Diario della caduta di un regime.

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camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Questo si propone per il dopo Renzi.

Dire che siamo alla disperazione un eufemismo.



http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/01/ ... ti/463498/


12 gennaio 2016 | di Gisella Ruccia
Salvini: “Renzi è uno stronzo. Colonia? Immigrati vanno bastonati e poi castrati”


“Renzi? Sta difendendo la legge Fornero con le unghie e coi denti quello stronzo. E ha fatto di tutto per non cancellarla. A me interessa questo, non la storia dei Rolex”. Sono le parole pronunciate ai microfoni de La Zanzara (Radio24) dal leader della Lega, Matteo Salvini, che fa anche i suoi auguri di buon compleanno al premier: “Purtroppo non ho il suo numero di cellulare, so però che a Banca Etruria ce l’avevano. Gli auguro che sia il suo ultimo compleanno da presidente del Consiglio. Che regalo gli farei? Un Rolex“. E aggiunge: “Io attacco Renzi perché è incapace di rilanciare l’Italia, poi si può comprare anche 18 orologi o andare in giro vestito di Rolex, per quel che mi riguarda”. Il capo del Carroccio si pronuncia sulle drammatiche vicende di Colonia: “Da almeno 10 anni la Lega ha avanzato la proposta di legge sulla castrazione chimica per gli stupratori: è una sperimentazione scientifica che è in vigore in diversi Stati Europei. Se tu metti le mani addosso a una donna o a un bambino, sei un malato irrecuperabile, non guaribile. Ti devo mettere scientificamente nelle condizioni di non poterlo rifare. E questo deve valere anche per i molestatori di Colonia: punturina, zac, hai finito di farlo“. E accusa: “Molte parlamentari di sinistra si ostinano a dire che non si tratta di una questione etnica e che non c’entrano gli immigrati. Sì, certo, c’entrano i marziani. C’è una tara mentale della sinistra per cui bisogna accogliere tutto e tutti, anche se ti mettono le mani addosso e ti violentano”. E chiosa: “Questi immigrati non hanno radici, né un passato, presente e futuro e sono ormai maggioranza di interi quartieri. Si sentono al di fuori della legge. Non penso che 500 tedeschi o 500 milanesi o 500 tarantini si organizzino per andare a molestare centinaia di donne nella notte di Capodanno. Ma il problema non sono gli immigrati. Siamo noi che li facciamo arrivare. Questi vanno bastonati e poi castrati con la punturina“
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Quanto Francsco Maria Toscano é distante dalla realtà?????



Tsipras, Grillo, Podemos e la rivoluzione dei maiali di Orwell

Scritto il 14/1/16 • LIBRE nella Categoria: idee



Nei momenti di crisi, quando le istituzioni sembrano sul punto di esplodere e la rabbia sociale aumenta, le masse istintivamente guardano a nuove soluzioni e nuovi uomini. Per quanto il sistema riesca a produrre sempre finte opposizioni buone per perpetuare la teoria del Gattopardo, il punto di rottura prima o poi arriva per davvero. Tsipras in Grecia, Grillo in Italia e Podemos in Spagna rappresentano le ultime frecce all’arco dei nazisti tecnocratici Mario Draghi e Wolfang Schaeuble, dopodiché, smascherati gli ultimi ascari e lestofanti al servizio dei summenzionati criminali continentali, tutto diventa possibile. In Grecia Tsipras ha già il fiato corto, avendo appena approvato una miserabile riforma pensionistica in stile Elsa Fornero che lo smaschera definitivamente quale nemico del popolo e volgare traditore della Patria; lo stesso dicasi per Grillo, oramai pronto a lasciare il campo in favore di un damerino come Di Maio già opportunamente “sdoganato” dal Financial Times, libello ufficiale dei nuovi nazisti globalizzati. Podemos, infine, è palesemente un altro covo di “macchiette”, popolato da tante piccole Laure Boldrini iberiche pronte a fare opposizione ai Re Magi in quanto uomini e perciò poco attenti al rispetto delle quote rosa.
I contenitori guidati dai tanti “pagliacci” che fingono di opporsi al sistema eretto da Draghi e Schaueble – su preciso ordine conferito degli stessi Draghi e Schaeuble – rimarranno sulla scena giusto il tempo di finire sommersi dagli sputi e dalle pernacchie. Poi sarà il diluvio. Non bisogna guardare al caos con fastidio e preoccupazione, al punto in cui siamo soltanto uno shock vero e profondo potrà invertire un insostenibile corso della Storia. Nel caos però, oltre a sinceri uomini politici animati da desiderio di giustizia, sguazzano spesso pure gli elementi peggiori, avventurieri senza scrupoli che nascondono turpi obiettivi di comando e di potere occultati dietro una maschera di filantropia indossata per l’occasione. Riconoscerli non è semplice ma neppure impossibile. A tal proposito consiglio a tutti la lettura di uno splendido romanzo politico del geniale George Orwell, “La Fattoria degli Animali”, capolavoro immortale che offre a tutti un realistico quadro psicologico e sociale delle dinamiche complessive che sottendono la conquista e il mantenimento del potere.
Il maiale “Napoleone” è un archetipo diffuso – scaltro, carismatico e senza scrupoli – garante per antonomasia di un sistema di regole che egli stesso presenta, interpreta e violenta di continuo al fine di puntellare una leadership di cartapesta fondata sull’imbroglio, sulla consuetudine, sulla paura e sul ricatto. La forza del maiale “Napoleone” consiste nella sua capacità di allontanare i dubbi che avvolgono il suo operato tramite la creazione artificiale di un provvidenziale “nemico esterno”, di fronte al quale il gruppo nel suo insieme deve naturalmente trovare smalto e acritica compattezza intorno alla figura del grande capo. Altrettanto importante risulta inoltre il ruolo esercitato dal maiale “Piffero”, strimpello mediatico impegnato di continuo nel presentare a parole Napoleone quale massimo esempio di bontà, generosità e magnanimità, mentre nei fatti il maiale protagonista del racconto è chiaramente un concentrato di vanità, violenza e menzogna.
Un altro fattore di riconoscimento è costituito dall’endemico e spasmodico ricorso alla tecnica del “ballon d’essai”, ovvero dalla continua diffusione di notizie non vere ma verosimili, veicolate con l’obiettivo di saggiare a fini manipolativi la reazione della pubblica opinione. Bisogna perciò stare molto attenti, altrimenti correremo in prospettiva il serio rischio di combattere un sistema iniquo per sostituirlo con uno perfino peggiore: «Alla fine non lo chiamavano più semplicemente Napoleone. Ci si riferiva a lui definendolo con formula cerimoniale “il nostro capo, il compagno Napoleone”, e i maiali si compiacevano di coniare nuovi titoli come “padre di tutti gli animali, “terrore del genere umano”, “protettore degli olivi”, “amico degli anatroccoli”, e via dicendo…”» (“La Fattoria degli Animali”, pag 76, cap. 7).
(Francesco Maria Toscano, “Il maiale Napoleone e la fattoria degli animali”, dal blog “Il Moralista” del 6 gennaio 2016).
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Prima o poi doveva accadere anche in Europa. Sono dovuti passare quasi due anni per capire chi fosse Matteo Renzi. Era però passata inosservata la valutazione fatta un mese fa a Bruxelles : "E' come Berlusconi"

Non che gli attuali politici della Ue siano delle grandi cime, ma il venditore di pentole bucate, era riuscito ad incantare anche loro, come il 16,54 % degli italiani aventi diritto di voto.


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Il capo del Ppe critica Renzi in aula a Strasburgo
‘Rovina credibilità Ue a vantaggio del populismo’


Il premier in polemica con Juncker: “L’Italia sta tornando, se ne faccia una ragione chi ci vuole marginali”
Nella seduta plenaria dell’Europarlamento il duro commento del capo del Ppe, uomo della Merkel

Zonaeuro
Più viene invocata l’unità e più si alza il livello dello scontro tra Unione Europea e Italia. Questa volta a prendersela con il presidente del Consiglio Matteo Renzi è il presidente del Ppe all’Europarlamento, Manfred Weber: “Quando vediamo che l’Italia non è disposta ad aiutare la Turchia se non in cambio di una contropartita – ha detto durante la plenaria di Strasburgo – tutto ciò va a svantaggio dell’Europa, della sua forza e della sua credibilità. Renzi sta mettendo a repentaglio la credibilità europea a vantaggio del populismo”

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Italia-Ue, il Ppe: “Renzi mette a rischio la credibilità dell’Europa a vantaggio del populismo”
Il presidente dei popolari: "Quando vediamo che Roma non è disposta ad aiutare la Turchia se non in cambio di una contropartita, questo va a svantaggio dell'Ue". Il Pd difende il premier: "Sappiamo che preferivano l'Italia di Berlusconi"
di F. Q. | 19 gennaio 2016


Più viene invocata l’unità e più si alza il livello dello scontro tra Unione Europea e Italia. Questa volta a prendersela con il presidente del Consiglio Matteo Renzi è il presidente del Ppe all’Europarlamento, Manfred Weber: “Quando vediamo che l’Italia non è disposta ad aiutare la Turchia se non in cambio di una contropartita – ha detto durante la plenaria di Strasburgo – tutto ciò va a svantaggio dell’Europa, della sua forza e della sua credibilità. Renzi sta mettendo a repentaglio la credibilità europea a vantaggio del populismo”. E, dopo le frizioni dei giorni scorsi tra Renzi e l’Alto rappresentante della politica estera Ue Federica Mogherini, Weber aggiunge anche una plateale dose di complimenti alla commissaria italiana: “L’Europa è capace di grandi successi. Sono stato orgoglioso – dice – di vedere Federica Mogherini siglare l’accordo sul nucleare iraniano. E la voglio ringraziare per il suo lavoro”. Sembra una nuova sfida aperta nei confronti di Matteo Renzi. Weber è considerato una sorta di “prolungamento” della Merkel con altri mezzi, spesso si è trovato a polemizzare con il presidente del Consiglio. Ed è una figura più politica rispetto a quella istituzionale del presidente della commissione Ue Jean-Claude Juncker.

I toni restano alti per “merito” di entrambe le parti e la riprova è che proprio oggi Renzi aveva ripreso gli argomenti già espressi nei giorni scorsi: “L’Italia sta tornando, se ne faccia una ragione chi ci vorrebbe marginali”, ha detto il premier a margine di un incontro con i vertici di Cisco Systems. Nonostante le rassicurazioni e i tentativi di linguaggio diplomatico, insomma, la situazione è complicata. Le questioni aperte tra Bruxelles e Roma vanno dalla possibile procedura sull’Ilva al rischio che l’Ue bocci le richieste di flessibilità avanzate dal governo italiano. Nel frattempo la Bce ha anche avviato ulteriori accertamenti su alcune banche italiane. La battaglia aperta la scorsa settimana, insomma, potrebbe essere solo all’inizio.

Per ora da Palazzo Chigi nessuna replica a Weber. Di certo, invece, c’è il Pd che fa quadrato intorno al capo del governo e leader del Pd. Il primo a replicare a Weber è il capogruppo di Socialisti e democratici, Gianni Pittella: “Ridicolo e irresponsabile parlare di uno dei leader europei più europeisti dell’Unione come di uno che lavora per sfasciare e disintegrare l’Europa. Noi lavoriamo per risolvere i problemi, ma non vogliamo che nessuno ci metta l’anello al naso“. Segue Patrizia Toia, ex ministro dei governi di centrosinistra e ora capodelegazione del Pd al Parlamento europeo: “La credibilità dell’Europa l’ha messa a rischio chi come Weber e i suoi amici hanno voluto un’austerità ideologica che ha messo i cittadini in difficoltà e ha aumentato le diseguaglianze. Noi vogliamo lavoro solo lavoro e agenda sociale”. Durante la stessa assemblea plenaria la Toia ha aggiunto che “noi abbiamo a cuore l’Europa di oggi e il suo futuro per questo noi italiani, qui in Parlamento e il nostro governo, vogliamo risposte adeguate. Vogliamo per esempio che si faccia ciò che si dice sull’immigrazione, che si vada avanti sulla flessibilità per la crescita e il lavoro. Vogliamo insomma un’Europa più solidale e più progressista. Siamo europeisti. Siamo ambiziosi”. Si aggiunge il presidente nazionale del Pd Matteo Orfini: “Chi chiede che l’Europa cambi aiuta l’Europa, non la danneggia. E’ chi le dà un’impronta non in linea con la sua storia che la danneggia”. E infine l’europarlamentare del Partito democratico Nicola Danti: “Sappiamo che l’onorevole Weber rimpiange l’Italia di Berlusconi. Stia sereno onorevole Weber, l’Italia è cambiata e quella che rimpiange, con suo dispiacere, non tornerà. L’onorevole Weber ha proprio un’ossessione: l’Italia e Renzi. Non c’è intervento nel Parlamento che non faccia senza offendere l’Italia è il suo governo. Il problema dell’Europa non è l’Ungheria dei muri, la Polonia del nuovo Governo, la Gran Bretagna che vuole uscire dall’Ue, i governi dei paesi che rifiutano l’accoglienza dei migranti. No, il problema è l’Italia”. Cavalca la polemica Antonio Tajani, vicepresidente del Parlamento europeo e eurodeputato di Forza Italia: “Weber mette il dito nella piaga degli errori del governo Renzi: non si cambia l’Ue con il velleitarismo di chi non punta alla crescita e all’occupazione ma intende nascondere i problemi che ci sono in Italia. La cosa grave è che poi a pagare sono gli italiani”.

Il Pd è particolarmente “sollecitato” dall’intervento di Weber anche perché non è la prima volta che il “falco” Weber, da molti considerato il “ventriloquo” della cancelliera tedesca Angela Merkel all’Europarlamento, fa da spina nel fianco per il presidente del Consiglio italiano. Gli aveva già dato filo da torcere un anno fa battendogli il tempo su conti e riforme, mentre all’avvio del semestre di presidenza italiana lo aveva invitato a rispettare le regole. E poco dopo aveva provocato, soffiando sulle critiche rivolte da Renzi, il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker che sbottò: “Non sono a capo di una banda di burocrati”.

Weber, membro del partito cristiano sociale bavarese Csu, è stato eletto quasi all’unanimità, trovandosi in un’insolita posizione di candidato unico alla presidenza del gruppo Ppe all’Europarlamento. Ha finora assunto posizioni rigoriste, dai conti all’immigrazione. Appassionato europeista, uomo concreto, pragmatico e gran lavoratore, a 43 anni di cui quasi 12 trascorsi in Europa, Weber non è un politico di professione. Nato e cresciuto anche politicamente in Baviera, dopo la laurea in ingegneria ha fondato due imprese di consulenza aziendale per la sicurezza sul lavoro e le questioni ambientali.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01 ... o/2388835/
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La vox populi


I commenti degli italiani non renziani vanno giù duro.




cave canem • 17 minuti fa

Il Bullo fa finta di alzare la cresta a beneficio dei boccaloni da lontano e via twitter. Quando si troverà di fronte i suoi interlocutori e nostri padroni, si metterà la coda tra le gambe se non vuole essere sfiduciato e rimandato al suo villaggio di provenienza..

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ginobonatesta (0ccfec30) • 30 minuti fa

Dilettanti allo sbaraglio a chiiii!? Nemesi di Federica vasa vasa e frau Merkel per interposta persona mentre, quando incontra il "piccolino" di Rignano gli mette una mano materna sulla testa?

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Forzaecoraggio • 30 minuti fa

Ecco.

Questo è il PD.

Chi ci manderà adesso?

Con cordialità.

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Riccardo Revilant • 38 minuti fa

Bene, prima era Berlusconi a faci fare figuracce a livello mondiale, ora c'è Renzi a continuare il suo lavoro. Renzi però riesce a risultare pure più antipatico essendo un icrocio tra Truffolo e Gasparri...impossibile non detestarlo.
L'Europa è già di per se una schifezza, se poi ne fai parte come ultima ruota del carro, non sei messo molto bene, qui però grazie a Renzi siamo considerati ancora di meno, salvo quando possono venire qui e comprare i nostri gioielli ad un tozzo di pane.

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Giacomo Terrevoli Riccardo Revilant • 18 minuti fa

i nostri "gioielli" ce li rimandano indietro.

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Un'altra persona sta scrivendo...





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Giacomo Terrevoli • un'ora fa

A leggere le dichiarazioni dei vari Pittella, Toia, Orfini c'è da cadere nello sconforto totale.
Ma chi riesce a superare tutti gli altri è Nicola Danti: “Sappiamo che l’onorevole Weber
rimpiange l’Italia di Berlusconi".
Non ricorda, questo signore perché e come il pregiudicato nazionale dovette uscire di scena?

Ma che davvero non abbiano l'anello al naso?!


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camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

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CON-FRATELLI D’ITALIA

- LA RIFORMA DEL SENATO OTTIENE L’OK DECISIVO GRAZIE AL SOCCORSO DI VERDINI E TOSI


- LA MAGGIORANZA PD-NCD SI ERA FERMATA A 159 VOTI (NE SERVIVANO 161): GRAZIE ALL’EX BRACCIO DESTRO DI BERLUSCONI SI E’ ARRIVATI A 180 - ORA VERDINI ENTRA NELLA LOGGIA DEL GOVERNO RENZI?

http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 117055.htm



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21 gen 2016 17:47
LA LOGGIA DEL SENATO

- ROBERTO SPERANZA DELLA MINORANZA PD VA GIÙ PIATTO: “IERI IL VOTO DI VERDINI & COMPANY AL SENATO, DECISIVO AI FINI DEL RAGGIUNGIMENTO DELLA MAGGIORANZA ASSOLUTA. OGGI LA ELEZIONE DI TRE VICE PRESIDENTI DELLE COMMISSIONI

- RENZI CI DICA SE ESISTE UNA NUOVA MAGGIORANZA POLITICA CHE SOSTIENE IL GOVERNO CON VERDINI DENTRO”


http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 117092.htm


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Senato, commissioni: giustizia a D’Ascola (Ncd). Incontro Zanda-Verdini: a tre di Ala vicepresidenze in quota maggioranza
L'alfaniano eletto come previsto nei possibili equilibri per un rimpasto di governo che sarà concluso nelle prossime settimane. Ma la notizia è l'elezione dei tre verdiniani. Romani: "Prendiamo atto della nuova maggioranza". La replica: "No, eravamo solo stati esclusi dagli accordi tra opposizioni"
di F. Q. | 21 gennaio 2016


Raccontano le agenzie di stampa che per la rifinitura finale del mini-rimpasto delle commissioni del Senato sia servito un incontro tra il capogruppo del Pd Luigi Zanda e il leader di Ala, Denis Verdini. Per il momento finisce con la presidenza della commissione Giustizia che finisce al Nuovo Centrodestra (Nico D’Ascola, in maggioranza, ma spina nel fianco su queste questioni per il Pd) e tre vicepresidenze assegnate proprio all’Alleanza liberalpopolare-Autonomie dei verdiniani. Il Pd resta fuori dai nuovi equilibri, ma ai democratici interessava di più tessere nuovi pesi e contrappesi. Tanto che il giro di redistribuzione delle poltrone nelle varie commissioni tra le diverse forze politiche si intreccia con il rimpasto che il presidente del Consiglio Matteo Renzi potrebbe definire entro la prossima settimana (anche se è annunciato ormai da mesi).


La notizia appare quella che tre senatori verdiniani – Eva Longo, Pietro Langella e Giuseppe Compagnone – sono stati eletti vicepresidenti rispettivamente in commissione Finanze, Bilancio e Difesa in quota maggioranza. Un’elezione che fa parlare così il capogruppo di Forza Italia al Senato Paolo Romani: “Prendiamo atto dell’ingresso di Ala in maggioranza. Non avevamo dubbi al riguardo e oggi, c’è stata una ratifica formale”. Più irritato il coordinatore di Sel e parlamentare di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni: “Hanno devastato la Costituzione con i voti dei verdiniani e dei senatori dell’ex leghista Tosi e a meno di 24 ore le indiscrezioni riportano del mercato in corso per ottenere posti di comando nelle Commissioni al Senato, naturalmente con i senatori di Verdini protagonisti. Insomma le istituzioni trattate come un suk”. Ha una spiegazione alternativa il capogruppo di Ala Lucio Barani: “Con una decisione anti-democratica siamo stati esclusi dalle altre minoranze. La maggioranza ha sanato questa decisione”.

Chi invece è pienamente in maggioranza è l’avvocato-senatore dell’Ncd Nico D’Ascola, nuovo presidente della commissione Giustizia. La sua elezione, attesa, non è stata una passeggiata. Al termine del primo scrutinio infatti D’Ascola ha raccolto solo 13 voti, dove il quorum era di 14. Secondo Renato Schifani il problema era che D’Ascola stava votando scheda bianca. Al secondo giro è andata bene, i 14 voti ci sono stati. Il senatore di Ncd, quindi, sostituisce l’ex ministro Francesco Nitto Palma, ancora in Forza Italia, ma del quale si dice quasi tutti i giorni che potrebbe finire in un altro partito (forse proprio dentro Ala). I vicepresidenti della commissione saranno Felice Casson (Pd) e Maurizio Buccarella (M5s).

L’obiettivo di dare “più spazio” agli alleati doveva essere raggiunto anche con l’elezione di Vittorio Fravezzi, eletto con l’Unione per il Trentino e inserito nel gruppo per le Autonomie, alla commissione Lavori Pubblici. Ma l’elezione, per motivi da capire, è saltata visto che è stato riconfermato presidente Altero Matteoli (Forza Italia). A Matteoli sono andati 12 voti (tra cui quelli di Sinistra Italiana), all’autonomista solo 9.


Molte le conferme: Andrea Marcucci resta presidente della commissione Cultura (vicepresidenti Marco Marini, Forza Italia, e Franco Conte, Area Popolare), Massimo Mucchetti (Pd) resta alla guida della commissione Industria, Anna Finocchiaro (Pd) invece come presidente della commissione Affari costituzionali, Nicola Latorre è stato rieletto presidente della commissione Difesa, i vicepresidenti sono Giuseppe Compagnone (Ala) e Vincenzo Santangelo (M5S). Gli alfaniani Maurizio Sacconi, Roberto Formigoni e Giuseppe Marinello continueranno a presiedere le commissioni Lavoro, Agricoltura e Ambiente. Mauro Maria Marino e Giorgio Tonini (entrambi Pd) restano a capo delle commissioni Finanze e Bilancio. Il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini sarà ancora presidente della commissione Esteri. Qui tra l’altro a coordinare i lavori è stato il presidente emerito Giorgio Napolitano: l’ex presidente della Repubblica da quando è tornato in Senato ha scelto la commissione Esteri ed essendo il suo componente più anziano presiede oggi la seduta che dovrà eleggere il nuovo presidente e i vicepresidenti. La commissione Sanità ha confermato presidente la senatrice Pd Emilia Grazia De Biasi.

Forza Italia incassa 5 vicepresidenze di commissione oltre a 5 segretari a palazzo Madama. Il coordinatore regionale in Veneto, Marco Marin, debutta come vice alla Cultura (prima era segretario), mentre Claudio Fazzone, attuale coordinatore regionale nel Lazio, viene confermato all’Affari costituzionali, così come l’ex sindaco di Roma Carraro alle Finanze. Andrea Mandelli si insedia alla Bilancio per la prima volta come vicepresidente, visto che prima ricopriva il ruolo di capogruppo azzurro. Arriva una conferma anche per Maria Rizzotti, che conserva il posto di vicepresidente alla Sanità.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01 ... a/2394685/
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Si scopron le tombe, si levano i morti i martiri nostri son tutti risorti!
Dall'Inno a Garibaldi, di Luigi Mercantini, 1859






L'intervista
Pier Luigi Bersani: Renzi attento al familismo e alle relazioni pericolose

Su Banca Etruria: “Troppi rapporti amicali in pochi chilometri”. E su Carrai capo della cybersicurezza: “Matteo ripensaci”. L’ex segretario del Pd mette in guardia il premier: “Non nominare solo chi dice sì”
20 gennaio 2016

Il resto dell'intervista è sull'Espresso +.

Ma ha attirato l'attenzione del pluri opportunista, Belpietro che ne ha fatto un'articolo per Libero:


Intervista a L'Espresso
Bersani demolisce Renzi e Boschi: tutte le accuse su Etruria, Carrai, Verdini e referendum


Nel giorno in cui il Pd si spacca sulle poltrone da vicepresidenti di commissioni offerte a tre verdiniani, l'ex segretario Pierluigi Bersani ci mette il carico e in un'intervista a L'Espresso snocciola, una per una, tutte le accuse della minoranza dem a Matteo Renzi, al governo e soprattutto al "suo" partito. Una critica totale che va letta così, come una sequenza di picconate senza possibilità di rimettere insieme i cocci del partito democratico.

"Etruria? Boschi e Renzi arroganti" - "Lasciamo fare alla magistratura che chiarirà quel che c'è da chiarire. Ma sul piano dei comportamenti emerge una sovrabbondanza di relazioni amicali, localistiche. Troppe cose in pochi chilometri quadrati. Lette con attenzione anche all'estero dagli investitori. Consiglierei a Renzi e alla Boschi di non usare toni troppo assertivi che possono apparire arroganti. Un po' di umiltà non guasta". "Stigmatizzo la speculazione finanziaria - continua Bersani -, il familismo, i sistemi di relazioni che si sovrappongono ai rapporti istituzionali. Su Banca Etruria e sulle banche è stata proposta una commissione di inchiesta parlamentare. Non sono d'accordo, farebbe solo confusione. Serve invece una commissione di indagine che preluda a una nuova normativa sul risparmio".

"Carrai? Renzi ci ripensi" - Ha fatto molto rumore anche la possibile nomina di Marco Carrai, imprenditore e storico amico del premier, a responsabile della cyber-sicurezza per Palazzo Chigi. "Non riesco a credere che Renzi abbia pensato una cosa così... Se l'ha pensata ci ripensi. E non umiliamoci tutti a spiegarci per quale motivo debba farlo".

"No al Pd-ammucchiata" - "Ho visto che Verdini poi si è corretto, parla di affiancarsi al Pd ma ha ragione lui: se fai un listone con un altro partito il termine tecnico è affiliazione... E se dovesse esserci lui con noi, avrei un bel problema". "Non accetterei mai uno snaturamento del Pd così evidente e palese. Il Pd non può diventare l'indistinto dove tutto si ammucchia. Queste pensate tattiche e trasformistiche sono destinate a essere spazzate via".

Le direzioni-farsa - Sulle unioni civili il Pd è più diviso che mai e in molti temono imboscate in Parlamento. Forse anche perché all'interno dei dem non c'è stato alcun vero confronto: "Discussione? Non abbiamo fatto nessuna vera discussione, su questo e su altri temi. La Direzione dove si parla cinque minuti è un formalismo...".

Giachetti e il caos Roma - "Posso non pormi il problema. Non voto a Roma", è la risposta un po' imbarazzata quando gli viene
chiesto un parere sulla candidatura di Roberto Giachetti a Roma. "Arriviamo al voto con un Pd indebolito, ci manca il respiro del
centrosinistra. Lavorerò per ricucire il mondo vasto che va dalla sinistra radicale al civismo liberale. Su Roma dopo Mafia capitale
abbiamo pensato a una soluzione semplificata. Consiglio a Giachetti o ad altri di riprendere questa strada: senza un collettivo, senza il tuo popolo, dove vai?".

Referendum Armageddon - Gran finale con il referendum sulle riforme costituzionali che potrebbe decretare l'uscita di scena di Renzi dalla politica (come da lui promesso). Al referendum di ottobre "il Pd sarà unito. A meno che si contraddica il punto di equilibrio che ci ha spinto tutti a votare la riforma, l'elettività dei senatori. Mi schiero con il senso comune: la gente pensa che sia un passo in avanti da appoggiare, ma non percepisce un appuntamento epocale". E qui la arriva la profezia: "Se trasformi il voto in Armageddon rischi un ballottaggio anzitempo tra chi è pro o chi è contro Renzi, con qualche rischio. Non ne vedo l'utilità né per l'Italia né per il Pd. E neppure per Renzi".

http://www.liberoquotidiano.it/news/pol ... endum.html
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Re: Diario della caduta di un regime.

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Comunque vada alle prossime elezioni amministrative e al referendum, la sua mission, La Qualunque, l'ha portata a termine.

HA DEMOLITO IL PD
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Re: Diario della caduta di un regime.

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L'articolo dell'Espresso sopracitato e presente nel numero ieri in edicola, N. 4 anno LXII 28 gennaio 2016




Renzi attento
al familismo



Su Banca Etruria: “Troppi rapporti
amicali in pochi cbilometri”. E su
Carrai capo della cybersicurezza:
“Matteo ripensaci”. L’ex segretario
del Pd mette in guardia il premier:
“Non nominare solo chi dice sì”


colloquio con Pier Luigi Bersani
di Marco Damilano

TROPPE COSE IN POCHI CHILOMETRI...», scuote la
testa Pier Luigi Bersani quando gli chiedi di quanto
si muove su Banca Etruria tra il padre di Maria Elena
Boschi e Flavio Carboni. Sulla nomina di Marco
Carrai, amico del premier, a capo della cyber-sicurezza
è secco: «Non riesco a credere che Renzi abbia pensato una
cosa così. E se l’ha pensata ci ripensi». Ma l’ex segretario del
Pd parla anche di Europa, unioni civili, Roma. E di rimpasto.
Bersani, tra Renzi, la Merkel e l’Ue è scontro. Condivide i toni
usati dal premier?
«Abbiamo ottime ragioni per chiedere chiarimenti, ma con i
tempi e le priorità giuste. Sulle banche sarebbe stato meglio
segnalare le nostre speci_cità prima di votare il bail-in, non
dopo. Se il contenzioso con la Ue si riduce a conquistare
margini per le nostre politiche, potrebbero risponderci che in
Europa ovunque esiste la tassa sulla casa... Dobbiamo spendere
le nostre risorse negoziali non sugli zero virgola».
Eugenio Scalfari ha scritto che in Europa ritorna il nazionalismo
e che Renzi non fa eccezione.
«Più che nazionalismo è un rigurgito protezionista. E non
possiamo rispondere solo con la retorica europeista. Con-
divido quanto dice Enrico
Letta sull’Europa a due cerchi,
il primo basato sui Paesi
fondatori, il secondo formato
dagli altri. Ma per questo
non possiamo rompere il
cuore dell’Europa».
Si vota sulle unioni civili, con il
Pd spaccato. Questa volta la
divisione passa tra i renziani.
«Da sempre penso che il Pd
abbia bisogno di un rimescolamento
culturale. Sulle
unioni è come se mancassero
le premesse per cui si fa la
legge: non si possono saltare
per postura decisionista o
per esigenze di velocità».
Che fa? Si schiera con chi vuole
bloccare la legge?
«Nient’affatto. Sulle adozioni
è emersa la questione
dell’utero in affitto. Non ha
niente a che fare con la legge,
tuttavia la preoccupazione
c’è, non solo tra i cattolici ma
anche tra le donne. Dobbiamo
pensare a elementi maggiormente
dissuasivi di questa
pratica, in attesa di capire
se parliamo di libertà della
donna o di un’altra forma di
subordinazione e di schiavitù.
Sul resto non ho dubbi, si
deve andare avanti».
C’è stato un deficit di discussione
all’interno del Pd?
«Discussione? Non abbiamo fatto nessuna vera discussione,
su questo e su altri temi. La direzione dove si parla cinque
minuti è un formalismo...».
Al referendum costituzionale su cui punta Renzi lei voterà sì?
«Il Pd sarà unito. A meno che si contraddica il punto di equilibrio
che ci ha spinto tutti a votare la riforma, l’elettività dei
senatori. Mi schiero con il senso comune: la gente pensa che
sia un passo in avanti da appoggiare, ma non percepisce un
appuntamento epocale. Se trasformi il voto in Armageddon
rischi un ballottaggio anzitempo tra chi è pro o chi è contro
Renzi, con qualche rischio. Non ne vedo l’utilità né per l’Italia
né per il Pd. E neppure per Renzi».
Verdini voterà sì, per “affiliarsi” al Pd. Un termine tecnico...
«Ho visto che poi si è corretto, parla di af_ancarsi al Pd ma ha
ragione lui: se fai un listone con un altro partito il termine
tecnico è affiliazione... E se dovesse esserci lui con noi avrei un
bel problema. Non accetterei mai uno snaturamento del Pd così
non solo perché stima l’ex berlusconiana,
ma sa che la Nirenstein ha avuto il
beneplacito del miglior amico del premier
italiano, e ha spinto in prima persona per la giornalista.
Carrai è infatti intimo sia di Fiamma sia del suo primogenito,
un trentenne classe 1982 che lavora per i servizi segreti italiani
e che, insieme alla mamma, ha partecipato al matrimonio di
Marco. «È solo un caso, il governo israeliano ha deciso da
solo il suo ambasciatore», spiegano i renziani. Sarà: ma è un
fatto che la designazione della Nirenstein è stata comunicata
pochi giorni dopo l’incontro tra Renzi e “Bibi” a Tel Aviv del
luglio del 2015 (era presente anche Carrai), e che un mese
dopo la nomina fu proprio l’imprenditore ad accogliere Netanyahu
che sbarcava all’aeroporto di Firenze.
Se il caso Carrai preoccupa alcuni ambienti, il governo resta
in imbarazzo anche a causa della vicenda di Banca Etruria. Che
ha preso nell’ultima settimana una nuova, sorprendente piega:
quella delle presunte in_ltrazioni massoniche nella gestione
dell’istituto. Secondo alcune fonti di “Libero” _nora non smentite
il padre del ministro Maria Elena Boschi, Pierluigi, quando
era vicepresidente della banca avrebbe incontrato più volte sia
Carboni, faccendiere condannato in via de_nitiva per il crac
del Banco Ambrosiano e imputato nel processo sulla presunta
associazione segreta P3, sia Valeriano Mureddu, un massone
vicino di casa dei Renzi a Rignano sull’Arno su cui indaga la
procura di Perugia che ipotizza per lui la violazione della legge
Anselmi. Tema dei meeting tra la strana coppia e Boschi: l’individuazione
di un nuovo direttore generale dell’istituto. Per
scegliere la persona giusta Carboni chiese a sua volta consiglio
a Gianmario Ferramonti, ex leghista uscito indenne dal processo
“Phoney Money” e vecchio amico di Licio Gelli e Francesco
Pazienza. Alla _ne il nome raccomandato dal gruppetto,
il manager Franco Arpe, non passò le forche caudine di Bankitalia,
che informalmente scartò l’ipotesi.
Se i contorni della vicenda sono ancora nebulosi e l’inchiesta
è allo stadio embrionale, resta da capire come mai i vertici di
Etruria si con_dassero con vecchi poteri opachi che sembravano
scomparsi. «Vecchie consorterie che stiamo combattendo
tentano di delegittimarci e buttarci fango addosso sfruttando
uno scivolone del padre di Maria Elena, ma sono blitz patetici»,
chiosa uno dei parlamentari vicinissimi a Renzi, che parla
senza mezzi termini di «ricatti» a cui non bisogna cedere. «Se
Boschi ha fatto errori ne pagherà lui, e solo lui, le conseguenze».
Saranno invece i renziani a pagarle, spiegano i ribelli della
minoranza dem, se continueranno a negare errori e a coltivare
relazioni pericolose. In primis quella con Denis Verdini, imputato
nell’inchiesta della presunta loggia P3, grande amico di
Bisignani («ho stima per molti massoni e per la storia della
massoneria, ma non sono massone: se lo fossi lo direi»), intenzionato
a formare un’alleanza di ferro con il Pd in modo da
creare un Partito della Nazione di centro. «L’attacco ai Boschi?
A me sembra molto strumentale: questa Italia deve cambiare,
perché c’è sempre il partito del preconcetto, del complotto». Se
lo dice lui, siamo tranquilli.
camillobenso
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Re: Diario della caduta di un regime.

Messaggio da camillobenso »

Il punto di vista di Giuseppe De Lorenzo




Italia colpita e affondata da Monti & Fornero (e Napolitano)

Scritto il 25/1/16 • LIBRE nella Categoria: segnalazioni




Qualità della vita in Italia? Collata inesorabilmente. E il declino parte dal 2011, quando la crisi economica ha investito l’Europa e i mercati hanno sferrato il loro attacco all’Italia. In seguito a quei momenti (economicamente) drammatici, con il timore che lo spread potesse mandare gambe all’aria il Belpaese, arrivarono le dimissioni del governo Berlusconi e la decisione di Giorgio Napolitano di affidare la guida del paese a Mario Monti. Scelta azzeccata? Per nulla. I dati emersi dallo studio realizzato da Tecnè e dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio dimostrano che proprio l’esperienza del governo tecnico e soprattutto la legge Fornero hanno determinato il crollo della soddisfazione dei cittadini per la qualità della vita in Italia. Le cifre sono chiare e non lasciano spazio all’immaginazione. Dato come 100 l’indice di soddisfazione per la qualità della vita nel 2015, nel 2010 l’indice era 119. Poi è iniziato il crollo. Nel 2011 l’indice era di 117, poi nel 2012 è sceso a 102. Il calo di soddisfazione non ha ancora fermato la sua corsa. Enrico Letta e Matteo Renzi non sono riusciti a risollevarlo, nonostante gli annunci dell’attuale premier.
L’indice, infatti, nel 2014 scende ancora a 102. Non bastano infatti gli annunci per far creadere agli italiani di stare bene. Non bastano nemmeno 80 euro in busta paga. I numeri dello studio sull’insoddisfazione degli italiani sono la cartina di tornasole delle reali condizioni del paese al di là delle parole del premier. Andando oltre, lo studio mette tra le cause dell’insoddisfazione anche il divario enorme tra Nord e Sud Italia. «All’Italia – si legge nello studio – occorre un salto di qualità che vada non solo nella direzione di un recupero di fiducia ma soprattutto in un progetto che punti a colmare i gravi ritardi tra nord e mezzogiorno. E’ inimmaginabile pensare di recuperare il terreno perduto con la crisi e competere con le economie europee più avanzate se permangono differenze così forti nelle varie aree del paese, differenze che si riflettono inevitabilmente nella velocità di risalita e che espongono a crisi cicliche e a un progressivo degrado economico delle aree più povere».
Se nel 2015 l’indice di soddisfazione per la qualità della vita personale è stato pari a 112 nel nordest e a 109 nel nordovest, mentre l’indice registrato a Sud è di 85 e 87 nelle isole. Anche il reddito delle famiglie povere si concentra la Sud. Più attive sopra il Po le imprese innovatrici, mentre per quanto riguarda la struttura culturale prevale il centro Italia. Dati a vantaggio del Nordest anche per quanto riguarda i servizi sociali e il sistema sanitario. In questo campo il Sud e le Isole non raggiungono nemmeno la media nazionale. Nel complesso l’indice della qualità dello sviluppo, utilizzando come base di confronto la media nazionale pari a 100, colloca il nordest al primo posto con 111 punti, seguito dal nordovest (107), dal centro (103), mentre il sud e le isole si fermano molto più in basso, a 87 punti. E mentre crisi economica, governo Monti e legge Fornero hanno affossato il paese, Matteo Renzi fa finta di nulla. Difficilmente inserirà questi dati nella prossima slide.
(Giuseppe De Lorenzo, “Crolla la qualità della vita, colpa di Monti e Fornero”, da “Il Giornale” del 23 gennaio 2016).

Qualità della vita in Italia? Collata inesorabilmente. E il declino parte dal 2011, quando la crisi economica ha investito l’Europa e i mercati hanno sferrato il loro attacco all’Italia. In seguito a quei momenti (economicamente) drammatici, con il timore che lo spread potesse mandare gambe all’aria il Belpaese, arrivarono le dimissioni del governo Berlusconi e la decisione di Giorgio Napolitano di affidare la guida del paese a Mario Monti. Scelta azzeccata? Per nulla. I dati emersi dallo studio realizzato da Tecnè e dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio dimostrano che proprio l’esperienza del governo tecnico e soprattutto la legge Fornero hanno determinato il crollo della soddisfazione dei cittadini per la qualità della vita in Italia. Le cifre sono chiare e non lasciano spazio all’immaginazione. Dato come 100 l’indice di soddisfazione per la qualità della vita nel 2015, nel 2010 l’indice era 119. Poi è iniziato il crollo. Nel 2011 l’indice era di 117, poi nel 2012 è sceso a 102. Il calo di soddisfazione non ha ancora fermato la sua corsa. Enrico Letta e Matteo Renzi non sono riusciti a risollevarlo, nonostante gli annunci dell’attuale premier.

L’indice, infatti, nel 2014 scende ancora a 102. Non bastano infatti gli annunci per far creadere agli italiani di stare bene. Non bastano nemmeno 80 euro in busta paga. I numeri dello studio sull’insoddisfazione degli italiani sono la cartina di tornasole Monti e Napolitanodelle reali condizioni del paese al di là delle parole del premier. Andando oltre, lo studio mette tra le cause dell’insoddisfazione anche il divario enorme tra Nord e Sud Italia. «All’Italia – si legge nello studio – occorre un salto di qualità che vada non solo nella direzione di un recupero di fiducia ma soprattutto in un progetto che punti a colmare i gravi ritardi tra nord e mezzogiorno. E’ inimmaginabile pensare di recuperare il terreno perduto con la crisi e competere con le economie europee più avanzate se permangono differenze così forti nelle varie aree del paese, differenze che si riflettono inevitabilmente nella velocità di risalita e che espongono a crisi cicliche e a un progressivo degrado economico delle aree più povere».

Se nel 2015 l’indice di soddisfazione per la qualità della vita personale è stato pari a 112 nel nordest e a 109 nel nordovest, mentre l’indice registrato a Sud è di 85 e 87 nelle isole. Anche il reddito delle famiglie povere si concentra la Sud. Più attive sopra il Po le imprese innovatrici, mentre per quanto riguarda la struttura culturale prevale il centro Italia. Dati a vantaggio del Nordest anche per quanto riguarda i servizi sociali e il sistema sanitario. In questo campo il Sud e le Isole non raggiungono nemmeno la media nazionale. Nel complesso l’indice della qualità dello sviluppo, utilizzando come base di confronto la media nazionale pari a 100, colloca il nordest al primo posto con 111 punti, seguito dal nordovest (107), dal centro (103), mentre il sud e le isole si fermano molto più in basso, a 87 punti. E mentre crisi economica, governo Monti e legge Fornero hanno affossato il paese, Matteo Renzi fa finta di nulla. Difficilmente inserirà questi dati nella prossima slide.

(Giuseppe De Lorenzo, “Crolla la qualità della vita, colpa di Monti e Fornero”, da “Il Giornale” del 23 gennaio 2016).
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Re: Diario della caduta di un regime.

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“Conti pubblici a rischio a causa delle banche”
Nuovo richiamo della Commissione Ue all’Italia


“I crediti deteriorati sono fattore di pericolo”. Per l’Europa, Roma deve affrontare la “sostenibilità del debito pubblico”. Tonfi a Piazza Affari per Bpm, Ubi e Unicredit. E anche Mps vira in rosso
Economia & Lobby
I conti pubblici italiani sono a rischio anche a causa della zavorra dei crediti deteriorati in pancia alle banche. A metterlo nero su bianco è la Commissione europea, nel Rapporto sulla sostenibilità fiscale 2015 pubblicato lunedì. Gli economisti di Bruxelles sottolineano che la Penisola deve affrontare “alti rischi di sostenibilità del debito pubblico“, che resterà elevato fino al 2026. Ma dedicano un approfondimento al problema che ha mandato in rosso Piazza Affari per tutta la prima metà della scorsa settimana: i crediti difficili da recuperare che appesantiscono i bilanci degli istituti

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Conti pubblici, Ue: “Crediti deteriorati delle banche sono fattore di rischio”. Titoli di nuovo a picco in Borsa
Economia
Per la Commissione l'Italia deve affrontare "alti rischi di sostenibilità del debito pubblico". E i prestiti difficili da recuperare potrebbero comportare "passività nel breve termine". Bpm, Banco Popolare, Ubi Banca e Unicredit perdono terreno da inizio seduta e nel pomeriggio anche il Monte dei Paschi di Siena ha virato in rosso. Martedì l'incontro tra il ministro Padoan e la commissaria Ue Vestager sulla bad bank
di F. Q. | 25 gennaio 2016
Commenti (210)


I conti pubblici italiani sono a rischio anche a causa della zavorra dei crediti deteriorati in pancia alle banche. A metterlo nero su bianco è la Commissione europea, nel Rapporto sulla sostenibilità fiscale 2015 pubblicato lunedì.
Gli economisti di Bruxelles sottolineano che la Penisola deve affrontare “alti rischi di sostenibilità del debito pubblico“, che resterà elevato fino al 2026. E mettono sotto la lente, tra il resto, il problema che ha mandato in rosso Piazza Affari per tutta la prima metà della scorsa settimana: i crediti difficili da recuperare che appesantiscono i bilanci degli istituti. “La quota di non performing loans potrebbe rappresentare una fonte importante di rischi di passività a breve termine“, è l’allarme. Arrivato in un’altra giornata negativa per i titoli del comparto sul listino di Milano, che ha chiuso a -2,03 per cento. Banco Popolare, Unicredit e Bpm, pesanti fin dall’apertura, hanno lasciato sul terreno rispettivamente il 7,09, il 6,41 e il 6,17%. Il Monte dei Paschi di Siena, che aveva aperto in forte rialzo, nel primo pomeriggio ha virato in rosso e ha archiviato la seduta a -3,3%. Giù del 3,09% Ubi Banca.

Martedì è previsto l’incontro tra il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e la commissaria Ue alla Concorrenza Margrethe Vestager sulla “bad bank alleggerita”, un meccanismo per facilitare lo smaltimento dei crediti deteriorati attraverso una garanzia pubblica a pagamento. Secondo uno studio di Mediobanca Securities, i mercati già innervositi dal salvataggio di Banca Etruria, Banca Marche, Cariferrara e Carichieti e dal “deflusso di depositi pari a 10 miliardi” registrato da allora hanno reagito in modo eccessivo alla notizia del questionario Bce sui crediti deteriorati, amplificata in Italia dalla mossa della Consob che ha imposto agli istituti di confermare le indiscrezioni. I prezzi attuali dei titoli bancari, secondo gli analisti di Piazzetta Cuccia, incorporano l’ipotesi che sia necessario accantonare 37 miliardi in più per coprire eventuali perdite. A quel punto la copertura arriverebbe all’85%, mentre per Mediobanca un livello del 73% rappresenta “lo scenario peggiore” che possa delinearsi.

Nel lungo periodo conti sostenibili, ma solo se si attuano riforme – Tornando ai conti pubblici, la Commissione nel rapporto appena diffuso rileva come ci sia l’11% di probabilità che nel 2020 il rapporto debito/pil sia più alto di quanto fosse nel 2015. E’ vero che “non ci sembrano essere rischi di sostenibilità” dei conti pubblici “nel lungo periodo”, ma questo solo “supponendo la piena attuazione delle riforme pensionistiche adottate in passato e a condizione del mantenimento della bilancia strutturale primaria al livello previsto dalla Commissione per il 2017 (2,5% del pil) ben oltre quell’anno“. E’ indispensabile quindi “una forte determinazione nel miglioramento della posizione di bilancio”, ammonisce la Ue mentre il premier Matteo Renzi batte i pugni per ottenere più flessibilità possibile.
C’è l’11% di probabilità che nel 2020 il rapporto debito/pil sia più alto che nel 2015

Nel medio termine rischi elevati - “Se venisse rispettata la convergenza della bilancia strutturale verso gli obiettivi di medio periodo“, nel rispetto del Patto di stabilità e “in linea con l’aggiustamento fiscale” indicato nella Comunicazione sulla flessibilità, “il debito italiano scenderebbe in modo più sostanziale” che nelle previsioni attuali “sino a quasi il 100% del pil nel 2026″. Ma questo richiederebbe un avanzo primario “significativamente più alto” nell’orizzonte di previsione: 1,3 punti rispetto al 2,5% previsto per il 2017, pari “al 3,8% del pil tra il 2017 e il 2026″. Tutto considerato, “l’Italia presenta un rischio elevato nel medio termine” per quanto riguarda la sostenibilità. Per quanto riguarda il breve termine, di qui ai prossimi tre anni, “alcune variabili fiscali” come il debito pubblico lordo e netto indicano “possibili sfide” immediate. L’alto debito riduce per esempio la capacità del Paese di rispondere agli choc economici e lo lascia esposto a possibili rialzi nei rendimenti dei titoli di Stato, mentre lo spazio per avere una spesa pubblica produttiva è anche limitato dal considerevole peso degli interessi (il 4,3% del Pil nel 2015)”.

Tesoro: “Debito nel 2016 scenderà” – Secondo fonti del Tesoro il rapporto “conferma ancora una volta che i conti pubblici italiani non presentano rischi nel breve termine e sono in assoluto i più sostenibili di tutti nel lungo termine”. Via XX Settembre riconosce però che “il pesante debito pubblico rende il paese più esposto in caso di shock esterni”, motivo per cui l’Italia è classificata su questo fronte “ad alto rischio. Per questo il governo ha programmato nel 2016 il debito in discesa per la prima volta dopo 8 anni”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01 ... a/2403523/
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