale è far valutare caso per caso alle realtà locali
Risponde così Massimiliano Smeriglio (Sel) a Daniela Preziosi, che lo intervista per Il Manifesto
.....o provare a contendergli parte del campo in pratica significa strappargli qualche poltrona.
La Qualunque è di destra, lavora per la destra, per la, massoneria, è un bussante.
Lavora per i poteri forti, per la finanza, per J.P. Morgan a cui ha promesso di cambiare la Costituzione del 1948, perché troppo socialista ed antifascista, secondo la grande banca d'affari Usa.
E Smeriglio vuole diventare socio di minoranza???????
Genny 'a Poltrona, in arte Gennaro Migliore, non potendone più da astinenza da poltrona ha fatto il salto della quaglia, così moglie e suocera non diranno più che è un fallito, diventando renzichenecco DOC.
Eppure dopo la scissione del Pci era passato con i Rifondaioli duri e puri.
^^^^^^^
il manifesto 10.1.16
Smeriglio: “Rompere le alleanze è un regalo a Renzi”
Massimiliano Smeriglio (Sel): per una forza delle nostre dimensioni sarebbe ridicolo rinunciare alla ricerca delle coalizioni
Fassina è stato un eccellente uomo di governo, non lo nasconda
La candidatura a sindaco di Roma deve servire ai romani, non al nuovo soggetto
intervista di Daniela Preziosi
ROMA L’ultimo guaio della già inguaiata famiglia della sinistra italiana attraversa lo Stivale, da Milano a Torino a Bologna fino a Roma e Napoli. Investe soprattutto casa Sinistra ecologia e libertà, il partito nato nel 2009 da una scissione di Rifondazione comunista per l’alleanza con il Pd, e oggi alle prese con la scelta opposta della rottura in vista delle amministrative.
Scelta che non va giù a una parte dei dirigenti: l’opinione — decisiva — degli elettori si misurerà nel voto. Guidano il fronte i sindaci Pisapia, Doria, Zedda. E nel Lazio Massimiliano Smeriglio, numero due della Regione, vice del presidente Zingaretti.
Smeriglio, il Pd minaccia di farvi fuori dalla giunta regionale se non fate l’alleanza al Campidoglio. Paura di perdere la poltrona?
Nel 2013 ho lasciato la poltrona comoda della camera, d’accordo con il gruppo dirigente di Sel, per dare vita a un laboratorio politico, quello della Regione. Oggi mi pare che un po’ tutti a sinistra siano soddisfatti delle scelte compiute. Senza Sel questa esperienza non esisterebbe. In ogni caso i ruoli politici o istituzionali sono sempre temporanei.
Lei governa in coalizione: è una posizione particolare o rischia di diventare una diversa scelta politica?
La mia scelta politica si chiama sinistra, un luogo che mi piace abitare e trasformare. Per me il tema è come si contende il campo al Partito della Nazione mantenendo alta la critica al governo Renzi. Dobbiamo però decidere se assistere alla rivoluzione passiva renziana lasciandogli tutto il campo o provare a contendergli parte del campo. In ogni caso la nostra posizione ufficiale è far valutare caso per caso alle realtà locali.
Ma nel caso di Milano, finire a sostenere Sala non è l’opposto, cioè legittimare il partito della nazione?
A Milano c’è un gruppo dirigente capace che si muove con grande responsabilità. Decideranno loro la nostra collocazione, insieme a Pisapia. Sel ha inciso e cambiato le cose, dai sindaci arancioni alla coalizione Italia bene comune. Ha vinto e ha perso, ma ha sempre giocato la partita per l’egemonia e il cambiamento. Non è mai stata una ridotta identitaria. Con il minoritarismo si vincono i congressi delle formazioni radicali ma si perde il contatto con la società.
Italia bene comune è stata sconfitta alle urne nel 2013. Poi l’Italicum ha mandato in archivio l’idea stessa di coalizione.
Se non vogliamo essere ridicoli, per una forza delle nostre dimensioni la ricerca delle coalizioni resta un tema aperto. Se non c’è il centrosinistra per me è un problema, non un’opportunità. Dobbiamo battere la vocazione maggioritaria del Pd, ma non opponendo quella minoritaria della sinistra. Sono contrario alla separazione consensuale, abbiamo già dato nel 2008. Ogni separazione ha comportato disastri per il Paese e per la sinistra. Nessuna catarsi annunciata si è mai avverata. Neanche nel 98. Dobbiamo evitare la coazione a ripetere lo stesso errore ogni dieci anni.
Insisto. Il nuovo partito di sinistra nasce sull’idea dell’autonomia dal Pd . E a livello nazionale Renzi è alleato di Alfano.
L’autonomia è una ricerca centrale ma non si misura in metri di vicinanza o distanza dal Pd. Vedo delle difficoltà nell’azione del governo, tornano a parlare di centrosinistra. Dovremmo incalzarli e verificare se esiste davvero uno spazio per la riapertura di un dialogo sul reddito minimo, le misure anti povertà, il clima, le riforme costituzionali. Vediamo le carte, se c’è sostanza o se è solo un bluff.
Ma le riforme costituzionali sono quasi approvate, e presto anche su questo tema sarete avversari al referendum.
Il referendum sarà importantissimo e noi dovremmo costruire una campagna per il No fatta di argomenti che riguardano la vita delle persone, non le nostalgie. Dobbiamo difendere la Costituzione senza regalare tutto il campo dell’innovazione a Renzi.
Torniamo alle città. A Roma avete un candidato ex Pd, Fassina, contrario alla coalizione e quindi a partecipare alle primarie. Ma l’impressione è che una parte di Sel, la sua, non l’ha mai sentito come il proprio candidato. Impressione sbagliata?
Non ci sono diverse parti di Sel, c’è un partito che sta discutendo. Stefano Fassina ha una biografia eccellente: da valorizzare, non da nascondere. È stato un uomo di governo, competente, credibile. Dovrebbe enfatizzare questi aspetti, come fece Emma Bonino alle regionali nel 2010, una candidatura che si inserì nelle difficoltà del Pd e prese l’intero campo. Lei non si presentò come candidata dei radicali ma di tutti i progressisti. Noi dobbiamo offrire la candidatura di Fassina a tutti, compreso il Pd, proprio a partire dal profilo del candidato. Le ipotesi da scassapopolo le lascerei ad altri: a quelli che hanno percorso e perso su queste strade mentre noi costruivamo Italia Bene Comune.
Sel ha condotto fin qui una durissima campagna contro il Pd sul caso Marino. E come a Milano, anche a Roma partecipare alle primarie significherebbe sostenere, al voto, un candidato renziano. Peraltro il Pd ancora non ha un programma né un candidato: vuole un’alleanza a prescindere?
Il fallimento del governo Marino è davanti ai nostri occhi, ognuno porta una quota di responsabilità, il Pd quella più grande. In questo contesto le primarie sono un passaggio difficile da realizzare ma, come ha detto Fassina al manifesto, vediamo se il Pd saprà stupirci. E vediamo se noi sapremo stupire la città evitando di consegnarla ai 5 stelle o agli eredi di Alemanno. Serve un’iniezione di partecipazione e protagonismo civico. L’idea di mettere a verifica questa opzione in una consultazione del nostro popolo mi pare buona. Viceversa vi è il rischio di essere fraintesi: la candidatura a sindaco non deve stare in uno schema politicista che risponde alla logica della costruzione del nuovo soggetto della sinistra più che ai bisogni dei romani. Così si va a sbattere.
Sono posizioni molto distanti da quelle di altri dirigenti di Sel. Rischiate una scissione?
Siamo impegnati insieme a tanti militanti, parlamentari, sindaci, amministratori a portare la cultura politica di Sel nel nuovo soggetto. Dobbiamo imparare a confrontarci senza immaginare scissioni a ogni tornante.
Se non otterrà correzioni di rotta lei che farà?
Sono fiducioso, confido nella maturità della nostra gente. In fondo cos’è un processo costituente se non questo?
Insisto: c’è ancora uno spazio di accordo fra voi?
Troveremo una quadra per affermare l’idea di una sinistra socialmente utile. Con lo sforzo e il contributo di tutti. L’ambizione è fondare una «chiesa» grande, aperta, capace di accogliere le diversità e di far vivere una connessione sentimentale con il vincolo di popolo. A me non interessa una setta che si nutre di abbandoni e purificazione. Anche perché il film dell’organizzazione omogenea e angusta è vecchio, già visto: anche qui, abbiamo già dato.
Risponde così Massimiliano Smeriglio (Sel) a Daniela Preziosi, che lo intervista per Il Manifesto
.....o provare a contendergli parte del campo in pratica significa strappargli qualche poltrona.
La Qualunque è di destra, lavora per la destra, per la, massoneria, è un bussante.
Lavora per i poteri forti, per la finanza, per J.P. Morgan a cui ha promesso di cambiare la Costituzione del 1948, perché troppo socialista ed antifascista, secondo la grande banca d'affari Usa.
E Smeriglio vuole diventare socio di minoranza???????
Genny 'a Poltrona, in arte Gennaro Migliore, non potendone più da astinenza da poltrona ha fatto il salto della quaglia, così moglie e suocera non diranno più che è un fallito, diventando renzichenecco DOC.
Eppure dopo la scissione del Pci era passato con i Rifondaioli duri e puri.
^^^^^^^
il manifesto 10.1.16
Smeriglio: “Rompere le alleanze è un regalo a Renzi”
Massimiliano Smeriglio (Sel): per una forza delle nostre dimensioni sarebbe ridicolo rinunciare alla ricerca delle coalizioni
Fassina è stato un eccellente uomo di governo, non lo nasconda
La candidatura a sindaco di Roma deve servire ai romani, non al nuovo soggetto
intervista di Daniela Preziosi
ROMA L’ultimo guaio della già inguaiata famiglia della sinistra italiana attraversa lo Stivale, da Milano a Torino a Bologna fino a Roma e Napoli. Investe soprattutto casa Sinistra ecologia e libertà, il partito nato nel 2009 da una scissione di Rifondazione comunista per l’alleanza con il Pd, e oggi alle prese con la scelta opposta della rottura in vista delle amministrative.
Scelta che non va giù a una parte dei dirigenti: l’opinione — decisiva — degli elettori si misurerà nel voto. Guidano il fronte i sindaci Pisapia, Doria, Zedda. E nel Lazio Massimiliano Smeriglio, numero due della Regione, vice del presidente Zingaretti.
Smeriglio, il Pd minaccia di farvi fuori dalla giunta regionale se non fate l’alleanza al Campidoglio. Paura di perdere la poltrona?
Nel 2013 ho lasciato la poltrona comoda della camera, d’accordo con il gruppo dirigente di Sel, per dare vita a un laboratorio politico, quello della Regione. Oggi mi pare che un po’ tutti a sinistra siano soddisfatti delle scelte compiute. Senza Sel questa esperienza non esisterebbe. In ogni caso i ruoli politici o istituzionali sono sempre temporanei.
Lei governa in coalizione: è una posizione particolare o rischia di diventare una diversa scelta politica?
La mia scelta politica si chiama sinistra, un luogo che mi piace abitare e trasformare. Per me il tema è come si contende il campo al Partito della Nazione mantenendo alta la critica al governo Renzi. Dobbiamo però decidere se assistere alla rivoluzione passiva renziana lasciandogli tutto il campo o provare a contendergli parte del campo. In ogni caso la nostra posizione ufficiale è far valutare caso per caso alle realtà locali.
Ma nel caso di Milano, finire a sostenere Sala non è l’opposto, cioè legittimare il partito della nazione?
A Milano c’è un gruppo dirigente capace che si muove con grande responsabilità. Decideranno loro la nostra collocazione, insieme a Pisapia. Sel ha inciso e cambiato le cose, dai sindaci arancioni alla coalizione Italia bene comune. Ha vinto e ha perso, ma ha sempre giocato la partita per l’egemonia e il cambiamento. Non è mai stata una ridotta identitaria. Con il minoritarismo si vincono i congressi delle formazioni radicali ma si perde il contatto con la società.
Italia bene comune è stata sconfitta alle urne nel 2013. Poi l’Italicum ha mandato in archivio l’idea stessa di coalizione.
Se non vogliamo essere ridicoli, per una forza delle nostre dimensioni la ricerca delle coalizioni resta un tema aperto. Se non c’è il centrosinistra per me è un problema, non un’opportunità. Dobbiamo battere la vocazione maggioritaria del Pd, ma non opponendo quella minoritaria della sinistra. Sono contrario alla separazione consensuale, abbiamo già dato nel 2008. Ogni separazione ha comportato disastri per il Paese e per la sinistra. Nessuna catarsi annunciata si è mai avverata. Neanche nel 98. Dobbiamo evitare la coazione a ripetere lo stesso errore ogni dieci anni.
Insisto. Il nuovo partito di sinistra nasce sull’idea dell’autonomia dal Pd . E a livello nazionale Renzi è alleato di Alfano.
L’autonomia è una ricerca centrale ma non si misura in metri di vicinanza o distanza dal Pd. Vedo delle difficoltà nell’azione del governo, tornano a parlare di centrosinistra. Dovremmo incalzarli e verificare se esiste davvero uno spazio per la riapertura di un dialogo sul reddito minimo, le misure anti povertà, il clima, le riforme costituzionali. Vediamo le carte, se c’è sostanza o se è solo un bluff.
Ma le riforme costituzionali sono quasi approvate, e presto anche su questo tema sarete avversari al referendum.
Il referendum sarà importantissimo e noi dovremmo costruire una campagna per il No fatta di argomenti che riguardano la vita delle persone, non le nostalgie. Dobbiamo difendere la Costituzione senza regalare tutto il campo dell’innovazione a Renzi.
Torniamo alle città. A Roma avete un candidato ex Pd, Fassina, contrario alla coalizione e quindi a partecipare alle primarie. Ma l’impressione è che una parte di Sel, la sua, non l’ha mai sentito come il proprio candidato. Impressione sbagliata?
Non ci sono diverse parti di Sel, c’è un partito che sta discutendo. Stefano Fassina ha una biografia eccellente: da valorizzare, non da nascondere. È stato un uomo di governo, competente, credibile. Dovrebbe enfatizzare questi aspetti, come fece Emma Bonino alle regionali nel 2010, una candidatura che si inserì nelle difficoltà del Pd e prese l’intero campo. Lei non si presentò come candidata dei radicali ma di tutti i progressisti. Noi dobbiamo offrire la candidatura di Fassina a tutti, compreso il Pd, proprio a partire dal profilo del candidato. Le ipotesi da scassapopolo le lascerei ad altri: a quelli che hanno percorso e perso su queste strade mentre noi costruivamo Italia Bene Comune.
Sel ha condotto fin qui una durissima campagna contro il Pd sul caso Marino. E come a Milano, anche a Roma partecipare alle primarie significherebbe sostenere, al voto, un candidato renziano. Peraltro il Pd ancora non ha un programma né un candidato: vuole un’alleanza a prescindere?
Il fallimento del governo Marino è davanti ai nostri occhi, ognuno porta una quota di responsabilità, il Pd quella più grande. In questo contesto le primarie sono un passaggio difficile da realizzare ma, come ha detto Fassina al manifesto, vediamo se il Pd saprà stupirci. E vediamo se noi sapremo stupire la città evitando di consegnarla ai 5 stelle o agli eredi di Alemanno. Serve un’iniezione di partecipazione e protagonismo civico. L’idea di mettere a verifica questa opzione in una consultazione del nostro popolo mi pare buona. Viceversa vi è il rischio di essere fraintesi: la candidatura a sindaco non deve stare in uno schema politicista che risponde alla logica della costruzione del nuovo soggetto della sinistra più che ai bisogni dei romani. Così si va a sbattere.
Sono posizioni molto distanti da quelle di altri dirigenti di Sel. Rischiate una scissione?
Siamo impegnati insieme a tanti militanti, parlamentari, sindaci, amministratori a portare la cultura politica di Sel nel nuovo soggetto. Dobbiamo imparare a confrontarci senza immaginare scissioni a ogni tornante.
Se non otterrà correzioni di rotta lei che farà?
Sono fiducioso, confido nella maturità della nostra gente. In fondo cos’è un processo costituente se non questo?
Insisto: c’è ancora uno spazio di accordo fra voi?
Troveremo una quadra per affermare l’idea di una sinistra socialmente utile. Con lo sforzo e il contributo di tutti. L’ambizione è fondare una «chiesa» grande, aperta, capace di accogliere le diversità e di far vivere una connessione sentimentale con il vincolo di popolo. A me non interessa una setta che si nutre di abbandoni e purificazione. Anche perché il film dell’organizzazione omogenea e angusta è vecchio, già visto: anche qui, abbiamo già dato.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
Camillobenso
Abbiamo sempre detto che 2 legislature erano poco per fare un buon politico ma abbiamo visto che questo e' stato in buona parte la rovina della politica. Farlo x mestiere supportati dal solito detto che ci vogliono ben più legislature e' stato un vero disastro.
Credo che l'unico modo x sbarazzarci d questi politici di mestiere questa sia l'unica via possibile. In tempi odierni la maturazione avviene anche fuori dal parlamento se esiste la volontà di farla. I mezzi che ora abbiamo. compreso il web ce lo puo' permettere.
Quindi, sfatiamo una bella volta per tutte che sono in parlamento si puo maturare politicamente.
Se coloro che decidiamo di mandare su questi scranni han fatto tutta la gavetta partendo dalle singole realta territoriali e mam mano passando a quelle superiori, sicuramente questi obiettivi si possono raggiungere.
Purtroppo fin'ora abbiamo sbagliato ricorrendo l'avversario sulla sua stessa strada e cioe' quella dell'immagine del candidato senza che questi di politica non avesse alcuna preparazione.
Dobbiamo cambiar strada e quindi appropriarci anche noi di questa proposta. 2 legislature al max o 32 qualora queste fossero state chiusa "prematuramente".
In tal modo avremo eliminato questo mestiere del politicante. Per far politica, quella seria, non occorre essere sugli scranni più importanti. Basta dare un po' del proprio tempo per contribuire alla gestione della cosa pubblica. Chi non lo fa e non e' d'accordo su questo, lavora in modo "truffaldino" e ha altri obiettivi e cioe' quelli personali che non interessano alla collettività
un salutone
Puo sembrare assurda da come l'abbiamo sempre interpretata finora.Può fare presa su chi non riflette, il fatto di prevedere al massimo 2 legislature.
E' una proposta assurda, in pratica.
Abbiamo sempre detto che 2 legislature erano poco per fare un buon politico ma abbiamo visto che questo e' stato in buona parte la rovina della politica. Farlo x mestiere supportati dal solito detto che ci vogliono ben più legislature e' stato un vero disastro.
Credo che l'unico modo x sbarazzarci d questi politici di mestiere questa sia l'unica via possibile. In tempi odierni la maturazione avviene anche fuori dal parlamento se esiste la volontà di farla. I mezzi che ora abbiamo. compreso il web ce lo puo' permettere.
Quindi, sfatiamo una bella volta per tutte che sono in parlamento si puo maturare politicamente.
Se coloro che decidiamo di mandare su questi scranni han fatto tutta la gavetta partendo dalle singole realta territoriali e mam mano passando a quelle superiori, sicuramente questi obiettivi si possono raggiungere.
Purtroppo fin'ora abbiamo sbagliato ricorrendo l'avversario sulla sua stessa strada e cioe' quella dell'immagine del candidato senza che questi di politica non avesse alcuna preparazione.
Dobbiamo cambiar strada e quindi appropriarci anche noi di questa proposta. 2 legislature al max o 32 qualora queste fossero state chiusa "prematuramente".
In tal modo avremo eliminato questo mestiere del politicante. Per far politica, quella seria, non occorre essere sugli scranni più importanti. Basta dare un po' del proprio tempo per contribuire alla gestione della cosa pubblica. Chi non lo fa e non e' d'accordo su questo, lavora in modo "truffaldino" e ha altri obiettivi e cioe' quelli personali che non interessano alla collettività
un salutone
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
da bologna un laboratorio podemos
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AMBIO | La Coalizione Civica per Bologna tra polvere a Cinque Stelle e declino del Renzismo
12 gennaio 2016, 18:33 CAMBIO | Il primo Quotidiano Social italiano
Avete presente gli Indiani d’America con l’orecchio attaccato a terra per sentire il rumore del treno che sta per arrivare? Vi ricordate quella famosa frasetta secondo cui può bastare soltanto ‘una scintilla per dar fuoco a tutta la prateria’? Bene allora prestiamo molta attenzione a quel che può succedere in uno di quei posti in cui la lotta si fa fino in fondo e all’ultimo sangue, per conquistare il palco nel teatro del decentramento della politica, dove la tattica non è più parlamentare, lo scontro si fa guerriglia senza vessilli, la trincea è nervi a pezzi ma senza tregua, la tenzone familistica una pugna personale insaziabile, con morti e feriti lasciati cadere sul campo di battaglia delle comunali. In una parola giriamo subito il nostro sguardo laddove può diventare più chiaro se una devastante crisi orizzontale, la disfatta nella disfida tra Renzi e Grillo, farà cadere come un ‘buratto’ l’invincibile armata pentastellata, l’esercito di Masaniello di Beppe e Casaleggio. Certo ci sarebbe di che discutere sul controverso rapporto di scambio e interazione, storicamente consolidato nella storia politica italiana, tra nuovi movimenti e vecchie istituzioni. Magari partendo dall’annosa questione se cioè sono i primi a essere portatori, poi non tanto sani, del virus della corruzione o i secondi l’incubatore mastodontico e pantagruelico della degenerazione morale e concussiva che affligge la vita pubblica ai suoi vari livelli nazionale, regionale e locale. Di sicuro c’era, cioè e c’è di tutto nell’inventario di quel peccato di presunzione, consumato dentro il perimetro del proprio orgoglio, di chi come Grillo e i suoi seguaci avrebbe voluto far credere, cioè darla a bere agli assettati di una bibita politica da discount, di essere mondati per natura da qualsiasi peccato originale. Su questo crinale frastagliato e sfrangiato si nasconderebbe il passaggio decisivo da cui aprire il varco per una nuova fase politica italiana. Quella cioè che potrebbe delinearsi a partire dalle elezioni comunali 2016 su cui pesa la tripla incognita dell’astensionismo, della crisi del Movimento Cinque Stelle e del tanto pronosticato (prefigurato ma predittivo) successo di Renzi. Quali siano queste forze dell’alternanza al “Duopolio PD-M5S” è tutto da vedere ma di certo fra di esse ne spicca una al di sopra delle altre che ha gettato la rete appuntandola tra la Torre degli Asinelli e il tridente di un Nettuno che si bagna in Piazza Maggiore a Bologna. Dove di fronte alle difficoltà di Cinque Stelle, il progetto di Coalizione Civica di Mauro Zani potrebbe assumere ben altro rilievo, andando oltre lo sperimentalismo, con nuove, interessanti e più motivate connotazioni nazionali.
_vitobarresi@DirettoreCambio
Fatti fuori con un colpo solo quei bravi ragazzi travestiti da gruppo rock, Di Maio, Di Battista e Fico, come era prevedibile il modello unico dei rappresentanti di una razza politica in purezza di sangue, geneticamente immune da partitocrazia, mafia, ndrangheta e camorra, al primo caso di ‘Quarto Grado’ non ha retto alla prova empirica, mandando in fumo l’intera fabbrica dei fuochi pirotecnici a Cinque Stelle.
Adesso che il re è nudo, ora che la clausola della diversità ‘ontogenetica’ del pensiero grillista è stata invalidata e falsificata in quanto colossale ‘bufala’, per giunta campana, una balla retorica e demagogica, la politica soprattutto quella di base, dentro i confini reticolari ma sempre gelosi della propria autonomia dei piccoli e grandi municipi che compongono il mosaico vero della civiltà italiana, dovrà fare un passo in avanti.
Il Pd tricolore di Matteo Renzi, il partito per eccellenza della leva politica dei sindaci non più rossi, è chiamato alla sua prima grande prova. E certo non si potrà risparmiare né fare economia magari soffermandosi a godere del solo vantaggio differenziale, che non è di per sé un valore aggiunto, di gioire nel suo insieme essenzialmente del male altrui. Anzi lo stato maggiore democratico deve più che mai restare in guardia. Perché se il recinto ‘lucchettato’ in cui Grillo tiene forzatamente chiuso il proprio gregge dovrebbe cedere, sarà solo dalla base del poliedro pentastellato che avverrà lo sversamento di consensi e di voti, altrimenti destinato ad altre forze diverse da quelle del regime renzista.
Anche se per il momento Bologna sta a guardare, lenta e frastornata dal grande rito delle feste del solstizio d’inverno, aperte proprio dal debutto ufficiale della Coalizione con il suo ‘ballo dello sgombero’ molto viennese e tanto rural-chic, pare che a molti sia rimasta la voglia del bis. Magari vestendo il nudo Nettuno che è il loro simbolo elettorale con gli abiti borghesi del dottor Balanzone.
Proprio nella città felsinea, la Rossa come un classico accanto alla Vecchia Romagna, sembra trovare prime conferme un’intuizione che potrebbe balzare alla ribalta della politica romana come il ‘teorema’ di Mauro Zani, la sua ultima fatica di bottega, persino un’ipotesi di start-up da esportare a livello nazionale.
Per l’ex parlamentare dall’impeccabile passato marxista ‘l'idea di una grande alleanza tra cittadini e anche tra territori muovendo da Bologna’, una Coalizione Civica sarebbe il ‘veicolo per risalire alla politica. Il contrario dell'antipolitica. Ma opposta. Radicalmente opposta, alla attuale merda della politica. Nessuno escluso. A partire dal PD, ovvio. Uno pseudo- partito eterodiretto da poteri altri, nazionali e sovranazionali. Renzi è solo l'abile (chapeau) interprete della morte della politica. Ma anche diversamente sincera rispetto al populismo grillesco o salvinista.’
Come un buon maestro di vecchio stampo Zani torna a citare Antonio Gramsci, attualissimo tra i giovani di Podemos in Spagna. Attenzionando i suoi seguaci su un diffuso ‘calo d'attenzione tra i bolognesi’, per dirsi pronto a puntare a un superamento delle sinistre residue, esortando il suo gruppo a ‘calarsi, senza puzza al naso, nelle preoccupazioni, nell'insicurezza, nella mancanza di prospettiva e di futuro, e persino nelle paure reali o anche solo percepite dai bolognesi. Serve empatia. Non esibita ma realmente sentita. Serve modestia, umiltà e capacità di immedesimarsi nello stato d'animo diffuso. Serve capire a fondo il comune buon senso ai fini di superarlo. Si tratta di agire, senza alcuna remora di superiorità con tutti e due i piedi entro la sfera del senso comune, "modificando l'opinione media di una certa società" a addirittura "producendo nuovi luoghi comuni".
Parole chiare, evocative. Che nel Partito Democratico trovano e riscontri sia soggettivi che oggettivi nell'ambio fronte dei dubbiosi e dei nostalgici del cerchio della qualità che alimentano la fronda anti Merola. Un sindaco che non ha mai goduto di consensi appassionati. Come dimostra la sua catastrofica posizione affondata all'88° posto nella classifica dei primi cittadini. Praticamente fuori da ogni 'grazia' elettorale.
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AMBIO | La Coalizione Civica per Bologna tra polvere a Cinque Stelle e declino del Renzismo
12 gennaio 2016, 18:33 CAMBIO | Il primo Quotidiano Social italiano
Avete presente gli Indiani d’America con l’orecchio attaccato a terra per sentire il rumore del treno che sta per arrivare? Vi ricordate quella famosa frasetta secondo cui può bastare soltanto ‘una scintilla per dar fuoco a tutta la prateria’? Bene allora prestiamo molta attenzione a quel che può succedere in uno di quei posti in cui la lotta si fa fino in fondo e all’ultimo sangue, per conquistare il palco nel teatro del decentramento della politica, dove la tattica non è più parlamentare, lo scontro si fa guerriglia senza vessilli, la trincea è nervi a pezzi ma senza tregua, la tenzone familistica una pugna personale insaziabile, con morti e feriti lasciati cadere sul campo di battaglia delle comunali. In una parola giriamo subito il nostro sguardo laddove può diventare più chiaro se una devastante crisi orizzontale, la disfatta nella disfida tra Renzi e Grillo, farà cadere come un ‘buratto’ l’invincibile armata pentastellata, l’esercito di Masaniello di Beppe e Casaleggio. Certo ci sarebbe di che discutere sul controverso rapporto di scambio e interazione, storicamente consolidato nella storia politica italiana, tra nuovi movimenti e vecchie istituzioni. Magari partendo dall’annosa questione se cioè sono i primi a essere portatori, poi non tanto sani, del virus della corruzione o i secondi l’incubatore mastodontico e pantagruelico della degenerazione morale e concussiva che affligge la vita pubblica ai suoi vari livelli nazionale, regionale e locale. Di sicuro c’era, cioè e c’è di tutto nell’inventario di quel peccato di presunzione, consumato dentro il perimetro del proprio orgoglio, di chi come Grillo e i suoi seguaci avrebbe voluto far credere, cioè darla a bere agli assettati di una bibita politica da discount, di essere mondati per natura da qualsiasi peccato originale. Su questo crinale frastagliato e sfrangiato si nasconderebbe il passaggio decisivo da cui aprire il varco per una nuova fase politica italiana. Quella cioè che potrebbe delinearsi a partire dalle elezioni comunali 2016 su cui pesa la tripla incognita dell’astensionismo, della crisi del Movimento Cinque Stelle e del tanto pronosticato (prefigurato ma predittivo) successo di Renzi. Quali siano queste forze dell’alternanza al “Duopolio PD-M5S” è tutto da vedere ma di certo fra di esse ne spicca una al di sopra delle altre che ha gettato la rete appuntandola tra la Torre degli Asinelli e il tridente di un Nettuno che si bagna in Piazza Maggiore a Bologna. Dove di fronte alle difficoltà di Cinque Stelle, il progetto di Coalizione Civica di Mauro Zani potrebbe assumere ben altro rilievo, andando oltre lo sperimentalismo, con nuove, interessanti e più motivate connotazioni nazionali.
_vitobarresi@DirettoreCambio
Fatti fuori con un colpo solo quei bravi ragazzi travestiti da gruppo rock, Di Maio, Di Battista e Fico, come era prevedibile il modello unico dei rappresentanti di una razza politica in purezza di sangue, geneticamente immune da partitocrazia, mafia, ndrangheta e camorra, al primo caso di ‘Quarto Grado’ non ha retto alla prova empirica, mandando in fumo l’intera fabbrica dei fuochi pirotecnici a Cinque Stelle.
Adesso che il re è nudo, ora che la clausola della diversità ‘ontogenetica’ del pensiero grillista è stata invalidata e falsificata in quanto colossale ‘bufala’, per giunta campana, una balla retorica e demagogica, la politica soprattutto quella di base, dentro i confini reticolari ma sempre gelosi della propria autonomia dei piccoli e grandi municipi che compongono il mosaico vero della civiltà italiana, dovrà fare un passo in avanti.
Il Pd tricolore di Matteo Renzi, il partito per eccellenza della leva politica dei sindaci non più rossi, è chiamato alla sua prima grande prova. E certo non si potrà risparmiare né fare economia magari soffermandosi a godere del solo vantaggio differenziale, che non è di per sé un valore aggiunto, di gioire nel suo insieme essenzialmente del male altrui. Anzi lo stato maggiore democratico deve più che mai restare in guardia. Perché se il recinto ‘lucchettato’ in cui Grillo tiene forzatamente chiuso il proprio gregge dovrebbe cedere, sarà solo dalla base del poliedro pentastellato che avverrà lo sversamento di consensi e di voti, altrimenti destinato ad altre forze diverse da quelle del regime renzista.
Anche se per il momento Bologna sta a guardare, lenta e frastornata dal grande rito delle feste del solstizio d’inverno, aperte proprio dal debutto ufficiale della Coalizione con il suo ‘ballo dello sgombero’ molto viennese e tanto rural-chic, pare che a molti sia rimasta la voglia del bis. Magari vestendo il nudo Nettuno che è il loro simbolo elettorale con gli abiti borghesi del dottor Balanzone.
Proprio nella città felsinea, la Rossa come un classico accanto alla Vecchia Romagna, sembra trovare prime conferme un’intuizione che potrebbe balzare alla ribalta della politica romana come il ‘teorema’ di Mauro Zani, la sua ultima fatica di bottega, persino un’ipotesi di start-up da esportare a livello nazionale.
Per l’ex parlamentare dall’impeccabile passato marxista ‘l'idea di una grande alleanza tra cittadini e anche tra territori muovendo da Bologna’, una Coalizione Civica sarebbe il ‘veicolo per risalire alla politica. Il contrario dell'antipolitica. Ma opposta. Radicalmente opposta, alla attuale merda della politica. Nessuno escluso. A partire dal PD, ovvio. Uno pseudo- partito eterodiretto da poteri altri, nazionali e sovranazionali. Renzi è solo l'abile (chapeau) interprete della morte della politica. Ma anche diversamente sincera rispetto al populismo grillesco o salvinista.’
Come un buon maestro di vecchio stampo Zani torna a citare Antonio Gramsci, attualissimo tra i giovani di Podemos in Spagna. Attenzionando i suoi seguaci su un diffuso ‘calo d'attenzione tra i bolognesi’, per dirsi pronto a puntare a un superamento delle sinistre residue, esortando il suo gruppo a ‘calarsi, senza puzza al naso, nelle preoccupazioni, nell'insicurezza, nella mancanza di prospettiva e di futuro, e persino nelle paure reali o anche solo percepite dai bolognesi. Serve empatia. Non esibita ma realmente sentita. Serve modestia, umiltà e capacità di immedesimarsi nello stato d'animo diffuso. Serve capire a fondo il comune buon senso ai fini di superarlo. Si tratta di agire, senza alcuna remora di superiorità con tutti e due i piedi entro la sfera del senso comune, "modificando l'opinione media di una certa società" a addirittura "producendo nuovi luoghi comuni".
Parole chiare, evocative. Che nel Partito Democratico trovano e riscontri sia soggettivi che oggettivi nell'ambio fronte dei dubbiosi e dei nostalgici del cerchio della qualità che alimentano la fronda anti Merola. Un sindaco che non ha mai goduto di consensi appassionati. Come dimostra la sua catastrofica posizione affondata all'88° posto nella classifica dei primi cittadini. Praticamente fuori da ogni 'grazia' elettorale.
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Re: Come possiamo contribuire a far nascere un partito x la
@aaaa42
Mauro Zani è sempre stato così è la coerenza non paga.
Detto questo qualche volta possiamo postare https://www.facebook.com/mauro.zani.3
Gli argomenti di confronto non mancano. Credo che il suo blog sia chiuso altrimenti delle belle discussioni sarebbero veramente avvenute.
un salutone
Ps: se qualcuno ha una certa confidenza lo potrebbe invitare nelle ns. discussioni.
Mauro Zani è sempre stato così è la coerenza non paga.
Detto questo qualche volta possiamo postare https://www.facebook.com/mauro.zani.3
Gli argomenti di confronto non mancano. Credo che il suo blog sia chiuso altrimenti delle belle discussioni sarebbero veramente avvenute.
un salutone
Ps: se qualcuno ha una certa confidenza lo potrebbe invitare nelle ns. discussioni.
Cercando l'impossibile, l'uomo ha sempre realizzato e conosciuto il possibile, e coloro che si sono saggiamente limitati a ciò che sembrava possibile non sono mai avanzati di un sol passo.(M.A.Bakunin)
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