La Terza Guerra Mondiale

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paolo11
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da paolo11 »

camillobenso ha scritto:
paolo11 ha scritto:Salvini a favore mandare nostri soldati in Libia.
La Francia ha fatto cadere Keddafi, portando nessuna democrazia, solo caos.
Salvini che parla di sprechi ecc........non pensa ai costi che ci comporterebbe sia di uomini e di soldi?
Abbiamo Italiani alla fame e noi dovremmo inbbatterci in una guerra consigliata dagli USA.
Dobbiamo invece toglierci dalla Nato.
Ciao
Paolo11

Caro Paolo, al di là di quello che dice Salvini che è tutto mirato ad avere qualche voto in più, nello spirito del forum,

Non si discute per aver ragione, ma per capire
Vorremmo una società diversa in cui la persona ritorni ad esserne parte integrante e non sia solamente un automa al servizio del solo profitto.
Il mondo globalizzato genera molte domande e a queste noi dobbiamo sforzarci di dare risposte




ti chiedo cosa succederebbe se uscissimo dalla NATO in questo momento?????

Dalle notizie pubblicate sul New York Times, il Pentagono ha chiesto maggiore impegno nella guerra all'Isis.

Dopodichè, giovedì scorso alla FAZ, Frankfurter Allgemeine Zeitung, La Qualunque ha dichiarato che l'Italia farà la sua parte.


Mi sembra logico pensare che se l'Italia entra in guerra in Libia contro l'Isis, quelli
non staranno a guardare.

Dal punto di vista militare non possono permettersi di avere un nemico a Nord di Sirte a pochi chilometri al di là del Mediterraneo.

Mi sembra ovvio dal punto di vista militare alleggerire la pressione dall'Italia, attivando i terroristi in sonno.

La settimana scorsa Europol, ha emesso un comunicato in cui dichiarava che 5.000 terroristi dell'Isis sono presenti in Europa.

In questo caso se ci togliamo dalla NATO siamo in grado di affrontare da soli l'ISIS????

Tu come la vedi?????
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Ciao camillobenso.Come ti ricordi sono sempre stato contrario a rimanere nella Nato quando si è sciolto il patto di Varsavia.
Quando esistevano i due blocchi aveva un senso.Abbiamo visto cosa ha combinato nel mondo gli USA da Afganistan in poi,
avendo destabilizzato il medioriente.Ieri sera dalla Gruber intervistata una musulmana dove c'era anche Augias in trasmissione.Come verrebbe presa l'invasione della Libia!Risposta non bene essendo pure stata da parte nostra la Libia una nostra colonia.I mussulmani delle varie nazioni non vedono di buon occhio gli occidentali e gli USA che bombardano vari stati
causando morti civili.Invece come ho ripetuto varie volte immigrati giovani devono restare a combattere nel loro paese.Invece se ne scappano dalle zone di guerra.Dobbiamo mandare a morire i nostri soldati per pianificare il loro paese?
Non abbiamo niente da guadagnare restare nella NATO. Abbiamo solo soldati sparsi in giro per il mondo che costano alla collettività sia in morti invalidi ecc.....Gli Usa ci dicono solo di aumentare il costo delle spese militari ecc....
Nassiria insegna. Ora vorrebbero anche mandare in Iraq i nostri soldati per tenere sotto controllo una diga.Vogliamo altra Nassiria pure li?.Abbiamo ancora soldati morti per l'uranio impoverito altri in pensione anticipata.Abbiamo ancora soldati della seconda guerra mondiale da pagare le pensioni di guerra.
Ciao
Paolo11
Maucat
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da Maucat »

Uscire dalla NATO è praticamente impossibile:
-) siamo pieni di basi USA e se uscissimo dalla NATO dovremmo mandarli via, chi lo fa?
-) dovremmo aumentare le spese militari per difenderci da soli perché vista la posizione geopolitica nessuna dichiarazione di neutralità sarebbe sufficiente a tenerci fuori dai guai in una situazione come quella attuale.
Il problema è un altro: contare di più nelle decisioni.
Ovvero l'Europa e gli stati fondatori dell'Unione che sono tutti nella NATO dovrebbero avere più voce in capitolo nelle decisioni strategiche dell'Alleanza e dire di no agli USA quando le scelte degli Yankees sono a sfavore degli europei. Ma la paura è tanta e fa comodo avere i "poliziotti" USA in giro al posto dei nostri soldati e risparmiare sulle spese militari, così l'Europa sta zitta e in un angolino.
camillobenso
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da camillobenso »

il Fatto 2.2.16
Libia, pensate un attimo prima di attaccare
di Arturo Viarvelli



Il presupposto fondamentale di ogni intervento armato è che sia chiaro l’obiettivo politico.

La questione non è mantenere la leadership su un’eventuale azione in Libia, come sostenuto recentemente da Vittorio Emanuele Parsi su Panorama, ma – per citare Spike Lee – "fare la cosa giusta”.

L’intervento del 2011 e la gestione della fase post-conflict non lo sono stati.

L’Italia si caratterizzò allora per una rincorsa duplice, politicamente debole, all’evoluzione incontrollabile degli eventi in Libia da una parte, e alle mosse dei propri principali partner dall’altra.

Data la prossimità della Libia e i nostri interessi, l’Italia non può permettersi nuovi errori.

FINORA era stato considerato requisito necessario, per una azione militare straniera in Libia, l'accordo tra fazioni libiche.

Ma le recenti indiscrezioni sembrano fare pensare che l'Occidente stia già cambiando strategia e possa avviare i bombardamenti contro l'Isis anche senza una formale richiesta da parte di un legittimo governo libico.

La nascita di un governo unitario è una possibilità che ancora non si può escludere ma, considerato l'andamento delle trattative fino ad oggi, certamente non si può essere ottimisti.

I nodi che hanno impedito il successo del negoziato finora sono tuttora irrisolti, in particolare il ruolo che avrà il generale Haftar nel futuro della Libia e l'ostilità all'accordo di buona parte delle milizie e delle forze politiche della Tripolitania che fanno riferimento al presidente islamista del Parlamento di Tripoli, Nuri Abu Sahmein.

Un intervento armato in un Paese che faticosamente cerca di ricomporre il quadro politico possa definitivamente compromettere le residue speranze di pacificazione.

Un intervento esterno faciliterebbe il compattamento dei gruppi islamisti attorno allo Stato Islamico.

Lo Stato Islamico in Libia è certamente una minaccia rilevante ma sinora contenuta.

Il numero di combattenti di Isis è spesso esagerato dai media e dai libici che combattono contro gli islamisti.

Fonti affidabili reputano che ci siano tra 2.700 e 3.500 miliziani in Libia.

Circa 1.500-2.000 intorno a Sirte.

Anche le indiscrezioni sui rinforzi da Boko Haram sono da considerare con cautela.

Il contesto dell’ascesa di Isis a Sirte è simile a quello che ha favorito l’Is in Iraq, l’esclusione di parte della popolazione da un processo di partecipazione politica.

Non appare un caso che Sirte sia la città natale di Muammar Gheddafi e territorio di presenza della tribù Qaddafa.

Dalla sua deposizione, la tribù, emarginata dal governo di Tripoli, è stata anche accusata da altre milizie di connivenza con il passato regime e, talvolta, duramente colpita per questo motivo.

Parte dei giovani della tribù e di seconde linee del regime, hanno quindi sposato la causa Isis più per motivazioni politiche che ideologiche.

Per questo il ritorno a un processo politico inclusivo (e non vendicativo) appare fondamentale.

La palese mancanza di chiarezza sugli obiettivi dell'eventuale mission (contenimento dell'Isis, state-building, protezione della capitale, delle infrastrutture o che altro?), senza avere chiaro verso quale fine politico si tende, è un grave errore e conduce a missioni a tempo indeterminato la cui efficacia politica viene progressivamente erosa.

E se anche in Libia l'obiettivo fosse estirpare lo Stato Islamico non è con i soli bombardamenti mirati che si potrà ottenere il risultato, come le recenti incursioni in Siria/Iraq dimostrano.

Dovranno essere i libici a fare fronte comune.

Non serve colpire l'Isis unicamente in campo militare. Non serve rivendicare sterili leadership su nuovi interventi.

Serve far cessare lo stato di anarchia in cui prospera l'Isis.

Serve fare la cosa giusta.
il testo integrale su www.ispionline.it
camillobenso
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da camillobenso »

LIBIA, UNA GUERRA ALLE PORTE

Ne stanno discutendo a OTTO E MEZZO su La7
paolo11
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da paolo11 »

Maucat ha scritto:Uscire dalla NATO è praticamente impossibile:
-) siamo pieni di basi USA e se uscissimo dalla NATO dovremmo mandarli via, chi lo fa?
-) dovremmo aumentare le spese militari per difenderci da soli perché vista la posizione geopolitica nessuna dichiarazione di neutralità sarebbe sufficiente a tenerci fuori dai guai in una situazione come quella attuale.
Il problema è un altro: contare di più nelle decisioni.
Ovvero l'Europa e gli stati fondatori dell'Unione che sono tutti nella NATO dovrebbero avere più voce in capitolo nelle decisioni strategiche dell'Alleanza e dire di no agli USA quando le scelte degli Yankees sono a sfavore degli europei. Ma la paura è tanta e fa comodo avere i "poliziotti" USA in giro al posto dei nostri soldati e risparmiare sulle spese militari, così l'Europa sta zitta e in un angolino.
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Ciao Maucat.Quando è avvenuta la riunificazione della Germania da parte dell'Unione sovietica.I sovietici hanno sbaraccato con dei tempi prestabiliti.Per quale motivo non lo possiamo fare noi?

Ciao
Paolo11
camillobenso
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da camillobenso »

I GIORNI DEL KAOS




Così l'Italia si prepara
alla guerra in Libia

Tornado e reparti speciali: il nostro Paese pronto a guidare la coalizione anti-Califfo assieme all'Inghilterra
1 ora fa

Tornado e reparti speciali: la guerra dell’Italia in Libia

Feb 3, 2016 0 Commenti Analisi Matteo Carnieletto

Prosegue il pressing degli Usa sull’Italia. La guerra in Libia per stabilizzare il fragile governo di unità nazionale e combattere il Califfato sembra ormai alle porte.

Qualche giorno fa, il New York Times ha pubblicato una lettera in cui il segretario della Difesa Usa, Ashton Carter, chiede all’Italia maggiori sforzi nella lotta all’Isis, in particolare sul fronte iracheno: “Infine richiamandomi alla conversazione avuta a Roma a fine ottobre spero che in futuro l’Italia consideri la possibilità di contribuire alle capacità di bombardamento nella lotta all’Isis”.

Un passaggio chiave della lettera, come ha sottolineato Gian Micalessin, che mostra come questo invito sia riservato all’Italia in particolare e non a tutti gli alleati, come inizialmente si era detto.

Ma per l’Italia la Libia rimane il primo fronte. Innanzitutto per il pericolo diretto dello Stato islamico che si affaccia sulle nostre coste.


E poi per gli interessi economici italiani, Eni in testa, che sono minacciati dall’avanzata degli jihadisti.



Domenica scorsa, i media britannici avevano annunciato il piano di Londra per attaccare la Libia: uomini della Raf e agenti dell’intelligence sono stati a Tobruk, la settimana scorsa, per individuare obiettivi militari dello Stato islamico.

Non solo: presto potrebbero scendere in campo anche le forze speciali dei Sas, oltreché istruttori di forze locali.

L’Italia, come scrive La Stampa, schiererebbe le sue eccellenze: “Tornado e reparti speciali di piccole dimensioni ma di forte impatto operativo”.


E proprio Londra e Roma, ai quali viene richiesto uno sforzo in più, saranno i leader della coalizione anti-Isis in Libia.

Gli americani, come spiega La Stampa, “fornirebbero droni, aerei e intelligence, i tedeschi si sono ritagliati un ruolo nell’addestramento militare, in Tunisia.

I francesi si concentrerebbero sul confine sud, quello che si affaccia sul Mali dove si concentrano gli interessi di Parigi”.


http://www.occhidellaguerra.it/tornado- ... -in-libia/
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da camillobenso »

I GIORNI DEL KAOS





Tornado e reparti speciali. Così l’Italia prepara l’intervento anti-Isis in Libia
Prende forma la coalizione internazionale. Ma prima serve un governo


https://www.lastampa.it/2016/02/03/este ... agina.html
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da camillobenso »

Tutti gli stratagemmi dell'Isis
I jihadisti usano vari trucchi per colpire il nemico: dai droni alle postazioni da cecchino controllate in remoto
di Franco Iacch
poco fa

http://www.occhidellaguerra.it/tutte-le-armi-dellisis/
camillobenso
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da camillobenso »

Il Fatto 3.2.16
Guerra all’isis



Panegirico Kerry: Italia grandiosa, il suo impegno è enorme
“L’ITALIA è stata grandiosa.

Il suo impegno nella coalizione anti-Isis è sostanziale, uno dei più grandi in termini di persone, di contributi finanziari e militari in Iraq e, in particolare, per il suo ruolo di leadership in Libia nel processo di formazione del governo.

La ringraziamo”, ha detto il segretario di Stato Usa John Kerry al termine della riunione della Coalizione anti-Isis a Roma.

“Il mondo si aspetta sicurezza da noi e noi distruggeremo l’Isis”, aveva detto Kerry all’inizio della riunione dello Small Group (23 membri più la Ue) che ha discusso su come “aumentare gli sforzi per vincere questa guerra”.

“La diga di Mosul è una grande sfida.

Abbiamo spinto per far progredire questo impegno”, ha spiegato Kerry a proposito dell’appalto assegnato ieri ufficialmente al Gruppo Trevi.

L’azienda romagnola si è aggiudicata la ristrutturazione che ha un valore di 200 milioni di dollari, non lontano dall’area controllata dall’Isis.

Roma sta definendo con Baghdad l'invio di circa 450 militari a protezione del complesso.

Alla fine della conferenza stampa una donna ha gridato al segretario Usa: “Avete creato voi l’Isis” ed è stata fermata dalla polizia.
camillobenso
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Re: La Terza Guerra Mondiale

Messaggio da camillobenso »

il manifesto 3.2.16
Venti di guerra sulla Libia, dialogo al collasso in Siria
Stato Islamico. Dal vertice di Roma Gentiloni e Kerry mettono sul tavolo l'intervento nel paese nordafricano, che attira nuovi adepti con il denaro. A Ginevra le opposizioni cancellano il meeting con l'inviato Onu

di Chiara Cruciati


Mille dollari per vestire i panni di “soldato del califfo”: è il denaro che il braccio libico dello Stato Islamico offrirebbe a africani da Ciad, Sudan, Mali per rafforzare la propria presenza nel paese. Lo rivela l’intelligence libica: puntare ai paesi poveri è una strategia vincente. Secondo il colonnello Ismail Shukri, capo dei servizi segreti a Misurata, circa il 70% degli uomini del “califfato” a Sirte non sono cittadini libici, ma tunisini, sudanesi, egiziani, nigeriani e ciadiani. Che, aggiunge Jamal Zubia, portavoce del governo di Tripoli, non sono mossi dall’ideologia «ma dai mille dollari offerti, un sacco di soldi per molti africani».
Così l’Isis avanza e il governo di unità nazionale resta bloccato. Lo sanno bene i 23 paesi riuniti ieri a Roma, ospiti della Farnesina, per il terzo vertice anti Isis. Il padrone di casa, il ministro degli Esteri Gentiloni, sbandierando avanzamenti nella lotta allo Stato Islamico («Nel 2015 il 40% del territorio controllato da Daesh in Iraq è stato liberato, il 20% in Siria»), ha puntato dritto alla Libia: «L’attività di Daesh rischia di moltiplicarsi. Ci aspettiamo che il consiglio presidenziale formuli una nuova proposta di governo, che sarà presentata lunedì o martedì prossimi. Un punto di svolta per una comunità internazionale che vuole rispondere alle richieste del governo di unità libico in termini di sicurezza. Noi siamo pronti a rispondere».
Come? Probabilmente con un intervento militare. Non è un segreto che Londra e Parigi stiano scaldando i motori della guerra e Roma, che ha tentato la via negoziale, è pronta a cedere in cambio della guida di una campagna sotto l’egida Onu. Con la cacciata di Gheddafi, l’Italia ha perso un ricco partner economico e ora rivuole la sua parte.
A preparare il terreno è il segretario di Stato Usa Kerry che ieri ha avvertito i partner della crescente minaccia rappresentata dall’Isis in Libia: «L’ultima cosa che voglio è un falso califfato con a disposizione miliardi di dollari in riserve petrolifere». Secondo la comunità internazionale, unica barriera all’avanzata islamista è la formazione del governo di unità nazionale, promesso da oltre un mese ma ancora in stand by. Ma al di là dei boicottaggi interni (il 25 gennaio il parlamento di Tobruk ha rifiutato la proposta di esecutivo del premier designato al-Sarraj e chiesto la riformulazione entro 10 giorni), le difficoltà politiche sono dettate dalla frammentazione della Libia in poteri rivali, tribù, milizie e gruppi islamisti.
Per questo un intervento armato appare un’opzione controproducente, che potrebbe moltiplicare le resistenze e raddoppiare l’efficacia della propaganda islamista, soprattutto perché sarebbe diretto alla “messa in sicurezza” dei giacimenti petroliferi. Guerra per il greggio camuffata da guerra allo Stato Islamico? Di certo di stivali sul terreno ce ne sono già, francesi, britannici e statunitensi. La macchina della guerra sembra già partita, seppure ieri sia Parigi che Londra abbiano affermato di non voler inviare proprie truppe in azioni di combattimento. Solo intelligence e supporto aereo al futuro governo di unità.
Quello che invece non ingrana è il dialogo siriano, a rischio collasso: l’annuncio di ieri dell’inviato Onu de Mistura sull’apertura ufficiale del dialogo (dopo presunti ammorbidimenti delle parti) è stato subito sgonfiato. Lunedì le opposizioni dell’Hnc si erano dette soddisfatte dalle rassicurazioni sulla fine di raid russi e assedi governativi, pur minacciando di lasciare Ginevra nel caso di mancati progressi. E così ieri l’Hnc ha cancellato il meeting del pomeriggio con de Mistura, definendole inutile perché la Russia non ha interrotto i bombardamenti.
Lunedì Damasco aveva dichiarato di voler discutere della consegna di aiuti nelle città sotto assedio, mentre la Russia aveva fatto retromarcia sui gruppi islamisti: Mosca ha definito «realistica» e quindi accettabile la partecipazione di Ahrar al-Sham e Jaysh al-Islam a causa delle dinamiche sul terreno, pur considerandoli terroristi. Da parte sua Jaysh al-Islam, dalla Svizzera, ha accusato il governo di «non essere interessato a raggiungere una soluzione». Un passo avanti e due indietro.
Infine, gli Stati uniti: da Roma Kerry ha chiesto alla coalizione anti-Isis maggiori sforzi economici: serve denaro – ha detto il segretario di Stato – per ricostruire le città irachene liberate e per affrontare la crisi umanitaria in Siria. Senza mancare di attaccare il presidente siriano Assad («È una calamita per il terrorismo, usa la fame come tattica di guerra»), Kerry in conferenza stampa ha ammesso che «la crisi siriana peggiora di giorno in giorno, per cui vedremo se chi dice di combaterlo sul terreno sarà in grado di raggiungere il cessate il fuoco».
Una stoccata alle opposizioni sostenute ciecamente per anni ma ora fonte di screzi per le posizioni irremovibili e, per Washington, controproducenti: mentre i gruppi anti-Assad discutono, la Russia guida un’efficace campagna aerea a sostegno del governo. Che avanza: ieri le truppe di Damasco hanno lanciato una nuova controffensiva su Aleppo, riprendendo una serie di villaggi a nord della città.
Chi non ammorbidisce le proprie posizioni è la Turchia che ieri ha criticato l’alleato Usa per la visita tributata al Pyd kurdo a Kobane: «Non si può dire che il Pkk è organizzazione terroristica e il Pyd no», ha detto il presidente Erdogan.
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