La Terza Guerra Mondiale

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camillobenso
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I GIORNI DEL KAOS



Da : | Panorama 3 febbraio 2016 – Pagina 21

L’intervento in Libia è (quasi) imminente
Dopo lo stop al governo di unità nazionale, Roma esita a bombardare. Intanto l’Isis avanza verso i pozzi petroliferi.

L’intervento occidentale in Libia è questione «di
settimane» rivela il generale Joseph F. Dunford Jr,
capo di stato maggiore americano. «Il presidente
ha chiarito che abbiamo l’autorità di utilizzare la
forza militare» spiega l’alto ufficiale, riferendosi
a Barack Obama. L’allarme rosso è scattato dopo
Capodanno, quando i 5 mila seguaci dello Stato
islamico sono avanzati verso la mezzaluna petrolifera
nel bacino di Sirte. Il 21 gennaio hanno attaccato
l’oleodotto di Ras Lanuf, uno snodo energetico dove
impianti e raffinerie sono stati messi in piedi dalle
italiane Snamprogetti e Saipem. Il Califfato libico
punta a occupare i pozzi e i terminali che pompano
ancora 400 mila barili al giorno di greggio.

La bocciatura, quattro giorni dopo, del governo
di unità nazionale del premier Faiez Al-Serraj,
sponsorizzato dall’Onu, dimostra tutta l’inconsistenza
della via diplomatica, fortemente voluta dall’Italia.
L’aspetto paradossale è che l’esecutivo è stato silurato
dal parlamento di Tobruk, riconosciuto dalla comunità
internazionale. Anche se l’inviato dell’Onu, Martin Kobler,
sta preparando un contorto piano B, sarà ancora
più difficile far passare il nuovo governo al vaglio del
parlamento rivale di Tripoli, dominato dagli islamisti.
Il precipitare dell’opzione politica e l’avanzata
dell’Isis lungo la costa petrolifera orientale ha accelerato
i piani militari di intervento aereo. L’ora X potrebbe
venir decisa martedì 2 febbraio a Roma, quando il
segretario di Stato americano, John Kerry, parteciperà
a un vertice sulla Libia. Il governo Renzi frena, in mancanza
di un governo libico che richieda l’intervento
all’Onu, ma nel frattempo ha rischierato da Treviso a
Trapani quattro cacciabombardieri Amx. Da Sigonella
e da Genova partono droni, per individuare obiettivi,
e un velivolo Usa E-8, per lo spionaggio elettronico.
Sul campo ci sono già i corpi speciali d’Oltralpe,
segnalati a sud nella provincia del Fezzan. Gli americani
sono sbarcati nella base aerea di Al Wattiyah, vicino al
confine con la Tunisia. Gli inglesi si troverebbero nell’area
del golfo di Al Bumbah, dove c’è un aeroporto. Gli
italiani avrebbero soltanto paramilitari dei Servizi nei
centri energetici come Millita, in Tripolitania, da dove
passa il gas verso la Sicilia. (Fausto Biloslavo)
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camillobenso
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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I GIORNI DEL KAOS


Libia, Usa spingono l’Italia all’intervento militare
Analisti: “Roma cederà, teme di restare esclusa”


Casa Bianca: “Paesi come Italia hanno esperienza”. Obama convoca il Consiglio per la sicurezza nazionale
Dottori (Luiss): “Alleati promuovono l’offensiva. E li supporteremo per timore di finire come nel 2011″
Mondo
Analisti ed esperti militari concordano: in Libia si continuano a giocare due partite diverse e contrapposte. Da una parte Italia e Nazioni Unite che puntano alla formazione del governo di unità nazionale e a una missione di caschi blu, a guida italiana. Dall’altra Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti che – a differenza dell’Italia – hanno già dispiegato forze speciali sul terreno e preparano raid aerei anti-Isis insieme al governo di Tobruk. La difficoltà del governo emerge dagli annunci della Pinotti, e trovano conferma nei proclami di Washington. Le analisi di Dottori (Studi strategici Luiss), Batacchi (Rivista Italiana Difesa) e Gaiani (Analisidifesa.it) di Enrico Piovesana

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Libia, Usa spingono Italia all’intervento. Analisti: “Roma teme esclusione del 2011, perciò parteciperà all’azione militare”



La Casa Bianca: "Paesi come l’Italia hanno esperienza in quella parte del mondo" in vista di possibili "passi che possono essere fatti" nel Paese nordafricano. Dottori, docente di studi strategici alla Luiss: "Mentre Roma basa la propria pianificazione sul tentativo di dar vita ad un governo unitario a Tripoli, gli alleati spingono per l'offensiva. E noi li supporteremo per timore di restare fuori dai giochi come 5 anni fa". Le analisi di Batacchi (Rivista Italiana Difesa) e Gaiani (Analisidifesa.it)
di Enrico Piovesana | 29 gennaio 2016
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Washington preme sull’acceleratore sulla questione libica. E tira Roma per la giacchetta. “Paesi come l’Italia hanno esperienza in quella parte del mondo. E noi attingeremmo alle loro risorse, le loro capacità, per portare avanti i nostri obiettivi in quella regione”, ha detto giovedì sera il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest rispondendo a domande sui possibili passi in Libia nell’ambito della lotta all’Isis. “Non ci sono al momento annunci”, ha precisato Earnest, aggiungendo tuttavia che il presidente è in consultazioni continue con la sua squadra per la sicurezza circa la lotta allo Stato Islamico, in Iraq e Siria, ma anche sui possibili “passi che possono essere fatti in altri Paesi come la Libia”. Poco dopo Barack Obama ha affrontato la questione della Libia incontrando alla Casa Bianca i suoi consiglieri sulla sicurezza nazionale per discutere degli sforzi per contrastare l’avanzata dei jihadisti.


Se il 26 gennaio in un editoriale del New York Times si leggeva che gli Usa sono “pronti a intervenire con Italia, Regno Unito e Francia”, in giornata è stato il Dipartimeto della Difesa a prefigurare scenari bellici sull’altra sponda del Mediterraneo: gli Stati Uniti studiano sia “opzioni militari” che “una serie di altre opzioni”, per far fronte alla “seria minaccia” rappresentata dall’Isis nel Paese nordafricano, ha spiegato il portavoce del Pentagono Peter Cook in un briefing con i giornalisti. “Vogliamo essere pronti – ha detto a pochi giorni dalla Riunione ministeriale della Coalizione Globale anti-Daesh che si terrà a Roma il 2 febbraio – nel caso in cui l’Is in Libia diventi una minaccia più seria di quanto già sia ora”. Da parte sua il capo del Pentagono, Aston Carter, ha detto in conferenza stampa che l’Isis sta allestendo in Libia centri di addestramento in cui accoglie combattenti stranieri come ha fatto in Iraq e Siria.

​Analisti ed esperti militari concordano: in Libia si continuano a giocare due partite diverse e contrapposte. Da una parte Italia e Nazioni Unite che puntano alla formazione del governo di unità nazionale – tutt’altro che scontata – e a una missione di caschi blu, a guida italiana, volta a mettere in sicurezza Tripoli e ad addestrare le nuove forze armate libiche. Dall’altra Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti che – a differenza dell’Italia – hanno già dispiegato forze speciali sul terreno e preparano raid aerei anti-Isis insieme al generale Khalifa Haftar, l’uomo forte del governo di Tobruk ostile alla nascita dell’esecutivo unitario.

Secondo Germano Dottori, docente di studi strategici all’Università Luiss di Roma, “mentre l’Italia sta basando la propria pianificazione sullo scenario migliore, quello in cui ha successo il tentativo di dar vita ad un governo unitario a Tripoli, preparandosi a contribuire alla sua protezione sotto le insegne dell’Onu, Francia e Gran Bretagna sembrano intente ad allestire un’operazione diversa, offensiva, contro le forze neo-gheddafiane del Daesh a Sirte. Londra e Parigi impiegherebbero aerei e commandos. Sembra però difficile che possano riuscire senza l’apporto di forze locali e un supporto da parte italiana. Forse lo avranno, perché la nostra paura di restar fuori è più forte del nostro interesse a vederli fallire”.


Si spiegano in quest’ottica le parole di Roberta Pinotti: “Non possiamo immaginarci di far passare la primavera con una situazione libica ancora in stallo – ha detto il ministro della Difesa al Corriere della Sera – nell’ultimo mese abbiamo lavorato più assiduamente con americani, inglesi e francesi. Non parlerei di accelerazioni, tanto meno unilaterali. Ma c’è un lavoro più concreto di raccolta di informazioni e stesura di piani possibili di intervento sulla base dei rischi prevedibili”.

Concorda con Dottori Pietro Batacchi, direttore di Rivista Italiana Difesa: “Stabilizzazione della Libia e guerra all’Isis sono due cose distinte. Italia e Nazioni Unite puntano al primo obiettivo come precondizione perché siano i libici a combattere le milizie anti governative, di cui l’Isis costituisce solo una parte, fornendo addestramento e al limite supporto aereo. Washington, Londra e Parigi puntano invece ad agire subito direttamente, e se così fosse l’Italia giocoforza si unirebbe all’azione”.

“Più si ritarda la nascita del governo di Fayez Al Serraj – spiga Gianandrea Gaiani, direttore di Analisidifesa.it – più è probabile che gli alleati passino all’azione insieme alle forze di Tobruk, facendo così saltare definitivamente ogni possibilità di accordo nazionale e di missione Onu. A quel punto si ripeterebbe lo scenario del 2011, con l’Italia messa all’angolo e costretta obtorto collo ad accodarsi a un intervento contrario ai nostri interessi nazionali, magari limitandosi a fornire agli alleati le nostre basi aeree siciliane e supporto logistico con ricognizioni e rifornimenti in volo”.

Interessi nazionali energetici – in particolare il terminal petrolifero Eni di Mellitah – che l’Italia è pronta a proteggere, solo in caso di seria minaccia, con gli assetti militari già schierati in ambito dell’operazione ‘Mare Sicuro': gli incursori della Marina imbarcati sulle navi militari che incrociano davanti alla Libia e i quattro cacciabombardieri Amx recentemente rischiarati a Trapani. Per il momento, come ribadito a IlFattoQuotidiano.it da fonti dello Stato Maggiore della Difesa, non ci sono militari italiani sul terreno. ​

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01 ... e/2414857/
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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I GIORNI DEL KAOS





Chi è il jihadista dell'Isis
che vuole colpire l'Italia

Al Baghdadi ha inviato i suoi fedelissimi in Libia. L'obiettivo è acquisire nuovi territori. E puntare le armi contro l'Europa


Isis, chi comanda (davvero) in Libia


Gen 29, 2016 0 Commenti Analisi Matteo Carnieletto



Muoversi nel caos libico è impresa ardua. Chi comanda Isis lì e perché Al Baghdadi ha deciso di trasferire i quadri del movimento jihadista a un passo dall’Italia? Nelle ultime ore si fa sempre più insistente la possibilità di un intervento militare sul suolo libico. Ma come attuarlo? Si useranno solamente raid aerei per supportare le forze speciali oppure si manderanno truppe (e parecchie) a combattere contro i terroristi?

Per comprendere l’importanza della Libia nella visione dello Stato islamico bisogna ripercorrere la storia degli “investimenti” che Al Baghdadi ha fatto in questo Paese. Innanzitutto ha mandato Abu Nabil al Anbari, veterano del jihad, ucciso il 14 novembre scorso vicino a Derna. Nell’estate del 2014 l’Isis sta avanzando su tutti i fronti in Iraq e pensa addirittura ad un’avanzata su Baghdad. L’esportazione del “brand” Isis in Siria nel 2011 è stata praticamente un fallimento, come spiega Il Foglio. Al Baghdadi manda sette dei suoi uomini più fidati in Siria “perché fondassero una succursale siriana, ma con un nome diverso per coprire – fino a quando fosse stato il momento giusto per la rivelazione – a chi facesse capo la nuova fazione. I sette crearono in effetti un gruppo di successo, Jabhat al Nusra, ma nel 2013 ripudiarono Baghdadi, rifiutarono di essere considerati la filiale siriana dello Stato islamico e si piazzarono sotto l’autorità di Al Qaida, creando la spaccatura più guerreggiata della storia dei gruppi jihadisti”.

A questo punto Al Baghdadi non può più fare errori e deve trovare un uomo fidato. Ed è qui che entra in gioco Abu Nabil al Anbari. Il suo nome compare per la prima volta nel luglio 2014, come racconta Il Foglio: “Il governo iracheno ha messo le mani sul laptop di Abdulrahman al Bilawi, il capo dei capi militari dello Stato islamico ucciso dai curdi a inizio giugno, il quotidiano Telegraphci arriva per primo e pubblica lo schema inedito della catena di comando e pubblica lo schema inedito della catena di comando del gruppo di Baghdadi. Lì il nome di Abu Nabil al Ambari compare con il titolo: Wali di Salaheddin, quindi governatore della provincia dell’Iraq più cara ai sunniti nostalgici di Saddam Hussein, quella che include anche Tikrit, luogo di nascita del rais”.

In passato al Anbari è stato un ex ufficiale della polizia di Saddam, poi è entrato a far parte di Tawhid wal Jihad. Nel 2004 ha conosciuto Al Baghdadi nella prigione di Camp Buccae ne è rimasto folgorato. Dieci anni più tardi il Califfo ripaga la sua fiducia e lo manda in Libia, dove prende il nome di Abu al Mughirah al Qahtani. C’è sempre lui dietro le minacce della cellula libica dello Stato islamico all’Italia. Non solo. Al Anbari è un uomo di una ferocia inaudita. Desidera il sangue e lo dimostra anche nei video dell’orrore diffusi dai media dell’Isis. Lo si vede uccidere almeno sette persone nel massacro di Camp Speicher, “l’eccidio – come spiega Il Foglio– che ha segnato la storia dell’Iraq: lo Stato islamico cattura millecinquecento reclute irachene, lascia andare quelle sunnite, porta quelle sciite all’interno della tenuta di Saddam Hussein a Tikrit e le uccide sulla sponda ovest del fiume Tigri. È una delle rare volte in cui si vede un leader del gruppo partecipare di persona alle atrocità”. È lui a sparare alla nuca di un giovane soldato sciita che cerca di salvarsi dicendo di essere sunnita. Poi lo getta in una scarpata.

Ma c’è un altro Al Anbari nella storia dello Stato islamico in Libia. Omonimi, ma diversissimi. Il primo, quello ucciso dagli americani il 14 luglio scorso, come lo definisce Il Foglio, è un “enforcer”, “uno che impone la propria volontà e fa rigare dritti”, mentre il secondo è un diplomatico, uno capace di tessere relazioni e alleanze politiche. È lui a fare la spola con i movimenti anti-Assad fino alla rottura del gennaio 2014. È lui a stringere alleanze con i jihadisti libici. Lo scorso anno, come ricorda Il Foglio, gli uomini dello Stato islamico in Libia erano 300. Oggi sono 3mila. Il lavoro di Al Anbari sembra quindi funzionare. Ed è per questo che l’amministrazione americana, in collaborazione con l’intelligence italiana, sta cercando di strappare alleanze alle fazioni libiche. Per ora la partita libica si gioca sul piano della diplomazia. Ma presto potrebbero arrivare le bombe.

Questo il quadro generale della storia dello Stato islamico in Libia. Ma a Sirte la partita si fa più dura per i miliziani di Isis. Da una quindicina di giorni i jihadisti sono bersagliati da un misterioso cecchino che è riuscito pure ad eliminare tre leader dello Stato islamico in Libia. Come racconta Il Foglio, “il 14 gennaio è stato ucciso Abu Anas il sudanese, davanti a una clinica vicino al lungo mare. Il 19 è stato colpito alla testa Abu Muhammad al Dernawi, un leader che faceva la spola tra Sirte e Bin Jawad, ultima conquista dello Stato islamico in Libia (…). Il 24 è stato ucciso Abdallah Hamad al Ansari (…), un capo che come al Dernawi prima di passare allo Stato islamico faceva parte di Ansar al Sharia”. C’è chi pensa che dietro le pallottole ci sia la mano di un ex membro delle forze speciali. La sua identità è avvolta nell’ombra. Gli vengono attribuite almeno 30 uccisioni di membri dell’Isis. Non ha un nome. Ma è già l’incubo dei terroristi.

http://www.occhidellaguerra.it/isis-chi ... -in-libia/
camillobenso
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I GIORNI DEL KAOS


Il mondo va a scatafascio



LA TRAGEDIA NEL PERUGINO
Uccide i figli e si getta nel pozzo
«Guardate che cosa ho fatto»




Tensione Erdogan-Putin: caccia russo sconfina in Turchia


La Turchia accusa di nuovo la Russia: "Vuole alzare la tensione"
Chiara Sarra - Sab, 30/01/2016 - 19:12

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/ten ... 18684.html
paolo11
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da paolo11 »

Salvini a favore mandare nostri soldati in Libia.
La Francia ha fatto cadere Keddafi, portando nessuna democrazia, solo caos.
Salvini che parla di sprechi ecc........non pensa ai costi che ci comporterebbe sia di uomini e di soldi?
Abbiamo Italiani alla fame e noi dovremmo inbbatterci in una guerra consigliata dagli USA.
Dobbiamo invece toglierci dalla Nato.
Ciao
Paolo11
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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I GIORNI DEL KAOS



Non si discute per aver ragione, ma per capire
Vorremmo una società diversa in cui la persona ritorni ad esserne parte integrante e non sia solamente un automa al servizio del solo profitto.
Il mondo globalizzato genera molte domande e a queste noi dobbiamo sforzarci di dare risposte




DOMANDA AI FORUMISTI: CHE SI FA'???





Siria, 60 morti in attentato contro mausoleo sciita a Damasco. Is rivendica
Mondo


Il santuario fu già preso di mira nel febbraio del 2015, quando 4 persone morirono in due attacchi suicidi e altre 13 rimasero ferite vicino ad un checkpoint nello stesso quartiere. I terroristi hanno prima fatto esplodere un’autobomba vicino ad una stazione degli autobus: quando le persone si sono avvicinate per aiutare i feriti, due kamikaze si sono fatti saltare in aria
di F. Q. | 31 gennaio 2016
Commenti (43)

Più informazioni su: Bashar Al-assad, Damasco, Ginevra, Guerra in Siria, Isis, Siria

Mentre i riflettori sono puntati sui colloqui di Ginevra mediati dall’Onu, a Damasco (Siria) un doppio attentato ha provocato almeno 45 morti: per i media locali sono 60. Nel mirino un santuario sciita già bersaglio in passato di un attacco. Secondo l’agenzia di Stato Sana ci sono anche di 110 feriti.

Autobomba e poi due kamikaze in azione
Sono state tre le esplosioni avvenute nel quartiere sciita. I terroristi hanno prima fatto esplodere un’autobomba vicino ad una stazione degli autobus: quando le persone si sono avvicinate per aiutare i feriti, due kamikaze si sono fatti saltare in aria.

Gli attentati, come riporta Al Jazeera, sono stati rivendicati dall’Isis. Il santuario fu già preso di mira nel febbraio del 2015, quando 4 persone morirono in due attacchi suicidi e altre 13 rimasero ferite vicino ad un checkpoint nello stesso quartiere. Nello stesso mese, un’esplosione su un bus sul quale viaggiavano pellegrini sciiti diretti al mausoleo di Sayyida Zeinab provocò 9 morti. L’attentato fu poi rivendicato dal gruppo armato di al-Nusra.
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I colloqui a Ginevra, il governo siriano valuta il “cessate il fuoco”
In Svizzera intanto non c’è stato nessun confronto tra regime e opposizione, anche se nel frattempo gli Usa hanno incassato l’ok dell’Olanda ai raid contro lo Stato islamico nell’est del Paese. Mercoledì, Kerry sarà a Londra per la quarta conferenza dei donatori. Il governo siriano, rappresentato dal ministro dell’informazione siriano Omar el Zoubi, ha fatto sapere che non accetterà mai la rimozione di due gruppi di combattenti islamici dalla lista delle organizzazioni terroristiche bandite dai colloqui. “L’attacco di oggi a Damasco dimostra il legame tra l’opposizione e il terrorismo” dichiara il capo della delegazione del governo siriano a Ginevra, Bashar Jaafari. Quest’ultimo ha dichiarato che il governo siriano sta considerando la creazione di corridoi umanitari, il cessate il fuoco e il rilascio di prigionieri. “Questo fa parte del programma che abbiamo concordato e che sarà uno dei temi molto importanti che discuteremo tra noi cittadini siriani”.

L’opposizione siriana comunque si è detta “ottimista” rispetto alla possibilità di arrivare a una soluzione del conflitto. Salem Muslit, portavoce del Comitato supremo per i Negoziati, ha confermato che rappresentanti del Comitato si sono riuniti con il mediatore Onu, Staffan De Mistura, in un hotel di Ginevra. Ma comunque uscirà dai negoziati di pace se il governo di Damasco e i suoi alleati continueranno la campagna di bombardamenti nelle zone controllate dai ribelli e a impedire la consegna degli aiuti umanitari nelle zone assediate. “Senza l’Onu e senza la pressione internazionale che costringa il governo siriano a porre fine alle violazioni, non c’è motivo per restare a Ginevra”, ha dichiarato Riad Hijab.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01 ... a/2420839/
camillobenso
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da camillobenso »

paolo11 ha scritto:Salvini a favore mandare nostri soldati in Libia.
La Francia ha fatto cadere Keddafi, portando nessuna democrazia, solo caos.
Salvini che parla di sprechi ecc........non pensa ai costi che ci comporterebbe sia di uomini e di soldi?
Abbiamo Italiani alla fame e noi dovremmo inbbatterci in una guerra consigliata dagli USA.
Dobbiamo invece toglierci dalla Nato.
Ciao
Paolo11

Caro Paolo, al di là di quello che dice Salvini che è tutto mirato ad avere qualche voto in più, nello spirito del forum,

Non si discute per aver ragione, ma per capire
Vorremmo una società diversa in cui la persona ritorni ad esserne parte integrante e non sia solamente un automa al servizio del solo profitto.
Il mondo globalizzato genera molte domande e a queste noi dobbiamo sforzarci di dare risposte




ti chiedo cosa succederebbe se uscissimo dalla NATO in questo momento?????

Dalle notizie pubblicate sul New York Times, il Pentagono ha chiesto maggiore impegno nella guerra all'Isis.

Dopodichè, giovedì scorso alla FAZ, Frankfurter Allgemeine Zeitung, La Qualunque ha dichiarato che l'Italia farà la sua parte.


Mi sembra logico pensare che se l'Italia entra in guerra in Libia contro l'Isis, quelli
non staranno a guardare.

Dal punto di vista militare non possono permettersi di avere un nemico a Nord di Sirte a pochi chilometri al di là del Mediterraneo.

Mi sembra ovvio dal punto di vista militare alleggerire la pressione dall'Italia, attivando i terroristi in sonno.

La settimana scorsa Europol, ha emesso un comunicato in cui dichiarava che 5.000 terroristi dell'Isis sono presenti in Europa.

In questo caso se ci togliamo dalla NATO siamo in grado di affrontare da soli l'ISIS????

Tu come la vedi?????
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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Non si discute per aver ragione, ma per capire
Vorremmo una società diversa in cui la persona ritorni ad esserne parte integrante e non sia solamente un automa al servizio del solo profitto.
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DOMANDA AI FORUMISTI: CHE SI FA'???






Nigeria, strage di Boko Haram: 65 morti. Un testimone: “Sentivo i bambini urlare”
Mondo


Un uomo, che è riuscito a sfuggire nascondendosi su un albero, ha raccontato di corpi crivellati e bruciati. I miliziani hanno imperversato nel paese per quattro ore e tre donne kamikaze si sono fatte esplodere tra le persone che fuggivano

di F. Q. | 31 gennaio 2016
Commenti (69)



Non si ferma la violenza firmata dai militanti di Boko Haram. Ancora una volta è stato colpito un villaggio a cinque chilometri di Maiduguri nel nord est della Nigeria. I testimoni parlano di decine di corpi bruciati e crivellati di proiettili per le strade di Dalori dopo un attacco avvenuto sabato sera. Le vittime sono almeno 65. Un uomo, che è riuscito a sfuggire nascondendosi su un albero, ha raccontato che poteva sentire le urla dei bambini tra le fiamme. I miliziani di Boko Haram hanno imperversato nel paese per quattro ore e tre donne kamikaze si sono fatte esplodere tra le persone che fuggivano. Uno degli uomini, che hanno raccontato il massacro, è rimasto nascosto su un albero fino all’arrivo dei soldati domenica mattina e ha parlato a condizione di mantenere l’anonimato per paura di ritorsioni.


Solo due giorni fa un attentato in un mercato nel nordest aveva provocato 20 morti. Anchein questo caso ad agire un kamikaze forse adolescente. Il 27 gennaio invece le vittime erano state almeno dieci dopo che cinque donne kamikaze si erano fatte saltare in aria in maniera simultanea in un mercato di Chibok, la città dove nell’aprile del 2014 i jihadisti legati all’Isis rapirono 300 studentesse.

Nei giorni scorsi Human Rights Watch ha accusato il governo nigeriano di violare i diritti umani e di ignorare le violazioni commesse dai militari proprio nella loro battaglia contro i Boko Haram. L’organizzazione ha aggiunto che il presidente Muhammadu Buhari, eletto poco meno di un anno fa, non sarebbe intervenuto come invece aveva promesso in campagna elettorale per avviare indagini sul ruolo dei militari e in particolare sospettati di avere commesso omicidi e arresti illegali di persone legate proprio ai Boko Haram.


http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01 ... e/2421004/
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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"Il prossimo attacco in Europa
sarà peggio dell'11 settembre"

Un jihadista francese minaccia nuovi attentati: "Dimenticherete le bombe di Parigi"
Il video choc dell'Isis

di Andrea Riva
1 ora fa

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"Aspettatevi un attentato peggiore dell'11 settembre"

In un nuovo filmato, un jihadista francese minaccia nuovi attentati: "Dimenticherete le bombe di Parigi"
Andrea Riva - Dom, 31/01/2016 - 20:15

Un militante dell'Isis, in apparenza un francese con i capelli biondi, minaccia nuovi attentati in Occidente in un video di cui dà notizia il Guardian.

http://www.ilgiornale.it/news/mondo/asp ... 18866.html
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Re: La Terza Guerra Mondiale

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I giornali della destra berlusconiana danno più spazio di altri circa le notizie di guerra.

Lotta politica interna o una vocazione naturale della destra?????



Sunday Times: "Londra bombarderà la Libia"

Il giornale inglese svela il piano britannico per portare la guerra allo Stato islamico
Andrea Riva - Dom, 31/01/2016 - 17:14
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Sembrerebbe ormai tutto pronto: l'Inghilterra starebbe ultimando gli ultimi dettagli per bombardare la Libia.

Lo ha annunciato oggi il Sunday Times citando fonti delle forze armate.

Ufficiali dell'esercito hanno raccontato che la scorsa settimana una squadra formata da uomini della Raf e agenti dell'intelligence di Londra, oltre che da personale militare di Usa e Francia, ha compiuto un sopralluogo vicino a Tobruk per individuare potenziali obiettivi per l'aviazione di sua maestà e quelle degli altri Paesi impegnati nella coalizione contro lo Stato islamico.

Ma il piano inglese, oltre a bombardamenti, prevede anche l'invio di proprie truppe per addestrare le forze di sicurezza libiche. Non avranno un ruolo nei combattimenti, sebbene le forze speciali britanniche Sas potrebbero partecipare a operazioni mirate contro i leader dell'Isis
http://www.ilgiornale.it/news/mondo/sun ... 18847.html

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"L'Isis sbarcherà a Lampedusa"

Il ministro della Difesa francese avverte l'Italia: "Vi è un 'serio rischio' che i terroristi dello Stato islamico possano mischiarsi ai profughi"
Andrea Riva - Dom, 31/01/2016 - 17:43
commenta

Da tempo lo affermiamo, ma ora se ne è accorto anche il ministro della Difesa francese, Jean-Yves Le Drian, che in diretta tv ha affermato: "Vi è un 'serio rischio' che i terroristi dello Stato islamico possano mischiarsi ai profughi che dalla Libia raggiungono le coste dell'Italia meridionale".

Secondo il rappresentante del governo di Parigi vi è "urgente necessità" di trovare una soluzione politica alla crisi in Libia per contrastare l'espansione dell'Isis.

Il ministro ha evidenziato che lo Stato islamico si trova a soli 350 chilometri dall'isola italiana di Lampedusa, il punto di approdo per migliaia di migranti e rifugiati che lasciano l'Africa per raggiungere l'Europa. "Quando arriverà il bel tempo c'è il rischio che i combattenti possano affrontare la traversata mischiandosi ai rifugiati. È un pericolo serio", ha detto Le Drian alla tv francese.

"Siamo consapevoli del rischio che il conflitto nel Levante (Siria e Iraq), dove stiamo iniziando a vedere alcuni risultati positivi, possa trasferirsi in Libia", ha aggiunto il ministro, aggiungendo che una soluzione politica in Libia è "l'unico modo per sradicare" il problema.


http://www.ilgiornale.it/news/mondo/lis ... 18854.html
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